Kanata ama guardare il mare.

Abbassa lo sguardo sulla mano dell’altro, incantandosi per un momento a guardare le sue dita che si muovono rapide e battono il ritmo di una melodia che Suga non può sentire - o che, molto più probabile, non esiste proprio. Non riesce a stupirsi di quella reazione: d’altro canto, per Daichi è stato un fulmine a ciel sereno, una bomba senza sicura datagli con il chiaro intento di vederla esplodere lì tra le sue mani.

[Ensemble Stars][Ensemble Stars - RitsuMao]
"Che c'è?" chiede, ma Ritsu sa che non è davvero interessato a saperlo - nel senso, in ogni caso farà qualunque cosa lui voglia, perché Mao è fatto così, per cui perché sprecare tempo a fare domande inutili? Batte con la mano il posto vuoto di fronte alla finestra, lì di fianco a lui, e aspetta finché l'altro non si siede, prima di parlare ancora.

«Ti hanno mai detto che sei uno stracciapalle di prima categoria?»
«Ti hanno mai detto che non condividere i segreti ti farà venire le rughe prima?»
Come se dovesse preoccuparsi adesso delle rughe. A quindici anni. Certo. «Kashuu ti prego, allontanati, non voglio che-»
C’è un clacson che suona, e il suo cuore si ferma. Discosta lo sguardo da Kashuu per trovarsi di fronte una Volvo nera, un finestrino che si abbassa mostrandogli l’interno.
Ah. Ah ah ah.
«Non vuoi che cosa?»
Yamato allunga la mano sul petto di Kashuu, allontanandolo. «Scusa, devo andare,» mormora, allontanandosi a passo lento verso il cancello della scuola. Kashuu non esiste più, non importa che lo stia chiamando a gran voce attirando l’attenzione di tutta la scuola.
«Rumoroso, il tuo amico.»
Izumi lo guarda da sopra gli occhiali da sole, il sorriso sghembo sul viso sicuramente compiaciuto dall’imbarazzo che si sta facendo strada sul suo volto.

Satoru apre gli occhi, pigro, colpito in viso da un raggio timido che fa capolino da dietro le nuvole e filtra attraverso la tenda leggera che copre la finestra. Porta la mano sinistra alla bocca nel blando tentativo di coprire uno sbadiglio nemmeno tanto rumoroso; la destra, invece, ha la sensazione di non sentirla nemmeno più.

Abe rimane immobile per qualche istante, o forse per ore, non è capace di capirlo.

C’è un momento di silenzio che grava sulla testa di Tadashi, mentre si chiude alle spalle la porta di una casa che non sarà mai più calda, non sarà mai più piena come lo era nemmeno tre giorni prima.

Kageyama sbatte gli occhi diverse volte, incredulo.
“... puoi ripetere?”
[OiKage]

C’è l’aria pregna dell’odore di polvere da sparo, di corpi che bruciano al di là della trincea.

Suga sente un nodo caldo all’altezza dello stomaco, mentre le sue cosce si tendono e le dita dei piedi continuano a contrarsi e rilassarsi ad ogni carezza.
[fem!Daichi/fem!Suga]

Sono ancora sporchi, madidi di sudore, coi muscoli che ancora scattano perché ora troppo rilassati, ora troppo tesi, con il sangue incapace di irrorarli perché, buon Dio, è da tutt’altra parte.

Perché lui e non Furuya?

Quando quella lettera arriva a casa loro, c’è un silenzio denso come fango a pesare sopra le loro teste. Mentre Daichi la scarta, Sugawara sa benissimo che, da qualche parte prima della fine della giornata uno dei due crollerà - Daichi, probabilmente - e che l’altro dovrà stare lì a fare da spalla e far finta che non faccia male.

Aomine ha sempre amato il suo lavoro, almeno fino a questo momento.
[AoKaga]

Midorima sente il suo cuore battere all’impazzata, il respiro accelerare, le mani sudare come se fuori fosse agosto, nonostante novembre avanzi a grandi falcate e il freddo si impossessi ad ondate dei suoi muscoli.
[per il - ugh - KuroMido day]