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Autore: TheAngelica93    29/04/2024    0 recensioni
Tracy Barlow sta per compiere diciotto anni, è una ragazza solitaria amante dei romanzi rosa e delle stelle. La madre, scontenta che la figlia non abbia alcun amico, decide di portare tutta la famiglia nella sua cittadina d'infanzia, Snowy Mountain, con la speranza che un cambio d'ambiente le possa giovare.
Drake Gorman, diciannovenne ribelle che preferisce lavorare piuttosto che andare a scuola, è odiato dagli abitanti della sua cittadina di montagna.
I due diventeranno presto amici, ma dovranno affrontare la dura e ristretta mentalità di coloro che li circondano. Come andrà a finire?
Genere: Malinconico, Slice of life, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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12 – Rifiutato
 
Pov Drake Gorman
Cornelia Hood era entrata in casa con una busta della spesa stretta tra le braccia esili, la vidi di sfuggita mentre Malory mi spingeva in cucina.
 «Fa vedere che eri qui per lavorare e non per me!» mi disse Malory sottovoce, poco prima che la donna entrasse nella stanza. «Gli attrezzi di mio padre sono sotto il lavandino!»
 «Cosa sta succedendo qui?» domandò la donna alla figlia, non appena ebbe notato la mia presenza. I suoi occhi astiosi erano puntati su di me, crudeli e carichi di veleno. «Malory che ci fai a casa? Vuoi rovinare la tua media di presenze, cominciando ad assentarti, adesso? Questa tua giornata persa non gioverà al tuo curriculum. Ricordati che hai perso già troppo tempo e la cosa non mi fa piacere raccontarla.» 
 «Mamma non mi sentivo bene e Drake... Drake Gorman è venuto per il lavandino!» le rispose la figlia passandosi nervosa una mano tra i capelli lisci e scuri, così simili a quelli che aveva la madre.
 «Perché non è venuto tuo padre? Non dovresti essere a scuola anche tu?» cominciò a interrogarmi la snob signora Hood. 
Era un'altra di quelle donne che ritenevo una strega sotto copertura tanto era bastarda.
 «E lei non ha un marito a cui essere fedele? Che fa con il signor Willows quando il signor Hood è a lavoro?» la provocai d'impulso, ma, osservando lo sguardo di disappunto di Malory, mi detti una calmata e moderai i termini. «Ci sono molti lavori da fare nella vecchia villa dei Farlow, mio padre è occupato lì!»
 «Vero,» fece la donna cominciando a sistemare i viveri nel suo costoso frigorifero, col chiaro intento di ignorare la mia insinuazione iniziale, «la casa della mia amica Zaya necessita di molti piccoli restauri!»
Piccoli... Pensai sarcastico. Come no! Quel cesso è da demolire e basta! 
Alzai indignato un sopracciglio mentre, allungato di schiena a terra, armeggiavo col lavandino per scoprire quale fosse il problema.
 «Signora,» la chiamai cercando di non apparire troppo divertito da quel problemino insignificante che avevo riscontrato, «non ha bisogno di far rifare l'intera cucina, come ha detto a mio padre al telefono: questo è un semplice caso di blocco intestinale!» la donna parve non cogliere la mia battuta, il suo condannarmi dall'alto con sguardo confuso mi diede la conferma.
 «Giovanotto,» mi insultò la donna, portandosi le mani sui fianchi come volesse prevalere su di me, mostrandosi superiore alla mia persona, «l'ironia non mi è mai stata gradita! Se tuo padre sopporta un maleducato come te, in casa sua, non significa che anche tra queste mura vi sia la stessa tolleranza. Pretendo rispetto io! Non sono come te, un mostriciattolo senza vergogna e privo di un minimo di decenza, sono una signora per bene...» 
 «Ho capito!» le risposi con un tono troppo aggressivo, sentii il piede di Malory darmi un calcetto alla gamba a mo' di rimprovero. «Mi scusi!» aggiunsi, fingendomi pentito. 
 «Sì,» disse questa con voce soddisfatta, «chiedimi scusa per essere uno screanzato!»
Digrignai i denti dal nervoso alla consapevolezza che quell'episodio sarebbe stato argomento di conversazione nella prossima riunione delle oche pettegole. 
Allungato a terra, cercando di non pensare, col volto rivolto verso il fondo del lavandino e le varie tubature, incominciai a parlarle come avrei fatto con un bambino: «Il tritarifiuti! È questo il problema! Ha capito? Una patata, direi, è rimasta incastrata proprio qui. Vuole vedere? La furbetta non è riuscita a cadere nella camera di scarico».
 «E allora?» mi rimbrottò la donna. «Non ti pago per parlare, ma per aggiustare. Risolvi il problema immediatamente, ti pagherò ciò che ti devo e poi lascerai subito questa casa, scostumato! Chiaro?»
 «Come vuole!» le risposi sarcastico mentre mi occupavo dell'evacuazione dell'intestino intasato. «Ai suoi ordini!»
Più lavoravo e più nella mia mente si fece tutto più chiaro, avevo già avuto di questi pensieri, ma in quel momento ebbi come un'illuminazione: dovevo mollare la scuola e dedicarmi solo al lavoro.
Mi tratteranno anche male, come accade a scuola, ma almeno qui mi pagano! Pensai.
Mi ero deciso, ne avrei parlato anche con mio padre.
Sì. Mi dissi, tra un ragionamento e l'altro. Gli dirò che non ho bisogno di un pezzo di carta: ho già un mestiere e sono anche molto bravo nel farlo! Quanti anni da ripetente devo fare ancora prima che capisca che la scuola non fa per me? Il lavoro, quello sì che è più alla mia portata. L'esperienza di certo non mi manca! Me ne andrò da questo schifo di città, sperando che Malory venga con me, e mi troverò da vivere altrove. Farei venire con me anche te, papà, ma so che non lasceresti mai Snowy Mountain! Qui è sepolta mia madre, tua moglie... non la abbandoneresti mai. 
Finito di operare il paziente, feci per alzarmi da terra, neanche il tempo di levarmi completamente che la signora Hood mi sbatté in faccia una banconota da cinquanta e, con una faccia che non ammetteva repliche, mi fulminò facendomi capire che dovevo andarmene all'istante. 
*
 «No!» mi urlò contro mio padre. «Tu ti diplomerai! Capito? Non voglio discuterne! Anche se dovessi riuscirci a trent'anni, ma lo devi prendere quel diploma! Non voglio sentire scuse!» 
Eravamo seduti a tavola e stavamo cenando, mio padre azzannò il petto di pollo con furia: lo avevo fatto innervosire.
In fondo speravo che, con il cibo che più adorava, a portata di denti, mio padre sarebbe stato meno critico e più cordiale nei miei confronti.
Il televisore che avevamo di fianco, buttato sul mobiletto scassato, si guardava da solo da un po' ormai.
 «Andiamo, papà!» non volli proprio mollare, non nel momento in cui mi ero finalmente convinto sulla strada da intraprendere nella mia vita. «Lavoro con te da molti anni, sai che sono bravo! Sono il migliore! E poi mi piace da pazzi aggiustare le cose! Mi tiene la mente occupata.» 
 «Io non dico che non sei capace o che tu non sia un gran lavoratore!» mi rispose sorseggiando una birra. «Anzi... Ce ne fossero di ragazzi come te!» aggiunse facendo dei cenni col capo. «Drake, non c'è fretta! Insomma, che ti costa aspettare di diplomarti, eh?»
 «Perché?» lo provocai infastidito massacrando, nel piatto, la mia porzione di patate fritte. «Secondo te quella stronza della Jones mi permetterà di arrivare al diploma? Sai che ha sospeso Tracy solo per essermi amica?»
Il vecchio Amery alzò tormentato lo sguardo su di me e mi disse: «Sì, la figlia dei Barlow, si è avvicinata a me prima che me ne andassi, per spiegarmi che gli altri hanno cominciato a provocarti... È una dolce giovinetta, quella Tracy Barlow, molto leale e tanto timida. Non è affatto come la madre, per sua fortuna. Sai...» il suo volto si rilassò un attimo, «sono contento che tu abbia un'amica. Ti farà bene e lei mi sembra davvero una con la testa a posto». 
 «Anch'io ne sono felice!» ammisi con un sorriso.
 «Sarebbe piaciuta anche a tua madre!» aggiunse mio padre con gli occhi lucidi: ogni volta che parlava di sua moglie, il vecchio Amery si commuoveva.
Mi alzai per dirigermi al telefono.
 «Drake!» mi rimproverò mio padre, tornando tutto d'un pezzo. «Finiamo almeno di cenare!»
 «Non ci metterò molto!» gli dissi mentre giravo la rotella sui numeri da comporre. «Voglio solo sapere se Tracy sta bene, se la madre non è impazzita troppo!» 
Mentre il telefono squillava però, riagganciai.
 «E se rispondesse quella strega di sua madre?» mi chiesi a voce alta facendo scoppiare a ridere mio padre.
Mi rispose con le lacrime agli occhi, continuando a ridacchiare: «Il rischio che alzi lei, per prima, la cornetta, c'è!» 
 «Ah, io la chiamo lo stesso!» mi decisi e ricominciai a girare la rotella. «Potrei anche divertirmi nel sentirla sclerare!»
Udii un borbottio di ammonimento da parte di mio padre.
 «Pronto?» mi rispose proprio Tracy, la sua voce era assai avvilita.
 «Sono io, Drake!» le dissi sorridendo. «Ehi, papà! Giù le mani dalle mie patate! Solo perché mi sono alzato da tavola, non vuol dire che puoi fregarmi la roba nel piatto!»
 «Che succede da te?» mi chiese Tracy, dal tono divertito intuii di averle risollevato un po' il morale. «Stai cenando?»
 «Sì, lasciamo stare!» le risposi ridendo sotto i baffi, per poi tornare serio. «Hai parlato con mio padre!»
 «Be', io...» la sentii titubante.
 «Grazie! Ho apprezzato che tu abbia preso le mie parti!» ed ero completamente sincero nel ringraziarla.
 «Ho detto solo la verità!» ammise lei con convinzione. «E poi siamo amici! Giusto? Non è questo quello che fanno gli amici? Si sostengono e difendono l'uno con l'altra!»
 «Certo.»
Tracy sospirò, mi sembrava nervosa: «Scusami!» mi disse agitandosi all'improvviso. «Ti richiamo più tardi, se mia madre scopre che sono al telefono, con te poi...»
 «Ci risentiamo dopo!» conclusi io la frase per lei, un po' deluso dalla brevissima durata della telefonata.
Non ho fatto neanche in tempo a chiederti come stavi! Realizzai. No, non va bene. Potresti stare molto meglio.
Ripresi posto a tavola, la mia mente era colma di pensieri e quesiti: potevo tornare in quella casa a lavorare, e per vedere Tracy, o la signora Barlow mi avrebbe cacciato non appena avessi messo piede nella sua proprietà? 
 «Finisci di mangiare, su!» mi incoraggiò mio padre avvicinandomi il piatto, solo che io non avevo più fame.
   
 
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