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Autore: Robin Stylinson    03/05/2024    0 recensioni
2114, Oslo. La future library sta per aprire le porte a tutta la popolazione mondiale: una biblioteca composta unicamente da 100 volumi inediti, scritti a partire dal 2014 (uno all'anno). Erik e Rune, i due guardiani, scoprono che uno dei libri è stato rubato e che al suo interno nascondeva un segreto: la soluzione ad un omicidio irrisolto.
Genere: Mistero, Noir, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Erik abbassò il braccio e lasciò cadere il cacciavite per terra, incredulo.
«Cosa diavolo ci fai qui?» sussurrò arrabbiato.
Davanti a sé aveva Rune, vestito completamente di nero, che lo fissava con aria divertita e orgogliosa.
«Allora?» lo esortò Erik mettendo le mani sui fianchi. Si aspettava una risposta.
«Era il mio giorno libero» disse poi Rune.
«E...?»
«E dopo quello che è successo ieri, mi sembrava una bella cosa venirti ad aiutare.»
«Ce la faccio anche da solo» sbuffò poi con fare permaloso.
«Pensavo di essere d'aiuto» brontolò Rune.
Erik sbuffò e si pentì immediatamente di aver risposto con saccenza e distacco al suo collega.
«D'accordo» gli disse poi. «Hai trovato qualcosa qua sopra?»
«Ho frugato un po' in cucina ma non c'era nulla.» Rune fece spallucce. «Tu invece hai già trovato qualcosa?»
«No. O meglio, qualcosa c'è ma non so di che si tratta.» Erik mosse la testa verso lo scantinato dietro di lui per comunicare all'uomo che lì sotto c'era qualcosa. «Vieni» concluse poi dopo aver acceso la luce prima di scendere le scale.
Rune lo seguì senza fare domande e scese uno scalino per volta tenendo gli occhi socchiusi per farli abituare a tutta quella luce che aveva colpito improvvisamente le sue pupille.
«Hai incontrato lo scrittore?»
«Purtroppo no» rispose Erik dando le spalle al collega. «Non si è ancora fatto vedere. Mi ha solo dato questo indirizzo, senza un orario.»
«Magari arriva più tardi» continuò con tono ottimistico Rune.
«Inizio ad avere i miei dubbi.»
I due arrivarono in fondo alla scalinata e l'uomo rimase stupito dal casino che aveva difronte.
«Che cavolo...» Rimase a bocca aperta.
«Nella confusione, credo di aver trovato un ordine» gli spiegò Erik.
«Stento a crederti» rispose Rune con una risata beffarda.
Erik si strinse nelle spalle e si morse un labbro prima di rispondere:
«I fogli appesi alla parete, credo siano la prima stesura del libro. Le stampe appese al filo penso che abbiamo aiutato lo scrittore nel delineare i particolari della storia invece quelli sulle lavagna devono essere appunti per creare una linea temporale logica.»
«E questi per terra?» chiese Rune indicando il pavimento.
«Sono semplici fogli bianchi.»
«Ma non erano vietati?»
«A quanto pare Ezelstain doveva avere una grandissima scorta di risme.»
Rune si avvicinò alla parete e diede uno sguardo generale alle pagine.
«Prova a leggere qualche pagina e dimmi se potrebbe essere il libro» disse Erik esortando il collega con voce flebile.
L'uomo si avvicinò ad una pagina a caso e iniziò a leggere: 
 
"«Non avevi detto che era finito il caffè?» gli chiese poi la donna guardando prima la tazza che era appoggiata sul tavolo e poi la moka sporca ancora appoggiata sul gas.
«Ho chiesto al signor Moen, è stato così gentile da regalarmi un pacchetto intero.»
«Che gentile che è stato, domani gliene comprerò uno nuovo.»"

 
Rune strappò il foglio dalla parete con un gesto rapido e se lo appoggi al petto.
«è lui» disse ad Erik agitandosi. «Dobbiamo raccogliere tutte le pagine! Subito!»
«Va bene, ma non abbiamo un contenitore dove metterle» disse Rune perplesso.
«Perché non sali a cercare qualcosa dove poter mettere il libro? Io intanto cerco una scatola qua e stacco tutti i fogli» gli disse Rune irrequieto facendo dei gesti veloci con le mani a mezz'aria.
Erik lo guardò di sottecchi ma poi accettò pensando che non voleva passare un'ora a staccare i fogli dal muro e impilarli uno sopra l'altro, così risalì le scale e si trovò in salotto dopo pochi secondi.
Aveva già appurato che a quel piano non c'era nulla, ma sapeva che c'era anche il piano superiore che era rimasto ancora inesplorato. Tornò verso la porta d'ingresso, era sicuro di aver visto la scala per salire proprio in quel punto, infatti la trovò proprio accanto all'uscio dell'abitazione.
Era una scala a chiocciola nera di ferro, totalmente sconnessa con l'arredamento di quella casa, ma a lui poco importava: avevano trovato le pagine del manoscritto e non gli rimaneva che raccoglierle, riportarle a Oslo, e ricomporle. Sapeva che non sarebbe stato facile, ma ci avrebbero provato, poi avrebbero riscritto tutto e l'avrebbero fatto stampare e rilegare, ricollocato nella biscottiera ormai vuota e fatto finta di niente, ristabilendo l'ordine iniziale.
Il ragazzo era arrivato al primo piano grazie, ancora una volta, alla torcia del suo cellulare.
Erik sbirciò le uniche due camere presenti su quel piano e decise di iniziare ad esplorare quella di sinistra, la camera patronale, che era spoglia e ricca di polvere. Il ragazzo fece luce sui suoi piedi e notò schifato il manto di schifezze e sporcizia che ricopriva il pavimento e decise di non guardare più in basso come se stesse camminando appeso ad una corda sopra ad un burrone e soffrisse di vertigini.
La stanza era arredata con un letto matrimoniale posizionato quasi perfettamente al centro del locale. Non vi erano comodini, le pareti erano grigie - probabilmente bianche ma coperte di lerciume - e un armadio incastrato nel muro aveva le ante socchiuse. L'uomo si avvicinò stando attento a sollevare bene i piedi per non trascinare lo schifo che c'era per terra e poi aprì il guardaroba ma con immenso sconforto era vuoto anche quello. Fece dietrofront per dirigersi nella cameretta adiacente, probabilmente appartenuta a una bambina qualche tempo prima. Il muro era rivestito con della carta da parati rosa, un lettino ad una piazza era addossato al muro e proprio davanti ad esso vi era una piccola cassettiera. A differenza del resto dell'abitazione, quella stanza era ricca di dettagli, la confusione di bambole e peluches gli ricordava un po' il caos dello scantinato. Erik rimase stupito della quantità immonda di giochi ma rimase perplesso quando cercò di ricordare l'ultima volta che sentì qualcuno dirgli di aver comprato o giocato con una bambola. Nel 2114 i bambini avevano solo giochi elettronici e questo valeva anche per il Cicciobello che era diventato virtuale e si poteva curare grazie all'uso di un tablet e la sua apposita applicazione. I pupazzi che c'erano nella cameretta dovevano avere una cinquantina d'anni, se non di più, ed erano stati abbandonati a loro stessi come se la bambina che viveva in quella casa fosse cresciuta di colpo e si fosse trasferita con i genitori senza prendere niente della sua infanzia per riniziare una nuova vita.
Erik si era abbandonato a dei pensieri malinconici quando tornò in sé e si ricordò della sua missione. Anche in quel posto la sporcizia non mancava ma cercò di ignorarla come aveva fatto precedentemente. Si avvicinò al comò e iniziò ad aprire tutti i cassetti e stavolta la fortuna era dalla sua parte: trovò una scatola di scarpe fatta di latta e completamente arrugginita. Sollevò il coperchio e dentro vi trovò un paio di ballerine impacchettate con la carta velina, erano ancora nuove e perfettamente conservate. Le tolse dalla scatola e le lasciò nel cassetto. Decide di tenere l'imballo in modo da poterci mettere il manoscritto ed evitare che entrasse in contatto con la ruggine. Prese la scatola, chiuse il comò e corse nel seminterrato da Rune.
 
«Ho trovato una scatola!» disse Erik appena mise piede nel piano sotterraneo.
«Fantastico!» rispose Rune che stava finendo di impilare gli ultimi fogli l'uno sopra l'altro. «Ma tu sei proprio sicuro che non ci sia già un manoscritto stampato?» chiese poi girandosi verso il collega.
«Sono sicuro, ho controllato ogni angolo.»
«E al primo piano hai guardato bene?»
«Certamente» rispose Erik anche se non ne era del tutto sicuro. «Forse dovremmo chiamare Katie» continuò poi il ragazzo.
«Chiamala» lo esortò Rune.
«Forse dovresti farlo tu.»
«E per dirle cosa?» chiese l'uomo agitando le braccia per aria. «L'ho vista ieri, sarebbe sospetto chiamarla oggi» concluse poi l'uomo più vecchio.
«Secondo me sarebbe sospetto non chiamarla.»
«D'accordo, allora adesso la chiamo così sei felice!»
«Non dire cose senza senso o losche» rispose Erik a bassa voce.
Rune alzò gli occhi al cielo, estrasse il cellulare dalla tasca dei pantaloni e compose il numero di Katie.
Dopo un solo squillo, la donna rispose.
«Ciao Rune!» disse dall'altro capo del telefono. «Cosa posso fare per te?» chiese con una cantilena monotona.
«Ciao Katie. Oh, nulla, mi domandavo solamente come procede la giornata senza i tuoi Voktere.»
«Piuttosto tranquilla. Ma dove sei?» gli chiese poi la donna.
Rune si girò leggermente verso Erik, sgranò gli occhi e aprì la bocca per parlare ma non gli uscì niente, non aveva pensato ad una scusa.
«Rune? Ci sei? Non ho tutto il giorno» chiese nuovamente Katie scocciata.
«Sono... a casa di mia madre. Perché me lo domandi?»
«Perché non sento nessun rumore.»
«Si, mia mamma sta riposando» continuò poi abbassando la voce. «Per questo non vola una mosca» concluse l'uomo con una risatina a metà tra sarcastica e nervosa.
«Va bene, non mi interessa. Ci vediamo domani» disse la donna.
«Certamente, a domani. Se hai bisogno, fammi uno squillo.»
«Okay.»
Poi Katie riattacco.
Rune fece lo stesso e ripose il cellulare al suo posto.
«Contento?»
Erik annuì, poi si avvicinò al collega e iniziò ad inserire i fogli nella scatola per poterli portare via indisturbati.
  
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