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Autore: Velidart    03/05/2024    0 recensioni
Quello che sto facendo fa parte del mio percorso di cura: trovare una motivazione ad andare avanti, anche solo una minima fiammella capace di riattivare il mio corpo e la mia mente.
Se ti sei sempre chiesto che cosa prova una persona depressa, come si sente e come vive le sue giornate; o ancora a che cosa pensa beh, questa lettura fa al caso tuo.
Perché lo sto scrivendo? Per buttare fuori, titolo del primo capitolo, e perché spero di sentirmi meno solo, e di trovare altre persone nella mia stessa situazione: per potermi confrontare con loro.
Buona lettura, confido che in qualche modo ciò che scriverò possa essere di conforto a qualcuno, o possa comunque rendervi meglio l'idea di chi è una persona che soffre di depressione maggiore.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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La storia con Selene inizia in maniera abbastanza banale: noto questa ragazza su instagram poiché è una delle incallite seguaci delle mie storie; inoltre nel corso degli anni sono anche numerosi i suoi "like" ai miei post. Apro così il suo profilo e vedo che, nelle immagini della sua pagina, è sempre in compagnia del suo ragazzo. L'ultimo post con lui risale a fine agosto dello scorso anno. 

Guardo meglio lei: è una bella ragazza, non certo il mio prototipo ideale ma comunque una persona con cui berrei volentieri un aperitivo. Passa qualche giorno e vedo, nelle sue storie, che è in montagna con amici in comune fra cui la mia migliore amica. Decido di scrivere a quest'ultima per chiedere qualche informazione e scopro con interesse che in quei giorni lei e questa Selene parlavano proprio di me. Vengo così a scoprire che Selene si è lasciata da un paio di mesi con il suo ex ragazzo e che vorrebbe conoscermi. Decido quindi di prendere l'iniziativa e scriverle. Si dimostra subito interessante: sembra matura, non risponde a monosillabi (cosa che odio) e pare curiosa di conoscere il sottoscritto. Dopo neanche dieci giorni parte il primo appuntamento: la giornata trascorre bene, ci raccontiamo molto l'uno dell'altra e lei mi spiega che esce da una relazione di dodici anni con un ragazzo, con cui ha convissuto per cinque. 

I miei sensi di allarme scattano: come può una ragazza che esce da una relazione così lunga, con una persona con cui è praticamente cresciuta, decidere dopo un paio di mesi di buttarsi nuovamente in un'avventura amorosa? Sono titubante e scettico: capisco che lei è interessata ma le rivolgo immediatamente tutta una serie di domande mirate a comprendere il suo stato mentale in proposito. Ma Selene mi rassicura: mi dice che era da tempo che le cose non funzionavano, che è stata la cosa migliore, che non prova assolutamente più nulla per questo ragazzo e che desidera al suo fianco una persona seria, non cerca una scopata e via ma qualcuno con cui costruire qualcosa di solido. 

L'appuntamento termina e io me ne torno a casa scettico, decido comunque di provare a uscire nuovamente con questa ragazza e di vedere come si evolvono le cose. 

Non sono rimasto particolarmente colpito la prima volta, vi dirò la verità, ma complice anche il fascino che mi ha provocato questa persona che, al momento in cui le ho esposto il mio problema, non si è tirata indietro ma anzi si è dimostrata determinata a conoscermi, ha contribuito a spingermi a rivederla. Siamo così usciti una seconda e una terza volta, poi una quarta e ho imparato a conoscerla meglio. Mi ha conquistato la sua maturità: i suoi discorsi sensati, il suo rispetto verso gli spazi per sé, la libertà di vivere la conoscenza in modo sereno senza stupide pretese di vedersi a tutti i costi per forza o di scriversi per mandarsi "buonanotte e buongiorno"... Insomma l'ho trovata una relazione decisamente più matura, che non basa la sua solidità sulla finta presenza dietro ad un telefono, ma più che altro nei gesti quotidiani o nella presenza fisica della persona. Mi ha assuefatto. 

Nel giro di un paio di mesi Selene era diventata il mio centro, la mia sicurezza: la vedevo, la sentivo e trascorrevo il tempo con lei sempre con piacere e non trovavo assolutamente nulla che non andasse in lei. Certo qualche difettuccio, come gli abbiamo tutti, era chiaramente presente; ma io sono sempre stato una persona che passa sopra certe cose perché so che in una relazione bisogna supportarsi e sopportarsi. I giorni passano e Selene ogni tanto mi ribadisce che non vuole affrettare le cose: andiamoci piano con le presentazioni di amici, genitori, gite fuori porta e tutto il resto. Io ogni tanto gliela butto lì, ma più che altro per farmi un'idea di come la pensa lei riguardo certi argomenti piuttosto che per spingere le cose: vorresti sposarti, avere figli? Come li chiameresti? Guarda quel vestito da sposa, ti starebbe bene... Insomma, ogni tanto fantasticavo sul futuro con lei, ma senza le pretese di voler affrettare le cose, anche perché lei ai primi di marzo mi aveva candidamente detto che si stava innamorando di me. 

All'inizio della primavera lei mi chiede di accompagnarla al babyshower di una sua amica, io accetto, e poi mi informa che ha paura di passare la pasqua da sola perché i suoi parenti sono via. Allora la invito a passarla con me e la mia famiglia e lei, dopo un po' di titubanza accetta. Nel frattempo, mi racconta che ad aprile dovrà lasciare la casa dove conviveva con il suo ex e che questo aspetto la spaventa molto: tornare dai suoi, lasciare la casa che si è costruita dopo tanti anni, lo reputa un fallimento. In quel momento, visto che mi ero davvero preso per lei, le propongo di venire a stare da me e le consegno anche le chiavi di casa mia. Lei accetta e sembra anche felice della cosa. Qualche giorno dopo viene da me, mi aiuta con le pulizie e poi ci facciamo un giro, sembra andare tutto alla grande. 

Eppure in quella giornata se ne esce con una frase che un po' mi turba: mi dice che sono un ragazzo perfetto, dolce, premuroso, intelligente, ma che sono un po' moscio. 

-Moscio?- 

-Si, troppo tranquillo.-

Fra me e me penso: "Certo che sono moscio, prendo botte di psicofarmaci e la depressione mi ha cambiato la vita. Ovviamente non sono un spirito di vita, e fra l'altro la mia indole è sempre stata abbastanza tranquilla."

Decido però di scherzarci su e di lasciar correre, anche se ammetto che la cosa mi ha ferito.

Pasqua arriva, la giornata trascorre serenamente e lei pare contenta di aver conosciuto i miei e di essersi trovata bene; il giorno dopo siamo invitati per pasquetta a casa delle sue migliori amiche. Ci presentiamo alle 11.00 della mattina, la giornata sembra trascorrere bene, ma alle 17.00 mi parte un attacco. Le spiego che è meglio che tolga il disturbo, ma i suoi amici insistono perché rimanga, così onde evitare di dover dare spiegazioni, mi sforzo di rimanere con loro fino al dopocena. Ma l'attacco è forte e si nota che vorrei essere da un'altra parte, lontano da tutti, ma mi impongo di rimanere li per lei. 

Da quel momento cambia tutto.

Il giorno dopo mi scrive che preferirebbe andare al babyshower da sola, e io le rispondo che va bene - Avrai i tuoi motivi - le scrivo semplicemente.

Ma Selene si stacca, il suo atteggiamento si fa più freddo e i messaggi meno affettuosi. 

La domenica successiva la vedo, ma sento che qualcosa non va. Insisto, cerco di rassicurarla che parlare le fa bene e che io sono pronto ad ascoltarla.

Selene mi racconta alla fine che sta realizzando ora, con l'imminente abbandono della casa quello che sta succedendo. È terrorizzata dal dover abbandonare il suo luogo sicuro, si sente una fallita perché a 30 anni non ha una casa sua, non ha un compagno stabile, non ha dei figli, ha un lavoro incerto perché il suo titolare sta andando in pensione e il suo indeterminato non sa per quanto durerà. Io cerco di rassicurarla, le parlo di tutte le soluzioni che si possono trovare e la spingo a vedere le cose da un punto di vista differente, più positivo. Ma alla fine scoppia a piangere e mi dice che ora non se la sente di stare con nessuno e che vuole pensare solo a se stessa. Lì mi arriva la martellata al cuore: il panico e l'ansia mi attanagliano lo stomaco e il terrore di un'altra persona a cui tenevo che mi abbandona mi fa sprofondare in un vortice nero. 

Torniamo a casa in silenzio, io non vedo l'ora che se ne vada: in quel momento la sua presenza mi crea fastidio, disagio. Prego che se ne vada prima che possa vedermi scoppiare a piangere, debole. La lascio vicino alla sua macchina, scendo e le dico semplicemente "Scrivimi quando arrivi a casa".

Lei pare delusa, mi risponde "Non odiarmi. Io vorrei comunque continuare a vederti perché sei una bellissima persona". Poi mi abbraccia, sale in macchina e se ne va.

Salgo in casa: sono distrutto. Prego che torni indietro, suoni il campanello di casa mia e ci ripensi. Ma Selene non torna più e nei giorni successivi non mi scrive, non mi chiama. La cerco io, arrivato al limite, dopo quattro giorni. Le chiedo se con "Continuare a vedersi" intenda proseguire la conoscenza, oppure rimanere solo amici. Ma le chiarisco sin da subito che io, nelle condizioni in cui sono, non posso esserle amico, non ora perlomeno. Lei ci pensa su e mi dice che vuole proseguire la conoscenza, io la invito a pensarci su ma lei mi conferma con fermezza che vuole andare avanti. Nei giorni successivi ci sentiamo, molto più raramente di prima, ma lei non manifesta che le manco né l'intenzione di vedermi. Io aspetto, vedo come si muove ma lentamente muoio dentro. Dopo tre settimane così, a scambiarsi qualche sporadico messaggio, sparisce e non mi risponde per due giorni.

E li capisco. Capisco che Selene non è innamorata di me, capisco che io ero solo un tentativo di proseguire quella mancanza che le era piombata addosso dopo una relazione così lunga. Capisco che dopo dodici anni con cui è letteralmente cresciuta con un ragazzo ed essere stata lasciata non può lasciare andare così di colpo. Lei mi paragona a lui in tutto nella sua mente. Capisco che il "moscio" era riferito al fatto che lei desiderava semplicemente qualcuno di positivo con cui divertirsi e svagarsi, e che infondo lo stronzo che tanto le donne ripudiano, è sempre affascinante, specialmente in questi casi. Perché altrimenti se la relazione scorre liscia come l'olio è tutto troppo facile, scontato. Ci si stufa insomma.

Sono stato lo "scacciachiodo", e va bene sono contento di averle regalato qualche attimo di felicità; ma io sono rimasto fregato di nuovo e nella mia condizione questo non ha fatto che peggiorare le cose. Sono passati dieci giorni e di Selene neanche l'ombra. Vado avanti spingendomi a non chiamarla né a scriverle: non servirebbe a nulla, già lo so. E allora ingoio il boccone e vado avanti e mi crogiolo nella terribile sensazione che tutti noi conosciamo: ci sentiamo soli, abbandonati, disillusi, traditi. Poi passa, lentamente e con il tempo, ma tutto passa.

Rimango però convinto di una cosa: sono stato perfetto, le ho dato tutto quello che potevo e non le ho fatto mancare nulla. E questa è la prima volta che lo faccio per una persona: se in passato ho avuto da recriminarmi molte cose, questa volta sono sicuro di aver dato tutto me stesso. 

Pazienza, prima o poi arriverà qualcuno che mi apprezzerà per come sono. Con tutti i miei pregi e difetti. Le mie amiche mi dicono che ho corso troppo, ma io non l'ho costretta a fare nulla che non si sentisse di fare. E sono convinto che se davvero fosse stata un briciolo innamorata di me, si sarebbe rifatta viva.

Ora mi dovrà ridare le chiavi di casa, vedremo come fare: se le consegnerà alla nostra amica in comune o se deciderà di scrivermi più avanti per darmele di persona.

A voi i commenti, che sono molto graditi.

   
 
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