Storie originali > Soprannaturale
Segui la storia  |       
Autore: Orso Scrive    07/05/2024    1 recensioni
Durante la torrida estate del 2022, la Toscana è sconvolta da alcuni misteriosi e brutali omicidi. Omicidi che vedono, come vittime, tombaroli sorpresi a scavare all’interno di antiche sepolture etrusche.
Per questo motivo, il tenente Manfredi e il sottotenente Bresciani vengono inviati a San Gimignano, in provincia di Siena, nel cuore dell’antica Etruria, per indagare sugli strani avvenimenti.
Riusciranno Alberto e Aurora a fare luce su questo nuovo caso, che affonda le sue radici ai tempi della guerra tra Roma e gli Etruschi, e forse a tempi ancora più remoti?
Genere: Horror, Mistero, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'A&A - STRANE INDAGINI'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

3.

 

 

 

«Colonnello, le assicuro che il rapporto è quasi…»

«Lasci perdere il rapporto, Manfredi!» abbaiò Iannaccone, con il solito tono sbrigativo.

Senza aspettare di essere stato invitato a farlo, si mise a sedere sulla sedia che il tenente aveva occupato fino a poco prima. L’unica sedia. Alberto restò in piedi, rigido come uno stoccafisso.

Alto, marziale, capelli neri e pizzetto curatissimo, il colonnello Iannaccone era un vero militare di vecchio stampo. Uno che la disciplina sapeva come fare per farla rispettare. Bizzarro che non se la fosse presa per quel ritardo con il rapporto.

Non era da lui.

Sembra il capitano Monastario, il nemico di Zorro, pensò Alberto, fissandolo. Ecco a chi accidenti assomiglia! Come ho fatto a non accorgermene prima?! Sono anni che mi dico che assomiglia a qualcuno, ma mica mi veniva in mente a chi!

In quel momento, Iannaccone sembrava molto teso per qualcosa. Qualche rogna, di sicuro. Faccia preoccupata e nessuna lamentela per la solita inefficacia del suo sottoposto non promettevano nulla di buono. Inoltre, vederselo arrivare fin lì, a rubargli la sedia, anziché incontrarlo al comando a Roma, era alquanto stupefacente. Iannaccone era un tirchio di prima categoria. Non avrebbe mai sprecato tutta quella benzina per una semplice visita di cortesia.

Certe cose lui non le faceva.

Qui gatta ci cova.

Lo fissò. Registrò il nervosismo che gli alterava i lineamenti. Un bruttissimo dubbio attraversò la mente di Alberto.

Oddio, non sarà mica qui perché è convinto che io abbia fatto qualcosa di male, vero? Ma non è che pensa che sia stato io a farmi corrompere dal pelatone, no?

Era un’ipotesi che non poteva scartare. Pur sapendo di essere del tutto estraneo a quella faccenda – e nonostante la micidiale afa padana, che quel mattino si stava dando un gran da fare – Manfredi sudò freddo.

Figa, vedi che cosa succede a lamentarsi sempre dei soldi? Alla fine la gente ti sospetta di tutto. Vacca di quella… Mentalmente, fece appello alla Madre del Signore.

«C’è una faccenda molto più grave e urgente di cui dobbiamo discutere adesso», proseguì Iannaccone, guardandosi attorno. Parve molto interessato a Carla e alla sua piccola tinozza di gomma.

Il corrotto! Lo sapevo, vuole parlarmi del corrotto! E, se è qui, nel mio giardino, con questo caldo che spacca l’anima, arrivato apposto dalla Capitale senza curarsi né del pedaggio dell’autostrada né tantomeno della benzina, è perché pensa che sia io.

Non posso crederci… non posso proprio crederci… ma non c’è altra spiegazione…

Vedi come guarda Carla? Vorrebbe evitare di procurarle il dolore di mostrarle mentre mi arresta… ma se la conoscesse, non si farebbe nemmeno venire i dubbi… a quella non potrebbe che farle piacere… ma io corrotto!

Come può pensarlo davvero?

«Il corrotto?» domandò Alberto, cercando di non imprimere nessun tremito alla sua voce. Non ci riuscì.

Sentì gli occhi pungere.

Non mi metterò a piangere come un bambino, nemmeno davanti a una simile ingiustizia.

Il colonnello si strinse nelle spalle, tornando a voltarsi verso di lui. Un sorriso amaro gli alterò i lineamenti.

«Quello chissà se lo troveremo mai. Ho dei seri dubbi. Ho fatto incrociare un po’ di dati e controllare qualche conto corrente, ma non risulta nulla di nulla. Temo che, a meno di una confessione spontanea, o che non si tradisca comprando dall’oggi al domani un Maserati o una Ferrari, o magari chiedendo le ferie per andare a spassarsela a Dubai, non lo beccheremo mai.» Scrollò di nuovo le spalle. «Possiamo solo sperare che non lo rifaccia.»

Sospiro di sollievo. Mentale. Ma pur sempre sospiro di sollievo.

«Allora, signor colonnello, se posso permettermi, avrei ideato un nuovo piano…» tentò Manfredi. Spostò il peso da una gamba all’altra. «Io credo che, se agiamo adesso, senza parlarne con nessuno, possiamo farcela. Rakovac non si aspetterà certo che torniamo alla carica tanto presto…»

Iannaccone fece un secco segno di diniego con il capo.

«Senta, Manfredi, si dimentichi per un po’ di questa faccenda», disse, agitando la mano. «Rakovac, la Venere, il corrotto… queste cose qui possono attendere, per il momento. Se mi sono scomodato a buttare via un mucchio di costosissima benzina per venire fin qui, anziché convocarla al comando, è perché devo parlare di altro.»

Gettò un’altra occhiata di sfuggita alla donna immersa nella piscina poco distante. Carla non aveva fatto un solo gesto. Non sembrava nemmeno essersi resa conta di avere un ospite in casa sua.

«Qualcosa di cui dovremmo discutere in privato», sottolineò il colonnello.

Anche Alberto guardò verso sua sorella. Domandarle di allontanarsi non sarebbe servito a nulla.

Sarebbe come parlare a un muro. Anzi, abitando con lei, ho avuto discussioni più interessanti proprio con porte e infissi.

Non che la sua presenza facesse poi molta differenza. Carla era indifferente al mondo intero, a meno che non si trattasse di trattori o motozappe. Avrebbero potuto parlare ad alta voce e non avrebbe ascoltato una sola parola.

Non sono nemmeno sicuro che capisca l’italiano. Ah, sì, forse sì. Mi pare che lo parli. Dovrei badare alle tre o quattro volte che mi rivolge la parola nel corso dell’anno.

Non sarebbe cambiato nulla neppure se si fossero spogliati nudi per mettersi a ballare una qualche danza tribale sopra il tavolo. Non le sarebbe importato di niente.

Ma questo mica posso dirglielo, a Monastario. Ormai era deciso. Lo avrebbe chiamato in quella maniera.

«Venga, colonnello», invitò, indicando la porta. «Entriamo in casa. Lì non ci ascolterà nessuno.»

Iannaccone si alzò. Prima di incamminarsi, gli guardò il braccio.

«Come va la ferita, Manfredi? È in grado di muoversi?»

«Oh, sì, certo, colonnello», replicò Alberto. «Ho tenuto la fascia perché il mio medico è un testone.» E pure un grandissimo menagramo. «Ma è soltanto un graffio. Il mio braccio funziona già alla perfezione.»

«Benissimo, perfetto», rispose il colonnello, burbero. Il suo tono si fece enigmatico. «Perché ne avrà bisogno, tenente, glielo posso assicurare.»

 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale / Vai alla pagina dell'autore: Orso Scrive