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Autore: sakura bethovina    07/05/2024    0 recensioni
Questa storia altro non è che una piccola raccolta di "pagine di diario"; rappresenta il mio modo di affrontare, pezzetto dopo pezzetto, il dolore per aver detto troppo presto addio al mio papà.
Ho scritto di getto alcuni pensieri, alcuni ricordi; ma anche qualche piccola conquista. Perché, in fondo, la tristezza immensa che provo oggi è solo una misura di quanto l'ho amato in questi ventotto anni.
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
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MAGGIO
 
È appena iniziato maggio, papà.
Un mese strano per la nostra famiglia.
Un mese che ti ha portato via a pochi anni di distanza i tuoi genitori, i miei cari nonni.
Un mese che ci ha portato via la cosa a cui entrambi tenevamo di più: la mia mamma, tua moglie.
 
Sai papà, ad undici anni non si può davvero capire ed accettare il concetto della morte. Figuriamoci se riguarda la tua mamma.
 
Rimane indelebile nella mia mente la sensazione che ho provato nell’apprendere la notizia;
come un terremoto, come se la terra si aprisse sotto i piedi, come se tutto si sgretolasse attorno a me. In un secondo, la realtà è stata troppo difficile e troppo dura da accettare. In un secondo, sono piombata in una profonda sensazione di stordimento e sgomento; l’unica cosa che riuscivo a pensare era che volevo la mia mamma.
 
E poi ricordo davvero poco, papà. La portata di quell’evento per me è stata troppo intensa. Ha distrutto tutto il mio mondo, mi ha fatto piombare in una vissuto di solitudine, dolore, confusione, rabbia, sensazione di abbandono e di profonda ingiustizia.
 
E tutta la mia vita fino a quel momento, ed anche dopo, ha assunto dei contorni sfumati. Del ricordo della mia mamma, non restano che pochi frammenti. Tutto il resto è custodito da qualche parte, nei meandri più profondi della mia mente. Un bagaglio di ricordi ed emozioni così prezioso che non è accessibile neppure a me, la sua proprietaria. Anche adesso, a distanza di quasi 18 anni.
 
Non ricordo tanto, papà, se non un groviglio di confusione, dolore, stordimento. Non ricordo nulla se non la difficoltà di alzarmi dal letto la mattina, l’insonnia, i pianti infiniti durante la notte. La sensazione di essere totalmente abbandonata a me stessa.
Non ricordo altro che il mio tentativo di rivedere qualche caratteristica del profilo di mamma in ogni donna bionda che incontravo. Non ricordo altro se non il senso di vergogna che provavo nei confronti degli altri; come se in qualche modo avessi una macchia, una colpa, un deficit. Qualcosa che andava nascosto a tutti.
Come se per quell’evento, non meritassi più di essere considerata una bambina, perché dentro tutta la spensieratezza propria dei bambini, non c’era più. È strano, non è vero?
 
C’è un’altra cosa che ricordo, papà; è la mia rabbia. Rabbia che, purtroppo, so di aver riversato in larga parte su di te. Urlandoti contro, chiudendomi, ignorandoti. Ti incolpavo perché proprio tu, così forte, non avevi potuto evitare questo finale così amaro. Perché in qualche modo, non avevi saputo proteggere mamma.
 
Oggi mi chiedo, papà: ti incolpavi anche tu?
 
Come si fa ad andare avanti senza una giovane moglie e con due ragazzine da crescere? Proprio tu poi, così chiuso, così burbero. Tu che in quegli anni sei stato il capo della famiglia, ma sei stato poco “papà”.  So che eri consapevole di non avere gli strumenti per affrontare questa situazione.
Dove hai trovato la forza, papà? È stato questo che forse ha provato così tanto il tuo cuore al punto di farti ammalare?
 
Perché lo so, papà, che hai sofferto immensamente.
 Lo so, perché in nessuna situazione, per quanto fosse nera, ti avevo mai visto piangere. Eppure tante volte ti ho sorpreso a piangere, seduto da solo in cucina. E nessuna di quelle volte ho saputo darti un abbraccio, perché in qualche modo sentivo di star violando un momento che era solo tuo. L’unica cosa che ho saputo fare è stato fingere di non notarlo.
 
E sai anche perché lo so?
Lo so, perché ho scoperto un tuo segreto papà. Proprio quel giorno che hai deciso di andare via, controllavo i tuoi effetti personali ed ho scoperto che tenevi ben nascosta una foto di te e mamma nel portafogli.
Posso dirti, papà, che mi hai sciolto il cuore?
 
 
È un maggio strano, questo, papà.
Io mi sento più sola che mai.  Però, almeno questa volta, non dovrò rivedere i tuoi occhi resi più tristi e bui dall’avvicinarsi della ricorrenza.
So che siete assieme, papà. Dai un bacio a mamma da parte mia.
  
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