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Capitolo 1
Nicole
« Ha un’aria familiare, vero?»
Una bella voce maschile, bassa e lievemente roca, con un accento
inglese, attirò l’attenzione delle due donne. La
più anziana, dai cortissimi capelli bianchi e dalla pelle scura,
si volse in direzione di essa quasi di scatto, lasciandosi sfuggire un
sibilo irato. L’altra, una giovane fanciulla che non poteva
essere considerata più che ventenne, aggrottò le
sopracciglia curate di un biondo dorato, quasi etereo, e gli occhi
azzurri le si velarono di preoccupazione. La piccola mano sul cui
anulare brillava un anello particolare, dalla montatura importante
d’argento come il blasone e il fondo di un blu elettrico, si
posò sull’avambraccio di Gloria che le fece subito cenno
di tacere.
« Non riesco a credere che esista ancora.»
La giovane trasalì e Gloria annuì in sua direzione. Aveva
riconosciuto quella voce anche se l’aveva udita solo una volta in
tutta la sua esistenza, e non era stato durante un’occasione
piacevole.
« Nicole,» la chiamò Gloria in un sussurro lieve per
non destare l’attenzione dei due vampiri, « non venire di
là per nessuna ragione. Intesi?» Prima ancora che potesse
scorgere il suo timido segno d’assenso, appena accennato con il
capo chino, la strega si era già diretta verso la sala
principale del suo bar, lasciandola nel piccolo studio laterale
in cui stavano discutendo prima di venire interrotte da quella
voce. Senza sapere a chi appartenesse, Nicole si era ritrovata a
tremare come dinanzi alla più temibile delle creature e
l’espressione di Gloria aveva confermato i suoi dubbi:
l’ibrido originale. Poteva percepire la Natura agitarsi sotto di
sé per essere stata sfidata in quel modo da un suo figlio.
Ispirò con forza per allontanare quelle sensazioni disagevoli
che le stavano percuotendo l’estrema parte del suo animo, il
sesto senso, la magia che scorreva nelle sue vene. Percepì
appena le parole di Gloria e di colui che sapeva chiamarsi Klaus. Ogni
strega che potesse considerarsi tale conosceva quel nome e scuoteva il
capo per poi chinarlo dinanzi alla sua potenza invincibile. Nicole non
era più coraggiosa di loro, in verità, ma qualcosa la
fece scattare ed emergere dal suo nascondiglio improvvisato, forse il
tono con cui si era rivolto al compagno che lo seguiva, oppure il fatto
di avergli udito dire di aver spezzato la maledizione. Mosse un passo
appena percettibile, ma che i due vampiri poterono ascoltare come se
fosse stato lo schioppo di un fucile. Klaus si sporse e Nicole lo
osservò, stringendosi nelle braccia nude come per proteggersi da
quegli occhi antichi, di un azzurro profondo che le sarebbe parso
incantevole se non avesse conosciuto l’oscurità del suo
animo. L’ibrido le sorrise, affascinante e ammaliatore, ma furono
altri occhi che le fecero tremare persino il cuore: due iridi verdi che
non aveva bisogno di riguardare per poter ricordare.
« Come ti chiami, cara?» le domandò Klaus con voce
divertita, alzandosi e facendole cenno di sedersi al proprio posto. Non
gli rispose né diede segno di volerlo fare, ma si
avvicinò a Gloria e poggiò una mano candida sulla sua
spalla bruna, facendo scontrare anche la diversità dei colori
dei propri abiti. Quello della giovane era di un glicine chiaro, con la
scollatura a balconcino, e la copriva interamente sino al ginocchio,
aderendo perfettamente alle curve poco marcate mentre Gloria era
vestita semplicemente da un top e un pantalone scuri.
« Nicole,» sussurrò il vampiro, quasi atterrito,
incredulo e sorpreso. Sulle rosate labbra a cuore apparve un sorriso
mite e gli zigomi assunsero il loro stesso colore.
« Stefan Salvatore. Non pensavo ti avrei mai più
rivisto,» mormorò briosa, dimentica quasi di cosa la
circondasse. Non era cambiato. Aveva sempre lo stesso viso raso e
glabro, i capelli color della castagne dalle venature rossastre ribelli
e gli occhi verdi come delle foglie di quercia. Il vampiro si
lasciò sfuggire una breve risata, mostrando la dentatura di un
bianco candido, perfetta se non per i suoi canini appuntiti e
terribilmente spaventosi, « Per favore, siediti. Ci penso io.
Gloria ha la brutta abitudine di nascondere gli alcolici pesanti quando
sono indispensabili nelle grandi occasioni in cui qualcuno viene a
farci visita,» continuò, avvicinandosi al bancone e
cominciando a trafficare tra le bottiglie. Stefan annuì e il
sorriso perdurò sul suo volto bellissimo. Tornò al fianco
di Klaus che si era nuovamente accomodato e guardava la giovane che gli
dava le spalle con le labbra appena distese.
« La tua allieva?» domandò alla strega sardonico. Gloria scosse il capo.
« Nicole è una piccola ragazzina viziata che non si
farebbe comandare da nessuno, ma ormai siamo diventate amiche,»
aggiunse scoccandole un’occhiata in tralice mentre ritornava con
la bottiglia del suo miglior liquore, un rum di ottima annata che
custodiva gelosamente. Lo poggiò sul tavolino e si sedette tra
Gloria e Klaus, di fronte a Stefan che cominciò a versare il
liquido scuro nei bicchieri, abbondando nel suo riempiendolo quasi sino
all’orlo.
« Stefan, non mi presenti questa dolce figlia della terra? Sono
in grado di percepire la sua energia, è una buona strega. Magari
tra una decina d’anni potrebbe anche superarti, eh Gloria?»
« Forse. Ha un grande potenziale, ma non ha disciplina. Nessuno
le ha insegnato nulla e certe volte tende ad esagerare,» la
riprese quasi con dolcezza mentre Nicole chinava il capo, dandogliene
atto.
« Comunque non dovresti aver bisogno della presentazione di
Stefan, Klaus,» esclamò tornando a guardarlo negli occhi,
quasi sfidandolo con le sue iridi color dell’oceano, venate di un
grigio chiaro, plumbeo, che scuriva il suo cielo terso. Si portò
un boccolo biondo, color del miele, dietro l’orecchio facendo
rifulgere un lungo orecchino di diamanti. L’ibrido sciolse il
sorriso e la guardò più attentamente, come per scorgere
in lei qualcosa di familiare, non trovandola. Il suo sguardo, poi, si
posò sull’anello e nuovo sorriso capitolò sulle sue
labbra carnose, belle e perfette.
« Una Gilbert,» esclamò mefistofelico, enfatizzando
le ultime lettere del suo cognome, facendola quasi tremare.
Annuì senza accorgersene e incrociò per un attimo lo
sguardo di Stefan che era divenuto più cupo, triste, spento.
« La Gilbert, mio caro,» puntualizzò Gloria. Nicole
deglutì a vuoto poi si lasciò sfuggire una breve risata,
forzata, priva di qualsivoglia forma di allegria, che sfiorava
l’isteria di quella situazione assurda. Stavano mentendo ad un
Originario, non un vampiro qualsiasi, il più crudele e malvagio,
folle nella sua brama di potere e distruzione. Sapeva bene che Elena
era al sicuro, a Mystic Falls, nella casa in cui era cresciuta e aveva
ricevuto l’amore più grande, grazie a lui,
al suo sacrificio e all’affetto di un padre che l’aveva
sempre guardate da lontano per donar loro un’esistenza migliore,
più felice e per nulla legata al meccanismo di morte che era la
loro città. Le lacrime rischiarono di ottenebrarle lo sguardo,
ma le spinse indietro, con forza e vigore. Pensare a lui
era troppo gravoso, malinconico, intriso di quella nostalgia che era
compagna della sua disavventura da quando aveva abbandonato la sua
città natale. Era morto per salvarla, questo Nicole lo sapeva e
lo accettava, seppur dentro di sé il cuore le si stringesse in
una morsa tormentosa.
« Ci sono sempre state poche donne nella mia famiglia,»
soggiunse atona prima di portarsi il bicchiere alle labbra e
inghiottire un generoso sorso di rum. La gola le bruciò, ma le
servì per ritrovare la sua compostezza dinanzi a quel
particolare duo. Klaus perdurava nell’osservarla. Avrebbe voluto
ucciderlo per tutto il male che aveva causato, ma non poteva. Doveva
aspettare. Gloria era una delle poche a conoscere il modo per uccidere
un Originario, distruggerlo per davvero, non farlo cadere in un torpore
momentaneo.
« Sinceramente, non ho mai capito perché indossi
quell’anello, Nicole,» affermò Stefan, con voce
indecifrabile, che, come lei, si era appena ripreso da quel momento di
sconforto. La giovane strega arrossì lievemente e posò lo
sguardo carico di affetto e tenerezza sul cimelio della sua famiglia,
uno dei tre tramandati da Jonathan Gilbert, « Non è
efficace sugl’esseri soprannaturali, non ti riporterebbe in vita
se ti dovesse accadere qualcosa.»
« Lo so, Stefan, ma questo gioiello è uno tra i pochi beni
che mio padre mi ha lasciato e ora lui è morto. Comprendi che
valore possa avere per me?» Il vampiro annuì e nel suo
sguardo v’era una leggera richiesta di perdono. Nicole gli
sorrise, poi Gloria e Klaus cominciarono a discorrere
sull’incantesimo, una strega originaria e una certa Rebekah.
Stefan, dopo aver terminato di gustare il suo alcolico, camminava per
il locale, pensoso e meditabondo. Era strano aver trovato Nicole
Gilbert proprio a Chicago, quasi un segno del Destino che lo voleva far
ritornare ad Elena. Come se l’avesse mai abbandonata con la mente,
rimuginò tra sé. Una foto, dietro il bancone,
attirò la sua attenzione. La prese e sobbalzò nel
riconoscere i due soggetti. Sembravano amici, fratelli, e Stefan non
riusciva a capacitarsene.
« Che significa?»
I tre si volsero verso di lui all’unisono, attirati dalla sua
voce sorpresa, esterrefatta. Mostrò la foto a Klaus, sconvolto
da quell’inverosimile situazione che si era appena venuta a
creare. Era tutto così confuso nella sua mente, aveva bisogno di
una certezza e i suoi occhi saettarono subito verso la giovane strega,
dispiaciuta e imbarazzata. Appena si accorse del suo sguardo, Nicole lo
osservò, assottigliando il suo per comprendere quali pensieri
stessero attraversando lo spirito del vampiro. In realtà, nulla
risiedeva nella sua anima che trovò pace in quel breve,
insignificante, contatto. I suoi occhi non erano quelli di Elena, dolci
e accoglienti. Erano più freddi, distanti, ma al loro interno si
celava una storia che nessuno mai aveva avuto l’onere di
conoscere a parte lei. Stefan non ne sapeva che pochi dettagli,
raccontatigli da Elena durante quei pochi momenti in cui aveva la forza
di parlare di quella sorella perduta, scappata di casa a soli sedici
anni per andare chissà dove. Non parlava mai del loro passato di
bambine e, infatti, era stato Jeremy a dirgli che era stata proprio
Elena a soffrire di più quando Nicole non era tornata a casa.
Gli aveva solamente raccontato di lei e Tyler Lockwood, di come le
aveva spezzato il cuore, e di John, di come fosse legata a lui,
l’unica in verità nell’intera famiglia, a parte
Grayson.
Avrebbe potuto guardarli per ore, secoli, senza stancarsi, ma non lo
fece perché erano altri i compiti che lo attendevano. Si
allontanarono in fretta, i due vampiri, entrambi in silenzio, Klaus con
un ghigno sulle labbra e Stefan con le sopracciglia aggrottate,
lasciando le streghe da sole.
« Questa non ci voleva,» esclamò Gloria quando seppe che erano ormai lontani.
« Perché è venuto qui? Non gli basta essere
diventato un abominio in terra? Ora vuole anche crearne altri? No,
Gloria, non possiamo permetterlo. La Natura si ribellerà dinanzi
a questo scempio,» sbottò la più giovane, issandosi
in piedi, incominciando a camminare per il locale, la mano tra i
capelli.
« Cosa dovremmo fare, Nicole? È troppo forte. Possiamo
sviarlo, certo, ma mai sconfiggerlo. È furbo. Dopo mille anni
non si fida di nessuno e vuole troppo questi ibridi. Non lascerà
nulla al caso e, se lo tradiamo, sai già quale sarà il
nostro destino.»
« Ha ucciso mia sorella, dannazione,» urlò,
lasciando che lacrime nere di mascara sciolto le rigassero le guance
pallide. Un singhiozzo fuoruscì dalle sue labbra che tremarono
per quel pianto nascente, « L’ha sacrificata su un altare
di fuoco come una bestia da macello. Ha ucciso mia zia ed è
stata la ragione per cui è morto mio padre. Non gli
permetterò di fare ancora del male.» Gloria si era alzata
e le aveva poggiato le mani sulle braccia per farla calmare,
guardandola con i suoi grandi occhi scuri, pieni di saggezza e
moderazione.
« Non puoi far nulla, Nicole, non da sola perlomeno. Adesso
calmati,» aggiunse volgendo il capo verso l’entrata. Poche
voci soffuse, allegre, giovanili, si stavano progressivamente
avvicinando, « Se non vuoi servire ai tavoli, prenditi una pausa
e continua a cercare tra i grimori, ma fa’ attenzione e ricordati
delle mie parole,» le raccomandò, scrutandola con
severità. La giovane annuì più volte, più
per rassicurare se stessa che l’amica, poi si liberò
dalla sua presa e avanzò verso lo studio, chiudendosi la porta
alle spalle con un tonfo sordo. Si lasciò cadere contro di essa
e rimase sul pavimento gelido per pochi istanti, la mente governata da
pensieri troppo martellanti e differenti per essere captati totalmente.
Non avrebbe mai potuto sconfiggere Klaus da sola, questo era più
che vero, ma aveva scorto un barlume di speranza quando aveva rivisto
Stefan. I Salvatore. Suo padre gliene aveva parlato ampliamente, e
anche Katherine, con toni diversi e diametralmente opposti. John li
odiava per quello che provavano nei confronti di Elena perché
avrebbero potuto farla soffrire a causa della loro natura, ma Katherine
le aveva raccontano, a grandi linee, la loro storia. Certamente tutto
ciò che la vampira diceva poteva essere creduto solo in piccola
parte, però Nicole lo aveva fatto abbastanza da fidarsi di
Stefan e sperava di non pentirsene. Si alzò, poggiandosi al muro
dietro di lei, e si guardò intorno. I grimori antichi, alcuni
anche secolari, custoditi gelosamente, come reliquie di santi pagani,
da Gloria, erano sparsi sulla scrivania di noce al centro della piccola
stanza quadrata illuminata dal bel tramonto di Chicago, unico e
indescrivibile. Aveva cercato per tutta la mattina, rovistato per
meglio dire, tra i tomi impolverati per cercare l’incantesimo,
venendo, poi, scoperta da Gloria e rimproverata come una bambina.
Arrossì lievemente e scosse il capo per quel pensiero, dandosi
mentalmente della sciocca. Non voleva tradire la fiducia di
quella che era divenuta un’amica sincera e non l’avrebbe
fatto. Cominciò a impilare i grimori per riporli nel perfetto
ordine in cui li aveva trovati nella libreria oramai semivuota,
cercando di non udire le voci oniriche delle streghe che li avevano
scritti. Dopo che ebbe terminato, il Sole aveva lasciato il posto alla
Luna nel terso cielo della terza più grande città
americana. L’ibrido e Stefan dovevano essere tornati da Gloria
con ciò che le serviva. Prese un respiro profondo e uscì
a grandi passi dallo studio. Due uomini al bancone attirarono
immediatamente il suo sguardo e inclinò il capo, sorpresa di
trovare il secondo. Damon Salvatore era un mistero per lei. Pur sapendo
che Katherine aveva un rapporto con entrambi, non aveva smesso di
amarla per 145 anni, cercando un modo di salvarla senza sosta, poi si
era innamorato di Elena, della sua sorellina così diversa dalla
quella vampira crudele capace solo di distruggere. Aveva trasformato
sua madre in una vampira, ma Elena continuava a volergli bene, come se
fosse stato il suo migliore amico.
« Che posso dire? Amo il brivido.»
Nicole trattenne a stento un sorrisetto divertito dalla situazione
paradossale, poi un’idea improvvisa le attraversò la
mente. Stefan non era nel locale. Magari Elena poteva essere con lui,
magari quello poteva essere un diversivo per permettere che i due
innamorati si incontrassero nuovamente. Il cuore accelerò i
propri battiti e un sorriso aperto, di autentica felicità, le si
distese sulle labbra. Si precipitò verso l’uscita, poi
verso il parcheggio. La vide subito. Bella nel suo corto abito viola
fermato sotto il seno da un’elegante fascia nera, Elena era
stretta nell’abbraccio vissuto con Stefan. Aveva gli occhi chiusi
e sulle sue labbra brillava un piccolo sorriso, tenero, dolce, che le
fece sorridere di rimando fino a quando non si accorse della siringa
nella sua mano. Aggrottò le sopracciglia e schiuse le labbra,
incredula ancor di più quando vide Stefan stringerle il polso
con rabbia. Mosse un passo verso di loro per intervenire, ma si
bloccò per ascoltare le sue parole intrise di una potenza
distruttiva troppo forte per essere nata dal vampiro calmo di cui le
avevano raccontato.
« Quanto più chiaro posso essere? Non voglio tornare a casa!»
Puro dolore, non causato dalla pressione del vampiro, ma dalle sue
parole, ottenebrò lo sguardo di Elena che si rivolse dinanzi a
sé sino ad incontrare il suo.
« Nicole,» la chiamò, incerta, con voce tremante, totalmente dimentica di Stefan, del mondo circostante.
« Ciao, Elena,» mormorò la sorella con un sorriso
timido, sfiorandosi l’avambraccio, per non portarsi le braccia al
petto in posizione di difesa, e avanzando verso la coppia. Elena
l’osservò attentamente. Aveva i capelli più corti
che le arrivavano sulle spalle strette dello stesso colore della Luna
sopra di loro, per il resto era come se la ricordava dall’ultima,
spiacevole, volta in cui si erano incontrate, in occasione del funerale
di John e Jenna, la mattina dopo il sacrificio. Non si erano scambiate
una sola parola, ma si erano osservate a lungo, Elena troppo afflitta
per avere la forza di accoglierla e Nicole non avente il desiderio di
riprendere un bel niente tra di loro, « Non dovresti essere qui,
lo sai,» aggiunse, sciogliendo il sorriso e volgendo il capo
verso il bar, come per richiamarle alla memoria l’ibrido.
« Sono venuta per Stefan, per riportarlo a Mystic Falls, a
casa,» esclamò con gli occhi velati di lacrime. La ragazza
annuì, comprendendo quanto grande fosse il suo desiderio.
« Non voglio più vederti, Elena,» affermò Stefan collerico, imprimendo una potenza dirompente nelle due frasi successive, « Non voglio più stare con te. Voglio solo che tu te ne vada,»
aggiunse ai limiti della malvagità prima volgerle le spalle e
lasciarla lì, inerme e ferita. Nicole abbassò il capo per
non vedere le sue lacrime sino a quando non sentì la portiera
della macchina chiudersi di scatto con un tonfo che risuonò nel
parcheggio silenzioso. Era sconvolta e avrebbe dovuto parlarle,
consolarla per ciò che le era accaduto, in fondo erano pur
sempre sorelle, ma una forza esterna la stava bloccando sul posto.
Probabilmente Elena l’avrebbe mandata via se avesse cercato di
avvicinarsi a lei, e a ragione. Era finiti i tempi in cui avevano un
rapporto profondo. Udì dei passi per il parcheggio e volse il
capo verso il vampiro dagli occhi di ghiaccio. Per quanto fosse assurdo
quel pensiero, Nicole sentì che sua sorella era ormai al sicuro.
Damon la guardò per un solo istante, non meravigliato di
trovarla lì, poi avanzò verso l’auto. Nicole
tornò dentro e incontrò subito lo sguardo di Gloria:
tutto doveva ancora incominciare.
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Salve a tutte. Primo tentativo di scrivere una long fic su The vampire
Diaries. Questa storia è stata al centro dei miei pensieri per
settimane prima che decidessi di scriverla per davvero. È una
Klaus/Nuovo personaggio, ovvero Nicole Gilbert, anche se non
mancheranno le altre coppie, prevalentemente il mio nuovo OTP, la
coppia più assurda del mondo, ma che mi ha colpito,
Jeremy/Rebekah, poi il triangolo fatale Damon/Elena/Stefan,
l’amato Forwood e altre.
Il personaggio di Nicole è particolare, non molto semplice da
comprendere, anzi alle volte può risultare antipatico e
incomprensibile, ma questo verrà spiegato più avanti.
Somiglia moltissimo fisicamente a Taylor Momsen, Jenny Humphrey in
Gossip Girl. Alcuni dialoghi, quelli in corsivo, sono ripresi dalla
puntata. Spero che la storia possa piacervi perché a me piace
davvero molto scriverla. Un saluto, alla prossima, almeisan_
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