testo.
Capitolo
otto
"Fuga da Helsinki"
«Mi
piace.»
– decretò Simone infilandosi tra
le lenzuola.
Lou
si stava struccando allo specchio, infagottata in un pigiama lungo
rosa.
La
sottoveste lilla che Nur le aveva regalato era troppo preziosa per
usarla ogni notte, quindi era tornata ad indossare le sue mise
improbabili.
«Davvero?
– chiese Lou dolcemente – Lo hai visto solo per
qualche ora, come
fai a dire che ti piace?»
«Tu
quanto tempo ci hai messo per decidere che ti piaceva?»
– le
chiese ironico.
Lou
gli sorrise attraverso lo specchio.
«Mezzo
secondo. E’ bastato che lo guardassi negli occhi…
non è neanche
il mio tipo ideale…»
– disse a bassa
voce.
«Non
esiste il tipo ideale, Grace. Esiste l’alchimia tra due
persone:
dopotutto siamo animali anche noi. A volte scatta la scintilla con
chi meno ti aspetti…»
«È
tutta chimica, vero?»
– Lou sapeva cosa pensasse il
suo amico
riguardo all’amore e ai colpi di fulmine.
Secondo
Simone due esseri umani erano attratti tra loro per una combinazione
di fattori e non tutti ammirevoli come la purezza e l’amore
romantico.
«Esatto…
chimica e anche altro. Nel vostro caso è un bisogno di
essere amati
per quello che si è dentro e non per come si
appare.»
Lou
si girò a guardarlo curiosa.
«E
tu hai capito questo, passando con lui solo qualche ora? Come fai a
dirlo?»
«Pensi
che a lui faccia piacere essere amato e desiderato solo per il nome
che porta? Oh sì, in passato deve essergli andato
più che bene:
lui, una star con centinaia di donne che gli morivano dietro. Non
doveva far altro che scegliere, anche se a quanto sembra, non sia mai
stato molto fortunato in amore… penso che per lui sia
arrivato il
momento in cui abbia bisogno di altro.
Negli
ultimi anni ha cambiato molto della sua vita, Lou… ha fatto
tante
cavolate, credimi; ha sofferto, è stato sul punto di
autodistruggersi ma ne è uscito. E forse si è
reso conto di quello
che è davvero importante in questa vita.
È sempre
stato un romantico, crede nell’amore: non come ci
credi tu.
Tu sei solare e sogni la favola. Lui è un principe dark e
vive
l’amore intensamente, con tormento, anche come sofferenza.
Vi
completate: siete come il sole e la luna.»
Lou
si morse le labbra, pensierosa.
«Sai
la favola del Sole e della Luna, Will? Beh, dice che non si
incontrano mai: si amano da lontano senza mai potersi
toccare
veramente… Non credo sia un paragone che mi
piaccia…»
- disse
depressa.
«Quella
è solo una favola. Intendevo dire che ognuno di voi
può portare
nella vita dell’altro qualcosa che manca. Grace, io vedo come
lo
guardi. E vedo come ti guarda lui: in questo caso specifico, penso
che il detto “gli occhi sono lo specchio
dell’anima” sia più
che giusto.
Diamine
– disse impacciato e con una punta di stizza – sai
come la penso
su determinate cose. Non credo nell’amore da film,
ma… me ne
pentirò di questa cosa, ne sono certo: la sensazione che ho
avuto è
che a parlare per voi non siano i corpi. Che detto tra noi schizzano
ormoni come vulcani, eh! Santo cielo stasera tra voi c’era
una
corrente invisibile a legarvi: se non c’eravamo noi presenti,
sai
benissimo come sarebbe finita… brutta maiala, non fare quel
sorriso
ebete! – Simone le lanciò un cuscino, ridendo,
vedendo Lou
sorridere estatica – Stavo dicendo, che sembra che siano le
vostre
anime ad essersi riconosciute…»
Lou
gli sorrise con gli occhi illuminati.
Sentir
dire una cosa del genere da Simone era qualcosa che non si sarebbe
mai aspettata.
«Lo
pensi davvero?»
– chiese lei senza fiato. Non
avrebbe mai ammesso
neanche a se stessa che quella era anche la sua sensazione: aveva
troppa paura di sperare.
«Sì,
non so come spiegarlo senza cadere nel ridicolo e in parole scontate!
Ma è questa la mia sensazione: siete uniti da qualcosa che
non
riesco a capire… e vorrei dire che potrebbe essere solo
attrazione
fisica, ma vedo anche altro. Potreste stare in una stanza affollata,
circondati da mille persone e voi continuereste a guardarvi come se
non ci fosse nessun altro al mondo… Disgustosamente
romantico!»
–
sbuffò.
Lou
si infilò nel letto accanto a lui, ridendo del cinismo del
suo
amico.
«Spero
con tutto il cuore che sia così… per me lo
è. Sono una stupida,
lo so: mi contraddico da sola.
Ho
paura, ho mille dubbi e poi credo a qualcosa tipo “la mia
anima ha
riconosciuto la sua”… patetico. Ma lui…
lui tocca qualcosa
dentro di me, che non sapevo nemmeno di avere.
Con
Andrea era diverso – disse accigliandosi – non so
dire ancora in
che modo differente, ma lo è. Ville mi emoziona. Mi
intenerisce e mi
fa infuriare. Riesce a farmi toccare il cielo con un dito anche solo
con uno sguardo…»
«Grace…
sei innamorata: dillo. Non è mica una bestemmia!»
«Pensi
che io sia innamorata di lui? – chiese lei massacrandosi le
unghie,
laccate di fresco – Ma lo conosco appena!»
Simone
le allontanò le mani dalla bocca, con un colpetto secco,
continuando
a parlare.
«Hai
appena detto come ti senti quando sei con lui: ti dà
emozioni. Già
il solo fatto che qualcuno riesca a farti effetto è
importante,
Grace. Da quanto tempo non ti sentivi così?»
«Non
mi sono mai sentita così…» -
rispose Lou
con un filo di voce.
«Ti
sei appena risposta da sola, allora! E che cosa vuoi che ti dica? Non
ci sono regole in amore… per quello che ho potuto vedere
stasera,
dico che ci sono tutti i presupposti per qualcosa che non
dimenticherai mai.»
«Dai
per scontato che possa finire, allora?»
«Non
farti venire le paranoie come al solito e non pesare ogni parola che
ti dico, santo cielo! Voglio solo dire che, se anche non fosse per
sempre come ti piace pensare, una storia come questa vale la pena di
viverla, perché non potrebbe che darti tante emozioni forti
e
avresti tanti ricordi piacevoli.»
******
Di
emozioni Ville gliene dava ogni volta che posava gli occhi su di lei.
Lou
pensò al modo in cui l’aveva salutata solo
mezz’ora prima.
Abbracciati
davanti alla porta di casa dove lei lo aveva accompagnato prima che
andasse via per tornare alla sua magica torre.
«”Prinsessa”…
- le sussurrava all’orecchio, causandole brividi infiniti
– posso
rapirti e portarti via con me, nel mio mondo oscuro e
tenebroso?»
Sorrideva
dolce.
«Perché
oscuro? – aveva chiesto, accarezzandogli la guancia
– non sei per
niente oscuro, Ville. Forse un tantinello tenebroso e poco socievole,
ma non oscuro. Non per me…»
«E
come mi vedi? – le aveva chiesto alzando gli occhi,
baciandole il
naso – non ti faccio per niente paura?»
«Paura?
No, paura no. A volte mi irriti a morte… per lo meno i primi
giorni
in cui ci siamo conosciuti, avrei volentieri tirato un bel ceffone su
questa faccia elegante e pallida… - disse sorridendo
dolcemente,
passandogli le dita sui lineamenti perfetti e cesellati –
come ti
vedo? Misterioso, interessante, dolce… sensuale…
- disse col
fiato mozzo mentre lui le intrappolava le dita tra le labbra
– un
uomo mai scontato e noioso, al contrario di quello che pensi tu. E
bellissimo.»
– concluse lei, senza nessuna vergogna
o paura.
Non
aveva senso nascondergli i suoi pensieri.
Non
voleva lei stessa tenergli nascosto quello che poteva benissimo
leggerle sul viso ogni volta che lo guardava.
«Bello?
Non sono bello quanto il tuo ex.» -
disse
pensieroso.
Perché
tirava in ballo Andrea ora?
«Ville,
la bellezza è soggettiva. È vero, il mio ex
è un bel ragazzo…
una bella scatola vuota.
E
mi fa male dirlo: ho passato con lui dieci anni della mia vita.
–
non voleva parlare di lui e rovinarsi quel momento perfetto con Ville
– Tu sei bello. Andiamo… lo sai bene! Sei uno
degli uomini più
belli che io abbia mai visto, ma non è questo che io intendo
per
bellezza…
Sei
bello per come mi fai sentire.
Sei
bello per quello che fai e che dici, per come lo dici e lo
fai…
Hai
una voce indescrivibile, un talento unico…
Tante
“piccole cose” - se piccole possiamo
chiamarle.»
"Mi
spaventa solo pronunciare il tuo nome e collegarlo all’uomo
che sto
guardando negli occhi, a te che ora sei qui, con me… e mi
baci…"
«Cose
che potrebbero passare inosservate, ma che unite tra loro ti rendono
ai miei occhi… perfetto. Oh, so che non lo sei… -
disse notando
il suo ghigno – ma quello che vedo mi piace. E ti trovo
bello.»
Ville
non rispose subito… si limitava a cullarla tra le braccia,
dondolando piano sui piedi.
«Non
so che dire… non voglio contraddirti. Ma devo avvisarti che
tutto
sono tranne che bello e perfetto. Sono davvero un rompipalle, forse
sono anche un geloso e insicuro cronico. Spesso sono esigente con
tutti, anche per cose banali. Sono ossessivo e con tendenze
autodistruttive…»
Lou
gli prese il viso tra le mani, baciandogli le labbra.
Come
poteva fargli capire che tutti quei difetti che lui le stava
elencando, ai suoi occhi apparivano affascinanti? Come fargli capire
che per lei era diventato caro e prezioso, in così poco
tempo,
toccandole il cuore? Che oltre che bello e misterioso lo trovava
tenero e dolcissimo?
Non
aveva parole abbastanza belle e chiare per spiegarglielo.
Nessuna
bella come la canzone che aveva cantato quella sera e che lui aveva
scritto… non poteva competere con quello che racchiudeva
quella
mente e quel cuore che batteva lento e regolare contro il suo.
Poteva
dimostrarglielo nell’unico modo che al momento le veniva in
mente,
spinta dal bisogno di sentirsi unita a lui, di fargli capire quello
che provava.
Lo
baciò impetuosamente, aggrappata al suo collo, in punta di
piedi per
arrivare alla sua bocca.
Lui
le rispose pronto, con entusiasmo crescente.
“Sentimi…
mi senti? Ti prego entra nel mio cuore e non farmi
male…” - pensò
ansiosa mentre il bacio diventava sempre più profondo.
Chiuse
gli occhi concentrandosi sulla sensazione che le dava averlo
così
vicino, con le labbra fuse alle sue, le braccia, le mani che
varcavano confini…
Il
cuore di Lou correva veloce, il respiro affannoso… emozioni
come
desiderio, dolcezza, commozione si riversavano dentro di lei, ogni
volta che Ville la guardava, la toccava… le veniva da
piangere e
non per la tristezza.
Era
la prima volta che provava qualcosa del genere e un singhiozzo
trattenuto le sbocciò dalla gola.
Ville
la strinse ancora più forte, quasi a voler fondere i corpi
in uno
solo, schiacciandola tra lui e il muro. Le mordicchiava piano le
labbra, ne tracciava i contorni con la lingua per poi tornare ad
accarezzarle piano, senza fretta con studiata lentezza...
Il
bacio si prolungò, lasciandoli senza fiato... crescendo
d'intensità,
fino a farle temere che sarebbe implosa... la braccia scesero a
circondarli il bacino spingendosi contro il suo istintivamente.
Sentì
le mani impazienti di lui che le aprivano la giacca per infilarsi
sotto il maglione in cerca della pelle.
Lou
trattenne il respiro quando sentì la mano sfiorarle il
ventre piatto
per risalire e posarsi a coppa su un seno.
«Lou...
- sussurrò roco, staccando per un attimo la bocca
– guardami...»
Lei
obbedì alzando il viso, distratta dalle sue labbra arrossate
e
gonfie per i baci; poi incontrò i suoi occhi....e
dimenticò anche
come si chiamava.
Annegò
in quei pezzi di giada che la divoravano come una fiamma.
Non
voleva che si fermasse.
«Sì?»-
rispose in un soffio, fissandolo con occhi socchiusi.
«Lou...
ripeté ancora – ti desidero, ti voglio...» - lo
disse come una
constatazione di fatto, accigliandosi, accarezzandole le labbra con
il pollice.
«Sì...
- rispose, confusa da tutto quello che lui le faceva, la mano calda
sul seno che si muoveva piano sopra la stoffa sottile del reggiseno,
il corpo magro che premeva contro il suo, gli occhi... l'altra mano
che le teneva il viso... - Ville... anche io...»
Lui
rise piano.
«Allora
credo che abbiamo un problema...»
Lou
aveva le balle di fieno che rotolavano nella testa: era completamente
rimbecillita dalla sua vicinanza e ci mise un po' per raccogliere
qualche pensiero coerente, non invaso da ormoni.
«Che
vuoi dire?»
– chiese ansimando.
“Concentrati
Lou...”
«Che
se continuiamo così, ci prenderemo un bel raffreddore...
perché
temo che non possa controllarmi oltre.»
«Oh.»
Ville
rise, baciandola ancora.
«A
meno che tu non voglia venire a casa mia...» -
buttò lì lui a
voce bassa, guardandola di sottecchi.
Lou
non rispose.
«Immagino
sia un no...» -
sospirò baciandola ancora.
Tolse
lentamente e con riluttanza la mano da sotto il maglione, prendendola
per la vita, abbracciandola
ancora e posandole la fronte sulla sua.
“Veramente
non mi hai dato il tempo...” - pensò Lou
mordendosi le labbra.
Era
stata sul punto di urlargli sì, ma lui aveva interpretato il
suo
silenzio per un no.
Forse
era meglio così in fin dei conti.
Non
se la sentiva di andare da lui: quella era la casa del cantante,
mentre a casa sua lui era solo Ville... si rese conto che faceva
discorsi contorti nella sua mente ma non se la sentiva di entrare nel
“suo mondo”... mentre lui già era parte
di quello di lei.
Si
appoggiò tremante a lui e stringendolo forte,
affondò il viso nel
collo respirando il profumo della sua pelle.
Le
piaceva da morire il suo odore... “alchimia” la
chiamava Simone.
Forse
aveva ragione lui. Sarebbe rimasta così anche tutta la
notte, solo
per non farlo andare via.
Lou
cercò di riportare il respiro ad un ritmo meno frenetico.
«Se
continui così Valo, mi ammazzi sul serio... allora
sì che farò il
tuo fantasma...»
Ville
rise divertito.
«Te
lo ha detto Nur?! Sai mi piaceva l'idea che tu fossi lì solo
per
me... non ti ho mai vista come qualcosa di reale...c'eri ma non
c'eri... apparivi e basta.»
«Io
invece non ti ho mai visto prima di quella notte... strano vero? -
disse lei alzando il viso per guardarlo. Era così bello
quando
rideva... - per me eri veramente un fantasma.»
«Non
mi hai mai visto e scommetto che non volevi neanche vedermi...
ammettilo: ti stavo sulle palle!- sospirò lui –
Ora ti sto
ancora antipatico?»
«Un
po' – rispose vaga Lou, baciandogli il mento – ma
non sei
malaccio, dopotutto...»
Altra
bassa risata.
«Menomale...
sto facendo progressi per entrare nel tuo cuore, allora?»
“Non
sai quanto sei già radicato dentro...”
«Te
la stai cavando bene... per ora...» -
scherzò lei.
«Ne
sono lieto.» -
rispose lui, con gli occhi chiusi mentre
cercava di
cogliere al volo le labbra di Lou che gli baciavano ancora il mento.
«Ville?
- bisbigliò – Verrai ancora qui, di tanto in
tanto?»
Improvvisamente
aveva paura che lui facesse brevi sporadiche apparizioni.
Non
voleva chiedergli quando lo avrebbe rivisto... era ancora pudica in
quel senso e non voleva dargli l'impressione di stargli addosso.
Non
voleva allontanarlo da lei, per nessun motivo al mondo.
Lui
aprì gli occhi guardandola serio.
«Certo
che verrò ancora da te... che domande sono? Verrò
ogni volta che
avrò voglia di vederti o tu avrai voglia di vedere
me.»
“Se
fosse per me ti legherei a letto e non ti farei andare più
via...”.
Si
morse le labbra.
«E...
quando avrai voglia di vedermi di nuovo?»
«Mi
stai chiedendo per caso se voglio vederti subito, già da
domani? Sai
che la risposta è positiva vero?»
Il
suo stomaco fece un sobbalzo di piacere. Gli si strinse contro,
restando in silenzio.
«Vorrei
passare con te ogni momento libero, Lou... devo avvertirti
però che
non me ne concedo mai molto: sono molto preso dalla musica. Sempre.
Stiamo registrando e provando dei brani per il nuovo album, quindi
sparisco spesso...»
«Il
nuovo album? - chiese Lou alzando gli occhi a guardarlo in viso,
notando la nota diversa del suo tono – Non sapevo che steste
preparando un nuovo album.»
Del
resto lei non conosceva gli HIM... come poteva saperlo, se non era
una loro fan e non li aveva mai seguiti?
«Sì,
proviamo da un po'... ma ci sono stati diversi intoppi e cosa
più
importante, non abbiamo una casa discografica ancora! Questo ci ha
rallentato e porta tensione al gruppo... ma non voglio parlare di
questo con te, non ora...”- le disse tornando a guardarla.
Lou
non fece altre domande: aveva capito che per lui, la musica era tutto
e non voleva invadere quel suo spazio intimo se non voleva... avrebbe
atteso fino a che non fosse stato lui a parlagliene spontaneamente.
Posò
la testa sul suo petto all'altezza del cuore, stringendogli la
braccia intorno ai fianchi snelli.
Si
rese conto che non voleva lasciarlo andare via... se solo casa sua
non fosse invasa dagli amici, gli avrebbe chiesto di rimanere a
dormire con lei.
Ma
c'era Simone che dormiva in camera e Nur con Julian ancora sul divano
che parlavano e bevevano allegramente e aveva la netta impressione
che presto si sarebbero trasferiti in camera da letto... non sapeva
se a quel punto aveva ancora senso dirle di lei e Ville, se ancora
non ci fosse arrivata da sola.
«Uhm...
a cosa pensi?»- le
chiese Ville posandole le labbra sulla
fronte.
«Non
voglio che tu vada via...»
- rispose semplicemente lei a
voce
bassa, la bocca soffocata contro il suo petto.
Lei
sentì la sua risata gorgogliare.
«E
rimaniamo qui tutta la notte? Ok... mi sta bene, sei tu che sei
infreddolita, cara la mia ragazza italiana...»
«Se
ci sei tu a tenermi stretta, non ho freddo.»
Ville
non rispose ma lei sentì che tratteneva il respiro e la
stringeva
ancora più forte.
«Dolce...
sei così dolce, 'Prinsessa'...»
- disse poco dopo con
voce roca.
Lou
chiuse gli occhi al suono della sua voce: ne era incantata.
Le
entrava direttamente nel cuore ogni volta che lui apriva bocca... e
quando le sussurrava chiamandola “Prinsessa”,
lei non
resisteva.
Sempre
ad occhi chiusi alzò il viso chiedendogli silenziosamente di
baciarla ancora.
Ville
non la fece attendere molto... le sue labbra erano così
vellutate
che lei sentì le ginocchia piegarsi.
Come
ogni volta, non riuscivano più a fermarsi... i respiri
affannosi e
le mani che cercavano scorciatoie attraverso i vestiti.
Ora
le mani di Ville sembravano essere ovunque su di lei, lasciandola
stordita.
La
spingeva contro il muro e lei sentiva chiaramente il suo desiderio
premere contro i jeans.
Non
aveva smesso di baciarla per tutto il tempo, ma ad un certo punto si
staccò improvvisamente, facendola vacillare in avanti.
«'Prinsessa'...
- disse secco con voce arrochita, passandosi una mano sul viso
–
diamine! Mi stai mandando fuori di testa...»
«Scusa.»
- disse lei piano facendosi piccola piccola, temendo di aver tirato
troppo la corda.
«Ma
no... non chiedere scusa. È che... beh, ho voglia di te, ma
se
rimaniamo qui daremo spettacolo. In effetti non ricordo di aver mai
fatto l'amore in strada...»
Lou
sentì una fitta di gelosia al pensiero di lui con altre
donne, ma
tenne la sua espressione neutra.
«Hai
ragione... allora è meglio che rientri.» -
disse con la gola
secca.
Ville
le guardava le labbra poi le tese una mano tirandola verso di lui.
«Sogni
d'oro, 'Prinsessa'...»
-
le baciò lieve la fronte.
«Dormi
bene, Ville...»-
rispose lei delusa dall'improvvisa distanza
che
aveva messo tra loro.
Sapeva
il perché l'aveva fatto ma avvertiva già la
mancanza del contatto
fisico con lui.
Ville
le sorrise allontanandosi lungo il vialetto e prima di scomparire
dietro il muretto di mattoni rossi si
voltò ancora una volta per salutarla con la mano.
Lou
rispose, rabbrividendo prima di rientrare in casa sospirando e ancora
infiammata dai suoi baci.
******
«Lì
fuori abbiamo rischiato di farlo contro la parete... - disse Lou
distrattamente – Santo cielo... mi
fa
impazzire...»
«Lo
vedo, eh! Eri sconvolta quando sei rientrata! Ma perché
non sei
andata da lui, non capisco?»
«Me
lo ha chiesto ma non mi ha dato tempo di rispondere... e poi credo
sia meglio così per stasera: non potevo lasciare voi qui,
non sta
bene!»
«Grace,
sinceramente a me avrebbe fatto più piacere saperti nel
letto con
Valo... e credo che a Nur importi poco ormai.» -
disse acido
e
ironico, facendo segno verso la camera attigua da dove venivano suoni
soffocati di tanto in tanto. Come avevano previsto, Nur si era
portata a letto Julian: entrambi alticci si erano defilati mentre lei
e Ville erano intenti a pomiciare in strada.
«In
fondo è meglio così: mi sento meno in colpa ora.
Le dirò comunque
di Ville ma con meno ansia!»
«Io
se fossi in te me ne fregherei altamente: come ti ho già
detto, la
Regina di Saba non aveva nessun interesse per Ville, se non quella di
avere un altro trofeo.»
«Non
dire così, non mi piace che parli di lei in questo modo: non
è come
sembra!» -
rispose stizzita Lou, difendendo la sua amica.
«Ah
no? Secondo te quanto gliene importa a lei di essersi portata a letto
uno che fino a due ore fa faceva il cascamorto con te?»
Lou
lo fissò senza rispondere, poi disse: «Evidentemente
anche a
Julian andava, da come la guardava stasera.»
«Solo
perché tu non gli hai dato corda, Grace... ripetiamo la
stessa cosa.
Lui piace a lei, lui non la ricambia ma gli piace l'amica, l'amica
invece piace al terzo amico ma si accontenta della prima...»
«Uhm...
le cose non sono sempre semplici, vero?»
«Quasi
mai, ma almeno due in questa storia sono soddisfatti: tu e Ville. E
direi che è la cosa più importante, o
no?»
«Sì,
è la cosa importante in questo momento.»
-
sospirò pensando a
Ville, desiderando essere con lui.
Poi
riportò l'attenzione al suo amico, ricordando all'improvviso
che
nella mail lui le diceva di avere cose importanti da dirle.
«Cos'era
che dovevi dirmi di importante? Mi avevi accennato nella mail che
c'erano novità... non abbiamo avuto un attimo di tregua in
questi
giorni, dimmi di che si tratta?»- gli
chiese voltandosi verso
di
lui, curiosa.
«Ah
sì... beh, - sorrise imbarazzato – forse mi
daranno una mia linea
di abiti.» -
buttò lui con indifferenza.
«Cosa?!
E me lo dici così? Come? Quando? Oddio, sono strafelice!
Racconta!»-
saltò sul letto contentissima per il
suo amico.
«Niente
di che, Grace: è solo una linea minore... ma è
solo mia!» -
disse
lui entusiasta con gli occhi che gli brillavano.
Lou
lo abbracciò stritolandolo.
«Oh,
mi farai vedere i bozzetti quando li disegni?! Ti prego, ti prego,
ti prego! Voglio essere la prima!»
Simone
rise compiaciuto del suo entusiasmo.
«Non
posso e lo sai... ma ti manderò un invito speciale per la
mia prima
sfilata: non potrai mancare, dovrebbe essere questa estate. Avevi
detto che saresti venuta per le vacanze, ricordi? O stai già
cambiando idea, ora che c'è Valo?” - le chiese
dubbioso.
«Assolutamente
no, verrò!» -
rispose Lou, anche se in un primo
momento, aveva
pensato alla possibilità di rimandare le vacanze per stare
ad
Helsinki.
Con
Ville.
Era
meglio che rimanesse con i piedi per terra: fare progetti a lungo
termine o cambiare i suoi programmi in base alla storia, se
così
poteva chiamarla, con Ville, era sbagliato.
Il
piacere di frequentarlo e averlo nella sua vita non doveva
interferire con quello che aveva sempre fatto, si disse convinta.
Non
avrebbe più vissuto in funzione di qualcuno, anche se era
speciale
come Ville.
Simone
alzò gli occhi al cielo sentendo i rumori e i gemiti
soffocati che
venivano dalla stanza di Nur.
«Almeno
potevano andarsene a casa di Julian...»
«Beh
è anche casa sua questa, Will... può fare come
vuole...» -
rispose Lou
perplessa.
Ma
anche lei era un po' stupita dal comportamento strano di Nur.
Sperava
di trovare un attimo di calma il giorno seguente per poterle parlare
e chiederle cosa non andava.
Quando
però lei e Simone si svegliarono, molto tardi dal momento
che
avevano parlato fino all'alba, Nur e Julian erano già usciti.
Come
tutti i sabato Lou andò nel vicino supermercato per la spesa
settimanale e l'appuntamento con il Sig. Korhonen, che come sempre
l'aspettava pacifico davanti al cancello di casa.
Lui
squadrò attentamente Simone quando lei lo
presentò come il suo più
caro amico italiano limitandosi ad uno dei suoi sorrisi gentili e
luminosi.
Passando
davanti casa di Ville lei sbirciò in alto chiedendosi se
fosse già
sveglio.
I
pensieri di Lou però erano per Nur: era preoccupata e
sentiva la sua
amica lontana e aveva una strana sensazione. Sperava di sbagliarsi.
Dopo
aver aiutato il Sig. Korhonen a portare la sua spesa fin davanti la
porta, lei e Simone erano indecisi sul da farsi: aspettare Nur per
pranzo oppure uscire per conto loro.
Mentre
si avviavano verso il cancello Lou girandosi vide che qualcuno era
vicino al cancello di casa di Ville.
Una
donna.
Una
donna mora, molto alta e bella per la precisione. Che attendeva di
entrare, battendo il piede impaziente. Lou si immobilizzò
improvvisamente gelata.
Si
girò verso Simone che perplesso seguì il suo
sguardo. La donna
pochi secondi dopo sparì all'interno. Nausea e malessere
subito le
furono addosso.
Simone
la spinse verso casa in silenzio. Una volta all'interno le tolse le
buste della spesa dalle mani.
«Grace!
Ora non viaggiare con la fantasia! Può essere una
collaboratrice,
qualcuno della casa discografica... non farti venire subito strane
idee!» -
sbottò spazientito davanti
all'espressione pallida di Lou
che ancora non proferiva parola.
«Una
collaboratrice? Quella?! Sembrava una modella.... quale
collaboratrice? Ma l'hai vista?» -
disse senza fiato Lou.
«L'ho
vista! Cavolo, Helsinki è pieno di donne simili, di che ti
stupisci?! Guardami!» - le
ordinò piazzandosi
davanti a lei, che
si era accasciata sul divano, inerme.
Lou
alzò gli occhi su di lui e ciò che Simone vi
lesse non gli piacque
affatto.
Sembrava
tornata la Lou ai tempi di Andrea, il che lo fece andare su tutte le
furie, ma si trattenne cercando di mantenere un tono calmo e
accondiscendente.
«Frena
qualunque cosa quella tua testolina malata stia macinando,
perché
non ti servirà a niente! Grace: dagli fiducia. Non puoi
saltare a
conclusioni sbagliate non appena vedi l'ombra di qualcosa che
è
fuori dal tuo mondo! E' solo una donna!»
«Solo
una donna... anche Sophie era solo una donna.»
«Ecco
che paragoni Ville ad Andrea! Sei impossibile: sono come la notte e
il giorno! Ville tiene a te... sei cieca? Vedrai che ci sarà
una
spiegazione e te la darà lui... e se non lo farà,
non prendere le
distanze come tuo solito!» -
sbottò Simone che la
conosceva fin
troppo bene e sapeva che Lou ora stava fantasticando senza sosta con
pensieri assurdi.
Lou
si sentiva fiacca e svuotata: ogni sua paura, ogni suo timore e
insicurezza la stavano sopraffacendo senza che lei potesse far nulla
per fermarle.
«Will,
ma che ne so io com'è lui?! Non lo conosco che da poco
tempo.
Potrebbe essere un bravo attore, per quel che ne capisco di uomini! -
sbottò Lou - Sono la solita stupida che si fa
abbindolare...»
«Oh
santo cielo! GRACE!- urlò Simone stridulo, facendo
schizzare
via Katty dal divano che corse a rifugiarsi in camera da letto
– Ma
non può essere un'amica?! O solo tu puoi averne e meritare
fiducia?!
Sei insopportabile, davvero!»
Come
faceva a dirgli che era terrorizzata? Come faceva a dirgli che Ville
era già diventato troppo importante per lei? Come faceva a
dirgli
che non si sentiva all'altezza di nessun uomo, figuriamoci di uno
come Ville? Cercò di rilassarsi respirando a fondo,
chiudendo gli
occhi.
Erano
solo sue paure, lo sapeva bene: aveva ben a fuoco l'idea e la
possibilità che tutto potesse finire da un momento
all'altro, come
in un sogno.
Lei
si sarebbe svegliata e avrebbe preso coscienza che con Ville era
stata solo una favola.
Aveva
deciso che avrebbe vissuto quella storia, così come veniva,
senza
aspettarsi nulla di più... eppure...
Eppure
non riusciva ad
arrestare il panico.
Non
riusciva a pensare ad altro che alla donna splendida che aspettava di
entrare impaziente e imbronciata in casa di Ville... immaginava loro
due insieme, le mani e le labbra di Ville che si posavano dove, solo
la sera prima, avevano vagato su di lei. Un sudore freddo la
investì
in pieno.
Si
alzò di scatto avvicinandosi alla porta finestra guardando
in
direzione della Torre.
Simone
la guardava accigliato e silenzioso, irritato.
«Beh?
Che c'è? Che stai pensando ora? - chiese acido –
Grace, mi fai
saltare i nervi quando sei così insicura di te
stessa!»
«Will...
- replicò lei a bassa voce – saltano i nervi anche
a me, per come
agisco, ma non riesco a farci nulla.»
«Beh,
cerca di reagire! Provaci.»
Lou
pensava alle parole di Ville della sera prima e si chiese se lo
avrebbe visto quel giorno stesso, come lui le aveva quasi promesso.
In quel preciso istante il cellulare di Lou iniziò a
squillare
vibrando in borsa: lei ci mise un'eternità a ritrovarlo.
Assurdamente pensava potesse essere lui, ma non poteva: non si erano
mai scambiati i numeri.
Era
Nur, ma appena lo ritrovò nel caos della sua enorme borsa,
il
cellulare smise di squillare.
Stava
per richiamarla quando il bip degli SMS le annunciò un nuovo
messaggio.
“Non
aspettatemi a pranzo e neanche a cena, sono impegnata.”.
Secco,
sintetico e molto freddo. Ecco. Anche Nur ci si metteva ora, con il
suo atteggiamento freddo e distaccato!
Lanciò
a Simone il telefonino per fargli leggere il messaggio e lui
alzò un
sopracciglio.
«Meglio
così, non era il caso che ci si mettesse anche la Regina di
Saba
offesa in tutto questo melodramma!»
Improvvisamente
Lou sentì che sarebbe scoppiata se rimaneva in casa ancora
un minuto
di più.
«Fai
una borsa e mettici dentro il necessario per due giorni: andiamo in
un posto dove saremo solo io e te, lontani da tutto e tutti.»
«Stai
scappando?»
«No,
sono stanca di aspettare i comodi di tutti: sei qui e voglio fare
qualcosa solo con te.» -
rispose decisa, dirigendosi in
camera per
preparare la sua borsa.
«Ehm...
- disse Simone, schiarendosi la voce – Non vorrei dire nulla,
lungi
da me frenare questo entusiasmo, ma non dimentichi qualcosa?»
«Cosa?»
«La
gatta? Come fai con lei?» -
chiese Simone andandole dietro.
«Chiederò
a Nur di occuparsene.»
Non
intendeva farsi prendere dai sensi di colpa verso la felina. Le
avrebbe mandato un messaggio dicendole che lei e Simone, avrebbero
fatto escursioni nelle città vicine: del resto stava per
finire la
vacanza e lui non aveva visto che la sua casa, la galleria e il
supermercato!
«Nur?
Occuparsi di un micetto piccolo? Se vuoi ritrovarlo vivo al tuo
ritorno ti consiglio di trovare un' altra soluzione!» -
disse
ironico Simone, sedendosi sul letto.
«E
tu che consigli, genio?» -
chiese seccamente Lou mentre
apriva
cassetti per buttare slip e canotte sul letto.
«Portala
a Valo.»
Lou
si fermò con uno slip a mezz'aria fulminandolo con gli occhi.
«Non
sei divertente.»
«Non
intendevo esserlo.»
«Allora
evita di dire stronzate.»
«Grace,
sto parlando sul serio: sai che Nur non è affidabile. E
probabilmente Valo non sarà contento se la lasci a lei e te
ne vai
senza dirgli nulla...»
«Me
ne frego di quello che può dare o no fastidio a
Valo!»
«Addirittura?
Lo hai già condannato?! - replicò ironico Simone
– Senza neanche
dargli il beneficio del dubbio: migliori di minuto in minuto!»
«Piantala!
Ho voglia di andare via da qui! Portiamo la gatta con noi:
muoviti!»
«Con
noi? E come pensi di fare?»
«Andremo
a comprare una cuccetta da viaggio.» -
rispose sintetica Lou,
tornando all' “Operazione fuga da Helsinki”.
«Ooooook...
- disse rassegnato Simone alzandosi per preparare la sua roba. Quando
Lou faceva la decisa, c'era poco da discutere - Posso almeno
chiedere dove andiamo?»
«Porvoo:
è qui vicino ed è un posto tranquillo. Prenderemo
una casetta sul
fiume e staremo lì per qualche giorno. Ti
piacerà.»
******
Camminando
in riva al fiume, mano nella mano come due innamorati, Simone
cercò
più di una volta di riprendere il discorso Valo ma Lou lo
bloccò
seccamente.
Non
aveva voglia di parlarne. Voleva godersi semplicemente la calma del
posto e il suo amico.
Visitarono
la famosa Cattedrale in legno, mangiarono in posticini minuscoli ma
deliziosi.
La
loro casetta sul fiume era anch'essa piccola: la signora che
gliel'aveva affittata per tre giorni li guardò ammiccando
con gli
occhi, dicendo in inglese stentato che era molto romantico... Simone
per non deluderla, le passò un braccio intorno alle spalle
schioccandole un sonoro bacio sulle labbra.
Lou
stette al gioco ridendo.
«Lou,
fra 4 giorni riparto e tu mi porti lontano da casa tua... prima o poi
dovrai affrontarli entrambi: il Principe e la Regina. Sono contento
comunque di averti tutta per me.»
Katty
che aveva pianto per tutto il viaggio in treno non uscì da
dentro la
sua cuccetta per il resto della giornata, assumendo un'aria offesa e
non degnandoli di uno sguardo.
«È
tutta il suo padrone.» -
sbottò Lou acida, dopo
l'ennesimo
tentativo fallito di farla uscire fuori con moine e paroline dolci.
«A
me ricorda più la padrona veramente...» -
provò a dire Simone
ridendo.
«Che
vuoi dire?»
«Oh,
niente... - continuò ridendo sotto i baffi lui –
Sai, mi chiedevo
come era andata la notte d'amore dei due nostri amici...
cioè, più
o meno abbiamo intuito com'è andata, dal momento che abbiamo
sentito
quasi tutto...»
«Spero
per loro che si siano divertiti.» -
rispose seccamente Lou.
Non
aveva voglia di parlare neanche di loro due.
«Le
hai detto che andavamo via, almeno?»
«Sì,
le ho lasciato un biglietto.»
«Uhm...»
«Che
c'è?» -
scattò Lou.
«Niente!
Calmati Grace... cielo, sei isterica.»
«Will
vuoi litigare? No, perché non è aria!»
«Non
voglio litigare, ma stavo pensando che avresti dovuto lasciare un
biglietto anche a Ville, come minimo...»
«E
perché, lui mi informa di tutti i suoi movimenti e delle sue
ospiti?»
«Se
non erro ti ha avvisata quando è andato via, poco prima che
io
venissi...»
Lou
lo ignorò.
«Non
è la stessa cosa! Non avevamo deciso che avrei dovuto
viverla come
viene? Senza aspettarmi nulla? Bene! Lo sto facendo e anche lui non
deve aspettarsi nulla da me!»
«Un
conto è viverla come viene, un altro è tagliare
la corda. E tu hai
tagliato la corda per evitare di incontrarlo e di sparare a zero. Il
che può essere positivo visto il tuo
caratteraccio!»
Seduti
in veranda su due poltroncine di vimini, guardavano il tramonto che
illuminava l'acqua del fiume con mille riflessi dorati.
«Allora
forse è meglio chiuderla prima che inizi: non è
per me. Non reggo
alla tensione, non reggo ai confronti con altre donne e non ho voglia
di stare male.»
«I
confronti li fai solo tu. Scommetto che a lui non passa neanche per
l'anticamera paragonarti alle altre.»
Silenzio.
«Grace...
smettila di fare la bimba. Si stancherà prima ancora di
conoscerti:
non tutti hanno la mia pazienza.»
«Tu
non sei il mio ragazzo.»
«Appunto...
è già difficile avere a che fare con te come
amica, penso che come
tuo ragazzo ti staccherei la testa a morsi.»
Lou
sospirò, buttando la testa all'indietro chiudendo gli occhi.
Non
posso farci nulla, io sono così...»
«No
ti sbagli, tu non sei solo questo... permettigli di conoscere la vera
Lou. Fidati di lui. Fidati di te stessa. E fidati di quello che
c'è
tra voi.» -
disse dolcemente Simone.
«E
cosa c'è tra di noi? - chiese più a se stessa che
a lui – Se
analizzo la cosa dal di fuori non vedo altro che una sfigata che si
sta illudendo di stare con uno degli uomini più desiderati
al mondo.
Patetico.»
«E
il fatto che quell'uomo desideri stare con te non ti dice
nulla?»
Lou
si trincerò dietro il suo silenzio.
«A
cosa pensi?»- le
chiese dopo minuti interminabili.
«A
lui. Con quella.»
«E...
?»
«E
mi sento morire.»
******
Angolo
di quella che pensa di essere autrice:
Eccoci
di nuovo qui: so che vi avevo detto che per un pò non
avrei aggiornato...
La
verità è che dopo la visione di Titanic, siamo
devastate, anneghiamo in una valle di lacrime e dal momento che i
capitoli fino al decimo li ho, ho pensato di risollevare gli animi...
(oddio: visto il capitolo, non so quanto vi abbia alleviato....XD);
La
Musa mi sta snobbando ancora alla grande e brancolo nel
buio totale..
Ehm...
ok sono pronta a sentire le vostre urla e scleri... ho fatto
scappare Lou...
ma
voi che avreste fatto al suo posto? Avreste affrontato Valo,
rischiando di fare una figuraccia e una sceneggiata o sareste fuggite
anche voi, piene di dubbi e paure?
Chissà
che le passa per la testa..(oddio io lo so... sono la
mamma!! XD )...
chissà
come la prende il Valo...
intanto
Katty ha già ampiamente dimostrato il suo dissenso
alla cosa!XD Adorabile di una micia... <3
Basta chiacchiere ora... come
sempre devo ringraziare tutte a partire dalle mie due Beta: Mia
Mugliera Cicci-Vivi (Deilantha) e Sara Pulci;
le mie sister fedeli e
pronte a recensire alla velocità della luce: selevalo, arwen85, Echelena, Lady Angel 2002, Ila_76, apinacuriosaEchelon
(ta-nha ta-nha ta-nha: a proposito tesò...
vedi di riprenderti, perchè mi mancano le tue recensioni
folli!!U.u) Villina92
poi quelle un
pò più latitanti o tirchie di commenti... poisongirl76, marfa,
dile91, fnghera;
e
grazie
anche ad angelica78vf, K Ciel e
VioValo
,LonelyJuliet
,le
nuove "recensore"!
Spero di riacciuffare la mia musa per le orecchie e spremermi come ai
primi tempi!Grazie, grazie infinite a tutte e a presto!! ^O^
Con
ammooore,
*H_T*