Detective Conan formattato capitolo 4: I pezzi combaciano
I pezzi combaciano
Un uomo giaceva inerme sul
pavimento, deceduto di una morte inspiegabile. I due ragazzi
l'avevano esaminato attentamente, ma non c'erano tracce sul cadavere
che potessero spiegare in
modo logico la situazione, in quanto non
sembrava né avvelenato, né soffocato.
Una morte naturale come un
arresto cardiaco? No, era una tesi che avevano già scartato in
quanto il suo volto non disegnava un espressione di dolore, ma era
rimasta uguale alla faccia che
aveva quando stava consumando quello
che sarebbe diventato il suo ultimo pasto.
Inoltre non si stringeva il
petto con una mano, cosa ricorrente per chi moriva di infarto. Non
c'era
una spiegazione: era come se fosse morto così, per mano di
niente e di nessuno. Il caso si sarebbe
protratto oltre il dovuto, e
il detective di Tokio iniziava ad accusare forti dolori al petto. Ma
come?
Quella saggiente scienziata non gli aveva detto che l'antidoto
sarebbe dovuto durare una
settimana? Preso da questi dubbi, dalla
risoluzione del caso e dal timore che si potesse
ritrasformare
davanti a Ran, iniziò a non vederci più.
Rinvenni seduto su una sedia,
circondato dai miei amici le cui facce erano trasfigurate dalla
preoccupazione.
Heiji, appena mi vide riaprire
gli occhi, colse al volo l'occasione per trascinarmi in bagno.
“Ma che ti succede?” Mi
domandò terrorizzato.
“I-io...” Tentai di parlare,
ma non ci riuscivo. Decisi allora di fare uno sforzo, perché era una
cosa di
massima urgenza. “I-Il farmaco... L-la sua d-durata
dovrebbe essere di una set-settimana c-circa...”
Ebbi un'altra fitta.
“M-ma può variare a seconda
d-di quello che ma-mangio, alle situazione di stress e”
Il volto gli si trasformò in
una vera e propria maschera di terrore quando, per un istante, mi
ritrasformai in bambino. Era avvenuto temporaneamente e subito dopo
ero Shinichi...: Dovevamo
chiamare Ai.
“Professore!” Gridò in
preda al panico Hattori appena il Dottor. Agasa rispose dall'altra
parte del
telefono.
“E' urgente. Mi serve che mi
passi quella bambina” Comprendendo dal tono di voce del mio amico
la
situazione, senza opporre domande, gli passò la “bambina”.
Da lì in poi fu solo un vociare confuso, ma quello che capii fu più
o meno questo:
“Cosa
è successo?” Domandò
Haibara.
“E' Kudo. La tua medicina ha qualche difetto”
“Se
magari tu mi spiegassi i sintomi, capirei cosa non va”
“Si... giusto. Ha iniziato a stare male quando nel locale dove
abbiamo mangiato oggi è successo
un omicidio.”
“C'è Ran, vero?”
“Si...” Aveva ammesso il ragazzo, comprendendo che cosa era
successo.
“E'
sicuramente stress. Siete fuori, c'è stato un omicidio e c'è anche
Ran. Era inevitabile”
Aveva
detto, confermando i dubbi dell'investigatore.
“Allora che facciamo?”
“L'unica soluzione è farlo riposare. Lascialo da solo per una
manciata di minuti, l'ideale
sarebbe fargli raffreddare i polsi sotto
l'acqua fredda.”
“Grazie per i consigli. Se peggiora ancora ti chiamo di nuovo.”
“Certo...”
E
avevano chiuso la telefonata, senza nemmeno salutarsi, poi si era
girato verso di me e mi aveva
riferito tutto quello che le aveva
detto di fare la mia amica.
“Se
hai bisogno di me, fai un fischio, ok?” Avevo risposto con un cenno
e dopo si era
volatilizzato passando per la porta di servizio.
Avevo la nausea e mi girava la testa, i polsi che avevo lasciato in
ammollo sotto lo scorrere dell'
acqua fredda sembravano di gelatina,
quindi dovevo rimanere semi-cosciente almeno per
assicurarmi che non
venissero sciolti dal flusso che defluiva. Che stupido che ero.
Ero così contento ed eccitato di poter ritornare nel mio corpo da
non considerare i pericoli, i
rischi, le conseguenze. Ma io non ero
altro che un uomo. Come potevo aspettarmi che tutto
andasse per il
verso giusto? C'erano rischi a destra e a manca ma io pensavo che li
avrei schivati
tutti, come avrebbe potuto fare un superman alle prese
con una pioggia di meteoriti bello spazio.
Il tempo non mi apparteneva, ed io non ero immortale. Vivevo
solamente immerso nel mio
mondo, e non potevo farci niente,
perché pensare si poterne uscire era impossibile. Allora mi
ritornò
alla mente uno squarcio del caso che ci aveva condotti sulle tracce di quegli uomini che
erano riusciti a rovinarmi la vita:
Numayama aveva accettato subito di collaborare.
Avrebbe fatto di tutto per liberarsi da quegli uomini,
che tanto lo
perseguitavano. Solo negl'ultimi tre giorni gli avevano mandato una
ventina di sue foto
scattate ogni qual volta faceva uno spostamento
da un edificio all'altro.
Se lo stavano pedinando in quella maniera, perché
non sapevano che quelli dell'FBI lo avevano
interrogato? Temeva per
la sua vita e per quella della sua famiglia. Ma gli agenti avevano
già fatto
imbracare sua moglie e suo figlio, e dopo aver finito quel
lavoro lui sarebbe potuto partire per l'America
e raggiungerli. Non
aveva spiegato loro il perché di tutto questo.
Sua moglie si accontentava di sapere che c'erano i
soldi per pagare il mutuo e quelli per fare la spesa,
non gli
importava da dove venivano; ma sapeva che c'era sotto qualcosa di
losco.
E l'improvvisa partenza per l'estero ne era la
prova.
Il luogo
dell'incontro era il famoso hotel vip “Laguna Beach”,
dove erano disponibili 708 lussuosissime
suite per tutti i vacanzieri
ricchi sfondati.
Il 708 era un caso o una scelta? Si chiedeva
sempre l'uomo quando attendeva il segnale per entrare. Era
in
collegamento con un auricolare con quelli dell'FBI, che visionavano
da lontano ogni sua mossa. A
quell'appostamento erano presenti anche
il ragazzo del Kansai e l'occhialuto Conan.
“Perché non si fanno vedere?”Aveva imprecato
Jodie, che era accanto a loro.
“Sanno.” Aveva risposto il ragazzino.
“E' ovvio che sanno. Non si faranno vedere tanto
facilmente.” Aveva continuato il detective dalla pelle
color
cappuccino.
“Quello che ancora non capisco” Aveva
continuato il moccioso “è cosa accomuni un luogo di un attacco
con
un altro. Si, va beh, tutti hanno 708 stanze, ma non può essere una
scelta casuale basata solo su
quello.”
“Ci deve essere dell'altro” Aveva concordato
il praticante di Kendo.
“E tocca a
noi scoprire cosa, cool
guys!”
Aveva detto Jodie.
Tutti e tre
scrutavano lo sfarzoso ingresso dell'hotel, che risplendeva come una
meteora a causa di tutti i
lampioni e faretti disseminati per il red
carpet
che conduceva all'entrata.
Le fronde delle palme da cocco ondeggiavano lente
al minimo alito di vento, che rinfrescava quella calda
serata estiva,
mentre qualche stella compariva fioca nel cielo, ma erano talmente rare che dovevano
emettere una luce fortissima per
riuscire brillare nonostante l'alone di inquinamento luminoso che
circondava la città.
Solo l'andirivieni delle limousine rompeva la
calma del luogo, facendo scendere spesso giovani attrici in
abito da
sera che si pavoneggiavano davanti ala macchina fotografica dei
paparazzi.
Ad un certo
punto, nella mischia, si vide arrivare una stupenda auto d'epoca, che a Conan risultò molto
familiare. L'aveva già vista
quell'auto... Ma dove? Tutti i suoi dubbi vennero schiariti quando
una
donna alta, castana e terribilmente attraente nonostante l'età
scese dall'auto.
Assomigliava
mostruosamente... a lui! Quando la vide era sicuro che fosse riuscito a perdere tre anni di
vita. Infatti lei, l'ex attrice di
successo Yukiko Fujimine, per un assurda e a lui ignota ragione era
ritornata in Giappone,
senza dirgli niente, adesso stava per entrare nel luogo dove avrebbe
dovuto
scoppiare una bomba capace di far saltare in aria l'intero
hotel.
Mi voltai
vero Heiji: la sua faccia e la mia erano due maschere di terrore; in
preda al panico
ragionavamo velocemente: che cosa potevamo fare?
Difficilmente si portava dietro il cellulare, cosa che
avevamo
categoricamente escluso, e sembrava una follia che due ragazzini
facessero irruzione in un
albergo di quel rango per annunciare
l'imminente scoppio di una bomba.
La copertura
del nostro unico filo che ci teneva collegati all'organizzazione si
sarebbe rotto; con ogni
probabilità sarebbe stato ucciso da un cecchino, e con lui tutte le
nostre speranze.
Non potevamo
fare niente se volevamo che il piano non saltasse, ma c'era in gioco
la vita di sua madre e
il solo pensiero di perderla lo tormentava
profondamente. C'era una
sola cosa da fare...
All'improvviso sentii il tocco leggero e delicato di qualcuno, che mi
accarezzava lentamente la
testa, facendo scorrere la mano su e giù.
Feci per voltarmi, ma lei mi fece raddrizzare il capo in modo che
potesse appoggiarare
cautamente il mento tra le mie scapole.
“Shinichi?” Domandò cautamente la bellissima voce di Ran.
“Si?” Risposi accorgendomi che riuscivo di nuovo a parlare; ma mi
accorsi che la parola mi era
morta in gola quando avevo scoperto che
era stata proprio lei ad accarezzarmi.
“Stai bene?” Mi chiese preoccupata.
“Adesso si. Sei gentile ad avermelo chiesto”
“Ma ora te ne vai via da me?” Mi interrogò con voce tremate,
mentre notai che qualche lacrima
le solcava il volto e ricadeva sulla
mia T-shirt. Mi fece quella domanda perché di solito quando
avevo
quelle fitte mi ritrasformavo in Conan, e quindi dovevo lasciarla.
Ran...
Mi girai con delicatezza per farle spostare la testa, poi le presi il
volto tra le mani e l'abbracciai.
“No.” Le dissi, più a me che a lei “Questa volta non me ne
vado. Questa volta non ti lascerò
sola.” Quelle parole, che
sembravano tanto una promessa, mi riecheggiavano ancora nella testa.
Ancora e ancora, e avrei voluto rimanere per sempre stretto in
quell'abbraccio, che sembrava la
sugellazione del mio destino.
La morbidezza del suo tocco, la sua voce così familiare, ma
solamente la sua presenza
sembravano aver ristabilito la mia pace interiore, e ora finalmente stavo
riacquistando lucidità.
Con stupore, mi resi cono che l'unica
medicina che avrei potuto desiderare era proprio lei, la
persona a
cui più volevo più bene, che curava i miei mali e scacciava le mie
sofferenze.
“Adesso mio detective” Disse staccandosi dal mio petto.
“E' stato commesso un omicidio impossibile. Va e cattura quel
criminale da parte mia!”
Poi mi sorrise raggiante, e la felicità del momento coinvolse anche
me, dandomi la forza
necessaria per farmi credere che avrei potuto
fare tutto se solo lei mi fosse rimasta accanto.
Allora mi alzai dallo sgabello su cui ero seduto ed insieme a lei mi
diressi sulla scena del crimine,
dove trovai già sul posto Megure
accompagnato dall'agente Takagi.
“Shinichi!” Esclamò l'uomo vedendomi “Ero quasi sicuro che ci
fosse Conan, non mi aspettavo
di trovare te!”
“Salve ispettore! Eh già...” Dissi io accigliato “Spero che
possa comunque dare una mano!”
“Lo sai vero che potrebbe essere un semplice morte naturale? I miei
uomini stanno ancora
esaminando il cadavere ma da quello che è
risultato per ora la ragione sembra quella”.
“Lo
sa che io sono il primo a considerare tute le piste possibili, ma
questa faccenda mi puzza
tanto di omicidio.”
“Si vedrà” Replicò Megure ghignado eccitato all'idea di poter darmi una
lezione , in quanto
quando ero presente sulla scena di un delitto
svolgevo sempre le indagini al posto suo.
E mentre quelli della scientifica esaminavano il luogo del reato ed
il medico legale cercava di
capire la causa della morte dell'uomo,
io, Hattori e quelli della polizia iniziavamo già ad
interrogare i
presenti per escludere chi fosse innocente.
Ascoltammo le testimonianze, le compararono con ciò che avevamo
visto noi e accumulammo
così dati sufficienti a far rimanere tre
possibili indiziati. Nessuno di loro, secondo quanto
dicevano, conosceva la vittima.
Il primo si chiamava Katsumasa Ogura*, aveva 43 anni ed era il cuoco
del locale. Per lui sarebbe
stato un gioco da ragazzi avvelenare la
vittima perché era l'unico cuoco del locale, e quindi
lavorava in
cucina da solo. La seconda era la giovane cameriera ventitreenne ,
Toshiko
Hirukawa*, che aveva portato l'ordinazione alla vittima.
Senza farsi notare, nel breve tragitto
dalla cucina ai tavoli,
avrebbe potuto mettere del veleno nel piatto del morto.
Ed infine Isao Sawaguri*, 37 anni, che sedeva vicino la vittima al
momento dell' omicidio.
Tutte e tre avevano protestato sconvolte quando erano stati
etichettati come “possibili omicidi” e
ritenevano che non
potessimo svolgere delle indagini se non sapevamo nemmeno perché
fosse
morto.
Non avevano tutti i torti, ma non potevo fare a meno di iniziare a
indagare per un possibile
omicidio.
Li interrogammo tutti, uno alla volta, e nessuno sembrava avere
un'alibi sospettabile; il primo fu il
cuoco:
“Stia tranquillo” avevo iniziato per calmarlo “ se risponderà
in modo onesto non avrà problemi e
potrà andarsene presto.”
“Non ho niente da nascondere” Disse l'uomo senza protestare.
“Ok. Vediamo... Le è arrivata l'ordinazione in cucina. Per
semplicità so che scrivete sulle ricevute
gli orari a cui il cibo
viene ordinato, per non fare aspettare i clienti. Che ore erano?”
Domandò
Heiji estrapolando la domanda da una lista.
“Tredici e ventisette. Per preparare i Takoyaki ci si mette dieci
minuti circa**. Mi ricordo bene la
sua ordinazione perché li ha
ordinati senza le alghe secche. Anzi, se ben mi ricordo sono arrivate
due ordinazioni di Takoyaki senza alghe. Al quanto strano, in una
giornata... " Finì per dire.
Hattori stava per procedere con la seconda domanda, ma io lo interruppi:
"Per quale altro tavolo erano?!"
"Il numero tredici, se non ricordo male."
Sgranai gl'occhi. Tavolo tredici? Era quello a cui stavamo mangiando
noi. E Ran era stata l'unica
a ordinare quelle polpette senza alghe
secche. Un brutto presentimento si insinuò nella mia mente:
e se
il piatto con il cibo avvelenato fosse stato diretto a lei?
*DC n. 73: Che ci volete fare? Non sono brava con i nomi
giapponesi e ho dovuto ricorrere al
copia-incolla. Il numero 73, l'ultimo uscito, è il primo che mi è passato
sottomano.
**Sinceramente non so la durata effettiva della preparazione!
Ed eccomi tornata con il quarto capitolo!!! Mi dispiace tanto di non riuscire ad aggiornare
molto velocemente, ma una storia per essere scritta ha bisogno dei suoi tempi! ;)
Che ve ne pare dell'entrata in scena della mamma di Shinichi? E il piatto incriminato
che avrebbe potuto (o sarebbe dovuto :P) caitare a Ran?
Ebbene, per chi vuole sapere cosa succede, dovrà continuare a seguirmi!!!
Grazie un mondo a Silver Spring e a Sherry Myano!!!! Ma anche per chi legge solo....
Alla prossima!
Marty
P.s: Chi riesce a capire chi è l'assassino e che cosa ha usato?
P.p.s: Spero presto di riuscire a risolvere il problema dell'andare a capo in mezzo alla pagina
della scrittura un po' piccola, un po' grande!!!
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