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Nuova pagina 1
A/N:
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ReiAyanami:
sasuke ha bisogno
di una bella dose di legnate dietro la schiena [ anche se porino, qualche
ragione ce l’ha pure, ecco u_u – indica capitolo-]
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DarthSteo:
Provo piacere a lasciare in sospeso? Volete la verità? Assolutamente Si! XD sono
contenta che il discorso fra Naruto e Sasuke sia piaciuto, penso che Naruto si
debba sentire parecchio inacidito con tutta la storia – ma lo sappiamo che è
bravo a sorridere, lui. Non biasima Sakura, ma ciò non toglie che pensa sia
masochista u_u”
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Natsumi90:
vena sadica? Io? Ma
dooove? >_>” Cioè, ecco, si. Posso provarci davvero a fare qualcosa di
semplicemente amoroso romantico, ma sarà che sono una disillusa… nell’amore
facile facile non credo più di tanto XD Soprattutto se uno dei due è Sasuke. E’
Sakura che se le va cercando, altro che poveretta u_u
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Solarial:
ti prego, non ti
far venire colpi che i soldi per l’avvocato non ce li ho ancora >_<”” Se vuoi un
motivo per cui le tue recensioni mi piacciono, è che mi fanno capire che sono
riuscita ad esprimere bene ciò che volevo esprimere. Mi sprona ad andare avanti,
davvero =^.^= Grazie mille (Y) °_°
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Helen Lance:
ufficialmente,
Sasuke è un acaro della polvere sisi u_u Il cervello ce l’ha nella suola delle
scarpe [ oppure nell’occhio che ha perso, chissà, in quel caso sarebbe
giustificato. Anche se prima non è che lo usasse tanto >_<] Tsunade-hime resiste
grazie a te, ricordatelo X°D Ci sto provando davvero a scriverla, ma rimane
sempre ostica, hmpf. Quella donna è_é””
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Miyu92:
non mi uccideeeere
°_° In ordine: a) no, da piccolo erano troppo occupati con lo psichiatra per
Itachi; b) sappiamo tutti che Sakura ha un neuroncino non troppo sano; c) Naruto
è Naruto, ed è sacro ò_ò”.
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Kazuhachan:
è arrivata anche per Sakura l’ora di essere la sfigata di turno u_U” Il lieto
fine è sicuro al 99,9% [rimane lo 0,01%, ma è una percentuale minima, suvvia
u_U]
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Nely:
Grazie mille *_* Vedrò di
aggiornare presto sisi [dipende dai capitoli, ecco. Lo scorso capitolo non mi
voleva proprio uscire. Un vero parto.] … ma a che serve dirlo qui che aggiornerò
presto? °_° Leggerai soltanto quando aggiorno -.-“ Me banana.
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Topy:
… O.ò Si, quoto in toto.
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Darkphoenix:
[abbraccia Sasuke,
togliendolo davanti] Feeeerma, mi serve per gli altri capitoli °_° Sennò gli
altri capitoli con chi li scrivo, con Willy il Coyote? °_° Non è una valida
controfigura, lui, ha troppi peli e non si fa la ceretta è_é””” Come hai potuto
notare, Sakura ha seguito il tuo consiglio – e il più generico senso comune. A
mio parere avrebbe potuto ucciderlo anche, ma, come già detto, mica posso
continuare la fic con Willy il Coyote °_°” Brr. Lo odio. Comunque sia, davvero
un destino crudele il tuo °.°
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Gryffindor_ery: il
lieto fine è ancora nei paraggi. Anche volendo, potrei fargli un fischio sisi.
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Ross [ ahr
*_* ]: Oddio, sono
rotolata dal ridere. Con quella recensione hai ucciso quel mio povero neurone
che mi era rimasto! Cattiva! Crudele! Ma ti amo lo stesso (L) u.u Effettivamente
di normali non ce n’è nessuno. Uhm. Anzi, a questo punto sono tutti normali,
poiché in un mondo dove sono tutti pazzi, i pazzi diventano normali e coloro che
sono normali diventano pazzi. O qualcosa del genere, ho perso il filo. Questo
capitolo è stato un altro parto, ma perché non mi andava di scriverlo, non
perché non ci riuscivo. °_° Sasuke’s a pain in the ass, really è_é”” Ma tanto
non mi piace scrivere troppe robe a lieto fine, va ò_ò Quindi va tutto bene,
tutto sotto controllo, non entriamo nel panico °_°”
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Francy:
rimando a sopra: il lieto fine è ancora nei paraggi! [frega il binocolo a Ross,
iniziando a guardare freneticamente intorno.] Ecco! Lo vedi? Eh? Eh? [Indica
punto a caso] … mh, io no. Però c’è, ecco u_u
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Artemisia89:
una richiesta di felicità prima della partenza. Era esattamente quello che
doveva essere. Un assaggio di ciò che si lasciava alle spalle, giusto che così
poteva sapere su cosa deprimersi. Lo conosciamo tutti, Sasu, no? E’ un tale… non
bestemmio che è meglio. Fratelli in Nuova Zelanda? No, no, questa volta lui
pensa di avere motivazioni più nobili. Nella sua testolina bella, carina e…
vuota. >_>”
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Azusa92:
è lo stesso motivo per cui la coppia piace a me. E per cui sta cominciando a
piacermi Sakura, quando prima la odiavo. Ora… boh o.ò Sto iniziando a vederne i
lati positivi ecco u.u
Ed ora,
via verso la fine. Altri tre capitoli rimasti, o meglio… due capitoli con
epilogo. Questa fic è la mia creatura, davvero. Mai scritto qualcosa di più
lungo °_°”
Per oggi: “
Let me go – Three Doors Down.”
E’ semplicemente stupenda e perfetta *_*
Comincia a piacermi Sakura, ma comincio ad odiare Sasuke -.- E’ una pena da
scrivere.
“Vi ho trovati di nuovo a
dormire nello stesso letto. Ci state prendendo gusto. Ma almeno mettete un segno
sulla porta, che evito di entrare e prendermi infarti. Povera Sakura-chan, me la
stai traviando, razza di pervertito.”
L’altro ragazzo sbuffò,
sollevando con le bacchette qualche spaghetto, colando un po’ di brodo,
ributtandolo giù nella mischia. Crucciò le sopracciglia.
”Il pesce non mi piace.”
”Voglio dire, io vengo, trovo la porta aperta. Salgo a portarti qualcosa da
mangiare, così te non diventi uno scheletro commemorativo sul letto pieno di
acari e robe varie, e ti trovo lì, certo. Con lei tecnicamente appolipata sopra
di te. Che bello spettacolo. Avete rubato la mia povera innocenza, bastardi.”
“ Perché devi insistere nel
cucinare pesce?”
Il biondo abbandonò la testa sul tavolo, con uno sbuffo altrettanto seccato. Poi
spostò lo sguardo dalla superficie di legno al viso dell’altro ragazzo,
crucciato.
“Non dire cazzate. L’hai
mangiato durante il secondo esame Chuunin, quello di sopravvivenza.”
“Appunto. Era un esame di
sopravvivenza.”
“ Che idiozia.”
“ Tieni e mangiatela.”
“Più che volentieri.”
La ciotola passò di mano.
Sasuke poggiò il mento sul palmo della mano, mentre Naruto preferì avventarsi
sul Ramen.
Dopo qualche attimo, entrambi
sospirarono.
“Non sarà mica come prima
vero? Prima avevo qualche speranza no? Ora però ci sei tu. E lei…”
Sasuke non rispose, e dentro
di sé si maledisse d’aver dato via la ciotola: almeno prima aveva avuto un
pretesto per non guardare quegli occhi chiari così… quasi abbandonati.
Durarono poco, e Naruto si
chiuse nel suo solito broncio infantile, prima di sbuffare ancora.
“Voglio dire… se voi iniziate
a fare cose…”
“Idiota, non stiamo facendo
nien…”
“… io poi finirò per fare il
terzo incomodo, fuori dal vostro piccolo mondo. Non mi piace, ecco.”
Calò di nuovo il silenzio, ma
questa volta Naruto non sognò neppure di infrangerlo.
L’unico rumore, per troppo tempo, fu quello del ragazzo biondo che mangiava e
beveva quel brodo.
Dall’altra parte della casa,
si sentì un frastuono di qualcosa di pesante che cadeva a terra.
Le bestemmie non proprio gentili di una voce femminile, frustrata.
Entrambi i ragazzi sussultarono appena.
“… ti sei preso cura di lei,
allora.”
Mormorò infine Sasuke, spostando lo sguardo sulla finestra che lasciava filtrare
il pallido sole autunnale.
“Non che sia servito a molto.
E’ regredita a stato di ameba adorante non appena ti ha visto di nuovo.”
Borbottò di tutta risposta l’altro ragazzo, amarezza e ripicca nella voce.
“… bene, allora.”
“Cosa?”
“Ti prenderai cura di lei
ancora una volta, no?”
Naruto batté ciglio, prima di
stringere un po’ troppo forte la bacchetta di legno. Si spezzò.
Quando parlò, però, la sua
voce era soltanto rassegnata.
“Quindi vai via.”
“E’ in buone mani.”
“Decisamente migliori delle
tue. Ma non sono le mie, che vuole. Non le ha mai volute.”
Sibilò il biondo, scostando lo sguardo sulla ciotola semivuota.
Quasi si stesse domandando come finire di mangiarla, dopo aver rotto la
bacchetta.
“Le vorrà. Ti prenderai cura
di lei e lei sarà felice.”
“Sai, è incredibile vedere il
grande Uchiha che si preoccupa per una ragazza. Il mondo deve essere arrivato
alla fine, se ce l’hai così a cuore da volerle fare così male. Bastardo.” La
voce di Naruto era colma di sarcasmo. “Tu dici che l’idiota sono io. Sei tu il
vero idiota. Non azzardarti ad andar via da Konoha. Non voglio che Sakura-chan
torni quel salice piangente che è stata per due anni, dopo che sei andato via.”
“Non posso restare qui.”
“Perché non puoi?!”
“Orochimaru sta…”
“Vuoi tornare da quello lì? Tu
sei malato dentro, Uchiha!”
“No! Io… Mio fratello è…
ormai, quel sogno è inutile, non c’è motivo di tornare da lui…”
“Allora puoi benissimo restare
qui!”
“Attaccherà Konoha, e Konoha
non merita questo per…”
“Oh, adesso vuoi fare l’eroe?!
Ma piantala. Itachi non era qui per te, se ti va tanto saperlo. Se Sakura c’è
finita di mezzo, è colpa mia, magari. L’Akatsuki attacca Konoha, e lo fa per
me. Non per te, se non ti dispiace condividere le luci della ribalta. Eppure
io non penso di dover andar via, perché so che siamo tutti compagni, nello
stesso villaggio, e si tratta di guardarci le spalle a vicenda… E so che ci
sono, dopotutto, persone che mi guarderanno le spalle, me le sono meritate, e
ora ci sono.”
“Non resterò qui. Ci sono
tropp…”
“Troppe prede facili? Pensi
che quel tipo dalla lingua assurda possa prendersela con Sakura? Posso azzardare
anche un ‘con me’? Per arrivare a te? Oh, certo, fa così eroe tragico andare ad
affrontare il nemico tutto da solo. Oh, quale spirito di sacrificio…! Ma
finiscila. Sas’ke… siamo stati i tuoi compagni di squadra. Sono un tuo
compagno di squadra. E cazzo, sei il mio migliore amico, se questo ti fa
intendere quanto io sia disperato, in questo campo. Non ti permetterò di fare
cazzate. Non esiste. Ho passato questi anni a diventare più forte non per
diventare Hokage, ma per riportarti indietro. Ed ora, tu rimani a casa. E
smettila di fare l’eroe. Tanto ormai non ti crede nessuno.”
“E’ un discorso che non sta in
piedi.”
“E allora dovresti smetterla
di illuderla in questo modo!”
[ Perché sarò io a raccogliere
i cocci di ciò che rimarrà di lei, e finirò in cocci anche io, e tu non ci
sarai.
E via di nuovo, a far finta, giorno per giorno…
… io potrei anche arrivare a
pensare che quello potrebbe essere amore, fra me e lei
– ci prenderemo l’uno cura dell’altra, per evitare che ciascuno finisca a
pezzi –
… ma per lei sarebbe solo una
vita piena di rimpianti, e priva di senso.]
XII – Let me
go.
One more kiss
could be the best thing,
but one more lie could be the worst.
And all these thoughts are never resting...
...and you're not something I deserve.
Fosse
stato un tipo più dedito ad osservazioni di campo poetico, Sasuke avrebbe potuto
giurare d’aver visto il cuore di Sakura cadere in mille pezzi, d’aver sentito il
rumore di quei cocci di vetro che tintinnavano per terra, soltanto guardando
quegli occhi chiari.
Quegli occhi chiari non fecero nulla per nascondere al mondo quel cuore ormai
ridotto ad un puzzle.
[ E ci
vorrà molto più tempo per rimetterlo insieme… Non è vero? ]
Sasuke,
essendo diventato ciò che era diventato
[ troppo sentimentale, non dovrei.
Tch.]
non sopportò
di reggere quello sguardo, e lo spostò sull’erba bagnata d’umidità.
Non sentì, lui, il rumore dei cocci di quel cuore: ma potè immaginarli
fin troppo bene, sentire il suono di ciascun piccolo pezzo che si sgretolava,
via, fino a divenire nulla.
“Dovresti smetterla di illuderla!”
Sei
contento ora?
Sentiva
lo sguardo di lei, quasi sperduto, fisso su di lui. Lo sguardo di Sakura cercava
qualcosa che non riusciva a trovare. Il silenzio sembrò durare ore, ma fu
interrotto dalla flebile e poco convinta risata della ragazza.
“Ne,
Sasuke-kun, ne devi imparare di cose. Questo… non era un momento in cui si
doveva scherzare…” sussurrò la ragazza, gesticolando freneticamente con voce che
voleva essere tranquilla, ma che in verità era fin troppo agitata.
“… però lo apprezzo che tu voglia scherzare, ecco, è raro, non lo fai quasi mai,
quindi suppongo che tu stia meglio, e poi…”
“Non era
uno scherzo.”
Il fiume
di parole smise di sgorgare dalle labbra della ragazza. Nella sua mente, Sasuke
sentì gli ultimi cocci cadere, nel silenzio della notte.
Sto
facendo la cosa giusta.
Come sempre.
Come sempre.
[“Allora ti stai illudendo da solo.”]
Come
sempre.
Come sempre.
Sentì la
stretta di quella mano, all’apparenza delicata, diventare serrata come un
artiglio sul suo braccio.
Le unghie
graffiarlo da sotto il tessuto, ma non si lasciò sfuggire neppure un sospiro.
“No…” fu
l’unica sillaba che sfuggì dalle labbra di lei.
E lei
aveva pensato che forse io avrei provato per sempre e lo avrei anche fatto, e
forse non avrei…
Quelle
labbra, che aveva scoperto morbide come avrebbero dovuto sempre essere, dolci di
zucchero
e
mitarashi dango
ora erano
socchiuse, sillabavano parole che non aveva la forza di dire. I capelli
ondeggiavano mentre lei scuoteva il capo, sempre più velocemente, sempre più
freneticamente, sempre più disperatamente…
Lui, con
quell’unico occhio, la fissava.
Avrei
voluto provare per sempre.
Ma
metterti in pericolo perché io possa provare a fare qualcosa che non verrà mai
come la vuoi tu…
[“Smettila di fare l’eroe. Non ti crede più nessuno.”]
Non so
più cosa voglio.
Non
piangere, dannazione. Non dovresti piangere.
Dovresti arrabbiarti perchè
sono un bastardo.
Ma la
ragazza non potè sentire quel pensiero, e le lacrime si erano già affacciate
agli occhi verde foglia.
Inesorabili.
Dannazione,
Sakura. Sei orribile,
orribile.
Non riesco… così, io…
Vorrei
dirti che andrà tutto bene, ma…
”Dovresti smetterla di illuderla!”
… sei
orribile. Non posso
mentirti, nè fare nulla.
Ti
odio, ti odio, ti odio…
“Allora ti stai illudendo da solo.”
Lui tentò
di scostarsi da quella presa artigliata sul braccio, ma lei non gli permise di
muoversi di un centimetro. L’altra mano si aggrappò a quella stessa manica,
disperatamente. Ultimo appiglio.
[Non andare via.]
Non lo
disse, e lui ne fu grato. Rimase in silenzio, ad osservare quel viso con cui
poco prima aveva condiviso il respiro.
“…
perché?” fu tutto ciò che quella voce flebile riuscì a mormorare, prima
che andasse a serrare le labbra.
In my head
there's only you now,
this world falls on me.
In this world
there's real and make believe...
... and this seems real to me.
“Non sono
affari tuoi.” Mormorò lui di tutta risposta, serrando le labbra a sua volta, e
scostando lo sguardo sull’erba.
La sentì mugolare qualcosa di
talmente patetico, che non riuscì a comprenderla.
“Portamiconte.”
Ripetè la ragazza, con un’unica emissione di fiato.
Poco più d’un
sibilo.
“Mai.”
Sbottò lui, tentando ancora una volta di alzarsi. Ma questa volta, la reazione
di lei fu totalmente inaspettata.
Uno schiaffo, un pugno:non aveva capito bene cosa era stato a colpirlo lì
da dove l’occhio [che non c’era] non poteva più vedere.
E prevedere.
Sentì il
dolore rimbombargli nella tempia fasciata, e la prima cosa che vide fu il volto
di lei. Di lei che gli si era parata davanti, di lei che non gli concedeva
alcuna via di fuga.
Perché
è questo tutto quello che fai: scappare.
Non gli
concedeva via di fuga da quel viso arrossato ed adirato – disperato.
Nessuna
via di fuga da quegli occhi lucidi.
Nessuna via di fuga da quelle labbra arrossate.
“Portami
con te!” ripetè lei, con il respiro affannato, a pezzi, alzando appena la
voce da quel sibilo che era stata.
Smettila, Sakura, smettila…
Lui si
limitò a battere ciglio, espressione impassibile sul volto, capelli spettinati.
“P o r
t a m i c o n t e !” ripetè lei, e ancora, e ancora, alzando la voce,
sempre più veloce, finchè non vi fu più differenza tra queste suppliche
sillabate ed i singhiozzi che infine erano arrivati a scuoterla.
Lo aveva
graffiato, lo aveva abbracciato, lo aveva supplicato fra le lacrime e poi lo
aveva insultato, e di nuovo, di nuovo, di nuovo, sempre più flebile, sempre più
sommessa, finchè non si fermò lì, tenendolo per la maglietta.
Gli occhi nascosti da quella frangia, rivolti verso il basso.
Lui non si era mosso d’un centimetro.
Terribile, terribile…
“Smettila.” Fu ciò che scelse di dire, infine, poco più di un sussurro. Lei
soffocò un singhiozzo, ma resto lì, davanti a lui. Tenendolo ancora per la
maglietta, sollevò gli occhi rossi di pianto, ma che ormai non versavano più
lacrime.
“Portami con
te. Questa volta… portami con te. Perchè devi andare via? Qui
va tutto bene. Siamo io e te. E’ come dovrebbe essere. E’ come avrebbe dovuto
essere sempre, sempre… sempre. Sempre….” Era tornata quella voce flebile, quasi
inquietante, quel sussurro cauto.
Lui sollevò quella mano baroccamente ricostruita, posandola su quella di lei. La
scostò, piano, con gentilezza.
“Orochimaru ha intenzione di attaccare Konoha. Ci sarebbe un’altra guerra, e tu
ne rimarresti coinvolta. Konoha non ha i mezzi per sopportare adesso
un’invasione. E c’è anche l’Akatsuki. Io sarò più difficile da trovare, da solo.
Mi farò vedere all’inizio, lontano di qui. Le voci gireranno, e cambieranno
piano. Lasceranno in pace Konoha, lasceranno in pace te. Perché voi non
c’entrate niente.” Sasuke si attenne al tono della ragazza, regolando la sua
stessa voce profonda su quel sussurro discreto. Ogni parola venne pronunciata
come un discorso imparato a memoria, tono piatto, privo di qualsiasi sfumatura.
[Di
tanto in tanto lo coglieva a mormorare qualcosa fra sé e sé – quasi stesse
provando un discorso imparato a memoria, o stesse ripetendo una vecchia lezione
imparata all’accademia. Seduto, da qualche parte, muoveva sommessamente le
labbra, guardando un punto imprecisato davanti a sé.]
Sakura
pendeva dalle sue labbra, assimilando ogni parola, tentando di comprenderne il
motivo, di comprenderne le sfumature. Ma, alla fine, si limitò a scuotere il
capo.
“Ti odio.
Portami con te.”
“Se mi
odi, non c’è n’è motivo.”
“Ti amo,
e lo sai. Portami con te, questa volta, portami… tu lo sai che io…”
“A
maggior ragione.”
Con la
stessa calma, il ragazzo scostò l’altra mano di lei, che ormai aveva deformato
la manica della maglietta. Lei immobile si lasciò guidare, come una bambola.
Battè ciglio, e fece per schiudere ancora una volta le labbra.
Lui la zittì, piuttosto bruscamente.
“Tornerò,
certo, se non muoio prima. Non ti chiedo di aspettarmi.
Hai…”
“Non
voglio aspettarti. Portami con te.”
“ … hai
miliardi di persone che ti hanno a cuore più di me. Sei cieca e non te ne
accorgi.”
“Non è
vero, tu mi ami e l’hai detto. Ti amo anche io, quindi portami con te, no?
Saremo io e te, insieme ce la faremo, poi torneremo a Konoha e ridaremo vita al
Clan Uchiha lì dove appartiene e sosterremo Naruto che diventerà l’Hokage e poi
io andrò a lavorare all’ospedale ed entrerò nella squadra medica e tu diventerai
ANBU e avremo una vita normale insieme perché è così che dovrebbe essere,
perché…” ormai parlava senza prendere fiato, così sommessamente che Sasuke non
riusciva a distinguere tutte le parole di quel fiume in piena, che sgorgava
dalle labbra di lei come sangue da una ferita.
Che bella
favola, Sakura. Ma questa è la vita reale.
Questi sogni non si avvereranno, e tu lo sai.
You love me,
but you don't know who I am.
I'm torn between this life I lead, and where I stand.
And you love me, but you don't know who I am...
... So let me go,
[Let me go.]
“ Sakura, no.
Vai a casa e dormi.”
“Cazzo,
Sasuke, portami con te!
Adesso.
Ora. Se solo osi lasciarmi
indietro, io… io…”
Sasuke? Non Sasuke-kun?
Per quel
che sembrava, Sakura ormai era scoppiata.
“… tanto tu non hai cervello, per questo stiamo bene io e te, perché io
almeno penso, e da solo tu non sei capace di fare niente, e quindi non fa
nulla, tu non mi vuoi con te? Va bene, perché non importa se lo vuoi o no,
perché io ti seguirò e sarò la tua ombra, dannazione, sarò la tua
ombra fino alla fine dei tuoi giorni, che tu lo voglia o meno, e dormirò nel tuo
stesso letto e ti preparerò da mangiare e sarò io a tirarti su il morale e ti
giuro che fino alla fine ti sarai così abituato a me da non sapere
neanche perché volevi lasciarmi indietro, e non mi importa se non mi vuoi, non
mi importa se mi consideri un peso, non mi importa nulla di nulla, perché
tu sei un cretino e quello che pensi non conta, e se ti lascio da solo tu sei
perso e fai decisioni assurde perché sei l’essere più infantile che
conosca sebbene sembri il contrario, e io non ce la faccio più, perché neanche
tu sai quello che vuoi e come lo vuoi e quando lo
vuoi e ti illudi di saperlo e quando lo ottieni rimani con nulla, e ti arrabbi e
ti deprimi e non sai più cosa farne di te stesso, ed in quei momenti io
sarò lì, la tua ombra fino alla fine dei tuoi giorni, davvero, e ti
riporterò sulla giusta via come una pecorella smarrita, perché è questo quello
che sei ma a me non importa, perché io ti amo lo stesso e tu lo sai, ma tu non
te lo vuoi ficcare in quella cazzo di testa fantastica che ti ritrovi. Mi
porterai con te, che ti piaccia o no!”
Non seppe
capire se quella con cui era stato colpito fosse una maledizione o una
benedizione. Non ebbe la forza di farlo.
Così…
è questo ciò che pensi.
Siamo
una coppia di matti, Sakura.
Io e te.
Sasuke si
limitò a battere ciglio, prima di avvicinarsi e sfiorare piano la fronte
arrossata e accaldata di lei con le labbra fredde. Lei, dopo lo sfogo, non
sapeva più se piangere o ridere.
Nell’indecisione, ansimava, cercando di riprendere il fiato. A quell’accenno di
bacio sulla fronte, non si mosse. Si limitò a continuare a fissarlo, con
qualcosa a metà fra l’astio e l’amore più cieco.
“Vai a
dormire, Sakura.” Le mormorò lui, piano, nell’orecchio, prima di superarla lungo
il sentiero. Non alzò lo sguardo, non si guardò indietro.
“Non hai
capito? Verrò con te!” insistette lei, con voce resa patetica dai
singhiozzi, lievemente isterica. Soltanto a quel punto, lui la guardò da sopra
una spalla.
“No, non
verrai con me. Domani notte andrò via. E tu non verrai con me, o sarebbe
inutile.
Kakashi lo sa.
Naruto lo sa. Fattene
una ragione, e continua a vivere.”
A
malincuore, si lasciò a le spalle quei singulti e quegli occhi verdi, senza
riuscire ad ignorare la morsa che era arrivata ad attanagliargli il cuore.
Sto facendo la cosa giusta.
“Ti
stai illudendo da solo.”
Si.
Ma sto facendo la cosa giusta.
I dream
ahead to what I hope for...
...and I turn my back on loving you.
How can this love be a good thing?
[when I know what I'm goin’ through...]
Alla
fine, non ci ho neanche provato.
Questo il pensiero
che l’aveva tenuto sveglio per tutto quel che rimaneva della notte, mentre si
girava e rigirava nel letto di Itachi, senza riuscire a trovare una posizione
più confortevole che potesse calmare anche il rimorso nel cuore.
Qualunque cosa che faccio, non sembra mai andare bene.
La
vita fa schifo.
Era tutto
indolenzito dalla nottata in bianco, un’occhiaia vistosa sotto l’occhio che non
era coperto dalle medicazioni.
Per
l’ultima volta, quel giorno, aveva aperto le tende di tutta la casa, e aveva
lasciato che il sole pallido della mattina colpisse tutti i mobili.
L’aria pungente del quasi inverno era entrata nella casa. La casa aveva
respirato.
Prendi
quanta aria puoi. Resterai chiusa per parecchio tempo.
Perché
è la cosa giusta.
Non aveva
neppure pensato di mangiare, optando piuttosto di mettere a posto le ultime cose
della vecchia vita. Lo zaino che aveva preparato era ancora lì, ai piedi del
letto, dove l’aveva lasciato.
Ne sparpagliò il contenuto sulle lenzuola, controllando con quell’unico occhio
vigile che ci fosse tutto. Ci mise un po’ a fare mente locale, così intorpidito
dal sonno. Sentiva i soliti rumori di ogni giorno. Il panorama da quella
finestra era il solito di ogni giorno. Niente di particolare nelle condizioni
atmosferiche: un’anonima giornata di fine autunno, che avrebbe potuto essere la
fotocopia di una fotocopia di tutte le giornate di fine autunno che aveva
vissuto fino a quel momento.
Un’anonima giornata di fine autunno.
Controllò
di aver preso almeno il necessario per tirare avanti per almeno una settimana,
prima di raggiungere la città più vicina, calcolando imprevisti ed eventuali.
Decise che tutto quanto era abbastanza, e doveva esserlo, sennò quel bagaglio
sarebbe stato fin troppo pesante, e sarebbe divenuto più che altro una perdita
di tempo.
La cosa giusta.
Ti odio, Sakura, ti odio.
Non
puoi farmi cambiare idea. Sei odiosa quando piangi, non fai altro che piangere,
piangere, piangere…
… per colpa mia.
Smettila, una buona volta.
Con benedetta meccanicità, senza pensare troppo a cosa significassero quei
gesti, ma piuttosto a compierli, richiuse il tutto e lo poggiò sul letto. Restò
lì, qualche attimo, a guardarlo.
Un
anonimo zaino in un’anonima giornata di fine autunno.
Voltò le
spalle al letto, allo zaino, ed uscì dalla stanza, tenendo lo sguardo fisso sul
pavimento. Raggiunse la cucina, che per quel giorno era vuota.
Dovevo
immaginarmelo, dopotutto.
Mi dovrebbe far piacere. Questo non è un circolo di ricreazione.
Però…
Si
avvicinò ai fornelli, battendo ciglio mentre si guardava pigramente attorno.
Sapeva cucinare, era andato avanti da solo per abbastanza tempo. Tuttavia, aveva
il sospetto che in quelle mensole, ormai, ci fosse soltanto ramen.
I sospetti vennero presto confermati. Ne prese una confezione a caso, prima di
metterla a riscaldare.
Io
sarò infantile. Ma tu devi crescere. Devi crescere, e smetterla di piangere per
colpa mia.
Non so
mai cosa fare in quei casi. Tu piangi, e io?
Dovrei piangere con te, per solidarietà?
Dovrei ridere e dirti che tutto va bene?
E’ assurdo.
Non va tutto
bene.
Ti sto lasciando qui.
Ma è la cosa giusta.
Si
sedette al tavolo tradizionale, separò le bacchette, e si augurò silenziosamente
buon appetito.
Con lo sguardo distratto, perso nel vuoto che era il muro di fronte, cominciò a
mangiare.
Quindi, dannazione, smettila di piangere.
Perchè non mi piace poter rimanere soltanto a guardare, e sapere che è colpa
mia.
So che sto facendo la cosa giusta, e lo capirai anche tu.
E’ una cosa talmente logica che la capirai anche tu.
Pensi che mi faccia piacere? Lasciarti qui indietro?
Sei un bersaglio fin troppo facile, ed io non ce la faccio a sopportare che tu
possa essere in pericolo per me.
Sto scappando? Certo. Logico.
Sono un codardo. Lo sono sempre stato.
Cominciò a mangiare.
Senza
accorgersi neanche che quello era ramen al pesce.
In my head there's only you
now...
this
world falls on me.
In this world
there's real and make believe,
and this seems real to me!
Verso il
primo pomeriggio, Sasuke concluse che ventiquattro ore in una sola giornata
erano fin troppe, e chiunque avesse istituito questa convenzione – fosse stato
Dio, o qualche stupido astrologo – dovesse essere adeguatamente punito, poiché
era stato sicuramente ubriaco e non capace di intendere e di volere.
I minuti
passavano inesorabilmente lenti, e lui era inesorabilmente solo.
Come ho sempre
voluto.
Ora, aspetto, no?
Che questo dannato sole vada via, e che mi faccia fuggire per il codardo che
sono, visto da nessuno.
Come
mi sono ridotto. [Come ti sei ridotto…]
Ma è
la cosa giusta.
Il tempo non dovrebbe passare così lento.
Perché esistono, le attese, poi?
Sono inutili.
Per
tentarti, per tentare di farti cambiare idea?
Non cambierò idea.
Anzi, non penserò affatto.
Starò qui.
Aspetterò e basta.
Aspetterò che arrivi l’ora, e basta.
Il rosa
che sfumava dal tramonto gli ricordava i capelli di lei, e chiuse la tenda con
fin troppa fretta. Lo sguardo cadde sulla foto posata lì, sul mobile.
Già
visto.
Già
visto, già fatto.
Questa
volta non abbassò la foto. Piuttosto si limitò a sistemarla più dritta sulla
superficie di legno, espressione quasi serena sul volto. La lasciò lì.
E che il mondo sappia che anche io ho una casa in cui, quando verrà il tempo,
se verrà il tempo, potrò ritornare.
Lei
non sarà qui ad aspettarmi, ma sarà viva e starà bene.
E se non sarà viva, e non starà bene… non è stata colpa mia.
Da
solo posso vivere, checché lei ne dica.
Se tornerò, e lei non sarà più qui…
Se
tornerò e lei…
Voltò le
spalle alla foto, scostando un lembo della tenda pesante. Il bordeaux del
tramonto s’andava sfumando nel viola scuro, nel blu.
Non riusciva a scorgere il sole, ma fu piuttosto un sollievo. Meno tempo per
rimuginare su ciò che avrebbe potuto essere, o non avrebbe potuto essere.
Non
c’è spazio per rimpianti.
Non importa, perché anche se lei crede che non me ne importi niente…
… purtroppo è
il contrario. M’importa
troppo.
E con
lui, con Orochimaru, con l’ultimo Uchiha al mondo…
… non
posso permettermi davvero di starti accanto a questo modo.
Nemmeno io sono tanto egoista.
Spostò lo
zaino e si sedette sul letto, osservando quell’unica fotografia.
Per quanto tempo rimase lì, ad osservare quella fotografia dove c’era quella
ragazzina che un tempo aveva lasciato a casa… per quanto tempo rimase lì, non
seppe dirlo.
Guardò
quella foto, anche quando fu troppo buio per distinguerne le figure.
And you love me but you don't know who I am...
I'm torn between this life I lead and where I stand.
You love me
but you don't know who I am
So let me go
[ Just Let me go... ]
La strada era buia a quell’ora, e semideserta. L’unico cambiamento climatico,
rispetto la mattinata limpida, era la lieve foschia che si era alzata, e che
aleggiava priva di peso nell’aria, trasformando ogni più piccolo respiro in una
nuvoletta di vapore.
Sasuke trovava quelle nuvolette di vapore estremamente irritatati, ma
d’altronde, trovava irritante pressoché tutto.
Nulla
di nuovo su questo fronte.
Lo zaino
pesava sulle spalle, molto più di quanto non fosse pesato tre anni prima, mentre
percorreva quella stessa identica strada.
Siamo
sicuri che sia soltanto lo zaino, a pesare di più, Uchiha?
La mia coscienza è a posto.
La mia coscienza è tremendamente a posto, perché questa è la cosa giusta.
Lo zaino pesa troppo, perché io sono più debole.
Ormai cado a pezzi.
Già adesso,
cado a pezzi.
E’ logico.
E’ logico che lo zaino sia più pesante.
Ergo, è lo zaino. Tutto qui.
Pensare troppo su queste cose fa male.
Di tanto
in tanto, qualche sporadica figura attraversava quella stessa strada, senza
prestargli più attenzione del dovuto. Maniche lunghe, vestito di scuro, capelli
disordinati. Una figura anonima, con uno zaino anonimo in quella notte anonima,
in quel villaggio che ormai cominciava già lentamente a dimenticare gli Uchiha.
Gli sembrò di scorgere, costeggiando il parco, la figura di Ino Yamanaka, seduta
accanto a qualcuno che non riuscì a riconoscere, a causa dei cespugli. Gli
sembrò che lei lo avesse scorto a sua volta.
I loro sguardi per un attimo si incrociarono.
Lui, con
sottile rassegnazione.
Lei, con rassegnata consapevolezza di tutto.
Entrambi
gli sguardi, accuratamente pacati, si incrociarono.
Entrambi gli sguardi, accuratamente pacati, si abbandonarono in un unico
sospiro.
Lei si sporse vicino ai quei cespugli e Sasuke, mentre andava via senza voltarsi
indietro, sentì la sua sottile risata, sommessa ed un po’ civettuola, unirsi a
quella un po’ più profonda di un altro ragazzo.
Kakashi lo sa, e l’ha accettato.
Naruto lo sa, e non riesce ad accettarlo.
Persino quella lì lo sa, e l’ha accettato da tempo.
E lei non c’entra nulla.
Sakura, fattene una ragione. Accettala, e va avanti a vivere.
Lei ti starà vicina. Non ti ho detto neanche che è venuta a farmi la predica.
…
Ed ora
ti parlo mentre tu non ci sei, tanto per non parlare da solo.
[ posso vivere da solo ]
Queste
parole non ti arriveranno mai, sono inutili.
Che
coppia di matti, che siamo.
Nella mente, è sempre tutto più facile.
Proseguì
su quella strada anonima, sapendo che era quella che avrebbe condotto fuori dal
villaggio, e via da casa.
Si fermò soltanto quando scorse i cancelli del villaggio.
Soltanto quando scorse quella figura seduta su uno zaino troppo grande per lei,
esattamente al centro del cancello, che gli dava le spalle.
Soltanto quando scorse quella figura poggiata contro lo stesso cancello, braccia
incrociate ed occhi chiari che guardavano proprio lui.
Si fermò,
con un sospiro, prima d’alzare quell’unico occhio al cielo. E sebbene una
sensazione indefinita si fosse stanziata nel cuore [siete entrambi qui]
non potè fare a meno di sentirsi seccato.
Tremendamente seccato.
Con uno sbuffo, ed un’irritante nuvoletta di vapore correlata, continuò la sua
avanzata verso quell’unica porta che l’avrebbe condotto via da casa.
And no matter how hard I try
I can't escape these things inside I know...
[... I know...]
When all the pieces
fall apart,
you will be the only one who knows...
[... Who knows?]
Arrivato lì davanti, si limitò a ricambiare lo sguardo di Naruto. Sakura ancora
gli dava le spalle, seduta abbarbicata su quello zaino. Nessuno dei due disse
nulla, ma neanche si mosse di un centimetro.
“…
allora?” sbottò alla fine, prima di togliersi lo zaino, per poggiarlo a
terra. Vide Naruto sorridere infantilmente a quel gesto, e capì che il suo
intuito aveva, ancora una volta, ragione.
Sarebbe
stata una lunga, lunga serata.
“Allora
niente. Di qui non si passa.”
“Lo dice…?”
“Io,
ovviamente.”
“E
Tsunade-hime.” Lo interruppe Sakura, voltandosi soltanto in quel momento per
guardarlo da sopra la spalla.
Gli occhi di lei erano ancora rossi, ma sicuramente più determinati di quanto
non lo fossero stati la sera prima.
Sasuke spostò lo sguardo da lei allo zaino. Dallo zaino a lei.
“Lo
sapeva Tsunade, che sarebbe successo.
Toglietevi dai
piedi.”
“Neanche per
sogno. Non ho intenzione di farti andare via, Sas’ke.”
Sbottò Naruto, cogliendo alla sprovvista il moro. Quando, la mattina prima, gli
era sembrato quasi che il compagno di squadra avesse compreso, o perlomeno, si
fosse rassegnato.
“Il motivo?”
“Primo, siamo
una squadra. Ergo,
siamo un’unità composta tra tre persone. Quindi, se si fa qualcosa, la si fa
insieme. Tu da solo non va da nessuna parte. Secondo, se sarà necessario,
Orochimaru lo faccio fuori io con le mie mani, e tu non dovrai più preoccuparti
né per Konoha, né per Sakura, né per me, né per te stesso o qualunque altro
essere vivente presente in questo villaggio. Terzo… se tu vai via, Sakura andrà
via, ed io rimarrò qui da solo, come il solito idiota che sono.
E non voglio.
Non ti bastano come motivi?”
“Decisamente
no. Sakura non verrà con me. Sakura starà qui. Spostati,
Sakura.”
“Neanche
per sogno.” Ribattè la ragazza, con l’ostinazione infantile di una bimba.
Sasuke
sospirò, trascinandosi dietro lo zaino, sorpassandola. Lei, dal basso, lo
osservava con quegli occhi lucidi.
Il ragazzo si fermò a metà fra Naruto e lei, voltando le spalle al primo, per
guardare in quegli occhi verdi.
“Non vale
portare i rinforzi.”
“Io l’ho
solo avvisato che stanotte sarei partita. Mi ha seguita da solo.”
Lui si chinò appena in avanti, finchè non fu a qualche centimetro da lei.
“Tu
stanotte non vai da nessuna parte.”
Sakura corrugò appena la fronte, prima di sollevare le braccia per cingergli il
collo, prima di cercare ancora quel bacio che, inaspettato, era arrivato la sera
prima.
“Non
lasciarmi. Sono brava.
Sono utile per tirarti su il morale.
Quando sei con me, sorridi.
Perché abbandonare una cosa così utile?”
Lui
scansò le sue labbra, prima di sciogliersi gentilmente da quell’abbraccio a
senso unico.
I loro
sguardi si incrociarono di nuovo.
Non guardarmi
così, Sakura.
Non guardarmi e basta.
E’ per te che lo faccio, non sto scappando da te.
E’ diverso.
Non sto scappando da te.
Questa non è soltanto una
scusa.
Non è…
…
soltanto una scusa, vero?
[Ti
stai illudendo da solo]
Non riuscì, ancora
una volta, a sostenere quello sguardo. Si voltò verso Naruto, che lo fissava con
risentimento ostentato, ben diverso della vecchia rivalità che aveva imparato a
conoscere ed apprezzare.
Anche
quello sguardo era difficile da sostenere: ma non impossibile.
Sospirò, scuotendo il capo.
“Naruto…”
“… magari
verrò anche io con voi, no?
Finirei probabilmente per
essere il terzo incomodo.” Mormorò il suo compagno di squadra, che fu anche il
primo a scostare lo sguardo.
Sasuke, ancora
una volta, sospirò.
And you love me but you don't.
[You love me but you don't]
You love me but you don't know who I am...
And you love
me but you don't.
[You love me but you don't]
You love me but you don't know me...
“… non so
cosa di…”
“… Tu non
puoi venire con noi, Naruto.” Lo interruppe Sakura, guardandolo dal basso della
sua postazione, mani giunte compitamente in grembo.
”Non c’è nessun noi, Sakura.”
“Non puoi
gettare tutta la tua vita così.” Insistette la ragazza, usando forse un tono più
duro di quanto fosse sua intenzione.
“E tu
puoi?”
Ancora una volta, l’inacidita replica dell’Uchiha fu ignorata.
“Il tuo
sogno è qui a Konoha, Naruto.” Continuò imperterrita lei, aprendosi in un
affabile sorriso, che non apparve affatto falso. “Sasuke un sogno vero e proprio
non ce l’ha neanche più. Sono io che devo fare in modo che lo realizzi, quel suo
sogno che ha messo in secondo piano, ormai gli è rimasto solo quello. Capisci…?
E’ questo, il mio sogno.”
Naruto non rispose, scostando lo sguardo per terra. Immobile, Sasuke guardava
entrambi.
Domandandosi come aveva potuto non notare il cambiamento nel loro modo di porsi,
l’uno con l’altra.
A modo
loro, sono maturati. Tutti e due.
“Sei l’essere più infantile che io conosca.”
Non è vero. Non è affatto vero.
Vero?
”Il tuo sogno di
diventare Hokage si può realizzare solo qui a Konoha. Il mio sogno invece è con
lui, e se lui va via… Tu lo sai, no? Potrò realizzare il mio sogno, ed il suo.”
[Il sogno di una persona non è
necessariamente quello che la persona dice, Sakura.
Devi capire cosa vuole il suo cuore. Anche se lui lo nega con tutte le sue
forze.
Quello è il suo sogno.]
Scostò lo
sguardo da entrambi, serrando le labbra e sollevando lo zaino. Silenziosamente,
se lo rimise sulle spalle.
Pesante, fin troppo pesante.
“Torneremo, Naruto. Io e Sasuke.”
Non
c’è nessun noi.
“E quando
torneremo tu sarai il Sesto Hokage. Ed il Clan Uchiha tornerà a risplendere,
lentamente, qui a Konoha. E il tuo volto sarà scolpito fra quello dei più grandi
ninja di Konoha. Naruto, il migliore sei tu, e io lo so. Non Sasuke. Non io. Il
migliore, fra di noi, sei sempre stato tu. Non buttare tutto all’aria.
Inseguiamo i nostri sogni. Io inseguirò il mio, lontano di qui. Non è un addio.”
“Ma…”
Naruto, che rideva sempre. Naruto, lo scemo. Nella sua voce, ora, c’era la nota
inesorabile dell’abbandono.
Resta
qui, Sakura. Dannazione.
Affondò il canino
nel labbro inferiore, prima di voltare le spalle a quella scena. Non la
sopportava.
Passando accanto a Naruto, superandolo, gli posò semplicemente una mano sulla
spalla. Una pacca che si sarebbe potuta definire amichevole. La mano indugiò su
quel tessuto freddo. Naruto si voltò verso di lui, ma Sasuke non ne ricambiò lo
sguardo. Ritirando la mano contro il petto.
Dire addio sembrava inutile, dopo che lei aveva detto quelle parole.
Dire
addio… è la cosa peggiore.
Qualche passo dopo, il compagno di squadra, il migliore amico – e forse l’unico
– era fuori dal suo campo visivo.
Non esiste più. E’ la scelta giusta.
“Niente
ma, Naruto. Tu lo sai cosa vuol dire inseguire un sogno. Staremo bene. Questo
non è un addio, ed in fondo tu lo sai. Inoltre… Ti scriverò sempre, no?”
Naruto scosse il capo, ma Sasuke non lo vide.
Non lo vide serrare i pugni, per trattenere quelle lacrime fin troppo amare e
conosciute dell’abbandono.
Le conosceva anche lui.
Non vide la ragazza alzarsi, ed abbracciare il loro compagno di squadra, con
accorgimento quasi materno.
Non la vide pretendere di asciugargli le lacrime, quando in realtà stava
piangendo anche lei.
Quell’unico occhio era troppo poco, per sopportare quella scena.
Sakura, tu rimani qui.
Stringendo la mano sporca ancora del sangue di lei in un pugno, con quegli
ultimi passi varcò la linea sottile fra casa e lontano da casa. Senza
voltarsi indietro, a testa bassa, Sasuke s’incamminò lungo quel sentiero,
illuminato solo a sprazzi dai pochi raggi di luna che filtravano tra le nuvole e
gli alberi.
Ormai le voci dei suoi due compagni di squadra erano diventate un’eco, senza che
riuscisse più a comprendere le parole bisbigliate da lei, quelle stizzite di
lui.
Scosse il capo, e proseguì. Il vociare cessò.
Il cuore di Sasuke saltò un battito, senza alcun motivo apparente.
E’ decisivo, ora.
Via da casa. Via.
In fuga e via da casa.
Codardo, codardo, codardo…
Si
accorse troppo tardi dei passi affrettati, del respiro irregolare che lo stava
raggiungendo.
Quando se ne accorse, non si voltò neppure, accelerando il passo.
Senza trovare, tuttavia, la forza di volontà necessaria a correre.
E, nonostante tutto…
… quando
quella mano fredda si protese in quella corsa, ed intrecciò quelle dita più
sottili fra le sue, rovinate…
Non potè
fare a meno di nascondere un sorriso colpevole.
[Just let me go…]
-Never-
[“Naruto dice che sei un
fottutissimo bastardo, e ci tiene a fartelo sapere.”
“Lo so.”]
-
Jaly-chan:
già rimosso tutto.
Non ho sentito niente, nananananana °_° Uno dei motivi per cui
Itachi non mi attizza così tanto, boh, eppure quelli come lui mi piacciono °_°”
Mbah. Babeh. Chissà che non sia la prossima longfic, la KakaSaku. Chissà °_°”
Sono a zero idee, ma di scrivere ho bisogno. Attendo inspirazione.
-
SoleDincht: chissà
che in questo capitole Sasuke non si sia accorto di tale infantilismo. [Se n’è
accorto, penso. Sakura gliel’ha letteralmente sputato in faccia. XD]
-
Kirjava:
cattivo, si. Al posto di Sakura, l’avrei mandato a…. beeep! Ecco. Va meglio u_u
… oddio.
Io questi capitoli non li riesco più a controllare. E’ normale che una fic
prenda vita da sola?
Mah. Un altro capitolo e l’epilogo. O forse… solo l’epilogo? Sono indecisa. No,
dai. Un altro capitolo e l’epilogo. Che tristezza ç_ç Sopravvivrò. Sopravvivrò.
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