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Autore: Kodamy    18/11/2006    16 recensioni
Sakura ormai si era rassegnata al vederlo tornare a casa da morto.
C’era voluto tanto per convincersene…
… non tornerà più, vero?
… ma ce l’aveva fatta. A malincuore, ma ce l’aveva fatta.
Mai più.
Allora perché…?
Perchè lui aveva deciso di infrangere quella convinzione, così tenacemente costruita?
Perchè l'aveva tentata con un ritorno a lieto fine, per poi...
… Non era giusto.
Non era affatto giusto.
[SakuSasu]
Conclusa.
Genere: Romantico, Malinconico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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A/N:

-         ReiAyanami: sasuke ha bisogno di una bella dose di legnate dietro la schiena [ anche se porino, qualche ragione ce l’ha pure, ecco u_u – indica capitolo-]

-         DarthSteo: Provo piacere a lasciare in sospeso? Volete la verità? Assolutamente Si! XD sono contenta che il discorso fra Naruto e Sasuke sia piaciuto, penso che Naruto si debba sentire parecchio inacidito con tutta la storia – ma lo sappiamo che è bravo a sorridere, lui. Non biasima Sakura, ma ciò non toglie che pensa sia masochista u_u”

-         Natsumi90: vena sadica? Io? Ma dooove? >_>” Cioè, ecco, si. Posso provarci davvero a fare qualcosa di semplicemente amoroso romantico, ma sarà che sono una disillusa… nell’amore facile facile non credo più di tanto XD Soprattutto se uno dei due è Sasuke. E’ Sakura che se le va cercando, altro che poveretta u_u

-         Solarial: ti prego, non ti far venire colpi che i soldi per l’avvocato non ce li ho ancora >_<”” Se vuoi un motivo per cui le tue recensioni mi piacciono, è che mi fanno capire che sono riuscita ad esprimere bene ciò che volevo esprimere. Mi sprona ad andare avanti, davvero =^.^=  Grazie mille (Y) °_°

-         Helen Lance: ufficialmente, Sasuke è un acaro della polvere sisi u_u Il cervello ce l’ha nella suola delle scarpe [ oppure nell’occhio che ha perso, chissà, in quel caso sarebbe giustificato. Anche se prima non è che lo usasse tanto >_<] Tsunade-hime resiste grazie a te, ricordatelo X°D Ci sto provando davvero a scriverla, ma rimane sempre ostica, hmpf. Quella donna è_é””

-         Miyu92: non mi uccideeeere °_° In ordine: a) no, da piccolo erano troppo occupati con lo psichiatra per Itachi; b) sappiamo tutti che Sakura ha un neuroncino non troppo sano; c) Naruto è Naruto, ed è sacro ò_ò”.

-         Kazuhachan: è arrivata anche per Sakura l’ora di essere la sfigata di turno u_U” Il lieto fine è sicuro al 99,9% [rimane lo 0,01%, ma è una percentuale minima, suvvia u_U]

-         Nely: Grazie mille *_* Vedrò di aggiornare presto sisi [dipende dai capitoli, ecco. Lo scorso capitolo non mi voleva proprio uscire. Un vero parto.] … ma a che serve dirlo qui che aggiornerò presto? °_° Leggerai soltanto quando aggiorno -.-“ Me banana.

-         Topy: … O.ò Si, quoto in toto.

-         Darkphoenix: [abbraccia Sasuke, togliendolo davanti] Feeeerma, mi serve per gli altri capitoli °_° Sennò gli altri capitoli con chi li scrivo, con Willy il Coyote? °_° Non è una valida controfigura, lui, ha troppi peli e non si fa la ceretta è_é””” Come hai potuto notare, Sakura ha seguito il tuo consiglio – e il più generico senso comune. A mio parere avrebbe potuto ucciderlo anche, ma, come già detto, mica posso continuare la fic con Willy il Coyote °_°” Brr. Lo odio. Comunque sia, davvero un destino crudele il tuo °.°

-         Gryffindor_ery: il lieto fine è ancora nei paraggi. Anche volendo, potrei fargli un fischio sisi.

-         Ross [ ahr *_* ]: Oddio, sono rotolata dal ridere. Con quella recensione hai ucciso quel mio povero neurone che mi era rimasto! Cattiva! Crudele! Ma ti amo lo stesso (L) u.u Effettivamente di normali non ce n’è nessuno. Uhm. Anzi, a questo punto sono tutti normali, poiché in un mondo dove sono tutti pazzi, i pazzi diventano normali e coloro che sono normali diventano pazzi. O qualcosa del genere, ho perso il filo. Questo capitolo è stato un altro parto, ma perché non mi andava di scriverlo, non perché non ci riuscivo. °_° Sasuke’s a pain in the ass, really è_é”” Ma tanto non mi piace scrivere troppe robe a lieto fine, va ò_ò Quindi va tutto bene, tutto sotto controllo, non entriamo nel panico °_°”

-         Francy: rimando a sopra: il lieto fine è ancora nei paraggi! [frega il binocolo a Ross, iniziando a guardare freneticamente intorno.] Ecco! Lo vedi? Eh? Eh? [Indica punto a caso] … mh, io no. Però c’è, ecco u_u

-         Artemisia89: una richiesta di felicità prima della partenza. Era esattamente quello che doveva essere. Un assaggio di ciò che si lasciava alle spalle, giusto che così poteva sapere su cosa deprimersi. Lo conosciamo tutti, Sasu, no? E’ un tale… non bestemmio che è meglio. Fratelli in Nuova Zelanda? No, no, questa volta lui pensa di avere motivazioni più nobili. Nella sua testolina bella, carina e… vuota. >_>”

-         Azusa92: è lo stesso motivo per cui la coppia piace a me. E per cui sta cominciando a piacermi Sakura, quando prima la odiavo. Ora… boh o.ò Sto iniziando a vederne i lati positivi ecco u.u

 

Ed ora, via verso la fine. Altri tre capitoli rimasti, o meglio… due capitoli con epilogo.  Questa fic è la mia creatura, davvero. Mai scritto qualcosa di più lungo °_°”

Per oggi: “ Let me go – Three Doors Down.” E’ semplicemente stupenda e perfetta *_*
Comincia a piacermi Sakura, ma comincio ad odiare Sasuke -.- E’ una pena da scrivere.

 


 

“Vi ho trovati di nuovo a dormire nello stesso letto. Ci state prendendo gusto. Ma almeno mettete un segno sulla porta, che evito di entrare e prendermi infarti. Povera Sakura-chan, me la stai traviando, razza di pervertito.”

L’altro ragazzo sbuffò, sollevando con le bacchette qualche spaghetto, colando un po’ di brodo, ributtandolo giù nella mischia. Crucciò le sopracciglia.
”Il pesce non mi piace.”
”Voglio dire, io vengo, trovo la porta aperta. Salgo a portarti qualcosa da mangiare, così te non diventi uno scheletro commemorativo sul letto pieno di acari e robe varie, e ti trovo lì, certo. Con lei tecnicamente appolipata sopra di te. Che bello spettacolo. Avete rubato la mia povera innocenza, bastardi.”

“ Perché devi insistere nel cucinare pesce?”
Il biondo abbandonò la testa sul tavolo, con uno sbuffo altrettanto seccato. Poi spostò lo sguardo dalla superficie di legno al viso dell’altro ragazzo, crucciato.

“Non dire cazzate. L’hai mangiato durante il secondo esame Chuunin, quello di sopravvivenza.”

“Appunto. Era un esame di sopravvivenza.”

“ Che idiozia.”

“ Tieni e mangiatela.”

“Più che volentieri.”

La ciotola passò di mano. Sasuke poggiò il mento sul palmo della mano, mentre Naruto preferì avventarsi sul Ramen.

Dopo qualche attimo, entrambi sospirarono.

“Non sarà mica come prima vero? Prima avevo qualche speranza no? Ora però ci sei tu. E lei…”

Sasuke non rispose, e dentro di sé si maledisse d’aver dato via la ciotola: almeno prima aveva avuto un pretesto per non guardare quegli occhi chiari così… quasi abbandonati.

Durarono poco, e Naruto si chiuse nel suo solito broncio infantile, prima di sbuffare ancora.

“Voglio dire… se voi iniziate a fare cose…”

“Idiota, non stiamo facendo nien…”

“… io poi finirò per fare il terzo incomodo, fuori dal vostro piccolo mondo. Non mi piace, ecco.”

Calò di nuovo il silenzio, ma questa volta Naruto non sognò neppure di infrangerlo.
L’unico rumore, per troppo tempo, fu quello del ragazzo biondo che mangiava e beveva quel brodo.

Dall’altra parte della casa, si sentì un frastuono di qualcosa di pesante che cadeva a terra.
 Le bestemmie non proprio gentili di una voce femminile, frustrata.
Entrambi i ragazzi sussultarono appena.

“… ti sei preso cura di lei, allora.”
Mormorò infine Sasuke, spostando lo sguardo sulla finestra che lasciava filtrare il pallido sole autunnale.

“Non che sia servito a molto. E’ regredita a stato di ameba adorante non appena ti ha visto di nuovo.”
Borbottò di tutta risposta l’altro ragazzo, amarezza e ripicca nella voce.

“… bene, allora.”

“Cosa?”

“Ti prenderai cura di lei ancora una volta, no?”

Naruto batté ciglio, prima di stringere un po’ troppo forte la bacchetta di legno. Si spezzò.

Quando parlò, però, la sua voce era soltanto rassegnata.

“Quindi vai via.”

“E’ in buone mani.”

“Decisamente migliori delle tue. Ma non sono le mie, che vuole. Non le ha mai volute.”
 Sibilò il biondo, scostando lo sguardo sulla ciotola semivuota.
 Quasi si stesse domandando come finire di mangiarla, dopo aver rotto la bacchetta.

“Le vorrà. Ti prenderai cura di lei e lei sarà felice.”

“Sai, è incredibile vedere il grande Uchiha che si preoccupa per una ragazza. Il mondo deve essere arrivato alla fine, se ce l’hai così a cuore da volerle fare così male. Bastardo.” La voce di Naruto era colma di sarcasmo. “Tu dici che l’idiota sono io. Sei tu il vero idiota. Non azzardarti ad andar via da Konoha. Non voglio che Sakura-chan torni quel salice piangente che è stata per due anni, dopo che sei andato via.”

“Non posso restare qui.”

“Perché non puoi?!”

“Orochimaru sta…”

“Vuoi tornare da quello lì? Tu sei malato dentro, Uchiha!”

“No! Io… Mio fratello è… ormai, quel sogno è inutile, non c’è motivo di tornare da lui…”

“Allora puoi benissimo restare qui!”

“Attaccherà Konoha, e Konoha non merita questo per…”

“Oh, adesso vuoi fare l’eroe?! Ma piantala. Itachi non era qui per te, se ti va tanto saperlo. Se Sakura c’è finita di mezzo, è colpa mia, magari.  L’Akatsuki attacca Konoha, e lo fa per me. Non per te, se non ti dispiace condividere le luci della ribalta. Eppure io non penso di dover andar via, perché so che siamo tutti compagni, nello stesso villaggio, e si tratta di guardarci le spalle a vicenda… E so che ci sono, dopotutto, persone che mi guarderanno le spalle, me le sono meritate, e ora ci sono.”

“Non resterò qui. Ci sono tropp…”

“Troppe prede facili? Pensi che quel tipo dalla lingua assurda possa prendersela con Sakura? Posso azzardare anche un ‘con me’? Per arrivare a te? Oh, certo, fa così eroe tragico andare ad affrontare il nemico tutto da solo. Oh, quale spirito di sacrificio…! Ma finiscila. Sas’ke… siamo stati i tuoi compagni di squadra. Sono un tuo compagno di squadra. E cazzo, sei il mio migliore amico, se questo ti fa intendere quanto io sia disperato, in questo campo. Non ti permetterò di fare cazzate. Non esiste. Ho passato questi anni a diventare più forte non per diventare Hokage, ma per riportarti indietro. Ed ora, tu rimani a casa. E smettila di fare l’eroe. Tanto ormai non ti crede nessuno.”

“E’ un discorso che non sta in piedi.”

“E allora dovresti smetterla di illuderla in questo modo!”

[ Perché sarò io a raccogliere i cocci di ciò che rimarrà di lei, e finirò in cocci anche io, e tu non ci sarai.
E via di nuovo, a far finta, giorno per giorno…

… io potrei anche arrivare a pensare che quello potrebbe essere amore, fra me e lei
 – ci prenderemo l’uno cura dell’altra, per evitare che ciascuno finisca a pezzi

… ma per lei sarebbe solo una vita piena di rimpianti, e priva di senso.]

 

 

XII – Let me go.

 

One more kiss could be the best thing,
but one more lie could be the worst.
And all these thoughts are never resting...
...and you're not something I deserve.

 

Fosse stato un tipo più dedito ad osservazioni di campo poetico, Sasuke avrebbe potuto giurare d’aver visto il cuore di Sakura cadere in mille pezzi, d’aver sentito il rumore di quei cocci di vetro che tintinnavano per terra, soltanto guardando quegli occhi chiari.
Quegli occhi chiari non fecero nulla per nascondere al mondo quel cuore ormai ridotto ad un puzzle.

[ E ci vorrà molto più tempo per rimetterlo insieme… Non è vero? ]

Sasuke, essendo diventato ciò che era diventato
[ troppo sentimentale, non dovrei.
Tch.]

non sopportò di reggere quello sguardo, e lo spostò sull’erba bagnata d’umidità. Non sentì, lui, il rumore dei cocci di quel cuore: ma potè immaginarli fin troppo bene, sentire il suono di ciascun piccolo pezzo che si sgretolava, via, fino a divenire nulla.

“Dovresti smetterla di illuderla!”

Sei contento ora?

Sentiva lo sguardo di lei, quasi sperduto, fisso su di lui. Lo sguardo di Sakura cercava qualcosa che non riusciva a trovare. Il silenzio sembrò durare ore, ma fu interrotto dalla flebile e poco convinta risata della ragazza.

“Ne, Sasuke-kun, ne devi imparare di cose. Questo… non era un momento in cui si doveva scherzare…” sussurrò la ragazza, gesticolando freneticamente con voce che voleva essere tranquilla, ma che in verità era fin troppo agitata.
“… però lo apprezzo che tu voglia scherzare, ecco, è raro, non lo fai quasi mai, quindi suppongo che tu stia meglio, e poi…”

“Non era uno scherzo.”

Il fiume di parole smise di sgorgare dalle labbra della ragazza. Nella sua mente, Sasuke sentì gli ultimi cocci cadere, nel silenzio della notte.

Sto facendo la cosa giusta.

Come sempre. Come sempre.
[“Allora ti stai illudendo da solo.”]

Come sempre.
Come sempre.

Sentì la stretta di quella mano, all’apparenza delicata, diventare serrata come un artiglio sul suo braccio.

Le unghie graffiarlo da sotto il tessuto, ma non si lasciò sfuggire neppure un sospiro.

“No…” fu l’unica sillaba che sfuggì dalle labbra di lei.

E lei aveva pensato che forse io avrei provato per sempre e lo avrei anche fatto, e forse non avrei…

Quelle labbra, che aveva scoperto morbide come avrebbero dovuto sempre essere, dolci di zucchero

e mitarashi dango

ora erano socchiuse, sillabavano parole che non aveva la forza di dire. I capelli ondeggiavano mentre lei scuoteva il capo, sempre più velocemente, sempre più freneticamente, sempre più disperatamente…

Lui, con quell’unico occhio, la fissava.

Avrei voluto provare per sempre.

Ma metterti in pericolo perché io possa provare a fare qualcosa che non verrà mai come la vuoi tu…

[“Smettila di fare l’eroe. Non ti crede più nessuno.”]

Non so più cosa voglio.
Non piangere, dannazione. Non dovresti piangere. Dovresti arrabbiarti perchè sono un bastardo.

Ma la ragazza non potè sentire quel pensiero, e le lacrime si erano già affacciate agli occhi verde foglia.
Inesorabili.

Dannazione, Sakura. Sei orribile, orribile.
Non riesco… così, io…

Vorrei dirti che andrà tutto bene, ma…
”Dovresti smetterla di illuderla!”

… sei orribile. Non posso mentirti, nè fare nulla.

Ti odio, ti odio, ti odio…

“Allora ti stai illudendo da solo.”

Lui tentò di scostarsi da quella presa artigliata sul braccio, ma lei non gli permise di muoversi di un centimetro. L’altra mano si aggrappò a quella stessa manica, disperatamente. Ultimo appiglio.

[Non andare via.]

Non lo disse, e lui ne fu grato. Rimase in silenzio, ad osservare quel viso con cui poco prima aveva condiviso il respiro.

“… perché?” fu tutto ciò che quella voce flebile riuscì a mormorare, prima che andasse a serrare le labbra.

 

In my head there's only you now,
this world falls on me.

In this world there's real and make believe...
... and this seems real to me.

 

 

“Non sono affari tuoi.” Mormorò lui di tutta risposta, serrando le labbra a sua volta, e scostando lo sguardo sull’erba. La sentì mugolare qualcosa di talmente patetico, che non riuscì a comprenderla.

Portamiconte.” Ripetè la ragazza, con un’unica emissione di fiato. Poco più d’un sibilo.

“Mai.” Sbottò lui, tentando ancora una volta di alzarsi. Ma questa volta, la reazione di lei fu totalmente inaspettata.
Uno schiaffo, un pugno:non aveva capito bene cosa era stato a colpirlo lì da dove l’occhio [che non c’era] non poteva più vedere.
E prevedere.

Sentì il dolore rimbombargli nella tempia fasciata, e la prima cosa che vide fu il volto di lei. Di lei che gli si era parata davanti, di lei che non gli concedeva alcuna via di fuga.

Perché è questo tutto quello che fai: scappare.

Non gli concedeva via di fuga da quel viso arrossato ed adirato – disperato.

Nessuna via di fuga da quegli occhi lucidi.
Nessuna via di fuga da quelle labbra arrossate.

Portami con te!” ripetè lei, con il respiro affannato, a pezzi, alzando appena la voce da quel sibilo che era stata.

Smettila, Sakura, smettila…

Lui si limitò a battere ciglio, espressione impassibile sul volto, capelli spettinati.

P o r t a m i  c o n  t e !” ripetè lei, e ancora, e ancora, alzando la voce, sempre più veloce, finchè non vi fu più differenza tra queste suppliche sillabate ed i singhiozzi che infine erano arrivati a scuoterla.

Lo aveva graffiato, lo aveva abbracciato, lo aveva supplicato fra le lacrime e poi lo aveva insultato, e di nuovo, di nuovo, di nuovo, sempre più flebile, sempre più sommessa, finchè non si fermò lì, tenendolo per la maglietta.
Gli occhi nascosti da quella frangia, rivolti verso il basso.
Lui non si era mosso d’un centimetro.

Terribile, terribile…

“Smettila.” Fu ciò che scelse di dire, infine, poco più di un sussurro. Lei soffocò un singhiozzo, ma resto lì, davanti a lui. Tenendolo ancora per la maglietta, sollevò gli occhi rossi di pianto, ma che ormai non versavano più lacrime.

“Portami con te. Questa volta… portami con te. Perchè devi andare via? Qui va tutto bene. Siamo io e te. E’ come dovrebbe essere. E’ come avrebbe dovuto essere sempre, sempre… sempre. Sempre….” Era tornata quella voce flebile, quasi inquietante, quel sussurro cauto.
Lui sollevò quella mano baroccamente ricostruita, posandola su quella di lei. La scostò, piano, con gentilezza.

“Orochimaru ha intenzione di attaccare Konoha. Ci sarebbe un’altra guerra, e tu ne rimarresti coinvolta. Konoha non ha i mezzi per sopportare adesso un’invasione. E c’è anche l’Akatsuki. Io sarò più difficile da trovare, da solo. Mi farò vedere all’inizio, lontano di qui. Le voci gireranno, e cambieranno piano. Lasceranno in pace Konoha, lasceranno in pace te. Perché voi non c’entrate niente.” Sasuke si attenne al tono della ragazza, regolando la sua stessa voce profonda su quel sussurro discreto. Ogni parola venne pronunciata come un discorso imparato a memoria, tono piatto, privo di qualsiasi sfumatura.

[Di tanto in tanto lo coglieva a mormorare qualcosa fra sé e sé – quasi stesse provando un discorso imparato a memoria, o stesse ripetendo una vecchia lezione imparata all’accademia. Seduto, da qualche parte, muoveva sommessamente le labbra, guardando un punto imprecisato davanti a sé.]

Sakura pendeva dalle sue labbra, assimilando ogni parola, tentando di comprenderne il motivo, di comprenderne le sfumature. Ma, alla fine, si limitò a scuotere il capo.

“Ti odio. Portami con te.”

“Se mi odi, non c’è n’è motivo.”

“Ti amo, e lo sai. Portami con te, questa volta, portami… tu lo sai che io…”

“A maggior ragione.”

Con la stessa calma, il ragazzo scostò l’altra mano di lei, che ormai aveva deformato la manica della maglietta. Lei immobile si lasciò guidare, come una bambola. Battè ciglio, e fece per schiudere ancora una volta le labbra.
Lui la zittì, piuttosto bruscamente.
“Tornerò, certo, se non muoio prima. Non ti chiedo di aspettarmi. Hai…”

“Non voglio aspettarti. Portami con te.”

“ … hai miliardi di persone che ti hanno a cuore più di me. Sei cieca e non te ne accorgi.”

“Non è vero, tu mi ami e l’hai detto. Ti amo anche io, quindi portami con te, no? Saremo io e te, insieme ce la faremo, poi torneremo a Konoha e ridaremo vita al Clan Uchiha lì dove appartiene e sosterremo Naruto che diventerà l’Hokage e poi io andrò a lavorare all’ospedale ed entrerò nella squadra medica e tu diventerai ANBU e avremo una vita normale insieme perché è così che dovrebbe essere, perché…” ormai parlava senza prendere fiato, così sommessamente che Sasuke non riusciva a distinguere tutte le parole di quel fiume in piena, che sgorgava dalle labbra di lei come sangue da una ferita.

Che bella favola, Sakura. Ma questa è la vita reale.
Questi sogni non si avvereranno, e tu lo sai.

 

You love me, but you don't know who I am.
I'm torn between this life I lead, and where I stand.
And you love me, but you don't know who I am...
... So let me go,
[Let me go.]

 

 

“ Sakura, no. Vai a casa e dormi.”

Cazzo, Sasuke, portami con te! Adesso. Ora. Se solo osi lasciarmi indietro, io… io…”
Sasuke? Non Sasuke-kun?

Per quel che sembrava, Sakura ormai era scoppiata.
 “… tanto tu non hai cervello, per questo stiamo bene io e te, perché io almeno penso, e da solo tu non sei capace di fare niente, e quindi non fa nulla, tu non mi vuoi con te? Va bene, perché non importa se lo vuoi o no, perché io ti seguirò e sarò la tua ombra, dannazione, sarò la tua ombra fino alla fine dei tuoi giorni, che tu lo voglia o meno, e dormirò nel tuo stesso letto e ti preparerò da mangiare e sarò io a tirarti su il morale e ti giuro che fino alla fine ti sarai così abituato a me da non sapere neanche perché volevi lasciarmi indietro, e non mi importa se non mi vuoi, non mi importa se mi consideri un peso, non mi importa nulla di nulla, perché tu sei un cretino e quello che pensi non conta, e se ti lascio da solo tu sei perso e fai decisioni assurde perché sei l’essere più infantile che conosca sebbene sembri il contrario, e io non ce la faccio più, perché neanche tu sai quello che vuoi e come lo vuoi e quando lo vuoi e ti illudi di saperlo e quando lo ottieni rimani con nulla, e ti arrabbi e ti deprimi e non sai più cosa farne di te stesso, ed in quei momenti io sarò lì, la tua ombra fino alla fine dei tuoi giorni, davvero, e ti riporterò sulla giusta via come una pecorella smarrita, perché è questo quello che sei ma a me non importa, perché io ti amo lo stesso e tu lo sai, ma tu non te lo vuoi ficcare in quella cazzo di testa fantastica che ti ritrovi. Mi porterai con te, che ti piaccia o no!”

Non seppe capire se quella con cui era stato colpito fosse una maledizione o una benedizione. Non ebbe la forza di farlo.

Così… è questo ciò che pensi.

Siamo una coppia di matti, Sakura.
Io e te.

Sasuke si limitò a battere ciglio, prima di avvicinarsi e sfiorare piano la fronte arrossata e accaldata di lei con le labbra fredde. Lei, dopo lo sfogo, non sapeva più se piangere o ridere.
Nell’indecisione, ansimava, cercando di riprendere il fiato. A quell’accenno di bacio sulla fronte, non si mosse. Si limitò a continuare a fissarlo, con qualcosa a metà fra l’astio e l’amore più cieco.

“Vai a dormire, Sakura.” Le mormorò lui, piano, nell’orecchio, prima di superarla lungo il sentiero. Non alzò lo sguardo, non si guardò indietro.

“Non hai capito? Verrò con te!” insistette lei, con voce resa patetica dai singhiozzi, lievemente isterica. Soltanto a quel punto, lui la guardò da sopra una spalla.

“No, non verrai con me. Domani notte andrò via. E tu non verrai con me, o sarebbe inutile. Kakashi lo sa. Naruto lo sa. Fattene una ragione, e continua a vivere.”

A malincuore, si lasciò a le spalle quei singulti e quegli occhi verdi, senza riuscire ad ignorare la morsa che era arrivata ad attanagliargli il cuore.
Sto facendo la cosa giusta.

“Ti stai illudendo da solo.”

Si.
Ma sto facendo la cosa giusta.

 


I dream ahead to what I hope for...
...and I turn my back on loving you.
How can this love be a good thing?
[when I know what I'm goin’ through...]

 

 

Alla fine, non ci ho neanche provato.
Questo il pensiero che l’aveva tenuto sveglio per tutto quel che rimaneva della notte, mentre si girava e rigirava nel letto di Itachi, senza riuscire a trovare una posizione più confortevole che potesse calmare anche il rimorso nel cuore.

Qualunque cosa che faccio, non sembra mai andare bene.

La vita fa schifo.
Era tutto indolenzito dalla nottata in bianco, un’occhiaia vistosa sotto l’occhio che non era coperto dalle medicazioni.

Per l’ultima volta, quel giorno, aveva aperto le tende di tutta la casa, e aveva lasciato che il sole pallido della mattina colpisse tutti i mobili.
L’aria pungente del quasi inverno era entrata nella casa. La casa aveva respirato.

Prendi quanta aria puoi. Resterai chiusa per parecchio tempo.

Perché è la cosa giusta.

Non aveva neppure pensato di mangiare, optando piuttosto di mettere a posto le ultime cose della vecchia vita. Lo zaino che aveva preparato era ancora lì, ai piedi del letto, dove l’aveva lasciato.
Ne sparpagliò il contenuto sulle lenzuola, controllando con quell’unico occhio vigile che ci fosse tutto. Ci mise un po’ a fare mente locale, così intorpidito dal sonno. Sentiva i soliti rumori di ogni giorno. Il panorama da quella finestra era il solito di ogni giorno. Niente di particolare nelle condizioni atmosferiche: un’anonima giornata di fine autunno, che avrebbe potuto essere la fotocopia di una fotocopia di tutte le giornate di fine autunno che aveva vissuto fino a quel momento.

Un’anonima giornata di fine autunno.

Controllò di aver preso almeno il necessario per tirare avanti per almeno una settimana, prima di raggiungere la città più vicina, calcolando imprevisti ed eventuali. Decise che tutto quanto era abbastanza, e doveva esserlo, sennò quel bagaglio sarebbe stato fin troppo pesante, e sarebbe divenuto più che altro una perdita di tempo.
La cosa giusta.
Ti odio, Sakura, ti odio.

Non puoi farmi cambiare idea. Sei odiosa quando piangi, non fai altro che piangere, piangere, piangere…
… per colpa mia.

Smettila, una buona volta.
Con benedetta meccanicità, senza pensare troppo a cosa significassero quei gesti, ma piuttosto a compierli, richiuse il tutto e lo poggiò sul letto. Restò lì, qualche attimo, a guardarlo.

Un anonimo zaino in un’anonima giornata di fine autunno.

Voltò le spalle al letto, allo zaino, ed uscì dalla stanza, tenendo lo sguardo fisso sul pavimento. Raggiunse la cucina, che per quel giorno era vuota.

Dovevo immaginarmelo, dopotutto.
Mi dovrebbe far piacere. Questo non è un circolo di ricreazione.

Però…

Si avvicinò ai fornelli, battendo ciglio mentre si guardava pigramente attorno. Sapeva cucinare, era andato avanti da solo per abbastanza tempo. Tuttavia, aveva il sospetto che in quelle mensole, ormai, ci fosse soltanto ramen.
I sospetti vennero presto confermati. Ne prese una confezione a caso, prima di metterla a riscaldare.

Io sarò infantile. Ma tu devi crescere. Devi crescere, e smetterla di piangere per colpa mia.

Non so mai cosa fare in quei casi. Tu piangi, e io?
Dovrei piangere con te, per solidarietà?
Dovrei ridere e dirti che tutto va bene?
E’ assurdo.
Non va tutto bene.
Ti sto lasciando qui.
Ma è la cosa giusta.

Si sedette al tavolo tradizionale, separò le bacchette, e si augurò silenziosamente buon appetito.
Con lo sguardo distratto, perso nel vuoto che era il muro di fronte, cominciò a mangiare.

Quindi, dannazione, smettila di piangere.
Perchè non mi piace poter rimanere soltanto a guardare, e sapere che è colpa mia.
So che sto facendo la cosa giusta, e lo capirai anche tu.
E’ una cosa talmente logica che la capirai anche tu.
Pensi che mi faccia piacere? Lasciarti qui indietro?
Sei un bersaglio fin troppo facile, ed io non ce la faccio a sopportare che tu possa essere in pericolo per me.
Sto scappando? Certo. Logico.
Sono un codardo. Lo sono sempre stato.

Cominciò a mangiare.

Senza accorgersi neanche che quello era ramen al pesce.

 

 

In my head there's only you now...
this world falls on me.

In this world there's real and make believe,
and this seems real to me!


 

 

Verso il primo pomeriggio, Sasuke concluse che ventiquattro ore in una sola giornata erano fin troppe, e chiunque avesse istituito questa convenzione – fosse stato Dio, o qualche stupido astrologo – dovesse essere adeguatamente punito, poiché era stato sicuramente ubriaco e non capace di intendere e di volere.

I minuti passavano inesorabilmente lenti, e lui era inesorabilmente solo.

Come ho sempre voluto.
Ora, aspetto, no?
Che questo dannato sole vada via, e che mi faccia  fuggire per il codardo che sono, visto da nessuno.

Come mi sono ridotto. [Come ti sei ridotto…]

Ma è la cosa giusta.
Il tempo non dovrebbe passare così lento.
Perché esistono, le attese, poi?
Sono inutili.
Per tentarti, per tentare di farti cambiare idea?
Non cambierò idea.
Anzi, non penserò affatto.
Starò qui.
Aspetterò e basta.

Aspetterò che arrivi l’ora, e basta.

Il rosa che sfumava dal tramonto gli ricordava i capelli di lei, e chiuse la tenda con fin troppa fretta. Lo sguardo cadde sulla foto posata lì, sul mobile.

Già visto.
Già visto, già fatto.

Questa volta non abbassò la foto. Piuttosto si limitò a sistemarla più dritta sulla superficie di legno, espressione quasi serena sul volto. La lasciò lì.
E che il mondo sappia che anche io ho una casa in cui, quando verrà il tempo, se verrà il tempo, potrò ritornare.

Lei non sarà qui ad aspettarmi, ma sarà viva e starà bene.
E se non sarà viva, e non starà bene… non è stata colpa mia.

Da solo posso vivere, checché lei ne dica.
Se tornerò, e lei non sarà più qui…

Se tornerò e lei…

Voltò le spalle alla foto, scostando un lembo della tenda pesante. Il bordeaux del tramonto s’andava sfumando nel viola scuro, nel blu.
Non riusciva a scorgere il sole, ma fu piuttosto un sollievo. Meno tempo per rimuginare su ciò che avrebbe potuto essere, o non avrebbe potuto essere.

Non c’è spazio per rimpianti.
Non importa, perché anche se lei crede che non me ne importi niente…

… purtroppo è il contrario. M’importa troppo.

E con lui, con Orochimaru, con l’ultimo Uchiha al mondo…

… non posso permettermi davvero di starti accanto a questo modo.

Nemmeno io sono tanto egoista.

Spostò lo zaino e si sedette sul letto, osservando quell’unica fotografia.
Per quanto tempo rimase lì, ad osservare quella fotografia dove c’era quella ragazzina che un tempo aveva lasciato a casa… per quanto tempo rimase lì, non seppe dirlo.

Guardò quella foto, anche quando fu troppo buio per distinguerne le figure.

 


And you love me but you don't know who I am...
I'm torn between this life I lead and where I stand.

You love me but you don't know who I am
So let me go
[ Just Let me go... ]

 


La strada era buia a quell’ora, e semideserta. L’unico cambiamento climatico, rispetto la mattinata limpida, era la lieve foschia che si era alzata, e che aleggiava priva di peso nell’aria, trasformando ogni più piccolo respiro in una nuvoletta di vapore.
Sasuke trovava quelle nuvolette di vapore estremamente irritatati, ma d’altronde, trovava irritante pressoché tutto.

Nulla di nuovo su questo fronte.

Lo zaino pesava sulle spalle, molto più di quanto non fosse pesato tre anni prima, mentre percorreva quella stessa identica strada.

Siamo sicuri che sia soltanto lo zaino, a pesare di più, Uchiha?
La mia coscienza è a posto.
La mia coscienza è tremendamente a posto, perché questa è la cosa giusta.
Lo zaino pesa troppo, perché io sono più debole.
Ormai cado a pezzi.
Già adesso, cado a pezzi.

E’ logico. E’ logico che lo zaino sia più pesante.
Ergo, è lo zaino. Tutto qui.

Pensare troppo su queste cose fa male.

Di tanto in tanto, qualche sporadica figura attraversava quella stessa strada, senza prestargli più attenzione del dovuto. Maniche lunghe, vestito di scuro, capelli disordinati. Una figura anonima, con uno zaino anonimo in quella notte anonima, in quel villaggio che ormai cominciava già lentamente a dimenticare gli Uchiha.
Gli sembrò di scorgere, costeggiando il parco, la figura di Ino Yamanaka, seduta accanto a qualcuno che non riuscì a riconoscere, a causa dei cespugli. Gli sembrò che lei lo avesse scorto a sua volta.
I loro sguardi per un attimo si incrociarono.

Lui, con sottile rassegnazione.
Lei, con rassegnata consapevolezza di tutto.

Entrambi gli sguardi, accuratamente pacati, si incrociarono.
Entrambi gli sguardi, accuratamente pacati, si abbandonarono in un unico sospiro.
Lei si sporse vicino ai quei cespugli e Sasuke, mentre andava via senza voltarsi indietro, sentì la sua sottile risata, sommessa ed un po’ civettuola, unirsi a quella un po’ più profonda di un altro ragazzo.
Kakashi lo sa, e l’ha accettato.
Naruto lo sa, e non riesce ad accettarlo.
Persino quella lì lo sa, e l’ha accettato da tempo.
E lei non c’entra nulla.
Sakura, fattene una ragione. Accettala, e va avanti a vivere.
Lei ti starà vicina. Non ti ho detto neanche che è venuta a farmi la predica.

Ed ora ti parlo mentre tu non ci sei, tanto per non parlare da solo.
[ posso vivere da solo ]

Queste parole non ti arriveranno mai, sono inutili.

Che coppia di matti, che siamo.
Nella mente, è sempre tutto più facile.

Proseguì su quella strada anonima, sapendo che era quella che avrebbe condotto fuori dal villaggio, e via da casa.
Si fermò soltanto quando scorse i cancelli del villaggio.
Soltanto quando scorse quella figura seduta su uno zaino troppo grande per lei, esattamente al centro del cancello, che gli dava le spalle.
Soltanto quando scorse quella figura poggiata contro lo stesso cancello, braccia incrociate ed occhi chiari che guardavano proprio lui.

Si fermò, con un sospiro, prima d’alzare quell’unico occhio al cielo. E sebbene una sensazione indefinita si fosse stanziata nel cuore [siete entrambi qui] non potè fare a meno di sentirsi seccato.
Tremendamente seccato.
Con uno sbuffo, ed un’irritante nuvoletta di vapore correlata, continuò la sua avanzata verso quell’unica porta che l’avrebbe condotto via da casa.



And no matter how hard I try
I can't escape these things inside I know...
[... I know...]
When all the p
ieces fall apart,
you will be the only one who knows...
[... Who knows?]

 


Arrivato lì davanti, si limitò a ricambiare lo sguardo di Naruto. Sakura ancora gli dava le spalle, seduta abbarbicata su quello zaino. Nessuno dei due disse nulla, ma neanche si mosse di un centimetro.

“… allora?” sbottò alla fine, prima di togliersi lo zaino, per poggiarlo a terra. Vide Naruto sorridere infantilmente a quel gesto, e capì che il suo intuito aveva, ancora una volta, ragione.
Sarebbe stata una lunga, lunga serata.

“Allora niente. Di qui non si passa.”

“Lo dice…?”

“Io, ovviamente.”

“E Tsunade-hime.” Lo interruppe Sakura, voltandosi soltanto in quel momento per guardarlo da sopra la spalla.
Gli occhi di lei erano ancora rossi, ma sicuramente più determinati di quanto non lo fossero stati la sera prima.
Sasuke spostò lo sguardo da lei allo zaino. Dallo zaino a lei.

“Lo sapeva Tsunade, che sarebbe successo. Toglietevi dai piedi.”

“Neanche per sogno. Non ho intenzione di farti andare via, Sas’ke.” Sbottò Naruto, cogliendo alla sprovvista il moro. Quando, la mattina prima, gli era sembrato quasi che il compagno di squadra avesse compreso, o perlomeno, si fosse rassegnato.

“Il motivo?”

“Primo, siamo una squadra. Ergo, siamo un’unità composta tra tre persone. Quindi, se si fa qualcosa, la si fa insieme. Tu da solo non va da nessuna parte. Secondo, se sarà necessario, Orochimaru lo faccio fuori io con le mie mani, e tu non dovrai più preoccuparti né per Konoha, né per Sakura, né per me, né per te stesso o qualunque altro essere vivente presente in questo villaggio. Terzo… se tu vai via, Sakura andrà via, ed io rimarrò qui da solo, come il solito idiota che sono. E non voglio. Non ti bastano come motivi?”

“Decisamente no. Sakura non verrà con me. Sakura starà qui. Spostati, Sakura.”

“Neanche per sogno.” Ribattè la ragazza, con l’ostinazione infantile di una bimba.

Sasuke sospirò, trascinandosi dietro lo zaino, sorpassandola. Lei, dal basso, lo osservava con quegli occhi lucidi.
Il ragazzo si fermò a metà fra Naruto e lei, voltando le spalle al primo, per guardare in quegli occhi verdi.

“Non vale portare i rinforzi.”

“Io l’ho solo avvisato che stanotte sarei partita. Mi ha seguita da solo.”
Lui si chinò appena in avanti, finchè non fu a qualche centimetro da lei.

“Tu stanotte non vai da nessuna parte.”
Sakura corrugò appena la fronte, prima di sollevare le braccia per cingergli il collo, prima di cercare ancora quel bacio che, inaspettato, era arrivato la sera prima.

“Non lasciarmi. Sono brava.
Sono utile per tirarti su il morale.
Quando sei con me, sorridi.
Perché abbandonare una cosa così utile?”

Lui scansò le sue labbra, prima di sciogliersi gentilmente da quell’abbraccio a senso unico.
I loro sguardi si incrociarono di nuovo.

Non guardarmi così, Sakura.
Non guardarmi e basta.
E’ per te che lo faccio, non sto scappando da te.

E’ diverso.
Non sto scappando da te.
Questa non è soltanto una scusa.
Non è…

… soltanto una scusa, vero?

[Ti stai illudendo da solo]
Non riuscì, ancora una volta, a sostenere quello sguardo. Si voltò verso Naruto, che lo fissava con risentimento ostentato, ben diverso della vecchia rivalità che aveva imparato a conoscere ed apprezzare.

Anche quello sguardo era difficile da sostenere: ma non impossibile.
Sospirò, scuotendo il capo.

“Naruto…”

“… magari verrò anche io con voi, no? Finirei probabilmente per essere il terzo incomodo.” Mormorò il suo compagno di squadra, che fu anche il primo a scostare lo sguardo. Sasuke, ancora una volta, sospirò.



And you love me but you don't.
[You love me but you don't]
You love me but you don't know who I am...

And you love me but you don't.
[You love me but you don't]
You love me but you don't know me...

 

 

“… non so cosa di…”

“… Tu non puoi venire con noi, Naruto.” Lo interruppe Sakura, guardandolo dal basso della sua postazione, mani giunte compitamente in grembo.
”Non c’è nessun noi, Sakura.”

“Non puoi gettare tutta la tua vita così.” Insistette la ragazza, usando forse un tono più duro di quanto fosse sua intenzione.

“E tu puoi?”
Ancora una volta, l’inacidita replica dell’Uchiha fu ignorata.

“Il tuo sogno è qui a Konoha, Naruto.” Continuò imperterrita lei, aprendosi in un affabile sorriso, che non apparve affatto falso. “Sasuke un sogno vero e proprio non ce l’ha neanche più. Sono io che devo fare in modo che lo realizzi, quel suo sogno che ha messo in secondo piano, ormai gli è rimasto solo quello. Capisci…? E’ questo, il mio sogno.”
Naruto non rispose, scostando lo sguardo per terra. Immobile, Sasuke guardava entrambi.
Domandandosi come aveva potuto non notare il cambiamento nel loro modo di porsi, l’uno con l’altra.

A modo loro, sono maturati. Tutti e due.
“Sei l’essere più infantile che io conosca.”
Non è vero. Non è affatto vero.
Vero?
Il tuo sogno di diventare Hokage si può realizzare solo qui a Konoha. Il mio sogno invece è con lui, e se lui va via… Tu lo sai, no? Potrò realizzare il mio sogno, ed il suo.”

[Il sogno di una persona non è necessariamente quello che la persona dice, Sakura.
Devi capire cosa vuole il suo cuore. Anche se lui lo nega con tutte le sue forze.
Quello è il suo sogno.]

Scostò lo sguardo da entrambi, serrando le labbra e sollevando lo zaino. Silenziosamente, se lo rimise sulle spalle.

Pesante, fin troppo pesante.

“Torneremo, Naruto. Io e Sasuke.”

Non c’è nessun noi.

“E quando torneremo tu sarai il Sesto Hokage. Ed il Clan Uchiha tornerà a risplendere, lentamente, qui a Konoha. E il tuo volto sarà scolpito fra quello dei più grandi ninja di Konoha. Naruto, il migliore sei tu, e io lo so. Non Sasuke. Non io. Il migliore, fra di noi, sei sempre stato tu. Non buttare tutto all’aria. Inseguiamo i nostri sogni. Io inseguirò il mio, lontano di qui. Non è un addio.”

“Ma…” Naruto, che rideva sempre. Naruto, lo scemo. Nella sua voce, ora, c’era la nota inesorabile dell’abbandono.

Resta qui, Sakura. Dannazione.
Affondò il canino nel labbro inferiore, prima di voltare le spalle a quella scena. Non la sopportava.
Passando accanto a Naruto, superandolo, gli posò semplicemente una mano sulla spalla. Una pacca che si sarebbe potuta definire amichevole. La mano indugiò su quel tessuto freddo. Naruto si voltò verso di lui, ma Sasuke non ne ricambiò lo sguardo. Ritirando la mano contro il petto.
Dire addio sembrava inutile, dopo che lei aveva detto quelle parole.

Dire addio… è la cosa peggiore.
Qualche passo dopo, il compagno di squadra, il migliore amico – e forse l’unico – era fuori dal suo campo visivo.
Non esiste più. E’ la scelta giusta.

“Niente ma, Naruto. Tu lo sai cosa vuol dire inseguire un sogno. Staremo bene. Questo non è un addio, ed in fondo tu lo sai. Inoltre… Ti scriverò sempre, no?”
Naruto scosse il capo, ma Sasuke non lo vide.
Non lo vide serrare i pugni, per trattenere quelle lacrime fin troppo amare e conosciute dell’abbandono.
Le conosceva anche lui.
Non vide la ragazza alzarsi, ed abbracciare il loro compagno di squadra, con accorgimento quasi materno.
Non la vide pretendere di asciugargli le lacrime, quando in realtà stava piangendo anche lei.
Quell’unico occhio era troppo poco, per sopportare quella scena.

Sakura, tu rimani qui.

Stringendo la mano sporca ancora del sangue di lei in un pugno, con quegli ultimi passi varcò la linea sottile fra casa e lontano da casa. Senza voltarsi indietro, a testa bassa, Sasuke s’incamminò lungo quel sentiero, illuminato solo a sprazzi dai pochi raggi di luna che filtravano tra le nuvole e gli alberi.
Ormai le voci dei suoi due compagni di squadra erano diventate un’eco, senza che riuscisse più a comprendere le parole bisbigliate da lei, quelle stizzite di lui.
Scosse il capo, e proseguì. Il vociare cessò.
Il cuore di Sasuke saltò un battito, senza alcun motivo apparente.
E’ decisivo, ora.
Via da casa. Via.
In fuga e via da casa.

Codardo, codardo, codardo…

Si accorse troppo tardi dei passi affrettati, del respiro irregolare che lo stava raggiungendo.
Quando se ne accorse, non si voltò neppure, accelerando il passo.
Senza trovare, tuttavia, la forza di volontà necessaria a correre.
E, nonostante tutto…

… quando quella mano fredda si protese in quella corsa, ed intrecciò quelle dita più sottili fra le sue, rovinate…

Non potè fare a meno di nascondere un sorriso colpevole.

 

 

[Just let me go…]

-Never-

 

 

[“Naruto dice che sei un fottutissimo bastardo, e ci tiene a fartelo sapere.”

“Lo so.”]

 

 


 

-         Jaly-chan: già rimosso tutto. Non ho sentito niente, nananananana °_° Uno dei motivi per cui Itachi non mi attizza così tanto, boh, eppure quelli come lui mi piacciono °_°” Mbah. Babeh. Chissà che non sia la prossima longfic, la KakaSaku. Chissà °_°” Sono a zero idee, ma di scrivere ho bisogno. Attendo inspirazione.

-         SoleDincht: chissà che in questo capitole Sasuke non si sia accorto di tale infantilismo. [Se n’è accorto, penso. Sakura gliel’ha letteralmente sputato in faccia. XD]

-         Kirjava: cattivo, si. Al posto di Sakura, l’avrei mandato a…. beeep! Ecco. Va meglio u_u

 

… oddio. Io questi capitoli non li riesco più a controllare. E’ normale che una fic prenda vita da sola?
Mah. Un altro capitolo e l’epilogo. O forse… solo l’epilogo? Sono indecisa. No, dai. Un altro capitolo e l’epilogo. Che tristezza ç_ç Sopravvivrò. Sopravvivrò.

  
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