<<
E se vendessimo l'attico e comprassimo questa di casa ?
>> Si
gettò sul morbido divano bianco nell'immenso salone.
<<
E se tenessimo entrambe? >> Posò il suo trench
nell'armadio
dell'ingresso, per poi dirigersi nel salone .
<<
Perchè dovremmo tenerle entrambe? Meglio questa...
è più grande.
L'attico..beh sì è meraviglioso, però
non è enorme come questa
casa e poi è ad un passo da tutto... direi che è
perfetta. >>
Si guardò in torno picchettando sullo schienale del divano.
Si
sedette accanto a lui, poggiando la testa sul suo petto.
<<
E se dovesse accadere qualcosa e mi trovassi sotto un ponte? Meglio
evitare... teniamole entrambe >> Si sollevò
dal petto del
marito per appoggiarsi sfatta al divano osservandolo di sbieco. Vide
il suo viso contorcersi in una strana smorfia di disapprovazione.
<<
Che cosa intendi ?Non sono un mostro, sai benissimo che ti lascerei
casa e andrei in albergo, come ho fatto mesi fa... >> La
guardò
accigliato.
<<
Jay …non si tratta di questo. Era un modo, un pretesto un
po'
brusco per dirti una cosa fin troppo importante...vedi...
>>
Sospirò rassegnandosi alla realtà, abbassando lo
sguardo <<
Quando ti lasciai mesi fa, Flora McFlander mi chiamò...
voleva
parlarmi. Non pensandoci due volte ci andai. Mi fece una
proposta...in quel periodo avrei accettato tutto...anche di andare a
zappare nelle vigne. Volevo rimuoverti dalla mia vita. E Flora
sembrava un fulmine a ciel sereno. So, che è stata una
scelta
avventata...però l'ho fatto senza pensare a nulla, o quanto
meno
pensavo solo ad allontanarmi da te. Dal tuo mondo e da tutto
ciò che
ti circondava. Non me ne pento...però so che ne reagirai
male... >>
Alzò lo sguardo, scoprendo un Jared confuso e con la fronte
corrugata << Cosa ti ha proposto ? >> Disse
cautamente,
come se avesse paura che ogni parola detta da Alex potesse ucciderlo.
<< Di prendere parte ad un master, come insegnante
ovviamente.
Dovrò stare lì per circa un anno...e per
lì intendo a Berlino. Lo
so lo so >> Si alzò ansiosa <<
La gravidanza … è
questo a cui stai pensando? Ma tranquillo, farò in modo di
partire
dopo la nascita del bambino. Non sarà quello il problema...
>>.
<<
Dimmi che non è vero... >> Chiuse gli occhi
per concentrarsi e
non scatenare la sua ira funesta.
<<
Jay! >> Disse esasperata << Non
è una tragedia . Io non
credo che possa essere una cattiva cosa. E' solo un anno
>> Si
sedette sul tappeto in ginocchio, posando le mani sulle sue gambe e
fissandolo tristemente.
<<
Ti sembra poco? Un anno lontana da me...E' è assurdo! E' una
cosa
che non può essere! E nostro figlio? Ti sembra una palla che
rimbalza dall'Europa all'America? Ti sei posta questa domanda? O
pensi che debba tenerlo solo tu e io vederlo solo quando è
possibile! Cazzo Alex! Possibile che ogni cosa tu faccia è
sempre
sbagliata?? Ma che ti passa per il cervello!! >>
Sbottò
nervoso. Scostò bruscamente le mani della moglie dalle sue
cosce e
si alzò furibondo.
<<
Jared non ero incinta quando ho accettato. Avevo scordato di questo
impegno, sono successe una miriade di cose è mi è
sfuggito di
mente! Capita quando affronti un divorzio e devi far fronte a quante
corna il tuo uomo ti ha piantato in testa! >> Si
alzò irritata
voltandosi verso la figura del marito.
<<
Lo avevi scordato?? Alex non ci si può scordare di una cosa
così
importante! E' assurdo! Smettila di dire cazzate! Me lo hai nascosto
e hai avuto solo ora le palle per dirmelo! Menomale che poi sono io
il codardo della situazione! Cazzo! >> La sua ira era
arrivata
all'ennesima potenza e sapeva che se non si fosse calmato avrebbe
detto o fatto cose di cui si sarebbe pentito fortemente.
<<
Ma vaffanculo! Tu hai scordato a dirmi di avere un figlio! Non osare
paragonarti a me! Quanto ti odio! >> Scoppiò
come un fiume,
quelle lacrime che le rigavano le guance. Quel dolore al cuore. Ma
è
questo l'amore? Perchè se realmente così fosse,
allora meglio
vivere senza. << Non ti meriti nemmeno una risposta, devi
solo
vergognarti. Ho fatto bene a divorziare da te. Mi dispiace solo per
questa povera creatura >> Si toccò la pancia
<< Crescerà
con la considerazione di non avere un padre. Ora esci da casa mia e
non osare farti più sentire! >> Quell'ultima
frase la urlò
così forte, da far diventare fiamme gli occhi di Jared. La
fissò
per un millesimo di secondo, per poi scomparire da quella casa.
Quella
era l'ultima chance che gli aveva dato.
Allora
suo padre aveva ragione.
I
suoi tentativi nel cambiarlo erano stati vani. Il dolore del passato
era tornato, più forte di prima.
Ma
il dolore che aveva al cuore non era di certo collegato a quello del
suo basso ventre.
Quelle
fitte le infliggevano ancor più sofferenza.
Aveva
tenuto gli occhi chiusi per troppo tempo, adesso riaprirli era
faticoso. La luce non era dalla sua parte.
A
fatica riuscì a mettere a fuoco la stanza bianca.
Degli
strani bip echeggiavano.
Il
suo braccio sinistro era immobilizzato, cercò di alzarlo, ma
era
come bloccato e lo sentiva pizzicare.
Respirò
a fondo e si guardò intorno.
<<
Sei sveglia >> Le sorrise Brandy dolcemente carezzandole
la
fronte.
<<
Cosa è successo? >> Disse con voce roca
corrugando la fronte.
<<
Capo, scherzi?! non ricordi più nulla? >>
Chiese stranita
l'assistente.
<<
Brandy ho una flebo attaccata al braccio, mi viene da vomitare, la
testa mi gira e secondo te potrei mai scherzare? >> Anche
se
flebile, la sua voce era dura e ferma.
<<
Ieri sera mi hai chiamata, ero tra i numeri rapidi del tuo Iphone,
piangevi e mi pregavi di correre al nuovo appartamento, dire che ho
infranto il codice stradale è nulla. Ma trovarti in quelle
condizioni, con tutto quel sangue >> La sua faccia era
tra
l'orrido e il dispiacere.
Fu automatico per
Alex toccarsi la la pancia.
Sentirsi
vuota, spenta. Come se le avessero tolto l'anima.
<<
Ti prego non dirmelo >> Girò la testa di lato,
piangendo e
singhiozzando. Sentendosi sola e persa. Come il primo giorno d'asilo,
quando non vuoi altro se non la tua mamma che ti coccola e ti
rassicuri, che ti dica che tutto andrà bene, che non sarai
mai sola.
Era di queste parole che Alex aveva bisogno, parole che non aveva mai
sentito dire rivolte a sé. Era stata sempre lei di conforto
agli
altri.
Buttata
nella realtà cruda, senza nessun paracadute. 'Per
crescere più
forte' era questo che le rispondeva suo padre, quando lei
stessa
gli chiedeva di come la dolcezza non appartenesse alla sua infanzia.
Nessuno
in quel momento poteva capirla, se non lei stessa.
Diede
libero sfogo alle sue frustrazioni e alle sue lacune sentimentali.
<<
Mi dispiace tantissimo Alex >> Brandy pacatamente si
sedette
sul bordo del letto, sfiorandole la mano.
<<
Grazie >> Tirò su con il naso <<
Hai detto a qualcuno ?
… >> Chiese incerta, velando le sue
più profonde
preoccupazioni.
<<
Non ho voluto chiamare Jared, perchè aspettavo il tuo
consenso. Però
di là c'è la tua ginecologa. L'ospedale l'ha
chiamata e lei ha
preso il primo volo. Dovresti risposare un po'. Vuoi qualcosa?
>>
Chiese apprensiva.
<<
No, grazie. Sei un tesoro. >> Le sorrise mestamente
<<
Vorrei solo che annullassi tutti gli appuntamenti per questa
settimana. >> Brandy annuì e si
dileguò, appartandosi nella
sala d'aspetto a fare il suo dovere.
<<
Toc toc >> A colmare il vuoto della stanza c'era l'enorme
sorriso di Krystall.
<<
Hey >> Disse flebile Alex, accennando ad un sorriso.
<<
Che ci fai a letto? Su in piedi e andiamo a fare shopping
>>
<<
Krystall! >> Piagnucolò come una bambina,
scoppiando a
piangere, a gemere dal dolore.
L'amica
corse e si gettò sul letto, stringendola forte a
sé << Hey,
hey! Calma. Shhh!>> La cullava sfiorandole i capelli con
una
mano, mentre con l'altra la teneva stretta.
<<
Ho perso tutto. Tutto. Della mia squallida vita, era l'unica cosa che
mi rendesse felice. E non c'è più.
>> Si dannava tra le
lacrime, stringendosi sempre di più alla sua amica.
<<
La tua vita non è squallida! Piantala di dire cazzate
>> La
scostò con forza, scuotendola per le spalle <<
Non osare
attaccarti a questo aborto, solo per Jared. Si è comportato
da
coglione come suo solito, adesso prendi le redini della situazione,
ti riprendi e ti fai forza. Chiudi Jared nell'armadio dei ricordi e
ti rifai una vita! Anzi! Ti dirò di più : Adesso
inizi a vivere e
non voglio sentire nessun tipo di scusanti. >> Si
alzò dal
letto, con un volto austero << Vado a firmare i moduli
per
farti uscire di qui >> Abbandonò la stanza con
passo svelto e
deciso.
Il
silenzio era assordante, portava ciò che lei non voleva
udire.
Era
sola, ancora e ancora.
Stringeva
con forza i bordi del lenzuolo, stringendo forte i denti e
convincendosi che ci fosse un fondo di verità nelle parole
dette da
Krystall.
Ma
quanto il suo cuore fosse disposto ad accettare di mettere l'amore
della sua vita dentro un cestino?
Era
con la sua coscienza che doveva fare a pugni e la gara era appena
iniziata.
<<
Quindi domani torni a lavoro? >> Krystall si sedette sul
divano
del salone con un contenitore pieno di pop- corn.
<<
Direi che la pacchia è finita. Mi sono presa tutta la
settimana,
adesso è ora di tornare alla realtà
>> Prese due pop-corn e
li gettò in bocca, fissando il film che davano quella sera
in
televisione.
<<
Lo hai sentito? >> Azzardò guardandola di
sottecchi.
<<
Per nulla >> Masticò lentamente, giocando con
il plaid, che le
copriva le gambe.
<<
Che intenzioni hai? >> Era una settimana che evitavano
l'argomento, ma adesso era arrivato il momento di capire. Alex non
negava il fatto di averci pensato in quei giorni, si struggeva nel
trovare le parole esatte da dirgli al rientro. Era stato muto per
tutto quel tempo, ma sapeva che l'indomani, appena si sarebbero
visti, lui avrebbe cercato di estorcergli qualcosa con i suoi
classici e spudorati mezzucci.
Non
negava di avere paura e di pensare a ciò che avesse perso,
ma era
ormai consapevole che non poteva più arrovellarsi per un
qualcosa,
che non avesse più senso esistere.
<<
Non lo so, quando lo vedrò capirò come e cosa
dirgli. >>
Ammise spegnendo la tv e alzandosi all'improvviso dal divano
<<
Vado a dormire, scommetto che domani sarà una luuuuuuuunga
giornata
>> Si sgranchì le braccia <<
'Notte Krys >> Si
abbassò dandole un piccolo bacio sulla guancia.
<< Buon
riposo. >> Le accarezzò la mano, lasciandola
andare nella sua
camera. Sperava solo che un giorno, prima o poi, Alex potesse trovare
di nuovo la felicità. Ma sapeva che quella era soltanto in
Jared.
Quel pensiero le provocò infinita amarezza.
Si
sedette sul divano della stanza, dove di lì a breve avrebbe
avuto
luogo il nuovo spot della Hugo Boss. << Aggiornami
>>
Prese un plico di fogli e li sfogliò accuratamente, cercando
di
attingere più informazioni possibili.
<<
E' tutto scritto lì, però ti sintetizzo le cose
più importanti >>
Brandy iniziò velocemente a dire le cose più
salienti avvenute
nella settimana. << E poi ieri Olivia è venuta
a firmare delle
carte, dovresti vedere che tipo è. Mi aspettavo una vamp
d'oltreoceano, invece sembra pacata. Ma queste sono stupide
considerazioni, di un'assistente che venere il proprio capo
>>
Sorrise con gentilezza ad Alex.
<<
Fiera di averti nel mio esercito >> Sorrise di rimando,
sentendosi apprezzata da quella giovane ragazza, che sopportava i
suoi continui scleri. << Conosco Olivia, è
tutto tranne che
gentile >> Si alzò dal divanetto, restituendo
i plichi a
Brandy, e guardando verso la porta d'entrata della stanza. Il via vai
dei tecnici e fotografi nella stanza creava una confusione generale.
Sperava solo che quel giorno Jared non presenziasse alla
registrazione, ma era certa che arrivasse : sia per fare da Cicerone
a Olivia, e anche perchè credeva ancora che lei fosse in ferie
e
non poteva permettere che nessuno supervisionasse quel lavoro.
Ma
come al solito, la puntualità del Signor Leto , poteva
andare a
farsi benedire. << Appena finiscono le riprese, fatti
trovare
nel mio ufficio dobbiamo parlare >> Disse fredda
guardando
altrove. << Certo, vado a controllare che siano arrivati
tutti
i modelli >> Si congedò con un cenno di testa
sparendo tra la
folla.
<<
Alex, da quanto tempo >> Avrebbe riconosciuto quella
pronuncia
stizzosa anche se fosse stata sorda.
<<
Olivia, quale onore respirare la tua stessa aria >> Si
girò,
piantandosi un sorriso di sfida.
Ed
eccola lì, nel suo tubino blu notte, con il seno ben
esposto. La
coda bionda le ricadeva su di un lato, mentre con entrambe le mani si
aggiustava la sciarpa di piume bianche che le circondava morbida il
collo, mettendo in luce i due orecchini in puro diamante. Il suo
metro e settantacinque era arrivato a un metro e ottantacinque grazie
a quei trampoli che indossava. Proprio come la ricordava : piena
fuori e vuota dentro. In due parole ? Olivia Stan. << Ti
vedo
sciupata Alex... non vorrai fare la fine delle tue modelle
>>
La sua presunzione era arrivata al culmine. Si sedette su uno degli
sgabelli posti dietro le telecamere, accavallando le lunghe e magre
gambe, sorreggendole con entrambe le mani. Mentre di traverso fissava
Alex. Quello sguardo così gelido e crudele le fece venire la
pelle
d'oca. Non riusciva ad immaginare di come tanto odio e tanta superbia
potessero esistere in una sola persona. << I mie problemi
di
salute non ti riguardano >> Si voltò verso il
set, pensando
solo a calmarsi, perchè altrimenti di lì a poco
sarebbe finita in
carcere, senza scusanti, ma solo con la consapevolezza di essere
riuscita a mettere a tacere quel cervello imbottito di pigrizia e
falso vittimismo. Una sanguisuga in piena norma.
<<
Vedo che vi siete incontrate >> Jared, nel suo completo
nero
Armani, fece la sua entrata. Bloccando il suo sguardo su Alex.
<<
Dato che sei arrivato , io vado a parlare con Sharon. Ci vediamo dopo
>> Prese il suo Iphone dal tavolo davanti il divano, sul
quale
era seduta prima e si diresse fuori dalla stanza.
Non
era capace di affrontarlo ora, soprattutto non davanti ad Olivia.
Si
strinse nel suo cappottino rosso e visionando le mail si
avviò nel
suo studio. Voleva stare sola.
Aprì
velocemente la porta del suo studio e fece per richiuderla, ma non
sentì il rumore della serratura scattare. Si
voltò per capire cosa
fosse successo.
Vide
Jared con la mano sulla maniglia, mentre con l'altra si sorreggeva
attaccato allo stipite.
La
guardava circospetto. << Come stai? >>
Abbandonò la
presa dalla maniglia.
<<
Bene, grazie >> Posò l'Iphone sulla scrivania,
per poi
guardarsi in giro. Non aveva il coraggio di guardarlo negli occhi.
<<
Non ti ho vista in giro in questa settimana, Brandy mi ha detto che
eri influenzata ed hai preferito stare a casa per riprenderti, le ho
voluto credere... >> Entrò nell'ufficio,
chiudendosi la porta
alle spalle << … anche se aspettavo il tuo
ritorno per avere
conferma da te...beh, è possibile che tu sia stata realmente
male,
ma la cosa strana è che tutto sia successo dopo la nostra
lite. Mi
sbaglio? >> Era arrivato davanti a lei, giocherellava con
un
astuccio rosso, se lo rigirava tra le dita, mentre con l'altra
stringeva qualcosa nella tasca dei pantaloni. La fissava serio, la
stava scrutando. Voleva percepire ogni singola emozione le trapelasse
da tutti i suoi pori. Come fosse un essere alieno.
Lei
la preda, lui il cacciatore. Emblema che si ripeteva da anni ormai.
Alzò
la testa e affrontò quello sguardo gelido, che le trafiggeva
il
corpo, come fossero lance appuntite. E ciò non faceva altro
che
provocarle quella sensazione orrenda, di disgusto. Non voleva tenerlo
all'oscuro dell'aborto. Ma nemmeno voleva dirglielo in quel modo,
schietto e orrido. Ma doveva, lui aveva il diritto di saperlo.
Respirò lentamente, prendendo coscienza di una
consapevolezza, che
temeva fosse andata via con tutto il resto. Invece eccola
lì, pronta
ad affrontare il fantasma del suo passato : Jared.
<<
Brandy non ti ha mentito, sono stata davvero male. >>
Annuì
seria.
<<
Potevi avvertirmi >> Disse accigliato.
<<
L'ho fatto tramite Brandy >> Disse ovvia, incurvando le
sopracciglia.
<<
Brandy non è te. Lo sai. Io non capisco questo tuo
atteggiamento,
mi lanci una batosta come quella, poi litighiamo come due coglioni e
dopo il silenzio. Cazzo Alex, ma ti rendi conto che ho quarant'anni?
Aspettiamo un figlio e ancora siamo qui a fare gli adolescenti. Io
sono stanco. Devi partire per il master? Ok, va pure. Ti
verrò a
trovare ogni settimana, a patto che partirai dopo la nascita del
bambino. Dovevo riflettere, ma tu mi hai aggredito. Mi hai trattato
come uno stronzo, ok me lo merito. Però non voglio essere
messo alle
strette ogni volta, solo perchè in passato ho fatto cazzate,
non è
detto che ora le commetta ancora. Amo te e amo quella creatura che ci
appartiene. Mettitelo nella tua zucca! >> Le strinse gli
avambracci con le mani, fissando i suoi occhi umidi.
<<
No... >> Disse flebile, arricciando le labbra.
<<
No, cosa? Che non lo capirai? Che non andrai al master? Cosa
è no
Alex?? >> Chiese quasi con rabbia o meglio con
preoccupazione.
Quello sguardo assente e triste non gli piaceva, c'era qualcosa che
non gli quadrava e l'ansia iniziava a crescergli a dismisura.
<<
Non devi più preoccuparti di nulla Jay. Di nulla
>> Sentiva
che il groppo in gola stava per sciogliersi.
<<
Alex non capisco... >> Le posò le mani calde
sulle guance,
dandole conforto, anche se quegli occhi non volevano saperne.
<<
E' semplice >> Tirò su con il naso
<< Non c'è più >>
Una dispettosa lacrima sfuggì al suo controllo, fu
automatico per
lei abbassare il volto. Come per proteggersi, un farsi scudo. Odiava
che la gente la vedesse piangere, le lacrime erano segno di
fragilità
e nella vita reale essere fragili non andava bene. Ma davanti a lui
non riusciva a non sgretolarsi, era come mentire a se stessa.
<<
E' tutto ok...>> Le sussurrò stringendola a
sé forte,
divenendo un'unica cosa. Ed era di quelle parole, di quella voce che
lei aveva avuto bisogno sin dal risveglio in ospedale.
Note autrice : Ed eccovi Olivia -> http://tinypic.com/view.php?pic=1zlawps&s=6
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