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Autore: Cromatic Angel    29/04/2012    1 recensioni
Tre colpi.
Non aspettò nemmeno il permesso. Quello bastava per sapere che stava entrando, e poi era noto che quello fosse il suo modo per far capire che era lei che stava facendo la sua trionfale entrata.
Genere: Erotico, Fluff, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto, Tomo Miličević
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno
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<< E se vendessimo l'attico e comprassimo questa di casa ? >> Si gettò sul morbido divano bianco nell'immenso salone.
<< E se tenessimo entrambe? >> Posò il suo trench nell'armadio dell'ingresso, per poi dirigersi nel salone .
<< Perchè dovremmo tenerle entrambe? Meglio questa... è più grande. L'attico..beh sì è meraviglioso, però non è enorme come questa casa e poi è ad un passo da tutto... direi che è perfetta. >> Si guardò in torno picchettando sullo schienale del divano.
Si sedette accanto a lui, poggiando la testa sul suo petto.
<< E se dovesse accadere qualcosa e mi trovassi sotto un ponte? Meglio evitare... teniamole entrambe >> Si sollevò dal petto del marito per appoggiarsi sfatta al divano osservandolo di sbieco. Vide il suo viso contorcersi in una strana smorfia di disapprovazione. << Che cosa intendi ?Non sono un mostro, sai benissimo che ti lascerei casa e andrei in albergo, come ho fatto mesi fa... >> La guardò accigliato.
<< Jay …non si tratta di questo. Era un modo, un pretesto un po' brusco per dirti una cosa fin troppo importante...vedi... >> Sospirò rassegnandosi alla realtà, abbassando lo sguardo << Quando ti lasciai mesi fa, Flora McFlander mi chiamò... voleva parlarmi. Non pensandoci due volte ci andai. Mi fece una proposta...in quel periodo avrei accettato tutto...anche di andare a zappare nelle vigne. Volevo rimuoverti dalla mia vita. E Flora sembrava un fulmine a ciel sereno. So, che è stata una scelta avventata...però l'ho fatto senza pensare a nulla, o quanto meno pensavo solo ad allontanarmi da te. Dal tuo mondo e da tutto ciò che ti circondava. Non me ne pento...però so che ne reagirai male... >> Alzò lo sguardo, scoprendo un Jared confuso e con la fronte corrugata << Cosa ti ha proposto ? >> Disse cautamente, come se avesse paura che ogni parola detta da Alex potesse ucciderlo. << Di prendere parte ad un master, come insegnante ovviamente. Dovrò stare lì per circa un anno...e per lì intendo a Berlino. Lo so lo so >> Si alzò ansiosa << La gravidanza … è questo a cui stai pensando? Ma tranquillo, farò in modo di partire dopo la nascita del bambino. Non sarà quello il problema... >>.
<< Dimmi che non è vero... >> Chiuse gli occhi per concentrarsi e non scatenare la sua ira funesta.
<< Jay! >> Disse esasperata << Non è una tragedia . Io non credo che possa essere una cattiva cosa. E' solo un anno >> Si sedette sul tappeto in ginocchio, posando le mani sulle sue gambe e fissandolo tristemente.
<< Ti sembra poco? Un anno lontana da me...E' è assurdo! E' una cosa che non può essere! E nostro figlio? Ti sembra una palla che rimbalza dall'Europa all'America? Ti sei posta questa domanda? O pensi che debba tenerlo solo tu e io vederlo solo quando è possibile! Cazzo Alex! Possibile che ogni cosa tu faccia è sempre sbagliata?? Ma che ti passa per il cervello!! >> Sbottò nervoso. Scostò bruscamente le mani della moglie dalle sue cosce e si alzò furibondo.
<< Jared non ero incinta quando ho accettato. Avevo scordato di questo impegno, sono successe una miriade di cose è mi è sfuggito di mente! Capita quando affronti un divorzio e devi far fronte a quante corna il tuo uomo ti ha piantato in testa! >> Si alzò irritata voltandosi verso la figura del marito.
<< Lo avevi scordato?? Alex non ci si può scordare di una cosa così importante! E' assurdo! Smettila di dire cazzate! Me lo hai nascosto e hai avuto solo ora le palle per dirmelo! Menomale che poi sono io il codardo della situazione! Cazzo! >> La sua ira era arrivata all'ennesima potenza e sapeva che se non si fosse calmato avrebbe detto o fatto cose di cui si sarebbe pentito fortemente.
<< Ma vaffanculo! Tu hai scordato a dirmi di avere un figlio! Non osare paragonarti a me! Quanto ti odio! >> Scoppiò come un fiume, quelle lacrime che le rigavano le guance. Quel dolore al cuore. Ma è questo l'amore? Perchè se realmente così fosse, allora meglio vivere senza. << Non ti meriti nemmeno una risposta, devi solo vergognarti. Ho fatto bene a divorziare da te. Mi dispiace solo per questa povera creatura >> Si toccò la pancia << Crescerà con la considerazione di non avere un padre. Ora esci da casa mia e non osare farti più sentire! >> Quell'ultima frase la urlò così forte, da far diventare fiamme gli occhi di Jared. La fissò per un millesimo di secondo, per poi scomparire da quella casa.
Quella era l'ultima chance che gli aveva dato.
Allora suo padre aveva ragione.
I suoi tentativi nel cambiarlo erano stati vani. Il dolore del passato era tornato, più forte di prima.
Ma il dolore che aveva al cuore non era di certo collegato a quello del suo basso ventre.
Quelle fitte le infliggevano ancor più sofferenza.







Aveva tenuto gli occhi chiusi per troppo tempo, adesso riaprirli era faticoso. La luce non era dalla sua parte.
A fatica riuscì a mettere a fuoco la stanza bianca.
Degli strani bip echeggiavano.
Il suo braccio sinistro era immobilizzato, cercò di alzarlo, ma era come bloccato e lo sentiva pizzicare.
Respirò a fondo e si guardò intorno.
<< Sei sveglia >> Le sorrise Brandy dolcemente carezzandole la fronte.
<< Cosa è successo? >> Disse con voce roca corrugando la fronte.
<< Capo, scherzi?! non ricordi più nulla? >> Chiese stranita l'assistente.
<< Brandy ho una flebo attaccata al braccio, mi viene da vomitare, la testa mi gira e secondo te potrei mai scherzare? >> Anche se flebile, la sua voce era dura e ferma.
<< Ieri sera mi hai chiamata, ero tra i numeri rapidi del tuo Iphone, piangevi e mi pregavi di correre al nuovo appartamento, dire che ho infranto il codice stradale è nulla. Ma trovarti in quelle condizioni, con tutto quel sangue >> La sua faccia era tra l'orrido e il dispiacere.
Fu automatico per Alex toccarsi la la pancia.
Sentirsi vuota, spenta. Come se le avessero tolto l'anima.
<< Ti prego non dirmelo >> Girò la testa di lato, piangendo e singhiozzando. Sentendosi sola e persa. Come il primo giorno d'asilo, quando non vuoi altro se non la tua mamma che ti coccola e ti rassicuri, che ti dica che tutto andrà bene, che non sarai mai sola. Era di queste parole che Alex aveva bisogno, parole che non aveva mai sentito dire rivolte a sé. Era stata sempre lei di conforto agli altri.
Buttata nella realtà cruda, senza nessun paracadute. 'Per crescere più forte' era questo che le rispondeva suo padre, quando lei stessa gli chiedeva di come la dolcezza non appartenesse alla sua infanzia.
Nessuno in quel momento poteva capirla, se non lei stessa.
Diede libero sfogo alle sue frustrazioni e alle sue lacune sentimentali.
<< Mi dispiace tantissimo Alex >> Brandy pacatamente si sedette sul bordo del letto, sfiorandole la mano.
<< Grazie >> Tirò su con il naso << Hai detto a qualcuno ? … >> Chiese incerta, velando le sue più profonde preoccupazioni.
<< Non ho voluto chiamare Jared, perchè aspettavo il tuo consenso. Però di là c'è la tua ginecologa. L'ospedale l'ha chiamata e lei ha preso il primo volo. Dovresti risposare un po'. Vuoi qualcosa? >> Chiese apprensiva.
<< No, grazie. Sei un tesoro. >> Le sorrise mestamente << Vorrei solo che annullassi tutti gli appuntamenti per questa settimana. >> Brandy annuì e si dileguò, appartandosi nella sala d'aspetto a fare il suo dovere.
<< Toc toc >> A colmare il vuoto della stanza c'era l'enorme sorriso di Krystall.
<< Hey >> Disse flebile Alex, accennando ad un sorriso.
<< Che ci fai a letto? Su in piedi e andiamo a fare shopping >>
<< Krystall! >> Piagnucolò come una bambina, scoppiando a piangere, a gemere dal dolore.
L'amica corse e si gettò sul letto, stringendola forte a sé << Hey, hey! Calma. Shhh!>> La cullava sfiorandole i capelli con una mano, mentre con l'altra la teneva stretta.
<< Ho perso tutto. Tutto. Della mia squallida vita, era l'unica cosa che mi rendesse felice. E non c'è più. >> Si dannava tra le lacrime, stringendosi sempre di più alla sua amica.
<< La tua vita non è squallida! Piantala di dire cazzate >> La scostò con forza, scuotendola per le spalle << Non osare attaccarti a questo aborto, solo per Jared. Si è comportato da coglione come suo solito, adesso prendi le redini della situazione, ti riprendi e ti fai forza. Chiudi Jared nell'armadio dei ricordi e ti rifai una vita! Anzi! Ti dirò di più : Adesso inizi a vivere e non voglio sentire nessun tipo di scusanti. >> Si alzò dal letto, con un volto austero << Vado a firmare i moduli per farti uscire di qui >> Abbandonò la stanza con passo svelto e deciso.
Il silenzio era assordante, portava ciò che lei non voleva udire.
Era sola, ancora e ancora.
Stringeva con forza i bordi del lenzuolo, stringendo forte i denti e convincendosi che ci fosse un fondo di verità nelle parole dette da Krystall.
Ma quanto il suo cuore fosse disposto ad accettare di mettere l'amore della sua vita dentro un cestino?
Era con la sua coscienza che doveva fare a pugni e la gara era appena iniziata.




<< Quindi domani torni a lavoro? >> Krystall si sedette sul divano del salone con un contenitore pieno di pop- corn.
<< Direi che la pacchia è finita. Mi sono presa tutta la settimana, adesso è ora di tornare alla realtà >> Prese due pop-corn e li gettò in bocca, fissando il film che davano quella sera in televisione.
<< Lo hai sentito? >> Azzardò guardandola di sottecchi.
<< Per nulla >> Masticò lentamente, giocando con il plaid, che le copriva le gambe.
<< Che intenzioni hai? >> Era una settimana che evitavano l'argomento, ma adesso era arrivato il momento di capire. Alex non negava il fatto di averci pensato in quei giorni, si struggeva nel trovare le parole esatte da dirgli al rientro. Era stato muto per tutto quel tempo, ma sapeva che l'indomani, appena si sarebbero visti, lui avrebbe cercato di estorcergli qualcosa con i suoi classici e spudorati mezzucci.
Non negava di avere paura e di pensare a ciò che avesse perso, ma era ormai consapevole che non poteva più arrovellarsi per un qualcosa, che non avesse più senso esistere.
<< Non lo so, quando lo vedrò capirò come e cosa dirgli. >> Ammise spegnendo la tv e alzandosi all'improvviso dal divano << Vado a dormire, scommetto che domani sarà una luuuuuuuunga giornata >> Si sgranchì le braccia << 'Notte Krys >> Si abbassò dandole un piccolo bacio sulla guancia. << Buon riposo. >> Le accarezzò la mano, lasciandola andare nella sua camera. Sperava solo che un giorno, prima o poi, Alex potesse trovare di nuovo la felicità. Ma sapeva che quella era soltanto in Jared. Quel pensiero le provocò infinita amarezza.



Si sedette sul divano della stanza, dove di lì a breve avrebbe avuto luogo il nuovo spot della Hugo Boss. << Aggiornami >> Prese un plico di fogli e li sfogliò accuratamente, cercando di attingere più informazioni possibili.
<< E' tutto scritto lì, però ti sintetizzo le cose più importanti >> Brandy iniziò velocemente a dire le cose più salienti avvenute nella settimana. << E poi ieri Olivia è venuta a firmare delle carte, dovresti vedere che tipo è. Mi aspettavo una vamp d'oltreoceano, invece sembra pacata. Ma queste sono stupide considerazioni, di un'assistente che venere il proprio capo >> Sorrise con gentilezza ad Alex.
<< Fiera di averti nel mio esercito >> Sorrise di rimando, sentendosi apprezzata da quella giovane ragazza, che sopportava i suoi continui scleri. << Conosco Olivia, è tutto tranne che gentile >> Si alzò dal divanetto, restituendo i plichi a Brandy, e guardando verso la porta d'entrata della stanza. Il via vai dei tecnici e fotografi nella stanza creava una confusione generale. Sperava solo che quel giorno Jared non presenziasse alla registrazione, ma era certa che arrivasse : sia per fare da Cicerone a Olivia, e anche perchè credeva ancora che lei fosse in ferie e non poteva permettere che nessuno supervisionasse quel lavoro.
Ma come al solito, la puntualità del Signor Leto , poteva andare a farsi benedire. << Appena finiscono le riprese, fatti trovare nel mio ufficio dobbiamo parlare >> Disse fredda guardando altrove. << Certo, vado a controllare che siano arrivati tutti i modelli >> Si congedò con un cenno di testa sparendo tra la folla.
<< Alex, da quanto tempo >> Avrebbe riconosciuto quella pronuncia stizzosa anche se fosse stata sorda.
<< Olivia, quale onore respirare la tua stessa aria >> Si girò, piantandosi un sorriso di sfida.
Ed eccola lì, nel suo tubino blu notte, con il seno ben esposto. La coda bionda le ricadeva su di un lato, mentre con entrambe le mani si aggiustava la sciarpa di piume bianche che le circondava morbida il collo, mettendo in luce i due orecchini in puro diamante. Il suo metro e settantacinque era arrivato a un metro e ottantacinque grazie a quei trampoli che indossava. Proprio come la ricordava : piena fuori e vuota dentro. In due parole ? Olivia Stan. << Ti vedo sciupata Alex... non vorrai fare la fine delle tue modelle >> La sua presunzione era arrivata al culmine. Si sedette su uno degli sgabelli posti dietro le telecamere, accavallando le lunghe e magre gambe, sorreggendole con entrambe le mani. Mentre di traverso fissava Alex. Quello sguardo così gelido e crudele le fece venire la pelle d'oca. Non riusciva ad immaginare di come tanto odio e tanta superbia potessero esistere in una sola persona. << I mie problemi di salute non ti riguardano >> Si voltò verso il set, pensando solo a calmarsi, perchè altrimenti di lì a poco sarebbe finita in carcere, senza scusanti, ma solo con la consapevolezza di essere riuscita a mettere a tacere quel cervello imbottito di pigrizia e falso vittimismo. Una sanguisuga in piena norma.
<< Vedo che vi siete incontrate >> Jared, nel suo completo nero Armani, fece la sua entrata. Bloccando il suo sguardo su Alex. << Dato che sei arrivato , io vado a parlare con Sharon. Ci vediamo dopo >> Prese il suo Iphone dal tavolo davanti il divano, sul quale era seduta prima e si diresse fuori dalla stanza.
Non era capace di affrontarlo ora, soprattutto non davanti ad Olivia.
Si strinse nel suo cappottino rosso e visionando le mail si avviò nel suo studio. Voleva stare sola.
Aprì velocemente la porta del suo studio e fece per richiuderla, ma non sentì il rumore della serratura scattare. Si voltò per capire cosa fosse successo.
Vide Jared con la mano sulla maniglia, mentre con l'altra si sorreggeva attaccato allo stipite.
La guardava circospetto. << Come stai? >> Abbandonò la presa dalla maniglia.
<< Bene, grazie >> Posò l'Iphone sulla scrivania, per poi guardarsi in giro. Non aveva il coraggio di guardarlo negli occhi.
<< Non ti ho vista in giro in questa settimana, Brandy mi ha detto che eri influenzata ed hai preferito stare a casa per riprenderti, le ho voluto credere... >> Entrò nell'ufficio, chiudendosi la porta alle spalle << … anche se aspettavo il tuo ritorno per avere conferma da te...beh, è possibile che tu sia stata realmente male, ma la cosa strana è che tutto sia successo dopo la nostra lite. Mi sbaglio? >> Era arrivato davanti a lei, giocherellava con un astuccio rosso, se lo rigirava tra le dita, mentre con l'altra stringeva qualcosa nella tasca dei pantaloni. La fissava serio, la stava scrutando. Voleva percepire ogni singola emozione le trapelasse da tutti i suoi pori. Come fosse un essere alieno.
Lei la preda, lui il cacciatore. Emblema che si ripeteva da anni ormai.
Alzò la testa e affrontò quello sguardo gelido, che le trafiggeva il corpo, come fossero lance appuntite. E ciò non faceva altro che provocarle quella sensazione orrenda, di disgusto. Non voleva tenerlo all'oscuro dell'aborto. Ma nemmeno voleva dirglielo in quel modo, schietto e orrido. Ma doveva, lui aveva il diritto di saperlo. Respirò lentamente, prendendo coscienza di una consapevolezza, che temeva fosse andata via con tutto il resto. Invece eccola lì, pronta ad affrontare il fantasma del suo passato : Jared.
<< Brandy non ti ha mentito, sono stata davvero male. >> Annuì seria.
<< Potevi avvertirmi >> Disse accigliato.
<< L'ho fatto tramite Brandy >> Disse ovvia, incurvando le sopracciglia.
<< Brandy non è te. Lo sai. Io non capisco questo tuo atteggiamento, mi lanci una batosta come quella, poi litighiamo come due coglioni e dopo il silenzio. Cazzo Alex, ma ti rendi conto che ho quarant'anni? Aspettiamo un figlio e ancora siamo qui a fare gli adolescenti. Io sono stanco. Devi partire per il master? Ok, va pure. Ti verrò a trovare ogni settimana, a patto che partirai dopo la nascita del bambino. Dovevo riflettere, ma tu mi hai aggredito. Mi hai trattato come uno stronzo, ok me lo merito. Però non voglio essere messo alle strette ogni volta, solo perchè in passato ho fatto cazzate, non è detto che ora le commetta ancora. Amo te e amo quella creatura che ci appartiene. Mettitelo nella tua zucca! >> Le strinse gli avambracci con le mani, fissando i suoi occhi umidi.
<< No... >> Disse flebile, arricciando le labbra.
<< No, cosa? Che non lo capirai? Che non andrai al master? Cosa è no Alex?? >> Chiese quasi con rabbia o meglio con preoccupazione. Quello sguardo assente e triste non gli piaceva, c'era qualcosa che non gli quadrava e l'ansia iniziava a crescergli a dismisura.
<< Non devi più preoccuparti di nulla Jay. Di nulla >> Sentiva che il groppo in gola stava per sciogliersi.
<< Alex non capisco... >> Le posò le mani calde sulle guance, dandole conforto, anche se quegli occhi non volevano saperne.
<< E' semplice >> Tirò su con il naso << Non c'è più >> Una dispettosa lacrima sfuggì al suo controllo, fu automatico per lei abbassare il volto. Come per proteggersi, un farsi scudo. Odiava che la gente la vedesse piangere, le lacrime erano segno di fragilità e nella vita reale essere fragili non andava bene. Ma davanti a lui non riusciva a non sgretolarsi, era come mentire a se stessa. << E' tutto ok...>> Le sussurrò stringendola a sé forte, divenendo un'unica cosa. Ed era di quelle parole, di quella voce che lei aveva avuto bisogno sin dal risveglio in ospedale.


Note autrice : Ed eccovi Olivia ->  
http://tinypic.com/view.php?pic=1zlawps&s=6
  
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