<<
Domani è il tuo compleanno >> Krystall
sfogliava un libro di
torte, piegata sul bancone della cucina, mentre si sorreggeva il
mento con il dorso della mano. << idee in merito?
>>
Chiese assorta all'amica.
<<
Si, a casa a lavorare. Sono indietro >> Posò
delle grucce
piene di vestiti sul divano del salottino della cucina, per poi
avvicinarsi al bancone per versarsi un po' di succo d'arancia
<<
Sii seria >> Chiuse il libro, posando entrambe le mani
sul
bancone di legno, fissando l'amica. << Krys, te lo
ripeto. Non
ho voglia di festeggiare il mio trentesimo compleanno. Non è
un bel
periodo...alla fine è solo un compleanno.>>
Sospirò e posò
il bicchiere sul bancone << Adesso vado in ufficio, penso
di
perdere molto tempo. Ceniamo insieme? >>
Guardò sorridente
l'amica. << Certo >> Le sorrise.
<< Bene, allora a
dopo >> Prese le chiavi posate accanto al vaso con i
fiori
finti all'angolo della cucina e sparì dalla visuale
dell'amica.
Compose
rapidamente il numero sul touch-screen << Ehi Tomo. Senti
io
non ci riesco. Vedi che puoi fare tu. Ok, allora entro stasera ci
sentiamo.>> Riagganciò sbuffando
<< Tutte le situazioni
strane a me! >> Gettò le braccia in su e si
spalmò sul divano
cercando di spegnere il cervello per un po'.
<<
No, non si ragiona così! >> Urlava da non si
sa quanto tempo.
Negli uffici adiacenti tutti i soprammobili degli scaffali si
muovevano. L'avevano sempre visto calmo, quasi menefreghista di
ciò
che gli girasse intorno. Per gli altri lui era solito solo delegare
gli altri dei suoi affari. Mai nessuno lo aveva visto lì
dentro
prendersi cura di un lavoro, era Alex che si occupava di tutto.
Questo però secondo gli occhi indiscreti dei dipendenti del
'The
Hive' , i quali però preferivano mille volte avere a che
fare con i
richiami di Alex, che non con Jared. Vedevano quell'uomo
così
gelido, che pensavano fosse capace di uccidere anche solo con uno
schiocco di dita. << Se io ti dico che questa
pubblicità deve
essere pronta entro la fine del mese, tu DEVI permettere che sia
così! Io non tollero che le date si prolunghino! Se metto
delle
scadenze, quelle devono essere rispettate! Per questa volta passa, ma
alla prossima saranno cazzi amari. Ora vai! >>
Gettò la penna
con forza sulla scrivania, facendola rimbalzare più volte,
mentre
con uno scatto di ginocchio, voltava la sedia in pelle dando le
spalle alla porta, e visualizzando il parco di fronte dalla sua
enorme vetrata.
La
ragazza bionda, volò via dall'ufficio, tenendo la testa
bassa, non
voleva farsi vedere dai colleghi in lacrime. Quell'uomo l'aveva
umiliata e sapeva che tutti avessero sentito quella discussione
così
accesa. Non si accorse nemmeno che stava andando incontro ad Alex e
al suo bicchiere di caffè << oddio! Mi scusi
Alex! >> La
ragazza prese al volo il bicchiere, prima che si riversasse sulla
moquet , scottandosi un po' il polso. << Attenta!
>> La
tenne Alex per le spalle << Ti sei bruciata?
>> Gettò il
bicchiere nel cestino che aveva di fianco e prese ad esaminare il
polso della ragazza << Vai a metterci su dell'acqua
fredda e
calmati >> Le sorrise preoccupata. La ragazza
annuì,
singhiozzando e avviandosi in corsa verso i bagni del piano. Alex
scosse la testa e si diresse nell'ufficio di Jared. Dal quale non
proveniva alcun rumore. Di solito o era in riunione e lo si capiva
dai vocii insistenti oppure parlava al telefono, ma mai c'era stato
tanto silenzio lì dentro.
Bussò
un paio di volte, ma non ottenne risposta. Decise di entrare
ugualmente...
Fissava
fuori dalla finestra, in piedi con le mani in tasca.
<<
Se tenti il suicidio, almeno fallo dopo che sarò uscita dal
tuo
ufficio >> Sbattè la porta alle sue spalle,
avanzando verso la
scrivania e rovistando tra dei fogli sparsi qua e là
<< Hey,
come mai qui? >> Aveva l'aria moscia. <<
Dovevo prendere
dei documenti, tu perchè hai aggredito quella stagista ?
>> Si
avvicinò a lui, fissandone il perfetto profilo.
<< Io non ho
aggredito nessuno, non tollero che mi si prenda in giro.
>>
Disse freddo e distaccato, senza smettere di guardare fuori.
<<
Wow, inizio a temere che la maturità ti abbia preso in
ostaggio >>
Spalancò gli occhi come terrorizzata, anche se dal suo tono
di voce
si capiva che fosse una colossale presa in giro. <<
Magari
fosse così, avrei già sistemato un paio di cose ,
invece di
lasciare che gli altri prendessero scelte che avrei dovuto fare
io... >> amareggiato si strofinò le palpebre
con una mano,
lasciando l'altra sempre dentro la tasca del pantalone.
<< Cosa
ti affligge ? >> Divenne preoccupata e si sporse ancora
di più
verso lui. << Ma nulla >> Si
voltò verso Alex poggiando
la spalla sul vetro della finestra << Ieri Lea mi ha
chiamato,
mio padre vuole vedermi. Non oso immaginare quale sia il nocciolo
della questione... >> Sbuffò irritato.
<< Vuoi che venga
con te? >> Chiese cauta, sapendo di affrontare un
argomento
delicato. << Sai bene che ti aggredirebbe
>> Si morse un
labbro pensando all'eventuale diverbio che potrebbe nascere
nell'incontro tra i due. << Beh, tu hai affrontato il
mio, non
vedo dove sta il problema. Ci sarai tu no?! >> Gli
sorrise
dolcemente, stringendogli con delicatezza il braccio, per infondergli
quel coraggio che gli mancava da un po'. << Ci
sarò io >>
La strinse in un dolce abbraccio appoggiando il mento sulla sua testa
inebriandosi di quel profumo. << Lo so che tu ci sei
sempre...
>> Inspirò il suo profumo inebriandosi.
Alzò piano il viso
baciandogli il mento, bloccandoglielo con i denti e leccandoglielo
piano. << Dio Alex...>> Riuscì a
dire tra gli ansimi. <<
Sei così sexy con la barba...colpa tua >> Rise
maliziosa
distaccandosi da lui. << E tu sei sexy senza vestiti
>>
Le strinse forte i fianchi baciandola con passione << Se
non ci
fosse tutta questa confusione per i corridoi, ti scoperei sulla
scrivania >> I suoi occhi ardevano di passione, velati da
uno
strato di eccitazione. << Se fossi un'oca senza giudizio,
riderei a questa squallida battuta, ma siccome ho la mia
dignità, ti
rispondo solo che stasera andiamo a cena fuori e non ti farò
pentire
di aver accettato >> Gli sorrise dolce discostandosi da
lui. <<
Pizzo nero >> Farneticò ad occhi chiusi,
scuotendo la testa.
<< JAY!!!! >> Lo strattonò
<< Piantala di fare il
maniaco!! E inoltre sai bene che il pizzo nero non lo tollero, mi da
il prurito >> Rabbrividì al pensiero di avere
quel tessuto
addosso.
Fuxia,
Grigio perla, Giallo canarino, Rosa antico, Bronzo, Champagne, Bianco
perla, Azzurro.
<<
Sarà un'ora che fissi quei vestiti, non parleranno da soli
come nel
film '' I love shopping'' >> La canzonò con
voce lamentosa.
Krystall, avvolta nella sua vestaglia da giorno in pile grigio si
addentrò nella stanza dell'amica, sedendosi sul lettone e
posando la
testa su una spalla osservava Alex, in biancheria intima, che confusa
tentava di scegliere un qualche abito.
<<
Krys, aiuto >> Sbuffò sedendosi per terra sul
morbido tappeto
porpora << Non so che scegliere... >> Si
lamentò
continuando a fissare i vestiti appesi nella cabina armadio, mentre
dava le spalle all'amica, che se la rideva sotto i baffi.
<<
Tu che impressione vuoi dare... vuoi scopartelo? >>
Chiese con
voce accattivante.
<<
No... cioè Si. Ma non è questo a cui ho pensato
quando l'ho
invitato a cena stasera... Io voglio solo essere me stessa.
Quell'Alex che lo ama, ma che gli da e gli darà sempre del
filo da
torcere. Quella donna di cui lui è innamorato e che non
abbandonerà
mai. Io non voglio scoparlo. Voglio fare l'amore con lui.
>>
Girò poco la testa, tanto per dare un'occhiata a Krystalla
che
sorrideva soddisfatta. << Bene! >> Si
alzò e si diresse
all'armadio << Era proprio questa la risposta che volevo
>>
Prese uno degli abiti messi in evidenza da Alex e lo porse all'amica,
che la guardava circospetta e preoccupata.
La
macchina si fermò davanti una casa bianca e anonima, era
squadrata.
Sembrava un magazzino avvolto da un esercito di alberi.
Dalle
finestre si intravedevano le tende rosso intenso illuminate da
qualche luce opaca che irradiava all'interno della casa sconosciuta.
Proseguì
incerta per il piccolo sentiero di mattoni coloro bronzo che
conducevano alla porta bianca. Arrivata al traguardo suonò
il
campanello posto in alto a destra della porta.
Due
minuti dopo questa si spalancò mostrando un Jared in
pantofole e
pantaloni della tuta, e una maglia all'origine bianca, ma adesso si
intravedeva qualche macchia di qualche cosa a lei sconosciuta.
<<
Se avessi saputo che ti saresti messa in tiro, mi sarei tolto quanto
meno la maglia sudicia >> Sorrise dolcemente, facendo
spiccare
i suoi denti perfetti e bianchi. << Entra dai
>> Si
scostò facendo passare un' Alex fasciata da un tubino viola
che
luccicava e le evidenziava il seno, i capelli alzati in una morbida e
corposa coda. << Beh, almeno queste... >>
mantenne
l'equilibrio prima da un lato e poi dall'altro << Posso
toglierle >> Sorrise sbarazzina gettando , vicino un
divano, le
sue scarpe. << Ora mi sento più a mio agio
>> Mise le
mani sui fianchi e sorrise divertita, vedendo Jared che scuoteva la
testa sorridendo.<< Andiamo, vieni >> le
fece un gesto
con la mano mentre si accingeva a camminare << Ti porto
in
cucina >>.
<<
Non mi dire che ti sei messo a cucinare >> Chiese
sbalordita
seguendo l'uomo.
<<
Volevo farti una sorpresa... >> Lo sentì
ridere, mentre si
fermava ad un bancone sul quale c'erano vassoi con vari tipi di
tartine << Su assaggia >> Gliene porse una
<<
Jay... non voglio morire... >> Nei suoi occhi il terrore.
<<
Cretina! Non ho cucinato io! Emma mi ha fatto arrivare un cuoco
italiano è tutto il giorno che cucina. >> Rise
infilandogli
con forza la tartina in bocca.
<<
FaFoVe >> Disse a bocca piena.
<<
Eh? >> Chiese scioccato non avendo capito nulla.
<<
CAFONE! >> Gli urlò non appena
deglutì.
<<
Ma come! A te piace aver infilato con forza qualcosa in bocca
>>
Iniziò a ridere mentre scappava per la casa.
<< Jay se ti
prendo ti infilo io una cosa! E non in bocca!!! >> Gli
urlò
inseguendolo per la casa.
Finirono la lotta fuori in giardino,
dove a dividerli era la piscina. << Non sarà
l'acqua a
fermarmi! >> Lo minacciò dall'altro lato Alex.
<<
Certo che sei scema >> Rise con affanno.
<<
Cosa c'è Jay? La vecchiaia si fa sentire, eh? Dopo l'affanno
arrivano i reumatismi... >> Lo provocò con
voce dispettosa.
<<
Col cazzo! Mentre correvo, ti urlavo contro. Per questo ho l'affanno.
Ancora sono giovane! Tzè! >> Si
sentì pizzicato nel profondo.
<<
Certo... ma io sarò sempre dieci anni più giovane
e ti potrò
prendere in giro fino alla fine... >> Iniziò a
camminare
lentamente lungo il perimetro della piscina.
<<
Potrei essere io a prendere in giro te... magari fra un paio d'anni
tu avrai gli acciacchi della vecchiaia... sai con tutti i figli che
faremo... sarai esausta... la schiena ne risentirà...eh, non
sei
immortale >> Represse una risata, seguendola con lo
sguardo.
Ormai erano solo dieci passi che li dividevano. << Tutti
i
figli? Caro il mio tesoro, te ne concedo due... non sono un forno
>>
Gli fece una linguaccia, piantandosi davanti a lui.
Era
così bello da togliere il fiato.
La
luce pallida della luna lo rendeva ancor più divino.
E
sapere che era solo suo, la rendeva felice e le faceva venire il
vuoto allo stomaco.
Averlo
lì,davanti, con tutto quell'amore che le trasmetteva... non
poteva
che eliminare il passato. Quello sguardo, quella passione,
quell'amore che traspariva dai suoi occhi, non potevano che dargli
positività. Che insieme avrebbero affrontato tutto, che
nulla era
impraticabile e che insieme ci sarebbero riusciti. <<
Jay... >>
Gli soffiò sulle labbra << Vuoi sposarmi?
>> Lo baciò
con cautela.
Lui
la scostò lievemente, non credendo a quelle parole, con gli
occhi
che luccicavano.
La
voltò e le fece vedere un muro.
Si,
un muro intriso con il suo amore.
Un
muro sul quale aveva lavorato tutto il pomeriggio.
Un
muro che aveva rovinato il candore della sua maglia bianca.
Un
muro che conteneva la risposta che Alex aspettava.
Un
muro che regalò un moto di felicità alla donna,
che strinse forte
il suo uomo baciandogli il volto ripetutamente. Perchè mai
nessuno
avrebbe tolto loro la voglia di amarsi.
Alex....
what about marrying me?
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