Capitolo 10 -
Veritas
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V erita, aris, f., 1 verità, il
vero
Verità [ve-ri-tà] s.f. 1 qualità di ciò che è vero 2
ciò che è vero in assoluto o rispetto a determinati fatti
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Quella mattina Ben fu svegliato
dai raggi del sole che filtravano tra le tende malamente tirate, ma visto che
non aveva voglia di aprirli e svegliarsi definitivamente rimase sdraiato nel
letto con gli occhi chiusi; probabilmente era troppo presto per alzarsi, avrebbe
aspettato la sveglia. Questo non gli impedì di capire che c’era qualcosa di
diverso, non spiacevole, ma che fino al giorno prima non c’era stato.
Di solito durante la notte finiva
sempre per attaccarsi a Kevin e quando si svegliava aveva quasi sempre la testa
appoggiata al suo petto; ma questa volta no. La sua testa non era nemmeno
appoggiata sul cuscino, ma su qualcosa di più duro e non gli ci volle molto per
capire che si trattava del braccio del suo ragazzo. Qualcuno però stringeva la
maglia del suo pigiama in una mano. La presa era salda ma non forte e le sue
dimensioni erano troppo piccole per essere di Kevin; come quella di un
bambino.
Un attimo … un bambino
…?
Allora non era stato un sogno.
Erano davvero riusciti a liberare Alice dall’Omnitrix!
La voglia di tenere gli occhi
chiusi svanì. Tanto ormai era sveglio e voleva vedere la sua faccia. Quando li
aprì scoprì che, come aveva sospettato, poggiava la testa sul braccio di Kevin e
che Alice era sdraiata in mezzo a loro due, una mano stretta alla sua maglia,
mentre l’altro braccio di Kevin era posato sul fianco della bambina, in un
inconsapevole gesto protettivo.
Per un momento pensò che
sembrassero una vera famiglia. E il pensiero gli scaldò il cuore in una maniera
che non credeva possibile. Pensava di aver raggiunto la felicità quando aveva
trovato la bambina ma, ora che era in compagnia delle sue persone che amava di
più, si rese conto di cos’era davvero la felicità. Non passò molto prima che
Alice si svegliasse e di conseguenza anche Kevin
-Mamma! Papà! Andiamo, ho fame!
Facciamo colazione?!- Kevin mugugnò qualcosa e cercò di nascondersi sotto le
coperte
-Va bene, va bene, andiamo. Come fai a essere così sveglia di prima mattina?-
Alice sorridendo lo prese per un braccio e lo agevolò lungo il percorso fino alla
cucina, lasciando Kevin nel groviglio di lenzuola.
Una volta arrivati in cucina Ben
si mette hai fornelli mentre Alice si siede al tavolo, insieme canticchiano una
canzone. La bambina appoggia i gomiti sul tavolo e posa il mentre sui palmi
delle mani, mentre sbatte le gambe a tempo della musica che solo loro due
sentono. Ed è così che li trovò Gwen; si era svegliata al profumo di bacon e
uova e si era diretta verso la cucina. A guardarli così felici, si sentiva male
ad aver fatto soffrire così tanto Ben e aver creduto che la piccola Alice non
esistesse
-Buon giorno Gwen. Vieni, la
colazione è pronta!- Disse Ben. Alice si girò verso la porta e quando vide la
ragazza sorrise
-Oh, buon giorno zia
Gwen!-
-Buon giorno, Ben, Alice. Kevin
sta ancora dormendo?- Chiese sedendosi a tavola davanti al cugino che a sua
volta si era seduto di fianco alla bambina
-Sì- Ben rise -La mattina, se non
deve andare a lavorare, niente lo può buttare giù dal letto-
-State parlando di me alle mie
spalle?- Tutti si girarono di nuovo verso la porta proprio per vedere Kevin
entrare con gli occhi ancora assonnati e i piedi che non si alzavano
completamente dal pavimento mentre camminava
-Oh, buon giorno Kevin! Certo che
sparlavamo alle tue spalle- Disse Ben sorridendo
-Grazie mille, comunque- Rispose
Kevin. Passando di fianco al suo ragazzo per andare al suo posto si chinò
lievemente in avanti per lasciarli un bacio sulla guancia, gesto che Ben
ricambiò.
Il resto della colazione passò
tranquillamente, tra chiacchiere varie e risate. Nessuno dei presenti a tavola
si sarebbe mai immaginato quella situazione. Ben, Gwen e Kevin non avevano
sperato di poter ridere, scherzare e stare di nuovo insieme dopo tutto quello
che era successo; soprattutto i due cugini si erano chiesti se avrebbero mai
riallacciato i rapporti.
Ad Alice invece non sembrava vero
di avere una famiglia, ciò che aveva in quel momento era molto più di quanto non
avesse mai desiderato. Non solo poteva stare con la sua mamma, ma ora aveva
anche un papà e una zia.
Finito di mangiare, Ben mi mise a
lavare i piatti con Alice che si era offerta come asciugatrice ufficiale. Nel
frattempo Kevin e Gwen si accomodarono in soggiorno, lui sul divano e la ragazza
su una poltrona. Il silenzio nella sala veniva spezzato solo dal lontano rumore
di piatti e dall’acqua che scorreva. Entrambi guardarono, forse inconsciamente,
verso la cucina
-Sei felice, Kevin?-La domanda
arrivò così, all’improvviso, ma lui sapeva la risposta
-Sì- Il sorriso che nacque sul
suo volto servì a spiegare tutta quella felicità che sentiva e non riusciva a
esprimere a parole
-Non avevi mai sorriso così
quando stavi con me-
-Perché con te era diverso, non
te l’ho mai detto, ma aveva sempre l’impressione di non meritarti, di non essere
abbastanza per te. Non riuscivo a essere davvero me stesso ed era tutto così
sforzato. Mentre con Benji è completamente diverso, è tutto più naturale e
genuino. Non mi ero mai sentito così bene con una persona. Poi c’è …-
-Alice, giusto?- Chiese Gwen ora
più curiosa che altro
-Già. Sai è strano, più passo tempo con lei più mi sembra di conoscerla. E
dire che non sono passate neanche ventiquattro ore da quando è uscita
dall’Omnitrix eppure mi sembra così naturale che stia con noi, che chiami Benji
mamma e me papà. È strano, sì; ma non saprei dire, non suona sbagliato. È come se fosse sempre
stato così, come se non ci fosse stato un momento in cui lei non fosse con noi.
Non so, non credo di riuscire a spiegarlo meglio-
-Come se fosse davvero vostra
figlia- Ora Gwen aveva una faccia molto pensierosa ma Kevin non ci fece molto
caso
-Esatto! Penso che quello che sto
provando sia ciò che ogni padre proverebbe per la figlia o il figlio, o almeno è
quello che credo, visto che non ho davvero conosciuto mio padre. Non posso
parlare per nome di Benji, ma l’hai visto anche tu, no? Ormai ha sviluppato un
istinto materno da far invidia a ogni madre-
-È come se condivideste lo stesso
DNA- Quella frase fu solo un sussurro e Kevin non la sentì. Inoltre proprio in
quel momento Alice entrò correndo in soggiorno diretta verso la
ragazza
-Zia Gwen!- La voce squillante
della bambina destò la ragazza dai suoi pensieri e sorridendo a sua volta la
prese in braccio facendola sedere sulle sua gambe. Subito dopo entrò Ben che si
mise a sedere di fianco a Kevin, il quale gli passò un braccio intorno alle
spalle e lo avvicinò a se
-Ragazzi, ora che siamo tutti qui
insieme vorrei porre un quesito- Disse Gwen cercando di suonare perentoria
-Visto che abbiamo appurato che Alice non è ovviamente un’illusione, com’è
possibile che si sia creata all’interno dell’Omnitrix? Sinceramente la curiosità
mi sta uccidendo- I quattro si guardarono ma nessuno sembrava avere una
risposta
-Io non saprei davvero. Tutto
quello che so, è che è stata creata a partire da un frammento del mio DNA, ma
come questo sia successo, davvero mi è oscuro-
-Uno dei motivi per cui mi
sembrava una cosa impossibile e perché per fare in modo che questo avvenga ci
vuole una fonte di energia esorbitante, forse anche superiore a quella
dell’Omnitrix stesso. In più doveva esserci stato un errore nel dispositivo,
visto che non era stato programmato per questo scopo. Dimmi Alice, tu ti ricordi
qualcosa di quando sei stata creata?- Lei guardò in alto verso Gwen poi riportò
lo sguardo verso i genitori
-Non mi ricordo nulla di quando
sono stata creata, so solo che da quando sono nata fino a quando la mamma non è
entrata nell’Omnitrix io sono sempre vissuta nel buio, senza bisogno di cibo o
acqua-
-Aspetta un secondo, se ci fai
caso come ha fatto a imparare a parlare, a camminare …- Disse Kevin ma venne
quasi subito interrotto da Ben
-E poi quando ti ho incontrata
per la prima volta mi hai detto che avevi sette anni e mezzo, come facevi ad
avere la concezione del tempo se vivevi in un luogo senza luce
solare-
-Non saprei cosa rispondere- Alice si sentiva un po’ imbarazzata per sua
inutilità in quella discussione, anche se riguardava la sua nascita
-Molto probabilmente la
concezione del tempo e le funzioni base di un essere umano Alice le ha prese
indirettamente da Ben attraverso l’Omnitrix, attraverso lo stesso errore nel
sistema che l’aveva creata. Quindi se è vero che esisti da sette anni e mezzo ci
basta capire cos’è successo allora che abbia permesso tutto ciò-
-Beh sette anni e mezzo fa era
l’estate in cui ho trovato l’Omnitrix. Potrebbe essere stato acquisito il mio
DNA quando l’ho indossato la prima volta-
-Ne dubito, non c’è stata
abbastanza energia- C’era qualcosa che le sfuggiva, un particolare importante
che doveva per forza essere davanti ai loro occhi, ma che non riuscivano a
vedere
-Di momenti ce ne possono essere
stati tanti, gli strani eventi con l’Omnitrix sono pressoché infiniti- Commentò
Ben -Non saprei da dove iniziare-
-Mi dispiace ma io qui non vi
posso aiutare, i nostri incontri durante quell’estate sono stati pochi e
decisamente poco piacevoli- Ben lanciò un’occhiata a Kevin ma non disse
niente
-In effetti, volevi risucchiare
l’energia da … l’energia- Si fermò all’improvviso come se avesse avuto
un’illuminazione improvvisa -Ma certo! Ragazzi era così ovvio!- Ben e Kevin si
guardarono un secondo, come se fosse impazzita
-Vorresti spiegare anche a noi,
grazie- Disse il giovane osmosiano
-Quando hai tentato di assorbire
l’energia dell’Omnitrix c’è stato un sovraccarico, giusto? Quest’enorme quantità
di energia non solo ha provocato gli effetti che già sappiamo su di te, ma ha
anche generato l’errore da cui è nata Alice. In pratica l’Omnitrix ha acquisito
il DNA da entrambi-
-Sì, in effetti così tutto torna.
Se Alice avesse preso solo il mio DNA sarebbe stata una mia copia perfetta
invece poiché ha mischiato anche quello di Kevin …- Ben fu interrotto dalla voce
incerta di Alice
-Q-Quindi, Kevin sarebbe davvero
il mio papà?- Ci fu un lungo momento di silenzio totale; tutti e tre i ragazzi
guardarono gli occhi speranzosi della bambina
-Credo proprio di sì- Rispose
Kevin con un sorriso appena accennato. L’espressione sul volto di Alice passò da
insicura a radiosa in cinque secondi netti e con rinnovata energia scese dalla
sua posizione in braccio a Gwen per correre in contro e poi saltare addosso a
Ben e Kevin. Un attimo sorpresi, i due la presero al volo per poi stringerla in
un caldo abbraccio che sapeva di famiglia
-Sei felice Alice?- Le chiese
Ben
-Sì- Disse ridendo -Zia Gwen!
Sono davvero i miei genitori!-
-Sì, tesoro. Magari non nel modo convenzionale, ma lo sono davvero- E lo
sarebbero stati anche senza la prova del DNA. Non era quello che contava, perché
sia Ben che Kevin avevano voluto bene a quella bambina fin da subito, anche se
non sapevano chi fosse realmente, anche se ignoravano la sua
provenienza.
L’avevano considerata loro figlia
fin dall’inizio ed era questo che faceva di loro degli ottimi
genitori
Di questo ne era
sicura.
*Owari Cap.
10*
-Buon 1° Maggio a tutti!- ndRan
-Consideratevi fortunati che abbiamo lavorato per voi nel giorno in cui
nessuno dovrebbe lavorare- ndJane
-Ma se abbiamo scritto solo le ultime 6 righe, che fatica hai fatto?-
ndRan
-Non è questo! Su tratta di una questione di principio!- ndJane
-Okay, okay, va bene hai ragione tu. Ora cari lettori preparatevi a una
notizia bomba. Il prossimo capitolo sarà al 99% l’ultimo- ndRan
-Per alcuni sarà uno shock ma a me non importa- ndJane
-Ah! Sei così insensibile! Ma in fondo devo ammettere che è un sollievo. Non
sappiamo dirvi quando inizieremo una nuova bevin, al momento stiamo portando
avanti diverse ficcy- ndRan
-Ora mi sono stufata di questi piagnistei. Questi sono i fatti e ora ce ne
andiamo a riposare- ndJane
-A presto e commentate!- ndRan
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