One hundred years on Little Garden
[
Seconda classificata
e vincintrice del Premio Mosca Bianca e del Premio
Mugiwara
al contest «Courage, honor and nakamaship»
indetto da AngelSword ]
Titolo: One hundred years on Little Garden
Autore: My
Pride
Fandom: One
Piece
Personaggi: Dori
e Brogi
Citazione: 44.
Se uno potesse
già
conoscere l’esito degli avvenimenti d’oggi! Ma
basterà che si concluda il
giorno e tutto si saprà.
[William Shakespeare]
Colonna sonora:
//
Tipologia:
Flash Fiction [ 635
parole fiumidiparole ]
Rating:
Verde / Giallo
Genere:
Generale, Introspettivo, Vagamente
sentimentale
Avvertimenti: Missing
Moment, Slice
of Life, Pre-One Piece
ONE
PIECE ©
1997Eiichiro Oda. All Rights Reserved.
[ Se uno potesse già
conoscere l’esito degli avvenimenti d’oggi! Ma
basterà che si concluda il
giorno e tutto si saprà. ]
Era
cominciato
tutto per caso, da un’innocua
domanda uscita dalle labbra innocenti di una piccola bambina.
In quanto Capitani della Ciurma dei
Giganti Guerrieri di Erbaf, non ci avevano pensato due volte a
sistemare la
questione alla vecchia maniera: avevano deciso di scontrarsi per
dimostrare chi
dei due fosse il migliore e chi avesse dunque ragione o torto, e solo
uno di
loro sarebbe riuscito in seguito a tornare a casa. Chi
l’avrebbe mai
immaginato, però, che sarebbero trascorsi tutti quegli anni
dalla loro
confinazione a Little Garden. Sin da subito avevano creduto che sarebbe
stata
una cosa rapida, una passeggiata come poche, ma nessuno dei due aveva
messo in
conto la forza smisurata dell’altro, pur conoscendola fin
troppo bene.
Un giorno. Un singolo giorno.
Avevano pensato che, conclusasi quella giornata,
avrebbero saputo chi dei due avesse ottenuto la vittoria, conoscendo
l’esito di
quello scontro in un batter d’occhio e accantonando
così quell’avvenimento così
inaspettato, ridendoci magari su in seguito davanti ad un bel boccale
di
liquore.
E invece, accidenti... quanto tempo era
passato, con esattezza? Mezzo secolo o poco più, forse? Dori
non sapeva dirlo
con certezza, ma giunti a quel punto, ormai, non importava poi
così tanto. In
verità non rammentava nemmeno come - e soprattutto perché
- fosse iniziata quella loro lunga ed estenuante battaglia,
però anche quello sembrava essere un dettaglio abbastanza
trascurabile, dal
punto di vista del gigante. Avrebbe soltanto continuato a combattere
fino a che
uno dei due non sarebbe più riuscito a farlo, tenendo alto
l’onore che caratterizzava
i guerrieri di Erbaf.
La sua spada - ormai logorata dalle
lunghe battaglie che aveva affrontato contro Brogi, suo amico ed eterno
rivale
- avrebbe continuato a levarsi fiera e spavalda verso il cielo azzurro
e
sconfinato che li sovrastava, risplendendo come un diamante prima di
abbattersi
con furia selvaggia contro l’arma possente del suo
avversario.
Si sarebbero entrambi battuti fino allo
stremo delle forze per palesare il rispetto che provavano
l’uno verso l’altro,
senza mai mostrare pietà o compassione nei riguardi
dell’avversario. Quello
sarebbe stato il disonore più grande, per un guerriero, e
nessuno dei due, per
quanto tra loro vi fosse un’accesa rivalità, aveva
intenzione di macchiare
l’animo dell’altro con tale onta.
Una sonora risata scaturì
d’un tratto
dalla gola di Dori, a quei pensieri. Detergendosi il sudore dalla
fronte e
districando la lunga barba scura dalle schegge di corteccia che vi si
erano
impigliate all’interno dalla precedente battaglia, si
ritrovò a scoccare una
rapida occhiata in direzione del falò di cui ormai restava
solo la cenere e le
ossa della sua preda; fece scorrere lo sguardo in tutto il perimetro e
si
soffermò sulla propria arma, abbandonata contro una grossa
roccia accanto al
grosso elmo arrugginito. L’antico splendore era andato pian
piano scemando
durante tutti quegli anni passati in quel paradiso prestorico, ma la
cosa parve
quasi farlo sorridere.
Si stava rivelando una gran bella sfida,
quella. Una sfida ardua, un’impresa che alla fine avrebbe
visto sconfitto uno
di loro, però, forse, non avrebbe cambiato quel momento con
nessun altro. Era
un modo come un altro per mettere alla prova la propria forza e per
dimostrare
quanto coraggio possedessero i Capitani della Ciurma dei Giganti
Guerrieri di
Erbaf; nonostante il clima inospitale e le creature pazzesche che
popolavano
quel luogo, affrontava quel nuovo giorno che sorgeva con rinnovata
determinazione, andando in contro al destino che si erano scelti.
Con un grugnito
d’incoraggiamento, Dori
si alzò, sentendo tremare la terra sotto i propri piedi. E
si ritrovò a
sollevare ancora una volta un angolo della bocca in un sorriso quando,
recuperata la propria arma e l’elmo con cui si proteggeva il
viso, volse lo
sguardo verso la grande montagna che aveva dinanzi, fissandola come in
attesa.
In quel mentre il vulcano
eruttò,
segnando la fine della resa con il suo implacabile ruggito. Lo scontro
stava
per ricominciare.
_Note conclusive (E
inconcludenti) dell'autrice
Allora, partiamo con il dire che questa
storia è stata scritta per il contest
“Courage,
honor and nakamaship”
indetto da AngelSword, nel quale si è classificata Seconda con
mio enorme stupore, vincendo anche il Premio Mosca
Bianca per la storia più originale e il Premio
Mugiwara per la miglior storia su One Piece.
Ammetto, però, che persino per me
è stata una ventata d'aria fresca, questa storia.
Okay, non ha né capo né coda, tratta di due
personaggi
che praticamente non si vedono se non per una sola saga, ma, accidenti,
ho sentito il bisogno fisico di scriverci qualcosa su, spronata
specialmente dal contest al quale ho partecipato, anche
perché
l'alternativa, altrimenti, sarebbero stati Noland e Calgara x)
Di male in peggio, insomma... ho un'insana passione per i personaggi
che non vengono cagati manco di striscio e credo che ormai si sia ben
notato u_u
Spero che vi sia piaciuta in qualche modo.
Alla prossima. ♥
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