Capitolo V
I
signori Parkinson avevano saputo, fin dal momento in cui
aveva mostrato il primo piccolo barlume di magia, che la loro bambina
sarebbe
stata una Serpeverde. Probabilmente, osservandola da lontano, in molti
avrebbero negato di trovare in lei un qualche minimo segno di
ambizione: odiava
studiare, non le interessava ottenere G.U.F.O. e M.A.G.O. nella
quantità
necessaria per un determinato lavoro, non aveva mai dichiarato di
volere
diventare la più grande strega di tutti i tempi.
Tuttavia,
Pansy era la ragazza più testarda che i suoi
genitori avessero incontrato nei loro quaranta anni di esistenza. Era
pressoché
impossibile farle cambiare idea in qualsiasi circostanza, sia che
ciò
richiedesse l’utilizzo di una manciata di galeoni sia che
mettesse a
repentaglio la reputazione dei Parkinson: se Pansy desiderava un pavone
perché
i Malfoy possedevano dei pavoni, Pansy avrebbe ottenuto un pavone.
I
“no” erano cominciati a volare dal primo anno di
Hogwarts,
quando la ragazza si era dovuta confrontare con professori che mai
l’avrebbero
favorita come i suoi genitori avevano fatto e con compagni che non
sarebbero
stati disposti a esserle amici se lei non avesse moderato il proprio
caratteraccio; per cui Pansy era stata costretta a porre freno alla
propria
testardaggine – godendo però della pessima fama di
una delle Serpeverdi note per
l’antipatia e il disprezzo nei confronti degli studenti delle
altre Case – e a
limitare i propri desideri.
L’unica
decisione che non aveva alcuna intenzione di mettere
da parte riguardava Draco e le nozze da favola con cui avrebbero
celebrato la
loro unione nell’elegante giardino di Villa Malfoy.
Perciò,
se alle cinque del pomeriggio di una calda giornata
estiva Pansy si stava Materializzando nei pressi di Tottenham Court
Road
nonostante le minacce della sua rivale in amore, i segnali
dell’imminente
battaglia venivano tracciati proprio in quel momento.
L’aria
all’interno dell’appartamento Goyle-Bullstrode era
leggermente tesa: Gregory aveva smesso di pensare al cibo, concentrando
gli
occhi sulla televisione del salotto, Theodore sfogliava distrattamente
giornali
con annunci di lavoro che pochi minuti prima era sceso a comprare e il
sempre
impassibile Blaise lanciava sguardi fugaci oltre le tende della
finestra. Ognuno
cercava di comportarsi come al solito, preparandosi tuttavia ad
affrontare la
furia della viziata e testarda Pansy.
-
Arriva, - annunciò infine Blaise, poggiando la schiena al
muro, in attesa dell’esplosione.
Theodore
chiuse il giornale e si avvicinò alla porta,
preparandosi ad aprire; Gregory tentò un balzo in avanti per
precederlo, ma
ricadde sul divano, impotente.
-
Non vale, - si lagnò. – In questo modo tu potrai
nasconderti dietro la porta e lei non ti vedrà subito.
-
Seriamente, Greg, - esclamò Blaise, sollevando un
sopracciglio, - credevi veramente di riuscire a infilarti tra il muro e la porta?
Ancora
una volta il suono del campanello impedì a Gregory di
scagliare una Maledizione Senza Perdono a uno dei suoi amici.
Theodore
abbassò leggermente la maniglia, poi tirò la
porta verso
di sé; nessun urlo di rabbia, però, precedette
l’entrata di Pansy Parkinson
nell’appartamento. Al contrario, la ragazza sorrise ai
presenti, salutandoli
educatamente e affacciandosi sulla soglia della camera di Millicent per
cercare
l’amica.
-
Milly non c’è?
-
Mi… Milly? – mormorò Theodore, cercando
una vaga
somiglianza tra quel soprannome e la stazza che un tempo aveva avuto
Millicent
Bullstrode.
-
E’ a lavoro, - rispose Blaise. Fissava Pansy con
un’espressione scettica, poco convinto dal suo comportamento
gentile che le
aveva visto sfoggiare solo in presenza dei Malfoy.
-
Oh, capisco. Vorrà dire che la aspetterò.
Pansy,
senza cancellare il sorriso angelico dal volto, si
mosse sotto gli occhi di tutti verso il divano, pulì con un
fazzoletto i
residui di crema lasciati da Gregory e si sedette con grazia,
lisciandosi il
vestito turchese; si guardò intorno, il mento poggiato sul
dorso della mano
sinistra, sistemandosi ogni tanto i capelli arricciati e legati da un
fiocco
dello stesso colore dell’abito. Per chi la conosceva bene
come i suoi amici, il
contrasto tra il suo aspetto e il carattere era preoccupante.
-
Che bell’abito, - esordì Theodore dopo qualche
minuto.
-
Ti ringrazio, - disse Pansy, sfoggiando un sorriso ancora
più luminoso. – L’ho preso a Diagon
Alley un anno fa.
-
Credevo fosse di Daphne, - osservò Blaise, versandosi un
altro bicchiere di Whiskey Incendiario per passare il tempo.
L’espressione
che Pansy gli rivolse nel rispondergli lo
confuse. – Oh, ero certa che l’avresti
riconosciuto. Ad ogni modo, glielo avevo
prestato io, ma mi serviva per stasera.
-
Incontro galante?
Pansy
rise forzatamente, portandosi una mano davanti alla
bocca. – Sono invitata a cena dai signori Malfoy.
-
I signori
Malfoy? – ripeté Gregory.
-
Sì, mi hanno chiesto di stare da loro oggi. Sapete, con il
trambusto di questi giorni, la promozione di Draco…
-
Nella quale non c’entra niente Richard Greengrass.
Il
sorriso di Pansy apparve più tirato mentre si voltava
verso Blaise.
-
Non capisco a cosa ti stia riferendo, caro Blaise.
-
Ti prego, togli quel “caro”: mi hai fatto venire i
brividi!
-
Non hai saputo del matrimonio? –
la punzecchiò Gregory, felice che Theodore avesse finalmente
smesso di
concentrarsi su di lui, concedendogli così di riprendere a
mangiare le
ciambelle alla crema in pace.
-
Ah, sì, roba di poco conto, - liquidò la faccenda
Pansy. –
Non crederete certo che il signor Greengrass abbia aiutato Draco ad
ottenere la
promozione solo per consentire a quella
vipera di metterlo alle strette.
-
Me ne hai appena dato la conferma, - esclamò Blaise,
alzando il bicchiere di vetro. – Un brindisi per la vecchia
Pansy!
-
Ma cosa…? E tu, idiota di un facocero, vedi di tenere
quella roba lontane dal mio vestito! – sbottò
Pansy, scansandosi in fretta
mentre la crema dell’ennesima ciambella addentata da Gregory
cadeva sul punto
in cui fino a qualche istante prima si trovava il suo vestito.
La
situazione non era delle migliori a Villa Malfoy.
Lucius
passeggiava sovrappensiero lungo il tappeto verde che
copriva quasi interamente il pavimento del suntuoso salotto, le dita
intrecciate dietro la schiena; in quegli anni non aveva perso lo
sguardo fiero
che lo aveva sempre caratterizzato, ma c’erano momenti
– come quello – in cui
una ruga di nervosismo e indecisione gli solcava la fronte pallida.
Narcissa lo
osservava muoversi in silenzio, sorseggiando nervosamente un bicchiere
di Vino
Elfico.
Dopo
avere raggiunto per la centotrentacinquesima volta il
camino ed essere tornato verso la porta della cucina, Lucius si
lasciò cadere
sulla poltrona di velluto verde, senza nemmeno preoccuparsi di assumere
una
posizione dignitosa per un mago della sua classe.
-
Matrimonio combinato, - decretò con un sospiro.
Narcissa
balzò in piedi, rigirandosi il calice tra le mani.
– Pensaci ancora, Lucius…
-
Ancora? Ci
rifletto da ieri, ma non riesco a trovare un’altra soluzione:
Draco dovrà
sposare la figlia di Richard Greengrass.
-
Ma lui non vuole!
-
Te l’ha detto, Cissa?
Lucius
si voltò verso la moglie, sperando in una risposta che
potesse rendergli la decisione più facile; Narcissa
abbassò lo sguardo,
esitante.
-
No, non lo ha fatto. Ma lo vedo nei suoi occhi, Lucius!
Draco non sposerebbe mai una donna che non conosce…
-
Se stai per dire che nostro figlio è alla ricerca del vero
amore, saltiamo la scena patetica.
-
Asteria non è adatta a lui.
-
E chi lo sarebbe?
-
Pansy! Lo conosce da sempre, vive praticamente qui ed è
evidente che prova qualcosa per lui. Asteria… No, non lo ama.
Lucius
sospirò ancora una volta. – Ma potrebbe imparare a
farlo. Come… come noi due.
-
Parla per te, io ti ho amato fin dal primo momento.
L’uomo
si ritrovò a sorridere: Narcissa sapeva essere una
fredda, distaccata Purosangue e allo stesso tempo la ragazza dolce per
cui
aveva perso la testa. Non glielo aveva mai detto, però,
aveva finto di essersi
innamorato di lei dopo le nozze; confessare che era stato lui stesso a
spingere
Abraxas Malfoy a farle sposare proprio quella
Black sarebbe significato ammettere di avere un animo più
delicato di quanto
volesse farle credere. E a quel tempo temeva che Narcissa amasse solo
il
Serpeverde dallo sguardo gelido.
-
Comunque, - riprese, tossendo, - non stiamo parlando di
noi.
-
Hai iniziato tu.
-
Lo so. Potremmo discuterne oggi a cena… Che ne dici?
-
Davanti a Pansy? Sei la delicatezza fatta persona, Lucius.
-
Quando sarà andata via, allora. Sei d’accordo?
Chiederemo
a Draco cosa ha intenzione di fare; dopodichè, decideremo
insieme come agire.
-
Lo spingerai a sposarla, non è vero?
Lucius
portò lo sguardo sugli occhi chiari di sua moglie,
poi lo distolse in fretta senza rispondere.
-
Perché stavi recitando?
Pansy
aggrottò la fronte, infastidita, e incrociando le
braccia al petto prese posto su una sedia – lontano dal
pasticcio che aveva
combinato Gregory sul divano – prima di rispondere alla
domanda di Theodore.
-
Prove generali, - sbuffò.
-
Per il matrimonio? – scherzò Gregory,
guadagnandosi la più
ostile delle occhiate di Pansy; si ritrasse nel divano mentre Theodore
gli
strappava dalle mani l’ultima ciambella al cioccolato rimasta.
-
Ve l’ho detto, i Malfoy mi hanno invitata a cena: voglio
essere impeccabile.
-
Andiamo, Pansy, - esclamò Blaise, - Lucius e Narcissa ti
adorano, non c’è bisogno di fingersi diversa!
-
Non parlavo di fare bella figura con loro.
Blaise,
Theodore e Gregory si scambiarono uno sguardo
allarmato: dopo anni di conoscenza, Pansy era pronta a rivoluzionare
l’immagine
che mostrava di sé al suo amato.
-
Vuoi conquistare Draco?
Pansy
si strinse nelle spalle. – Non ci ho mai provato
veramente, è arrivato il momento.
-
Sì, è proprio quello giusto, - osservò
Blaise. – Una pazza
smorfiosa reclama la mano di Draco minacciando di portargli via i
pavoni e tu
ti fai bella per piacergli. Non potevi scegliere un momento migliore, i
miei
complimenti.
-
Pazza smorfiosa? – chiese Pansy, ignorando il resto del
discorso di Blaise.
-
Beh, per come si è comportata! Daphne mi ha raccontato
tutto.
-
Ah, - esclamò Pansy, sorridendo di nuovo in maniera
snervante per i gusti dell’amico, - te l’ha detto
Daphne. Sì, Asteria è
veramente tremenda con lei, non si
comporta per niente da sorella… Ad ogni modo, ho deciso di
cambiare: non voglio
più essere l’amica che si accontenta di averlo
accanto senza mai mostrare il suo amore.
-
E quando di preciso avresti tentato di nascondere la tua
cotta?
-
Parla, Pansy, - intervenne Theodore. – Non sei certo qui
per farci vedere il vestito.
Pansy
fece una smorfia divertita. – Che succede, Theo, sei
curioso di sapere cosa ho in mente?
-
No, sono terrorizzato
da quello che dirai, per cui fallo subito.
-
D’accordo. – Finse di scrutare con attenzione le
proprie
dita prima di parlare di nuovo, come se volesse rendere palpabile la
tensione.
– Mi servono degli alleati per togliere di torno
quella… Come l’hai chiamata,
Blaise? Pazza smorfiosa.
Nessuno
replicò; Pansy aggrottò la fronte, confusa da
quel
silenzio di risposta.
-
Avete capito cos’ho detto?
-
Va bene, - disse Theodore. – Dicci quello che dobbiamo
fare e noi lo faremo.
-
State scherzando?
-
No, - esclamò Gregory, sospirando. – Tanto ci
obbligheresti a farlo comunque, non ha senso contraddirti.
-
Ah. – Pansy sgranò gli occhi, piacevolmente
sorpresa da
quella reazione.
-
A meno che, - intervenne Blaise sovrappensiero, - Draco
non voglia sposarla.
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Ed
ecco il quinto capitolo (che a me, personalmente, non soddisfa molto)!
Mi dispiace avervi fatto attendere (ma c'è veramente
qualcuno che attende? u.u) per tanto tempo, ma pensavo di avere meno
impegni e più ispirazione: dovrei decidermi a tirare
giù uno schema della storia, mh.
Comunque,
come al solito grazie a chi sta seguendo la storia; nel prossimo
capitolo vedremo la pazza fur... ehm, Asteria!
Medusa
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