hu
sesto
ed ultimo aggiornamento rapido, sto aggiornando velocemente, quindi
potreste esservi
persi i capitoli precedente! (meglio avvisare in vano che farvi
spuntare un punto interrogativo in testa iniziando il capitolo ^_^)
Uscii sul portico, con lo sguardo appannato dalle lacrime, cercando la
minuta Alice. La vidi, seduta sul piccolo dondolo di legno,
rannicchiata in un angolo, con gli occhi arrossati dal pianto. Non
servirono parole, non servirono sproloqui di scuse e nemmeno grandi
gesti. Bastò uno sguardo ed un singhiozzo simultaneo, e fu
tutto chiaro, tutto espresso.
Le scuse, il dispiacere, i dolore, il tradimento, la fiducia mancata,
la fiducia ridata, la rabbia, lo sconforto, l’amicizia, il
perdono. Tutto in pochi secondi, tutto senza parlare, tutto senza dirsi
nulla, solo guardandosi da lontano. Quando la mia migliore amica si
alzò non potei trattenere le mie gambe dal correrle
incontro, ed alle mie braccia di cingerla forte, come a suggellare con
un abbraccio quel perdono che entrambe desideravamo.
A volte un’incomprensione può far finire il
rapporto più bello del mondo, se non viene chiarita in tempo
e se le due parti in causa non sono pienamente interessate a risolvere
la faccenda. Fortunatamente entrambe avevamo avuto dalla nostra parte
Seth, che mi aveva aperto gli occhi e la mente, ad orizzonti che per
testardaggine ed ottusità non avevo nemmeno considerato
possibili. Ma quante volte la realtà ci sorprende con i
fatti più strani?
Nulla è impossibile, ed ora l’avevo finalmente
capito.
Mi sentivo una sciocca ad aver dubitato di Alice, ma i fatti mi avevano
raccontato una storia diversa, una storia falsa e meschina, una storia
che mi aveva fatto gettare fango sull’amicizia secolare che
mi legava a quello scricciolo che piangeva tra le mie braccia.
«M-mi dispiace tanto Bella, non volevo farti intendere
ch-»
«Non ti azzardare a dire altro! Sono stata stupida io a non
lasciarti finire, mi dispiace tantissimo Alice!»
Piangevamo insieme, ci scusavamo insieme, eravamo cresciute insieme, e
saremmo anche invecchiate insieme, perché la nostra amicizia
sarebbe continuata in eterno.
Quando i singhiozzi si furono calmati, e le lacrime cessarono di
solcare i nostri visi, sciogliemmo l’abbraccio e tutto era
passato.
Era stato uno sfogo che ci aveva portate indietro nel tempo, in
quell’aula maledetta. E ci aveva fatto modificare la storia.
Non avevamo mai litigato, non avevamo mai discusso, non
l’avevo mai ignorata per giorni e giorni credendola una
traditrice, per la nostra amicizia questo, non era mai accaduto.
«C’è anche un’altra persona
con la quale devi chiarire le cose Bella.» disse la voce di
Seth alle mie spalle.
Girandomi notai che era appoggiato allo stipite della porta
d’ingresso, e sorrideva. Con un cenno del capo
indicò il vialetto, dove appoggiato al cofano della sua
auto, Edward mi aspettava.
Essendo stata io a mettermi in quel casino, era il minimo che facessi i
primi passi, che mi avvicinassi alla conclusione, all’epilogo
di questa faccenda, di questo enorme equivoco. Le parole si Seth mi
rimbombavano nella testa, rimbalzando le une sulle altre, formando un
groviglio insensato di vocaboli.
Quando fui a meno di un passo da Edward, lui si alzò, e
senza che io dicessi nulla mi accolse tra le sue braccia.
La sua pelle profumava di miele, dolce miele, denso e corposo. Mi beai
in quell’aroma, dimenticando per un secondo tutta la tensione
e tutte le sciocchezze che avevo combinato. Ero stata veramente
avventata, e ne avevo pagato tutte le conseguenze. Ma il silenzio era
una strada che non meritavo, non meritavo di potermi scusare solo con
la mia patetica presenza scenica.
«Perdonami. Per tutto.» riuscii a dire, con il viso
imprigionato accanto al suo petto. Sentii il suo petto scuotersi per
una risata, e poi le sue mani si posarono sul mio viso, scostandolo dal
suo corpo caldo.
«Che sciocca che sei, ti avevo già perdonata
ancora prima che uscissi da quella porta! È stata anche
colpa mia in parte. Lo ammetto apertamente, mi sono comportato da
cafone con te all’inizio, e dopo anche, continuando a
lasciare intendere le mie grandi avventure sessuali con tutte le
ragazze della scuola. Ma non era vero, da quando sei venuta da me
quella volta, al parcheggio, non c’è stata
nessun’altra ragazza. Nei miei pensieri c’eri
già tu da parecchio tempo, ma non volevo ammetterlo a me
stesso, chi eri tu per fermarmi? Per farmi sentire in colpa per come
trattavo le ragazze e per come trattavo me stesso? Eppure i tuoi occhi
color cioccolato mi hanno rapito, mi hanno aperto la strada. Sono stato
un cretino con te,e non mi scuserò mai abbastanza
per come ti ho trattata. Ti chiedo solo… di rispondere ad
una semplice domanda… vuoi stare con me? » la voce
era dolce, melensa, un melodico sussurro. Meritavo veramente quelle
parole? Meritavo il lusso di poter rispondere a quella domanda?
Meritavo di poter avere un ragazzo come lui al mio fianco?
No, non meritavo niente di quello che avevo!
Non meritavo un amico come Seth, pronto ad abbracciarmi nel momento del
bisogno, e a scuotermi quando mi serviva un calcio nel sedere.
Non meritavo un’amica come Alice, pronta ad intervenire per
sbloccare i miei sentimenti, pronta a mettersi in gioco in prima
persona per il mio bene, pronta perdonarmi quando facevo una
stronzata come quella che avevo appena fatto.
Non meritavo di poter avere al mio fianco Edward, che era semplicemente
perfetto.
Non lo meritavo, eppure avevo questa opportunità, e la colsi.
«Si…» dissi semplicemente, accompagnando
con un sorriso quella sillaba tanto semplice da dire, ma che mai ci
soffermiamo a pensare quanto sia importante. “si”
è la parola più semplice del mondo, ma anche la
più pericolosa e con più conseguenze possibili.
Eppure è l’unica che riuscivo a dire in quel
momento. Sì.
Il mio sorriso si rifletté sul viso di Edward, disegnando un
suo simile tra quei lineamenti perfetti.
Non vidi le sue labbra avvicinarsi, le sentii solamente una volta unite
alle mie.
Morbide e dolci, sembrava di baciare dolci ciliege, non labbra.
E lì, stretta nell’abbraccio del ragazzo che
amavo, con le sue labbra sulle mie, ed i miei migliori amici che
imbarazzati tentavano di non fare i guardoni, io ero finalmente felice.
La mia vita non era una favola, e nemmeno un film. Non sempre la vita
ti concede seconde possibilità, non sempre, anzi quasi mai,
c’è l’eroe di turno a salvarti, non
sempre puoi rimediare agli errori fatti. Ma quella volta, nella mia
vita, riuscii a rimediare, riuscii ad avere una seconda chance, riuscii
ad avere i miei tre eroi.
Quel giorno, nell’umida, verde e tetra città di
Forks, di fronte alla casa dello sceriffo, avevo trovato il mio sole,
in una città perennemente rannuvolata.
Amicizia e amore, avevo tutto, e nessuno mi avrebbe più
divisa da loro. Nessuno mi avrebbe portata via dalla mia folletta, dal
mio fratellone e dal mio ladro
di baci.
THE END
e finalmente ecco la tanto sudata
fine. è già, ho ritrovato una scintilla
di ispirazione e sono riuscita a fomentarla!
ringrazio tutti i lettori, i recensori, tutti quanti!
grazie a chi mi ha incoraggiato fino alla fine, grazie anche a chi mi
ha odiato per la mia scostanza ma ha continuato comunque a seguire
questa storia! grazie a tutti!!
ciao ciaoo
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