c. 3 il buon...
Kanon era arrivato alla festa
con
l' intento di divertirsi e far casino. La prima cosa che aveva chiesto
a Milo era stata un "ce li hai gli alcolici, vero?"
I
suoi nobili propositi si erano stati distrutti non appena tra
la folla aveva distinto chiaramente Aiolos e il sindaco.
-Ehi,
bastardo, cosa ci fai qui?
Aiolos
aveva sorriso imbarazzato:-Bastardo è un brutto termine non
trovi?
E
Kanon pensò che il preside
fosse proprio ottuso se ancora non era arrivato a capire che gli stava
sui suoi nobilissimi goielli di famiglia.
-Non
potevo rifutare l' invito. Sarebbe stato scortese. Saga non c'
è?
Una
lampadina si accese nella testa
del minore dei gemelli che iniziò a ridere in maniera
inquietante avvicinandosi al povero preside:-Saga, uhm? Cerchi Saga.
-Er...
sì- Aiolos
annuì con un groppone alla gola, Kanon gli aveva circondado
il
collo col braccio. Che fosse geloso del fratello? Era probabile. Del
resto anche il suo fratellino da bambino era stato piuttosto possessivo
nei suoi confronti.
Kanon
sospirò:- Saga non
c'è. E' a casa- e lo disse con uno sgurdo carico di
allusioni
che però Aiolos non colse- sai potresti andare a trovarlo.
-Oh,
non mi sembra il caso. Non vorrei disturbarlo.
-Ho
detto... potresti andare a trovarlo.
-Ma
non mi-
-HO
DETTO....
-Ok,
ok
E
Aiolos, grazie al cielo era velocemente uscito di scena salutando
velocemente Milo.
-Milo.
Perchè l' hai invitato?
Il
ragazzo fece spallucce:- Ho
invitato un sacco di gente. L' ho visto per strada e siccome aveva una
faccia simpatica gli ho dato l' invito.
Kanon
scosse la zazzera bionda:-
Non farti ingannare dalle apparenze. E' un diavolo. E il sindaco?- il
ragazzo indicò la donna che si guardava intorno smarrita.
-Mi
deve dare il benvenuto. Ora si
mette al centro della sala, fa il discorso e se ne va. Non
preoccuparti, poi possiamo divertirci.
-Uhm
La
donnina fu accompagnata dal
cantante al centro del grande salone e iniziò, prima
timidamente, poi con maggior fermezza a blaterare qualcosa che a Kanon
non interessava affatto su quanto Milo avrebbe dato lustro alla
città e cose del genere. Piuttosto si diresse nella zona del
buffet deciso a rimpinzarsi prima che iniziasse la ressa.
Sì,
era proprio una buona idea.
Quando
Milo finalmente
salutò la signorina Kido, Kanon era ormai sazio. Prese una
bottiglia di vodka e con un colpo di sedere ben assestato
mandò
giù il dj dal palco prendendo possesso della consolle.
Shaka
faceva avanti e indietro per
il salotto sotto gli occhi di un Aiolia visibilmente turbato. Dopo l'
ennesimo su e giù si fermò davanti al ragazzo,
una mano
stizzita sul fianco:- Perchè diavolo non possiamo andare
alla
festa?
Aiolia
sospirò per la
millesima volta. Aveva già risposto a quella domanda almeno
una
decina di volte:- Perchè io sono un reverendo...
-Io
no.
-E
tu sei la moglie di un reverendo- continuò- e quella
è un festa non adatta a un reverendo e alla sua consorte.
-Chi
te lo dice?
-Il
fatto che ci sia Kanon?
-Ma
abbiamo avuto l' invito!
-Ho
già declinato quando Milo me lo ha consegnato, mi dispiace.
-Tch.
Sei un idiota.
-Devo
per caso ricordarti che
è colpa tua questa situazione, Shaka? Se tu non avessi
rubato il
portafortuna della squadra di footboll dell' Horizon a quest' ora non
ci saremmo dovuti dare alla macchia.
Shaka
agitò la mano per aria arricciando il naso:- Era solo un
vecchio calzino bucato. E puzzolente.
-Era
quello del fondatore della squadra!
Shaka
fece spallucce:- Loro non avrebbero dovuto mettersi contro la nostra
università (o contro di me).
-La
nostra università ci ha
disconosciuti! Ci stanno dando la caccia. Hai creato un incidente
diplomatico, te ne rendi conto?!
Il
biondo aggrottò le sopracciglia:-A cuccia, gatto. Non stiamo
parlando della sicurezza mondiale.
Aiolia
abbassò la testa
completamente afflitto con le mani tra i capelli-Meno male che il
vecchio reverendo aveva fretta di andarsene.
-Tch.
Quel ciccione se n' è andato alla Bahamas.
Aiolia
si alzò all'
improvviso urlando nel panico pià totale:- Dobbiamo
restituire
quel calzino! Non ce la faccio più! Non-
Shaka
lo buttò sul divano
schiacciandolo sotto il suo peso agguantandogli il collo con le
braccia:- No- ringhiò al suo orecchio- e calmati, stupido!
-Tu
sei troppo vendicativo!
-Può
darsi. Ma il calzino
per il momento rimane con me. Devo pensare alla prossima mossa. Quegli
idioti faranno quello che vogliamo.
-Ahia,
Mi fai male!
Shaka
allentò la presa senza
però togliere le braccia dal collo dell' altro o abbandonare
la povera schiena dell' altro su cui era messo a cavalcioni. Aiolia si
girò lentamente e sospirò:-
Io nemmeno c' entro niente in tutta questa storia.
-Sei
un amico schifoso.
Il
ragazzo sorrise mettendogli le mani sui fianchi:- Sono qui, no?
Camus
pensava
che era umanamente impossibile fare tutto quel fracasso a
un' ora così tarda. Perbacco! Erano già le undici
passate
e lui avrebbe dovuto dormire già da un' ora almeno. Era
indubbiamente colpa del vicino e della sua sciocca festa. Oh, ma non
poteva andare avanti così, non avrebbe più
permesso a
quell' essere di continuare ad attentare impunemente al suo udito
nè tanto meno di contribuire all' inquinamento acustico dela
città.
Sospirò pesantemente e si alzò dal letto con
calma
estrema, si infilò le inseparabili pantofole a forma di
coniglio e
ciabattò lentamente dalla propria casa fino a quella del
vicino.
Suonò una volta e attese pazientemente. Due volte. Tre
volte.
Quattro volte. Cinque. Sei. Sette.
L' occhio destro inizio a socchiudersi a scatti in maniera
impercettibile. Non aveva una pazienza inesauribile, anzi. A voler
essere onesti era incazzato nero ma la discpilina di cui si fregiava
gli
imponeva di non darlo a vedere. Se non fosse stato così
arrabbiato non si sarebbe scordato di mettersi addosso qualcosa invece
di presentarsi da quel degenerato del suo vicino in pigiama.
Strinse i denti e chiuse le mani a pugno sentendo le unghie contro la
pelle. Perchè diamine non aveva preso per lo meno la
vestaglia?
Era colpa di quel capellone. Solo colpa sua.
Stava per suonare -ancora- dopo di che avrebbe buttato già
la
porta a calci se si fosse reso necessario ma finalmente, miracolo dei
miracoli, l' idiota si era degnato di venigli ad aprire. Camus
notò la sua faccia stupita -e stupida- nel trovarselo
davanti,
poi il sacco della spazzatura che reggeva nella mano destra.
-Buonasera- iniziò il rosso.
Milo si sciolse in un grosso sorriso:- Ciao!
A Camus scattò il sopracciglio sinistro verso l' alto:- La
invito a darmi del lei, non mi pare di conoscerla.
Il biondo lo guardò nuovamente stupito. Come faceva ad
alzare un solo sopracciglio?!
-Se vuole facciamo anche del voi- scherzò.
-Forse voi gente dello spettacolo siete a corto di buone maniere- il
sopracciglio rimaneva ostinatamente alzato, le braccia si erano andate
a incrociare elegantemente sul petto e Milo pensava che nonostante il
pinguino avesse una faccia da schiaffi e una superbia pari a
quella di un pavone che si gonfia le penne, qualcosa nelle sue mutande
iniziava decisamente ad agitarsi. Tipo un idrante fuori controllo.
-Forse- annui sornione. Se avesse visto quali erano davvero le sue
maniere probabilmente il vicino non avrebbe più i pantaloni
addosso per prima cosa, per seconda probabilmente sarebbe scappato
indignato. O forse no. Milo si chiese -e si domandò anche
perchè se lo stesse chiedendo- come poteva essere tra le
lenzuola quella specie di principino. Seguiva una specie di galateo del
letto? Dovette trattenere una risata e il suo interlocutore se ne
accorse perchè chiese, imperturbabile:- Cosa la fa ridere?
-Niente, assolutamente niente- il biondo oltrepassò l' uscio
di casa passando accanto a Camus.
-Dove pensa di andare?- chiese il rosso scocciato.
Milo fece un cenno della mano, sulle labra un sorriso ampio e malizioso
che non lo abbandonava.-Mi segua, amico mio, devo buttare la
spazzatura. Ah... belle ciabatte.
Camus gli andò dietro indeciso se colpirlo alle spalle con
il
primo oggetto contundente che avesse trovato nei paraggi -ammesso che
ne avesse trovato uno- ed effettivamente si guardò intorno.
Cercava di mantenere il suo glaciale distacco, ci provava davvero
ma quella specie di ragno che con le sue zampette stava tentando di
cambiare le sue abitudini -non sarebbe mai andato a dormire
più
tardi delle dieci- gli dava veramente sui nervi. Non gli era mai
capitato, tranne in due casi, ovvero quando qualcuno osava interrompere
il suo meritato
sonno o se non poteva nutrirsi adeguatamente con un a porzione
quotidiana di dolci degna di quel nome. Un calo
di zuccheri o quella che secondo i suoi parametri poteva essere
considerata mancanza di sonno erano cose che lo rendevano molto ma
molto nervoso.
Milo, oltre a stargli sugli zebedei, lo aveva privato del
sonno.
Imperdonabile.
Inammissibile.
Quell' idiota in pratica si stava scavando la fossa da solo.
Assolutamente inaccettabile.
Guardò l' orologio, segnava le undici e mezza. Ma
dove voleva
andare a buttare quel sacco? A New York?
-Ehi, mi ascolti. Non ho intenzione di seguirla per una passeggiata
notturna. Io-
-Ah no?- Milo si girò sollevando le sopracciglia. Camus gli
avrebbe strappato sia le sopracciglia che quel sorriso che.. era una
sua impressione o era pieno di allusioni?!- e io che stavo proprio per
ribadire tra me e me quanto sia romantico il bagliore della luna. Non
trova?
Camus si fermò rendendosi tra l' altro conto di stare
girando
per la città in piena notte, con il pigiama e le ciabatte
del
coniglio e in compagnia di un probabile pazzo maniaco dal dubbio gusto
in fatto di
vestiti, chè ora che ci faceva caso aveva solo un paio di
pantaloni rossi così stretti che c' era da chiedersi se il
sangue potesse circolare -e che non lasciavano certo spazio all'
immaginazione- e un gilet dello stesso colore. E la camicia? Che aveva
fatto, se l' era per caso venduta?
-Non trovo. Affatto. Ero solo venuto per dirle di abbassare il volume
della musica. E' un' ora tarda sa? E lei e i suoi amici state facendo
parecchio rumore. I poliziotti di questa città non
vedrebbero l'
ora di potersi muovere un po'.
-Devo per caso leggere una velata minaccia tra le righe?
Camus fece spallucce:- Come crede.-
-Certo che per avere un così bel faccino sei proprio uno
stronzo.
Il sopracciglio sinistro del ragioniere scattò nuovamente
verso l' alto:- Prego?
-Stronzo- ribadì Milo aprendo le braccia.
-Non mi dia del tu.
-E perchè?
L' espressione di Camus non cambiò di una virgola, sembrava
essere stata scolpita nel ghiaccio per immortalare quel momento anche
se, diversamente che dall' esterno, nella sua testa ribolliva una
specie di magma alimentato dall' irritazione:-Non ci conosciamo, per l'
amor del cielo-
-Stiamo parlando da mezz' ora- gli fece notare Milo- siamo anche
vicini...e non mi sembra di parlare con un vecchio. Quanti anni hai? Ti
comporti come mio nonno.
-Si chiama educazione.
-Non ho mai dato del lei a un ragazzo della mia età.
-Io sì, la mia educazione me lo impone. Crede forse che la
sua sia migliore?
Milo si accigliò:- Ma che diavolo vai blaterando. Non ho mai
detto questo. E comunque io sono Milo Karedes. Milo, non signor
Milo, signor Karedes o come diavolo ti pare. Milo. MI-LO.
-Ho capito. Non sono stupido. Io sono Camus Grandier.- sorrise- puoi
chiamarmi signor Grandier.
Milo scoppiò in una sonora risata e lo afferrò
per il polso:- Vieni Cam. Andiamo a buttare la spazzatura.
Il francese per tutta risposta inchiodò i piedi a terra:- Me
ne devo andare a dormire. E tu e i tuoi amici animali state facendo
troppo rumore.
-E' una festa.
-Tu non sai cosa sia il rispetto vero? Pensi di poter fare quello che
vuoi solo perchè sei un cantante adorato dalle ragazzine
stupide.
Il biondo si voltò lentamente verso di lui, serio in viso:-
Non
è così. Lo sai? Pensavo fossi diverso. Forse tu
non te lo
ricordi ma ci siamo incontrati altre volte e tu mi hai sempre ignorato.
Anche ora... non sei venuto alla mia festa. La gente pagherebbe per
essere al tuo posto. Era bello il fatto che mi ignorassi all' inizio,
che non baciassi la terra su cui cammino... ma lo sai cos'
è? In
realtà mi ignori perchè sei un bigotto ottuso,
pieno di
te e di pregiudizi. Scommetto che pensi che sia stupido e che sia
superficiale.
Camus lo guardava con quell' aria che non lo abbandonava mai, tra lo
scocciato e l' indifferente:-
Sì.- affermò secco.- credo che tu sia
superficiale. Se
sei stupido non lo so. L' altro giorno ho incontrato Aphrodite e mi ha
fatto sentire le tue canzoni. Fanno schifo. Il tuo pubblico
è
composto da ragazzine con gli ormoni in subbuglio. Dai una festa senza
rispettare il sonno dei tuoi vicini. Casa tua fa ad angolo quindi non
c' è nessuno ma dall' altro lato ci sono io e di fronte ci
abita
Doko Liang che ha due figli di dodici e quattordici anni e che
dovrà alzarsi alle cinque del mattino per il turno in
ospedale.
I Robins sono una coppia di pensionati che vanno a letto presto. Devo
continuare? Questa è la nostra vita. Non possiamo fare
quello
che ci pare e quando ci pare.
Milo avrebbe voluto aggiungere qualcosa, dirgli che in parte si
sbagliava, dirgli che non ci aveva pensato nè a lui e
nè
a Doko e nè al resto della gente del vicinato, dirgli che si
sentiva ferito, che non lo conosceva. Voleva raccontargli di lui e che
Camus lo stesse ad ascoltare ma non lo fece:- Ok. Puoi andartene a
casa. Ora abbasso la musica.
-Bene. Buona notte.
Poi vide solo le spalle di Camus mentre si allontanava. Sorrise
amaramente. Lo sapeva che il pinguino avrebbe alzato i tacchi, non gli
avrebbe mai detto "ehi, sono stato troppo duro. Amici?", non gli
avrebbe sorriso chiedendogli che aveva o se per caso lo avesse ferito.
Se ne andava, semplicemente.
Eppure ci aveva sperato.
Quando Milo rientrò a casa trovò Kanon che
ballava su un
cubo indossando solo un paio di pantaloncini sadomaso che gli
lasciavano scoperto il sedere sventolando tra l' altro un boa
rosso mentre il farmacista, in succinti abiti tigrati, gli palpava
vergognosamente il detto sedere ridendo come un matto.
Quando il ragazzo abbassò la musica Kanon lo raggiunse,
accaldato e su di giri:- Ehi Milo, dove diavolo sei stato? E
perchè hai abbassato il volume?
-Troppo casino- spiegò sorridendo dispiaciuto
Kanon spalancò gli occhi preoccupato:-Non sarai come mio
fratello, eh?
-N-no... non credo almeno, com' è tuo fratello?- volle
sapere.
-Un rompicoglioni.- il minore dei gemelli lo guardò
attentamente
girandogli intorno, si avvicinò al suo viso con fare
sospetto-
che hai?
-Niente. Perchè pensi che abbia qualcosa?
Kanon sorrise soddisfatto incrociando le braccia al petto e
appoggiandosi al tavolo:- Io ho occhio per queste cose, anche se sono
ubriaco. E poi la tua faccia è troppo espressiva. Parla da
sola.
-Non appoggiare la chiappe al mio tavolo.
-Farò di peggio su questo tavolo- ammiccò il
ragazzo sbattendo la mano sul legno- e
allora?- Kanon gli mise l' altra mano sulla spalla con fare solenne- me
lo puoi
dire. Non ti sputtanerò in giro. Non me ne frega niente di
questo, mai fatto (tranne se si tratta di Aiolos). Per me sei solo uno
che mi sta simpatico e che ha dei dei bei gusti musicali.
Milo lo ascoltò sorpreso, finalmente sorridendo di nuovo:-
Grazie Kanon. Non sia quanto sia importante per me.
il più grande rise di gusto:- Eh sì vecchio mio,
non è da tutti
poter dire di avere il sottoscritto come amico. Sono un amico
fantastico, sai?
-Modesto soprattutto.
-Anche. In effetti credo di avere molte virtù.
Il mattino dopo in pasticceria, Aldebaran, Shura, Aphrodite e Death
Mask erano seduti a fare colazione.
-Ehi ragazzi- fece a un certo punto Al dopo aver bevuto un altro sorso
di caffè- voi lo sapevate che Kanon ha una moglie incinta?
...
A Shura il cornetto caddè nel cappuccino. Lui odiava il
cornetto
inzuppato. Death aggrottò le sopracciglia come a dire "ma
che
cazzo dici?", Aphrodite oltre a non spiegarsi il fatto che lui non
fosse stato il primo a saperlo -e quindi a dirlo a tutti-
fissò
intensamente il suo caffè indeciso sul da farsi.
Alla fine parlò:-Ma io ieri (qualche ora fa a dire il vero)
ho
fatto sesso con Kanon sul tavolo delle cucina del Magnifico.
-Ah. E sei dispiaciuto?- domandò Shura- intendo... tra voi
c' era qualcosa di più?
Aphrodite si tirò indietro arricciando il naso:- Ma scherzi?
Sarà un bel ragazzo ma è decisamente fuori dagli
schemi.
-E' imperdonabile-fece Aldebaran- tradire una moglie in un momento
così delicato per entrambi. Metteranno al mondo una creatura!
-Facciamo una cosa- sospirò il farmacista- sarà
la prima
e l' ultima volta che mi sentirete dire una cosa del genere. Facciamo
finta che tra me e Kanon non sia successo nulla, non lo diremo a nessuno.
Death Mask lo guardò come se avesse tre teste:-Phro, ma hai preso
una botta in testa?
-Infatti ho detto che questa sarà la prima e ultima volta.
Verrò meno ai miei principi per il bene di quel bambino. Per
questa volta un segreto deve restare tale, anche se non sapete quanto
mi faccia male il cuore.
-Qualcuno sa chi è la fortunata?- domandò Shura
cedendo il suo cornetto a Death Mask.
-Magari è Shaina- fece l' albino- mi pare che uscissero
insieme.
-E' possibile- concluse Aphrodite- in effetti mi è se...
aspetta! Sì, è lei di sicuro! E' lei!- si
abbassò verso
il centro del tavolo invitando anche gli altri a fare lo stesso-
è venuta a prendere un test di gravidanza un paio di
settimane
fa.
-Aaah, sì mi ricordo- fece Death- ce lo avevi detto.
Aprhodite si mise a battere le mani entusiasta:- Bene, adesso
organizzeremo una bella festa ai due piccioncini!
-Almeno avremo qualcosa da fare- affermò Shura laconico
prima di alzarsi a prendere un altro cornetto.
|