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Autore: Haruakira    21/05/2012    6 recensioni
C' è una piccola cittadina americana e tante casette colorate, ci sono dei vicini che innaffiano le aiuole o affacciati alla finestre, poi ci sono altri vicini che si insultano per strada o attraverso le staccionate, piani di sabotaggio, telecomandi che volano fuori dalle finestre, papere giganti nel cortile della chiesa, poliziotti che mangiano ciambelle, meccanici con la passione per i film horror , farmacisti con la sindrome di Cupido, insegnanti che mettono in scena commedie teatrali come Otello e Giulietta... e molto, molto altro.
Genere: Commedia, Demenziale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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c. 3 il buon...
Kanon era arrivato alla festa con l' intento di divertirsi e far casino. La prima cosa che aveva chiesto a Milo era stata un "ce li hai gli alcolici, vero?"
I suoi nobili propositi si erano  stati distrutti non appena tra la folla aveva distinto chiaramente Aiolos e il sindaco.
-Ehi, bastardo, cosa ci fai qui?
Aiolos aveva sorriso imbarazzato:-Bastardo è un brutto termine non trovi?
E Kanon pensò che il preside fosse proprio ottuso se ancora non era arrivato a capire che gli stava sui suoi nobilissimi goielli di famiglia.
-Non potevo rifutare l' invito. Sarebbe stato scortese. Saga non c' è?
Una lampadina si accese nella testa del minore dei gemelli che iniziò a ridere in maniera inquietante avvicinandosi al povero preside:-Saga, uhm? Cerchi Saga.
-Er... sì- Aiolos annuì con un groppone alla gola, Kanon gli aveva circondado il collo col braccio. Che fosse geloso del fratello? Era probabile. Del resto anche il suo fratellino da bambino era stato piuttosto possessivo nei suoi confronti.
Kanon sospirò:- Saga non c'è. E' a casa- e lo disse con uno sgurdo carico di allusioni che però Aiolos non colse- sai potresti andare a trovarlo.
-Oh, non mi sembra il caso. Non vorrei disturbarlo.
-Ho detto... potresti andare a trovarlo.
-Ma non mi-
-HO DETTO....
-Ok, ok
E Aiolos, grazie al cielo era velocemente uscito di scena salutando velocemente Milo.
-Milo. Perchè l' hai invitato?
Il ragazzo fece spallucce:- Ho invitato un sacco di gente. L' ho visto per strada e siccome aveva una faccia simpatica gli ho dato l' invito.
Kanon scosse la zazzera bionda:- Non farti ingannare dalle apparenze. E' un diavolo. E il sindaco?- il ragazzo indicò la donna che si guardava intorno smarrita.
-Mi deve dare il benvenuto. Ora si mette al centro della sala, fa il discorso e se ne va. Non preoccuparti, poi  possiamo divertirci.
-Uhm
La donnina fu accompagnata dal cantante al centro del grande salone e iniziò, prima timidamente, poi con maggior fermezza a blaterare qualcosa che a Kanon non interessava affatto su quanto Milo avrebbe dato lustro alla città e cose del genere. Piuttosto si diresse nella zona del buffet deciso a rimpinzarsi prima che iniziasse la ressa. Sì, era proprio una buona idea.
Quando Milo finalmente salutò la signorina Kido, Kanon era ormai sazio. Prese una bottiglia di vodka e con un colpo di sedere ben assestato mandò giù il dj dal palco prendendo possesso della consolle.


Shaka faceva avanti e indietro per il salotto sotto gli occhi di un Aiolia visibilmente turbato. Dopo l' ennesimo su e giù si fermò davanti al ragazzo, una mano stizzita sul fianco:- Perchè diavolo non possiamo andare alla festa?
Aiolia sospirò per la millesima volta. Aveva già risposto a quella domanda almeno una decina di volte:- Perchè io sono un reverendo...
-Io no.
-E tu sei la moglie di un reverendo- continuò- e quella è un festa non adatta a un reverendo e alla sua consorte.
-Chi te lo dice?
-Il fatto che ci sia Kanon?
-Ma abbiamo avuto l' invito!
-Ho già declinato quando Milo me lo ha consegnato, mi dispiace.
-Tch. Sei un idiota.
-Devo per caso ricordarti che è colpa tua questa situazione, Shaka? Se tu non avessi rubato il portafortuna della squadra di footboll dell' Horizon a quest' ora non ci saremmo dovuti dare alla macchia.
Shaka agitò la mano per aria arricciando il naso:- Era solo un vecchio calzino bucato. E puzzolente.
-Era quello del fondatore della squadra!
Shaka fece spallucce:- Loro non avrebbero dovuto mettersi contro la nostra università (o contro di me).
-La nostra università ci ha disconosciuti! Ci stanno dando la caccia. Hai creato un incidente diplomatico, te ne rendi conto?!
Il biondo aggrottò le sopracciglia:-A cuccia, gatto. Non stiamo parlando della sicurezza mondiale.
Aiolia abbassò la testa completamente afflitto con le mani tra i capelli-Meno male che il vecchio reverendo aveva fretta di andarsene.
-Tch. Quel ciccione se n' è andato alla Bahamas.
Aiolia si alzò all' improvviso urlando nel panico pià totale:- Dobbiamo restituire quel calzino! Non ce la faccio più! Non-
Shaka lo buttò sul divano schiacciandolo sotto il suo peso agguantandogli il collo con le braccia:- No- ringhiò al suo orecchio- e calmati, stupido!
-Tu sei troppo vendicativo!
-Può darsi. Ma il calzino per il momento rimane con me. Devo pensare alla prossima mossa. Quegli idioti faranno quello che vogliamo.
-Ahia, Mi fai male!
Shaka allentò la presa senza però togliere le braccia dal collo dell' altro o abbandonare la povera schiena dell' altro su cui era messo a cavalcioni. Aiolia si girò lentamente e sospirò:- Io nemmeno c' entro niente in tutta questa storia.
-Sei un amico schifoso.
Il ragazzo sorrise mettendogli le mani sui fianchi:- Sono qui, no?


Camus pensava che era umanamente impossibile fare tutto quel fracasso a un' ora così tarda. Perbacco! Erano già le undici passate e lui avrebbe dovuto dormire già da un' ora almeno. Era indubbiamente colpa del vicino e della sua sciocca festa. Oh, ma non poteva andare avanti così, non avrebbe più permesso a quell' essere di continuare ad attentare impunemente al suo udito nè tanto meno di contribuire all' inquinamento acustico dela città.
Sospirò pesantemente e si alzò dal letto con calma estrema, si infilò le inseparabili pantofole a forma di coniglio e ciabattò lentamente dalla propria casa fino a quella del vicino. Suonò una volta e attese pazientemente. Due volte. Tre volte. Quattro volte. Cinque. Sei. Sette.
L' occhio destro inizio a socchiudersi a scatti in maniera impercettibile. Non aveva una pazienza inesauribile, anzi. A voler essere onesti era incazzato nero ma la discpilina di cui si fregiava gli imponeva di non darlo a vedere. Se non fosse stato così arrabbiato non si sarebbe scordato di mettersi addosso qualcosa invece di presentarsi da quel degenerato del suo vicino in pigiama.
Strinse i denti e chiuse le mani a pugno sentendo le unghie contro la pelle. Perchè diamine non aveva preso per lo meno la vestaglia? Era colpa di quel capellone. Solo colpa sua.
Stava per suonare -ancora- dopo di che avrebbe buttato già la porta a calci se si fosse reso necessario ma finalmente, miracolo dei miracoli, l' idiota si era degnato di venigli ad aprire. Camus notò la sua faccia stupita -e stupida- nel trovarselo davanti, poi il sacco della spazzatura che reggeva nella mano destra.
-Buonasera- iniziò il rosso.
Milo si sciolse in un grosso sorriso:- Ciao!
A Camus scattò il sopracciglio sinistro verso l' alto:- La invito a darmi del lei, non mi pare di conoscerla.
Il biondo lo guardò nuovamente stupito. Come faceva ad alzare un solo sopracciglio?!
-Se vuole facciamo anche del voi- scherzò.
-Forse voi gente dello spettacolo siete a corto di buone maniere- il sopracciglio rimaneva ostinatamente alzato, le braccia si erano andate a incrociare elegantemente sul petto e Milo pensava che nonostante il pinguino avesse una faccia da schiaffi e una superbia pari a quella di un pavone che si gonfia le penne, qualcosa nelle sue mutande iniziava decisamente ad agitarsi. Tipo un idrante fuori controllo.
-Forse- annui sornione. Se avesse visto quali erano davvero le sue maniere probabilmente il vicino non avrebbe più i pantaloni addosso per prima cosa, per seconda probabilmente sarebbe scappato indignato. O forse no. Milo si chiese -e si domandò anche perchè se lo stesse chiedendo- come poteva essere tra le lenzuola quella specie di principino. Seguiva una specie di galateo del letto? Dovette trattenere una risata e il suo interlocutore se ne accorse perchè chiese, imperturbabile:- Cosa la fa ridere?
-Niente, assolutamente niente- il biondo oltrepassò l' uscio di casa passando accanto a Camus.
-Dove pensa di andare?- chiese il rosso scocciato.
Milo fece un cenno della mano, sulle labra un sorriso ampio e malizioso che non lo abbandonava.-Mi segua, amico mio, devo buttare la spazzatura. Ah... belle ciabatte.
Camus gli andò dietro indeciso se colpirlo alle spalle con il primo oggetto contundente che avesse trovato nei paraggi -ammesso che ne avesse trovato uno- ed effettivamente si guardò intorno.
Cercava di mantenere il suo glaciale distacco, ci provava davvero ma quella specie di ragno che con le sue zampette stava tentando di cambiare le sue abitudini -non sarebbe mai andato a dormire più tardi delle dieci- gli dava veramente sui nervi. Non gli era mai capitato, tranne in due casi, ovvero quando qualcuno osava interrompere il suo meritato sonno o se non poteva nutrirsi adeguatamente con un a porzione quotidiana di dolci degna di quel nome. Un calo di zuccheri o quella che secondo i suoi parametri poteva essere considerata mancanza di sonno erano cose che lo rendevano molto ma molto nervoso.
 Milo, oltre a stargli sugli zebedei, lo aveva privato del sonno.
Imperdonabile.
Inammissibile.
Quell' idiota in pratica si stava scavando la fossa da solo.
Assolutamente inaccettabile.
 Guardò l' orologio, segnava le undici e mezza. Ma dove voleva andare a buttare quel sacco? A New York?
-Ehi, mi ascolti. Non ho intenzione di seguirla per una passeggiata notturna. Io-
-Ah no?- Milo si girò sollevando le sopracciglia. Camus gli avrebbe strappato sia le sopracciglia che quel sorriso che.. era una sua impressione o era pieno di allusioni?!- e io che stavo proprio per ribadire tra me e me quanto sia romantico il bagliore della luna. Non trova?
Camus si fermò rendendosi tra l' altro conto di stare girando per la città in piena notte, con il pigiama e le ciabatte del coniglio e in compagnia di un probabile pazzo maniaco dal dubbio gusto in fatto di vestiti, chè ora che ci faceva caso aveva solo un paio di pantaloni rossi così stretti che c' era da chiedersi se il sangue potesse circolare -e che non lasciavano certo spazio all' immaginazione- e un gilet dello stesso colore. E la camicia? Che aveva fatto, se l' era per caso venduta?
-Non trovo. Affatto. Ero solo venuto per dirle di abbassare il volume della musica. E' un' ora tarda sa? E lei e i suoi amici state facendo parecchio rumore. I poliziotti di questa città non vedrebbero l' ora di potersi muovere un po'.
-Devo per caso leggere una velata minaccia tra le righe?
Camus fece spallucce:- Come crede.-
-Certo che per avere un così bel faccino sei proprio uno stronzo.
Il sopracciglio sinistro del ragioniere scattò nuovamente verso l' alto:- Prego?
-Stronzo- ribadì Milo aprendo le braccia.
-Non mi dia del tu.
-E perchè?
L' espressione di Camus non cambiò di una virgola, sembrava essere stata scolpita nel ghiaccio per immortalare quel momento anche se, diversamente che dall' esterno, nella sua testa ribolliva una specie di magma alimentato dall' irritazione:-Non ci conosciamo, per l' amor del cielo-
-Stiamo parlando da mezz' ora- gli fece notare Milo- siamo anche vicini...e non mi sembra di parlare con un vecchio. Quanti anni hai? Ti comporti come mio nonno.
-Si chiama educazione.
-Non ho mai dato del lei a un ragazzo della mia età.
-Io sì, la mia educazione me lo impone. Crede forse che la sua sia migliore?
Milo si accigliò:- Ma che diavolo vai blaterando. Non ho mai detto questo. E comunque io sono Milo Karedes. Milo, non signor Milo, signor Karedes o come diavolo ti pare. Milo. MI-LO.
-Ho capito. Non sono stupido. Io sono Camus Grandier.- sorrise- puoi chiamarmi signor Grandier.
Milo scoppiò in una sonora risata e lo afferrò per il polso:- Vieni Cam. Andiamo a buttare la spazzatura.
Il francese per tutta risposta inchiodò i piedi a terra:- Me ne devo andare a dormire. E tu e i tuoi amici animali state facendo troppo rumore.
-E' una festa.
-Tu non sai cosa sia il rispetto vero? Pensi di poter fare quello che vuoi solo perchè sei un cantante adorato dalle ragazzine stupide.
Il biondo si voltò lentamente verso di lui, serio in viso:- Non è così. Lo sai? Pensavo fossi diverso. Forse tu non te lo ricordi ma ci siamo incontrati altre volte e tu mi hai sempre ignorato. Anche ora... non sei venuto alla mia festa. La gente pagherebbe per essere al tuo posto. Era bello il fatto che mi ignorassi all' inizio, che non baciassi la terra su cui cammino... ma lo sai cos' è? In realtà mi ignori perchè sei un bigotto ottuso, pieno di te e di pregiudizi. Scommetto che pensi che sia stupido e che sia superficiale.
Camus lo guardava con quell' aria che non lo abbandonava mai, tra lo scocciato e l' indifferente:- Sì.- affermò secco.- credo che tu sia superficiale. Se sei stupido non lo so. L' altro giorno ho incontrato Aphrodite e mi ha fatto sentire le tue canzoni. Fanno schifo. Il tuo pubblico è composto da ragazzine con gli ormoni in subbuglio. Dai una festa senza rispettare il sonno dei tuoi vicini. Casa tua fa ad angolo quindi non c' è nessuno ma dall' altro lato ci sono io e di fronte ci abita Doko Liang che ha due figli di dodici e quattordici anni e che dovrà alzarsi alle cinque del mattino per il turno in ospedale. I Robins sono una coppia di pensionati che vanno a letto presto. Devo continuare? Questa è la nostra vita. Non possiamo fare quello che ci pare e quando ci pare.
Milo avrebbe voluto aggiungere qualcosa, dirgli che in parte si sbagliava, dirgli che non ci aveva pensato nè a lui e nè a Doko e nè al resto della gente del vicinato, dirgli che si sentiva ferito, che non lo conosceva. Voleva raccontargli di lui e che Camus lo stesse ad ascoltare ma non lo fece:- Ok. Puoi andartene a casa. Ora abbasso la musica.
-Bene. Buona notte.
Poi vide solo le spalle di Camus mentre si allontanava. Sorrise amaramente. Lo sapeva che il pinguino avrebbe alzato i tacchi, non gli avrebbe mai detto "ehi, sono stato troppo duro. Amici?", non gli avrebbe sorriso chiedendogli che aveva o se per caso lo avesse ferito. Se ne andava, semplicemente.
Eppure ci aveva sperato.


Quando Milo rientrò a casa trovò Kanon che ballava su un cubo indossando solo un paio di pantaloncini sadomaso che gli lasciavano scoperto il sedere sventolando tra l' altro un boa rosso mentre il farmacista, in succinti abiti tigrati, gli palpava vergognosamente il detto sedere ridendo come un matto.
Quando il ragazzo abbassò la musica Kanon lo raggiunse, accaldato e su di giri:- Ehi Milo, dove diavolo sei stato? E perchè hai abbassato il volume?
-Troppo casino- spiegò sorridendo dispiaciuto
Kanon spalancò gli occhi preoccupato:-Non sarai come mio fratello, eh?
-N-no... non credo almeno, com' è tuo fratello?- volle sapere.
-Un rompicoglioni.- il minore dei gemelli lo guardò attentamente girandogli intorno, si avvicinò al suo viso con fare sospetto- che hai?
-Niente. Perchè pensi che abbia qualcosa?
Kanon sorrise soddisfatto incrociando le braccia al petto e appoggiandosi al tavolo:- Io ho occhio per queste cose, anche se sono ubriaco. E poi la tua faccia è troppo espressiva. Parla da sola.
-Non appoggiare la chiappe al mio tavolo.
-Farò di peggio su questo tavolo- ammiccò il ragazzo sbattendo la mano sul legno- e allora?- Kanon gli mise l' altra mano sulla spalla con fare solenne- me lo puoi dire. Non ti sputtanerò in giro. Non me ne frega niente di questo, mai fatto (tranne se si tratta di Aiolos). Per me sei solo uno che mi sta simpatico e che ha dei dei bei gusti musicali.
Milo lo ascoltò sorpreso, finalmente sorridendo di nuovo:- Grazie Kanon. Non sia quanto sia importante per me.
il più grande rise di gusto:- Eh sì vecchio mio, non è da tutti poter dire di avere il sottoscritto come amico. Sono un amico fantastico, sai?
-Modesto soprattutto.
-Anche. In effetti credo di avere molte virtù.


Il mattino dopo in pasticceria, Aldebaran, Shura, Aphrodite e Death Mask erano seduti a fare colazione.
-Ehi ragazzi- fece a un certo punto Al dopo aver bevuto un altro sorso di caffè- voi lo sapevate che Kanon ha una moglie incinta?
...
A Shura il cornetto caddè nel cappuccino. Lui odiava il cornetto inzuppato. Death aggrottò le sopracciglia come a dire "ma che cazzo dici?", Aphrodite oltre a non spiegarsi il fatto che lui non fosse stato il primo a saperlo -e quindi a dirlo a tutti- fissò intensamente il suo caffè indeciso sul da farsi.
Alla fine parlò:-Ma io ieri (qualche ora fa a dire il vero) ho fatto sesso con Kanon sul tavolo delle cucina del Magnifico.
-Ah. E sei dispiaciuto?- domandò Shura- intendo... tra voi c' era qualcosa di più?
Aphrodite si tirò indietro arricciando il naso:- Ma scherzi? Sarà un bel ragazzo ma è decisamente fuori dagli schemi.
-E' imperdonabile-fece Aldebaran- tradire una moglie in un momento così delicato per entrambi. Metteranno al mondo una creatura!
-Facciamo una cosa- sospirò il farmacista- sarà la prima e l' ultima volta che mi sentirete dire una cosa del genere. Facciamo finta che tra me e Kanon non sia successo nulla, non lo diremo a nessuno.
Death Mask lo guardò come se avesse tre teste:-Phro, ma hai preso una botta in testa?
-Infatti ho detto che questa sarà la prima e ultima volta. Verrò meno ai miei principi per il bene di quel bambino. Per questa volta un segreto deve restare tale, anche se non sapete quanto mi faccia male il cuore.
-Qualcuno sa chi è la fortunata?- domandò Shura cedendo il suo cornetto a Death Mask.
-Magari è Shaina- fece l' albino- mi pare che uscissero insieme.
-E' possibile- concluse Aphrodite- in effetti mi è se... aspetta! Sì, è lei di sicuro! E' lei!- si abbassò verso il centro del tavolo invitando anche gli altri a fare lo stesso- è venuta a prendere un test di gravidanza un paio di settimane fa.
-Aaah, sì mi ricordo- fece Death- ce lo avevi detto.
Aprhodite si mise a battere le mani entusiasta:- Bene, adesso organizzeremo una bella festa ai due piccioncini!
-Almeno avremo qualcosa da fare- affermò Shura laconico prima di alzarsi a prendere un altro cornetto.
   
 
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