La mattina dell’inizio del loro viaggio, fecero un
salto in un negozio di alimentari e fecero una bella scorta di cibo in scatola
e di dolci, poiché Ayumi, essendo golosissima, aveva convinto Daiki a
comprarne molti. Dopo passarono anche a casa di Shun, dove il ragazzo
presentò agli amici suo padre, un uomo alto e muscoloso, dai lineamenti
duri ma non severi, e la sua adorabile sorellina, con i capelli rossi e occhi
castani che somigliava tantissimo al fratello. La sua casetta era in una zona
periferica di Midori e vicino ad essa ci stavano due piccole abitazioni; una
delle quali era quella in cui Ayumi e Mika avevano abitato durante la loro
prima settimana in quel mondo sconosciuta, mentre l’altra, come avevano
dedotto che fosse la falegnameria di suo padre dall’unica finestra, oltre
la quale si intravedevano travi di legno chiaro e scuro ma anche qualche
attrezzo appeso alla parete priva di altre decorazioni.
Visitarono anche la casa di Daiki, dove ad accoglierli
furono i suoi genitori, dai lineamenti europei, e i suoi due fratellini
gemelli, dai capelli neri e occhi azzurri. Venne spiegato loro che nel mondo
degli Angels erano pervenute diverse etnie dalla Terra e che abitavano tutti
insieme senza distinzioni di provenienza.
Sia i due ragazzi che Sayuri avevano raccontato alle proprie
famiglie che stavano andando a fare una bella gita con i loro amici e che
sarebbero tornati dopo un paio di mesi.
Quelli fecero finta di crederci, ma in realtà avevano ben capito che
stavano partendo per un viaggio ben più lungo dal modo in cui vennero
abbracciati e salutati. Non era affatto un addio per un breve periodo.
Poi, finalmente, si misero in viaggio.
Ed è qui che
realmente inizia la nostra storia. I nostri ragazzi ne passeranno di cotte e di
crude, ma non vi dirò nient’altro altrimenti vi anticiperei troppe
cose…meglio lasciare che queste parole vi facciano entrare nel vivo della
storia…Però questo non mi toglie ogni tanto di fare qualche
commento, ovviamente!
Camminarono un’intera mattinata senza fermarsi, mentre
Mika filmava tutto e Sayuri raccontava tutto quello che aveva fatto
nell’altra regione da quando si era trasferita. Ayumi invece era molto
incuriosita dalle piante e dagli animali che incontravano, la maggior parte dei
quali la ragazza non aveva mai visto fino ad allora. Daiki era molto contento
di spiegarle tutto e a volte narrava anche di episodi che lo vedevano
protagonista contro quelle creature oppure di piccoli incidenti che si
risolvevano sempre con l’intervento di suo padre.
Shun invece continuava a considerare Ayumi solo una piccola
rompiscatole che non conosceva nulla di quel mondo e quindi che avrebbe fatto
meglio ad andarsene. La guardava sempre male quando i loro sguardi si
incrociavano, ma non appena la ragazza si voltava, la fissava con un leggero
rossore alle guance e continuava a camminare con la testa che si disperdeva in
pensieri che cercava di allontanare il più possibile.
Poi quando fu mezzogiorno, o almeno così parve al
gruppo, si sedettero tutti insieme sotto un grande albero di quercia, con
l’aria fresca e pura che riempiva i loro polmoni. Lì posero a
terra una grande tovaglia e fecero tutti insieme un sostanzioso pranzo, anche
se era a base di carne in scatola, e chiacchieravano un po’, parlando
soprattutto di passate esperienze di Sayuri,Shun e Daiki. Anche Ayumi e Mika
poi parlarono un po’ della loro Tokyo. Gli altri tre sembrarono parecchio
interessati e stettero a sentire senza fiatare. Si riposarono in questo modo il
corpo, provato dalla fatica di quelle ore continue di cammino. I Rainbows
invece mangiavano le bacche che riuscivano a trovare nei fitti boschi che
accompagnavano il lungo sentiero che avevano intrapreso. Ryochan si mise a
giocare poi con l’iguana di Sayuri ma quando intervennero Arashi il
leone e Lup per difendere il loro
amico, smise subito, con il fulvo pelo rosso quasi diventato bianco per il
ruggito di Arashi, e lo rilasciò con un sorriso quasi amichevole, come
per dire che stava scherzando.
Dopo aver mangiato, si distesero tutti per riposarsi un
po’ prima di rimettersi in cammino. Arrivò una fresca brezza e
Ayumi chiuse per un attimo gli occhi, respirando a pieni polmoni, poi
approfittò della pausa per parlare con Daiki.
<>.
<>
<>disse stupefatta la
ragazza,<>
<>.
Ayumi, già sconfortata alla notizia che ne avrebbe
avuto per un altro giorno e mezzo, si alzò all’improvviso e
portò con sé il suo arco.
Aveva deciso di allenarsi un po’ per vedere se
riusciva almeno a cavarsela nel tiro con l’arco.
Trovò il luogo adatto poco lontano: era una zona
circolare, con tutti gli alberi intorno e, anche se il sole le picchiava in
testa, si rese conto che era il posto migliore per esercitarsi indisturbata,
visto che aveva come suoi unici spettatori degli uccellini cinguettanti e delle
cicale allegre.
Con suo enorme sollievo, colpì tutti i punti
dell’albero che si era prefissa come obbiettivi, ma mancò
l’ultimo. Giusto in quel momento era arrivato Shun.
<>.
<>.
<>disse Shun, prendendo la sua spada e puntandola
contro Ayumi, come in segno di sfida.
La ragazza mollò l’arco e si avventò su
Shun, afferrandogli forte il collo per strozzarlo. Il ragazzo divenne bordeaux
per la mancanza d’aria e solo a quel punto Ayumi lo lasciò.
Affannato, Shun riprese a respirare lentamente,
massaggiandosi il collo.
<>.
<>.
Shun l’aveva guardata con ammirazione per tutto il suo
discorso, ma ora era tornato ad avere il suo sguardo gelido e provocante.
<>.
Proprio quando la ragazza apriva bocca per ribattere, Daiki
irruppe e si insospettì quando vide che Shun era a terra con il collo
molto rosso.
<>
<>disse Ayumi, sorridendogli.
<>.
Quando Ayumi annuì, contentissima, Shun sbuffò
e andò via, pestandosi i piedi.
Per una buona mezz’oretta la ragazza si
esercitò con Daiki, che si rivelò essere un ottimo maestro.
Divenne ben presto un’abile arciera, in grado di colpire anche obbiettivi
lontani. Era una dote naturale, evidentemente, che non sapeva di aver mai
avuto. Il momento più bello per lei fu quando Daiki le prese le mani e
gliele poggiò sull’arco, spiegandole bene come impugnarlo. Poi il
ragazzo si allontanò per andare a cercare il suo Rainbow, che ,a quanto
pare, si era allontanato da solo per andare a caccia di bacche ma non era
più tornato.
Ayumi andò da Mika saltellando dalla gioia, troppo
contenta per dire qualunque cosa. Shun e Sayuri intanto si stavano sfidando a
colpi di spada.
<>chiese
Mika alla ragazza quando questa si era offerta di sparecchiare e mettere in
ordine tutto il macello che si era creato a pranzo.
<>.
<>.
<>.
<>disse Mika,
sorridendole.<>.
Ayumi si voltò a guardarlo: era vero, ancora il collo
era rosso…Chissà quanto male aveva fatto a quel povero ragazzo!
<>chiese
all’amica dopo averle spiegato quello che era successo nella zona
circolare quando era arrivato Shun.
<>.
<>.
<>.
<>.
<>le disse
l’amica in un tono curioso e insospettito,<>.
<>.
<>le rispose Mika, guardandola sospetta.
<>disse Ayumi, pur sapendo quello
che la ragazza intendeva dire.
<>.
<>disse la ragazza, facendo
finta di avere appena compreso,<>.
Proprio in quel momento arrivò proprio lui, che si
sedette fra le due e chiese:
<>.
<> rispose prontamente Ayumi.
<>.
Mentre Shun, Sayuri e Daiki rimettevano le proprie armi
negli zaini, Mika tese ad Ayumi un pezzo di carta e una penna.
<>.
Ayumi era parecchio arrabbiata e strappò con
decisione il biglietto che le aveva dato l’amica.
<>.
La ragazza sbuffò, di malumore. <>.
Si misero nuovamente in cammino, sotto il sole cocente e con
un caldo pazzesco. Daiki, che si era accorto del malumore della ragazza, le
aveva chiesto se c’era qualcosa che non andava. Ella, anche se aveva
detto al ragazzo che era tutto perfettamente a posto, aveva apprezzato quel
gesto gentile che era sicura che Shun non avrebbe fatto mai.
Il loro viaggio fu interrotto da un violento acquazzone che
si era scatenato all’improvviso. Il cielo era diventato di uno squallido
fitto e la pioggia batteva furiosamente.Il gruppo si rifugiò dentro una
grotta, già zuppi d’acqua. Ayumi vide che Ryochan era tutto
bagnato. Lo prese e lo asciugò amorevolmente con una manica del suo
kimono perché non voleva che il suo piccolo amico si prendesse un
malanno. Quando lo lasciò, notò con grande stupore e gioia che la
sfera della craturina si era illuminata e ora splendeva di un brillante
arancione.
Contentissima e del tutto dimentica dei suoi problemi,
abbracciò forte la volpina e cominciò a saltare di gioia. Sayuri,
pur non sapendo cosa fosse successo, cominciò a saltellare pure lei
abbracciando la sua squamosa iguana verde.
<>chiese incuriosito
Daiki, avvicinandosi ad Ayumi.
<>disse la ragazza, mostrando al biondo
il cambiamento del colore della sfera.
<>.
Lei si sentì al settimo cielo e improvvisò una
specie di balletto. Sayuri, che ancora non aveva capito quello che era
successo, imitò Ayumi in ogni sua mossa.
A quel punto Shun si alzò in piedi e chiese a Daiki
spiegazioni. Il ragazzo annunciò ad alta voce il cambiamento del colore
della sfera e Shun si sedette nel posto di prima, indifferente; Sayuri invece
guardò con aria offesa Ayumi ed esclamò umiliata:
<>.
Tutti si misero a ridere, compreso, incredibilmente, anche
Shun. Sayuri si grattò la testa in segno di imbarazzo, ma sorrideva,
soddisfatta di aver fatto ridere anche il suo Shun.
Per festeggiare quel bell’evento, Mika mise una canzone
del cellulare a tutto volume e iniziò a muoversi a ritmo, imitata subito
da Ayumi e Daiki, che danzarono uno di fronte all’altro.
Sayuri prese Shun per il kimono e lo costrinse a mettersi in
piedi, decisa più che mai a far fare quattro passi a ritmo anche a lui.
Il ragazzo, dopo qualche battibecco con lei, si lasciò persuadere e
ballò da solo, cercando di non fare accorgere agli altri che anche lui
si era unito a quella sciocca manifestazione di gioia; ma tanto, per quanto
riguardava Ayumi e Daiki, quei due non si sarebbero accorti di nulla,
perché si erano messi a girare insieme ad alta velocità tenendosi
per le mani, immersi nel loro mondo.
Poi, com’era venuto, il temporale cessò. Tutti
sbucarono fuori e assaporarono l’odore dell’erba bagnata.
Il sole era tornato a splendere alto e un bellissimo
arcobaleno era comparso al centro del cielo. Daiki afferrò la mano di
Ayumi e la portò in un punto privo di alberi dove lo si poteva ammirare
meglio.
<>disse contento il
ragazzo,<>.
<>disse Ayumi, felice,<>.
<>esclamò lui, guardandola dolcemente con i suoi
grandi occhi azzurri.
Proseguirono di nuovo tutti insieme e Ayumi si mise accanto
a Mika per raccontarle tutto.
<>disse la ragazza, facendole l’occhiolino.
Con una nuova allegria che le esplodeva nel petto, Ayumi
prese a saltellare contenta, apprezzando appieno anche quello stancante
pomeriggio.
La sera successiva, finalmente, arrivarono di fronte ad
un’enorme fortezza di pietra, preceduta da un vasto giardino. Erano in
una città di nome Ichi. Shun, il primo della fila, aprì il pesante
cancello nero e mise piede nell’erba verde e ancora impregnata
d’acqua. Nessuno dei ragazzi parlava e nessun rumore proveniva da quella
villetta. Silenzio e tremore.
Non appena fece questo, un grande mucchio di ossa rivestito
con qualcosa di nero apparve dal nulla.
Avanzava velocemente e il gruppo si strinse ancora di
più. Ayumi era tra Shun e Daiki.
<>esclamò ad alta voce Sayuri.
Aveva perfettamente ragione. Un immenso numero di scheletri
correva verso di loro con i loro fruscianti mantelli che coprivano loro la
schiena e le loro terribili spade lunghe e affilate.
Shun e Daiki si misero a correre, sfoderando le loro armi.
Sayuri lo fece subito dopo, dopo aver esclamato soddisfatta: <>.
Ayumi comprese che il suo arco sarebbe stato inutile in un corpo a corpo con quegli esseri; e
anche se avesse provato a uccidere quelli più lontani,era difficile che
prendesse un punto del loro corpo o che una delle sue frecce sarebbe riuscita a
perforare le ossa.
Quindi si lanciò anche lei nella mischia.
Combatté con mani e gambe, che si rivelarono efficaci quanto i colpi di
spada di Shun. Prese parecchie botte perché era piuttosto lenta, ma per
fortuna non venne colpita in modo violento.
Mika fece un breve filmato con il telefonino e poi fu
costretta a posarlo per schivare il colpo di uno scheletro che si era appena
avvicinato. Delusa, anche lei poi si unì alla battaglia, schivando
qualche colpo e subendone altri.
Dopo uno stancante combattimento, i ragazzi si riposarono un
attimo, ammirando con soddisfazione il lavoro svolto. Le centinaia di ossa per
terra si estendevano come un tappeto sino all’entrata della fortezza.
<>.
Incredibilmente non era stato Daiki a pronunciare quelle
parole, ma Shun. Tutti i suoi amici lo guardarono sospettosi e lui si giustificò
con una scrollata di spalle e con una breve domanda:
<>.
<>,pensò
amaramente Ayumi. Ma la sua rabbia svanì nel vedere che uno dei
mucchietti di ossa cominciava a muoversi di nuovo.
<>
<>disse Daiki,
affrettandosi a raggiungere la fortezza.
Lui e Shun arrivarono presto, seguiti da Sayuri, anche lei
parecchio veloce.
Ayumi e Mika corsero velocemente ma questo non bastò.
Dietro di loro gli scheletri si erano ricomposti.
<>gridarono insieme Shun e Daiki alle
due ragazze.
Entrambe si precipitarono e li stavano raggiungendo quando
si sentirono prese da dietro. Ayumi tese la mano verso Shun, il più
vicino a lei, e questi la prese e la strattonò in modo che salisse anche
lei sui gradini della fortezza. La stessa cosa accadde a Mika, ma con Daiki.
Subito i cinque ragazzi entrarono e chiusero il portone,
prima che le tremende bestiacce potessero aggredirli di nuovo. Dietro di loro
sentivano qualcosa che picchiava sul portone. Evidentemente gli scheletri
volevano ancora acciuffarli. Dopo qualche secondo la smisero e i ragazzi si
guardarono con un’espressione che significava: “Se questo è
solo l’inizio…”.
<>esclamarono ad alta voce Ayumi e
Mika, ognuna rivolta al proprio salvatore quando si furono riprese dallo shock
di vedere mucchi di ossa che cercano di ucciderti.
<>rispose Daiki a Mika, mentre Shun
si rifiutava di proferir parola e si voltava, dando le spalle ad Ayumi.
<>.
I ragazzi si resero conto di trovarsi in un’immensa
sala buia e sporca, dove ragni e topi avevano trovato l’habitat naturale
per vivere in santa pace. C’era un’enorme scalinata di fronte a
loro, proprio al centro della stanza,che sembrava portare al piano superiore.
Grandi quadri nelle pareti raffiguravano una creatura orrenda dalle sembianze
umane ma dalla pelle totalmente nera. I capelli erano anch’essi scuri
così ma nel suo viso splendevano degli occhi molto chiari. In un paio di
ritratti teneva in mano quelli che sembravano essere cadaveri di bambini.
Simmetricamente erano disposte sotto quei quadri delle sculture a forma di
gargoyle con la bocca spalancata. Tutto quel posto faceva venire veramente i
brividi. Neppure il più bravo regista umano avrebbe saputo creare meglio
una casa degli orrori.
Ayumi si stava giusto chiedendo se era il caso di salire
quando una grande sagoma spuntò nell’oscurità dall’ultimo
gradino della scalinata.
La stessa creatura dei quadri apparve proprio negli scalini
e Ayumi, Mika, Daiki e Sayuri non poterono fare a meno di trattenere il fiato
per l’orrore e per la paura. Shun invece aveva portato la mano al fodero
della sua spada, tranquillo, come si trattasse semplicemente di un nemico
facile da battere.
Ayumi istintivamente si rifugiò dietro la statua di
un gargoyle lì vicino a lei.
La creatura parlò:
<>.
<>disse Shun a bassa voce e
,girandosi, notò che mancava Ayumi.
<>pensò la ragazza, triste, mentre da dietro la
statua osservava la scena, sperando di non essere vista dal mostro.
<>disse impertinente Sayuri.
<>. Il mostro
scomparve per pochi secondi, durante i quali Mika si accorse che Ayumi si era
rifugiata dietro la statua. La ragazza si sentì un verme, ma fu davvero
contenta quando Daiki disse a bassa voce:
<>.
La lasciarono lì, ancora nascosta, mentre il mostro
tornava con una piccola creatura fra le mani che si rivelò essere una
bambina addormentata. Aveva l’aria familiare…A chi assomigliava? Ma
certo, era la sorellina di Shun, Chiyo.
<>gridò suo fratello, che venne
trattenuto da Daiki e Mika.
<>disse il mostro.
<>ribatté Shun,
impertinente e furioso.
<> e prese la bambina, la quale si era svegliata e
aveva iniziato a piangere, invocando il nome del fratello, e aprì la sua
grande bocca.
Accadde tutto in un attimo. Ayumi prese l’arco e
colpì il mostro in un occhio con una freccia. Lui lasciò la
bambina per fermare il sangue che gli colava dalla pupilla e Mika corse per
prendere Chiyo. Shun, Daiki e
Sayuri si lanciarono contro il Devil, sfoderando le loro spade. Ayumi con un’altra
freccia lo prese nell’altro occhio e così il mostro divenne cieco.
A quel punto cominciò ad infuriarsi, sbattendo forte le ali e menando
colpi nell’aria. Shun era quello che lo stava ferendo di più ma,
poiché era anche il più vicino, stava quasi per essere colpito
dall’enorme mostro nero, ma Ayumi, istintivamente, gli lanciò una
freccia nella mano e il demone la ritirò. Dopo qualche altro attacco da
parte di Sayuri e Daiki, il Devil cadde a terra, sconfitto.
Shun andò a verificare le condizioni della sua
sorellina e la prese in braccio, mormorando un “grazie” a Mika.
Sayuri, Daiki e Ayumi si strinsero intorno al mostro e gli chiesero in coro.
<>.
Ma quello stava tremando come una foglia e sembrava sul
punto di svenire.
<>.
<>chiese Shun, sprezzante, con Chiyo in braccio.
<>.
<>disse Sayuri, conficcando la sua spada nel corpo del mostro.
Tutti insieme uscirono, soddisfatti della loro impresa.
Ayumi però era diventata meno allegra quando aveva saputo che dovevano
tutti tornare indietro per riportare la piccola Chiyo a casa.
<>disse profondamente
ammirato Daiki. La ragazza sentì il suo stomaco fare un salto
all’indietro.
<> disse lei,<>.
<>disse
Shun, guardandola malevolo e con un odio profondo.
<> ammise
lei, vergognata. Si sentì cadere la faccia a terra.
<>sbottò lui.
Dopo altri due giorni di cammino, i ragazzi raggiunsero casa
di Shun, il quale mise a terra sua sorella e le disse dolcemente:
<>.
La piccola annuì e corse felice verso la porta di
casa.
Ayumi si mise a piangere. Tutti la guardarono stupefatti.
<>disse lei, singhiozzando,<>.
Daiki le diede qualche colpetto sulle spalle e la ragazza si
calmò, asciugandosi le lacrime.
E così i
ragazzi avevano superato la loro prima missione, mentre la nostalgia di casa di
Ayumi aumentava a dismisura e cominciava a credere che in realtà Shun
fosse un bravo ragazzo, esattamente come il suo adorato Akito.