CAPITOLO 51
Col sorgere del sole fu Lisa a dare la
sveglia al nuovo mattino: la notte precedente era crollata in un sonno profondo
che l’aveva abbandonata solo dopo molte ore di riposo.
Aprì un occhio e vide buio. Che ore
erano? Non aveva le forze di verificarlo.
Il primo pensiero che la raggiunse fu
rivolto al magnifico sogno intrapreso fra le coperte; certo, molto dettagliato
e un po’ spinto, ma fantastico.
Si concesse un lungo sospiro e il
morbido cotone delle lenzuola le carezzò la pelle nuda del seno, scuotendola
dal dormiveglia.
Non era stato un sogno...con una punta
di cinismo Lisa si tastò il collo in cerca della catenella e quando l’ebbe
trovata, il ciondolo la salutò con un tintinnio allegro.
Le rimaneva la prova del nove: voltò
lentamente il capo per intravedere alle sue spalle la chioma bionda di James,
adagiata fra i cuscini e la morbida linea delle coperte a fare da cornice al
suo corpo totalmente nudo.
Con fare discreto Lisa gli girò le
spalle, tornando a immegersi nei suoi pensieri.
“Wow...” sussurrò fra se e se.
Cercò di riordinare le idee ma come
succede coi sogni, le fu difficile ripercorrere la linea logica che l’aveva
condotta fino lì.
Aveva dormito con James. E per “dormito”
si intendeva il pacchetto completo di optional. Tutti gli optional.
Tra il turbinio di emozioni che la
pervasero, pronte a prorompere fuori con un gridolino di gioia, una sormontò il
resto. Lui le aveva detto “Ti amo”.
Quelle semplici sillabe avevano
prevaricato qualsiasi altra cosa fisica- che era stata pressochè fenomenale,
accidenti se lo era stata!-.
Ma l’intensità delle parole alitate fra
le proprie labbra lo avevano reso davvero suo; non nel modo in cui si possiede
egoisticamente un oggetto, ma in quello viscerale e innato in cui si appartiene
a un padre, a un figlio. A una famiglia.
Una casa invisibile che nasce da un
semplice sorriso, le cui pareti sono le braccia che ti avvolgono.
Trascorse qualche breve attimo prima che
un movimento alle sue spalle la adagiasse di nuovo nella realtà.
Un sospiro profondo le solleticò la nuca
e la voce di James impastata dal sonno mormorò: “Buongiorno piccola”.
E strusciò il viso nell’incavo del collo
di lei, che si inarcò all’indietro per accompagnare quel gesto: tutto il corpo
di James aderì alla sua schiena, come se la linea della colonna vertebrale
fosse nata per combaciare perfettamente contro i pettorali di lui. Forse quando
due persone si completano, è vero anche fisicamente, pensò Lisa.
“Come facevi a sapere che ero sveglia?”.
“Mi hai tirato un calcio” Lisa potè
sentire il sorriso nel tono di James e rispose pacifica.
“Bugiardo...non ho mosso muscolo tutta
notte”.
“Beh, tutta notte...non proprio” l’uomo
le solleticò la pancia e quando la ragazza si girò, nella penombra della camera
percepì lo sguardo adorante di James.
“Hai ragione, non ti sei mossa- confessò
lui- Ero sveglio da un po’ ma mi dispiaceva svegliarti”.
Con un movimento delicato allungò una
gamba a cingere quelle di lei, su fino ai fianchi.
“Stai bene?” le chiese poi con quella
che parve timidezza malcelata.
Lisa si stirò le braccia per poi
accasciarsi contro il suo petto: “Divinamente”.
La ragazza si accoccolò fra le braccia
di James, assaporando ad occhi chiusi l’odore della sua pelle; un dito le si
posò sulle labbra, a disegnarne il profilo con un’impalpabile carezza.
“Dio...da dove sei saltata fuori?”.
L’intero corpo di lei vibrò a tale
domanda; James era sprofondato nei suoi occhi, con un’intensità che pareva
scavarle dentro.
Il suo fare enigmatico la lasciò spiazzata:
“Che intendi dire” sussurrò lei compiacendosi delle sue carezze.
“Indendo dire...dove sei stata fino
adesso?” l’espressione sognante dell’uomo indusse Lisa ad allargare il sorriso
già radioso.
“Beh, da un anno a questa
parte...esattamente nella camera di fronte alla tua”.
“Così lontano?”.
L’imbarazzo sopraggiunse a colorarle le
gote e James la canzonò divertito: “D’accordo, la smetto di farti arrossire”.
Lisa si finse imbronciata: “Non sono
arrossita”.
Lui la sfidò, appoggiando il viso al
palmo della mano e provocandola: “Ah davvero? A me sembra il contrario”.
La ragazza stette al gioco e alzò il
mento con fare saccente: “Un navigato ultra-quarantenne che infierisce su una
ragazzina indifesa alle prime armi...Giochi scorretto!”.
James si drizzò a sedere con fare
stupito: “Io gioco scorretto? Ma
dico, ti sei vista- con un gesto del braccio indicò le sue forme, contornate
dalle coperte- E in quanto a navigato...beh,
è tutto da vedere”.
Lisa lo imitò nella posa di poco prima e
si appoggiò al gomito: “Non credo di capire”. O meglio, le parole di lui erano
state tanto chiare da lasciarla sconcertata.
L’uomo prese a carezzarle il prifilo
delle labbra, accingendosi a spiegare: “In effetti non ci crederai ma...vedi,
io non ho mai avuto una vera prima volta-
fece una pausa interrotta da un mezzo sorriso- Beh, credo che avrai la tua
vendetta perchè..se mi lascerai continuare probabilmente mi imbarazzerò e
arrossirò”.
Con malizioso sadismo Lisa mimò un finto
ghigno: “Non vedo l’ora” e lasciò a James l’incombenza del proprio racconto.
“Piccola perfida che non sei altro!” con
fare scherzoso l’attore inscenò una breve lotta fra i cuscini, che Lisa fu
felice di lasciargli vincere; essere intrappolata dal suo abbraccio non era del
tutto una sconfitta.
La voce dell’uomo tornò al timbro
profondo di sempre, gli occhi rimasero sorridenti.
“Vedi, la mia prima fidanzata al liceo
era più grande di me di un anno e da allor per le ragazze che ho frequentato
non sono stato esattamente una novità-
con la punta del naso carezzò quello di lei- Non ero mai stato la prima volta di nessuno, fino a stanotte.
Ero alle prime armi anch’io, in un certo senso”.
Lisa assaporò il suo monologo con le
labbra appoggiate a quelle di James, carezzata dal suo alito morbido. Non
proferì parola, fu sempre lui a stuzzicarla.
“Quindi, piccola tentatrice, ti
consiglio di rivestirti e di correre al riparo, prima che e ne approfitti di
nuovo”.
La ragazza accennò un sorriso, che si
smorzò appena i ricordi la scaraventarono nuovamente nella realtà: “Diavolo...l’aereo!
Che oro sono?” scattò a sedere in cerca della borsa e del telefono.
Rotolò fino al bordo del letto per
tastare la moquette, invano
James se ne stava immobile, ammirando lo
spettacolo della schiena nuda di lei, fino alle fossette lombari e sui glutei;
Lisa non si era accorta di essere totalmente scoperta, una tentazione troppo
forte per l’uomo, che gattonò fino a lei e prese a carezzarle una gamba.
“James...Così non mi aiuti- lo
rimproverò la ragazza senza degnarlo di uno sguardo- Se perdo il volo mio padre
mi uccide...CI uccide!”.
In risposta ricevette la risata
dell’uomo: “E se ti dicessi di stare calma, e che non c’è nessun aereo da
prendere...o da perdere, a seconda
dei punti di vista”.
Lisa girò il capo ccon fare
interrogativo, mentre un James più che soddisfatto cominciava a massaggiarle le
cosce; si chinò col capo a lasciarle un bacio fra le scapole, poi più giù lungo
la colonna vertebrale: “Ti ricordi qualcosa del flashback del secodo atto?”.
Dapprima Lisa chiuse gli occhi, senza
poter fare a meno di rilassarsi sotto il suo tocco, subito dopo scosse il capo
indispettita. James stava forse parlando di lavoro?
Ma il risentimento si sciolse in un
istante, sotto le carezze della lingua di James, che le percorrevano il corpo,
vertebra dopo vertebra.
L’attimo successivo Lisa si fermò a
riflettere e capì.
James si era riferito a scene precise
del film, in cui Raina ricordava la sua esistenza mortale insieme a Lucius.
Tramite brevi flash back rammentava il loro amore, la gioia... la vita.
Erano scene ancora da girare, che
nell’immaginario di Leonard e della figlia sceneggiatrice si sarebbero
ambientati...
“Sul
mare!” esclamò lei in un colpo di genio.
Alle sue spalle James annuì, intento a
carezzarle una natica: “Esatto...I registi hanno approfittato della tua
trasferta per spostare qui le riprese, oggi”.
In un’ondata di felicità Lisa rilassò i
muscoli e sospirò profondamente.
“Tuo padre e Ludovic non ci
saranno...forse ti ha avvisato ieri sera con un messaggio...che non hai letto!-
continuò a spiegare divertito- tra poche ore saremo raggiunti solo dallo staff
delle riprese. Saremo solo io e te, sulla spiaggia”.
Lisa finse un broncio infantile: “Questo
significa che dovremmo alzarci e vestirci?”.
La risata di James le vibrò contro una
coscia, dandole la pelle d’oca: “Beh, non necessariamente subito” il tocco
vellutato dell’uomo scese fra le natiche.
La ragazza si accorse che si trattava
della sua lingua quando ormai era insinuata dentro di lei.
Con un gemito sorpreso Lisa inarcò il
bacino e indusse James a fermarsi, solo per un attimo.
“Faremo tardi, lo schernì poi
guardandolo di sottecchi, ancora supina.
L’uomo si alzò carponi e gattonò sopra
di lei; quando si adagiò col petto sulla sua schiena, la ragazza sentì il tocco
dell’erezione fra le cosce.
Le morse con forza la carne tenera tra
la spalla e il collo, come a immobilizzarla, prima di penetrarla con un unico
affondo , stavolta senza i preamboli e la delicatezza della sera precedente.
Il piacere esplose fuori dalle labbra di
Lisa con un grido breve e acuto; non era ancora pronta, glielo diceva il lieve bruciore al ventre che nonostante
ciò fremeva attorno al membro rovente di James, incitandolo a continuare.
E così fece, iniziando a colpirla,
dentro e fuori, cercando ad ogni affondo di insinuarsi sempre più in
profondità, come se in realtà non fosse mai abbastanza.
In risposta Lisa inarcò la schiena, per
accompagnare l’affondo dove più lo sentiva; James insinuò le braccia sotto di
lei, a cingerle i seni piccoli e tondi.
La scossa dell’orgasmo di Lisa lo
avvolse, improvvisa e violenta, cogliendo lei stessa di sorpresa e inducendola
a urlare, le mani avvinghiate alle coperte.
James non si fermò, prolungando con le
proprie spinte il piacere della ragazza.
“Ancora” rantolò lei con un filo di
voce, prima che il secondo spasmo di piacere trascinasse con sè anche James.
L’uomo le si accasciò addosso, ansimante
e ancora restio a sfilarsi dal ventre pulsante della ragazza.
Le baciò una tempia, poi il profilo
della palpebra e una guancia, fermandosi a sussurralre all’orecchio: “Così
impari a mettermi fretta”.
Lisa rise, tra l’estasi e la
spossatezza: “Imparerò a farlo più spesso, invece!”.
Lui in risposta rinsaldò l’abbraccio e
con un un ultimo brivido scivolò fuori, per poi sdraiarsi su un fianco.
Stettero per un tempo indeterminato a
guardarsi, con occhi socchiusi e le dita intrecciate, prima che James parlasse:
“Credo che dovremmo farci una doccia- con l’indice appoggiato al naso di Lisa
precisò- E rigorosamente da soli”.
La ragazza rise. Dieci minuti lontana da
James...erano più che accettabili.
Eccomi
qui, di ritorno dall’ennesima assenza, questa volta forzata da cause esterne...
Purtroppo
vivo a Carpi, uno dei paesi colpiti dal terremoto. Come vedete nei TG, siamo in
piedi, terrorizzati ma tutti interi.
La mia
città tutto sommato può definirsi miracolata, è quasi salva dai danni, a parte
il centro storico.
La
paura di sicuro non ha aiutato, facciamo ancora fatica a dormire in casa e non
ho avuto voglia fino ad oggi di riprendere la fanfic.
Che
sia un nuovo inizio, questa creatività ritrovata! Il capitolo è solo un
intermezzo, ma avevo bisogno di buttare giù qualcosa per dire a tutti... CI
SONO ANCORA!!
Grazie
di cuore a chi commenta, vedo un entusiasmo quasi commovente da parte di tutti.
Prometto
di continuare al più presto, calamità naturali permettendo... sì, davvero qui
riusciamo ancora a scherzarci su, per questo sono fiera della mia terra...e
della gente che la abita!
Un
abbraccio strettissimo, a presto.
Lisa
Ps:
per farmi perdonare...date un occhio al primo capitolo...mi sono cimentata in
un collage a photoshop e penso di caricarne altri!
Se ya
soon!!