Il delitto perfetto
Capitolo
VI
La
persona che in quel momento sentì il brivido peggiore di tutti fu Takagi quando
alzò lo sguardo, al suono di quella minaccia, e vide la sua adorata Sato
stretta in una morsa e con una pistola puntata alla tempia.
Teshima, poco prima che
Shinichi ed Heiji finissero le loro deduzioni, si era avvicinato a lei ed in un
momento di confusione le aveva puntato la pistola e l’aveva tirata a sé, per
utilizzarla come ostaggio.
«Metti
immediatamente giù l’arma e libera l’ostaggio!» gridò Takagi che non sapeva
come proteggere la sua amata.
«Fossi
matto. Se la lascio andare, voi mi arrestereste e il mio piano andrebbe in
fumo.» replicò lui ridendo.
«Che
piano? Quale follia hai in mente?»
Shinichi,
appena visto lo sconvolgente svolgersi della situazione, si era subito diretto
verso Ran, seguito da Heiji che aveva preso la mano di Kazuha dentro la sua.
«Teshima-san perché stai facendo una cosa del genere? Stai
vivendo una vita felice con tua moglie, che cosa può indurti a prendere un
ostaggio?» chiese Kogoro, tentando di farlo ragionare.
«Moglie...
Voi non sapete niente!» gridò d’improvviso Miyuki,
alzandosi da terra e raggiungendo il marito impugnando una pistola.
«Ora
vi dovreste mettere tutti a terra. Forza, altrimenti la bella agente farà una
brutta fine.» ordinò poi, mentre Teshima aveva legato
le mani di Sato per impedirle qualsiasi contromossa.
Tutti
gli invitati furono costretti ad ubbidire e sedersi per terra, tranne Takagi
che continuava, inutilmente a tenere sotto tiro Teshima.
«Ehi
tu, dammi quell’arma, ora. Non crederai mica che il mio caro maritino si faccia
tanti problemi ad ucciderla vero?» disse Miyuki
avvicinandosi a Takagi e strappandogli l’arma dalle mani.
«Cosa
volete da noi? Che senso ha tutto questo?» chiese Shinichi che non vedeva una
motivazione nelle azioni dei due sposi.
«Non
vogliamo niente, semplicemente uccidervi. Se la volete dare la colpa a qualcuno
datela a quell’uomo!» replicò Teshima puntando il
dito verso il signor Takayama.
Tutti
si girarono verso di lui mentre questi diventava sempre più pallido e stupito.
«Io?
Cosa vi ho mai fatto di male?»
«Quest’uomo
non è buono come tutti credono. Per questo vogliamo rovinarti, uccidendoti
stasera e facendo morire tutte le persone in questa sala. Screditeremo il tuo
nome anche nella morte come tu hai fatto
con i nostri!» gridò Miyuki alzando sempre più il
tono di voce.
«Ma
io non vi conosco! Non ho idea di chi siate!»
«E
come potresti averla? Il nome “Ami Kurano” ti fa
ricordare qualcosa?» domandò la donna sempre più irata.
Takayama,
come colpito da un fulmine, non rispose e diventò, se possibile, ancora più
bianco in volto abbassando lo sguardo al pavimento.
«Ora
non rispondi? Ti ricordi di lei, allora?»
Vedendo
che lui teneva la testa bassa, senza rispondere Miyuki
gli si avvicinò puntandogli la pistola nella fronte.
«Rispondimi!
Ti ricordi di Ami?» gridò mentre le lacrime iniziavano ad appannarle gli occhi
«Ti ricordi di mia madre?» chiese ancora con la voce sempre più tremante.
Takayama
alzò la testa di colpo e balbettò: «Tua… Madre? E’
impossibile, Ami non aveva figli.»
«Certo,
quando l’hai conosciuta tu non ne aveva! Ma quando l’hai lasciata, per sposare
questa donna, mia madre era incinta di due bambini!» urlò con le lacrime che
ormai scorrevano sulle guance.
Takayama
aprì la bocca dallo stupore, continuando però a non comprendere la situazione e
soprattutto le sue colpe.
«Voi
due siete gemelli, non sposi.» dichiarò Shinichi improvvisamente destando
l’attenzione nella sala.
«Sei
proprio un detective in gamba, Shinichi Kudo. Sì, noi due siamo gemelli, anche
se siamo di aspetto molto diverso. Miyuki-chan è mia
sorella, non mia moglie. Abbiamo finto per non destare sospetti e partecipare
alla gara senza problemi.» disse Teshima con calma
mentre la sorella tentava di asciugare le lacrime, sempre tenendo la pistola
puntata su Takayama. «Volevo vendicarci di quell’uomo, che ha lasciato nostra
madre Ami nel dolore e ha abbandonato noi che eravamo…
siamo i suoi figli.»
«E’
impossibile! Ami me l’avrebbe detto!»
«Cosa
avrebbe dovuto dirti?! L’hai lasciata per sposare una donna unicamente per la
sua ricchezza, tutto quello che hai guadagnato è stato per merito dei soldi di
tua moglie! Nostra madre ha dovuto crescerci da sola, appassendo ogni giorno di
più per essere stata così miserabilmente lasciata, lei ti amava!» gridò Teshima iniziando a perdere il controllo dei suoi nervi.
«Ed
è per questo che ora morirai, come è morta nostra madre e tutto ciò che il tuo
nome ha costruito di buono perirà con esso. Le persone in questa sala,
purtroppo, dovranno morire anche e la colpa sarà data unicamente a te! E questo
porterà tutto ciò che hai creato, togliendo la felicità alla nostra povera
madre, alla rovina!» concluse Miyuki allontanandosi
verso il fratello.
«E’
ora di iniziare con il piano.»
«Cosa
avete intenzione di fare? Di ucciderci tutti a colpi di pistola? Non ve la
caverete, la polizia vi scoprirà!» gridò Kogoro, sentendosi inerme in una
situazione del genere.
«Nono,
detective Mouri. Morirete avvelenati.»
«Che
cosa?!»
«Ha
capito benissimo, le vede le tre prese d’aria in questa sala? Tra meno di
mezz’ora inizieranno a spargere un gas velenoso nell’aria che riempirà tutta la
stanza e vi ucciderà.» disse Miyuki, mentre la porta
dalla sala da ballo si apriva facendo entrare la figura di Kazutoshi Imoto, armato e
con un sorriso sul volto.
«Imoto-san?! Tu sei complice
di questi due?» gridò Takayama, sempre più sconvolto e atterrito.
«Ero stufo di essere la tua ombra, di vederti
prendere tutti i meriti dei progetti che facevo io. Sono venuto a conoscenza della triste storia di questi due
ragazzi e ho deciso di aiutarli.»
«Certo… l’architetto sa
benissimo tutti i punti delle prese d’aria e come poter inserire delle fiale
nelle locazioni giuste.» disse Heiji.
«Esatto. Ma i miei piani iniziano da molto più
tempo, mi sono avvicinato sempre più a te per assisterti e vedere crescere il
tuo impero, per poterlo farlo cadere nel suo momento migliore.» concluse Imoto avvicinandosi ai due fratelli.
«Ho installato tutto, possiamo far scoppiare le
bombe e andarcene.»
«Bombe?!» gridò Sonoko che si sentiva di stare
per svenire con Yusuke di lato che tentava di tranquillizzarla.
«Certo. Noi ora ce ne andremo e vi chiuderemo qui
dentro, ma è meglio essere previdenti, in caso riusciste ad uscire dalla
stanza. L’ascensore è fuori uso e faremo esplodere le scale, per impedirvi la
fuga e tra meno di dieci minuti il respiro inizierà a mancarvi.» replicò Imoto guardando con odio Takayama.
«Andiamocene, presto.» disse Teshima.
I tre si avviarono alla porta, sempre tenendo
l’agente Sato minacciata finché non arrivarono alla porta.
«Spingila qui dentro, così li rinchiudiamo e
scappiamo!»
«Non credo proprio!» esclamò di colpo Sato che,
dopo aver faticato per liberarsi dalle corde e con i polsi sanguinanti, era
riuscita finalmente ad avere le mani libere.
Cogliendoli di sorpresa diede un pugno a Teshima ributtandolo nella sala e con un calcio disarmò Miyuki che non era riuscita a reagire.
Non si accorse però che Imoto
aveva mantenuto il sangue freddo e aveva la pistola esattamente puntata contro
di lei.
Quando il colpo partì l’avrebbe sicuramente
colpita se, d’improvviso, non fosse stata tirata a terra da Takagi che,
urlando, si era sporto per salvarla. Il proiettile lo colpì nella spalla riuscendo
ad evitare qualsiasi danno a Sato che gridò sentendo il suo sangue nelle dita.
Shinichi ed Heiji erano immediatamente scattati
verso Teshima bloccandolo, mentre questi tentava di
rialzarsi.
Imoto tirò a sé Miyuki per farli uscire
prima che Kogoro e Megure li prendessero ma questa si
oppose.
«Non posso lasciare qui Atsushi!»
«Dobbiamo andarcene!»
«Non posso abbandonarlo!»
Imoto quindi le diede un calcio: «E allora muori con lui!» gridò
uscendo dalla sala e chiudendo la porta mentre, invano, Kogoro e Megure tentavano di aprirla.
Dopo qualche minuto sentirono le esplosioni promesse
da Imoto e il panico calò nella sala.
Sato, raggiunta immediatamente da Ran e le due
amiche, teneva Takagi da cui usciva sangue dalla spalla. Il colpo non era stato
mortale ma il proiettile era dentro e il sangue continuava a sgorgare.
«Ti prego Wataru-kun…
resisti.» gli disse Sato, con le lacrime agli occhi.
«Miwako… non piangere… L’importante è che tu sia salva e poi, tranquilla,
ci vuole ben altro per far perire uno come me!» rispose Takagi debolmente
tentando di sembrare forte, qualche secondo prima di svenire.
Shinichi ed Heiji corsero immediatamente verso le
altre uscite della stanza, dietro le quinte, ma anche queste erano state
bloccate.
«Cosa possiamo fare?»
«Dobbiamo assolutamente evitare che le bombe di
veleno esplodano in questo salone, dopo potremo chiamare i soccorsi!» gridò Shinichi,
dopo essersi avvicinato all’ispettore Megure e
Kogoro.
«La porta va sfondata! Sicuramente l’entrata
delle prese di aria è fuori e se è riuscito ad entrarci un uomo della
corporatura di Imoto posso sicuramente entrarci io!»
«Ma ci sono tre prese d’aria! Non avrai tempo di
toglierla da tutte!»
«Di una me ne occuperò io, infatti!» disse Heiji.
«E dell’ultima io!» gridò Yusuke, arrivato al
fianco dei due.
«Yamamoto-san sei
sicuro?» chiese Shinichi.
«Certo! Nessun altro qui può farlo, vuoi forse
mandare una delle tre fanciulle? Non c’è altra scelta!»
«Ma come farete a distruggerle una volta prese?»
chiese Kogoro.
«Basterà che le mettiamo in un’altra stanza!»
disse Heiji.
«Esatto, l’importante è toglierli dai condotti!»
«Ma non sappiamo il punto esatto, se perdiamo
tempo a cercarli rischiamo di non riuscire a toglierli.» dichiarò Yusuke
«Chiediamo a Teshima!»
disse Kogoro facendolo rialzare da terra di forza. Questi, affranto per essere
stato tradito e aver visto i suoi piani sfumare, inizialmente non voleva dire
niente. Poi Miyuki si avvicinò a lui e capì che senza
quelle informazioni sarebbero tutti morti e indirizzò i detective con le
informazioni che gli aveva detto Imoto.
Megure radunò immediatamente tutta la polizia, presente per
proteggere la spilla di Lapislazzuli, perché potessero sfondare la porta.
«State attenti ragazzi, se non farete in fretta,
il veleno inizierà a sprigionarsi nelle vostre mani.» concluse Teshima avvertendoli.
Heiji, mentre i poliziotti stavano per sfondare
la porta, andò da Kazuha per dirle cosa doveva fare per salvarli.
«E’ pericolo Heiji! Ti prego stai attento!»
«Stai tranquilla, sai benissimo che non può
succedermi niente!»
«Fai attenzione.» replicò Kazuha abbracciandolo,
sentendo una preoccupazione senza fine. Heiji doveva sempre rischiare la vita,
in qualche modo.
«Sarò prudente. Kazuha-chan,
prima però volevo risponderti alla domande che mi hai fatto prima.»
«Mi risponderai dopo! Non dire queste cose come
se fosse l’ultima volta che ci vediamo!» gridò lei iniziando a piangere.
«Non è l’ultima volta! Però intanto voglio
risponderti ora! Non devi avere dubbi di quel genere Kazuha, io non potrei mai
vergognarmi di te e non ho mai desiderato che ci fosse una ragazza diversa al
mio fianco, nessuna sarà mai speciale
quanto sei tu per me.» disse Heiji stringendola forte, arrossendo e poi
allontanandosi verso la porta.
Doveva riuscire a salvare tutti e poi doveva
riuscire a salvarsi lui stesso, perché doveva tornare da lei.
Negli stessi minuti Shinichi era andato da Ran,
per avvertire anche lei della situazione.
La reazione dell’amica fu la stessa di Kazuha.
«Shinichi è pericoloso! Ti prego, ti prego, non
fare l’eroe!» disse mentre le lacrime erano già sulle sue guance.
«Sta tranquilla. Tu non devi preoccuparti per
me!»
« Come
posso non essere preoccupata per il
ragazzo che amo? Come puoi chiedermi qualcosa di simile?» rispose Ran di
getto arrossendo e stringendo Shinichi a sé.
Lui arrossì anche, notando come la ragazza avesse
risposto alle sue parole dette a Londra.
Ricambiò l’abbraccio, sussurrandole
nell’orecchio: «Perdonami se ti faccio sempre stare in pensiero, ma Ran, non
dubitare mai che io tornerò sempre e comunque da te.» prima di staccarsi e correre verso la porta che era stata
aperta dai poliziotti.
I tre adolescenti si inoltrarono nel corridoio,
dove le fiamme prodotte dall’esplosione stavano dando fuoco a tutto. Seguendo
le istruzioni di Teshima, si separarono e si
diressero nei condotti.
Yusuke fu il primo ad arrivare al condotto, vi
entrò e agilmente riuscì ad arrivare alla bomba di veleno. La prese nelle mani,
uscì dal condotto e poco prima che questa si attivasse la gettò nella camera
n°1 chiudendo la porta.
Heiji fu il secondo ad arrivare e il secondo a
riuscire a prenderla, tuttavia le stanze da quel condotto erano troppo lontane
e, prima di arrivarci, il veleno aveva già iniziato a diffondersi. Si sforzò di
non respirare e riuscì a lanciare il veleno dentro la stanza n°3, poco prima di
svenire sul pavimento mentre le fiamme lo stavano per circondare.
Shinichi corse come non mai, visto che aveva il
condotto più lontano da debellare. Con fatica si inerpicò in esso e riuscì a
prendere il veleno, ricominciando a correre verso le stanze. Sforzandosi e
mantenendo il suo pensiero su Ran gettò la bomba nella camera n°4, tentando di
non svenire per il fumo e per il veleno respirato.
Sarebbe caduto a terra se Yusuke non l’avesse
prontamente soccorso chiamando in aiuto Megure e
Kogoro che si occuparono anche di Heiji, trasportandoli tutti nuovamente nel
salone centrale.
Fortunatamente il veleno respirato era stato
molto poco e quindi, in breve tempo, si ripresero tutti e due, tra le lacrime
di gioia di Kazuha e Ran.
Megure avvisò tutti che erano salvi, grazie ai tre coraggiosi
ragazzi, e che a breve i soccorsi sarebbero arrivati.
Passati i primi cinque minuti la calma era
ritornata nella sala e lo zio di Sonoko si era avvicinato ai tre giovani per
ringraziarli e alla polizia.
«Con tutto questo trambusto Kaito Kid non si è fatto neanche vedere! Ho ripreso la spilla e
l’ho rimessa in tasca!»
«Però grazie a lui abbiamo raddoppiato la
vigilanza e senza tutti questi poliziotti non avremmo potuto sfondare la porta
così in fretta.» commentò Kogoro ridendo.
Yusuke si alzò per ringraziare il detective e,
passando vicino Suzuki-san, fece un sorriso furbo.
Si avvicinò alle grandi finestre della sala e ne
spaccò una con una sedia.
«Yamamoto-kun ma che fai?»
chiese stupita Sonoko.
«E’ ora che io vada! La mia missione è stata
compiuta!» rispose Yusuke tirandosi la maschera dal viso rivelando la sua
identità di Kaito Kid!
Alzò la spilla di Lapislazzuli che aveva preso
pochi istanti prima dalla tasca dello zio di Sonoko e si arrampicò sulla
finestra, aprendo il suo lungo mantello bianco.
«La spilla! Maledetto!» gridò Jirokichi
furioso.
Sonoko invece arrossì paurosamente per aver
scoperto di aver passato tutta la serata in compagna del suo Kiddo-sama e, ricordando le sue parole, prima che volasse
via gli urlò: «Kaito-kun, spero che tu possa
rivederla presto!»
Lui le sorrise e le augurò lo stesso prima di
gettarsi nel cielo di Tokyo aprendo il suo deltaplano bianco.
«Quel pazzo! Come si permette!» gridò Jirokichi sempre più arrabbiato.
«Ma non se la prende, stavolta senza l’aiuto di
Kaito Kid probabilmente saremmo tutti morti.»
commentò Heiji mentre sorrideva, insieme a Shinichi, vedendolo volare via.
«Sonoko-chan, ma sei
sicura che Kaito Kid fosse sincero quando ti ha detto
quelle cose?» chiese Kazuha, avendo sentito le parole dell’amica.
«Lo era, l’ho capito dal tono della sua voce.»
replicò lei sorridendo felice.
Eri intanto si era avvicinata a Ran e agli altri,
per assicurarsi che fosse tutto apposto.
«Certo che stanno bene! C’era il grande detective
Kogoro Mouri a difenderli!»
Eri gli rivolse uno sguardo molto dubbioso e
iniziò a punzecchiarlo: «Tu cosa avresti fatto? Hanno fatto tutto questi
giovani, tu non hai combinato proprio nulla!»
«Ma come osi dire una cosa del genere?! Devi
sempre dire stupidaggini!»
Eri e Kogoro ripresero a litigare perché,
evidentemente, non erano contenti se non urlandosi a vicenda.
Ran li guardò sconfortata per poi notare però,
che sulle labbra di entrambi c’erano dei piccoli sorrisi. Non stavano litigando
come al solito.
«Hai visto Ran? Mi
sembra che i tuoi genitori stiano iniziando a fare pace.» le sussurrò Shinichi
sorridendole.
«Sembra anche a me. Non è incredibile che fosse
stata sempre lei Akiki?»
«No, io avevo capito subito che era tua madre.»
replicò lui convinto.
«Cosa? Ma se non l’ha riconosciuta nemmeno mio
padre!»
«Infatti non l’ho riconosciuta, l’ho dedotto dal
nome.»
«Dal nome?»
«Akiki Ires non è altro che l’anagramma di Eri Kisaki.»
le disse lasciandola a bocca aperta.
Dopo una decina di minuti iniziarono ad arrivare
i soccorsi. Takagi fu immediatamente portato all’ospedale, accompagnato da Sato
che non si era mai staccata da lui.
Il dottor Agasa ed i bambini erano stati messi in
salvo per secondi ed erano felici che finalmente quella brutta avventura fosse
finita.
Takayama era insieme alla moglie e ai due
gemelli, sapeva che forse sarebbe stato tutto vano ma voleva tentare di fare
qualcosa per aiutare quei due giovani, quelli che erano i suoi figli.
Megure ricevette una chiamata da parte di uno degli agenti fuori
Tokyo che lo informava che Imoto era stato catturato
e stava per essere portato in centrale, insieme al signor Mishimoto.
Heiji e Kazuha furono soccorsi per le ferite del
ragazzo e continuavano a guardarsi imbarazzati, consapevoli che finalmente
qualcosa stava cambiando tra di loro.
Infine Shinichi, appena usciti dall’Hotel, sentì
delle improvvise e forti fitte al petto e capì che l’antidoto stava finendo il
suo effetto. Forse a causa della serata troppo movimentata, l’effetto era finito con largo anticipo.
Guardò Ran, consapevole di doverla lasciare
nuovamente e le si avvicinò.
«Ran, io devo scappare via.»
Si aspettava delle proteste, un tentativo della
ragazza di trattenerlo, invece Ran si limitò a sorridere.
«Vai, so che devi andartene. Mi hai promesso che
tornerai e io ti aspetterò, Shinichi.»
Lui sentì l’emozione bruciargli nel petto più delle
fitte di dolore e si domandò se potesse amarla ancora di più di quanto la
stesse amando in quel momento.
La baciò delicatamente a fior di labbra, per un
secondo, per poi allontanarsi da quel luogo.
Ran arrossì moltissimo per quell’innocente
contatto e guardandolo andare via, sapeva benissimo che lo avrebbe aspettato, anche per sempre.
Fine.
Oddio
non ci posso credere, sono riuscita a finirla in tempo per il compleanno xD
Ci
ho profuso veramente tantissimo impegno in questa long-fic
e spero, con tutto il cuore, che vi piaccia.
Come
già scritto è dedicata alla mia amica Serena, per i suoi vent’anni.
Ti
voglio un mondo di bene e sono davvero felice che gli ostacoli non siano stati
capaci di fermare la nostra amicizia <3 spero di continuare per tantissimo
tempo a scriverti fic per il tuo compleanno perché
vorrebbe dire che siamo ancora unite.
Tantissimi
auguri di cuore. Vedrai che presto
tutto si aggiusterà e andrà a posto, come sempre ti dico!
Passando
alla fic, perdonate il momento melenso xD, boh a me piace. Credo di aver ideato una trama che ha
più o meno un senso.
Ho
aumentato il ritmo della narrazione per tentare di darvi l’idea del panico che
tutti stavano provando e spero almeno in parte di esserci riuscita :)
Ho
tentato di integrare quasi tutti i personaggi che mi piacciono (cioè tutti xD) e le mie coppie preferite, ovvero le tre protagoniste.
Mettendo anche però un po’ di Takagi/Sato e Kaito/Aoko u__u in particolare mi è
piaciuto come ho reso Sonoko e Kaito, non so, volevo provargli a fare avere un
rapporto che non c’entrasse con l’amore visto che Kaito è innamoratissimo della
sua Aoko <3 e forse ci sono riuscita u.u A voi il
giudizio!
Ho
adorato Ran, io adoro Ran e il suo carattere forte e determinato, non deve
essere facile vedere andar via sempre il ragazzo che ama ç_ç
Heiji
e Kazuha sono tenerissimi *______* ma quando si dichiarano? *_*
Per
non parlare di Eri e Kogoro, loro li amo alla follia xD
Voglio
tanti commenti e.e
Dai
che me li merito u__u
EclipseOfHeart