cap 24
Ciao!! Visto che è l'epilogo non vi ho fatto aspettare troppo.
Avevo in mente questa scena sin dal primo capitolo e spero di averla resa come l'avevo pensata.
Ditemi voi se rende bene l'idea....BUONA LETTURA!!
EPILOGO
Il plin
dell’ascensore annunciò l’arrivo di una persona e
dalle porte scorrevoli, uscì una ragazza. La giovane si guardava
attorno chiedendosi se fosse capitata nel posto giusto.
Il lungo corridoio, che si
concludeva con una porta in vetro smerigliato, sembrava un ingresso
costruito appositamente per intimidire e mettere in soggezione il
povero malcapitato. Afferrò la valigetta un attimo prima che
questa toccasse terra. Deglutì a disagio e si sistemò
meglio gli occhiali sul naso per darsi tono e contegno.
La povera pianta disidratata
nell’angolo era l’unico elemento tetro dell’ambiente,
ma era la prospettiva quella che contata. E l’unica cosa che la
ragazza vedeva nella suo campo visivo era la porta di vetro smerigliato
che la metteva parecchio a disagio.
Si guardò attorno, insicura,
e pregando che quella della reception non le avesse tirato un brutto
scherzo mandandola chissà dove. La tizia preposta
all’accoglienza era tutto tranne accogliente. Forse lo avrebbe
detto al suo nuovo capo. Forse.
Per il momento si accontentò
di percorre il corridoio con la tremarella alle gambe e fissando solo
la porta in fondo, il suo obbiettivo.
TOC
La ragazza interruppe il suo percorso, guardando dietro la scrivania che credeva vuota.
Dal tavolo prima era arrivato un
colpo secco, il contenuto del portapenne era sussultato e una voce
femminile diede libero sfogo al proprio dolore.
La ragazza fu felice che la donna
che stava riemergendo massaggiandosi la testa fosse lì e si
fosse palesata anche se con una testata al legno della scrivania. Non
era stata mandata in un posto completamente deserto, un’anima pia
a cui chiedere informazioni c’era. Si avvicinò a lei con
un gran sorriso.
“scusa non volevo farti spaventare e picchiare la testa.” Disse la giovane credendosi la causa della capocciata.
“oh non ti preoccupare.
L’angolo della moquette si è scollato e si incastra nelle
ruote di questa maledetta sedia girevole. Ogni volta devo chinarmi per
disincastrarla...Sarà così da un anno, se non di
più ma mi dimentico sempre di chiamare la manutenzione. Ti serve
qualcosa?”
“sì sto cercando
l’ufficio di E. Cullen.” disse leggendo il post-it giallo
incollato sulle dita. Isabella trattenne una risata. Anche a lei il suo
primo giorno di lavoro era stato consegnato un biglietto simile, al
piano terra dovevano avere una passione per i nomi puntati e per i
foglietti gialli.
“e chi lo cerca?”
La giovane non era preparata a
incontrare una segretaria. Le avevano detto che avrebbe incontrato
direttamente il signor E. Cullen. La giovane si riprese, non poteva
fare brutta figura nella sua prima ora in quel tempio sacro. La
sicurezza non era una delle sue doti principali, ma cavolo! Era
riuscita a varcare la soglia della Guns n’ Cullen, qualcosa
doveva pur voler dire!
La donna non attesa la risposta
della giovane e si alzò dalla sedia, mettendo in mostra il suo
bel pancione di quasi sette mesi.
“mmm, capisco. Tu devi essere la mia sostituta.”
“la tua sostituta?” la ragazza stava per chiedere quali mansioni dove svolgere quando un ennesimo plin annunciò l’arrivo di un altro visitatore.
“merda...” Isabella si
lasciò sfuggire un’imprecazione sottovoce non proprio
fine, poi riprese il suo migliore sorriso ad uso e consumo di un Edward
decisamente imbufalito.
“Isabella Marie Swan!”
“ecco il grande capo signorina...”
“Kate Lancaster.
Piacere.” Le due donne fecero solo in tempo a stringersi la mano
che Edward si mise tra di loro con uno sguardo assassino ignorando
completamente la giovane Kate.
“dovresti essere a casa, non in ufficio.”
“un secondo solo
Edward.” Alzò la cornetta del telefono che squillava e
rispose con tono professionale. “qui ufficio di Edward Cullen.
Sono Isabella, con chi ho il piacere di...” Edward si era sporto
oltre il tavolo e aveva interrotto la chiamata.
“ma sei impazzito?”
Isabella gli sventolò sotto il naso la cornetta prima di
sbatterla sul telefono. Era decimante arrabbiata e presto gli animi si
sarebbero riscaldati ancora di più.
“tu sei impazzita non io!”
“poteva essere una cosa
importante.” Bella decise che aveva ragione. Ignorando ancora una
volta il suo compagno chiamò lo Starbucks da cui era solita
ordinare la colazione al suo capo. Stava appunto ordinando il
caffè, il muffin e una tazza di tè per sé,
accarezzandosi il ventre gonfio, quando Edward fece la sua contromossa.
“perfetto, se la metti
così, io chiamo tuo padre.” Isabella sbiancò per un
solo secondo. Charlie era stato decisamente troppo euforico e troppo
eccitato per l’arrivo del nipotino. Immaginava un’intera
squadra di calcetto. Decisamente troppo, troppo eccitato per i gusti
della figlia. Per trattenere il suo spirito di nonno felice, aveva
accettato con sollievo l’idea di Edward di fargli dirigere la
sede di Seattle. Dopotutto era pur sempre Charles Menton.
Isabella completò il suo ordine con incredibile no calanche e prese anche lei il suo cellulare.
“e io chiamo tua
sorella.” Alice Cullen era sempre pronta a strigliare il fratello
se avesse fatto qualcosa che dispiaceva alla sua nuova cognata. Lei
sì che era sempre dalla sua parte, anche quando Isabella faceva
di testa sua. Forse perché per ora Alice voleva tenere nascosta
la sua relazione con un capitano dei marine e l’unica a
conoscenza della storia appena iniziata era proprio la quasi cognata.
Ciò che seguì le
dichiarazioni di alleanza fu un vero inferno. La povera Kate Lancaster
che assisteva ignorata, incredula e sbalordita al litigio, non sapeva
più cosa pensare. Credé di essere nel bel mezzo a una
battaglia.
O a un litigio tra innamorati.
Beh, lettore, noi sappiamo che era
la seconda opzione. Erano passati alcuni anni da quel giorno sulla
spiaggia dove si erano dichiarati, ma Edward e Isabella non erano
cambiati molto.
Lei lavorava al reparto di Ricerca e Sviluppo,
aiutava Edward a trovare una segretaria all’incirca ogni sei mesi
(più o meno abbandonavano tutte per l’esaurimento nervoso
che il signor E. Cullen provocava loro. Edward aveva standard molto
alti e sotto sotto voleva ancora Bella al suo fianco) ed era incinta.
Lui era sempre il temutissimo Squalo Cullen, lavorava come un pazzo ed era sempre più innamorato.
“tutto ciò con cambia le cose, Bella! Tu non dovresti essere qui.”
“sto solo rispettando le tue
condizioni. Ti sto aiutando a trovare una nuova segretaria!”
Isabella indicò la ragazza rimasta silenziosa spettatrice di
quel quadretto.
“scusate...” per la prima volta Kate tentò d i intervenire, ma Edward l’anticipò.
“me la cavo benissimo da solo.”
“oh, si vede.”
Ribatté lei ironica. “La tua programmazione settimanale
è uno schifo.” Bella alzò teatralmente un lato
dell’agenda per poi farla sonoramente ricadere sul legno.
“se non facevi scappare l’ennesima assistente che ti avevo
trovato, non saremmo qui!”
“tu non capisci che devi
riposare?!” il signor Cullen si stava per mettere le mani nei
capelli. Isabella era diventata decisamente più testarda da
quando era in dolce attesa.
“sto mantenendo la mia parte
di condizioni, ricordi? Devo aiutarti a trovare la persona adatta. Non
è colpa mia se tu le fai scappare tutte! Se lei sarà
adatta...”
“scusate!” Kate era stanca che parlassero come se lei non fosse presente.
“che c’è?”
entrambi si voltarono urlando contro Kate che indietreggiò di un
passo. Isabella si sedette sulla sedia mentre Edward prese
elegantemente posto sulla scrivania, una gamba a penzoloni e
l’altra a terra, le braccia incrociate. Dedicarono tutta la loro
attenzione alla malcapitata.
“io non sono qui per il posto di segretaria.” Sussurrò la signorina Lancaster.
Edward e Isabella si guardarono sorpresi.
“ecco...” Kate estrasse
una lettera dalla valigetta che aveva con sé. “è
del professore Dywer e...”
“ma certo! Devo avere anche
da qualche parte il suo curriculum.” Bella batté la mano
sulla scrivania e si alzò, sgridandosi mentalmente per essersi
dimenticata il nome della sua futura apprendista. “Edward ti
accontento e me ne vado. Lei invece venga con me, le faccio vedere dove
lavorerà.”
“ehi, ferma!” Edward
non era stato avvisato che Philip Dywer, divenuto insegnante al MIT di
Boston, aveva preso accordi con la nipote perché i suoi studenti
più brillanti facessero un periodo di stage presso la Guns
n’ Cullen dopo la laurea. “accompagnala e poi affidala a
Roger. Tu vai a casa. Non costringermi a toglierti il badge o a dire
alla sorveglianza che non ti facciano più entrare.”
Isabella schiumava dalla rabbia.
Sapeva che tutti facevano quello che Edward voleva, solo lei gli poteva
tenere testa. Stava per ribattere quando l’ascensore si
aprì di nuovo. Sembrava che il tempo quel giorno fosse scandito
dal suo plin.
Angela Weber stava accompagnando un
giovane e riccio biondino ridacchiando e chiacchierando. Sembrava
esserci del feeling tra i due.
“oh, signor Cullen...”
Angela arrossì vistosamente mentre Edward la guardava
sconcertato. “lui...lui è...”
“signor Cullen, è un
piacere conoscerla. Ben Cheney.” Il giovane tese la mano e tolse
d’impiccio l’avvocatessa. “mi aveva fissato un
appuntamento per il posto come suo assistente questa mattina. La
signorina Weber è stata così gentile da mostrarmi la
strada.” Sorrise in direzione della signorina, sempre più
imbarazzata.
“bene,”trillò
Bella con eccessiva gioia per spezzare l’odioso silenzio
creatosi. “signor Cheney le auguro buon lavoro e tenga duro, mi
raccomando. Edward fa in modo che non si licenzi tra una settimana e
torna a casa presto. Kate, Angela, voi scendete con me?”
Isabella prese la via dell’ascensore ma poco prima che vi entrasse, Edward la fermò.
“ti amo pazza
sconsiderata.” Le sussurrò in orecchio, sapeva che lei
odiava le sue esternazioni sentimentali, ma in quel momento doveva
dirglielo, soprattutto dopo l’acceso scambio di opinioni.
“minaccia ancora di chiamare
mio padre e dormi sul divano.” Gli rispose lei, tirandolo per la
cravatta. Era il suo modo per dirgli ti amo.
“e tu vai a casa.” Isabella scosse la testa. Non si arrendeva proprio...
Si lasciarono con un sorriso.
Nell’ascensore, Bella
spiegò brevemente alla nuova ragazza cosa avrebbe dovuto fare.
In poche parole sarebbe dovuta essere la sua assistente. Suo nonno
aveva pensato di mandargliela prima del previsto, un aiuto per la
gravidanza. Anche lui era decisamente esaltato perché diventava
bisnonno.
Lasciò la giovane a firmare
il contratto con Garrett, l’apprendista di Angela. Invece lei si
dedicò a interrogare quella che era diventata dal lontano giorno
della spa, una cara amica. L’avvocatesse aveva lasciato Eric
Yorkie, quello della contabilità che faceva il filo a Bella, il
lunedì dopo, al rientro a New York, esattamente come predetto
dallo Squalo.
“che è successo con il giovane signor Cheney?”
“niente. Alla reception il suo nome non risultava, quindi l’ho salvato. Sono degli incompetenti.”
“intendevo in ascensore, Angela.” Ribatté Bella con un sorrisetto malizioso.
L’altra negò qualsiasi
cosa sempre arrossendo, ma poi chiese se andava troppo contro le regole
aver accettato un drink da Ben.
“in teoria quando l’ho
accettato lui non era ancora l’assistente del capo...” si
difese. “solo un drink di ringraziamento...”
“se il grande capo Edward vi
crea del problemi mettendo in mezzo politiche aziendali e regole di
comportamento, tu vieni da me e dimmelo. Poi sì che dorme sul
divano. Lui le ha infrante tutte.”
Isabella Swan, ragazza arrivata con
un grande sogno a New York, aveva scoperto ingombranti verità
sul suo passato ma aveva trovato anche qualcosa di ben più
prezioso. Era restia ad ammettere i suoi sentimenti, ma al suo compagno
non interessava molto perché lei sapeva dimostrargli ogni giorno
la portata del suo amore.
Apparve dal nulla Edward con una tazza di Starbuks in mano.
Isabella lo vide e gioì, le
aveva portato il suo tè. Prima che lui raggiungesse le due
donne, lei si mise una mano sulla pancia e sorrise all’amica.
“ci sposiamo.”
FINE
p.s dell'autrice
(che in questo momento non è del tutto in sè, vista la
parolina che c'è lì sopra): ebbene siamo giunti alla fine
di questa storia.
Dopo 23 capitoli, un prologo, un epilogo e 85 pagine word, Love Shoting si chiude qui.
Non ci sarà un seguito. Mi sembra che la storia sia bella
conclusa in questo modo (e io sono una frana con i sequel
ù_ù)
Tornerò a pubblicare storie a settembre (credo. a meno che ci sia l'occasione per qualche one shot), prendendomi questa
estate di pausa. Forse continuerò il seguito di Io, a Beverly
Hills oppure ne nascerà una nuova in onore della seconda parte
di Breaking Dawn oppure che ne so...una storia totalmente ooc e au come piace a me, condita con un pizzico di storia...
Per ora posso solo dire un immenso
GRAZIE a tutti voi che mi avete sostenuto nonostante i tempi biblici di aggiornamento.
GRAZIE per gli 86 PREFERITI
GRAZIE per i 314 SEGUITI
GRAZIE per i 26 RICORDATI
GRAZIE per le quasi 300 recensioni.
un GRAZIE speciale a sweet_ebe che sempre consiglia e sopporta.
A presto, Sara.
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