1960 the sound of silence
The sound of silence
Ti rigiri nel letto al buio, sola, agitata ma silenziosa.
Non uno spiraglio di luce sembra filtrare dalle fessure della serranda, non un suono giunge alle tue orecchie.
Respiri l'aria fredda della notte, lentamente, e questo inizia a
calmarti, mentre gli occhi si abituano all'oscurità ed inizi a
scorgere, vaghi, i contorni della tua stanza. Allora infili la testa
sotto le coperte spesse e ti metti in ascolto.
Non senti un suono?
Non senti come un fruscio, una voce sottile, musicale, lontana lontana chiamarti?
Te ne lasci sedurre, cullare, trasportare, ne accogli ogni lieve
vibrazione ed è in quel momento che il mondo materiale non ha
più forma, né sostanza, né importanza. Avviene l'
incontro. Il colloquio.
Hello darkness, my old friend
I've come to talk with you again
because a vision softly creeping
left its seeds while I was sleeping
and the vision that was planted in my brain
still remains, within the sound of silence.
Non sapresti spiegarlo, e al mattino non lo ricordi nemmeno con
precisione, ma per qualche ragione, quasi l'oscurità liberasse
la natura della tua coscienza, come quando eri piccola, un' immagine,
un volto del giorno ti si staglia davanti, una figura chiara,
indimenticabile, luminosa nelle tenebre silenti. Ed è l'
oscurità stessa il qualcosa, la morbida, avvolgente
entità che presta orecchio ai tuoi pensieri confessati
più segreti e delicati, indistinti ma sinceri, chiari eppure
privi di un filo logico, razionale, mentre lentamente scivoli nel sonno.
Il buio, il buio non è mai stato un nemico per te, non ne hai
mai avuto timore, neppure nelle tante notti insonni, eppure calme,
trascorse da bambina mite e sola. E sei lieta che l'antica sensazione,
tanto spesso provata in precedenza, sia torntata d'improvviso a farti
visita, inaspettatamente eppure al giusto momento.
Mani nere ti carezzano il corpo, braccia delicate ti stringono
dolcemente, raggomitolata, fino a quando, il volto di Stuart davanti
agli occhi ed il suo nome sulle tue labbra che si dispiegano in un
lieve sorriso, dita di vento ti abbassano le palpebre, e palmi
vellutati ti si posano sui lobi, trasportandoti nell'inconscio.
Com' é? Primo notturno del racconto -ce ne saranno altri,
presumo. Un secondo capitolo non meditatissimo, in cui non so
perché ma ho ficcato Simon and Garfunkel, e... ditemi cosa ne
pensate voi.
Grazie mille a Writ per la collaborazione nello splendido (modestamente) banner!
|