"Last flight home"
E poi che sarebbe successo? Tra poche ora avevano l'aereo; sarebbero
tornati a casa dalla loro famiglie, dai loro
affetti, dai loro amici più stretti, avrebbero
cominciato a riallacciare vecchi rapporti e si sarebbero persi di vista
come al solito, oppure avrebbero mantenuto quel rapporto
complice e malizioso che avevano instaurato durante l'ultimo
tour, notte dopo notte, quando sul palco si erano resi conto l'uno
dell'esistenza dell'altro.
Alex sospirò,scorgendo il suo riflesso in una vetrina, e si
sistemò i capelli scompigliati, cercando di dar loro una
forma che non somigliasse a uno scapestrato nido d'uccelli fatto in
dieci minuti e poi abbandonato subito dopo per un nido più
comodo e sicuro. Si passò una mano lungo la guancia pallida,
per niente abbronzata da questi ultimi giorni di sole, e si
domandò se sarebbe mai riuscito a colorarsi degnamente.
Girava in tondo da ore e pensava, pensava, pensava; pensava a tutto e a
niente, a Jack, ai suoi sentimenti, a quando la sera prima i loro corpi
si erano uniti e a quando si era svegliato e l'aveva trovato trovato
lì, immobile, perso nel mondo dei sogni; a quando erano
andati in spiaggia e avevano ballato fino a cadere sconvolti sulla
sabbia calda e a quando aveva impedito che inciampasse su un cavo, al
concerto precedente.
Pensava a tutte le sfumature del loro rapporto, ma allo stesso pensava
a niente; perché in effetti era quello che caratterizzata la
loro relazione: la mancanza di dichiarazioni, di
ufficialità, di un minimo cenno che facesse capire ad Alex
che il suo chitarrista l'amava davvero, oltre ad amare il suo corpo e
ad usarlo come giocattolo. Mancava un qualcosa d'importante ma non
osava dirlo per paura di perderlo, di perdere la sua dolcezza, il suo
profumo pungente sulla pelle, il suo tocco bollente e deciso, i suoi
sguardi pieni di magia e sentimento.
Era andato più volte a ripiegare su quei discorsi, aveva
cercato spesso di capire cosa gli frullasse per la mente, ma Jack
Barakat era anche l'uomo più sfuggente e imperscrutabile al
mondo, oltre ad essere l'unico che riuscisse a farlo sentire
così vivo, e non era mai riuscito a cavare un ragno dal buco.
Eppure quando erano da soli era così dolce, così
premuroso, così.. così se stesso, come se in
tutti gli altri momenti della giornata non facesse che nascondersi
dietro una maschera di finzione, dietro un personaggio creato apposta
per lui, un sorriso che non gli apparteneva veramente. Le sue mani, i
suoi baci, i suoi sguardi - tutto di lui lo faceva sentire amato e
protetto, ma durante il giorno nei suoi occhi non c'era traccia di quel
romanticismo che gli riservava ogni sera, concerto dopo concerto, letto
dopo letto, e Alex si era trovato più volte a domandarsi
fino a che punto il chitarrista fosse disposto a rischiare per lui,
fino a che punto sarebbe andata avanti quella storia.
Che si vergogni di me?
La domanda era arrivata all'improvviso e altrettanto improvvisamente
gli aveva portato via il respiro, ogni particella di ossigeno presente
nei suoi polmoni stanchi e addolorati, ogni barlume di speranza
presente nelle sue piccole vene. Gli aveva portato via tutto,
lasciandolo solo e frastornato nel bel mezzo all'aeroporto, a
una mezz'ora dalla partenza e dal loro famigerato ritorno a casa, di
cui improvvisamente non si preoccupava più.
E se fosse stato vero? Se a Jack fosse importato solo di portarselo a
letto? Se quando sarebbero tornati alla loro vita di tutti i giorni,
l'altro l'avrebbe lasciato a marcire nel dimenticatoio insieme a tutte
le sue ex?
Si sentì invadere da un senso di nausea e malessere e si
strinse la bocca dello stomaco con le braccia, piegandosi in avanti
come se gli avessero appena mollato un pugno, e chiuse gli occhi,
cercando con tutto se stesso di deglutire e mandar via quel groppo
enorme che gli aveva assalito la gola al solo pensiero di Jack.
No, non si sarebbe dimenticato di lui; Alex era speciale, glielo diceva
sempre, ogni volta che mettevano piede su uno stage, e poi era il suo
cantante, il suo migliore amico, il suo confidente, e tante volte si
erano trovati a condividere baci e letti, anche prima di quest'ultimo
tour, quindi non si sarebbe scordato di lui in alcun modo.
Eppure, nonostante continuasse a ripeterselo e a cercare di calmarsi,
un dubbio continuava a roteare e lacerare la sua mente, vorticandogli
in ogni angolo libero e scacciando ogni pensiero positivo, lasciandolo
in preda allo sconforto e alla paura più profonda. Non
voleva perdere Jack, non ancora, aveva bisogno di lui.
Cercò di rimettersi in piedi e far finta di niente e lo
cercò con lo sguardo, notando che lo stava osservando con
occhi vitrei e imperscrutabili e sentendosi improvvisamente una specie
di pagliaccio. Da quanto era lì? Da quanto lo osservava
straziarsi, piegarsi e soffrire? Perché non gli era venuto
incontro e non l'aveva aiutato?
"Alex?"
La sua voce era meno roca del solito, notò Alex
mentre il ragazzo si avvicinava. Distolse lo sguardo e
aspettò.
"Alex,
va tutto bene?"
"Jack, cosa sono io per te?"
Deglutì
e faticò a non guardarlo, mentre la domanda rimaneva sospesa
nell'aria, elettrizzata e tesa.
"Tu sei il mio sole e la
mia luna, la mia malattia e la mia medicina, la mia chitarra e il mio
amplificatore. Sei tutto ciò che possa desiderare da un
ragazzo, tutto ciò che possa desiderare dalla vita"
Alex rimase in silenzio per un paio di secondi, mentre il
corpo gli veniva scosso da tremiti di sollievo ed emozione; sentiva lo
sguardo sincero di Jack premuto contro di lui, ma non voleva
baciarlo, non ancora. Jack lesse la sua confusione nei suoi occhi e si
morse il labbro, poi sospirò e tornò a guardarlo.
"L'unico motivo per cui
non l'ho lasciato vedere agli altri è che pensavo che ne
avresti sofferto una volta a casa: sai come sono fatti i ragazzi al
giorno d'oggi, come trattano il diverso e come non esitano a colpire
qualcuno che non la pensa come loro, no? Non potrei mai perdonarmi se
un giorno qualcuno si permettesse di deturparti quel visino
meraviglioso che ti ritrovi, se ti prendesse in giro o se anche solo ti
torcesse un capello, capisci? Per questo mi sono tenuto i miei
sentimenti per me per tutto questo tempo, perché avevo paura
che a pagarne le conseguenze saresti stato tu e l'ultima cosa che
desidero è vederti soffrire ancora."
Alex alzò lo sguardo verso di lui, si morse il
labbro ed esitò un attimo, poi sorrise e aprì le
braccia, lanciandogliele al collo e stringendolo il più
forte possibile, spingendo il suo volto contro il petto dell'altro e
annusandone il profumo acre e preoccupato. Jack sorrise e gli
baciò la nuca, facendo scorrere la mano fra i suoi capelli.
"Comunque stanne certo,
tra noi non finisce certo qui. Una volta arrivati faremo in modo che
tutti lo sappiano, ci guardino e pensino 'Cazzo, certo che quei due si
amano davvero!', che ne dici? Non perderò occasione per
abbracciarti, baciarti, farti mio e ricordare a tutti che sei solo di
mia proprietà, quindi preparati già da ora alle
figure di merda e all'imbarazzo che ti provocherò, Alex,
perché da ora in poi non mi staccherò
più da te"
Sorrise dolcemente e tacque, sentendo la tensione
alleviarsi e i muscoli del cantante rilassarsi fino ad adattarsi
perfettamente alla forma dei suoi, forti ma appena pronunciati. Gli
accarezzò delicatamente la guancia, come si accarezza una
bambola di porcellana particolarmente bella, lo guardò e poi
ruppe l'abbraccio, raccogliendo la sua valigia e avvicinandosi al
check-in, davanti al quale si era formata una lunga coda ordinata.
"Vuoi che cominciamo
ora?"
Sussurrò all'orecchio dell'altro e guardandolo
ridere. Prese la risata come una risposta affermativa, si
portò le mani attorno alla bocca a mo' di altoparlante e
urlò con tutto il fiato che aveva in gola:
"Signore e signori, il
bellissimo chitarrista Jack Barakat ha il piacere di annunciarvi di
stare con Alex Gaskarth, il ragazzo più bello, simpatico e
dannatamente sexy dell'intero pianeta!"
Qualcuno rise, qualcuno applaudì e Alex
avvampò, nascondendosi dietro a un depliant dell'aeroporto
sotto lo sguardo divertito di Jack, che lo trascinò verso di
se e s'impossessò di nuovo delle sue labbra.
"Mi dispiace per te,
Gaskarth, ma non ti libererai mai più di me"
Mormorò sulla sua bocca, abbandonandosi a un nuovo, lungo
bacio. Alex rabbrividì nel sentire di nuovo il suo sapore e
cercò di divorarne l'essenza,, con grande piacere del
chitarrista, che gli prese la testa tra le mani. I due si staccarono,
si guardarono in faccia e sorrisero, entrambi contenti della piega che
avevano preso le cose.
"Sono contento che tu
esista, Jack"
"Sono contento che tu
sia mio, Alex"
Alex arrossì e lo prese per mano, porse il biglietto alla
dipendente ed entrò nel tunnel, dirigendosi verso l'aereo.
Quell'ultimo volo per casa sarebbe stato completamente diverso da come
l'aveva immaginato prima d'ora, e la cosa non avrebbe potuto renderlo
più felice.
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