Hyarbor’s Chronicles
Capitolo
VI
Athalald
Il
vortice d’aria prodotto dallo sbattere delle ali membranose del
gigantesco drago li avvolse sollevando polvere e pietrisco e li
costrinse a chiudere gli occhi per alcuni attimi. Quando li
riaprirono, il drago si era spostato e stava atterrando all’interno
del cratere. Uno scheletro venne raggiunto da una delle ali e andò
in mille pezzi.
-
Un drago rosso - mormorò Soda raggiungendo Obert e Deadlight
sul piccolo sperone di roccia all’uscita della grotta - pensavo
che ormai fossero del tutto estinti, erano anni che nessuno ne aveva
più visto uno in vita -
-
Non sembra feroce - intervenne Linna sporgendosi per osservarlo
meglio.
Il
gigantesco animale non sembrava minimamente interessato a loro. Si
era accovacciato accanto ad una pozza di magma e sembrava che stesse
per mettersi a dormire.
Aveva
sulla schiena decine di segni di battaglie, ferite più o meno
profonde che, anche se guarite avevano lasciato dei segni ben
visibili. Obert si domandò che razza di animale poteva aver
causato delle ferite cosi grandi ad un drago di quella mole
-
Un altro drago - rispose a quella sua curiosità Gobert -
spesso si battono per una femmina, o per un territorio, o anche solo
per dimostrare chi di loro è il più forte - poi si
lasciò scivolare a terra mettendosi dietro una roccia ed
iniziò a passare una pietra sul filo della sua ascia - è
molto vecchio, ed ha combattuto molte battaglie, è venuto qui
per l’ultimo riposo, non disturbiamolo -
-
Dobbiamo prendere le scaglie! - gli ricordò Linna - Non
possiamo aspettare che muoia, potrebbero volerci giorni -
-
Tu cosa dici Obert? - domandò Olsen passando la decisione al
giovane guerriero - L’incarico è il tuo -
-
Già - mormorò indeciso spostando lo sguardo dal
gigantesco drago che ormai sembrava del tutto addormentato alle
scaglie e viceversa. Non gli sembrava un impresa cosi impossibile.
Il
vecchio animale era alla fine dei suoi giorni ed era addormentato. Un
bel mucchio di scaglie era abbastanza distante a dove si era
accovacciato e scendere da quello sperone di roccia al fondo del
cratere non sembrava un impresa cosi difficile.
In
fondo non doveva fare altro che scendere con molta cautela e senza
fare rumore, andare a prendere le scaglie e ritornare su. Se non
avesse fatto troppo rumore il bestione non l’avrebbe sentito ed
avrebbe continuato a dormire indisturbato fino alla fine dei suoi
giorni.
Certo,
ci poteva sempre essere il rischio che si svegliasse. Ma la vita di
un avventuriero non è sempre piena di rischi del genere?
-
Bene - decise - scendo a prendere le scaglie, voi aspettatemi qui -
-
Io vengo con te! - gli dissero quasi in corso Deadlight e Linna. Le
due ragazze si lanciarono un occhiata quasi di sfida.
-
Vengo anche io - si propose improvvisamente Butch - dicono che le
scaglie di drago tritate siano utili per molte pozioni e possono
essere vendute a prezzi molto alti -
-
Nessun altro? - domandò ironicamente Obert guardando il resto
del gruppo. La sua intenzione era quella di scendere da solo e non in
gruppo. Una sola persona avrebbe avuto molte più possibilità
di passare inosservata e, soprattutto, avrebbe fatto meno rumore -
Butch, andremo solo io e te - con un dito zittì Deadlight che
stava tentando di ribattere - andiamo - e senza attendere oltre
scavalcò il piccolo rialzo dello sperone di roccia ed iniziò
a scendere lungo le pareti interne del cratere facendo attenzione a
non smuovere troppo pietrisco per non fare rumore.
Lanciando
uno sguardo dietro controllò chi lo stesse seguendo e, con un
misto di invidia e di ammirazione vide Butch che stava scendendo
senza sollevare neanche una pietruzza. Poco più sopra vide il
volto di Deadlight che lo stava seguendo con lo sguardo.
C’erano
ovviamente anche i volti di tutti gli altri che li stavano seguendo
con lo sguardo, ma in quel momento Obert vide solo quello della
giovane mezzelfa dai capelli celestini.
Un
cupo gorgogliò richiamò la sua attenzione sul drago.
Anche
se le scaglie erano abbastanza distanti dall’animale, il punto
in cui sarebbero scesi era a meno di una cinquantina di passi dal
drago e, giunto quasi a metà strada nella sua discesa riusciva
ormai a sentire il respiro basso e rumoroso della bestia.
Improvvisamente
dalla pozza di magma esplose una bolla di lava incandescente facendo
un rumore impressionante.
Quasi
congelati, Obert e Butch si arrestarono di botto fissando i loro
sguardi sul drago. Se si fosse svegliato in quel momento li avrebbe
visti di sicuro, acquattati contro la parete come due insetti, con la
scelta di lasciarsi cadere in basso e cercare di sfuggirgli correndo
o quella di tentare di risalire di corsa fino allo sperone e da li
infilarsi precipitevolmente nella grotta.
Comunque
fosse andata, se il drago si fosse svegliato in quel momento per loro
c’erano molte possibilità di finire arrostiti o
schiacciati dal gigantesco animale.
Per
loro fortuna, il vecchio animale o aveva il sonno decisamente pesante
o, oltre ad essere orbo di un occhio, era anche sordo e, con un cupo
borbottio continuò a dormire.
Con
un lungo respiro ripresero la loro discesa mentre, più in
alto, Deadlight riprendeva a respirare.
Quando
Obert raggiunse il fondo del cratere era madido di sudore ed
accaldato anche a causa della corazza che non aveva tolto prima di
iniziare a scendere e che ormai avrebbe dovuto tenere. Maledicendo il
momento in cui non aveva pensato a togliersela, attese che il ladro
lo raggiungesse iniziando a esplorare con lo sguardo il fondo di quel
cratere.
La
polvere lavica si era depositata in più strati e, ad ogni
passo sollevava una nuvoletta di polvere finissima grigia che
rischiava ogni volta di farlo tossire. L’aria era decisamente
calda e l’odore di zolfo era quasi insopportabile, soprattutto
nei pressi delle pozze di magma o di fango bollente.
Un
tocco sulla spalla lo avvertì dell’arrivo di Butch e,
guardandosi senza parlare si scambiarono le loro prime impressioni a
gesti.
Butch
gli indicò il drago che dormiva e gli suggerì di
camminare a ridosso della parete, il più lontano possibile
dall’animale. Con un gesto della testa Obert gli rispose che
aveva capito e, cercando di non sollevare troppa polvere lavica
iniziò a camminare dietro al ladro che, con mille cautele
iniziò ad avanzare verso il punto in cui avevano visto le
scaglie.
L’esplosione
di una nuova bolla di magma fece voltare i due avventurieri verso il
drago.
Dannazione,
pensò Butch vedendo i piccoli crateri che si aprivano sul
fondo del vulcano come i buchi in una forma di formaggio. Sembrava di
stare dentro un pentolone in ebollizione.
Improvvisamente
il drago mosse la coda prima in alto e poi di lato, quasi a spazzare
l’aria.
Lo
spostamento d’aria investì con una nuvola di polvere
grigia i due avventurieri che si ritrovarono nel giro di pochi
secondi completamente ricoperti da una sottile patina grigia. Poi un
tonfo pesante li informò che la coda era tornata al suo posto,
ferma.
Un'altra
emozione del genere e Obert se la sarebbe fatta sotto. Ne era certo.
Accidenti,
voleva fare l’avventuriero, sicuro. Ed un avventuriero di
sicuro non se la fa sotto durante un’avventura.
Ma,
cavolo, era a meno di quaranta passi da un drago grande quanto un
galeone, pesante quanto una piccola montagna e con un alito
decisamente infiammabile, avere un po’ di paura è del
tutto naturale
Comunque,
cercando di respirare con più tranquillità, riprese ad
avanzare seguendo Butch.
Sembravano
tutti e due delle statue che si muovevano. Il verde brillante del
vetro dell’armatura di Obert era completamente ricoperto dalla
polvere che gli si era insinuata persino dentro la casacca e,
mischiata con il sudore che gli scorreva a fiotti sulla pelle
arrossata dal caldo, gli stava dando un fastidioso prurito.
-
Puoi respirare ora - le sussurrò Linna - il drago è
ancora addormentato -
-
Dove sono ora? - mormorò Deadlight tornando a guardare verso
il fondo del cratere. Quando aveva visto la coda del gigantesco
animale rosso muoversi e spazzare l’aria aveva chiuso gli occhi
attendendo di sentire le grida di Obert e di Butch che venivano
divorati. Adesso che era tornata a guardare non riusciva però
a trovare i due avventurieri.
-
Li - gli indicò due macchie indistinte nel grigiume spezzato
solo dal rosso del drago e delle pozze di magma che avvolgeva il
fondo del cratere.
-
Cos’è quello? - sibilò improvvisamente Olsen
indicando una terza macchia grigia lunga quasi due metri che
lentamente si stava avvicinando ai loro due compagni.
-
Cosa? - gli domandò Linna cercando di aguzzare la vista -
Cosa hai visto? -
-
Uno scorpione grigio! - disse Deadlight portandosi le mani davanti
alla bocca per soffocare un grido - Non lo hanno visto! -
Lentamente
la macchia grigia si stava avvicinando ai due avventurieri che,
concentrati nell’avanzare senza fare troppo rumore, guardavano
solo davanti a loro gettando di tanto in tanto uno sguardo al drago
per vedere se ancora dormiva, e, non si curavano di ciò che,
invece, gli si stava appropinquando di lato.
-
Ferma! - bloccò la mezzelfa Gobert prendendola per un braccio
e costringendola a riaccucciarsi dietro la sporgenza dello sperone di
roccia - Se urli adesso rischi di svegliare il drago, in questo
cratere c’è un eco non indifferente, un urlo potrebbe
sentirsi a miglia di distanza -
-
Ma, Obert - lo guardò disperata - lo scorpione - poi, come se
improvvisamente si fosse ricordata di qualcosa, scattò di
nuovo in piedi divincolandosi dalla presa del nano e, preso l’arco
che portava quasi sempre a tracolla ed una freccia dalla faretra che
portava invece appesa alla cinta scoccò un tiro che andò
a colpire lo scorpione proprio sul dorso.
Un
colpo che l’aracnide gigante quasi neanche avvertì
grazie alla sua corazza di chitina ma che fece voltare da quella
parte Butch che, sgranando gli occhi vide la gigantesca bestia ed il
suo pungiglione letale ormai a pochi passi da loro.
Subito
dopo un'altra freccia andò a colpire di nuovo lo scorpione
che, agitando la coda come per scacciare un insetto fastidioso
continuò ad avanzare verso i due avventurieri ormai consci di
che pericolo li stava aspettando e che avevano sfoderato le spade e
si stavano preparando a battersi.
Di
fuggire neanche a parlarne. Per quanto veloci potevano correre, lo
scorpione li avrebbe comunque raggiunti e quindi tanto valeva provare
a battersi li, sperando, ovviamente, che il drago, disturbato dal
rumore del combattimento non decidesse di svegliarsi.
Fu
Obert a sferrare il primo colpo. Un fendente da destra a sinistra
diretto verso una delle zampe anteriori del gigantesco aracnide che,
seppur colpito, però non mostrò di aver subito danni.
La
sua corazza chitinosa era alquanto resistente e la spada di vetro,
sebbene molto affilata, rimbalzò con un rumore secco
trasmettendo la vibrazione dell’impatto ai polsi del guerriero
che, anche a causa del sudore, se la lasciò sfuggire di mano
trovandosi tutto di un tratto disarmato. Imprecando sottovoce si
gettò di lato per evitare un affondo del micidiale pungiglione
che colpì la roccia scheggiandola. Rotolando su se stesso,
poi, Obert raggiunse la sua arma e, velocemente si rimise in piedi di
nuovo con la spada in pugno ed il cuore in gola.
Quello
scorpione non era come il ragno che aveva sconfitto pochi giorni
prima.
Anche
Butch tentò un attacco verso le zampe della bestia. Ma la sua
spada più corta lo costrinse ad avvicinarsi di più di
Obert al corpo dello scorpione e, ancor prima di riuscire a sferrare
il suo colpo venne raggiunto da un colpo di lato della coda che lo
mandò contro la parete di roccia.
L’urto
gli svuotò i polmoni dall’aria e lo costrinse a cadere
in ginocchio boccheggiando per cercare di riprendere fiato.
Come
se avesse capito la difficoltà in cui si trovava il ladro lo
scorpione puntò di nuovo verso di lui cercando di colpirlo con
il suo aculeo.
-
Vieni qua brutto bastardo! - sbraitò improvvisamente Obert
lanciandogli contro una pietra che rimbalzò sulla corazza -
Vieni qua! - l’eco all’interno del cratere moltiplicò
il grido amplificandolo, se il drago non si fosse svegliato con tutto
quel rumore voleva dire che era proprio sordo come una campana.
Lo
scorpione, attirato dal sasso si voltò verso Obert iniziando a
correre verso di lui mentre le frecce di Deadlight continuavano a
colpirlo senza però fargli alcun danno. Improvvisamente alle
frecce si unirono anche alcuni globi di fuoco. Soda aveva iniziato a
usare la sua magia.
Tuttavia,
anche i globi di fuoco non sembravano sortire un grande effetto.
-
Vive in questo cratere - capì Obert. Aveva sviluppato una
certa resistenza al fuoco ed i deboli globi di fuoco che Soda gli
stava scagliando contro non riuscivano a scalfirlo.
-
Lithis, madre di tutte le creature - invocò allora
Deadlight smettendo di scagliare frecce - io, una tua vergine
sacra ti chiedo di darmi il potere di ammaliare quello scorpione
- poi, scagliò una palla di energia verso la bestia che venne
centrata in pieno. Se l’invocazione avesse avuto effetto, lo
scorpione si sarebbe fermato ed avrebbe ubbidito agli ordini di
Deadlight.
Al
contrario, invece, lo scorpione colpito non solo non si fermò
ma aumentò la velocità continuando la sua corsa verso
Obert che intanto si stava preparando per sostenere l’attacco.
La
spada puntata verso la bestia, le gambe larghe e salde sul terreno,
lo sguardo fisso sul pungiglione che gli stava promettendo la morte
e, nella mente solo un idea, riuscire a colpirlo.
-
TOGLITI DI MEZZO - ruggì improvvisamente una voce poderosa
dietro le sue spalle.
Pur
non sapendo chi avesse parlato, Obert non se lo fece ripetere due
volte e, in tuffo, si lanciò di lato. Un attimo dopo una
vampata di fuoco lo sfiorò mancandolo di poco andando, infine,
ad avvolgere lo scorpione che, venne letteralmente incenerito.
-
Porca - rantolò vedendo gli ultimi brandelli di scorpione
volatilizzarsi poi si voltò verso il punto da dove era venuta
la fiammata e – graz… - la spada gli cadde di mano.
-
DI NULLA - gli rispose il gigantesco drago rosso guardandolo con il
solo occhio sano - MI PRESENTO, IL MIO NOME E’ ATHALALD E VOI,
DI GRAZIA, CHI SIETE? –
Deadlight
non era riuscita a trattenere un grido quando aveva visto il drago
alzare la testa e voltarsi verso Obert. Quando poi sentì la
profonda voce cavernosa dell’immensa bestia avvisare il
guerriero di spostarsi non aveva quasi creduto alle sue orecchie. Poi
aveva visto la fiammata che aveva incenerito lo scorpione e si era
convinta che adesso sarebbe toccato a Obert venir bruciato dal fuoco
del drago.
Si
stava svolgendo tutto cosi in fretta che non riusciva più
neanche a pensare.
Tentare
di ammaliare il drago? Una bestia cosi grossa non l’avrebbe
neanche sentita, attaccarla poi, era del tutto fuori discussione.
Non
era riuscita a fare nulla allo scorpione, figuriamoci ad un drago di
quella mole.
-
Oh? - boccheggiò Obert sentendo il drago parlargli. L’enorme
testa rossa riempiva tutto il suo campo visivo ed il calore che
emanavano le fauci lo stava facendo sudare. Dietro di lui Butch stava
tentando di farsi piccolo ed insignificante.
-
PARLATE LA MIA LINGUA? ORSU’, RISPONDETE - domandò di
nuovo il gigantesco drago.
-
Noi, noi siamo - tentò di rispondergli Obert sentendosi però
la lingua quasi morta nella bocca per la paura.
-
Ho sentito parlare di te! - urlò improvvisamente Soda
mettendosi in piedi sullo sperone di roccia ed iniziando ad agitare
le braccia per richiamare l’attenzione del drago –
Athalald, il drago che centoventi anni or sono ha difeso la nascente
città di Silfid dall’attacco dei pirati vero? -
-
ESATTAMENTE - si voltò verso il mago alzandosi in piedi e
portandosi con il muso quasi all’altezza dello sperone di
roccia - NON SI SPAVENTI MIA GIOVANE MEZZELFA, NON HO INTENZIONE DI
DIVORARVI, ANZICHENO -
-
Noi siamo qui per - iniziò a dirgli Soda venendo però
interrotto da Olsen che, sottovoce gli ricordò che i draghi
erano abbastanza suscettibili se qualcuno cercava di depredare le
spoglie dei loro compagni ormai morti - abbiamo fatto naufragio su
quest’isola e stavamo cercando di capire dove fossimo finiti -
-
QUINDI, PRESUMO CHE LE SCAGLIE DEI MIEI COMPAGNI MORTI NON VI
INTERESSINO? - gli disse ironicamente il gigantesco animale - QUANDO
SONO VOLATO QUI HO VISTO LA BARCA ANCORATA IN QUELLO CHE VOI CHIAMATE
APPRODO DEL DRAGO E NON MI SEMBRAVA UNA BARCA NAUFRAGATA - poi si
voltò verso Deadlight fissandola con l’occhio buono -
MIA BUONA MEZZELFA, VUOI DIRMI TU PER QUALE MOTIVO SIETE QUI? -
-
Sono qui per le scaglie dei tuoi simili ormai morti! - gli urlò
improvvisamente Obert - Mi hai sentito Athalald? Io sono qui per le
scaglie! -
-
Obert - sussurrò Deadlight con il cuore in gola.
-
ECCO, POTEVATE DIRLO SUBITO - mormorò - PRENDETELE ED
ANDATEVENE E, LASCIATEMI MORIRE IN SANTA PACE, ANZICHENO - poi tornò
ad accucciarsi accanto ad alcuni crateri pieni di magma bollente.
-
Non mi sembri cosi malridotto - gli urlò improvvisamente Linna
- perché dici che stai per morire? -
Il
grosso drago alzò nuovamente la testa girandola in modo da
poter guardare Linna con l’unico occhio che gli era rimasto.
-
HO VISSUTO MOLTI PIU’ DECENNI DI QUANTO TU POSSA IMMAGINARE,
MIA GIOVANE MEZZELFA - gli rispose placidamente - ED HO MOLTI PIU’
ANNI DI QUANTI VORREI, HO VISSUTO MOLTO A LUNGO, TROPPO ED E’
GIUNTO IL MOMENTO CHE MI RIPOSI -
-
Drago, ehm, scusa, Athalald! - richiamò la sua attenzione Soda
avanzando verso il muso del drago con l’indice della mano
destra alzato - Visto che tu hai vissuto molto a lungo ed hai anche
fama di essere molto erudito potresti aiutarmi in una mia ricerca? -
-
E SIA - borbottò emettendo un piccolo sbuffo di fumo che fece
saltare tutti di un passo all’indietro - COSA VUOI SAPERE? -
E
mentre Soda gli parlava del mago che aveva tentato di uccidere
Deadlight per invocare Bal-Llur e delle sue ricerche, Deadlight e
Linna scesero sul fondo del cratere insieme a Gobert e Olsen per
prendere le scaglie di drago.
Sparito
il rischio di svegliare il drago, Obert e gli altri diminuirono la
cautela nel muoversi sul fondo del cratere, e ripresero ad avanzare
stando solo attenti a non mettere per sbaglio il piede dentro una
delle pozze di magma o di fango bollente e a non passarci troppo
vicino per evitare che una bolla di magma esplodendo li colpisse.
Fu
Butch, all’improvviso a ricordare al gruppo una cosa che
sebbene sapesse molto di leggenda era conosciuta da quasi tutti gli
avventurieri.
Il
leggendario tesoro dei draghi.
Non
erano stati molti gli avventurieri che avevano provato ad affrontare
le ire dei draghi per scoprire se le voci che circolavano sui loro
favolosi tesori fossero vere o meno e, di quei pochi che ci avevano
provato erano rimaste solo alcune canzoni cantate dai bardi nelle
osterie.
Olsen
ricordò, allora, che una volta aveva sentito parlare di un
barbaro che aveva ucciso un drago nell’isola di Yr-Kalesh, la
sua terra d’origine, e che era tornato nel suo villaggio
portando con se oro e pietre preziose in tal quantità che gli
era stato necessario usare ben dieci cavalli per portarselo dietro
dalla tana del drago fino al villaggio.
Gobert,
invece, parlò di un nano che aveva affrontato un drago e che,
dopo averlo ucciso aveva trovato nella sua tana tanto di quell’oro
che, per dirla con le sue parole, avrebbe potuto comprarci tanta di
quella birra da farci ubriacare tutti i nani del mondo non per una
sola vita per almeno altre venti. Non ne aveva riportato che una
piccola parte, però, quanto bastava per farlo vivere agiato
per il resto dei suoi giorni, lasciando in quella grotta tutto il
resto senza dire mai a nessuno dove si trovasse.
Obert,
dal canto suo, non aveva mai sentito parlare dei tesori dei draghi.
Ma se esisteva la benché remota possibilità che li ci
fosse un qualche enorme tesoro, era loro dovere, come avventurieri,
cercarlo ed impadronirsene.
Deadlight
era, invece, titubante.
Era
attirata dall’idea dell’immenso tesoro, ma le venivano in
mente anche le parole che Arethis gli aveva detto quando gli aveva
chiesto quale era il compenso per prendere le scaglie di drago.
Per
colpa di quella sua avidità era stata sul punto di venire
uccisa. Era stata accecata dal miraggio di un guadagno facile. E non
voleva ripetere quell’esperienza.
-
Non mi direte che credete ancora a queste favole - intervenne
improvvisamente Linna non riuscendo a trattenere una risatina -
immensi tesori dei draghi, ma secondo voi, cosa se ne farebbe un
drago di un tesoro, pensate forse che accumuli oro e pietre preziose
per andare magari al mercato a comprarsi una vacca da mangiare, o per
farsi dare una limatine alle unghie? - poi si voltò ed indicò
Athalald che stava ancora parlando con Soda - Lo abbiamo visto
arrivare su quest’isola, dove avrebbe messo tutto il suo oro,
le gemme, i diamanti? -
Sentendosi
dei creduloni si guardarono tutti in faccia scoppiando infine a
ridere.
Linna
aveva ragione.
Cosa
se ne faceva un drago di un tesoro?
Era
una leggenda, una delle tante storie inventate o anche semplicemente
amplificate dai bardi per rendere più emozionanti le loro
storie.
-
Prendiamo le scaglie ed andiamo via - concluse infine Obert indicando
un mucchio di scaglie di drago di vari colori.
Ce
ne erano di rosse, blu, nere e verdi ed erano di dimensioni diverse.
Alcune era grandi come grossi scudi torre, mentre altre, più
piccole non raggiungevano le dimensioni di un piccolo scudo ed erano
ammucchiate a formare dei grossi cumuli alti un paio di metri e
larghi tre o quattro. Sparsi un po’ di qua e un po’ di
la, poi, c’erano molte altre scaglie singole.
Quella
strana conformazione destò una scintilla di curiosità
in Obert.
I
cumuli erano tutti accanto agli scheletri dei grossi draghi, e sul
motivo di ciò non c’era molto da cui pensare.
Le
scaglie si erano staccate dal corpo dell’animale morto ed erano
cadute.
Ma
questo non spiegava il perché fossero sistemate in cumuli cosi
ben costruiti.
Sembrava
quasi che qualcuno li avesse messi in quel modo per un motivo ben
preciso
-
Fermi un attimo - bloccò i suoi compagni poco prima che
iniziassero a demolire il primo cumulo - prendiamo le scaglie che non
fanno parte dei cumuli! -
-
Cosa? - lo guardò Butch incuriosito
-
Sento, sento qualcosa - sussurrò improvvisamente Deadlight
stando accanto ad uno dei cumuli - Lithis, madre natura, madre di
tutte le creature viventi e della terra, aiutami a capire - una
lieve luce argentea l’avvolse scompigliandole i capelli e
sollevandola di alcuni centimetri dal suolo come se fosse un turbine
d’aria, poi, rapidamente scomparve facendola tornare
delicatamente con i piedi a terra - credo sia meglio fare come ha
detto Obert -
-
Si, ma perché? - gli domandò Linna mettendoglisi di
fronte.
-
Perché in quei cumuli ci sono le uova dei draghi femmina che
sono venute a morire qui e che hanno deposto il loro uovo coprendolo
poi con le loro scaglie per proteggerlo e permettergli di schiudersi
- gli rispose con un sorriso lieve.
Lithis
le aveva mostrato un gigantesco drago femmina che si era posato sul
fondo di quel cratere. Era stanca, provata dal lungo viaggio che
aveva fatto e da tutti gli anni che aveva vissuto. Ma prima di
potersi lasciare andare al suo ultimo ed infinito sonno, aveva
deposto un solo uovo, lo aveva guardato con l’amore di cui solo
una madre è capace e se lo era messo accanto. Poi,
delicatamente aveva iniziato a staccarsi le scaglie con gli artigli
e, quando aveva visto che erano a sufficienza, le aveva usate per
ricoprire l’uovo.
Prima
di chiudere gli occhi per sempre aveva guardato di nuovo quello che
adesso era un cumulo, e, Deadlight non poteva esserne certa, un
secondo dopo Lithis l’aveva riportata al suo mondo e al suo
tempo, ma nel breve attimo in cui aveva potuto guardare gli occhi del
drago, gli era sembrato che fossero lucidi di pianto.
-
Se noi togliamo le scaglie, il piccolo potrebbe non nascere -
continuò voltandosi verso Obert.
-
Ce ne sono molte altre in giro - mormorò il giovane guerriero
chinandosi a raccoglierne una.
-
Mi sembrano anche più belle di quelle dei cumuli - disse poi
Butch raccogliendone una anche lui e guardandola contro luce.
-
SE AVESTE TOCCATO I CUMULI VI AVREI INCENERITO ALL’ISTANTE -
sentirono improvvisamente la voce di Athalald.
-
Forse ci può aiutare con Bal-Llur - li raggiunse Soda.
-
Gli ho parlato di cosa è accaduto - iniziò a spiegare
Soda a Obert e Deadlight mentre gli altri raccoglievano le scaglie e
le sistemavano in un mucchietto - del mago e di cosa stava per fare -
la mezzelfa rabbrividì per un istante - ed anche lui è
preoccupato quanto me di questa cosa -
-
HO CONOSCIUTO MOLTI MAGHI NELLA MIA LUNGHISSIMA VITA - aggiunse
Athalald - E QUANDO UN MAGO CERCA DI ALLEARSI CON FORZE COSI MALIGNE
COME BAL-LLUR NON C’E’ MAI DA STARE TRANQUILLI, ANZICHENO
-
-
In questi giorni che ho passato nella Gilda dei Maghi di Flatline ho
avuto modo di sentire voci molto gravi sulla attuale situazione tra
la Gilda e i maghi della torre di Saspit - continuò Soda -
sembra che stia per crearsi uno scisma tra di loro e la Gilda non può
tollerare una cosa del genere, anche perché, i maghi di Saspit
portano una buona fetta degli introiti delle casse della Gilda che,
non è disposta a perderne neanche una moneta d’oro -
-
Pensi ad una guerra? - gli domandò Obert.
-
Forse - mormorò pensoso - la Gilda di Flatline è
incaricata di riscuotere le tasse dalla torre di Saspit e di
mantenere i rapporti tra loro e la Gilda ha già inviato un
rappresentante tempo fa per chiedere di abbassare i prezzi dei loro
artefatti, ma non ha ottenuto nulla sembra che adesso ne invieranno
un altro con la stessa richiesta, qualcuno ha anche fatto il mio
nome, e se non si otterrà nulla, la questione verrà
portata davanti ai tre maghi supremi ed è risaputo che non vi
è armonia tra loro -
-
L’ultima volta che c’è stata una guerra magica la
popolazione ha sofferto moltissimo - intervenne Deadlight - me ne
hanno parlato al Cerchio di Pietra -
-
Si - annuì Soda - una guerra di maghi è peggio di una
guerra combattuta con mezzi tradizionali, entrano in campo forze
soprannaturali che sono difficilmente controllabili, elementi
dell’altro piano dell’esistenza, demoni ed altro e se
questo mago dovesse riuscire nel suo intento di evocare Bal-Llur ed
avere cosi il controllo di tutti i morti e non morti, su Hyarbor si
scatenerebbe l’inferno -
-
Cosa possiamo fare noi? - gli domandò improvvisamente Obert
accostandosi a Deadlight che ormai stava tremando visibilmente, le
passò un braccio intorno alle spalle per avvicinarla
ulteriormente a lui e fargli cosi sentire la sua presenza.
-
Ho cercato di decifrare le iscrizioni che abbiamo trovato nell’antro
del mago - gli rispose Soda - Bal-Llur è un dio molto forte,
ma per nostra fortuna è anche confinato in un piano
dell’esistenza difficile da raggiungere e da aprire, il rito è
molto difficile e solo pochissimi maghi possono riuscirci quindi, se
siamo fortunati, il nostro mago non è tra questi pochi eletti
ma la posta in gioco è troppo alta per rischiare, dobbiamo
trovarlo ed ucciderlo o almeno rendergli impossibile il portare a
termine l’invocazione -
-
Se ha bisogno di una mezzelfa potrebbe star dirigendosi verso Bosco
Sacro, la mia terra - inorridì Deadlight.
-
E’ il posto più logico dove potrebbe stare andando - la
guardò Obert - ci sono altre comunità mezzelfiche oltre
la tua ad Hyarbor? -
-
Mio padre mi disse una volta che c’era una comunità di
mezzelfi nella Foresta del Peccato Originale - gli rispose frugando
tra i suoi ricordi - non avevamo buoni rapporti con loro in quanto
era una comunità che non adora Lithis -
-
Chiederò a Linna di andare ad avvertire la tua comunità
- decise improvvisamente Obert - noi andremo a parlare con i mezzelfi
della Foresta del Peccato Originale - poi si voltò verso Soda
- se siamo fortunati potremmo anche incontrare per strada questo mago
e, allora sarebbe tutto risolto - dicendo questo portò la mano
sull’elsa della spada stringendola con forza, la mano della
mezzelfa si posò sulla sua.
-
Questa potrebbe essere una buona idea - annuì Soda - ma prima
occorre fare un’altra cosa - poi si voltò verso il drago
- Athalald mi ha detto che da qui si può accedere ad uno dei
templi di Bal-Llur, dobbiamo andarci e trovare una cosa -
-
NON SO SE SIA VERO - intervenne il drago - QUANDO ERO ANCORA UN
CUCCIOLO ED ANCORA NON AVEVO FORZA PER VOLARE VIA DA QUI, UN VECCHIO
DRAGO, MOLTO ANZIANO CHE VENNE A MORIRE IN QUESTO POSTO MI DISSE CHE
C’ERA UN ARTEFATTO MAGICO CHE POTEVA CONTRASTARE IL POTERE DI
BAL-LLUR E RIPORTARE NELLE TOMBE I MORTI -
-
Bal-Llur stesso si impadronì di quell’artefatto e lo
fece nascondere in un suo tempio - continuò Soda - con il
passare dei secoli, si perse traccia di questo tempio -
-
SEMPRE QUEL VECCHIO DRAGO MI NARRO’ CHE VIDE UN DIO SCENDERE IN
QUESTO CRATERE QUANDO LUI ERA ANCORA UN CUCCIOLO, APRI’ LA
TERRA E DISCESE NELLE VISCERE DEL VULCANO - ruggì Athalald
-
Se potessimo mettere le mani su quell’artefatto - mormorò
Soda guardando Obert e Deadlight.
-
Da dove si scende? - gli domandò improvvisamente la mezzelfa
stringendo la mano sopra la mano di Obert.
Finirono
di raccogliere le scaglie all’imbrunire e, riuniti intorno ad
un fuoco offerto gentilmente da Athalald iniziarono a discutere della
duplice missione che li attendeva.
Linna
scattò subito in piedi quando Obert gli chiese di andare a
Bosco Sacro. Era andata via da quel posto e non aveva nessuna
intenzione di tornarci.
-
Io sono stata cacciata da Bosco Sacro e non potrò mai più
tornarci - le spiegò Deadlight - e chiunque altro che non sia
un mezzelfo verrebbe immediatamente attaccato e cacciato dal bosco,
solo tu puoi compiere questa missione - la guardò con occhi
imploranti. Sebbene fosse stata scacciata dal suo popolo e condannata
a non poter mai più rivedere la sua famiglia, non gliene
voleva e temeva per loro.
-
E va bene! - si arrese alla fine.
-
Olsen, vorrei che tu e Butch l’accompagnaste - domandò
Obert voltandosi verso il barbaro - almeno fino al limitare del bosco
-
-
D’accordo - annuì il gigantesco barbaro
-
Io potrei esservi più di aiuto nella ricerca del tempio -
mormorò il ladro - potrebbero esserci delle trappole ed un
ladro potrebbe esservi utile -
-
ACCOMPAGNERO’ IO LA MEZZELFA - intervenne improvvisamente
Athalald - FORSE LA MIA ORA ANCORA NON E’ GIUNTA -
-
Con una scorta cosi non credo di avere nulla da temere - sorrise
Linna guardando il gigantesco drago accoccolato accanto a loro.
-
Noi scenderemo nelle viscere del vulcano alla ricerca del tempio -
continuò Soda - poi, Obert e Deadlight proseguiranno per la
Foresta del Peccato Originale per avvisare la comunità di
mezzelfi che vive li -
-
Stai attenta sorellina - la guardò Linna con una vena di
preoccupazione nella voce - lo sai che la nostra comunità e
quella della Foresta del Peccato Originale non sono mai andate molto
d’accordo -
-
Anche io ho una scorta formidabile - sorrise guardando Obert.
-
Bene - esclamò rumorosamente Gobert - da quello che ho capito
io scenderò con voi sottoterra, il mio posto ideale - poi
afferrò la sua ascia bipenne e con un gran colpo la piantò
nel duro terreno - finalmente ci si muove un pochino -
-
Il futuro di Hyarbor potrebbe dipendere da noi - mormorò Soda
guardando il gruppo di avventurieri che, intorno al fuoco stavano
finendo di mangiare una cena frugale, poi alzò lo sguardo fino
ad incrociare quello del gigantesco drago che in silenzio osservava
le stelle - cosa stai guardando? -
-
NOI DRAGHI ABBIAMO SEMPRE GUARDATO LE STELLE PRIMA DI QUALSIASI COSA
DI IMPORTANTE, NELLE STELLE C’E’ IL NOSTRO DESTINO - gli
rispose senza distogliere lo sguardo dal manto stellato che si
intravedeva sopra il cono del cratere
-
Il destino uno se lo fa da se - mormorò Obert gettando anche
lui uno sguardo alle stelle ricordando quanto, una vita addietro, gli
era piaciuto guardarle stando sdraiato su di un prato fresco di
taglio, con l’odore dell’erba tutto intorno ed una mano
morbida da stringere nella sua.
Inconsciamente
afferrò la mano di Deadlight e la strinse sentendo quanto era
morbida e fresca e piacevole da stringere.
La
mattina dopo si svegliarono di buon ora.
Era
una bella giornata assolata, l’ideale, a detta di Athalald per
una svolazzata fatta ad alta quota.
Infatti,
informò Linna e Olsen, lui li avrebbe seguiti in volo stando
ad un altezza tale da non essere facilmente visto.
Non
voleva attirare troppo l’attenzione. Comunque, in caso di
necessità sarebbe sceso in fretta. E non preoccuparti piccola
mezzelfa dai capelli coloro fuoco, gli disse, anche se ho un solo
occhio mi è più che sufficiente per vedervi anche da
una distanza molto maggiore di quella a cui volerò.
Si
sistemarono le scaglie in due pacchi, quello più grande per
Olsen, uno più piccolo per Linna e, dopo aver salutato gli
altri, iniziarono il loro cammino.
-
CI RIVEDREMO - li salutò Athalald allargando le ali in un
turbinio di polvere lavica spiccò il volo scomparendo ben
presto alla vista nell’azzurro del cielo.
-
Andiamo anche noi? - domandò Butch voltandosi verso Soda - Da
che parte per scendere al centro della terra? -
-
Di qua - gli indicò il mago puntando il bastone verso un
mucchio di rocce franate lungo una parete. Un secondo dopo dal suo
bastone si staccò una palla di energia che colpì la
frana facendola esplodere e mostrando cosi l’imbocco di una
caverna che scendeva nelle profondità del vulcano.
Dopo
aver dato un ultimo sguardo al cielo, i cinque avventurieri entrarono
uno dietro l’alto nella caverna la voce sommessa di Soda invocò
la luce e, pochi secondi dopo vennero avvolti da una morbida luce
biancastra poi anche Gobert, per ultimò lasciò la luce
del giorno.
Copyright
© 2006 - 2007 suinogiallo
Con questo capitolo termina la prima
parte della saga di HC. Non la storia, che prosegue ancora per svariati
capitoli, ma la parte, per cosi dire di presentazione dei personaggi di
questa storia.
Per questo capitolo, tranne rivedere un po' la punteggiatura, non
cìè stato molto da fare (sicuramente ad un occhio attento
non sfuggiranno altri errori che magari ho introdotto o di cui non mi
sono accorto).
Il drago, devo ammetterlo, mi ricorda un po' uno dei personaggi di
Dylan Dog, H,G.Wells, per il suo modo di parlare un po' affettato, ma
cìè anche da dire che ogni qualvolta nei fantasy è
stato inserito un drago non da affettare, questo è sempre stato
un personaggio molto sulle righe, forbito e compito nel parlare.
Per quanto riguarda il nome del drago, mi è stato suggerito da
una lettrice di un'altro sito che non smetterò mai di
ringraziare.
Spero che vi siate divertiti a leggere anche questo capitolo e vi do appuntamento al prossimo.
Hasta Luego
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