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Autore: suinogiallo    11/01/2007    1 recensioni
Il gruppo si arrestò di fronte all’enorme statua di pietra che raffigurava Azmiotecul, uno dei Grandi Antichi che i popoli primigeni di quelle lande adoravano. Ai piedi della statua un altare in marmo bianco raffigurava una giovane donna nuda distesa di schiena su di un ceppo con le mani e le caviglie legate a dei paletti infissi nel terreno.
In quella posizione, alquanto scomoda, il torace e l’addome della ragazza formavano un piano quasi perfetto sul quale gli officianti del culto potevano celebrare i loro riti ed i sacrifici al dio. Sacrifici che, a dar retta agli antichi scritti erano invariabilmente umani.
(versione riveduta)
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Hyarbor’s Chronicles


Capitolo VI
Athalald

Il vortice d’aria prodotto dallo sbattere delle ali membranose del gigantesco drago li avvolse sollevando polvere e pietrisco e li costrinse a chiudere gli occhi per alcuni attimi. Quando li riaprirono, il drago si era spostato e stava atterrando all’interno del cratere. Uno scheletro venne raggiunto da una delle ali e andò in mille pezzi.
- Un drago rosso - mormorò Soda raggiungendo Obert e Deadlight sul piccolo sperone di roccia all’uscita della grotta - pensavo che ormai fossero del tutto estinti, erano anni che nessuno ne aveva più visto uno in vita -
- Non sembra feroce - intervenne Linna sporgendosi per osservarlo meglio.
Il gigantesco animale non sembrava minimamente interessato a loro. Si era accovacciato accanto ad una pozza di magma e sembrava che stesse per mettersi a dormire.
Aveva sulla schiena decine di segni di battaglie, ferite più o meno profonde che, anche se guarite avevano lasciato dei segni ben visibili. Obert si domandò che razza di animale poteva aver causato delle ferite cosi grandi ad un drago di quella mole
- Un altro drago - rispose a quella sua curiosità Gobert - spesso si battono per una femmina, o per un territorio, o anche solo per dimostrare chi di loro è il più forte - poi si lasciò scivolare a terra mettendosi dietro una roccia ed iniziò a passare una pietra sul filo della sua ascia - è molto vecchio, ed ha combattuto molte battaglie, è venuto qui per l’ultimo riposo, non disturbiamolo -
- Dobbiamo prendere le scaglie! - gli ricordò Linna - Non possiamo aspettare che muoia, potrebbero volerci giorni -
- Tu cosa dici Obert? - domandò Olsen passando la decisione al giovane guerriero - L’incarico è il tuo -
- Già - mormorò indeciso spostando lo sguardo dal gigantesco drago che ormai sembrava del tutto addormentato alle scaglie e viceversa. Non gli sembrava un impresa cosi impossibile.
Il vecchio animale era alla fine dei suoi giorni ed era addormentato. Un bel mucchio di scaglie era abbastanza distante a dove si era accovacciato e scendere da quello sperone di roccia al fondo del cratere non sembrava un impresa cosi difficile.
In fondo non doveva fare altro che scendere con molta cautela e senza fare rumore, andare a prendere le scaglie e ritornare su. Se non avesse fatto troppo rumore il bestione non l’avrebbe sentito ed avrebbe continuato a dormire indisturbato fino alla fine dei suoi giorni.
Certo, ci poteva sempre essere il rischio che si svegliasse. Ma la vita di un avventuriero non è sempre piena di rischi del genere?
- Bene - decise - scendo a prendere le scaglie, voi aspettatemi qui -
- Io vengo con te! - gli dissero quasi in corso Deadlight e Linna. Le due ragazze si lanciarono un occhiata quasi di sfida.
- Vengo anche io - si propose improvvisamente Butch - dicono che le scaglie di drago tritate siano utili per molte pozioni e possono essere vendute a prezzi molto alti -
- Nessun altro? - domandò ironicamente Obert guardando il resto del gruppo. La sua intenzione era quella di scendere da solo e non in gruppo. Una sola persona avrebbe avuto molte più possibilità di passare inosservata e, soprattutto, avrebbe fatto meno rumore - Butch, andremo solo io e te - con un dito zittì Deadlight che stava tentando di ribattere - andiamo - e senza attendere oltre scavalcò il piccolo rialzo dello sperone di roccia ed iniziò a scendere lungo le pareti interne del cratere facendo attenzione a non smuovere troppo pietrisco per non fare rumore.
Lanciando uno sguardo dietro controllò chi lo stesse seguendo e, con un misto di invidia e di ammirazione vide Butch che stava scendendo senza sollevare neanche una pietruzza. Poco più sopra vide il volto di Deadlight che lo stava seguendo con lo sguardo.
C’erano ovviamente anche i volti di tutti gli altri che li stavano seguendo con lo sguardo, ma in quel momento Obert vide solo quello della giovane mezzelfa dai capelli celestini.
Un cupo gorgogliò richiamò la sua attenzione sul drago.
Anche se le scaglie erano abbastanza distanti dall’animale, il punto in cui sarebbero scesi era a meno di una cinquantina di passi dal drago e, giunto quasi a metà strada nella sua discesa riusciva ormai a sentire il respiro basso e rumoroso della bestia.
Improvvisamente dalla pozza di magma esplose una bolla di lava incandescente facendo un rumore impressionante.
Quasi congelati, Obert e Butch si arrestarono di botto fissando i loro sguardi sul drago. Se si fosse svegliato in quel momento li avrebbe visti di sicuro, acquattati contro la parete come due insetti, con la scelta di lasciarsi cadere in basso e cercare di sfuggirgli correndo o quella di tentare di risalire di corsa fino allo sperone e da li infilarsi precipitevolmente nella grotta.
Comunque fosse andata, se il drago si fosse svegliato in quel momento per loro c’erano molte possibilità di finire arrostiti o schiacciati dal gigantesco animale.
Per loro fortuna, il vecchio animale o aveva il sonno decisamente pesante o, oltre ad essere orbo di un occhio, era anche sordo e, con un cupo borbottio continuò a dormire.
Con un lungo respiro ripresero la loro discesa mentre, più in alto, Deadlight riprendeva a respirare.

Quando Obert raggiunse il fondo del cratere era madido di sudore ed accaldato anche a causa della corazza che non aveva tolto prima di iniziare a scendere e che ormai avrebbe dovuto tenere. Maledicendo il momento in cui non aveva pensato a togliersela, attese che il ladro lo raggiungesse iniziando a esplorare con lo sguardo il fondo di quel cratere.
La polvere lavica si era depositata in più strati e, ad ogni passo sollevava una nuvoletta di polvere finissima grigia che rischiava ogni volta di farlo tossire. L’aria era decisamente calda e l’odore di zolfo era quasi insopportabile, soprattutto nei pressi delle pozze di magma o di fango bollente.
Un tocco sulla spalla lo avvertì dell’arrivo di Butch e, guardandosi senza parlare si scambiarono le loro prime impressioni a gesti.
Butch gli indicò il drago che dormiva e gli suggerì di camminare a ridosso della parete, il più lontano possibile dall’animale. Con un gesto della testa Obert gli rispose che aveva capito e, cercando di non sollevare troppa polvere lavica iniziò a camminare dietro al ladro che, con mille cautele iniziò ad avanzare verso il punto in cui avevano visto le scaglie.
L’esplosione di una nuova bolla di magma fece voltare i due avventurieri verso il drago.
Dannazione, pensò Butch vedendo i piccoli crateri che si aprivano sul fondo del vulcano come i buchi in una forma di formaggio. Sembrava di stare dentro un pentolone in ebollizione.
Improvvisamente il drago mosse la coda prima in alto e poi di lato, quasi a spazzare l’aria.
Lo spostamento d’aria investì con una nuvola di polvere grigia i due avventurieri che si ritrovarono nel giro di pochi secondi completamente ricoperti da una sottile patina grigia. Poi un tonfo pesante li informò che la coda era tornata al suo posto, ferma.
Un'altra emozione del genere e Obert se la sarebbe fatta sotto. Ne era certo.
Accidenti, voleva fare l’avventuriero, sicuro. Ed un avventuriero di sicuro non se la fa sotto durante un’avventura.
Ma, cavolo, era a meno di quaranta passi da un drago grande quanto un galeone, pesante quanto una piccola montagna e con un alito decisamente infiammabile, avere un po’ di paura è del tutto naturale
Comunque, cercando di respirare con più tranquillità, riprese ad avanzare seguendo Butch.
Sembravano tutti e due delle statue che si muovevano. Il verde brillante del vetro dell’armatura di Obert era completamente ricoperto dalla polvere che gli si era insinuata persino dentro la casacca e, mischiata con il sudore che gli scorreva a fiotti sulla pelle arrossata dal caldo, gli stava dando un fastidioso prurito.

- Puoi respirare ora - le sussurrò Linna - il drago è ancora addormentato -
- Dove sono ora? - mormorò Deadlight tornando a guardare verso il fondo del cratere. Quando aveva visto la coda del gigantesco animale rosso muoversi e spazzare l’aria aveva chiuso gli occhi attendendo di sentire le grida di Obert e di Butch che venivano divorati. Adesso che era tornata a guardare non riusciva però a trovare i due avventurieri.
- Li - gli indicò due macchie indistinte nel grigiume spezzato solo dal rosso del drago e delle pozze di magma che avvolgeva il fondo del cratere.
- Cos’è quello? - sibilò improvvisamente Olsen indicando una terza macchia grigia lunga quasi due metri che lentamente si stava avvicinando ai loro due compagni.
- Cosa? - gli domandò Linna cercando di aguzzare la vista - Cosa hai visto? -
- Uno scorpione grigio! - disse Deadlight portandosi le mani davanti alla bocca per soffocare un grido - Non lo hanno visto! -
Lentamente la macchia grigia si stava avvicinando ai due avventurieri che, concentrati nell’avanzare senza fare troppo rumore, guardavano solo davanti a loro gettando di tanto in tanto uno sguardo al drago per vedere se ancora dormiva, e, non si curavano di ciò che, invece, gli si stava appropinquando di lato.
- Ferma! - bloccò la mezzelfa Gobert prendendola per un braccio e costringendola a riaccucciarsi dietro la sporgenza dello sperone di roccia - Se urli adesso rischi di svegliare il drago, in questo cratere c’è un eco non indifferente, un urlo potrebbe sentirsi a miglia di distanza -
- Ma, Obert - lo guardò disperata - lo scorpione - poi, come se improvvisamente si fosse ricordata di qualcosa, scattò di nuovo in piedi divincolandosi dalla presa del nano e, preso l’arco che portava quasi sempre a tracolla ed una freccia dalla faretra che portava invece appesa alla cinta scoccò un tiro che andò a colpire lo scorpione proprio sul dorso.
Un colpo che l’aracnide gigante quasi neanche avvertì grazie alla sua corazza di chitina ma che fece voltare da quella parte Butch che, sgranando gli occhi vide la gigantesca bestia ed il suo pungiglione letale ormai a pochi passi da loro.
Subito dopo un'altra freccia andò a colpire di nuovo lo scorpione che, agitando la coda come per scacciare un insetto fastidioso continuò ad avanzare verso i due avventurieri ormai consci di che pericolo li stava aspettando e che avevano sfoderato le spade e si stavano preparando a battersi.
Di fuggire neanche a parlarne. Per quanto veloci potevano correre, lo scorpione li avrebbe comunque raggiunti e quindi tanto valeva provare a battersi li, sperando, ovviamente, che il drago, disturbato dal rumore del combattimento non decidesse di svegliarsi.

Fu Obert a sferrare il primo colpo. Un fendente da destra a sinistra diretto verso una delle zampe anteriori del gigantesco aracnide che, seppur colpito, però non mostrò di aver subito danni.
La sua corazza chitinosa era alquanto resistente e la spada di vetro, sebbene molto affilata, rimbalzò con un rumore secco trasmettendo la vibrazione dell’impatto ai polsi del guerriero che, anche a causa del sudore, se la lasciò sfuggire di mano trovandosi tutto di un tratto disarmato. Imprecando sottovoce si gettò di lato per evitare un affondo del micidiale pungiglione che colpì la roccia scheggiandola. Rotolando su se stesso, poi, Obert raggiunse la sua arma e, velocemente si rimise in piedi di nuovo con la spada in pugno ed il cuore in gola.
Quello scorpione non era come il ragno che aveva sconfitto pochi giorni prima.
Anche Butch tentò un attacco verso le zampe della bestia. Ma la sua spada più corta lo costrinse ad avvicinarsi di più di Obert al corpo dello scorpione e, ancor prima di riuscire a sferrare il suo colpo venne raggiunto da un colpo di lato della coda che lo mandò contro la parete di roccia.
L’urto gli svuotò i polmoni dall’aria e lo costrinse a cadere in ginocchio boccheggiando per cercare di riprendere fiato.
Come se avesse capito la difficoltà in cui si trovava il ladro lo scorpione puntò di nuovo verso di lui cercando di colpirlo con il suo aculeo.
- Vieni qua brutto bastardo! - sbraitò improvvisamente Obert lanciandogli contro una pietra che rimbalzò sulla corazza - Vieni qua! - l’eco all’interno del cratere moltiplicò il grido amplificandolo, se il drago non si fosse svegliato con tutto quel rumore voleva dire che era proprio sordo come una campana.
Lo scorpione, attirato dal sasso si voltò verso Obert iniziando a correre verso di lui mentre le frecce di Deadlight continuavano a colpirlo senza però fargli alcun danno. Improvvisamente alle frecce si unirono anche alcuni globi di fuoco. Soda aveva iniziato a usare la sua magia.
Tuttavia, anche i globi di fuoco non sembravano sortire un grande effetto.
- Vive in questo cratere - capì Obert. Aveva sviluppato una certa resistenza al fuoco ed i deboli globi di fuoco che Soda gli stava scagliando contro non riuscivano a scalfirlo.
- Lithis, madre di tutte le creature - invocò allora Deadlight smettendo di scagliare frecce - io, una tua vergine sacra ti chiedo di darmi il potere di ammaliare quello scorpione - poi, scagliò una palla di energia verso la bestia che venne centrata in pieno. Se l’invocazione avesse avuto effetto, lo scorpione si sarebbe fermato ed avrebbe ubbidito agli ordini di Deadlight.
Al contrario, invece, lo scorpione colpito non solo non si fermò ma aumentò la velocità continuando la sua corsa verso Obert che intanto si stava preparando per sostenere l’attacco.
La spada puntata verso la bestia, le gambe larghe e salde sul terreno, lo sguardo fisso sul pungiglione che gli stava promettendo la morte e, nella mente solo un idea, riuscire a colpirlo.
- TOGLITI DI MEZZO - ruggì improvvisamente una voce poderosa dietro le sue spalle.
Pur non sapendo chi avesse parlato, Obert non se lo fece ripetere due volte e, in tuffo, si lanciò di lato. Un attimo dopo una vampata di fuoco lo sfiorò mancandolo di poco andando, infine, ad avvolgere lo scorpione che, venne letteralmente incenerito.
- Porca - rantolò vedendo gli ultimi brandelli di scorpione volatilizzarsi poi si voltò verso il punto da dove era venuta la fiammata e – graz… - la spada gli cadde di mano.
- DI NULLA - gli rispose il gigantesco drago rosso guardandolo con il solo occhio sano - MI PRESENTO, IL MIO NOME E’ ATHALALD E VOI, DI GRAZIA, CHI SIETE? –

Deadlight non era riuscita a trattenere un grido quando aveva visto il drago alzare la testa e voltarsi verso Obert. Quando poi sentì la profonda voce cavernosa dell’immensa bestia avvisare il guerriero di spostarsi non aveva quasi creduto alle sue orecchie. Poi aveva visto la fiammata che aveva incenerito lo scorpione e si era convinta che adesso sarebbe toccato a Obert venir bruciato dal fuoco del drago.
Si stava svolgendo tutto cosi in fretta che non riusciva più neanche a pensare.
Tentare di ammaliare il drago? Una bestia cosi grossa non l’avrebbe neanche sentita, attaccarla poi, era del tutto fuori discussione.
Non era riuscita a fare nulla allo scorpione, figuriamoci ad un drago di quella mole.
- Oh? - boccheggiò Obert sentendo il drago parlargli. L’enorme testa rossa riempiva tutto il suo campo visivo ed il calore che emanavano le fauci lo stava facendo sudare. Dietro di lui Butch stava tentando di farsi piccolo ed insignificante.
- PARLATE LA MIA LINGUA? ORSU’, RISPONDETE - domandò di nuovo il gigantesco drago.
- Noi, noi siamo - tentò di rispondergli Obert sentendosi però la lingua quasi morta nella bocca per la paura.
- Ho sentito parlare di te! - urlò improvvisamente Soda mettendosi in piedi sullo sperone di roccia ed iniziando ad agitare le braccia per richiamare l’attenzione del drago – Athalald, il drago che centoventi anni or sono ha difeso la nascente città di Silfid dall’attacco dei pirati vero? -
- ESATTAMENTE - si voltò verso il mago alzandosi in piedi e portandosi con il muso quasi all’altezza dello sperone di roccia - NON SI SPAVENTI MIA GIOVANE MEZZELFA, NON HO INTENZIONE DI DIVORARVI, ANZICHENO -
- Noi siamo qui per - iniziò a dirgli Soda venendo però interrotto da Olsen che, sottovoce gli ricordò che i draghi erano abbastanza suscettibili se qualcuno cercava di depredare le spoglie dei loro compagni ormai morti - abbiamo fatto naufragio su quest’isola e stavamo cercando di capire dove fossimo finiti -
- QUINDI, PRESUMO CHE LE SCAGLIE DEI MIEI COMPAGNI MORTI NON VI INTERESSINO? - gli disse ironicamente il gigantesco animale - QUANDO SONO VOLATO QUI HO VISTO LA BARCA ANCORATA IN QUELLO CHE VOI CHIAMATE APPRODO DEL DRAGO E NON MI SEMBRAVA UNA BARCA NAUFRAGATA - poi si voltò verso Deadlight fissandola con l’occhio buono - MIA BUONA MEZZELFA, VUOI DIRMI TU PER QUALE MOTIVO SIETE QUI? -
- Sono qui per le scaglie dei tuoi simili ormai morti! - gli urlò improvvisamente Obert - Mi hai sentito Athalald? Io sono qui per le scaglie! -
- Obert - sussurrò Deadlight con il cuore in gola.
- ECCO, POTEVATE DIRLO SUBITO - mormorò - PRENDETELE ED ANDATEVENE E, LASCIATEMI MORIRE IN SANTA PACE, ANZICHENO - poi tornò ad accucciarsi accanto ad alcuni crateri pieni di magma bollente.
- Non mi sembri cosi malridotto - gli urlò improvvisamente Linna - perché dici che stai per morire? -
Il grosso drago alzò nuovamente la testa girandola in modo da poter guardare Linna con l’unico occhio che gli era rimasto.
- HO VISSUTO MOLTI PIU’ DECENNI DI QUANTO TU POSSA IMMAGINARE, MIA GIOVANE MEZZELFA - gli rispose placidamente - ED HO MOLTI PIU’ ANNI DI QUANTI VORREI, HO VISSUTO MOLTO A LUNGO, TROPPO ED E’ GIUNTO IL MOMENTO CHE MI RIPOSI -
- Drago, ehm, scusa, Athalald! - richiamò la sua attenzione Soda avanzando verso il muso del drago con l’indice della mano destra alzato - Visto che tu hai vissuto molto a lungo ed hai anche fama di essere molto erudito potresti aiutarmi in una mia ricerca? -
- E SIA - borbottò emettendo un piccolo sbuffo di fumo che fece saltare tutti di un passo all’indietro - COSA VUOI SAPERE? -
E mentre Soda gli parlava del mago che aveva tentato di uccidere Deadlight per invocare Bal-Llur e delle sue ricerche, Deadlight e Linna scesero sul fondo del cratere insieme a Gobert e Olsen per prendere le scaglie di drago.

Sparito il rischio di svegliare il drago, Obert e gli altri diminuirono la cautela nel muoversi sul fondo del cratere, e ripresero ad avanzare stando solo attenti a non mettere per sbaglio il piede dentro una delle pozze di magma o di fango bollente e a non passarci troppo vicino per evitare che una bolla di magma esplodendo li colpisse.
Fu Butch, all’improvviso a ricordare al gruppo una cosa che sebbene sapesse molto di leggenda era conosciuta da quasi tutti gli avventurieri.
Il leggendario tesoro dei draghi.
Non erano stati molti gli avventurieri che avevano provato ad affrontare le ire dei draghi per scoprire se le voci che circolavano sui loro favolosi tesori fossero vere o meno e, di quei pochi che ci avevano provato erano rimaste solo alcune canzoni cantate dai bardi nelle osterie.
Olsen ricordò, allora, che una volta aveva sentito parlare di un barbaro che aveva ucciso un drago nell’isola di Yr-Kalesh, la sua terra d’origine, e che era tornato nel suo villaggio portando con se oro e pietre preziose in tal quantità che gli era stato necessario usare ben dieci cavalli per portarselo dietro dalla tana del drago fino al villaggio.
Gobert, invece, parlò di un nano che aveva affrontato un drago e che, dopo averlo ucciso aveva trovato nella sua tana tanto di quell’oro che, per dirla con le sue parole, avrebbe potuto comprarci tanta di quella birra da farci ubriacare tutti i nani del mondo non per una sola vita per almeno altre venti. Non ne aveva riportato che una piccola parte, però, quanto bastava per farlo vivere agiato per il resto dei suoi giorni, lasciando in quella grotta tutto il resto senza dire mai a nessuno dove si trovasse.
Obert, dal canto suo, non aveva mai sentito parlare dei tesori dei draghi. Ma se esisteva la benché remota possibilità che li ci fosse un qualche enorme tesoro, era loro dovere, come avventurieri, cercarlo ed impadronirsene.
Deadlight era, invece, titubante.
Era attirata dall’idea dell’immenso tesoro, ma le venivano in mente anche le parole che Arethis gli aveva detto quando gli aveva chiesto quale era il compenso per prendere le scaglie di drago.
Per colpa di quella sua avidità era stata sul punto di venire uccisa. Era stata accecata dal miraggio di un guadagno facile. E non voleva ripetere quell’esperienza.
- Non mi direte che credete ancora a queste favole - intervenne improvvisamente Linna non riuscendo a trattenere una risatina - immensi tesori dei draghi, ma secondo voi, cosa se ne farebbe un drago di un tesoro, pensate forse che accumuli oro e pietre preziose per andare magari al mercato a comprarsi una vacca da mangiare, o per farsi dare una limatine alle unghie? - poi si voltò ed indicò Athalald che stava ancora parlando con Soda - Lo abbiamo visto arrivare su quest’isola, dove avrebbe messo tutto il suo oro, le gemme, i diamanti? -
Sentendosi dei creduloni si guardarono tutti in faccia scoppiando infine a ridere.
Linna aveva ragione.
Cosa se ne faceva un drago di un tesoro?
Era una leggenda, una delle tante storie inventate o anche semplicemente amplificate dai bardi per rendere più emozionanti le loro storie.
- Prendiamo le scaglie ed andiamo via - concluse infine Obert indicando un mucchio di scaglie di drago di vari colori.
Ce ne erano di rosse, blu, nere e verdi ed erano di dimensioni diverse. Alcune era grandi come grossi scudi torre, mentre altre, più piccole non raggiungevano le dimensioni di un piccolo scudo ed erano ammucchiate a formare dei grossi cumuli alti un paio di metri e larghi tre o quattro. Sparsi un po’ di qua e un po’ di la, poi, c’erano molte altre scaglie singole.
Quella strana conformazione destò una scintilla di curiosità in Obert.
I cumuli erano tutti accanto agli scheletri dei grossi draghi, e sul motivo di ciò non c’era molto da cui pensare.
Le scaglie si erano staccate dal corpo dell’animale morto ed erano cadute.
Ma questo non spiegava il perché fossero sistemate in cumuli cosi ben costruiti.
Sembrava quasi che qualcuno li avesse messi in quel modo per un motivo ben preciso
- Fermi un attimo - bloccò i suoi compagni poco prima che iniziassero a demolire il primo cumulo - prendiamo le scaglie che non fanno parte dei cumuli! -
- Cosa? - lo guardò Butch incuriosito
- Sento, sento qualcosa - sussurrò improvvisamente Deadlight stando accanto ad uno dei cumuli - Lithis, madre natura, madre di tutte le creature viventi e della terra, aiutami a capire - una lieve luce argentea l’avvolse scompigliandole i capelli e sollevandola di alcuni centimetri dal suolo come se fosse un turbine d’aria, poi, rapidamente scomparve facendola tornare delicatamente con i piedi a terra - credo sia meglio fare come ha detto Obert -
- Si, ma perché? - gli domandò Linna mettendoglisi di fronte.
- Perché in quei cumuli ci sono le uova dei draghi femmina che sono venute a morire qui e che hanno deposto il loro uovo coprendolo poi con le loro scaglie per proteggerlo e permettergli di schiudersi - gli rispose con un sorriso lieve.
Lithis le aveva mostrato un gigantesco drago femmina che si era posato sul fondo di quel cratere. Era stanca, provata dal lungo viaggio che aveva fatto e da tutti gli anni che aveva vissuto. Ma prima di potersi lasciare andare al suo ultimo ed infinito sonno, aveva deposto un solo uovo, lo aveva guardato con l’amore di cui solo una madre è capace e se lo era messo accanto. Poi, delicatamente aveva iniziato a staccarsi le scaglie con gli artigli e, quando aveva visto che erano a sufficienza, le aveva usate per ricoprire l’uovo.
Prima di chiudere gli occhi per sempre aveva guardato di nuovo quello che adesso era un cumulo, e, Deadlight non poteva esserne certa, un secondo dopo Lithis l’aveva riportata al suo mondo e al suo tempo, ma nel breve attimo in cui aveva potuto guardare gli occhi del drago, gli era sembrato che fossero lucidi di pianto.
- Se noi togliamo le scaglie, il piccolo potrebbe non nascere - continuò voltandosi verso Obert.
- Ce ne sono molte altre in giro - mormorò il giovane guerriero chinandosi a raccoglierne una.
- Mi sembrano anche più belle di quelle dei cumuli - disse poi Butch raccogliendone una anche lui e guardandola contro luce.
- SE AVESTE TOCCATO I CUMULI VI AVREI INCENERITO ALL’ISTANTE - sentirono improvvisamente la voce di Athalald.
- Forse ci può aiutare con Bal-Llur - li raggiunse Soda.

- Gli ho parlato di cosa è accaduto - iniziò a spiegare Soda a Obert e Deadlight mentre gli altri raccoglievano le scaglie e le sistemavano in un mucchietto - del mago e di cosa stava per fare - la mezzelfa rabbrividì per un istante - ed anche lui è preoccupato quanto me di questa cosa -
- HO CONOSCIUTO MOLTI MAGHI NELLA MIA LUNGHISSIMA VITA - aggiunse Athalald - E QUANDO UN MAGO CERCA DI ALLEARSI CON FORZE COSI MALIGNE COME BAL-LLUR NON C’E’ MAI DA STARE TRANQUILLI, ANZICHENO -
- In questi giorni che ho passato nella Gilda dei Maghi di Flatline ho avuto modo di sentire voci molto gravi sulla attuale situazione tra la Gilda e i maghi della torre di Saspit - continuò Soda - sembra che stia per crearsi uno scisma tra di loro e la Gilda non può tollerare una cosa del genere, anche perché, i maghi di Saspit portano una buona fetta degli introiti delle casse della Gilda che, non è disposta a perderne neanche una moneta d’oro -
- Pensi ad una guerra? - gli domandò Obert.
- Forse - mormorò pensoso - la Gilda di Flatline è incaricata di riscuotere le tasse dalla torre di Saspit e di mantenere i rapporti tra loro e la Gilda ha già inviato un rappresentante tempo fa per chiedere di abbassare i prezzi dei loro artefatti, ma non ha ottenuto nulla sembra che adesso ne invieranno un altro con la stessa richiesta, qualcuno ha anche fatto il mio nome, e se non si otterrà nulla, la questione verrà portata davanti ai tre maghi supremi ed è risaputo che non vi è armonia tra loro -
- L’ultima volta che c’è stata una guerra magica la popolazione ha sofferto moltissimo - intervenne Deadlight - me ne hanno parlato al Cerchio di Pietra -
- Si - annuì Soda - una guerra di maghi è peggio di una guerra combattuta con mezzi tradizionali, entrano in campo forze soprannaturali che sono difficilmente controllabili, elementi dell’altro piano dell’esistenza, demoni ed altro e se questo mago dovesse riuscire nel suo intento di evocare Bal-Llur ed avere cosi il controllo di tutti i morti e non morti, su Hyarbor si scatenerebbe l’inferno -
- Cosa possiamo fare noi? - gli domandò improvvisamente Obert accostandosi a Deadlight che ormai stava tremando visibilmente, le passò un braccio intorno alle spalle per avvicinarla ulteriormente a lui e fargli cosi sentire la sua presenza.
- Ho cercato di decifrare le iscrizioni che abbiamo trovato nell’antro del mago - gli rispose Soda - Bal-Llur è un dio molto forte, ma per nostra fortuna è anche confinato in un piano dell’esistenza difficile da raggiungere e da aprire, il rito è molto difficile e solo pochissimi maghi possono riuscirci quindi, se siamo fortunati, il nostro mago non è tra questi pochi eletti ma la posta in gioco è troppo alta per rischiare, dobbiamo trovarlo ed ucciderlo o almeno rendergli impossibile il portare a termine l’invocazione -
- Se ha bisogno di una mezzelfa potrebbe star dirigendosi verso Bosco Sacro, la mia terra - inorridì Deadlight.
- E’ il posto più logico dove potrebbe stare andando - la guardò Obert - ci sono altre comunità mezzelfiche oltre la tua ad Hyarbor? -
- Mio padre mi disse una volta che c’era una comunità di mezzelfi nella Foresta del Peccato Originale - gli rispose frugando tra i suoi ricordi - non avevamo buoni rapporti con loro in quanto era una comunità che non adora Lithis -
- Chiederò a Linna di andare ad avvertire la tua comunità - decise improvvisamente Obert - noi andremo a parlare con i mezzelfi della Foresta del Peccato Originale - poi si voltò verso Soda - se siamo fortunati potremmo anche incontrare per strada questo mago e, allora sarebbe tutto risolto - dicendo questo portò la mano sull’elsa della spada stringendola con forza, la mano della mezzelfa si posò sulla sua.
- Questa potrebbe essere una buona idea - annuì Soda - ma prima occorre fare un’altra cosa - poi si voltò verso il drago - Athalald mi ha detto che da qui si può accedere ad uno dei templi di Bal-Llur, dobbiamo andarci e trovare una cosa -
- NON SO SE SIA VERO - intervenne il drago - QUANDO ERO ANCORA UN CUCCIOLO ED ANCORA NON AVEVO FORZA PER VOLARE VIA DA QUI, UN VECCHIO DRAGO, MOLTO ANZIANO CHE VENNE A MORIRE IN QUESTO POSTO MI DISSE CHE C’ERA UN ARTEFATTO MAGICO CHE POTEVA CONTRASTARE IL POTERE DI BAL-LLUR E RIPORTARE NELLE TOMBE I MORTI -
- Bal-Llur stesso si impadronì di quell’artefatto e lo fece nascondere in un suo tempio - continuò Soda - con il passare dei secoli, si perse traccia di questo tempio -
- SEMPRE QUEL VECCHIO DRAGO MI NARRO’ CHE VIDE UN DIO SCENDERE IN QUESTO CRATERE QUANDO LUI ERA ANCORA UN CUCCIOLO, APRI’ LA TERRA E DISCESE NELLE VISCERE DEL VULCANO - ruggì Athalald
- Se potessimo mettere le mani su quell’artefatto - mormorò Soda guardando Obert e Deadlight.
- Da dove si scende? - gli domandò improvvisamente la mezzelfa stringendo la mano sopra la mano di Obert.

Finirono di raccogliere le scaglie all’imbrunire e, riuniti intorno ad un fuoco offerto gentilmente da Athalald iniziarono a discutere della duplice missione che li attendeva.
Linna scattò subito in piedi quando Obert gli chiese di andare a Bosco Sacro. Era andata via da quel posto e non aveva nessuna intenzione di tornarci.
- Io sono stata cacciata da Bosco Sacro e non potrò mai più tornarci - le spiegò Deadlight - e chiunque altro che non sia un mezzelfo verrebbe immediatamente attaccato e cacciato dal bosco, solo tu puoi compiere questa missione - la guardò con occhi imploranti. Sebbene fosse stata scacciata dal suo popolo e condannata a non poter mai più rivedere la sua famiglia, non gliene voleva e temeva per loro.
- E va bene! - si arrese alla fine.
- Olsen, vorrei che tu e Butch l’accompagnaste - domandò Obert voltandosi verso il barbaro - almeno fino al limitare del bosco -
- D’accordo - annuì il gigantesco barbaro
- Io potrei esservi più di aiuto nella ricerca del tempio - mormorò il ladro - potrebbero esserci delle trappole ed un ladro potrebbe esservi utile -
- ACCOMPAGNERO’ IO LA MEZZELFA - intervenne improvvisamente Athalald - FORSE LA MIA ORA ANCORA NON E’ GIUNTA -
- Con una scorta cosi non credo di avere nulla da temere - sorrise Linna guardando il gigantesco drago accoccolato accanto a loro.
- Noi scenderemo nelle viscere del vulcano alla ricerca del tempio - continuò Soda - poi, Obert e Deadlight proseguiranno per la Foresta del Peccato Originale per avvisare la comunità di mezzelfi che vive li -
- Stai attenta sorellina - la guardò Linna con una vena di preoccupazione nella voce - lo sai che la nostra comunità e quella della Foresta del Peccato Originale non sono mai andate molto d’accordo -
- Anche io ho una scorta formidabile - sorrise guardando Obert.
- Bene - esclamò rumorosamente Gobert - da quello che ho capito io scenderò con voi sottoterra, il mio posto ideale - poi afferrò la sua ascia bipenne e con un gran colpo la piantò nel duro terreno - finalmente ci si muove un pochino -
- Il futuro di Hyarbor potrebbe dipendere da noi - mormorò Soda guardando il gruppo di avventurieri che, intorno al fuoco stavano finendo di mangiare una cena frugale, poi alzò lo sguardo fino ad incrociare quello del gigantesco drago che in silenzio osservava le stelle - cosa stai guardando? -
- NOI DRAGHI ABBIAMO SEMPRE GUARDATO LE STELLE PRIMA DI QUALSIASI COSA DI IMPORTANTE, NELLE STELLE C’E’ IL NOSTRO DESTINO - gli rispose senza distogliere lo sguardo dal manto stellato che si intravedeva sopra il cono del cratere
- Il destino uno se lo fa da se - mormorò Obert gettando anche lui uno sguardo alle stelle ricordando quanto, una vita addietro, gli era piaciuto guardarle stando sdraiato su di un prato fresco di taglio, con l’odore dell’erba tutto intorno ed una mano morbida da stringere nella sua.
Inconsciamente afferrò la mano di Deadlight e la strinse sentendo quanto era morbida e fresca e piacevole da stringere.

La mattina dopo si svegliarono di buon ora.
Era una bella giornata assolata, l’ideale, a detta di Athalald per una svolazzata fatta ad alta quota.
Infatti, informò Linna e Olsen, lui li avrebbe seguiti in volo stando ad un altezza tale da non essere facilmente visto.
Non voleva attirare troppo l’attenzione. Comunque, in caso di necessità sarebbe sceso in fretta. E non preoccuparti piccola mezzelfa dai capelli coloro fuoco, gli disse, anche se ho un solo occhio mi è più che sufficiente per vedervi anche da una distanza molto maggiore di quella a cui volerò.
Si sistemarono le scaglie in due pacchi, quello più grande per Olsen, uno più piccolo per Linna e, dopo aver salutato gli altri, iniziarono il loro cammino.
- CI RIVEDREMO - li salutò Athalald allargando le ali in un turbinio di polvere lavica spiccò il volo scomparendo ben presto alla vista nell’azzurro del cielo.
- Andiamo anche noi? - domandò Butch voltandosi verso Soda - Da che parte per scendere al centro della terra? -
- Di qua - gli indicò il mago puntando il bastone verso un mucchio di rocce franate lungo una parete. Un secondo dopo dal suo bastone si staccò una palla di energia che colpì la frana facendola esplodere e mostrando cosi l’imbocco di una caverna che scendeva nelle profondità del vulcano.
Dopo aver dato un ultimo sguardo al cielo, i cinque avventurieri entrarono uno dietro l’alto nella caverna la voce sommessa di Soda invocò la luce e, pochi secondi dopo vennero avvolti da una morbida luce biancastra poi anche Gobert, per ultimò lasciò la luce del giorno.


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Quattro Chiacchiere Con L'Autore

Con questo capitolo termina la prima parte della saga di HC. Non la storia, che prosegue ancora per svariati capitoli, ma la parte, per cosi dire di presentazione dei personaggi di questa storia.
Per questo capitolo, tranne rivedere un po' la punteggiatura, non cìè stato molto da fare (sicuramente ad un occhio attento non sfuggiranno altri errori che magari ho introdotto o di cui non mi sono accorto).
Il drago, devo ammetterlo, mi ricorda un po' uno dei personaggi di Dylan Dog, H,G.Wells, per il suo modo di parlare un po' affettato, ma cìè anche da dire che ogni qualvolta nei fantasy è stato inserito un drago non da affettare, questo è sempre stato un personaggio molto sulle righe, forbito e compito nel parlare.
Per quanto riguarda il nome del drago, mi è stato suggerito da una lettrice di un'altro sito che non smetterò mai di ringraziare.

Spero che vi siate divertiti a leggere anche questo capitolo e vi do appuntamento al prossimo.

Hasta Luego
   
 
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