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Autore: suinogiallo    14/11/2006    0 recensioni
Il gruppo si arrestò di fronte all’enorme statua di pietra che raffigurava Azmiotecul, uno dei Grandi Antichi che i popoli primigeni di quelle lande adoravano. Ai piedi della statua un altare in marmo bianco raffigurava una giovane donna nuda distesa di schiena su di un ceppo con le mani e le caviglie legate a dei paletti infissi nel terreno.
In quella posizione, alquanto scomoda, il torace e l’addome della ragazza formavano un piano quasi perfetto sul quale gli officianti del culto potevano celebrare i loro riti ed i sacrifici al dio. Sacrifici che, a dar retta agli antichi scritti erano invariabilmente umani.
(versione riveduta)
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Hyarbor’s Chronicles


Capitolo V
La Valle dei Draghi

Passarono la prima notte sull’isola a ridosso della Foresta dei Lamenti accampandosi accanto ad un fiume.
Il giorno dopo avrebbero attraversato la foresta e, quello successivo avrebbero affrontato il Passaggio a Sud, una caverna che passando sotto la catena montuosa che circondava la Valle dei Draghi li avrebbe portati direttamente al cimitero dei draghi.
Se tutto fosse andato come era nei piani sarebbero tornati all’approdo in meno di una settimana. Tuttavia ne Obert ne Linna erano del tutto tranquilli.
La foresta gli era parsa silenziosa e tranquilla e, mentre vi si dirigevano non avevano notato nulla di strano. Ma entrambi sapevano che non c’era da fidarsi in tutta quella tranquillità.
Non bisognava mai fidarsi troppo delle apparenze. Un tranquillo halfling obeso può nascondere un pericoloso mago malvagio, cosi come una foresta che a prima vista sembra tranquilla, può nascondere al suo interno orrori e pericoli indicibili.
Decisero pertanto di fare dei turni di guardia accanto al fuoco. Linna avrebbe dormito per prima, poi, a metà notte avrebbe dato il cambio ad Obert accanto al fuoco.
- D’accordo allora - gli disse la giovane mezzelfa stendendo una coperta e mettendogli accanto la sua spada - a metà notte mi svegli - e, sdraiandosi - non fare il gentiluomo svegliami, devi dormire anche tu !!...- e tirandosi sopra una seconda coperta si rigirò mettendosi a dormire.
- Buonanotte - sussurrò Obert sistemandosi meglio contro una roccia. A pochi passi da lui aveva formato una catasta di legna per alimentare il fuoco.
A meno di una decina di metri da dove si trovava lui iniziava la foresta e, senza distogliere lo sguardo dal fuoco ogni tanto Obert gettava uno sguardo anche all’oscurità tra gli alberi. Qualunque pericolo sarebbe giunto dalla foresta, su questo erano certi e quindi quando avevano sistemato il campo avevano fatto in modo che il più vicino agli alberi fosse stato chi doveva fare da sentinella, poi ci sarebbe stato il fuoco e, più lontano, chi invece stava dormendo. In questo modo, se anche un ragno fosse sgusciato fuori dalla foresta avrebbe incontrato prima la sentinella e non chi stava dormendo.
Con una mano, Obert, tastò il terreno accanto a lui per cercare la spada. L’aveva sistemata a terra vicino a lui, ma preferiva tenerla in grembo, molto più a portata di mano. Con un certo nervosismo la trovò al terzo tentativo e, togliendola silenziosamente dal fodero se la sistemò sulle gambe osservando la lucentezza verde del vetro e la sua perfetta unione con il metallo dell’elsa. Era un arma straordinaria, forgiata a regola d’arte.
Da dove veniva lui, il vetro era ancor più raro che a Ishtar. Suo padre aveva un piccolo pugnale che gli era stato donato da un notabile di una città del nord e lui aveva passato interi pomeriggi ad osservarlo, ad ammirarne la bellezza letale, a sognare di un giorno in cui avrebbe avuto un’arma tutta sua fatta di quel materiale.
Quel giorno era arrivato ma non era stato come nei suoi sogni.
Aveva dovuto lasciare la sua città, la sua casa, tutte le persone a lui care senza sapere se un giorno avesse potuto tornare.
Il suo sogno era diventato una realtà, aveva una spada tutta sua fatta di vetro, ma a che prezzo
Un rumore richiamò la sua attenzione.
Veloce afferrò la spada e schizzò in piedi guardando verso la foresta. Il rumore si ripete di nuovo ma non veniva dalla foresta.
Con una torsione del busto si voltò e…
- A cosa stavi pensando? - gli domandò Linna guardandolo divertita.
- Cosa? - mormorò confuso abbassando la spada e rilassandosi - Come mai sei già sveglia? -
- Perché è il mio turno - sorrise mostrandogli la luna che aveva percorso quasi metà della sua notte - vai a dormire, domani ci attende una lunga scarpinata -
- Si - mormorò - buonanotte - e, lentamente si diresse verso la coperta che la ragazza gli aveva lasciato accanto al fuoco quando vi si sdraiò sopra avvertì subito il profumo della ragazza che aveva impregnato la coperta e quasi desiderò che fosse li, insieme a lui.
Con un sorriso si addormentò sognando che li, accanto a lui, non ci fosse Linna.

Venne svegliato dal profumo del Marshjok, una bevanda calda che si otteneva facendo passare dell’acqua bollente attraverso un filtro di stoffa con dentro delle foglie della pianta omonima e che era blandamente eccitante. L’ideale per svegliarsi e prepararsi per affrontare la Foresta dei Lamenti.
- Il tempo sta cambiando - mormorò Linna guardando il cielo che si stava riempiendo di nubi nere - non mi piace -
- Quegli alberi sono cosi fitti che non ci bagneremo neanche se dovesse mettersi a diluviare - sbadigliò Obert alzandosi. Si sentiva la schiena a pezzi. Muovendosi nel sonno doveva essere andato a finire su di un sasso ed adesso aveva un dolore sordo ad un fianco che gli si acuiva ogni volta che faceva un respiro appena un poco più profondo. Se ci fosse stato Soda gli avrebbe chiesto uno dei suoi intrugli per i dolori, ma visto che non c’era si dovette accontentare di stringere i denti e sopportare.
- Non è la pioggia che mi preoccupa - cercò di spiegargli la mezzelfa - guarda la forma di quelle nubi -
- Cos’hanno di strano? - mormorò alzando lo sguardo e facendo una smorfia. Una fitta al fianco lo aveva trafitto quasi fosse stata una pugnalata.
- Poco prima che ti svegliassi ho visto una nube nera a forma di drago, e non è un bel segno qui sul Cimitero dei Draghi - gli disse porgendogli una tazza di metallo colma di Marshjok fumante - cos’hai? -
- Niente - afferrò la tazza - devo aver dormito su di un sasso e sono un po’ indolenzito - poi, dopo averne bevuto alcuni sorsi - perché non è un bel segno? -
- Sono ormai decenni che nessun drago è stato più visto volare su quest’isola per venirci a morire - gli rispose iniziando a raccogliere le cose per partire - ma l’ultima volta che un drago è stato visto, era nascosto dentro una nube nera a forma di drago -
- Forse quella era solo una nuvola che aveva quella forma - cercò di tranquillizzarla Obert. In realtà anche lui era nervoso. Linna non gli era mai parsa una ragazza facile alle paure e vederla cosi agitata lo stava mettendo in pensiero. Ma forse era proprio come aveva detto lui. Forse era solo una nuvola di passaggio che aveva assunto casualmente quella forma.
- Forse - cercò di sorridergli - sbrigati con quella tazza voglio essere fuori dalla foresta prima che scenda la notte, non ho nessuna voglia di accamparmi li mezzo -
- Agli ordini - sorrise buttando giù quello che era rimasto della bevanda. Una nuova fitta lo pugnalò al fianco. Pochi minuti dopo si addentrarono nella foresta tenendo gli occhi bene aperti e le spade già in pugno.

Il sottobosco della Foresta dei lamenti era fitto ed avanzarvi non era semplice, e più di una volta Obert fu costretto ad aprire la strada a lui e alla sua compagna a colpi di spada.
Di tanto in tanto, poi, si imbatterono nei segni della presenza nella foresta dei ragni crudeli. Resti di gigantesche ragnatele che pendevano dagli alberi e, a volte, appesi ad essi videro gli scheletri di alcuni uccelli o di alcuni piccoli animali che vi erano rimasti intrappolati e che poi, dopo essere stati avvolti dalla tela e pre digeriti dai succhi gastrici acidi emessi dallo stomaco della gigantesca bestia, erano stati letteralmente succhiati via.
- Non toccare le ragnatele - l’avvisò Linna vedendo Obert protendere una mano verso lo scheletro di un piccolo animale - è molto appiccicosa ed inoltre, alcune specie mischiano alla tela un veleno in grado di paralizzarti il braccio per ore -
- Uh - mormorò ritraendo frettolosamente la mano.
Perché dovevano esistere simili creature, si domandò dando un ultimo sguardo allo scheletro del povero animale, poi, aumentando il livello di attenzione riprese il viaggio.
Giunsero a metà della foresta senza incontrare problemi quando Obert si lasciò sfuggire un gemito quasi piegandosi in due dal dolore.
- Cosa c’è? - gli domandò Linna fermandosi e guardandolo.
- Il fianco - mugolò con il fiato rotto dal dolore - mi fa un male di inferno -
- Fammi vedere - gli si avvicinò sollevandogli la casacca e scoprendogli il fianco. Poco al di sopra della cresta iliaca vide un puntolino nero circondato da una macchia rossastra di un paio di centimetri di diametro - sembra la puntura di un insetto, ti fa male? - e quasi sadicamente gli premette con un dito sulla macchia facendo piegare in due dal dolore il giovane guerriero - Credo di si -
- Sta passando - ansimò riprendendo fiato - va ad ondate - poi si rimise a posto la casacca e - andiamo avanti - riprese la marcia.
- Ce la fai? - si preoccupò Linna mettendosi a camminargli di fianco.
Una puntura di insetto non era da sottovalutare, soprattutto in posti come quelli. Aveva visto guerrieri temprati da mille battaglie torcersi tra dolori indicibili per una cosa del genere, e con un brivido, si ricordò anche che aveva visto un uomo morire per una puntura di un insetto cosi piccolo da essere quasi invisibile.
Erano lontani da qualunque posto dove poter trovare un guaritore e lei non sapeva purtroppo nulla di quell’arte.
Tranne qualche semplice rudimento non sarebbe stata capace di fare altro che osservarlo mentre si spegneva in una lenta agonia.
- Si stai tranquilla, è solo un po’ indolenzito - le sorrise cercando di tranquillizzarla.
Cosa voleva che fosse? Era una semplice puntura.
- Andiamo – si sforzò di sorridere di nuovo, e menando dei furiosi fendenti alla vegetazione che tentava di rallentarli riprese ad avanzare con la giovane mezzelfa dai capelli rossi dietro di lui.

L’attacco del gigantesco ragno crudele fu fulmineo.
Sbucò dalla vegetazione e correndo sulle otto zampe si diresse velocemente verso di loro.
Rapidamente Obert scartò di lato vedendo con la coda dell’occhio Linna fare lo stesso dall’altro lato, poi tornò a guardare il ragno che, rimasto in mezzo a loro due si era improvvisamente fermato come per decidere da che parte attaccare.
Era enorme. Un corpo grande quanto una vacca sorretto da otto zampe pelose proporzionate. Con un fendente menato a due mani Obert attaccò il suo lato della bestia quasi in contemporanea con Linna che, in ritardo di pochi attimi menò a sua volta un fendente dalla sua parte. Due zampe, recise di netto volarono via con uno schizzo di sangue verde che andò ad imbrattare il fogliame. Un secondo dopo la bestia si voltò verso la ragazza che, indietreggiò rapidamente.
Vedendo il ragno voltargli le spalle, Obert gli si scagliò contro colpendolo con un colpo sferrato di taglio dall’alto verso il basso. Uno squarcio enorme si aprì sul gigantesco corpo peloso del mostro che, però, sembrò non avvertirlo minimamente continuando ad avanzare verso Linna che riprese ad indietreggiare menando dei fendenti sia per evitare che la colpisse con una delle zampe, sia per continuare ad attrarre la sua attenzione e permettere cosi al suo compagno di colpirlo di nuovo da dietro.
Ed Obert non si fece aspettare molto. Rapidamente sferrò un nuovo colpo che penetrò mollicciamente nel corpo chitinoso della bestia.
Stava per sferrare un nuovo colpo quando, del tutto inaspettatamente il mostro si voltò di scatto colpendo il guerriero al fianco facendolo rotolare a terra.
Pochi attimi dopo gli era praticamente sopra.
In un lampo Obert, vedendo l’addome del ragno scoperto menò un colpo di punta con la spada penetrandogli nell’addome fino all’elsa mentre Linna, con un nuovo fendente gli aprì una nuova ferita sul dorso che, questa volta fu mortale.
Con un ultimo movimento agonico il ragno tentò di allontanarsi, stramazzando alla fine a terra morto.

- . . . - urlò improvvisamente Obert rialzandosi quasi di scatto. Un lungo urlo rabbioso, liberatorio - per Crown maledetto essere immondo - poi si chinò di lato mettendosi una mano sul fianco dolente - Linna stai bene? -
- Io si - ansimò correndogli accanto. Anche per lei era la prima volta che affrontava un mostro di quel genere e si sentiva ancora euforica di adrenalina, ma era anche preoccupata per il suo compagno. Lo aveva visto piegarsi in due con il volto quasi cereo - sei stato ferito? -
- No, è questa dannata puntura - gemette rimettendosi dritto e pestando i piedi un paio di volte - fa un male di inferno - poi guardò il ragno morto - sbrighiamoci ad uscire da qui, non ho propria voglia di aspettare i parenti di questo mostro -
- Neanche io - mormorò cercando di non mostrare la propria preoccupazione.
Erano stati avventati a partire per quell’incarico senza un guaritore o senza almeno qualche pozione ristoratrice.
Per un attimo gli balenò un idea. Tornare indietro. Poteva convincerlo. Gli avrebbe detto che, no, ma cosa le era venuto in mente.
Lui le avrebbe risposto che se non se la sentiva poteva tornare indietro, forse l’avrebbe anche accompagnata alla barca, ma lui poi sarebbe tornato li per prendere quelle scaglie.
E, procedendo quasi di corsa si lasciarono alle spalle la carcassa del gigantesco ragno e, dopo alcune ore di marcia forzata, la Foresta dei Lamenti, giungendo ai piedi del Massiccio del Drago.
Di fronte a loro, buia e silenziosa, si spalancò la grotta che li avrebbe condotti nella valle.

- Passeremo la notte qui - decise Linna indicando uno spiazzo erboso tra le rocce vicino ad un torrentello che originava da una getto d’acqua che fuoriusciva dalla parete rocciosa formando una cascatella.
- C’è ancora luce, non è tardi, possiamo ancora andare avanti - ribatté Obert a corto di fiato sia per la marcia forzata che per il dolore che dal fianco si era esteso a quasi tutta la metà del corpo. Era madido di sudore e la pelle del volto era arrossata e lucida come se avesse la febbre.
- Per oggi non se ne parla - replicò secca - riprenderemo domani mattina - poi gli si avvicinò - fammi vedere - e senza attendere il suo permesso gli sollevò la casacca - Lithis benevola - la macchia rossa intorno alla puntura si era estesa a tutto il fianco, gran parte della schiena e dell’addome e stava scendendo verso i glutei e la coscia destra – hai…hai bisogno di cure -
Improvvisamente il puntino nero ebbe una specie di sussulto.
- Cosa? - quasi urlò pensando di aver visto male. Di nuovo il puntino nero si agitò – Un insetto, c’è ancora l’insetto che ti ha punto dentro la ferita -
- . . . - Obert emise un rantolo e, senza dire altro si accasciò a terra privo di sensi.

Quando rinvenne vide che il sole era calato, sentiva freddo, ma il bagliore che veniva da vicino a lui gli indicò che era sdraiato accanto ad un fuoco. Linna gli aveva tolto l’armatura e gli stivali, lasciandogli solo i guanti, e lo aveva ben coperto con le coperte che avevano con loro. Un bruciore urente gli attraversava il corpo partendo dal fianco.
Provò a tastarsi il punto in cui l’insetto lo aveva punto andando poi ad annidarglisi ma trovò qualcosa di umidiccio e voluminoso e rinunciò all’idea di continuare l’esplorazione. Si rese conto di non indossare più neanche la casacca.
Si sentiva la bocca secca, doveva avere le labbra screpolate perché quando provò a passarvi sopra la lingua avvertì la sensazione di star leccando qualcosa di ruvido ed avvertì delle piccole stilettate di dolore.
Voltò la testa verso il fuoco, ma un dolore sordo lo assalì dal collo in giù convincendolo che forse non era ancora il caso di provare a muoversi.
- Linna - farfugliò avvertendo una altra fitta di dolore alla gola.
- Sono qui - gli rispose subito la mezzelfa. Vide il volto della ragazza a pochi centimetri sopra il suo - ti sei svegliato -
- Cosa…cosa mi è successo? - rantolò sentendo che il dolore alla gola si faceva meno intenso e più sopportabile.
- L’insetto che ti ha punto si era annidato nel tuo fianco - gli rispose mentre delicatamente gli sollevava la testa per permettergli di prendere una sorsata d’acqua - e continuava ad avvelenarti mentre si nutriva, ho dovuto incidere per toglierlo e poi ho succhiato via il veleno -
- Mi sento debole - mormorò ingoiando l’acqua. La gola gli bruciava un po’ meno ad ogni sorsata.
- Sono due giorni che dormi, hai delirato - continuò a dirgli - eri bollente per la febbre, ho avuto paura che morissi -
- L’erba cattiva non muore mai - provò a sorridere provando un leggero dolore mentre le labbra screpolate si tendevano.
- Stupido - sorrise - se me lo dicevi prima non mi prendevo cosi pena per te - poi gli avvicinò alle labbra un pezzo di carne secca che aveva ammorbidito con dell’acqua - prova a mangiare, abbiamo delle scaglie di drago da andare a prendere, ricordi devi rimetterti in forze -
- D’accordo mammina - aprì la bocca ed iniziò a masticare la carne. Era salata e dura e gli faceva male alla lingua, ma si sforzò comunque di mandarla giù.
Due giorni, pensò, due giorni persi, per colpa di un insetto. Che razza di guerriero.

Sollevata, Linna si allontanò da Obert andando a darsi una rinfrescata al volto con l’acqua del torrente. Aveva gli occhi cerchiati e gonfi dal sonno e si sentiva stanca. Non aveva dormito neanche per un minuto da quando Obert aveva perso conoscenza per la prima volta, rimanendogli sempre accanto, frizionandolo con delle pezze bagnate per non fargli alzare la temperatura e tenendo sempre pulita la ferita al fianco per non rischiare un infezione.
Di tanto in tanto aveva ripreso conoscenza tentando di alzarsi e urlando frasi sconnesse. Aveva chiamato più volte Deadlight, ed alcune volte aveva urlato che non era stata colpa sua, che era stato un incidente, che gli aveva detto di non avvicinarsi al fiume, che lui non sapeva nuotare, che non aveva potuto fare niente.
In quel delirio Linna gli era stata sempre accanto, lo aveva abbracciato quando scosso dai brividi aveva iniziato a piangere, ed aveva sperato che chiamasse anche lei.
Poi, la macchia rossa aveva iniziato a regredire e Obert era entrato in un sonno profondo, senza brividi o deliri. Aveva temuto che stesse per morire, e senza sapere neanche lei il perché, dolcemente lo aveva baciato sulle labbra riarse dalla febbre sussurrandogli che era li, che la sua amata Deadlight era accanto a lui e che l’amava, e baciandolo di nuovo aveva iniziato a piangere.
Adesso che non sembrava più prossimo a morire si domandò perché l’avesse fatto e, guardando il suo riflesso nell’acqua rischiarata dalla luce della luna, pianse in silenzio.

Venne svegliato dalla luce del sole.
Dopo aver ripreso conoscenza nel cuore della notte ed aver mangiato quel pezzo di carne si era addormentato di nuovo ed adesso si sentiva di nuovo in forze e, soprattutto affamato.
Si sollevò a sedere guardandosi intorno. Linna era accanto a lui, raggomitolata su se stessa e stava dormendo profondamente. Cercando di non svegliarla si tolse la coperta di dosso per coprire la ragazza e, solo in quel momento si rese conto che oltre alla casacca non indossava più neanche i pantaloni e che, era completamente nudo.
Non ricordava di essersi spogliati, anche se, da quando gli aveva detto Linna aveva delirato e quindi poteva aver fatto di tutto.
Comunque sia, era nudo e, se non era stato lui a spogliarsi, qualcuno doveva averlo fatto e, guardando la bella mezzelfa che dormiva al suo fianco, si chiese se non era stata lei a spogliarlo.
Lo aveva medicato, gli aveva detto che lo aveva frizionato per non fargli alzare la febbre. Lo aveva tenuto pulito.
Gli aveva dato veramente molto da fare.
E, lentamente si mise in piedi, barcollando per alcuni attimi e, sempre caracollando come se stesse per cadere da un momento all’altro si diresse verso il torrentello per espletare alcune funzioni corporali di cui sentiva l’urgenza.
Si sentiva la testa pesante, ma, già dopo alcuni minuti che stava in piedi la sensazione di sbandamento gli era passata e, lentamente poté permettersi di cercare i suoi vestiti e rivestirsi. Non voleva assolutamente che Linna, svegliandosi, lo vedesse nudo anche se ormai era quasi sicuro che a spogliarlo fosse stata la ragazza. Non voleva costringerla ancora ad osservare le sue nudità.
Infine, si sistemò accanto a ciò che rimaneva del fuoco e, dopo averlo riattizzato mise a scaldare l’acqua per il Marshjok e, nell’attesa masticò un pezzo di carne secca.
Il profumo della bevanda appena preparata svegliò la ragazza che, subito si voltò verso Obert rimanendo sorpresa dal fatto che fosse già in piedi.
- Come stai? - gli domandò mettendosi a sedere.
- Meglio - le rispose porgendogli una tazza con il Marshjok - devo ringraziarti, se non fosse stato per te, forse adesso sarei morto - poi gli si sedette accanto - adesso devi riposarti tu -
- Abbiamo perso due giorni, non possiamo perdere altro tempo, tra sei giorni Capitan Jack leverà le ancore e se ne andrà - gli fece notare sorseggiando il liquido scuro facendo una smorfia. Era schifoso, ma non glielo avrebbe mai detto.
- E se anche fosse - mormorò - quando tornerà a Flatline senza di noi Olsen lo costringerà a tornare qui, ne sono certo, tu adesso sei troppo stanca per continuare, e non sappiamo cosa ci attende dentro la grotta meglio essere prudenti, non credi? -
- D’accordo - sorrise arrendendosi. In fondo, pensò, avevano ancora sei giorni. Una giornata per raggiungere la valle, e prendere le scaglie, e due, forse tre giorni per tornare indietro. Quattro giorni in totale.
- Bene - si rimise in piedi prendendo la tazza vuota dalle mani della ragazza - riposati tranquilla penserò io a fare la guardia - e mentre Linna tornava a sdraiarsi, Obert si diresse verso il torrente per sciacquare la tazza. Un rumore di rami rotti proveniente dalla foresta attirò la sua attenzione.
In un momento afferrò la spada e si mise in posizione di parata scandagliando con lo sguardo la foresta davanti a lui.
- Eccomi - lo avvertì Linna alzandosi di scatto e mettendoglisi di fianco con la spada sguainata - un ragno? -
- Non lo so, ho sentito un rumore - le rispose - stai indietro -
- Non se ne parla neanche, se è un ragno da solo non potresti fare nulla - ribatté decisa. Il rumore di rami rotti e di passi divenne più vicino e intenso.
- Rallenta, accidenti è pericoloso - urlò una voce bassa e cavernosa.
- Muovetevi voi, piuttosto - gli rispose una voce al contrario alta e melodiosa.
- Deadlight?! - rantolò Obert abbassando la spada. Un attimo dopo la mezzelfa dai capelli celestini uscì dalla foresta correndo verso di lui seguita da Gobert, Olsen, Soda e Butch – Cosa…cosa ci fate qui? -
- Un drago - quasi urlò Deadlight raggiungendolo e fermandoglisi di fronte - un drago vivo, lo hanno visto la mattina dopo che siete partiti, stava venendo qui -
- La nube del drago - ripensò a ciò che aveva visto Linna.
- Si - confermò Soda riprendendo fiato - erano decenni che non se ne vedeva una, un drago è venuto a morire qui -
- Non appena abbiamo sentito la notizia ci siamo imbarcati per venirvi ad avvertire - continuò Olsen - è troppo pericoloso entrare adesso nella valle, anche se morente, un drago è sempre un avversario fuori portata -
- Avevamo paura di non riuscire ad arrivare in tempo - mormorò Deadlight.
- Ma tu non dovevi essere già partita per Bosco Oscuro? - gli domandò Linna guardando la sorella e provando un leggero senso di disagio misto ad un sentimento di invidia.
- Accidenti che bestiacce ci sono in questa foresta - urlò Butch - abbiamo visto la carcassa di un ragno crudele, siete stati voi a farlo fuori? -
- Che ne dite di mangiare qualcosa - propose invece Gobert avvicinandosi al fuoco e ravvivandolo con una generosa dose di legna - per paura di arrivare troppo tardi Deadlight ci ha fatto correre come dei pazzi senza darci neanche il tempo di mangiare -
- Come mai siete ancora qui? - domandò invece Deadlight guardando la sorella con malcelata gelosia - Capitan Jack ci ha detto che siete scesi sull’isola quattro giorni fa -
- Obert è stato punto da un insetto - gli rispose Linna - a proposito, c’è un mago nel vostro gruppo vero? Io ho estratto l’insetto ed ho succhiato via il veleno -
- Tu cosa? - gridò Deadlight - Hai fatto cosa? -
- Fammi vedere - mormorò invece Soda avvicinandosi ad Obert facendogli cenno di tirarsi su la casacca - un insetto grosso come la capocchia di uno spillo, nero, con quattro zampette? - Linna gli fece cenno di si con la testa - Una cimice di Bartok, il suo veleno da dolore, febbre ed anche un po’ di debolezza, ma in genere non è mortale, comunque hai fatto bene a rimuoverla, ma è stato inutile succhiare la ferita, secerne il veleno solo quando si annida, poi smette, quindi non c’era più nulla e se ci fosse stato, adesso staresti male anche tu visto che agisce anche solo per contatto - poi lanciò un occhiata di rimprovero alla mezzelfa - senza contare che succhiare via il veleno è sempre poco consigliabile, se avessi avuta una ferita anche piccola sulle labbra e se il veleno fosse stato mortale, sarebbe potuto entrare in circolo e saresti morta anche tu -
- Faceva molto male - confermò Obert tenendo la casacca sollevata mentre Soda imponeva le mani sulla ferita.
- Comunque, Obert - mise fine a tutti i discorsi Olsen - adesso sai la situazione, nella valle c’è un drago vivo, vuoi continuare? -
- Voi verrete con me?- gli domandò guardandoli - Il compenso non è che sia tanto alto -
- Sono con te - gli sorrise Deadlight.
- Non ho mai visto un drago vivo, sono curioso - annuì anche Soda.
- Non è che ci dovremo battere con lui, però !!...- rantolò Butch - Potremmo sgattaiolare tra le ossa e prendere le scaglie senza farci vedere -
- Mi stavo annoiando a non fare nulla - sorrise Gobert - e poi, più siamo e più scaglie possiamo prendere, pensate a come mi starebbe bene una armatura di scaglie di drago -
- E tu? - Obert si voltò verso Olsen - Sei con noi? -
- Sbuff - sbuffò trattenendo un sogghigno - ma si -
- Bene adesso che abbiamo deciso di andare tutti a dare un occhiata al drago, che ne dite di mangiare !!...- sbraitò infine Gobert aprendo il suo zaino.

- Siete stati davvero due incoscienti - lo riprese Deadlight camminandogli di fianco. Lei ed Obert si erano allontanati dal gruppo per parlare da soli - partire per quest’incarico senza portarvi neanche una pozione di guarigione o qualche antidoto, e se foste stati punti da un ragno crudele? - era arrabbiata e non faceva nulla per nasconderlo - Sapevate a cosa stavate andando incontro !!...Ogni volta che si parte per una missione, o anche solo se ci si allontana da una zona conosciuta bisogna sempre portarsi dietro qualche cura -
- Già - mormorò tenendo lo sguardo basso. Aveva ragione. Erano stati due incoscienti. Se quell’insetto fosse stato più pericoloso probabilmente adesso sarebbero morti tutti e due.
- Accidenti - sorrise poi - non posso lasciarti da solo neanche per pochi giorni che ti metti subito nei guai - quando l’aveva lasciato dicendogli che il giorno dopo sarebbe partita per Bosco Oscuro si era sentita quasi morire dentro. Non voleva dirgli quelle cose.
Voleva solo che lui gli dicesse di seguirlo.
Ed invece no l’aveva guardata andar via senza dire nulla.
- Comunque adesso sono qui, e vedrai che andrà tutto bene - continuò a sorridergli quando aveva sentito che una nube di drago era passata su Flatline diretta a Cimitero dei Draghi aveva perso il respiro per un attimo.
Forse anche loro l’avevano vista, forse sarebbero tornati indietro. Ma se cosi non fosse stato? E se fossero entrati nella valle e si fossero trovati di fronte la gigantesca bestia.
Anche se morente, un drago poteva essere pericoloso.
Sarebbe anche partita da sola. Ma, con un sorriso aveva trovato ad attenderla sul molo Olsen e tutti gli altri.
Si conoscevano da cosi poco tempo, ma si sentivano già tutti cosi uniti da rischiare la vita anche per uno solo di loro. Obert sicuramente lo avrebbe fatto. Avrebbe rischiato la vita anche solo per uno di loro.
- Basta che non trovi altri maghi malvagi da cui farti rapire - la prese in giro Obert.
- Cattivo - rise dandogli un leggero pugno sulla spalla - sembrava un halfling del tutto inoffensivo - poi, piantandoglisi davanti lo bloccò mettendogli le mani sulle spalle - e comunque sapevo che saresti venuto tu a salvarmi !!...-
- Non abituartici però - rise anche lui e con un gesto rapido infilò le braccia tra quelle della ragazza e allargandole si liberò avvicinando poi il suo volto a quello della mezzelfa dandole un rapido bacio su una guancia - grazie - poi si voltò - torniamo dagli altri prima che inizino a preoccuparsi -
- Si - sussurrò sentendosi il volto andarle improvvisamente a fuoco.

La grotta era buia e umida e dalle sue viscere si sentiva l’eco di sgocciolii amplificati dalle pareti. Una lieve brezza che smuoveva le fiamme delle torce segnalava che doveva esserci un apertura alla fine del budello che, senza tortuosismi avanzava sotto il gigantesco massiccio del drago.
In fila indiana, ognuno con la sua torcia, entrarono nella grotta. Obert in testa al gruppo lo guidava con la spada sguainata che di tanto in tanto mandava dei bagliori verdastri. Subito accanto a lui, Butch avanzava guardando le pareti ed il pavimento della grotta alla ricerca di eventuali trappole, mentre Deadlight e Linna li seguivano a breve distanza.
Un po’ più indietro li seguiva Soda ed infine, a chiudere il gruppo Olsen e Gobert.
Avanzavano in silenzio, dandosi di tanto in tanto una voce per sincerarsi che nessuno si fosse attardato. Non avevano ancora incontrato nessuna deviazione e la grotta sembrava volesse continuare a proseguire dritta e pianeggiante fino alla fine.
Uno dei timori che avevano avuto prima di entrare era stato quello di fare brutti incontri.
La Foresta dei Lamenti era infestata dai ragni e, non sarebbe stata di certo una sorpresa se ne avessero incontrati anche dentro la grotta. Tuttavia, dopo alcune ore di marcia non avevano ancora visto nessun segno della presenza di ragni o di altre bestie e lentamente si stavano rilassando.
- Mi sembra strano - mormorò Butch stranamente nervoso - neanche uno scheletro o i resti di qualche insetto, neanche degli escrementi la cosa non mi piace -
- Cosa pensi? - gli domandò Obert non riuscendo a capire cosa ci fosse di poco piacevole in quella situazione.
- Siamo in una grotta in un’isola infestata da ragni giganti - cercò di spiegargli i suoi dubbi - pensa, un posto come questo sarebbe l’ideale per un ragno, piazzi una tela a pochi metri dall’ingresso e chiunque entri qui dentro è spacciato - poi passò la sua torcia lungo la parete - ed invece, guarda, neanche un segno, nulla -
- Io non avverto nulla - si fece improvvisamente avanti Deadlight - non sento vita in questa grotta e non sento neanche odore di morte -
- Forse sono solo io che sono paranoico - mormorò Butch continuando ad esplorare la grotta mano a mano che avanzavano alla ricerca di trappole.

Erano ormai molte ore che camminavano e dell’uscita neanche l’ombra.
La grotta non aveva mai curvato ed era rimasta sempre pianeggiante. Non avevano incontrato nessuna deviazione. Era sicuro, insomma, che stessero seguendo la direzione giusta.
Non erano andati neanche tanto piano. Dovevano essere ormai prossimi all’uscita dall’altra parte del massiccio, nella valle dei draghi.
Eppure per quanto si sforzassero non riuscivano a vedere nessuna luce di fronte a loro.
- Dovremmo essere ormai dall’altra parte - mormorò Olsen raggiungendo Obert in testa al gruppo - sono ore che camminiamo qui sotto -
- Lo so - gli rispose guardando la sua torcia. Era ormai ridotta a ben poca cosa ed ancora poco tempo e si sarebbe spenta.
Nello zaino ne aveva una di scorta, ma, dovevano anche tornare indietro e non era detto che dall’altra parte avrebbero trovato del materiale adatto a costruirne delle altre.
- Credi che ci sia qualcosa di strano in questo? - gli domandò poi a bassa voce.
- Se ci fosse stato un incantesimo Soda se ne sarebbe accorto - mormorò in risposta - non abbiamo mai svoltato, siamo sempre andati dritti e non siamo neanche scesi o saliti, forse è semplicemente lunga -
- Il vento è aumentato - avvertì improvvisamente Deadlight portandosi accanto a Obert, la fiamma della sua torcia venne sballottata violentemente da una folata di vento gelido che quasi la spense - e porta un odore strano, un odore che non ho mai sentito -
- Io non sento nulla - annusò l’aria Butch.
- Io sono una mezzelfa e la natura è la mia casa, sento odori che voi umani non potreste mai avvertire - gli disse bonariamente.
- Il vento viene ad ondate - mormorò Gobert giungendo anche lui in testa al gruppo - sentite? - era come se qualcuno stesse agitando un gigantesco ventaglio di fronte a loro - Cosa può essere? -
- Il drago che sbatte le ali - capì per primo Obert poi indicò qualcosa di fronte a loro a circa duecento metri di distanza, un piccolo semicerchio di luce che andava aprendosi - era di fronte all’uscita della caverna per questo non vedevamo la luce -
- Spegnete tutte le torce meno che una - ordinò repentinamente Linna spegnendo lei per prima la sua torcia calpestandola delicatamente per non rovinarla troppo - ed avviciniamoci senza fare rumore non dobbiamo fargli capire che siamo qui -
- Anche se ci vedesse non è che ci considerebbe poi molto - sogghignò Soda - siamo si e no della grandezza di un topo per lui -
- Io i topi li schiaccio - mormorò trucemente Gobert spegnendo la sua torcia.
- Andiamo - ordinò poi Obert iniziando ad avanzare verso la luce con Deadlight subito dietro e gli altri a breve distanza che, cautamente si muovevano quasi al buio.

Lentamente, molto lentamente, Obert si sporse dall’uscita della grotta guardandosi intorno. Solo in quel momento si rese conto che la valle dei draghi era in realtà l’enorme cratere di un vulcano probabilmente ancora attivo visto che, da alcune piccole pozze che vedeva sul fondo, molti metri più in giù rispetto a dove la grotta sbucava, si innalzavano dei pennacchi di fumo.
Sparsi un po’ ovunque vide i resti dei giganteschi animali che vi erano venuti a morire. Ossa gigantesche erano state sbiancate dal sole e dai fumi maleodoranti che usciva dalle pozze e, accanto ai giganteschi scheletri vide le scaglie che erano venuti a prendere.
Solo una cosa non vide e, la cosa lo preoccupò non poco.
Non vide da nessuna parte il drago ancora vivo che era venuto a morire in quel posto cosi desolato.
- Tu lo vedi? - si voltò verso Deadlight
La giovane mezzelfa non fece in tempo a rispondere che il rumore di un gigantesco sbattere di ali li costrinse ad alzare gli sguardi al cielo
Ed il drago era li, enorme, rosso come il fuoco che avvampava nelle sue fauci dischiuse, sopra di loro e, malevolmente li fissava con l’unico occhio che gli era rimasto, l’altro, videro, era chiuso e segnato da una gigantesca cicatrice.

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Quattro Chiacchiere Con L'Autore
Eccoci al quinto capitolo revisionato.
Ho migliorato la punteggiatura ed eliminato i tre puntini che avevano asfissiato la prima versione, ma per il resto la storia è rimasta identica. Andava già bene cosi e quindi, tranne le correzioni che ho fatto non c'era altro.
Grazie come al solito a chi mi legge e mi auguro, come al solito che vi siate divertiti a leggere le mie storie come io mi sono divertito a scriverle.

Nota: i ragni crudeli sono tipici delle avventure di Dungeons & Dragons ripresi poi in Neverwinters Nights, mentre le armature e le armi in vetro sono originarie di Morrowind.

A rileggerci al prossimo capitolo.
Suinogiallo
Bobby Dog - The adventures of Bobby DogDelphine Yamamouchi - The adventures of Bobby DogARIA - A Side StoryAnja - Dopo la FineRobert Autore - Dopo la Fine

   
 
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