Il mattino dopo la Sala Grande della famosa scuola di magia e
stregoneria d’Inghilterra era in assoluto fermento ed agitazione. I ragazzi
bisbigliavano tra loro passandosi di mano in mano la Gazzetta del Profeta mentre
decine di lettere arrivavano e ripartivano tramite i gufi postini che sparivano
o apparivano attraverso le grandi arcate poste in cima alla mensa. Al tavolo dei
professori la McGrannitt e Lupin non erano presenti e gli altri docenti
sembravano tesi, sul chi vive ed estremamente desolati, tristi. Harry notò
appena e superficialmente questi particolari appena entrata nella Sala Grande
per far colazione insieme agli altri. Come al solito non aveva dormito molto
perché la sua mente aveva deciso di tenerlo sveglio facendogli tornare alla
memoria innumerevoli scene e occasioni in cui avrebbe dovuto capire chi era ed
altre in cui si ‘vedeva’ felice con i suoi ‘amici’. Il discorso con
Lupin l’aveva un po’ scosso, non facendogli cambiare idea e non portandolo
di nuovo a combattere per loro, non sapeva ancora cosa fare, ma di sicuro se lo
potevano scordare di avere di nuovo il ‘burattino Harry’. Ciò nonostante l’aveva
portato a compiersi alcune ovvie domande: chi era suo padre prima di diventare
Voldemort? Come stava a scuola? Cosa provava e cosa l’ha spinto
definitivamente a votarsi al ‘male’?
E molte altre domande che parzialmente avevano trovato
risposta nel diario e parte nei ricordi che l’anno prima Silente gli aveva
fatto vedere. Aveva visto un Tom piccolo ed isolato dai compagni, freddo, temuto
e spietato, una crescita triste come la sua finché non aveva scoperto di essere
un mago. Aveva visto la soddisfazione nello scoprirsi potente, forte e superiore
agli altri, ma questo non gli dava una visone completa di quello che era suo
padre, ma sufficiente a farglielo apprezzare perché nonostante tutto aveva
trovato la forza di tirarsi su, di elevarsi per cercare di cambiare la società.
Harry, come suo padre, sapeva cosa voleva dire vivere con babbani che non
apprezzano cosa sei, che ti odiano e ti temono, evitandoti con disprezzo o
picchiandoti, purtroppo non tutti i babbani accettavano di buon grado di avere
dei figli maghi o streghe e d’altra parte, questi si vedevano costretti a
faticare il doppio per raggiungere appena il livello dei purosangue.
Harry raggiunse la sua tavolata e si sedette come sempre tra
Hermione e Ron, li salutò e diede un bacio a Ginny, quella routine cominciava a
soffocarlo sempre di più, strinse i denti e cercò di non pensarci mentre
beveva lentamente una tazza di thè.
“Hai visto l’ultima novità?” gli chiese Ron mentre gli
passava uno dei tanti giornali che circolava quella mattina, il moretto lo prese
svogliato dando una letta al titolo che capeggiava enorme in prima pagina:
Grande attacco al Tower Bridge ad opera dei Mangiamorte:
decine di ferite e 8 morti tra i babbani
Harry sollevò un solo sopracciglio scuro per la curiosità e
poi si dedicò alla lettura dell’articolo
“Sono le 0:36, ora locale di un tranquillo quartiere
londinese vicino al Tower Bridge, la zona è sorvegliata da alcuni Auror e
sembra tutto tranquillo quando si sente la prima detonazione. L’allarme è
diramato subito ma lo schok è stato tale che per alcuni istanti tutto si è
bloccato. Sulle strade si possono ancora notare le macerie a ricordo del
tremendo disastro, mentre gruppi di paramedici e medimaghi si aggirano tra la
popolazione rimasta ferita. Aggirandoci tra i gruppi di Auror e funzionari del
ministero, siamo riusciti a ricostruire sommariamente l’evento che ha portato
a questo disastro.
Una particolare, e per ora sconosciuta, pozione è stata fatta
esplodere a distanza provocando la corrosione di ogni trave di ferro e la
rottura frammentaria delle pietre e del cemento che reggevano e formavano il
ponte. La pozione, a quanto dicono le ricostruzioni effettuate dal personale
Auror, sembra sia stata collocata proprio alla base del primo pilastro,
circondandolo completamente e facendola esplodere a distanza. Il pilastro che
portava la torre di sinistra è stato distrutto quasi subito e ha fatto
precipitare nel fiume la costruzione ottocentesca provocando l’inevitabile
caduta della seconda torre. Sul ponte si trovavano alcuni babbani con le loro
automobili, trovatisi bloccati in quell’inferno non hanno avuto via di scampo
e sono tutti morti o per annegamento o schiacciati dalle macerie. 18 babbani,
situati ai lati della strada per assistere a quel macabro evento, hanno
riportato solo qualche livido e lieve rottura causati da un’onda gigante d’acqua
formatasi nel momento della caduta della prima torre, e, successivamente, della
seconda.
Subito il pronto intervento e la polizia babbana sono giunti
per assistere i feriti mentre agenti infiltrati di Auror cercavano indizi sul
luogo del fatto, si è riuscito al isolare un campioncino della pozione usata.
Proprio ora questo campione viene mandato ai laboratori di ricerca del
ministero, dove i migliori pozionisti-ricercatori, lo analizzeranno per scoprire
da chi, o dove, è stata prodotta. Sul luogo non sono stati scorti Mangiamorte,
ma dieci minuti dopo il fatto è comparso nel cielo il marchio nero, segno dei
seguaci di Tu-Sai-Chi, che assegna l’atto terroristico indubbiamente ai Maghi
Oscuri. L’oscurità, favorita da una notte nuvolosa, ha impedito la vista di
qualche individuo sospetto. Il governo babbano ha rilasciato la dichiarazione
alla popolazione di cedimento delle parti portanti della struttura, cercando di
rassicurare gli animi hanno dato la causa del disastro ad un mal controllo della
costruzione antica; il nostro Primo Ministro invece è arrivato subito al
Quartier Generale Auror per avere delle delucidazioni, ne è uscito 3 ore dopo
rilasciando come unica dichiarazione:
“Il fatto successo è stato gravissimo e altamente
distruttivo per il nostro amor proprio e le nostre origini. Il Tower Bridge era
una costruzione che risaliva alla nostra storia e un monumento che ci ricordava
le bellezze del passato. Ciò nonostante non cederemo a dei vili atti
terroristici che mirano solo a demoralizzarci e a farci cedere terreno, il corpo
Auror è altamente specializzato e pronto per affrontare qualsiasi tipo di
incantesimo e/o pozioni gli si pari davanti” gli abbiamo chiesto cosa si è
scoperto e quali saranno le misure precauzionali “A quanto pare la pozione è
stata fatta da uno specialista e un abile pozionista, pare sia stato aiutato ma
fin’ora si è scoperto poco. Naturalmente è tutta questione di tempo prima
che il reparto pozioni degl’Auror trovi il colpevole e lo catturi. Per quanto
riguarda le protezioni………stiamo progettando di aumentare la difesa nei
luoghi storici che potrebbero essere colpiti ancora e miglioreremo anche le
custodie ad Hogwarts. È chiaro che tutto questo trambusto è stato progettato
solo per distrarci e diminuire le difese ad Harry Potter, ma il piano, come ho
detto, è chiaro, perciò il giovane verrà sorvegliato attentamente”
Naturalmente il Mondo Magico si è rallegrato sapendo che il
ministero è all’opera intensa per assicuraci un po’ di tranquillità e per
proteggere Harry Potter, vero nemico di Tu-Sai-Chi e Salvezza del Mondo Magico.
Ci auguriamo che fatti del genere non si ripetano più e che presto torni la
serenità per tutti”
Harry sorrise bieco per un attimo, appena finito di leggere
una parte dell’articolo che continuava per e restanti 2 pagine, non gli
interessava sapere altro sull’argomento perché fondamentalmente non gli
importava se qualche babbano o mago era morto e ferito –Certo che fanno le
cose in grande- pensò soddisfatto passando il giornale a Ron.
“Allora? Non è pazzesco? Spero che li catturino e che li
consegnino ai dissennatori!” disse senza logica il rosso mentre Harry tornava
tranquillamente a fare colazione, ora l’appetito gli era tornato
“I dissennatori sono alleati del Lord, Ron. L’hai
dimenticato?” rispose con tono incolore il moretto
“No però….è stato di sicuro Piton a fare la pozione!
Possibile che non l’abbiano capito? Se ci fossi io….”
“Ti faresti ammazzare dopo due minuti Ron!” ribatté
Hermione con fervore
“E comunque non saresti di nessun aiuto, solo un intralcio.
E gli Auror vanno già abbastanza affondo anche senza il tuo prezioso aiuto”
finì Harry alzandosi dal posto e prendendo la cartella uscendo poi dalla Sala.
Alle sue spalle Ron lo fissò ammutolito dal tono cattivo ed soddisfatto col
quale aveva pronunciato quella frase, strinse i pugni sul tavolo e sentì ancora
una volta il filo ledersi e spezzarsi di un altro po’, quell’amicizia tanto
importante oramai era finita e il rosso ne sentiva un eco lontano rimbombare tra
le pareti vuote e aride del suo animo disilluso, doveva solo aspettare che
scomparisse definitivamente.
Hermione al suo fianco lo vide sconfitto ed inerme, il fuoco
che sembrava animarlo completamente estinto, ed Harry così lontano,
irraggiungibile e solo come poche volte l’aveva visto. Non voleva arrendersi,
darsi per vinta e cedere alla distruzione di quell’amicizia che era durata
anni attraverso le più svariate vicissitudini….semplicemente non poteva
credere che il loro amico li stesse allontanando, odiando por una colpa che
bruciava e che non voleva confessare. La brunetta Grifondoro si alzò e senza
dire nulla al rosso si diresse verso l’uscita alla ricerca di Harry, quella
chiacchierata a lungo rimandata non poteva aspettare e se qualche cambiamento
doveva avvenire, Hermione si giurò che doveva essere positivo per la loro
amicizia.
Harry non si era recato alle ore di lezione, non aveva voglia
di seguire sciocchi insegnamenti di altrettanto sciocchi professori. Sentiva il
potere allo stato libero che gli scorreva al posto del sangue, sentiva di aveva
le capacità per compiere qualsiasi cosa e la conoscenza di poter apprendere
arcaiche forme di magie che gli stupidi temevano. Da quando aveva scoperto la
sua origine aveva liberato la sua anima che teneva imprigionata e sciolto le
catene che racchiudevano il suo potere. Si sfiorò quasi inconsciamente il
ciondolo di oro bianco che portava al collo, una piastrina rotonda con al centro
una pietra verde ed una nera che splendevano come gemme nella notte, unite a
formare l’infinito….la collana che aveva trovato nel diario, quella che Tom
aveva regalato a sua madre scegliendola come Regina….
Quando si era messo quel gioiello non aveva idea di ciò che
avrebbe scatenato in lui. Solo leggendo il diario aveva scoperto che le gemme
erano state intagliate personalmente da Tom Riddle che aveva fatto in modo di
metterci alcune stille del suo potere, questo aveva liberato il potenziale di
Lily e, in seguito, anche il suo.
Harry si affacciò ad una finestra al sesto piano mentre
riviveva ad occhi aperti il dolore che lo aveva invaso alla liberazione del suo
potere. Pura lava che si scioglieva all’interno del suo corpo liquefando e
bruciando gli organi, i muscoli rigidi e freddi che sembrano sul punto di
rompersi come cristalli e l’aria che non raggiunge i polmoni….si sentiva
morire lentamente, la voce per urlare non l’aveva e gli occhi non vedevano
più….poi scomparve tutto. La vista e la voce erano tornate normalmente ed
Harry aveva preso una lunga boccata d’ossigeno, riempiendo i polmoni mentre
muoveva con lentezza gli arti sciogliendo i muscoli rattrappiti dalla tensione.
Si era alzato dal duro pavimento su quale era svenuto e poi aveva percepito
qualcosa di diverso in lui, una nuova energia latente che prima non c’era. La
potenza magica era aumentata notevolmente ed ora i semplici incantesimi che non
riusciva ad eseguire senza bacchetta e soprattutto senza pronunciarli, gli
sembravano uno scherzo, un gioco.
Da quel momento si era chiesto decine di volte se suo padre
aveva provato la stessa elettrizzante scarica di potere che lo aveva
attraversato. Anche ora, se chiudeva gli occhi poteva sentire il fluido dei suoi
poteri, l’adrenalina di magia pura che lo riempiva facendogli percepire il
mondo da un’altra prospettiva. Come se d’un tratto fosse stato in grado di
vedere le linee di magia che circondavano il mondo, tutti i possibili utilizzi
di un incantesimo e le mille possibilità che aveva davanti
Aprì gli occhi sul paesaggio del parco scolastico mentre in
sottofondo percepiva gli allegri richiami degli studenti che andavano a lezione.
Lui non era allegro, non lo era da molto tempo oramai e si chiese se mai avrebbe
riscoperto il significato della parola ‘allegria’.
Si allontanò con una leggera spinta dal cornicione della
finestra proseguendo lungo il corridoio vuoto mentre la sua mente ritornava alle
vicende di quella mattina. Se ripensava alle parole del rosso Weasley la magia
dentro di lui ruggiva di rabbia e collera subissandolo.
C’era voluto molto autocontrollo per non lanciare un
incantesimo contro quel piccolo pezzente che credeva di fare la differenza nella
battaglia imminente.
-Ci stavi per cadere di nuovo Harry- pensò scrollando la
testa e facendo lunghi respiri profondi per calmare la rabbia. Era più forte di
qualsiasi altro istinto avesse, non sopportava più le buffonate o gli sproloqui
dei suoi ‘amici’.
Che ne sapevano di quello che aveva passato suo padre?
Potevano immaginare l’odio che si prova a crescere da soli?
Che cosa immaginavano pensasse mentre ordiva stragi?
Era senza motivo la sua guerra contro i babbani?
Davvero era senza cuore?
Harry si era ripetuto quelle domande, e molte altre, decine di
volte e, sempre, aveva trovato risposte nel ciondolo e nel diario di sua madre:
se un uomo era in grado di amare con tanto ardore una donna come Lily, una
babbana, amarla senza remore, non poteva essere totalmente malvagio.
Harry aveva pianto, aveva urlato, aveva distrutto tutto quello
che aveva sotto mano alla scoperta che Tom Riddle, lo stesso Riddle che aveva
rovinato al sua vita, era suo padre. All’inizio un forte senso di ribrezzo per
se stesso lo aveva invaso al solo pensiero che nelle sue vene scorresse lo
stesso sangue, in tutti modi aveva cercato di evitare di leggere oltre il diario
per non scoprire gli orrori che Lily, la madre che lui credeva onesta e buona,
aveva compiuto. Poi il disprezzo piano piano era stato sostituito da una cauta
curiosità. Si era chiesto cosa l’aveva spinta a sceglierlo, cosa ci trovava…..ed
aveva avuto le sue risposte: Lily amava Tom Riddle con tutto il cuore e lui
ricambiava con altrettanta intensità.
Per anni aveva sperato che da qualche parte sulla terra ci
fosse un suo parente, anche alla lontana, non gli interessava, bastava sapere
che non era l’unico della sua famiglia. Ed ora veniva a sapere che aveva un
padre, un padre che probabilmente lo avrebbe accettato con tutto il cuore,
amandolo come amava sua madre; un genitore diviso dal figlio dal fato crudele.
Harry sospirò con forza stringendo le mani a pugno. Aveva la possibilità di
essere felice, ce l’aveva a portata di mano ma aveva paura di coglierla.
Niente lo assicurava sul fatto che suo padre lo avrebbe accettato, gli avrebbe
creduto. Si passò una mano sugli occhi cercando di gettare indietro il magone
cresciutogli in gola.
Lui voleva bene a Tom Riddle, suo padre, senza una ragione
precisa, sentiva solo uno sconfinato affetto.
Forse era stata l’infanzia difficile che avevano affrontato
entrambi. Ancora ricordava con chiarezza le immagini che aveva visto nel
pensatoio di Silente l’anno prima. Aveva osservato i suoi occhi di bambino
ricchi di una sconfinata tristezza indurita dalla rabbia e dalla conoscenza di
aver il potere che agli altri mancava. Un bambino isolato perché diverso,
insultato perché estraneo.
Poteva davvero biasimarlo tanto nell’essersi preso qualche
rivincita su quei bambini che lo sbeffeggiavano? Lui stesso era stato sempre
preso in giro o pestato semplicemente perché esisteva. Ma quante volte avrebbe
voluto prendersi una rivincita su suo cugino? Quante volte avrebbe voluto farlo
mettere al suo posto? Questo non lo accomunava forse a suo padre?
Anche il ricordo di Hogwarts era nettamente simile con la sua
esperienza. Entrambi avevano visto nella scuola un rifugio di salvezza, di
rivalsa, un posto dove finalmente le persone non lo avrebbero ferito o isolato…ma
anche queste si erano dimostrate illusione. Tom si era trovato circondato da una
schiera di ‘amici’ abbagliati dal suo potenziale ed ai suoi ordini, isolato
dagli altri che lo reputavano pericoloso e dichiarato folle dai più quando
cominciò a divulgare le sue idee.
Per Harry, d’altra parte, le cose non andavano meglio. La
gente continuava ad additarlo come il Bambino-Sopravvissuto, il Signore dei
Grifoni, Colui-Che-Sconfiggerà-Voi-Sapete-Chi-Salvandoci-il-Culo. Nessuno si
era mai fermato ad osservarlo davvero o a chiedergli se era davvero questo
quello che voleva. Nemmeno Ron o Hermione erano stati così amici da pensare
alla sua felicità. Certo, l’avevano sostenuto come tanti altri, ma facendogli
capire implicitamente che quello era il suo ‘destino’, il suo dovere e che,
come un bravo bambino, doveva ubbidire e comportarsi da idolo delle folle.
Eppure Harry non era tutto questo, non voleva essere
tutto questo.
Però non riusciva a lasciarsi il passato alle spalle, ad
alzare la bacchetta contro le persone che credeva di conoscere, con cui aveva
vissuto fin’ora e che, nel bene e nel male, lo avevano accolto e cresciuto.
Dall’altra parte c’era suo padre o cosa oramai rappresentava: una famiglia,
un’oscura famiglia che lo avrebbe capito ed accettato. Ed Harry non poteva
neanche ignorare i profondi occhi di ghiaccio di Draco Malfoy che gli erano
entrati dentro impossessandosi della sua anima e dandogli uno spicchio di luna
personale.
Forse l’unica soluzione era quello che da molto lo alettava,
l’unica via….
“Harry!” lo chiamò una voce femminile dal fondo del
corridoio. Il moretto si girò ad osservare la ragazza che correva verso di lui
con i folti capelli crespi che le circondavano il viso come una nuvola di vapore
bruno. Stava sorridendo, la gonnellina a pieghe elegantemente drappeggiata sulla
gambe snelle e la camicetta perfettamente abbottonata con la cravatta rosso e
oro a risaltare il collo fino. Harry per un attimo sorrise a quella figura, non
un sorriso felice o solare e neanche pieno e aperto. Solo un lieve incresparsi
di labbra, un piccolo accenno triste e malinconico su quel viso, gli angoli
della bocca leggermente sollevati e obliqui mentre pensava a quella bambina di
11anni che aveva incontrato in prima e che aveva fatto entrare nel gruppo. Lo
stesso sorriso, la stessa voce e i dolci occhi castani che da sempre erano stati
in grado di rassicurarlo, ma non ora.
“Finalmente ti ho trovato!” disse fermandoglisi davanti e
prendendo fiato dopo che l’aveva esaurito nella corsa per cercarlo
“Come mai non sei a lezione?” gli chiese con voce pacata
come era sua abitudine da un po’
“Neanche tu ci sei! Pensavo che magari ti andava un po’ di
compagnia” gli rispose prendendo il discorso alla leggera mentre Harry
rispondeva alla sua affermazione con uno sbuffo proseguendo il cammino lungo il
corridoio osservando di tanto in tanto il paesaggio sconfinato fuori di lì
“Pensavi davvero quello che hai detto a Ron?” gli chiese
dopo un po’ camminandogli affianco
“Perché avrei dovuto mentirgli?” ribatté lui
“Non lo so però….non credi di essere stato troppo duro?”
“Troppo duro Hermione?! La guerra che c’è là fuori è
dura. La morte delle persone è dura. Vivere in questo cazzo di mondo è duro”
gli rispose girandosi verso di lei, i denti stretti quasi in un ringhio e lo
sguardo verde acceso di ira. La giovane si spaventò di quegl’occhi, del tono
dell’amico. Inconsapevolmente si ritrasse portando una mano alla bacchetta
prima di ritornare a ragionare -È Harry! Non mi farebbe mai del male- si disse,
ma alle sue orecchie non gli era mai sembrato più falso.
Il moretto sembrò riprendere coscienza del tono e con un
sospiro si andò a sedere sul balcone di una finestra mentre l’amica gli si
avvicinava lentamente, quasi guardinga, non più sicura di come intavolare la
conversazione.
“Cosa sta succedendo Harry?” si decise di chiedere alla
fine con un piccolo sospiro guardando quegli occhi verdi leggermente confusi
“Cosa dovrebbe succedere?” ritorse
“Non vale rispondere ad una domande con un’altra….perché
sei così freddo? Anche con noi” un piccolo accenno di sorriso per farlo stare
a suo agio, ma sembrò non funzionare perché a quella domanda il ragazzo s’era
adombrato
“Mi odiate per questo?” la quieta e rassegnata domanda la
colse per un attimo di sorpresa. Hermione lo guardò a fondo cercando di
penetrare il velo oscuro che celava ai suoi occhi la soluzione di quel mistero….ma
il muro era troppo alto, sarebbe dovuto essere Harry a venirle incontro se
voleva provare a salvare quell’amicizia. Ora come ora Hermione non era più
sicura che il moretto ci tenesse come una volta.
“No, Harry. Ma è difficile lo capisci? Ron ed io ti vediamo
sempre più chiuso e triste. È da quando è iniziata la scuola che non ti si
riesce a parlare tranquillamente e non ci confidi più cosa ti assale. Io…sento
che qualcosa ti è accaduto,qualcosa di brutto…perché non ce ne parli. Ti
farebbe bene!”
“Ne sei sicura Herm?” un piccolo accenno di sorriso, un
piegarsi di labbra triste, malinconico e desolatamente nostalgico, alla ragazza
gli ricordò una volta di più il dolce e solare amico che tante volte l’aveva
aiutata “Ci sono cosa che non possono essere rivelate, o forse solo momenti in
cui non possono essere rivelate”
“Ma se ci provi! Prima o poi dovrei iniziare a dire qualcosa”
“No, forse non ce ne sarà bisogno” rispose sibillino il
moretto
“Harry mi stai spaventando…cosa vuoi dire? Cosa vuoi fare?”
chiese sinceramente preoccupata che l’amico potesse fare una sciocchezza
“Niente di che Herm, niente di deciso comunque” per un
attimo regnò ancora il silenzio popolato soltanto dal lento suono della natura
al di fuori della finestra, nel cuore della foresta misterioso che circondava la
scuola da sguardi indiscreti. Poi la ragazza si affiancò ancora di più al
giovane seduto e il quel momento notò il quadernino verde che teneva appoggiato
sulle ginocchia. La copertina era ingiallita e rovinata agli angoli, le pagine
sottili dal bordo anch’esso rovinato dall’usura ma ugualmente Harry
continuava a tenerlo stretto tra le mani e a non lasciarlo in giro.
“Immagino che sia quel quaderno ad averti complicato la vita”
disse con voce bassa alzando lo sguardo sui suoi occhi
“Non sai quanto” disse altrettanto piano mentre un’ombra
di dolore passava nei suoi occhi verdi
“Forse se solo ti decidessi a dirmi qualcosa. Harry davvero…non
ti fa bene tenerti tutto dentro”
“Se tenessi davvero a me non insisteresti così Herm! Ti
accontenteresti della mia risposta!”
“Non puoi accusarmi di non tenere a te! Ti sono sempre
accanto, ti aiuto e sostengo, in tutti questi anni ho cercato di guidarti, di
non farti fare sciocchezze!” disse offesa dell’accusa
“Non ho bisogno di una balia” disse freddo e deciso -Avevo
bisogno di un’amica vera-
“Harry non è il momento di stupidi litigi per vecchi torti.
Silente voleva che restassimo uniti, solo uniti possiamo sconfiggere Voldemort e
cercare gli Horcrux per ucciderlo definitivamente” disse convinta, il fervore
della ragione nei suoi occhi castani
“Perché lo combattiamo?” chiese invece lui
“Perché sì! Perché è giusto! Ha ucciso molte persone,
procurato dolore ai più…ha ucciso la tua famiglia Harry!” la ragazza
sembrava quasi scandalizzata da quella domanda, confusa ed estremamente incerta
sul futuro ora più che mai “Ha ucciso Silente….Sirius….pensa solo al male
che ha provocato, senza di lui avresti avuto una vita serena, Silente sarebbe
ancora qui, ci consiglierebbe e guiderebbe…” non era sinceramente preparata
allo scatto d’ira che vide nell’espressione del ragazzo, al suo movimento
serpentino, agile e veloce che gli fece acquisire la posizione eretta in un
lampo brevissimo
“Non…nominare più Silente” ira repressa, rabbia e
dolore navigavano su quei lineamenti virili “Silente ci avrebbe guidato? Col
cazzo! Silente ha SOLO e SEMPRE fatto quello che cazzo voleva, non si è mai
degnato una volta di rivelarmi prima cosa voleva farne di me, cosa voleva farmi
fare….si è sempre limitato a lanciarmi nella mischia sperando che qualcosa
succedesse…..Che è morto, se l’è cercata!”
“Non dirai sul serio? Questo è troppo Harry! Silente non ha
fatto altro che proteggerti, assisterti e addestrati per il futuro. Ed in cambio
cosa ha ottenuto? Il tuo odio a quanto pare e il tradimento di Piton!”
“Sapeva benissimo che Piton faceva il doppio gioco e visto
che è una guerra…o Piton o Silente….cane mangia cane Hermione, o uccidi o
sei ucciso” disse con un cinicità assoluta, il viso una maschera di freddezza
“No…non ti credo… non puoi difendere Piton! È un
assassino esattamente come Draco Malfoy! Non mi dirai ora che anche lui ha fatto
bene?” sembrava semplicemente orripilata dalle risposte che otteneva
“Draco ha fatto quello che doveva fare per non perdere la
sua famiglia. E ti ricordo che non è stato lui ha lanciare l’incantesimo
contro Silente”
“Si ma ha contribuito! È un Mangiamorte Harry, un nemico,
un assassino, come puoi difenderlo?“
“Non si sceglie chi essere, molte volte è l’ambiente in
cui si cresce a forgiare una persona. Non sappiamo nulla di Draco, di come è
cresciuto, non possiamo giudicare! E…infondo…lui è stato l’unico sincero
fin dall’inizio con me. Per il resto…tutti non hanno fatto altro che usarmi,
per tutto questo tempo, come una cavia o un soldato sacrificabile per il bene
del mondo” disse con uno sguardo malinconico rivolto verso l’esterno, quasi
sperando di scorgere un’aggraziata figura bionda uscire dall’intrico dei
rami della Foresta per venire a portarlo via. Da quella volta alla tomba di
Silente non lo aveva più visto, ed ora la sua mancanza lo stava lacerando
“No…tu…l’Harry che conoscevo non avrebbe mai detto
queste cose!”
“Forse non mi conoscevi così bene” disse piano
voltandogli le spalle per far intendere che la conversazione era finita
“E a Ginny cosa hai detto? Hai deciso che neanche lei è
degna di sapere qualcosa, o rientra tra i burattinai?” chiese all’ultimo
sperando di scuoterlo
“Lei non è dissimile da voi….no, forse è l’unica che
davvero ha provato a guardarmi, a vedere cosa sono, ma non ha avuto abbastanza
coraggio per affrontarmi. No Herm, Ginny è un caso a parte….forse lei poteva
fare la differenza ma non è stata abbastanza forte e questo è peggio di un
tradimento….anche a lei devi ciò che sono diventato”
“E allora a che scopo starci ancora insieme? Illuderla con
false promesse o freddi baci?”
“Perché non mi lascia lei? Ha avvertito il cambiamento ma
le piace la posizione di fidanzata di Harry Potter….e ha in sé ancora una
piccola speranza che il suo affetto possa aiutarmi…ma non è il suo di amore
che voglio” e con questo si diresse con passo fermo lungo il corridoio
lasciandosi dietro una giovane ragazza dagli occhi castano traboccanti di
lacrime salate che bruciavano come mille spade….Harry non le era venuto
incontro, non l’aveva aiutata a salvare il loro legame ed Hermione sentì
distintamente qualcosa dentro di sé spezzarsi. Anni dopo i libri riporteranno
un’altra data per la rottura del Magico Trio di Hogwarts, ma Hermione Jane
Granger sapeva che lì ed ora era stato il termine ultimo. Ed ancora una volta
Harry aveva scelto per tutti loro il destino che inevitabilmente non sarebbe
tornato indietro, ma ora si erano inoltrati in un sentiero ombroso, oscurato da
secchi e contorti alberi e odorante di morte.
La guferia era piena di canti di gufi e barbagianni, ogni
tanto qualche d’uno di quei maestosi uccelli spiccava un volo silenzioso
contro il cielo in cerca di cibo da rosicchiare. L’aria fredda di Novembre
entrava in lunga falciate attraverso le finestre alte e il pavimento era
ricoperto da un sottile strato di paglia punteggiato dagli escrementi dei
volatili. Harry aveva trovato rifugio in quella torre isolata dagl’altri
edifici del castello, immerso nei richiami dei gufi e nel vento gelido che
trasportava insoliti aromi e un silenzio carico di dolore. Si fermò con
stanchezza vicino ad una finestra, appoggiandosi con un sospiro al muro e
chiudendo gli occhi sul mondo intero, sperando di sparire semplicemente. Sorrise
mesto a quell’ultimo pensiero. Sul petto sentiva il rassicurante calore
prodotto dal ciondolo della madre, una delicata carezza dell’aria lo portò ad
immaginare cosa voleva dire essere accarezzato con amore, solo per farlo stare
bene. Lo sconforto era tanto doloroso da bruciargli il petto, ogni giorno che
passava sentiva sempre di più di voler scappare, una parte dentro di lui urlava
dimenandosi e invocando di essere liberato. Si ritrovò a stringere i denti
mentre la conversazione con Hermione gli si ripeteva come una cantilena nella
testa acuendo il senso di inadeguatezza e portandolo a decidere l’unica
scappatoia che vedeva in quel mare fatto di dubbi e dolore. Riaprì gli occhi
sul mondo, la luce entrava pallida in quella giornata d’inverno e il continuo
rumore delle foglie che cadevano lo cullava piano nella certezza di fare la cosa
giusta, ma per metter in atto il suo piano aveva disperato bisogno di una
persona. Tirò fuori dalla cartella che portava a tracolla uno foglietto di
pergamena e la sua penna intinta nell’inchiostro, si appoggiò al muro per
scrivere le poche righe che aveva in mente e poi alzò il volto per scegliere un
gufo che recapitasse il messaggio.
Subito Hedwige discese verso di lui in piccoli cerchi planati
posandosi con grazia sulla suo spalla e mordicchiandoli affettuosamente l’orecchio.
Harry sorrise davvero alzando una mano ad accarezzare il morbido piumaggio della
sua amica “Mi dispiace ma non posso mandare te, capirebbero subito di chi è
il messaggio e metteremo nei guai Draco. E noi non vogliamo metterlo nei guai
vero?” disse con voce bassa mentre la civetta ruotava leggermente il capo come
per far intendere al giovane che aveva capito il suo problema. Spalancò
maestosa le ali e volò di nuovo fino al suo trespolo alto chiudendo gli occhi
per schiacciare un altro pisolino. Harry sorrise ancora vedendola e poi si
avvicinò ad un barbagianni dal piumaggio scuro, gli legò alla zampa la
pergamena e gli disse a chi andava recapitato il messaggio. Meno di cinque
minuti dopo l’uccello stava volando sopra le chiome della foresta con il suo
prezioso messaggio al sicuro tra le zampe. Harry si concesse di osservalo per un
altro minuto mentre sperava di ricevere un risposta in fretta -Capirà. Verrà
da me- si disse, raccolse la sua borsa e salutò ancora una volta la sua civetta
bianca, poi lasciò l’edificio. Nella mente le poche parole scritte: Ho
bisogno di te, ti prego. Sfregiato.
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