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Autore: Myriam Malfoy    16/01/2007    3 recensioni
"La tristezza è un manto oscuro
punteggiato di stelle nere che danno l’oblio, e la salvezza è uno spicchio di
luna argentea riflessa nei tuoi occhi d’angelo in un’anima di tenebra”
Un Harry arrabbiato....disilluso....e ferito...una guerra alle porte....una scelta difficile.....forse nell'oscurità può esistere anche l'amore?
Genere: Dark, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Lily Evans, Remus Lupin, Tom Riddle/Voldermort | Coppie: Draco/Harry
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Da VII libro alternativo
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Il mattino dopo la Sala Grande della famosa scuola di magia e stregoneria d’Inghilterra era in assoluto fermento ed agitazione. I ragazzi bisbigliavano tra loro passandosi di mano in mano la Gazzetta del Profeta mentre decine di lettere arrivavano e ripartivano tramite i gufi postini che sparivano o apparivano attraverso le grandi arcate poste in cima alla mensa. Al tavolo dei professori la McGrannitt e Lupin non erano presenti e gli altri docenti sembravano tesi, sul chi vive ed estremamente desolati, tristi. Harry notò appena e superficialmente questi particolari appena entrata nella Sala Grande per far colazione insieme agli altri. Come al solito non aveva dormito molto perché la sua mente aveva deciso di tenerlo sveglio facendogli tornare alla memoria innumerevoli scene e occasioni in cui avrebbe dovuto capire chi era ed altre in cui si ‘vedeva’ felice con i suoi ‘amici’. Il discorso con Lupin l’aveva un po’ scosso, non facendogli cambiare idea e non portandolo di nuovo a combattere per loro, non sapeva ancora cosa fare, ma di sicuro se lo potevano scordare di avere di nuovo il ‘burattino Harry’. Ciò nonostante l’aveva portato a compiersi alcune ovvie domande: chi era suo padre prima di diventare Voldemort? Come stava a scuola? Cosa provava e cosa l’ha spinto definitivamente a votarsi al ‘male’?

E molte altre domande che parzialmente avevano trovato risposta nel diario e parte nei ricordi che l’anno prima Silente gli aveva fatto vedere. Aveva visto un Tom piccolo ed isolato dai compagni, freddo, temuto e spietato, una crescita triste come la sua finché non aveva scoperto di essere un mago. Aveva visto la soddisfazione nello scoprirsi potente, forte e superiore agli altri, ma questo non gli dava una visone completa di quello che era suo padre, ma sufficiente a farglielo apprezzare perché nonostante tutto aveva trovato la forza di tirarsi su, di elevarsi per cercare di cambiare la società. Harry, come suo padre, sapeva cosa voleva dire vivere con babbani che non apprezzano cosa sei, che ti odiano e ti temono, evitandoti con disprezzo o picchiandoti, purtroppo non tutti i babbani accettavano di buon grado di avere dei figli maghi o streghe e d’altra parte, questi si vedevano costretti a faticare il doppio per raggiungere appena il livello dei purosangue.

Harry raggiunse la sua tavolata e si sedette come sempre tra Hermione e Ron, li salutò e diede un bacio a Ginny, quella routine cominciava a soffocarlo sempre di più, strinse i denti e cercò di non pensarci mentre beveva lentamente una tazza di thè.

“Hai visto l’ultima novità?” gli chiese Ron mentre gli passava uno dei tanti giornali che circolava quella mattina, il moretto lo prese svogliato dando una letta al titolo che capeggiava enorme in prima pagina:

Grande attacco al Tower Bridge ad opera dei Mangiamorte: decine di ferite e 8 morti tra i babbani

Harry sollevò un solo sopracciglio scuro per la curiosità e poi si dedicò alla lettura dell’articolo

“Sono le 0:36, ora locale di un tranquillo quartiere londinese vicino al Tower Bridge, la zona è sorvegliata da alcuni Auror e sembra tutto tranquillo quando si sente la prima detonazione. L’allarme è diramato subito ma lo schok è stato tale che per alcuni istanti tutto si è bloccato. Sulle strade si possono ancora notare le macerie a ricordo del tremendo disastro, mentre gruppi di paramedici e medimaghi si aggirano tra la popolazione rimasta ferita. Aggirandoci tra i gruppi di Auror e funzionari del ministero, siamo riusciti a ricostruire sommariamente l’evento che ha portato a questo disastro.

Una particolare, e per ora sconosciuta, pozione è stata fatta esplodere a distanza provocando la corrosione di ogni trave di ferro e la rottura frammentaria delle pietre e del cemento che reggevano e formavano il ponte. La pozione, a quanto dicono le ricostruzioni effettuate dal personale Auror, sembra sia stata collocata proprio alla base del primo pilastro, circondandolo completamente e facendola esplodere a distanza. Il pilastro che portava la torre di sinistra è stato distrutto quasi subito e ha fatto precipitare nel fiume la costruzione ottocentesca provocando l’inevitabile caduta della seconda torre. Sul ponte si trovavano alcuni babbani con le loro automobili, trovatisi bloccati in quell’inferno non hanno avuto via di scampo e sono tutti morti o per annegamento o schiacciati dalle macerie. 18 babbani, situati ai lati della strada per assistere a quel macabro evento, hanno riportato solo qualche livido e lieve rottura causati da un’onda gigante d’acqua formatasi nel momento della caduta della prima torre, e, successivamente, della seconda.

Subito il pronto intervento e la polizia babbana sono giunti per assistere i feriti mentre agenti infiltrati di Auror cercavano indizi sul luogo del fatto, si è riuscito al isolare un campioncino della pozione usata. Proprio ora questo campione viene mandato ai laboratori di ricerca del ministero, dove i migliori pozionisti-ricercatori, lo analizzeranno per scoprire da chi, o dove, è stata prodotta. Sul luogo non sono stati scorti Mangiamorte, ma dieci minuti dopo il fatto è comparso nel cielo il marchio nero, segno dei seguaci di Tu-Sai-Chi, che assegna l’atto terroristico indubbiamente ai Maghi Oscuri. L’oscurità, favorita da una notte nuvolosa, ha impedito la vista di qualche individuo sospetto. Il governo babbano ha rilasciato la dichiarazione alla popolazione di cedimento delle parti portanti della struttura, cercando di rassicurare gli animi hanno dato la causa del disastro ad un mal controllo della costruzione antica; il nostro Primo Ministro invece è arrivato subito al Quartier Generale Auror per avere delle delucidazioni, ne è uscito 3 ore dopo rilasciando come unica dichiarazione:

“Il fatto successo è stato gravissimo e altamente distruttivo per il nostro amor proprio e le nostre origini. Il Tower Bridge era una costruzione che risaliva alla nostra storia e un monumento che ci ricordava le bellezze del passato. Ciò nonostante non cederemo a dei vili atti terroristici che mirano solo a demoralizzarci e a farci cedere terreno, il corpo Auror è altamente specializzato e pronto per affrontare qualsiasi tipo di incantesimo e/o pozioni gli si pari davanti” gli abbiamo chiesto cosa si è scoperto e quali saranno le misure precauzionali “A quanto pare la pozione è stata fatta da uno specialista e un abile pozionista, pare sia stato aiutato ma fin’ora si è scoperto poco. Naturalmente è tutta questione di tempo prima che il reparto pozioni degl’Auror trovi il colpevole e lo catturi. Per quanto riguarda le protezioni………stiamo progettando di aumentare la difesa nei luoghi storici che potrebbero essere colpiti ancora e miglioreremo anche le custodie ad Hogwarts. È chiaro che tutto questo trambusto è stato progettato solo per distrarci e diminuire le difese ad Harry Potter, ma il piano, come ho detto, è chiaro, perciò il giovane verrà sorvegliato attentamente”

Naturalmente il Mondo Magico si è rallegrato sapendo che il ministero è all’opera intensa per assicuraci un po’ di tranquillità e per proteggere Harry Potter, vero nemico di Tu-Sai-Chi e Salvezza del Mondo Magico. Ci auguriamo che fatti del genere non si ripetano più e che presto torni la serenità per tutti”

Harry sorrise bieco per un attimo, appena finito di leggere una parte dell’articolo che continuava per e restanti 2 pagine, non gli interessava sapere altro sull’argomento perché fondamentalmente non gli importava se qualche babbano o mago era morto e ferito –Certo che fanno le cose in grande- pensò soddisfatto passando il giornale a Ron.

“Allora? Non è pazzesco? Spero che li catturino e che li consegnino ai dissennatori!” disse senza logica il rosso mentre Harry tornava tranquillamente a fare colazione, ora l’appetito gli era tornato

“I dissennatori sono alleati del Lord, Ron. L’hai dimenticato?” rispose con tono incolore il moretto

“No però….è stato di sicuro Piton a fare la pozione! Possibile che non l’abbiano capito? Se ci fossi io….”

“Ti faresti ammazzare dopo due minuti Ron!” ribatté Hermione con fervore

“E comunque non saresti di nessun aiuto, solo un intralcio. E gli Auror vanno già abbastanza affondo anche senza il tuo prezioso aiuto” finì Harry alzandosi dal posto e prendendo la cartella uscendo poi dalla Sala. Alle sue spalle Ron lo fissò ammutolito dal tono cattivo ed soddisfatto col quale aveva pronunciato quella frase, strinse i pugni sul tavolo e sentì ancora una volta il filo ledersi e spezzarsi di un altro po’, quell’amicizia tanto importante oramai era finita e il rosso ne sentiva un eco lontano rimbombare tra le pareti vuote e aride del suo animo disilluso, doveva solo aspettare che scomparisse definitivamente.

Hermione al suo fianco lo vide sconfitto ed inerme, il fuoco che sembrava animarlo completamente estinto, ed Harry così lontano, irraggiungibile e solo come poche volte l’aveva visto. Non voleva arrendersi, darsi per vinta e cedere alla distruzione di quell’amicizia che era durata anni attraverso le più svariate vicissitudini….semplicemente non poteva credere che il loro amico li stesse allontanando, odiando por una colpa che bruciava e che non voleva confessare. La brunetta Grifondoro si alzò e senza dire nulla al rosso si diresse verso l’uscita alla ricerca di Harry, quella chiacchierata a lungo rimandata non poteva aspettare e se qualche cambiamento doveva avvenire, Hermione si giurò che doveva essere positivo per la loro amicizia.

Harry non si era recato alle ore di lezione, non aveva voglia di seguire sciocchi insegnamenti di altrettanto sciocchi professori. Sentiva il potere allo stato libero che gli scorreva al posto del sangue, sentiva di aveva le capacità per compiere qualsiasi cosa e la conoscenza di poter apprendere arcaiche forme di magie che gli stupidi temevano. Da quando aveva scoperto la sua origine aveva liberato la sua anima che teneva imprigionata e sciolto le catene che racchiudevano il suo potere. Si sfiorò quasi inconsciamente il ciondolo di oro bianco che portava al collo, una piastrina rotonda con al centro una pietra verde ed una nera che splendevano come gemme nella notte, unite a formare l’infinito….la collana che aveva trovato nel diario, quella che Tom aveva regalato a sua madre scegliendola come Regina….

Quando si era messo quel gioiello non aveva idea di ciò che avrebbe scatenato in lui. Solo leggendo il diario aveva scoperto che le gemme erano state intagliate personalmente da Tom Riddle che aveva fatto in modo di metterci alcune stille del suo potere, questo aveva liberato il potenziale di Lily e, in seguito, anche il suo.

Harry si affacciò ad una finestra al sesto piano mentre riviveva ad occhi aperti il dolore che lo aveva invaso alla liberazione del suo potere. Pura lava che si scioglieva all’interno del suo corpo liquefando e bruciando gli organi, i muscoli rigidi e freddi che sembrano sul punto di rompersi come cristalli e l’aria che non raggiunge i polmoni….si sentiva morire lentamente, la voce per urlare non l’aveva e gli occhi non vedevano più….poi scomparve tutto. La vista e la voce erano tornate normalmente ed Harry aveva preso una lunga boccata d’ossigeno, riempiendo i polmoni mentre muoveva con lentezza gli arti sciogliendo i muscoli rattrappiti dalla tensione. Si era alzato dal duro pavimento su quale era svenuto e poi aveva percepito qualcosa di diverso in lui, una nuova energia latente che prima non c’era. La potenza magica era aumentata notevolmente ed ora i semplici incantesimi che non riusciva ad eseguire senza bacchetta e soprattutto senza pronunciarli, gli sembravano uno scherzo, un gioco.

Da quel momento si era chiesto decine di volte se suo padre aveva provato la stessa elettrizzante scarica di potere che lo aveva attraversato. Anche ora, se chiudeva gli occhi poteva sentire il fluido dei suoi poteri, l’adrenalina di magia pura che lo riempiva facendogli percepire il mondo da un’altra prospettiva. Come se d’un tratto fosse stato in grado di vedere le linee di magia che circondavano il mondo, tutti i possibili utilizzi di un incantesimo e le mille possibilità che aveva davanti

Aprì gli occhi sul paesaggio del parco scolastico mentre in sottofondo percepiva gli allegri richiami degli studenti che andavano a lezione. Lui non era allegro, non lo era da molto tempo oramai e si chiese se mai avrebbe riscoperto il significato della parola ‘allegria’.

Si allontanò con una leggera spinta dal cornicione della finestra proseguendo lungo il corridoio vuoto mentre la sua mente ritornava alle vicende di quella mattina. Se ripensava alle parole del rosso Weasley la magia dentro di lui ruggiva di rabbia e collera subissandolo.

C’era voluto molto autocontrollo per non lanciare un incantesimo contro quel piccolo pezzente che credeva di fare la differenza nella battaglia imminente.

-Ci stavi per cadere di nuovo Harry- pensò scrollando la testa e facendo lunghi respiri profondi per calmare la rabbia. Era più forte di qualsiasi altro istinto avesse, non sopportava più le buffonate o gli sproloqui dei suoi ‘amici’.

Che ne sapevano di quello che aveva passato suo padre?

Potevano immaginare l’odio che si prova a crescere da soli?

Che cosa immaginavano pensasse mentre ordiva stragi?

Era senza motivo la sua guerra contro i babbani?

Davvero era senza cuore?

Harry si era ripetuto quelle domande, e molte altre, decine di volte e, sempre, aveva trovato risposte nel ciondolo e nel diario di sua madre: se un uomo era in grado di amare con tanto ardore una donna come Lily, una babbana, amarla senza remore, non poteva essere totalmente malvagio.

Harry aveva pianto, aveva urlato, aveva distrutto tutto quello che aveva sotto mano alla scoperta che Tom Riddle, lo stesso Riddle che aveva rovinato al sua vita, era suo padre. All’inizio un forte senso di ribrezzo per se stesso lo aveva invaso al solo pensiero che nelle sue vene scorresse lo stesso sangue, in tutti modi aveva cercato di evitare di leggere oltre il diario per non scoprire gli orrori che Lily, la madre che lui credeva onesta e buona, aveva compiuto. Poi il disprezzo piano piano era stato sostituito da una cauta curiosità. Si era chiesto cosa l’aveva spinta a sceglierlo, cosa ci trovava…..ed aveva avuto le sue risposte: Lily amava Tom Riddle con tutto il cuore e lui ricambiava con altrettanta intensità.

Per anni aveva sperato che da qualche parte sulla terra ci fosse un suo parente, anche alla lontana, non gli interessava, bastava sapere che non era l’unico della sua famiglia. Ed ora veniva a sapere che aveva un padre, un padre che probabilmente lo avrebbe accettato con tutto il cuore, amandolo come amava sua madre; un genitore diviso dal figlio dal fato crudele. Harry sospirò con forza stringendo le mani a pugno. Aveva la possibilità di essere felice, ce l’aveva a portata di mano ma aveva paura di coglierla. Niente lo assicurava sul fatto che suo padre lo avrebbe accettato, gli avrebbe creduto. Si passò una mano sugli occhi cercando di gettare indietro il magone cresciutogli in gola.

Lui voleva bene a Tom Riddle, suo padre, senza una ragione precisa, sentiva solo uno sconfinato affetto.

Forse era stata l’infanzia difficile che avevano affrontato entrambi. Ancora ricordava con chiarezza le immagini che aveva visto nel pensatoio di Silente l’anno prima. Aveva osservato i suoi occhi di bambino ricchi di una sconfinata tristezza indurita dalla rabbia e dalla conoscenza di aver il potere che agli altri mancava. Un bambino isolato perché diverso, insultato perché estraneo.

Poteva davvero biasimarlo tanto nell’essersi preso qualche rivincita su quei bambini che lo sbeffeggiavano? Lui stesso era stato sempre preso in giro o pestato semplicemente perché esisteva. Ma quante volte avrebbe voluto prendersi una rivincita su suo cugino? Quante volte avrebbe voluto farlo mettere al suo posto? Questo non lo accomunava forse a suo padre?

Anche il ricordo di Hogwarts era nettamente simile con la sua esperienza. Entrambi avevano visto nella scuola un rifugio di salvezza, di rivalsa, un posto dove finalmente le persone non lo avrebbero ferito o isolato…ma anche queste si erano dimostrate illusione. Tom si era trovato circondato da una schiera di ‘amici’ abbagliati dal suo potenziale ed ai suoi ordini, isolato dagli altri che lo reputavano pericoloso e dichiarato folle dai più quando cominciò a divulgare le sue idee.

Per Harry, d’altra parte, le cose non andavano meglio. La gente continuava ad additarlo come il Bambino-Sopravvissuto, il Signore dei Grifoni, Colui-Che-Sconfiggerà-Voi-Sapete-Chi-Salvandoci-il-Culo. Nessuno si era mai fermato ad osservarlo davvero o a chiedergli se era davvero questo quello che voleva. Nemmeno Ron o Hermione erano stati così amici da pensare alla sua felicità. Certo, l’avevano sostenuto come tanti altri, ma facendogli capire implicitamente che quello era il suo ‘destino’, il suo dovere e che, come un bravo bambino, doveva ubbidire e comportarsi da idolo delle folle.

Eppure Harry non era tutto questo, non voleva essere tutto questo.

 

Però non riusciva a lasciarsi il passato alle spalle, ad alzare la bacchetta contro le persone che credeva di conoscere, con cui aveva vissuto fin’ora e che, nel bene e nel male, lo avevano accolto e cresciuto. Dall’altra parte c’era suo padre o cosa oramai rappresentava: una famiglia, un’oscura famiglia che lo avrebbe capito ed accettato. Ed Harry non poteva neanche ignorare i profondi occhi di ghiaccio di Draco Malfoy che gli erano entrati dentro impossessandosi della sua anima e dandogli uno spicchio di luna personale.

Forse l’unica soluzione era quello che da molto lo alettava, l’unica via….

“Harry!” lo chiamò una voce femminile dal fondo del corridoio. Il moretto si girò ad osservare la ragazza che correva verso di lui con i folti capelli crespi che le circondavano il viso come una nuvola di vapore bruno. Stava sorridendo, la gonnellina a pieghe elegantemente drappeggiata sulla gambe snelle e la camicetta perfettamente abbottonata con la cravatta rosso e oro a risaltare il collo fino. Harry per un attimo sorrise a quella figura, non un sorriso felice o solare e neanche pieno e aperto. Solo un lieve incresparsi di labbra, un piccolo accenno triste e malinconico su quel viso, gli angoli della bocca leggermente sollevati e obliqui mentre pensava a quella bambina di 11anni che aveva incontrato in prima e che aveva fatto entrare nel gruppo. Lo stesso sorriso, la stessa voce e i dolci occhi castani che da sempre erano stati in grado di rassicurarlo, ma non ora.

“Finalmente ti ho trovato!” disse fermandoglisi davanti e prendendo fiato dopo che l’aveva esaurito nella corsa per cercarlo

“Come mai non sei a lezione?” gli chiese con voce pacata come era sua abitudine da un po’

“Neanche tu ci sei! Pensavo che magari ti andava un po’ di compagnia” gli rispose prendendo il discorso alla leggera mentre Harry rispondeva alla sua affermazione con uno sbuffo proseguendo il cammino lungo il corridoio osservando di tanto in tanto il paesaggio sconfinato fuori di lì

“Pensavi davvero quello che hai detto a Ron?” gli chiese dopo un po’ camminandogli affianco

“Perché avrei dovuto mentirgli?” ribatté lui

“Non lo so però….non credi di essere stato troppo duro?”

“Troppo duro Hermione?! La guerra che c’è là fuori è dura. La morte delle persone è dura. Vivere in questo cazzo di mondo è duro” gli rispose girandosi verso di lei, i denti stretti quasi in un ringhio e lo sguardo verde acceso di ira. La giovane si spaventò di quegl’occhi, del tono dell’amico. Inconsapevolmente si ritrasse portando una mano alla bacchetta prima di ritornare a ragionare -È Harry! Non mi farebbe mai del male- si disse, ma alle sue orecchie non gli era mai sembrato più falso.

Il moretto sembrò riprendere coscienza del tono e con un sospiro si andò a sedere sul balcone di una finestra mentre l’amica gli si avvicinava lentamente, quasi guardinga, non più sicura di come intavolare la conversazione.

“Cosa sta succedendo Harry?” si decise di chiedere alla fine con un piccolo sospiro guardando quegli occhi verdi leggermente confusi

“Cosa dovrebbe succedere?” ritorse

“Non vale rispondere ad una domande con un’altra….perché sei così freddo? Anche con noi” un piccolo accenno di sorriso per farlo stare a suo agio, ma sembrò non funzionare perché a quella domanda il ragazzo s’era adombrato

“Mi odiate per questo?” la quieta e rassegnata domanda la colse per un attimo di sorpresa. Hermione lo guardò a fondo cercando di penetrare il velo oscuro che celava ai suoi occhi la soluzione di quel mistero….ma il muro era troppo alto, sarebbe dovuto essere Harry a venirle incontro se voleva provare a salvare quell’amicizia. Ora come ora Hermione non era più sicura che il moretto ci tenesse come una volta.

“No, Harry. Ma è difficile lo capisci? Ron ed io ti vediamo sempre più chiuso e triste. È da quando è iniziata la scuola che non ti si riesce a parlare tranquillamente e non ci confidi più cosa ti assale. Io…sento che qualcosa ti è accaduto,qualcosa di brutto…perché non ce ne parli. Ti farebbe bene!”

“Ne sei sicura Herm?” un piccolo accenno di sorriso, un piegarsi di labbra triste, malinconico e desolatamente nostalgico, alla ragazza gli ricordò una volta di più il dolce e solare amico che tante volte l’aveva aiutata “Ci sono cosa che non possono essere rivelate, o forse solo momenti in cui non possono essere rivelate”

“Ma se ci provi! Prima o poi dovrei iniziare a dire qualcosa”

“No, forse non ce ne sarà bisogno” rispose sibillino il moretto

“Harry mi stai spaventando…cosa vuoi dire? Cosa vuoi fare?” chiese sinceramente preoccupata che l’amico potesse fare una sciocchezza

“Niente di che Herm, niente di deciso comunque” per un attimo regnò ancora il silenzio popolato soltanto dal lento suono della natura al di fuori della finestra, nel cuore della foresta misterioso che circondava la scuola da sguardi indiscreti. Poi la ragazza si affiancò ancora di più al giovane seduto e il quel momento notò il quadernino verde che teneva appoggiato sulle ginocchia. La copertina era ingiallita e rovinata agli angoli, le pagine sottili dal bordo anch’esso rovinato dall’usura ma ugualmente Harry continuava a tenerlo stretto tra le mani e a non lasciarlo in giro.

“Immagino che sia quel quaderno ad averti complicato la vita” disse con voce bassa alzando lo sguardo sui suoi occhi

“Non sai quanto” disse altrettanto piano mentre un’ombra di dolore passava nei suoi occhi verdi

“Forse se solo ti decidessi a dirmi qualcosa. Harry davvero…non ti fa bene tenerti tutto dentro”

“Se tenessi davvero a me non insisteresti così Herm! Ti accontenteresti della mia risposta!”

“Non puoi accusarmi di non tenere a te! Ti sono sempre accanto, ti aiuto e sostengo, in tutti questi anni ho cercato di guidarti, di non farti fare sciocchezze!” disse offesa dell’accusa

“Non ho bisogno di una balia” disse freddo e deciso -Avevo bisogno di un’amica vera-

“Harry non è il momento di stupidi litigi per vecchi torti. Silente voleva che restassimo uniti, solo uniti possiamo sconfiggere Voldemort e cercare gli Horcrux per ucciderlo definitivamente” disse convinta, il fervore della ragione nei suoi occhi castani

“Perché lo combattiamo?” chiese invece lui

“Perché sì! Perché è giusto! Ha ucciso molte persone, procurato dolore ai più…ha ucciso la tua famiglia Harry!” la ragazza sembrava quasi scandalizzata da quella domanda, confusa ed estremamente incerta sul futuro ora più che mai “Ha ucciso Silente….Sirius….pensa solo al male che ha provocato, senza di lui avresti avuto una vita serena, Silente sarebbe ancora qui, ci consiglierebbe e guiderebbe…” non era sinceramente preparata allo scatto d’ira che vide nell’espressione del ragazzo, al suo movimento serpentino, agile e veloce che gli fece acquisire la posizione eretta in un lampo brevissimo

“Non…nominare più Silente” ira repressa, rabbia e dolore navigavano su quei lineamenti virili “Silente ci avrebbe guidato? Col cazzo! Silente ha SOLO e SEMPRE fatto quello che cazzo voleva, non si è mai degnato una volta di rivelarmi prima cosa voleva farne di me, cosa voleva farmi fare….si è sempre limitato a lanciarmi nella mischia sperando che qualcosa succedesse…..Che è morto, se l’è cercata!”

“Non dirai sul serio? Questo è troppo Harry! Silente non ha fatto altro che proteggerti, assisterti e addestrati per il futuro. Ed in cambio cosa ha ottenuto? Il tuo odio a quanto pare e il tradimento di Piton!”

“Sapeva benissimo che Piton faceva il doppio gioco e visto che è una guerra…o Piton o Silente….cane mangia cane Hermione, o uccidi o sei ucciso” disse con un cinicità assoluta, il viso una maschera di freddezza

“No…non ti credo… non puoi difendere Piton! È un assassino esattamente come Draco Malfoy! Non mi dirai ora che anche lui ha fatto bene?” sembrava semplicemente orripilata dalle risposte che otteneva

“Draco ha fatto quello che doveva fare per non perdere la sua famiglia. E ti ricordo che non è stato lui ha lanciare l’incantesimo contro Silente”

“Si ma ha contribuito! È un Mangiamorte Harry, un nemico, un assassino, come puoi difenderlo?“

“Non si sceglie chi essere, molte volte è l’ambiente in cui si cresce a forgiare una persona. Non sappiamo nulla di Draco, di come è cresciuto, non possiamo giudicare! E…infondo…lui è stato l’unico sincero fin dall’inizio con me. Per il resto…tutti non hanno fatto altro che usarmi, per tutto questo tempo, come una cavia o un soldato sacrificabile per il bene del mondo” disse con uno sguardo malinconico rivolto verso l’esterno, quasi sperando di scorgere un’aggraziata figura bionda uscire dall’intrico dei rami della Foresta per venire a portarlo via. Da quella volta alla tomba di Silente non lo aveva più visto, ed ora la sua mancanza lo stava lacerando

“No…tu…l’Harry che conoscevo non avrebbe mai detto queste cose!”

“Forse non mi conoscevi così bene” disse piano voltandogli le spalle per far intendere che la conversazione era finita

“E a Ginny cosa hai detto? Hai deciso che neanche lei è degna di sapere qualcosa, o rientra tra i burattinai?” chiese all’ultimo sperando di scuoterlo

“Lei non è dissimile da voi….no, forse è l’unica che davvero ha provato a guardarmi, a vedere cosa sono, ma non ha avuto abbastanza coraggio per affrontarmi. No Herm, Ginny è un caso a parte….forse lei poteva fare la differenza ma non è stata abbastanza forte e questo è peggio di un tradimento….anche a lei devi ciò che sono diventato”

“E allora a che scopo starci ancora insieme? Illuderla con false promesse o freddi baci?”

“Perché non mi lascia lei? Ha avvertito il cambiamento ma le piace la posizione di fidanzata di Harry Potter….e ha in sé ancora una piccola speranza che il suo affetto possa aiutarmi…ma non è il suo di amore che voglio” e con questo si diresse con passo fermo lungo il corridoio lasciandosi dietro una giovane ragazza dagli occhi castano traboccanti di lacrime salate che bruciavano come mille spade….Harry non le era venuto incontro, non l’aveva aiutata a salvare il loro legame ed Hermione sentì distintamente qualcosa dentro di sé spezzarsi. Anni dopo i libri riporteranno un’altra data per la rottura del Magico Trio di Hogwarts, ma Hermione Jane Granger sapeva che lì ed ora era stato il termine ultimo. Ed ancora una volta Harry aveva scelto per tutti loro il destino che inevitabilmente non sarebbe tornato indietro, ma ora si erano inoltrati in un sentiero ombroso, oscurato da secchi e contorti alberi e odorante di morte.

La guferia era piena di canti di gufi e barbagianni, ogni tanto qualche d’uno di quei maestosi uccelli spiccava un volo silenzioso contro il cielo in cerca di cibo da rosicchiare. L’aria fredda di Novembre entrava in lunga falciate attraverso le finestre alte e il pavimento era ricoperto da un sottile strato di paglia punteggiato dagli escrementi dei volatili. Harry aveva trovato rifugio in quella torre isolata dagl’altri edifici del castello, immerso nei richiami dei gufi e nel vento gelido che trasportava insoliti aromi e un silenzio carico di dolore. Si fermò con stanchezza vicino ad una finestra, appoggiandosi con un sospiro al muro e chiudendo gli occhi sul mondo intero, sperando di sparire semplicemente. Sorrise mesto a quell’ultimo pensiero. Sul petto sentiva il rassicurante calore prodotto dal ciondolo della madre, una delicata carezza dell’aria lo portò ad immaginare cosa voleva dire essere accarezzato con amore, solo per farlo stare bene. Lo sconforto era tanto doloroso da bruciargli il petto, ogni giorno che passava sentiva sempre di più di voler scappare, una parte dentro di lui urlava dimenandosi e invocando di essere liberato. Si ritrovò a stringere i denti mentre la conversazione con Hermione gli si ripeteva come una cantilena nella testa acuendo il senso di inadeguatezza e portandolo a decidere l’unica scappatoia che vedeva in quel mare fatto di dubbi e dolore. Riaprì gli occhi sul mondo, la luce entrava pallida in quella giornata d’inverno e il continuo rumore delle foglie che cadevano lo cullava piano nella certezza di fare la cosa giusta, ma per metter in atto il suo piano aveva disperato bisogno di una persona. Tirò fuori dalla cartella che portava a tracolla uno foglietto di pergamena e la sua penna intinta nell’inchiostro, si appoggiò al muro per scrivere le poche righe che aveva in mente e poi alzò il volto per scegliere un gufo che recapitasse il messaggio.

Subito Hedwige discese verso di lui in piccoli cerchi planati posandosi con grazia sulla suo spalla e mordicchiandoli affettuosamente l’orecchio. Harry sorrise davvero alzando una mano ad accarezzare il morbido piumaggio della sua amica “Mi dispiace ma non posso mandare te, capirebbero subito di chi è il messaggio e metteremo nei guai Draco. E noi non vogliamo metterlo nei guai vero?” disse con voce bassa mentre la civetta ruotava leggermente il capo come per far intendere al giovane che aveva capito il suo problema. Spalancò maestosa le ali e volò di nuovo fino al suo trespolo alto chiudendo gli occhi per schiacciare un altro pisolino. Harry sorrise ancora vedendola e poi si avvicinò ad un barbagianni dal piumaggio scuro, gli legò alla zampa la pergamena e gli disse a chi andava recapitato il messaggio. Meno di cinque minuti dopo l’uccello stava volando sopra le chiome della foresta con il suo prezioso messaggio al sicuro tra le zampe. Harry si concesse di osservalo per un altro minuto mentre sperava di ricevere un risposta in fretta -Capirà. Verrà da me- si disse, raccolse la sua borsa e salutò ancora una volta la sua civetta bianca, poi lasciò l’edificio. Nella mente le poche parole scritte: Ho bisogno di te, ti prego. Sfregiato.

   
 
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