La storia ha partecipato al contest/sfida
“Let’s crack Ceci! [Hyperversum e Gens Arcana]” indetto
da Kaze e Rai – EFP Forum.
[ATTENZIONE: friendship (o pre-slash SOLO AD INTERPRETAZIONE PERSONALE)].
Questa è in assoluto la prima fic
che ho scritto su questo fandom, e anche se è passato
un secolo (due? tre anni?) la
pubblico solo ora.
Spero possa piacervi, in qualche modo. E che lo studio dei personaggi risulti verosimile.
Buona lettura e grazie dei pareri che mi darete.^^
Memorando
Al mio cucciolo,
per onorare un debito di riconoscenza.
Il vento forte, che soffiava dal mare, colpiva il mantello
sferzandolo con vigore. L’odore salmastro riempiva l’aria e si depositava sulle
labbra in preghiera.
Geoffrey Martewall rimaneva
inginocchiato davanti al piccolo tumulo commemorativo, ingoiando la salsedine e
il dolore.
Quella pietra grezza rappresentava la tomba del padre a cui
era stata negata una degna sepoltura. Il mare se l’era portato via, e Geoff sapeva bene che difficilmente avrebbe mai restituito
qualcosa.
Fissava – senza in realtà vederli – una piccola croce di
legno sbozzata e una ghirlanda di fiori di campo che erano stati deposti in
onore del vecchio barone.
Fu così che lo trovò Ian,
rimanendo in silenzio e in disparte per non intromettersi in quell’attimo di
intimo, privato raccoglimento.
Il Leone di Dunchester, tuttavia, si
accorse presto di non essere più solo e levò il ginocchio affondato nella rena
con un gesto istintivo, ergendosi in piedi.
I due uomini si scrutarono in silenzio per qualche istante, l’espressione
di autentico rammarico dell’americano faceva chiaramente capire che si scusava
di esser lì, inopportuno, e che provava del sincero dispiacere per la sorte
ingrata che era toccata ad un uomo tanto coraggioso.
Pur avendolo conosciuto per poco, il
conte cadetto aveva ammirato il contegno cavalleresco del barone e il suo
ardimento, la sua rettitudine talvolta nascosta dall’animo inflessibile e
austero, piegato nel corpo dalla vecchiaia, dalla malattia, dagli eventi, ma
non nello spirito.
“Geoffrey…” sussurrò, senza sapere bene cosa dire. Il ceppo
intriso di sangue gli comparve nella mente, nitido e raccapricciante. “Sono
venuto a rendere omaggio a tuo padre; ma, se preferisci, tornerò più tardi.”
“Anche tu stai portando il lutto, Jean.” Gli rispose,
facendolo sussultare, impreparato.
L’espressione di Ian si fece cupa
e dolorosa, ricordando la scomparsa improvvisa e definitiva di Daniel. La
perdita della separazione era penosa, sì; ma almeno lui sapeva con certezza che
non era morto, che anzi era tornato nel loro mondo, nel loro tempo. Ed era
quello che avevano stabilito nel piano originale, perciò non gli restava che
rassegnarsi.
Avendo scelto di rimanere nel Medioevo, accanto a Isabeau, Ian Maayrkas
sapeva che avrebbe dovuto fare scelte difficili e separarsi dai suoi cari. Ne
erano tutti consapevoli, e l’avevano accettato a malincuore. Ma questo non
rendeva il distacco meno duro da sopportare.
Il Leone di Dunchester fraintese il
suo silenzio greve, credendo fosse per l’improvvisa morte dell’amico e compagno
d’armi.
“Mia sorella mi ha riferito quanto sir Daniel si sia prodigato
in sua difesa davanti all’usurpatore: ha messo in pericolo la propria vita per difendere
l’onore di Leowynn
e si è preso cura di lei, in mia assenza. Di questo gli sarò per sempre
debitore e – per quanto mi sarà concesso – onorerò la sua memoria.”
Ian annuì piano, facendogli capire
che aveva inteso, ma non parlò.
“Ho disposto che tutti i corpi della torre vengano seppelliti in suolo consacrato, che siano nemici
oppure no, nel caso tra di essi vi siano le spoglie mortali di sir Daniel. Sto
pregando perché egli sia scampato, ma non vi è molta speranza.” Ammise, con rammarico. Forse si aspettava che il conte
francese chiedesse di ottenere le ceneri da portare con sé, nella sua terra, ma
non fu così.
“Ti ringrazio infinitamente per la cortesia.” Replicò questi,
chinando lievemente il capo.
“La mia riconoscenza è assai maggiore, e questo è ben poca
cosa. Sono in debito anche con te, sebbene fino a pochi giorni fa non avrei mai pensato potesse accadere. Ma un debito d’onore
si paga, ed è ciò che farò, nei modi e nei tempi con cui me lo consentirai.”
Tuttavia il cadetto dei Ponthieu
si fece serio, irremovibile.
“Io vi sciolgo da ogni impegno e riscatto,
sir Martewall, barone di Dunchester.
Da ora e per sempre.” Dichiarò, solenne, sovrastando il rumore della risacca.
“Ma milord, non desiderate…?” s’adombrò l’uomo, negli occhi
chiari un’espressione di sconcerto.
Ian si chiese se avesse appena violato
il codice cavalleresco, ma alla fine non gli importava.
“Ciò che desidero è fare ritorno nella mia terra quanto
prima, riabbracciare la mia consorte e vedere mio figlio venire alla luce. La
guerra che si abbatterà sull’Inghilterra vi impegnerà
appieno, messere; avrete altro a cui
pensare.”
Martewall chinò il capo, in segno
di resa. “Così sia.”
Ian sorrise colpevole, allargando
d’istinto le braccia. “Suvvia, Geoffrey! Non ti ho certo
disonorato!”
“Ma mi rendete impossibile sdebitarmi, ed è come l’onta di
un’infamia.” Borbottò, malcontento.
“Un duello potrebbe sistemare le cose?” ironizzò il Falco
del Re, cercando di sdrammatizzare.
“No. Non ho più intenzione di
incrociare la mia spada con voi, milord.” Dichiarò, deferente.
“Smettila di darmi del ‘voi’.” Lo
sgridò l’americano. “Dopo tutto quello che abbiamo
passato insieme…”
“Non credo saremo mai amici.” Tagliò corto il barone,
posando la mano sul pomolo dell’elsa.
Ian lo guardò, prima perplesso, poi
rassegnato.
“Tuttavia siamo diventati fratelli nel dolore.” Aggiunse il
Leone, abbozzando uno dei suoi rari sorrisi. “La perdita di una persona cara è capìta solo da chi l’ha condivisa.”
“Geoffrey…”
“Geoff.” Lo corresse. “Il miei fratelli maggiori mi chiamavano così.”
Ian deglutì a vuoto. Nessuno
avrebbe mai preso il posto di Daniel.
Nessuno sarebbe mai stato come lui.
Ma sapeva che doveva andare avanti, per la sua strada.
Aveva perso un amico, un fratello, un compagno.
Ma ne aveva appena incontrato un altro. E sarebbe stato un
giorno da ricordare.
Augurandosi che anche Daniel fosse felice, sorrise a sua
volta. “Geoff.”
- Fine
-
Disclaimers: I personaggi, citati in questo racconto, non
sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di
essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.
Note:
Memorando significa letteralmente: degno di perenne ricordo e ammirata
considerazione.
Il cambio di tono da colloquiale (col ‘tu’)
al ‘voi’ è chiaramente voluto, per sottolineare la solennità del momento.
Geoff o Jeff sono
il diminutivo di Geoffrey.
Probabilmente è tutto solamente un mio delirio mentale, ma
ho immaginato un sottotesto mentre scrivevo questa fic:
tra Ian e Daniel avrebbe potuto esserci più della
semplice bromance, ma avendo Ian
scelto Isabeau, e quindi di rimanere nel passato, la
loro storia non è praticamente mai nata. (E il
rammarico di Ian si capisce dalle parole finali).
Nello stesso modo (e per lo stesso motivo), Geoff ha con Ian un’affinità
particolare che – come dice lui stesso – non
sarà mai amicizia, ma non può neppure essere amore.
Per questo credo sia una crack-fic, ma lascio a voi
giudicare.
Comunicazione di Servizio: oggi ho aggiornato anche una mia long-fic su Merlin “Aithusa”.
Spero di trovare il tempo di aggiornare Linette 60 prima
della mia partenza, fra qualche giorno. Altrimenti, di ritorno dalle vacanze,
sarà la prima cosa che farò.
Nel frattempo, spero che il cap. 59
possa tenervi compagnia! ^_=
Come sempre, grazie per tutti i vostri pareri.
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