Speranza
Erano seduti vicini
nel rifugio, a dividersi un Paopu intinto nella cioccolata calda. Non era ancora
molto tardi, e la fiamma sotto il padellino bastava a fare da illuminazione.
Kairi si stava
mettendo in bocca un pezzetto di frutto infilzato nel bastoncino, ma questo
scivolò via, cadendole sulla gonna e sporcandole le labbra di cioccolato.
Riku sospirò e si
lamentò perché gli sembrava di dover fare la balia a due mocciosi, Sora invece
sorrise e le diede un bacio. Quando si allontanò appena lei gli si avvicinò di
nuovo e gliene diede un altro, un bacino a stampo, che era assolutamente
perfetto per le sue labbra piccole che assumevano, in quei momenti, una
deliziosa forma a cuoricino.
Al terzo bacetto Riku
parlò tra se e se: "Fate pure con calma, io intanto mangio…"
Sora rise contro le
labbra di Kairi, si girò e diede un piccolo morso a quelle di lui, per poi
baciarle con gioia infantile.
Ovviamente calò il
silenzio, finché Kairi non disse, in una mezza risatina: "Ok, questo è strano."
Riku scrollò le
spalle: "No, per il grande Signore del Doppio gioco è perfettamente normale."
"Non faccio il doppio
gioco!"
"No, certo. Chi lo
avrebbe mai detto che dentro l’acino d’uva nella tua testa si nascondesse un
minuscolo genio del crimine."
Sora gli schiacciò la
caviglia con un tallone, poi si appoggiò con la schiena contro il muro e
dichiarò solennemente: "Io vi amo moltissimo. Sarebbe strano se pretendessi di
fare una distinzione."
Riku fece un leggero
sogghigno: "Sì, certo, adesso guarda che gira e rigira diventa persino una cosa
nobile."
"Non ho detto che è
nobile, ho detto che è così e basta" borbottò spazientito, poi infilzò con forza
un frutto nel bastoncino e lo ficcò nel cioccolato. Riku gli prese la mano e si
mise lo spicchio in bocca. Poi gli avvicinò la testa con una mano e lo baciò. Un
bacio con la bocca aperta e tutta la lingua, questa volta, profondamente intimo.
Invece di inibirlo, Sora si rese conto che la presenza di Kairi lo eccitava. Non
che ne fosse troppo fiero, comunque. A quel punto, però, gli suonò un
campanello, e all’improvviso pensò che forse, vagamente e molto lontanamente,
Kairi potesse avere qualche perplessità sulla faccenda. Si staccò bruscamente da
Riku e si girò verso di lei, agitando le mani e sentendosi in dovere di dare una
spiegazione, quindi cominciò: "Senti Kairi, come ho appena detto io vi amo tutti
e due, quindi…"
Kairi lo interruppe:
"Sì, tutto questo è molto bello, Sora, sono perfettamente d’accordo con te, solo
che c’è una cosa che non mi torna."
"Che cosa?"
"Perché tu puoi
baciare Riku e io no?" –e fece un buffo faccino dispiaciuto.
Riku, neanche a
dirlo, concordò animatamente e le prese un polso per tirarsela vicina, e Sora si
mise in mezzo, sbracciando e impedendo con tutte le sue forze che attuassero i
loro malvagi propositi.
"Nooo, che fate, non
potete!"
"Perché no?" gli
chiese Kairi, facendo l’ingenua, mentre era praticamente mezza sdraiata sulle
sue gambe e mezza su quelle di Riku, che lo prese in giro "Guarda che noi ti
amiamo moltissimo, ma non possiamo mica fare distinzioni."
Sora continuò a
lagnarsi come un bambino ostinato: "Non poteteeee!"
"Che pena, hai
proprio la sindrome del protagonista…" osservò Riku, e Kairi disse: "Su, non
essere egoista".
Sora cominciava solo
adesso a capire i risvolti criminali di cui aveva parlato Riku, e a trovare le
falle nel suo piano perfetto. Tuttavia, quando dopo gli sguardi beffardi in sua
direzione le labbra belle e delicate di Kairi si unirono in modo quasi casto a
quelle carnose e sensuali di Riku, scoprì con immensa sorpresa che non gli dava
poi tanto fastidio. Al contrario, gli sembrava legittimo. E bello.
Quando si baciarono
di nuovo, in modo più impegnativo, Sora tirò la maglia di Riku come un bimbo
lasciato in disparte, e lui si separò da Kairi per baciarlo. Nella sua bocca gli
sembrò quasi di sentire il sapore di entrambi. Poi anche lei gli diede un lungo
bacio, mentre Riku gli grattava la nuca con le dita e gli mordicchiava
possessivamente il collo.
Santo Cielo.
Era troppo per il suo
povero cuore.
Continuarono a
baciarsi a vicenda, in un silenzio quasi sacro. Il profumo della cioccolata che
ribolliva rendeva più languido e confortante l’ambiente, mentre lentamente Sora
perdeva il controllo delle sue stesse sensazioni.
Dovevano essere quasi
le due quando Kairi, che aveva i ritmi di una persona normale, si addormentò.
Riku gli propose di
fare sesso per passare il tempo, ma la cosa era infattibile perché Kairi non
solo era miracolosamente riuscita a mettersi in modo da bloccare l’accesso alle
parti coinvolte, ma aveva anche il sonno piuttosto leggero, e nessuno dei due
voleva prendersi la responsabilità di rischiare che si svegliasse e venisse
sconvolta dai loro incontri cruenti. Così rimasero a mangiare Paopu e
cioccolata, baciandosi e infliggendosi piccole torture, dai morsi ai bastoncini
appuntiti conficcati nel torace.
Molto tempo dopo,
quando Sora cominciava ad avere un po’ di sonno (mentre per il fuso orario di
Riku era giusto sera), Kairi aprì gli occhi e li salutò con due mani. Una per
uno. Poi chiese che ore fossero. Riku guardò fuori e disse che probabilmente
erano le quattro passate. Lei allora si sfregò gli occhi, più vitale: "Tra un
po’ allora albeggia. Andiamo a vedere?"
Sora annuì subito e
aspettò la risposta di Riku -che sembrò non dover arrivare mai, finché non
sbuffò: "E luce sia!"
Lui e Kairi ebbero un
puro momento di giubilo e lo abbracciarono, poi si abbracciarono anche tra di
loro, giusto per non farsi mancare niente. Lei li prese per mano e uscirono.
Subito Riku sbottò:
"Ma allora sono questi cosi a puzzare così al mattino!"
"Sono fiori, non
possono puzzare!" contestò Kairi, accarezzandoli simbolicamente come per
consolali dall’offesa subita.
Sora disse, alzando
le spalle: "Beh, ti ci dovrai abituare" e si chiese se lui si sarebbe abituato
mai. Alla sua vecchia vita che diventava nuova. A tutte le cose che erano
cambiate, e anche a quelle che sarebbero rimaste sempre le stesse. Mentre Riku
prendeva a calci il cespuglio, e Kairi ne strappava un rametto per metterselo
tra i capelli, era sicuro di sì.
Non vedeva il mare
con tutti e due da così tanto tempo che quasi si commosse.
Andarono sotto
l’albero di Paopu e si sedettero, lui tra le gambe di Riku, e Kairi tra le sue.
In realtà Kairi si riaddormentò subito, ma non importava. La tenne stretta tra
le braccia, pensando che ne era valsa la pena.
Era valsa la pena di
tutto.
Quando il primo
spicchio di sole si affacciò sopra al mare la chiamò pianissimo all’orecchio,
per non spaventarla. Lei sbatté gli occhi, dapprima confusa, poi si svegliò, e
la prima cosa che fece fu girarsi e guardare Riku. Anche Sora lo fece, ma lui
non se ne accorse, perso com’era nella silenziosa contemplazione dell’orizzonte.
Ma sembrava sereno, e questo era l’importante.
Quando Kairi si
riaddormentò Riku le accarezzò la testa, mentre dava un bacio alla sua.
Sora prese il rametto
di biancospino dai capelli di lei e se lo mise nella tasca dei pantaloni,
insieme al talismano. Poi si abbandonò completamente contro il petto di Riku e
si addormentò, respirando tranquillamente il loro profumo.
Adesso sapeva che
qualsiasi fosse successa, quello sarebbe rimasto sempre il suo mondo.
Un mondo dove
l’oscurità e la luce danzavano nel palmo della sua mano.