Mistakes.
Capitolo
4.
Se
tutto questo era un sogno, o meglio dire un incubo, che qualcuno mi
svegliasse, immediatamente. Perché era il peggiore che io
stavo
vivendo in quel preciso istante.
La
pistola nera lucente di Vermouth stava puntando su Shinichi che si
era piazzato davanti a me per proteggermi.
«Tutto
questo tempo per trovarci?» Cominciò Shinichi
provocandola.
«Meglio
tardi che mai.» Rispose lei assottigliando lo sguardo.
«Sai, Kudo.
Se non mi avesti sparato quella volta, probabilmente adesso ti
risparmierei. Ma dato che non voglio più avere impicci. Ti
tolgo di
mezzo, detective.»
«Vuoi
davvero uccidermi senza avere il piacere di farmi soffrire?»
Shinichi stava giocando d'astuzia ma sapevo che non avrebbe
funzionato.
Vermouth
era molto più scaltra e sicuramente non avrebbe voluto
perdere tempo
nell'uccidere due mocciosi disarmati, per giunta.
«Non
cercare di guadagnare tempo. Ti permetterò di esaudire un
solo
ultimo desiderio, e poi ti farò fuori.»
«Lascia
andare Ai.» Disse con tono solenne. «Lasciala
andare.» Continuò
fissando negli occhi la bionda.
Vemouth
sospirò e alzò lo sguardo verso la soffitta. Una
fragorosa risata
si sentì echeggiare nell'enorme stanza.
«Ma
non era mora la tua bella?» Esclamò tagliente.
Shinichi
abbassò il viso.
«Anche
lei è importante. Quanto lo è Ran.»
Vermouth
rise ancora più forte: «Sei patetico.»
Uno
strano rumore echeggiò nella sala. Il silenzio
calò immediatamente
e Vermouth si voltò verso la porta. Rimase con gli occhi
sgranati
quando si accorse che nessuno poteva entrare.
«Che
diavolo sta succedendo!» Urlò. «Voi,
avete chiamato sicuramente
qualcuno!» Esclamò.
«Hai
paura, Vermouth?» Domandò Shinichi facendo un
passo in avanti.
«Stai
fermo lì.» Disse tremante.
Vermouth
era cambiata, si vedeva. I suoi occhi avevano perso quella luce che
la rendevano spietata e crudele.
Shinichi
con un gesto rapido riuscì a strappare di mano la pistola
della
donna e la lanciò verso di me. Poi con il braccio sinistro
avvolse
il suo collo e la fermò.
«Svelta.
Sparale!» Ordinò Shinichi rabbioso.
Sgranai
gli occhi quando Shinichi mi disse di ucciderla.
Alzai
l'arma e la puntai contro Vermouth, mentre Shinichi la teneva ferma
con una presa salda alle braccia.
«Ai!
Premi il grilletto!» Urlò con forza.
In
quel momento avevo paura. Temevo che se avessi sparato, forse la
pallottola avrebbe potuto ferire anche Shinichi, che ne so
trapassando il corpo di lei e colpendo lui.
Da
quando stavo diventando così terribilmente sentimentalista?
Non
dovevo perdere tempo, dovevo spararle.
Deglutii
e mi feci forza.
Clic.
La
pallottola uscì dall'arma lucente e andò diritta
fino a colpire...
«Shinichi!»
Urlai.
Andai
di corsa da lui che era a terra. Una sua mano si trovava sul petto e
il sangue color rosso vino fuori usciva.
«Hai
fatto centro.» Sussurrò piano, facendo sarcasmo.
«Zitto,
stupido.» Lo ripresi.
Poi
mi voltai verso la donna e mi rialzai riponendo a quella donna che si
era spostata proprio all'ultimo secondo. Aveva pestato il piede di
Shinichi così da non essere più il bersaglio
dell'arma.
«Patetici!»
Gridò lei con ferocia, avvicinandosi alla finestra. Che
avesse
intenzione di buttarsi?
Non
glielo avrei permesso. Avevo sbagliato una volta ma la seconda avrei
fatto sicuramente centro.
Così
senza pensare a cosa avrei dovuto rispondere, davanti ai giudici,
sparai e la colpii.
Lo
feci quattro volte e quando la vidi a terra con del sangue vicino al
suo corpo, fui sazia.
Intanto
avevo un altro importante compito, salvare Shinichi.
Era
sdraiato sul letto bianco mentre diversi medici gli stavano facendo i
dovuti controlli, intanto anche la polizia giunse e anche qualche
membro della FBI.
Vidi
Jodie e le spiegai l'intera faccenda.
«Adesso
siamo sicuri che lei sia morta.» Concluse.
«Però verrai
processata. Hai comunque ucciso una persona.»
«Legittima
difesa.» Suggerì il signor Black. «Basta
dire ai giudici tutta la
storia dell'organizzazione degli uomini in nero; e poi si trattava
comunque di Vermouth. Ha fatto bene ad ucciderla. Se non l'avesse
fatto lei, l'avremmo fatto noi.»
«Shinichi!»
Urlò una voce femminile. «Shinichi!» Era
Ran che stava arrivando
di corsa da noi.
«Shinichi,
sta bene. Non ti preoccupare.» Dissi fredda. Aggiunsi che era
meglio
aspettare fuori e che appena i medici avranno finiti ce lo
comunicheranno. Intanto il signor Black decise di fare dei controlli
a casa insieme alla polizia mentre Jodie rimase assieme a me e a Ran.
L'attesa
sembrava non finire mai e il timore che fosse successo qualcosa di
grave, non abbandonava la mia mente.
Decisi
di sgranchirmi un po' le gambe e quindi di fare un giro, notai che
anche Ran mi seguii e le chiesi cosa volesse.
«Sappi,
che non lascerò Shinichi. E se lo farò,
sarà nel caso in cui lui
scelga te.»
«Credi
davvero che possa scegliere me?»
Era
ingenua Ran e allo stesso tempo dolce. Lei credeva in ciò
che
diceva.
Forse
era questo che Shinichi apprezzava in lei.
Stava
per rispondere ma non le diedi tempo: «Ran. Tu, non immagini
un
minimo quanto Shinichi tenga a te. E' vero abbiamo trascorso del
tempo insieme, ma non è abbastanza. Per
Shinichi...» Preferii non
continuare.
«Vai,
da lui.» La incitai.
Meglio
aver amato ed aver perduto, che non aver amato.
Appena
riaprii gli occhi furono gli occhi di Ran e quella chioma bruna ad
accogliermi.
«Shinichi!»
Gridò saltandomi al collo. «Shinichi, stai
bene?»
Annuii
facendo cenno con la testa.
Era
seduta accanto a me e mi spiegava quanto fosse preoccupata per me.
L'ascoltavo e continuavo a fare cenni con la testa.
«Ai.
E' morta vero?» Domandai incerto.
«Sì.
L'ho uccisa. Ma adesso non sforzarti a parlare. Andiamo
all'ospedale.»
«Ai,
grazie per tutto. E' stato bello.»
«Evita
di fare l'attore in fin di vita, è solo una
pallottola.» Disse con
aria arrogante.
«Ran.
Ti prometto che ci sarò sempre per te.» Esclamai.
La
diretta interessata mi guardò con aria interrogativa e poi
mi
sorrise, mi prese la mano. «Anch'io ci sarò per
te, Shinichi.»
Parlai
ad Ai e le spiegai cosa provavo per lei e cosa provavo per Ran.
Sapevo che mi avrebbe ascoltato in silenzio e non avrebbe detto
nulla.
Ci
augurò buona fortuna e mi disse che sarebbe partita per gli
Stati
Uniti: «Lavorerò insieme alla FBI.»
Intanto
io e Ran ci fidanzammo e presto ci sposammo, avemmo una bambina,
anche se avrei voluto che fosse un maschio.
Ero
felice e realizzato. Sapevo di aver fatto la scelta giusta anche se
ci avevo messo del tempo. Avevo usato Ai come un rimpiazzo e di
questo me ne vergognavo anche adesso ma almeno mi aveva fatto capire
ciò che volevo.
Le
sarei stato grato, per sempre.
Grazie
Ai.
N/A:
Questo è l'ultimo capitolo. Non avevo pensato alla trama di
questa
storia, poi però mi sono fatta un po' trascinare e questo
è il
risultato. Ho cercato di essere vicina all'idea di anime,
perché
penso sempre che Shinichi non potrà mai scegliere qualcun
altro che
non sia Ran.
Ringrazio
chi ha commentato la storia o chi l'abbia letto semplicemente.
Ciao!
Kat.
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