A
Lima Side Story
Epilogo:
Always
Blaine si svegliò madido
di sudore e spalancò gli occhi, arrancando fra le coperte.
Vuoto.
Il letto in cui dormiva era
vuoto e il posto accanto a lui freddo. Si aggrappò alle
coperte e si alzò a sedere con il cuore che ancora gli
martellava nel petto.
La stanza era completamente
buia se non per una sottile luce che filtrava dalla finestra. In
contrasto con la luce lattiginosa dell'alba distinse una silhouette a
lui familiare e si calmò.
Sentendo il suo respiro pesante
la figura si voltò:
«Blaine, tutto bene?»
Il ragazzo annuì: «Ho-
ho avuto un incubo.» Si stropicciò gli occhi e cominciò
a distinguere meglio la figura di Kurt in controluce. Indossava solo
un paio di mutande. Il resto del suo corpo era magnificamente
illuminato dalla luce mattutina e la sua pelle nivea sembrava quasi
di un altro pianeta. Si soffermò estasiato ad osservarlo,
incapace di aggiungere una parola, incapace di capacitarsi del fatto
che quel ragazzo fosse suo.
Kurt lasciò andare la
tenda, che tornò a coprire la finestra, e raggiunse nuovamente
il letto, lasciandovi cadere le ginocchia ed arrancando fino al
ragazzo. Lo baciò sorridendo, prima di tornare sotto le
coperte, rabbrividendo.
«Ha nevicato, questa
notte» lo informò.
«Ah sì?»
«Fuori è tutto
meravigliosamente bianco» disse, posando la testa sul cuscino.
Blaine rimase seduto contro la testiera del letto, senza riuscire a
sorridere di nuovo. Kurt se ne accorse e cercò la sua mano per
accarezzarla. «Cosa c'è?»
Blaine scosse la testa e spostò
la mano dal cuscino ai capelli del ragazzo. Fece correre le dita sui
suoi capelli, meravigliosamente spettinati dalla notte precedente.
«E' per il sogno di
questa notte. Mi passerà.»
«Vuoi parlarne?»
«Sono solo brutti
ricordi. Non voglio che ci rovinino la giornata.»
«Blaine» mormorò
il suo nome con un tono di rimprovero, ma allo stesso tempo
estremamente dolce.
«Okay. Questa notte ho
sognato di nuovo quello che è accaduto sette anni fa, nel
parcheggio dello Scandals con quei- con quei ragazzi-»
Kurt capì a cosa si
riferiva. Certo, neppure lui aveva dimenticato quella terribile notte
in cui aveva seriamente pensato di morire. O peggio, di perdere
Blaine.
«Solo che nel sogno non
arrivava Dave, né Finn, né la polizia. Non arrivava
proprio nessuno. Continuavano a picchiarci e non riuscivo a fare
niente, come se le mie braccia fossero state immerse nel cemento e
non riuscivo neppure a scappare e tu eri a terra e gridavi e io- io-
non riuscivo a svegliarmi e poi-»
«Blaine, calmati»
gli sussurrò, mettendosi a sedere e abbracciandolo. Lo strinse
forte e lui fece altrettanto, cercando rifugio nel tepore del suo
corpo. «E' finita. Dopo quella volta Jackson è finito
dentro e gli altri – per paura di fare la stessa fine –
non si sono più fatti vedere. Abbiamo superato anche quella.
Grazie a te, che invece hai saputo affrontare alla grande quei
delinquenti. Ce l'abbiamo fatta, insieme.»
Blaine si calmò, ma Kurt
non lo lasciò andare finché non sentì il suo
cuore, che batteva contro il suo petto, tornare ad un ritmo
accettabile. Gli baciò la tempia, accarezzandogli i riccioli
indomiti.
«Questo incubo... è
per quello che è successo ieri?»
«No, io- non lo so.
Forse» ammise a malincuore.
Kurt annuì. Era ancora
scosso per gli avvenimenti del giorno prima. Il suo lavoro lo portava
ad avere a che fare con persone le cui vite erano in condizioni
davvero pietose, peggio di come avesse mai vissuto lui anche nei
momenti più bui della sua vita. Tuttavia il suo lavoro di
assistente sociale gli piaceva.
Sapeva cosa voleva dire avere
diciassette anni e una vita insostenibile. Sapeva cosa voleva dire
essere soli e non avere nessuna prospettiva. Sapeva però che
era possibile uscirne, con un piccolo aiuto, e lui voleva fare la
differenza.
Aveva aiutato ragazzine a
uscire dal giro della prostituzione, ragazze-madri a dare in adozione
i figli, figli picchiati fra le mura domestiche a trovare una nuova
casa e giovani omosessuali a fare pace con se stessi e con le
famiglie.
Ogni volta che aiutava una
ragazza a trovare un lavoro che le permettesse di non vendersi o che
ascoltava le confessioni di un ragazzo che ammetteva di essere stato
picchiato per la propria omosessualità, non poteva che pensare
a se stesso e a quanto era stato fortunato ad uscire da quel mondo. A
quanto era stato fortunato a trovare Blaine.
Tuttavia non mancavano gli
episodi sgradevoli.
Il giorno prima una madre, dopo
aver scoperto l'orientamento sessuale di Kurt, aveva fatto una
scenata al centro sociale, gridando che non gli avrebbe mai più
fatto vedere suo figlio e che doveva essere stato lui a traviarlo e a
farlo diventare un invertito, accusandolo di aver abusato di lui.
Ovviamente nessuno al centro
sociale aveva creduto ad una parola: tutti sapevano quanto Kurt fosse
professionale e sapevano anche che il ragazzo in questione era venuto
da loro proprio per cercare l'aiuto che non riusciva ad avere dalla
sua famiglia.
L'amaro in bocca però
era rimasto e Kurt era stato di cattivo umore tutto il giorno. Quando
poi, finita la giornata, aveva raggiunto la propria macchina per
tornare a casa, aveva trovato un'altra brutta sorpresa. E quella non
avrebbe potuto nasconderla a Blaine.
Quando tornò a casa con
una scritta fluorescente sull'auto che recitava “fag”,
Blaine ovviamente fece delle domande e Kurt non gli nascose nulla.
Gli raccontò tutto: della donna, delle sue stupide accuse, del
figlio imbarazzato prossimo alle lacrime, della scritta.
Blaine all'inizio aveva dato di
matto, inveendo contro la donna e dicendo che di sicuro era stata lei
e che avrebbero potuto accusarla e chiedere i danni, ma Kurt si era
rifiutato di sporgere denuncia, affermando che in quel modo avrebbe
fatto del male anche al figlio che in quel momento aveva bisogno solo
di essere aiutato.
Blaine aveva consumato la cena
in silenzio e poi, senza neppure dare il tempo a Kurt di sbrigare la
tavola, l'aveva baciato e l'altro aveva capito che non sarebbe finita
lì.
L'aveva afferrato per i
fianchi, tirandolo a sé, poi si erano trascinati a vicenda
verso la camera da letto andando a sbattere più volte contro i
mobili e travolgendo qualsiasi oggetto si frapponesse fra loro e la
meta.
Erano caduti sul grande letto
matrimoniale e si era spogliati con urgenza, gettando i vestiti con
noncuranza – sì, anche Kurt – e senza smettere un
secondo di baciarsi.
Avevano fatto l'amore, in modo
un po' rude forse, per dimenticare ciò che di brutto era
accaduto e lasciare tutti il mondo fuori. L'avevano fatto perché,
persi l'uno nell'altro, tutti i brutti ricordi sparivano e c'erano
solo loro due ed era bellissimo.
Uscendo da dentro di lui,
Blaine aveva sussurrato a Kurt un'infinità di volte “ti
amo” e Kurt gli aveva risposto in un sussurro “ti amo
anch'io”. Si erano addormentati abbracciati, stretti sotto il
piumone, al riparo dal gelo dell'inverno e l'ansia, la paura, la
rabbia che avevano provato si erano sciolte come neve al sole.
Ed ora erano lì, di
nuovo abbracciati e di nuovo con la stessa orrenda sensazione di
ingiustizia nel cuore.
«Non è giusto,
Kurt. Non è giusto che tu debba sopportare una cosa del
genere. Tu sei la persona più buona e più generosa e
più... più fantastica che io conosca! Quella donna non
avrebbe neppure dovuto osare dirti una cosa del genere. Tu ti
fai in quattro per aiutare quei ragazzi e nessuno sembra capirlo.»
«Lo capisci tu. Lo
capiscono anche loro. Lo capiscono quelli del centro sociale e,
credimi, non tutti i genitori sono come quella donna. Alla maggior
parte di loro non interessa che io viva con un uomo o con una donna:
a loro importa solo di ciò che faccio per migliorare le vite
dei loro figli. A me basta questo. La loro gratitudine, la vostra
comprensione e la consapevolezza che quello che faccio rende Lima un
posto un pochino migliore.»
Blaine sorrise, cercando le sue
labbra. «Sei fantastico.»
«Anche tu» rispose,
baciandolo. «Hai appena cominciato a lavorare come avvocato e
hai vinto quasi tutte le tue cause.»
«Erano solo piccoli
casi.»
«Però li hai
vinti» insistette Kurt.
Blaine a volte si chiedeva se
si meritava la stima del suo ragazzo. Dopo le superiori –
mentre Kurt si barcamenava fra il lavoro al locale di Virgilio e la
scuola serale - aveva trascorso tre anni al college e due
all'università, riuscendo a laurearsi con buoni voti e subito
aveva cominciato a lavorare in uno studio.
Gli seccava ammettere che
probabilmente la tempestività con cui aveva trovato quel
lavoro era dovuta in parte all'influenza di suo padre che – nel
tentativo di redimersi – aveva cercato segretamente di aiutare
il figlio. Blaine sapeva quanto suo padre si stesse sforzando di
accettare la sua omosessualità ma sapeva anche che la strada
sarebbe stata lunga e probabilmente lo aveva aiutato nella speranza
che, una situazione economica stabile e sicura, l'avrebbe allontanato
per sempre dalla sua famiglia, impedendogli di gettare scandalo sul
buon nome degli Anderson, come aveva fatto suo fratello maggiore con
certi film alquanto discutibili.
Tuttavia Blaine aveva saputo
dimostrare la propria bravura e i suoi datori di lavoro non si erano
pentiti di averlo assunto. Avevano saputo quasi subito del suo
orientamento sessuale, ma non ci avevano dato troppo peso, fintanto
che svolgeva così egregiamente il suo lavoro.
«Che dici, ci alziamo?»
chiese.
«Solo se per colazione
fai le frittelle» disse, mettendo su il broncio a cui sapeva
che Kurt non avrebbe resistito.
«Frittelle siano. A volte
mi domando se sia più bambino tu o mio fratello» disse,
uscendo dal piumone e cercando dei vestiti puliti.
Uscendo dal letto Blaine
rabbrividì per il freddo e, dopo una rapida occhiata fuori
dalla finestra, poté constatare che sì, aveva nevicato
e anche parecchio, visto che la neve arrivava a metà della
ruota della sua auto.
«Dici che le strade
saranno agibili?» chiese perplesso.
«Vedrai che riusciremo ad
arrivare a casa di Finn.»
«Ma è dall'altra
parte della città!»
«Sono certo che per
questo pomeriggio sarà tutto pulito» disse. «E
vedrai che anche Rachel riuscirà ad arrivare.»
Blaine annuì,
infilandosi i vestiti. Quando raggiunse Kurt in cucina, questi aveva
già cominciato a preparare le frittelle e il profumo di caffè
cominciava ad aleggiare per la cucina.
«A proposito di Rachel,
sai com'è andato il suo ultimo spettacolo?»
Blaine ridacchiò: «Ha
litigato con i costumisti, ma alla fine è andato tutto bene.
Questa volta aveva la parte dell'antagonista.»
«Una parte importante,
dunque.»
«Già, ma lo sai
che lei punta sempre ad essere al centro dell'attenzione.»
«Sono sicuro che si sarà
fatta notare lo stesso» disse Kurt, girando la frittella e
servendola sul piatto.
«Finn, invece?»
«L'ho sentito ieri. Ha
detto che all'officina gli affari vanno a meraviglia. Ora che è
socio alla pari di Larry ci mette anima e corpo affinché gli
affari fioriscano. Pensa che sono riuscito anche a fare assumere uno
dei ragazzi del centro sociale. E poi non indovinerai mai che è
andati a farsi riparare la macchina qualche giorno fa.»
«Dave?»
Kurt lo guardò
contrariato: «Come diavolo hai- ad ogni modo, sì, Dave.
Non ha ancora fatto coming out con i suoi. E ha ventisei anni! I suoi
avranno cominciato a farsi delle domande. Della serie, perché
mio figlio non ha ancora la fidanzata?»
«Non aveva avuto un
ragazzo?»
«Intendi quello che aveva
preso il mio posto allo Scandals? Non è durata molto. Qualche
mese, credo. Mi dispiace per lui. Penso che se trovasse la persona
giusta smetterebbe di fingere con i suoi e comincerebbe a vivere.»
«Un po' come Sebastian.
Sto ancora aspettando che qualcuno gli spezzi il cuore: allora forse
metterà la testa a posto e si accaserà.»
«Gira ancora per il mondo
in continui “viaggi studio”?»
«Sì, studio
dell'anatomia locale» commentò Blaine. «Si è
laureato da due anni e continua ad usare la scusa dei corsi di
perfezionamento. A volte non so chi sia più infantile fra lui
o Dave.»
«A proposito»
esclamò Kurt, servendo anche la propria frittella e sedendosi
davanti a Blaine «lo sapevi che quei due continuano a vedersi
ogni volta che Sebastian torna dai suoi viaggi per “una bevuta
fra amici”?»
«Stai scherzando?
Sebastian e Dave?»
«A quanto pare da quella
volta in cui hanno avuto la geniale idea di separarci sono diventati
“amici” in un modo tutto loro. In pratica si trovano per
una birra e per sparlare del mondo come due vecchie comari.»
«Dici che...»
«Non ne ho idea»
disse Kurt, alzando le spalle. «Ma sarebbe una soluzione.»
Blaine ridacchiò:
«Secondo me finirebbero per litigare in ogni momento. Nessuno
dei due accetterebbe di stare sotto. Lo riterrebbero uno “smacco”.»
«Stupidi. Non sanno cosa
si perdono.»
Blaine quasi sputò il
suo caffè. «Intendi-»
«Intendo, non sanno cosa
si perdono ad avere un ragazzo stabile, a condividere con lui la casa
e il letto, e sì, anche a decidere di volta in volta chi sta
sopra e chi sta sotto. Fra parentesi, la tua faccia è stata
impagabile» rispose, sorridendo.
«Ricordami perché
ti amo?»
«Perché sono
fantastico.»
«Lo sei.»
«E perché so
cucinare le frittelle più buone del mondo» aggiunse.
«Vero anche questo»
convenne. Guardò l'orologio: le nove. Non avrebbero dovuto
essere da Finn prima delle cinque del pomeriggio, quindi avevano
praticamente tutta la giornata libera.
La prima cosa da fare, lo
sapevano entrambi, era lavare via la scritta dalla macchina.
Si vestirono pesantemente e,
muniti di guanti, detersivo e spugne, cominciarono a lavorare. Il
freddo non perdonava e, nonostante la sciarpa e il berretto,
continuavano a tremare.
Sapevano entrambi che prima o
poi l'avrebbero riscritto di nuovo e che sarebbe stato così
per sempre. Sapevano anche che, andandosene da lì, avrebbero
potuto vivere più serenamente, senza scritte sulle auto, senza
insulti. Lo sapevano, ma nessuno dei due aveva più parlato di
andarsene. Non volevano più scappare.
Quando la macchina fu pulita si
guardarono soddisfatti e tornarono in casa.
Finirono per farlo nuovamente,
questa volta sul divano, e Blaine riuscì a convincere Kurt ad
ordinare cinese da asporto e a mangiarlo sul divano guardando della
tv spazzatura.
La migliore domenica mattina
che potessero desiderare.
Quando furono le quattro si
vestirono e si misero in macchina verso la casa di Finn.
Quando arrivarono il ragazzo li
salutò calorosamente, abbracciando il fratellino e dando una
pacca sulla spalla a Blaine – facendogli peraltro balzare il
cuore avanti nella cassa toracica. Rachel era già arrivata e
stava lamentandosi di quanto antipatica fosse la costumista e di
quanto si divertisse a pungerla con gli aghi.
Kurt porse a Finn la cena che
aveva accuratamente preparato a casa e che doveva solamente
riscaldare. Ben presto dalla cucina cominciò a provenire un
buon odore.
Poco prima di cena arrivarono
Santana e Brittany. Quest'ultima aveva un pancione ormai evidente e
rispose divertita a tutte le domande di Blaine sul nascituro.
«Sembra che fra qualche
mese non sarò più io il tuo “angioletto”»
disse Kurt, avvicinandosi a Santana e dandole una gomitata leggera.
Osservarono dalla cucina i rispettivi partner.
«Stai zitto, tu. Da
quando l'hobbit ti ha monopolizzato hai perso il tuo posto. Che
ovviamente è stato rimpiazzato da Chase, il ragazzo dello
Scandals.»
Kurt la guardò finché
la mora non cedette: «Oh, va bene. Sei sempre stato il mio
preferito. Chase era simpatico, ma non ero l'unica a preferire te a
lui» disse. «Sai, credo che Dave ci abbia messo un bel
po' per dimenticarti. Forse non l'ha ancora fatto.»
«E' meglio che lo faccia,
perché non credo che tornerò sul mercato. O almeno lo
spero.»
Santana sorrise: «Te lo
auguro. Anche se sono gelosa dell'hobbit, riconosco che è
quello giusto per te. Prima di conoscerlo eri un ragazzino così
triste, mentre ora guardati. Sei un uomo. E sei felice.»
«Lo sono» disse. «E
anche tu con Brittany. Come va il suo lavoro all'asilo?»
«Bene. È la
maestra preferita dei bambini, anche se ora che è in maternità
la gran parte dei soldi arrivano da mio lavoro alla scuola di ballo.
Stavo quasi pensando di cominciare un corso extra.»
«Hip hop?»
«Lap dance» rispose
ridendo. «Vuoi darmi una mano?»
«Mh, temo di aver chiuso
con quella vita.»
«Oh, avanti, vuoi dirmi
che non fai mai qualche spettacolo privato per l'hobbit?»
«Santana!»
«Che ci sarebbe di male?
Io e Brittany-»
«Non lo voglio sapere!»
«Okay, stai calmo. Forse,
sotto sotto, sei ancora lo stesso verginello di un tempo»
disse.
Poco dopo arrivò anche
Cooper, rumoroso ed entusiasta come sempre, ansioso di raccontare a
tutti il successo del suo ultimo film. Il suo primo pensiero però
fu per Brittany e per il suo pancione.
«Allora, come sta il
frutto dei miei lombi?»
«Per favore, Coop,
vorresti smetterla di chiamarlo così? Lo fai sembrare una cosa
orrenda» lo redarguì Santana.
«Come dovrei chiamarlo?
Mio figliuolo?»
«Quante volte devo
ripetertelo? Il fatto che tu ci abbia messo una cellula non fa di te
suo padre. Io e Brittany saremo i suoi genitori» insistette.
«Però lasciate che
Kurt e Blaine si considerino gli zii. È ingiusto.»
«Niente affatto»
rispose «loro sono adulti e responsabili. Cosa che non si può
dire di te.»
Il bisticcio fra Cooper e
Santana proseguì, ma tutti sapevano quanto l'ispanica fosse
grata al maggiore degli Anderson per averle aiutate a realizzare il
loro sogno. E sapevano tutti che Cooper non era ancora pronto per
accollarsi la responsabilità di un figlio. E forse non lo
sarebbe stato mai. Gli sarebbe bastato il ruolo di zio.
Cenarono tutti insieme,
chiacchierando allegramente e facendo progetti per il futuro.
Verso le undici Brittany disse
di essere stanca e di voler tornare a casa. Santana la accompagnò
premurosa alla macchina e così Kurt e Blaine dissero che
sarebbero andati anche loro.
Blaine si mise alla guida
mentre Kurt si lasciò sprofondare sul sedile e per qualche
minuto dormì. Blaine non lo svegliò perché
sapeva quanto fosse esausto e cosa l'avrebbe atteso l'indomani.
Tuttavia non riusciva a
togliersi dalla testa il pensiero di quello che aveva intenzione di
fare. Continuava a ripetersi che forse era una cattiva idea, che non
sarebbe stato per nulla romantico e che forse Kurt gli avrebbe riso
in faccia o si sarebbe arrabbiato. Aveva paura di rovinare tutto.
Poi, guardando il volto
placidamente addormentato di Kurt, scacciò via ogni timore e,
quando giunse al bivio, svoltò verso una meta ben precisa.
Dopo un po' Kurt si risvegliò
dal sonno, intontito.
«Scusa, mi sono
addormentato.»
«Figurati. Dormivi così
bene.»
Kurt sorrise. Poi diede
un'occhiata alla strada. «Dove siamo?»
Blaine non rispose.
«Non è la strada
per casa.»
Ancora silenzio.
«Mi stai... rapendo?»
«Più o meno.»
«Immagino che non mi
dirai dove stiamo andando.»
«Sorpresa.»
Kurt schioccò la lingua
scettico, ma sorrise e cominciò a guardare la strada, curioso.
Dopo circa un chilometro ebbe la sensazione di sapere dove stavano
andando.
Quando Blaine parcheggiò
l'auto nel parcheggio dello Scandals ne ebbe la certezza.
Scesero entrambi e guardarono
il locale ancora illuminato e la musica che arrivava attutita. Non
tornavano il quel luogo da anni, ma nulla era cambiato.
Kurt rabbrividì pensando
a cosa era successo in quel parcheggio e si strinse nel cappotto.
Blaine gli circondò le spalle e lo spinse verso il locale. Poi
si fermò, nel bel mezzo del parcheggio e si voltò verso
Kurt.
«Perché questa
rimpatriata?» chiese.
L'altro esitò qualche
secondo, cercando le parole.
«Sai, Kurt, arriva un
momento nella tua vita in cui dici a te stesso: “oh, eccolo
là”.» Gli accarezzò il volto con il guanto.
«A me è successo molto tempo fa. Non sapevo chi fossi né
cosa fare della mia vita e pensavo di poterlo scoprire in un locale
promiscuo.»
Kurt rise e l'altro lo imitò.
«Ed è andata
esattamente così. Ho visto un ragazzo e ho pensato che avesse
un culo magnifico e che dovevo incontrarlo, dovevo parlarci, dovevo
fare qualcosa per farlo entrare nella mia vita. Così ho fatto
la cosa più stupida del mondo.»
«L'hai inseguito in un
parcheggio e gli hai fatto delle proposte sconce?» suggerì
Kurt.
«Già. E lui mi ha
tirato un pugno» disse. «In quel momento ho capito di
essermi innamorato di te.»
«Ma smettila.»
«No, seriamente! Mi avevi
davvero colpito» insistette, ma entrambi ridevano. Poi Blaine
afferrò Kurt per i gomiti, facendo combaciare gli avambracci.
«Da quel momento ho fatto di tutto per riuscire a conquistarlo
e alla fine ci sono riuscito. L'ho baciato in questo stesso
parcheggio e in questo stesso posto lui mi ha chiesto di diventare il
suo ragazzo e io ho accettato.»
«Penso di sapere come
prosegua questa storia» disse Kurt.
«Ci sono stati tanti
altri bei momenti in questo parcheggio. Dei baci sul cofano
dell'auto, degli scherzi, delle chiacchierate al chiaro di luna. E ci
sono stati ricordi meno belli.»
Kurt distolse lo sguardo, ma
Blaine proseguì.
«Come hai detto tu, però,
ne siamo usciti insieme. Abbiamo lottato, ci siamo difesi a vicenda e
abbiamo vinto. Alla fine abbiamo vinto su quei bulli. E questo è
successo sempre qui.»
«E' per questo che mi hai
portato qui oggi? Per ricordare tutta la strada che abbiamo fatto in
questi sette anni?»
«No» disse. Poi
prese un bel respiro. «Ti ho portato qui perché, di
tutti i posti in cui siamo stati, questo che è stato l'inizio
di tutto mi è sembrato il più adatto per un altro
nuovissimo inizio.»
Lasciò le braccia di
Kurt e si allontanò quel tanto che gli permettesse di
inginocchiarsi. C'era ancora neve sull'asfalto e, maledizione, era
davvero gelida. Frugò con la mano tremante nella tasca e ne
estrasse una scatola.
«Lo so che in Ohio non
c'è ancora una legge sui matrimoni gay e che quindi non avrà
valore ufficiale, ma avrebbe valore per me. Per noi» disse,
schiarendosi la voce. «Kurt Hummel, mi vuoi sposare?»
Kurt non poté fare a
meno di portarsi le mani alla bocca, senza parole. Gli sembrava
troppo bello per essere vero. Boccheggiò alla ricerca
dell'aria che improvvisamente sembrava aver lasciato i suoi polmoni e
rispose:
«Sì. Mio Dio, sì,
assolutamente sì, sì e ancora un milione di volte sì»
balbettò euforico. Poi cercò di ricomporsi: «Sì,
Blaine Anderson, voglio diventare tuo marito. E non m'importa se per
lo stato dell'Ohio quest'unione vale meno di niente. Per me vuol dire
tutto.»
Gli afferrò il viso e
baciò le sue labbra congelate dal freddo. Si baciarono
incuranti del luogo, del tempo e dei primi
fiocchi di neve che cominciavano a cadere sulle loro teste.
Incuranti
del fatto che quella non fosse New York ma una cittadina sconosciuta
dell'Ohio e che la loro non fosse una vita da favola ma piena di
ostacoli e delusioni.
Per la
prima volta in vita sua, Blaine capì di essere dalla parte
giusta. Spesso le persone dividono il mondo in parti, pensando che
ciò renda tutto più semplice: nord e sud, est e ovest,
ricchi e poveri, bianchi e neri, etero e gay.
Per lungo
tempo Blaine si era chiesto quale fosse la parte giusta dove stare e
se fosse possibile cambiare. Ora aveva
la risposta.
Il suo
posto era accanto alla persona che amava. Non esistevano più
per lui limiti geografici o sociali o del cosiddetto buonsenso. Non
esisteva più la Lima giusta e la Lima sbagliata.
Per lui,
ora, c'era solo Lima.
E Kurt.
Sempre Kurt.
A/N
E questo
era l'epilogo. Confesso che mettere “completa” alla mia
prima long è stato un duro colpo, ma sono contenta. Per me è
un piccolo traguardo.
All'inizio
volevo fare un superfinale con Kurt che diventava una star a Brodway
e Blaine un avvocato di successo, loro che vivevano a New York con
tanti bei bambini eccetera eccetera, ma poi ho optato per qualcosa di
più pacato e realistico.
Non è
da escludere che in un futuro si trasferiscano a New York per
sposarsi e che vivano una vita da favola, ma non spetta a me
scriverlo.
Ma
passiamo ai progetti futuri: A Lima Side Story finisce qui, ma tanti
nuovi progetti si stanno facendo strada nella mia testa.
Tanto per
cominciare una long au piuttosto particolare che mi richiederà
parecchie ricerche di cui ho già scritto la scaletta e i primi
tre capitoli per un totale di 21 pagine.
Poi altre
due mini-long au: una nerd/cherios (con un Kurt un po' OOC all'inizio
e un Blaine incredibilmente scaltro) e una skank!kurt.
Ah, e
quasi dimenticavo un'originale slash/yaoi di ambientazione storica
cui lavoro da più di un anno!
Ma tutto
questo a settembre perché da adesso in poi non so se saprei
garantire l'aggiornamento per vie di viaggi e vacanze e perché
voglio lavorarci per bene.
In
compenso sto lavorando ad un po' di one-shot (la maggior parte smut
perché lo smut fa bene alla pelle) che pubblicherò
appena troverò il coraggio di farlo.
Ed ora i
ringraziamenti. Intanto grazie a MeMedesima, che ha sempre letto
pazientemente i capitoli prima che venissero corretti e ha sopportato
i miei scleri (e mi ha rallegrato con le sue one-shot molto fluff) e
alle mie compagne di classe che mi hanno sopportata nei miei deliri
da klainer.
Poi un
grazie a tutte le recensirci, sia quelle regolari sia quelle
saltuarie, perché leggere le recensioni è sempre un
piacere.
Infine un
grazie a tutte quelle che l'hanno inserita fra i preferiti (38) fra
le ricordate (4) e fra le seguite (110!). Davvero, ragazze. WOW!
A Lima
Side Story finisce qui * lacrimuccia * e se l'epilogo non è
stato di vostro gradimento, ecco a voi un finale alternativo offerto
da MeMedesima. Scegliete voi a quale credere.
yu_gin
tumblr
bonus
COME
"ALSS" DOVREBBE FINIRE:
"Ehi
Blaine, avresti mai pensato che ci saremmo trasferiti entrambi a New
York con i soldi che tuo padre ci ha regalato dopo la sua conversione
spirituale al buddhismo?"
"No
Kurt, non me lo sarei mai aspettato! E sai cos'è ancora più
incredibile? Che abbia trasformato l'azienda di famiglia in una
fabbrica di vestiti per bambini e abbia nominato Finn direttore e
Rachel art director."
"Alla
fine tutto si è risolto per il meglio vero?"
"Già,
tesoro mi... Ehi Kurt, perché ti stai togliendo la maglietta?"
"Pensavo
solo che fosse ora di uno spettacolo privato tutto per te."
|