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Autore: yu_gin    24/07/2012    10 recensioni
La vita di Kurt e Finn è molto diversa da come siamo abituati a vederla. Le difficoltà economiche e l'impossibilità di trovare un lavoro migliore spingono Kurt ad accettare un lavoro che fino a pochi anni prima non avrebbe mai pensato di poter accettare.
Ma se sotto le luci dello Scandals incontrasse un ragazzo che potrebbe cambiargli la vita? Un ragazzo che viene dall'altra parte di Lima, quella economicamente agiata, quella dabbene, quella da cui Blaine vuole fuggire? Se riuscissero a trovarsi, nonostante tutto?
Dal primo capitolo: Ogni suo pensiero venne interrotto dall'entrata in scena dei protagonisti della scena.
Ogni pensiero su Finn o su qualsiasi altro ragazzo, ogni pensiero in generale venne semplicemente spazzato via dalla sua testa nel momento stesso in cui vide calcare la pista quello che poteva tranquillamente definire:
Il più bel culo che abbia mai visto.
[...]
«Perché? Perché noi non possiamo essere felici?»
Santana lo strinse forte e gli accarezzò la testa.
«La vita è ingiusta, Kurt, per chi è nato dalla parte sbagliata di Lima.»
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Finn Hudson, Kurt Hummel, Rachel Berry
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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A Lima Side Story



Epilogo: Always



Blaine si svegliò madido di sudore e spalancò gli occhi, arrancando fra le coperte.

Vuoto.

Il letto in cui dormiva era vuoto e il posto accanto a lui freddo. Si aggrappò alle coperte e si alzò a sedere con il cuore che ancora gli martellava nel petto.

La stanza era completamente buia se non per una sottile luce che filtrava dalla finestra. In contrasto con la luce lattiginosa dell'alba distinse una silhouette a lui familiare e si calmò.

Sentendo il suo respiro pesante la figura si voltò:

«Blaine, tutto bene?»

Il ragazzo annuì: «Ho- ho avuto un incubo.» Si stropicciò gli occhi e cominciò a distinguere meglio la figura di Kurt in controluce. Indossava solo un paio di mutande. Il resto del suo corpo era magnificamente illuminato dalla luce mattutina e la sua pelle nivea sembrava quasi di un altro pianeta. Si soffermò estasiato ad osservarlo, incapace di aggiungere una parola, incapace di capacitarsi del fatto che quel ragazzo fosse suo.

Kurt lasciò andare la tenda, che tornò a coprire la finestra, e raggiunse nuovamente il letto, lasciandovi cadere le ginocchia ed arrancando fino al ragazzo. Lo baciò sorridendo, prima di tornare sotto le coperte, rabbrividendo.

«Ha nevicato, questa notte» lo informò.

«Ah sì?»

«Fuori è tutto meravigliosamente bianco» disse, posando la testa sul cuscino. Blaine rimase seduto contro la testiera del letto, senza riuscire a sorridere di nuovo. Kurt se ne accorse e cercò la sua mano per accarezzarla. «Cosa c'è?»

Blaine scosse la testa e spostò la mano dal cuscino ai capelli del ragazzo. Fece correre le dita sui suoi capelli, meravigliosamente spettinati dalla notte precedente.

«E' per il sogno di questa notte. Mi passerà.»

«Vuoi parlarne?»

«Sono solo brutti ricordi. Non voglio che ci rovinino la giornata.»

«Blaine» mormorò il suo nome con un tono di rimprovero, ma allo stesso tempo estremamente dolce.

«Okay. Questa notte ho sognato di nuovo quello che è accaduto sette anni fa, nel parcheggio dello Scandals con quei- con quei ragazzi-»

Kurt capì a cosa si riferiva. Certo, neppure lui aveva dimenticato quella terribile notte in cui aveva seriamente pensato di morire. O peggio, di perdere Blaine.

«Solo che nel sogno non arrivava Dave, né Finn, né la polizia. Non arrivava proprio nessuno. Continuavano a picchiarci e non riuscivo a fare niente, come se le mie braccia fossero state immerse nel cemento e non riuscivo neppure a scappare e tu eri a terra e gridavi e io- io- non riuscivo a svegliarmi e poi-»

«Blaine, calmati» gli sussurrò, mettendosi a sedere e abbracciandolo. Lo strinse forte e lui fece altrettanto, cercando rifugio nel tepore del suo corpo. «E' finita. Dopo quella volta Jackson è finito dentro e gli altri – per paura di fare la stessa fine – non si sono più fatti vedere. Abbiamo superato anche quella. Grazie a te, che invece hai saputo affrontare alla grande quei delinquenti. Ce l'abbiamo fatta, insieme.»

Blaine si calmò, ma Kurt non lo lasciò andare finché non sentì il suo cuore, che batteva contro il suo petto, tornare ad un ritmo accettabile. Gli baciò la tempia, accarezzandogli i riccioli indomiti.

«Questo incubo... è per quello che è successo ieri?»

«No, io- non lo so. Forse» ammise a malincuore.

Kurt annuì. Era ancora scosso per gli avvenimenti del giorno prima. Il suo lavoro lo portava ad avere a che fare con persone le cui vite erano in condizioni davvero pietose, peggio di come avesse mai vissuto lui anche nei momenti più bui della sua vita. Tuttavia il suo lavoro di assistente sociale gli piaceva.

Sapeva cosa voleva dire avere diciassette anni e una vita insostenibile. Sapeva cosa voleva dire essere soli e non avere nessuna prospettiva. Sapeva però che era possibile uscirne, con un piccolo aiuto, e lui voleva fare la differenza.

Aveva aiutato ragazzine a uscire dal giro della prostituzione, ragazze-madri a dare in adozione i figli, figli picchiati fra le mura domestiche a trovare una nuova casa e giovani omosessuali a fare pace con se stessi e con le famiglie.

Ogni volta che aiutava una ragazza a trovare un lavoro che le permettesse di non vendersi o che ascoltava le confessioni di un ragazzo che ammetteva di essere stato picchiato per la propria omosessualità, non poteva che pensare a se stesso e a quanto era stato fortunato ad uscire da quel mondo. A quanto era stato fortunato a trovare Blaine.

Tuttavia non mancavano gli episodi sgradevoli.

Il giorno prima una madre, dopo aver scoperto l'orientamento sessuale di Kurt, aveva fatto una scenata al centro sociale, gridando che non gli avrebbe mai più fatto vedere suo figlio e che doveva essere stato lui a traviarlo e a farlo diventare un invertito, accusandolo di aver abusato di lui.

Ovviamente nessuno al centro sociale aveva creduto ad una parola: tutti sapevano quanto Kurt fosse professionale e sapevano anche che il ragazzo in questione era venuto da loro proprio per cercare l'aiuto che non riusciva ad avere dalla sua famiglia.

L'amaro in bocca però era rimasto e Kurt era stato di cattivo umore tutto il giorno. Quando poi, finita la giornata, aveva raggiunto la propria macchina per tornare a casa, aveva trovato un'altra brutta sorpresa. E quella non avrebbe potuto nasconderla a Blaine.

Quando tornò a casa con una scritta fluorescente sull'auto che recitava “fag”, Blaine ovviamente fece delle domande e Kurt non gli nascose nulla. Gli raccontò tutto: della donna, delle sue stupide accuse, del figlio imbarazzato prossimo alle lacrime, della scritta.

Blaine all'inizio aveva dato di matto, inveendo contro la donna e dicendo che di sicuro era stata lei e che avrebbero potuto accusarla e chiedere i danni, ma Kurt si era rifiutato di sporgere denuncia, affermando che in quel modo avrebbe fatto del male anche al figlio che in quel momento aveva bisogno solo di essere aiutato.

Blaine aveva consumato la cena in silenzio e poi, senza neppure dare il tempo a Kurt di sbrigare la tavola, l'aveva baciato e l'altro aveva capito che non sarebbe finita lì.

L'aveva afferrato per i fianchi, tirandolo a sé, poi si erano trascinati a vicenda verso la camera da letto andando a sbattere più volte contro i mobili e travolgendo qualsiasi oggetto si frapponesse fra loro e la meta.

Erano caduti sul grande letto matrimoniale e si era spogliati con urgenza, gettando i vestiti con noncuranza – sì, anche Kurt – e senza smettere un secondo di baciarsi.

Avevano fatto l'amore, in modo un po' rude forse, per dimenticare ciò che di brutto era accaduto e lasciare tutti il mondo fuori. L'avevano fatto perché, persi l'uno nell'altro, tutti i brutti ricordi sparivano e c'erano solo loro due ed era bellissimo.

Uscendo da dentro di lui, Blaine aveva sussurrato a Kurt un'infinità di volte “ti amo” e Kurt gli aveva risposto in un sussurro “ti amo anch'io”. Si erano addormentati abbracciati, stretti sotto il piumone, al riparo dal gelo dell'inverno e l'ansia, la paura, la rabbia che avevano provato si erano sciolte come neve al sole.

Ed ora erano lì, di nuovo abbracciati e di nuovo con la stessa orrenda sensazione di ingiustizia nel cuore.

«Non è giusto, Kurt. Non è giusto che tu debba sopportare una cosa del genere. Tu sei la persona più buona e più generosa e più... più fantastica che io conosca! Quella donna non avrebbe neppure dovuto osare dirti una cosa del genere. Tu ti fai in quattro per aiutare quei ragazzi e nessuno sembra capirlo.»

«Lo capisci tu. Lo capiscono anche loro. Lo capiscono quelli del centro sociale e, credimi, non tutti i genitori sono come quella donna. Alla maggior parte di loro non interessa che io viva con un uomo o con una donna: a loro importa solo di ciò che faccio per migliorare le vite dei loro figli. A me basta questo. La loro gratitudine, la vostra comprensione e la consapevolezza che quello che faccio rende Lima un posto un pochino migliore.»

Blaine sorrise, cercando le sue labbra. «Sei fantastico.»

«Anche tu» rispose, baciandolo. «Hai appena cominciato a lavorare come avvocato e hai vinto quasi tutte le tue cause.»

«Erano solo piccoli casi.»

«Però li hai vinti» insistette Kurt.

Blaine a volte si chiedeva se si meritava la stima del suo ragazzo. Dopo le superiori – mentre Kurt si barcamenava fra il lavoro al locale di Virgilio e la scuola serale - aveva trascorso tre anni al college e due all'università, riuscendo a laurearsi con buoni voti e subito aveva cominciato a lavorare in uno studio.

Gli seccava ammettere che probabilmente la tempestività con cui aveva trovato quel lavoro era dovuta in parte all'influenza di suo padre che – nel tentativo di redimersi – aveva cercato segretamente di aiutare il figlio. Blaine sapeva quanto suo padre si stesse sforzando di accettare la sua omosessualità ma sapeva anche che la strada sarebbe stata lunga e probabilmente lo aveva aiutato nella speranza che, una situazione economica stabile e sicura, l'avrebbe allontanato per sempre dalla sua famiglia, impedendogli di gettare scandalo sul buon nome degli Anderson, come aveva fatto suo fratello maggiore con certi film alquanto discutibili.

Tuttavia Blaine aveva saputo dimostrare la propria bravura e i suoi datori di lavoro non si erano pentiti di averlo assunto. Avevano saputo quasi subito del suo orientamento sessuale, ma non ci avevano dato troppo peso, fintanto che svolgeva così egregiamente il suo lavoro.

«Che dici, ci alziamo?» chiese.

«Solo se per colazione fai le frittelle» disse, mettendo su il broncio a cui sapeva che Kurt non avrebbe resistito.

«Frittelle siano. A volte mi domando se sia più bambino tu o mio fratello» disse, uscendo dal piumone e cercando dei vestiti puliti.

Uscendo dal letto Blaine rabbrividì per il freddo e, dopo una rapida occhiata fuori dalla finestra, poté constatare che sì, aveva nevicato e anche parecchio, visto che la neve arrivava a metà della ruota della sua auto.

«Dici che le strade saranno agibili?» chiese perplesso.

«Vedrai che riusciremo ad arrivare a casa di Finn.»

«Ma è dall'altra parte della città!»

«Sono certo che per questo pomeriggio sarà tutto pulito» disse. «E vedrai che anche Rachel riuscirà ad arrivare.»

Blaine annuì, infilandosi i vestiti. Quando raggiunse Kurt in cucina, questi aveva già cominciato a preparare le frittelle e il profumo di caffè cominciava ad aleggiare per la cucina.

«A proposito di Rachel, sai com'è andato il suo ultimo spettacolo?»

Blaine ridacchiò: «Ha litigato con i costumisti, ma alla fine è andato tutto bene. Questa volta aveva la parte dell'antagonista.»

«Una parte importante, dunque.»

«Già, ma lo sai che lei punta sempre ad essere al centro dell'attenzione.»

«Sono sicuro che si sarà fatta notare lo stesso» disse Kurt, girando la frittella e servendola sul piatto.

«Finn, invece?»

«L'ho sentito ieri. Ha detto che all'officina gli affari vanno a meraviglia. Ora che è socio alla pari di Larry ci mette anima e corpo affinché gli affari fioriscano. Pensa che sono riuscito anche a fare assumere uno dei ragazzi del centro sociale. E poi non indovinerai mai che è andati a farsi riparare la macchina qualche giorno fa.»

«Dave?»

Kurt lo guardò contrariato: «Come diavolo hai- ad ogni modo, sì, Dave. Non ha ancora fatto coming out con i suoi. E ha ventisei anni! I suoi avranno cominciato a farsi delle domande. Della serie, perché mio figlio non ha ancora la fidanzata?»

«Non aveva avuto un ragazzo?»

«Intendi quello che aveva preso il mio posto allo Scandals? Non è durata molto. Qualche mese, credo. Mi dispiace per lui. Penso che se trovasse la persona giusta smetterebbe di fingere con i suoi e comincerebbe a vivere.»

«Un po' come Sebastian. Sto ancora aspettando che qualcuno gli spezzi il cuore: allora forse metterà la testa a posto e si accaserà.»

«Gira ancora per il mondo in continui “viaggi studio”?»

«Sì, studio dell'anatomia locale» commentò Blaine. «Si è laureato da due anni e continua ad usare la scusa dei corsi di perfezionamento. A volte non so chi sia più infantile fra lui o Dave.»

«A proposito» esclamò Kurt, servendo anche la propria frittella e sedendosi davanti a Blaine «lo sapevi che quei due continuano a vedersi ogni volta che Sebastian torna dai suoi viaggi per “una bevuta fra amici”?»

«Stai scherzando? Sebastian e Dave?»

«A quanto pare da quella volta in cui hanno avuto la geniale idea di separarci sono diventati “amici” in un modo tutto loro. In pratica si trovano per una birra e per sparlare del mondo come due vecchie comari.»

«Dici che...»

«Non ne ho idea» disse Kurt, alzando le spalle. «Ma sarebbe una soluzione.»

Blaine ridacchiò: «Secondo me finirebbero per litigare in ogni momento. Nessuno dei due accetterebbe di stare sotto. Lo riterrebbero uno “smacco”.»

«Stupidi. Non sanno cosa si perdono.»

Blaine quasi sputò il suo caffè. «Intendi-»

«Intendo, non sanno cosa si perdono ad avere un ragazzo stabile, a condividere con lui la casa e il letto, e sì, anche a decidere di volta in volta chi sta sopra e chi sta sotto. Fra parentesi, la tua faccia è stata impagabile» rispose, sorridendo.

«Ricordami perché ti amo?»

«Perché sono fantastico.»

«Lo sei.»

«E perché so cucinare le frittelle più buone del mondo» aggiunse.

«Vero anche questo» convenne. Guardò l'orologio: le nove. Non avrebbero dovuto essere da Finn prima delle cinque del pomeriggio, quindi avevano praticamente tutta la giornata libera.

La prima cosa da fare, lo sapevano entrambi, era lavare via la scritta dalla macchina.

Si vestirono pesantemente e, muniti di guanti, detersivo e spugne, cominciarono a lavorare. Il freddo non perdonava e, nonostante la sciarpa e il berretto, continuavano a tremare.

Sapevano entrambi che prima o poi l'avrebbero riscritto di nuovo e che sarebbe stato così per sempre. Sapevano anche che, andandosene da lì, avrebbero potuto vivere più serenamente, senza scritte sulle auto, senza insulti. Lo sapevano, ma nessuno dei due aveva più parlato di andarsene. Non volevano più scappare.

Quando la macchina fu pulita si guardarono soddisfatti e tornarono in casa.

Finirono per farlo nuovamente, questa volta sul divano, e Blaine riuscì a convincere Kurt ad ordinare cinese da asporto e a mangiarlo sul divano guardando della tv spazzatura.

La migliore domenica mattina che potessero desiderare.

Quando furono le quattro si vestirono e si misero in macchina verso la casa di Finn.

Quando arrivarono il ragazzo li salutò calorosamente, abbracciando il fratellino e dando una pacca sulla spalla a Blaine – facendogli peraltro balzare il cuore avanti nella cassa toracica. Rachel era già arrivata e stava lamentandosi di quanto antipatica fosse la costumista e di quanto si divertisse a pungerla con gli aghi.

Kurt porse a Finn la cena che aveva accuratamente preparato a casa e che doveva solamente riscaldare. Ben presto dalla cucina cominciò a provenire un buon odore.

Poco prima di cena arrivarono Santana e Brittany. Quest'ultima aveva un pancione ormai evidente e rispose divertita a tutte le domande di Blaine sul nascituro.

«Sembra che fra qualche mese non sarò più io il tuo “angioletto”» disse Kurt, avvicinandosi a Santana e dandole una gomitata leggera. Osservarono dalla cucina i rispettivi partner.

«Stai zitto, tu. Da quando l'hobbit ti ha monopolizzato hai perso il tuo posto. Che ovviamente è stato rimpiazzato da Chase, il ragazzo dello Scandals.»

Kurt la guardò finché la mora non cedette: «Oh, va bene. Sei sempre stato il mio preferito. Chase era simpatico, ma non ero l'unica a preferire te a lui» disse. «Sai, credo che Dave ci abbia messo un bel po' per dimenticarti. Forse non l'ha ancora fatto.»

«E' meglio che lo faccia, perché non credo che tornerò sul mercato. O almeno lo spero.»

Santana sorrise: «Te lo auguro. Anche se sono gelosa dell'hobbit, riconosco che è quello giusto per te. Prima di conoscerlo eri un ragazzino così triste, mentre ora guardati. Sei un uomo. E sei felice.»

«Lo sono» disse. «E anche tu con Brittany. Come va il suo lavoro all'asilo?»

«Bene. È la maestra preferita dei bambini, anche se ora che è in maternità la gran parte dei soldi arrivano da mio lavoro alla scuola di ballo. Stavo quasi pensando di cominciare un corso extra.»

«Hip hop?»

«Lap dance» rispose ridendo. «Vuoi darmi una mano?»

«Mh, temo di aver chiuso con quella vita.»

«Oh, avanti, vuoi dirmi che non fai mai qualche spettacolo privato per l'hobbit?»

«Santana!»

«Che ci sarebbe di male? Io e Brittany-»

«Non lo voglio sapere!»

«Okay, stai calmo. Forse, sotto sotto, sei ancora lo stesso verginello di un tempo» disse.

Poco dopo arrivò anche Cooper, rumoroso ed entusiasta come sempre, ansioso di raccontare a tutti il successo del suo ultimo film. Il suo primo pensiero però fu per Brittany e per il suo pancione.

«Allora, come sta il frutto dei miei lombi?»

«Per favore, Coop, vorresti smetterla di chiamarlo così? Lo fai sembrare una cosa orrenda» lo redarguì Santana.

«Come dovrei chiamarlo? Mio figliuolo?»

«Quante volte devo ripetertelo? Il fatto che tu ci abbia messo una cellula non fa di te suo padre. Io e Brittany saremo i suoi genitori» insistette.

«Però lasciate che Kurt e Blaine si considerino gli zii. È ingiusto.»

«Niente affatto» rispose «loro sono adulti e responsabili. Cosa che non si può dire di te.»

Il bisticcio fra Cooper e Santana proseguì, ma tutti sapevano quanto l'ispanica fosse grata al maggiore degli Anderson per averle aiutate a realizzare il loro sogno. E sapevano tutti che Cooper non era ancora pronto per accollarsi la responsabilità di un figlio. E forse non lo sarebbe stato mai. Gli sarebbe bastato il ruolo di zio.

Cenarono tutti insieme, chiacchierando allegramente e facendo progetti per il futuro.

Verso le undici Brittany disse di essere stanca e di voler tornare a casa. Santana la accompagnò premurosa alla macchina e così Kurt e Blaine dissero che sarebbero andati anche loro.

Blaine si mise alla guida mentre Kurt si lasciò sprofondare sul sedile e per qualche minuto dormì. Blaine non lo svegliò perché sapeva quanto fosse esausto e cosa l'avrebbe atteso l'indomani.

Tuttavia non riusciva a togliersi dalla testa il pensiero di quello che aveva intenzione di fare. Continuava a ripetersi che forse era una cattiva idea, che non sarebbe stato per nulla romantico e che forse Kurt gli avrebbe riso in faccia o si sarebbe arrabbiato. Aveva paura di rovinare tutto.

Poi, guardando il volto placidamente addormentato di Kurt, scacciò via ogni timore e, quando giunse al bivio, svoltò verso una meta ben precisa.

Dopo un po' Kurt si risvegliò dal sonno, intontito.

«Scusa, mi sono addormentato.»

«Figurati. Dormivi così bene.»

Kurt sorrise. Poi diede un'occhiata alla strada. «Dove siamo?»

Blaine non rispose.

«Non è la strada per casa.»

Ancora silenzio.

«Mi stai... rapendo?»

«Più o meno.»

«Immagino che non mi dirai dove stiamo andando.»

«Sorpresa.»

Kurt schioccò la lingua scettico, ma sorrise e cominciò a guardare la strada, curioso. Dopo circa un chilometro ebbe la sensazione di sapere dove stavano andando.

Quando Blaine parcheggiò l'auto nel parcheggio dello Scandals ne ebbe la certezza.

Scesero entrambi e guardarono il locale ancora illuminato e la musica che arrivava attutita. Non tornavano il quel luogo da anni, ma nulla era cambiato.

Kurt rabbrividì pensando a cosa era successo in quel parcheggio e si strinse nel cappotto. Blaine gli circondò le spalle e lo spinse verso il locale. Poi si fermò, nel bel mezzo del parcheggio e si voltò verso Kurt.

«Perché questa rimpatriata?» chiese.

L'altro esitò qualche secondo, cercando le parole.

«Sai, Kurt, arriva un momento nella tua vita in cui dici a te stesso: “oh, eccolo là”.» Gli accarezzò il volto con il guanto. «A me è successo molto tempo fa. Non sapevo chi fossi né cosa fare della mia vita e pensavo di poterlo scoprire in un locale promiscuo.»

Kurt rise e l'altro lo imitò.

«Ed è andata esattamente così. Ho visto un ragazzo e ho pensato che avesse un culo magnifico e che dovevo incontrarlo, dovevo parlarci, dovevo fare qualcosa per farlo entrare nella mia vita. Così ho fatto la cosa più stupida del mondo.»

«L'hai inseguito in un parcheggio e gli hai fatto delle proposte sconce?» suggerì Kurt.

«Già. E lui mi ha tirato un pugno» disse. «In quel momento ho capito di essermi innamorato di te.»

«Ma smettila.»

«No, seriamente! Mi avevi davvero colpito» insistette, ma entrambi ridevano. Poi Blaine afferrò Kurt per i gomiti, facendo combaciare gli avambracci. «Da quel momento ho fatto di tutto per riuscire a conquistarlo e alla fine ci sono riuscito. L'ho baciato in questo stesso parcheggio e in questo stesso posto lui mi ha chiesto di diventare il suo ragazzo e io ho accettato.»

«Penso di sapere come prosegua questa storia» disse Kurt.

«Ci sono stati tanti altri bei momenti in questo parcheggio. Dei baci sul cofano dell'auto, degli scherzi, delle chiacchierate al chiaro di luna. E ci sono stati ricordi meno belli.»

Kurt distolse lo sguardo, ma Blaine proseguì.

«Come hai detto tu, però, ne siamo usciti insieme. Abbiamo lottato, ci siamo difesi a vicenda e abbiamo vinto. Alla fine abbiamo vinto su quei bulli. E questo è successo sempre qui.»

«E' per questo che mi hai portato qui oggi? Per ricordare tutta la strada che abbiamo fatto in questi sette anni?»

«No» disse. Poi prese un bel respiro. «Ti ho portato qui perché, di tutti i posti in cui siamo stati, questo che è stato l'inizio di tutto mi è sembrato il più adatto per un altro nuovissimo inizio.»

Lasciò le braccia di Kurt e si allontanò quel tanto che gli permettesse di inginocchiarsi. C'era ancora neve sull'asfalto e, maledizione, era davvero gelida. Frugò con la mano tremante nella tasca e ne estrasse una scatola.

«Lo so che in Ohio non c'è ancora una legge sui matrimoni gay e che quindi non avrà valore ufficiale, ma avrebbe valore per me. Per noi» disse, schiarendosi la voce. «Kurt Hummel, mi vuoi sposare?»

Kurt non poté fare a meno di portarsi le mani alla bocca, senza parole. Gli sembrava troppo bello per essere vero. Boccheggiò alla ricerca dell'aria che improvvisamente sembrava aver lasciato i suoi polmoni e rispose:

«Sì. Mio Dio, sì, assolutamente sì, sì e ancora un milione di volte sì» balbettò euforico. Poi cercò di ricomporsi: «Sì, Blaine Anderson, voglio diventare tuo marito. E non m'importa se per lo stato dell'Ohio quest'unione vale meno di niente. Per me vuol dire tutto.»

Gli afferrò il viso e baciò le sue labbra congelate dal freddo. Si baciarono incuranti del luogo, del tempo e dei primi fiocchi di neve che cominciavano a cadere sulle loro teste.

Incuranti del fatto che quella non fosse New York ma una cittadina sconosciuta dell'Ohio e che la loro non fosse una vita da favola ma piena di ostacoli e delusioni.

Per la prima volta in vita sua, Blaine capì di essere dalla parte giusta. Spesso le persone dividono il mondo in parti, pensando che ciò renda tutto più semplice: nord e sud, est e ovest, ricchi e poveri, bianchi e neri, etero e gay.

Per lungo tempo Blaine si era chiesto quale fosse la parte giusta dove stare e se fosse possibile cambiare. Ora aveva la risposta.

Il suo posto era accanto alla persona che amava. Non esistevano più per lui limiti geografici o sociali o del cosiddetto buonsenso. Non esisteva più la Lima giusta e la Lima sbagliata.

Per lui, ora, c'era solo Lima.

E Kurt. Sempre Kurt.




A/N


E questo era l'epilogo. Confesso che mettere “completa” alla mia prima long è stato un duro colpo, ma sono contenta. Per me è un piccolo traguardo.


All'inizio volevo fare un superfinale con Kurt che diventava una star a Brodway e Blaine un avvocato di successo, loro che vivevano a New York con tanti bei bambini eccetera eccetera, ma poi ho optato per qualcosa di più pacato e realistico.

Non è da escludere che in un futuro si trasferiscano a New York per sposarsi e che vivano una vita da favola, ma non spetta a me scriverlo.


Ma passiamo ai progetti futuri: A Lima Side Story finisce qui, ma tanti nuovi progetti si stanno facendo strada nella mia testa.

Tanto per cominciare una long au piuttosto particolare che mi richiederà parecchie ricerche di cui ho già scritto la scaletta e i primi tre capitoli per un totale di 21 pagine.

Poi altre due mini-long au: una nerd/cherios (con un Kurt un po' OOC all'inizio e un Blaine incredibilmente scaltro) e una skank!kurt.

Ah, e quasi dimenticavo un'originale slash/yaoi di ambientazione storica cui lavoro da più di un anno!

Ma tutto questo a settembre perché da adesso in poi non so se saprei garantire l'aggiornamento per vie di viaggi e vacanze e perché voglio lavorarci per bene.

In compenso sto lavorando ad un po' di one-shot (la maggior parte smut perché lo smut fa bene alla pelle) che pubblicherò appena troverò il coraggio di farlo.


Ed ora i ringraziamenti. Intanto grazie a MeMedesima, che ha sempre letto pazientemente i capitoli prima che venissero corretti e ha sopportato i miei scleri (e mi ha rallegrato con le sue one-shot molto fluff) e alle mie compagne di classe che mi hanno sopportata nei miei deliri da klainer.

Poi un grazie a tutte le recensirci, sia quelle regolari sia quelle saltuarie, perché leggere le recensioni è sempre un piacere.

Infine un grazie a tutte quelle che l'hanno inserita fra i preferiti (38) fra le ricordate (4) e fra le seguite (110!). Davvero, ragazze. WOW!


A Lima Side Story finisce qui * lacrimuccia * e se l'epilogo non è stato di vostro gradimento, ecco a voi un finale alternativo offerto da MeMedesima. Scegliete voi a quale credere.


yu_gin


tumblr


bonus


COME "ALSS" DOVREBBE FINIRE:


"Ehi Blaine, avresti mai pensato che ci saremmo trasferiti entrambi a New York con i soldi che tuo padre ci ha regalato dopo la sua conversione spirituale al buddhismo?"


"No Kurt, non me lo sarei mai aspettato! E sai cos'è ancora più incredibile? Che abbia trasformato l'azienda di famiglia in una fabbrica di vestiti per bambini e abbia nominato Finn direttore e Rachel art director."


"Alla fine tutto si è risolto per il meglio vero?"


"Già, tesoro mi... Ehi Kurt, perché ti stai togliendo la maglietta?"


"Pensavo solo che fosse ora di uno spettacolo privato tutto per te."

   
 
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