Capitolo 3
Capitolo 3
“Cosa?! Hai picchiato
Otohata?!”
Miyu era letteralmente sconvolta da ciò che Ran le aveva raccontato.
“No, non l’ho
picchiato... ma ci sono andata vicino... Mi ha fatto veramente infurrabbiare
quell’idiota!” Ran ingoiò un takoyaki intero e si alzò di scatto dalla panchina.
“Ma questa me la paga!!”
“Avanti, Ran,
siediti...” Miyu cercò di calmarla e la ragazza obbedì, divorando un altro
takoyaki.
“Quindi Otohata ti ha
detto che non gli interessa essere gentile con Aya...”
“In parole povere sì...
Certo, non l’ha detto esplicitamente ma me l’ha fatto capire. Non ha alcuna
intenzione di ricambiare i suoi sentimenti”
“Beh, non possiamo mica
costringerlo...”.
La biondina sorseggiò
l’aranciata e gettò la lattina nel contenitore dei rifiuti.
“Comunque propongo di
non dire niente ad Aya... Servirebbe solo a farla soffrire” proferì sedendosi di
nuovo accanto a Ran.
“No”
“No?”
“Hai capito” disse Ran
con sguardo serio.
“Otohata non ha
intenzione di ricambiare i sentimenti di Aya, ma non voglio che lei soffra.
Sarebbe meglio dirglielo, in modo che non si faccia illusioni...”
Miyu rifletté un attimo.
Forse era quella la cosa giusta da fare, ma non ne era sicura.
“....Aspettiamo qualche
giorno e vediamo che piega prende la situazione... Magari Otohata era solo di
malumore... In verità non voleva dire quelle cose...”
Miyu sembrava veramente
preoccupata, quindi Ran decise di non insistere oltre.
“D’accordo” sospirò,
alzandosi.
La biondina la imitò.
“Ora sarà meglio che
torni a casa...” proferì guardando l’ora.
“E’ quasi ora di
cena...”
Ran annuì e la salutò,
mentre l’amica si avviava verso casa.
“Ehi, Rei!”
Yuya stava correndo come
un forsennato verso il suo amico, seduto su una panchina a respirare l’aria
fresca della sera.
“Yuya...” Il biondo gli
si avvicinò e gli si sedette accanto, prendendo fiato.
“Ho.... Ho....
provato... a.... a...”
“Yuya, riprendi fiato!”
Il ragazzo obbedì e fece
un paio di respiri profondi, calmandosi e iniziando a parlare.
“...Ho provato a
chiamarti sul cellulare, ma era spento... Così ho chiamato a casa tua ma mi
hanno detto che eri uscito... Si può sapere che fine avevi fatto? Noi due
avremmo dovuto incontrarci un’ora fa davanti al Tawareco!”
“...”
“Rei, rispondi!”
“Scusa. L’avevo
dimenticato...”
Yuya decise di non
ribattere, notando che il morale dell’amico era sottoterra.
“Che hai? Ti vedo
strano...”
“Niente, tranquillo”
Mentre parlava, Otohata
teneva lo sguardo fisso sui suoi piedi: cosa strana per lui, che fissava sempre
la gente negli occhi.
“Ah... forse ho
capito...”
A quella frase, Rei alzò
gli occhi e andò a fissare l’amico.
“Cosa?”
“Ho saputo che hai
litigato con Ran...E’ per quello che sei così strano?”
Rei sgranò un attimo gli
occhi senza farsi notare dall’amico e si alzò di scatto, cercando di assumere il
solito atteggiamento arrogante. Mise le mani in tasca e si voltò verso Yuya,
fissandolo insolentemente.
“Sai che me ne frega di
aver litigato con Kotobuki... E’ assurda...”
Fece per andarsene, ma
Yuya lo bloccò per un braccio, alzandosi di scatto.
“Rei, sono anni che ti
conosco e non ti ho mai visto così! So che respingi sempre tutte le ragazze che
ti stanno attorno perché non sei interessato, ma dovresti lo stesso cercare di
essere più gentile... Su... su questo sono d’accordo con Ran...” proferì
velocemente, per poi soffermarsi sull’ultima parte.
Rei si girò a fissarlo.
“Vediamo... Mi fai la
predica e prendi le sue parti solo perché ne sei innamorato, no?” chiese in tono
canzonatorio.
“Non è vero! Non sto
prendendo le sue parti, ma sono d’accordo con lei!”
“E questo non si chiama
prendere le parti di qualcuno...? Yuya, scusa se te lo dico, ma non sei la
persona più adatta per farmi la predica”
“Non ti sto facendo la
predica! Insomma, Rei, ma sei stupido?! Che diavolo ti prende?!”
“Niente, lascia stare”
Il moro, con uno strattone, si liberò dalla presa dell’amico e si allontanò con
passo lento e noncurante.
Yuya rimase a fissare
Rei con uno sguardo sconvolto.
Doveva esserci per forza
qualcosa sotto. Rei non si era mai comportato così prima d’ora.
Il biondo sentiva il
bisogno di parlarne con qualcuno... Ma chi poteva essere la persona più adatta?
“Ah, Aso... Come mai da
queste parti?”
L’agente Yamato Kotobuki
salutò il ragazzo con un gesto della mano, posando sul tavolo della stazione di
polizia un documento. Si passò una mano sulla fronte, asciugandosi il sudore.
“Qualche problema? Hai
il viso stanco” chiese Yuya avvicinandosi e sedendosi su una sedia.
“Stavo solo
ricontrollando queste denunce. C’è uno scippatore che va in giro per Shibuya e
non riusciamo ad acciuffarlo...”
“Perché non chiedi aiuto
a Ran? Sarebbe felice di aiutarti”
“Non dirlo neanche per
scherzo!” si allarmò il bruno.
“Sicuramente si
metterebbe nei guai... E’ meglio lasciar perdere...!”
“Già...” Yuya abbassò lo
sguardo.
“Comunque... Aso... Come
mai sei qui? Se cerchi Ran...”
“No, Yamato. Cercavo te,
non Ran.”
Il ragazzo si indicò con
il dito, incredulo.
“Me? Cercavi me?”
“Sì” rispose pacato
l’altro.
“Mh... E come mai?”
“Perché ho bisogno di
una mano. Rei ultimamente si comporta in modo strano, non so cosa gli sia
preso...”
Lo sguardo di Yuya era
più che preoccupato, e Yamato se ne accorse.
“Strano? In che senso?”
“Beh... è sempre
scortese... Poi ho saputo che ha litigato anche con Ran...”
“Ah, sì, Miyu me l’ha
accennato...” proferì Yamato facendo mente locale.
“Ecco, allora vorrei un
consiglio. Lui non vuole confidarsi, ma c’è senz’altro qualcosa che non va...”
“Beh, non puoi
costringerlo e raccontarti tutto, no?”
Il ragazzo si alzò dalla
sedia e ripose i documenti in un cassetto, richiudendolo con cura.
“Aso, tu e Otohata avete
due caratteri completamente differenti. Tu ti confidi con lui, è vero, ma dubito
che lui farebbe lo stesso con te”
“Lo so... E’ un tipo
freddo e distaccato, Rei”
“Esatto. Io ti consiglio
di aspettare. Di osservarlo, magari, per capire se c’è qualcosa che non va e
aiutarlo”
Yuya rifletté un attimo.
In effetti Yamato aveva ragione. E, anche se così non fosse, non avrebbe potuto
fare nient’altro per il suo amico.
“D’accordo... ti
ringrazio, Yamato... Proverò a fare come mi hai detto tu”
“Bene. E stai
tranquillo, ok?”
Yuya annuì vigorosamente
e si alzò a sua volta, facendo un piccolo inchino.
“Grazie mille”
si volse a testa bassa
verso l’uscita e vi si diresse. Ma si scontrò con qualcuno proprio sull’entrata.
“Oh, mi scusi...” disse
mortificato il biondino alzando la testa.
“Numero 2?”
“Ran!”
“Che ci fai qui?” Chiese
la ragazza con un tono di voce un po’ troppo alto.
“Ero venuto... ecco...
per...”
“Era solo passato a
salutare” intervenne Yamato in aiuto di Yuya, che lo ringraziò mentalmente.
“Ah... sai, N°2, capiti
proprio a proposito...!”
Gli occhi di Ran si
illuminarono di colpo e si aggrappò al braccio dell’amico.
Lui la fissò, sorridendo
ma sospirando rassegnato allo stesso tempo.
“Sì, ok, ti offro da
mangiare... Andiamo”
Ran saltellò contenta e
corse fuori dalla stazione di polizia senza salutare suo fratello.
“Certo, non che la cosa
sia una novità” si ritrovò a pensare Yamato. Gettò un’occhiata a Yuya e lo vide
correre fuori ad inseguire Ran.
“Bah... non cambierà
mai...”
Ma Yamato non sapeva che si sbagliava.
E molto, anche.
Fine capitolooooooo!!!!
Lo so, non è per niente
interessante, starete dicendo voi, ma vi assicuro che è importante... Almeno
credo... Erano le tre di notte quando l’ho scritto e non ero in grado di
ragionare lucidamente. E si vede...
Insomma, la storia da
qui comincia ad entrare nel vivo...
Spero che vi gusteranno
anche i prossimi capitoli!!
Alla prossima!
-Ranpyon-
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