Come certe sere dove ti sentivo
sulla pelle un po’ bagnata.
Di quando al tramonto mi hai morso
una spalla perché avevi fame o perché mi sarei ricordata più a lungo la forma
del tuo sorriso.
Sono tornata in hotel, la notte, ma
non faceva abbastanza caldo.
Mi hai guardato mentre
scendevi le scale e io pensavo di bruciare insieme alla sabbia.
Ti ricordi quando
mi hai chiesto dove mi dovevi portare? Che avevo i piedi
freddi. Di quando guidavi scalzo. Che ti ho baciato le palpebre e ti ho disegnato i miei sogni
sulle tue ciglia così mattiniere.
E gli sportelli aperti. I fanali
accesi dei passanti.
Mentre ero sul letto a discutere
sulla lunghezza delle e-mail perfette. Di quando mi scrivi amore e forse
stavolta non lo perdi più il cellulare. Che il mio
corpo è un fottuto campo minato. Ma le parole inizio a dimenticarle e manca ancora un mese. Forse due.
Ho inciso il tuo viso sulla sabbia ma era troppo asciutta e tirava un gran vento.
Quando mi parli
della Spagna e io ti ci porterei sulle spalle così non smetti di sorridere
quando mi saluti. Mentre ti dico di sognarmi e mi rispondi:
sempre. E così non potrò più dormire.