E così come
inaspettatamente, improvvisamente e fulmineamente Gary Stu era entrato
nella sua vita, così come il corso naturale delle cose sarebbe era in
procinto di essere stravolto per dare spazio ad una nuova cronologia di
eventi
stupefacenti, così come i gioiosi tempi di danze e canti e
pic-nic all'aria aperta in compagnia della famiglia sarebbero stati
spazzati via per cedere posto ad un'epoca di terrore e morte,
arrivò l'ora di pranzo.
La fede di Mary Sue nella Provvidenza Divina (paragonabile solo e
soltanto a quella della Santissima Lucia del Borgo Vicino a Lecco) fu
messa a dura prova durante quell'intervallo, tanto che da quel giorno
diventò una satanista convinta ed adepta delle streghe Wicca,
svolgendo oscuri riti voodoo ed incidendo album death metal con suo zio
Varg,
meglio noto con l'adorabile nomignolo di Burzum.
Ma ritorniamo al nostro racconto, ora.
La nostra adorabile
protagonista entrò nell'ampio salone, e
subito tutti gli sguardi furono puntati su di lei, attirati dalla sua
rara bellezza senza pari. Mentre soavemente oltrepassava i primi
tavoli, con tutti i commensali (a prescindere dal sesso,
dall'età, dal livello di istruzione e dal grado di avanzamento
di putrefazione) che si giravano a guardarla assolutamente
estasiati, il suo adorabile piede incontrò una piastrella
rialzata, la sua sottile caviglia si piegò su se stessa e la sua
dolce persona perse l'equilibrio e si avviò ad una rovinosa
caduta sul pavimento. Appena prima che il freddo marmo facesse la
conoscenza della sua graziosa faccia, una paio di braccia robuste e
virili ma comunque gentili e profumate di vaniglia la afferrarono per
la vita, e la salvarono da una certa frattura cranica.
Le lunghe, lunghe ciglia di Mary Sue si sollevarono verso l'alto,
provocando una folata di vento tempestoso che per poco non
strappò la pelle di dosso al bel ragazzo, e i suoi grandi occhi
del colore del cielo, dell'erba e del finissimo cioccolato al latte
Lindt si fissarono in quelli profondi ed argentati del suo salvatore,
che la osservava protettivo.
-Me chiamo Sebastien. Zòno il
Cònte Sebastien Maximilian Valentine Mont-Saint Charmantagoniste,
milady.- le disse, precedendo la sua domanda, con un musicalissimo ed
affascinantissimo accento inglese.
Mary Sue rimase assolutamente meravigliata. Come faceva a sapere quello
che gli avrebbe chiesto? Di sicuro doveva avere dei poteri magici. Un
altro punto a suo favore.
-And, potchrei avère il onòre di connòshere il vostro nome?-
-Mary Susan Elizabeth Charlotte Tamara Danielle Wilson, ma tutti mi
chiamano Mary Sue.-
-E poutchrei anche sapére il voustrou coudice phiscàle?-
La splendida ragazza dischiuse le rosee labbra per rispondere, ma lui
le posò dolcemente un dito sulle labbra, scuotendo piano la
testa con un sorriso.
-Nou, non sèrve. Non aphaticatchevi, lo spaventcho deve avervi
privatcha di
ogni energìa. Coradgio, cercate confortcho contchro il mio palestchratizzimo e
diàfano pettcho, phorgiato dal phuoco di mile batàjje.-
-Ooooh, Sebastien! Mi sento mancare!- gemette la nostra impavida
eroina, improvvisamente pallida e senza forze. Si abbandonò
sui suoi addominati scolpiti nel marmo di Carrara, e svenne portandosi
una mano alla fronte.
Quando riaprì quelle due dolci gemme incastonate nella panna che erano
i suoi occhi, Mary Sue si ritrovò sdraiata in uno sfarzoso letto a
baldacchino appartenuto al re Luigi XIV, a giudicare dagli intarsi e
dalle radiazioni del carbonio-14, perfettamente truccata e pettinata e
con indosso il suo vestito migliore. Davanti a lei, un vassoio
d'argento puro su cui stavano una teiera di porcellana dipinta del
valore di qualcosa come tredici biliardi di yen cinesi, penny più penny
meno, dal quale si alzava un sottile filo di vapore profumato alla rosa
e un piatto di deliziosi biscotti.
Alzò lo sguardo, ed incrociò quello di Sebastien, che era
improvvisamente apparso nella stanza senza alcun preavviso. Aveva la
camicia aperta sul petto statuario, ed emanava quell'attrazione così
vibrante e carnale tipica degli strafighi londinesi. Sì, era
sicuramente una cosa d'attrazione... monocolo, pipa e cappello alla
Sherlock Holmes a parte.
Le pupille nere come la notte della fanciulla risplendettero e presero
un'ardita forma a cuore.
-Sebastien! Dov...-
-Zei nel mio castchello nel
Porkshite, mia adoratcha.- le disse il Conte con un sorriso smagliante
da testimonial Mentadent White Now, prevedendo ancora una volta la sua
domanda.
-Ooooh, nel Porkshite... la regione più romantica di tutto il Paese,
con un reddito agrario doppio rispetto alle campagne scozzesi ed una
popolazione di ben ventimila abitanti!-
-Yes: io, i miei dgenitors, mio zio Lourd Vouldemort e i noustchri
ditchianòuvemila and nouvecientounouvantchazei zervitouri.- replicò con
fascinosità la nobile apoteosi dei modelli Abercrombie. -Abiàmou
comperatou la intchera redgioune ottchou ani fa per praticàre la
catchia ala volpe strishante sènza più utchidere per sbagliou i
còntadini.-
-Oh, volpi striscianti? Che adorabili creature, con le loro soffici
squame pelose e le loro zampe atrofizzate che penzolano e vengono
trascinate in giro ad ogni aggraziato movimento!-
-Dgia, darling. Dgia. Ma su, alzatchevi sùbitou! Il gàlo ha fatchou "Cock-a-doodle-doo!" ben cenque oure
fa! E' tchardi! Vi hou portchatou an pou' di tea and scones, colaziounate e poui
andgremou a vizitare la fantàstchica ala West!-
-Cock-a che?-
-E' il versou dgel galou.- rispose tranquillamente Sebastien, sorpreso
che non lo sapesse.
-Oh, in verità qui noi diciamo "chicchirichì".-
-Chicchi ricchi?- ripetè il conte, alzando un londinese sopracciglio.
-No, pronuncialo con l'accento marcato sulla i.-
-Chìcchi rìcchi.-
-No! Con l'acc...-
-Insistou, signourina. Chìcchi rìcchi.-
-L'accento sull'ult... uff, fa niente.- mormorò infine la dolce
pulzella, arrendendosi.
Mary Sue si infilò il becco della teiera in bocca e vuotò tutto il
bollente contenuto direttamente in gola, provocandosi ustioni di quinto
grado alle mani e lo scioglimento dei tessuti interni allo stomaco, poi
ingoiò quattro o cinque brioches ripiene di crema, due o tre bomboloni
alla panna ed arancia con tanto di piatto di ceramica croccante. Si
alzò in piedi, agile e scattante come una giovane gazzella nella
stagione degli amori, ed afferrò con delicatezza il braccio che il
Conte le aveva porso.
Insieme uscirono dalle ricche e principesce stanze e passeggiarono per
i regali corridoi.
Sebastien chianò appena la testa verso di lei, sorridendo, e le
sussurrò le parole più dolci che Mary Sue potesse immaginare.
-Coumunque, milady, è cock-a-doodle-doo.-
Legenda termini:
Mont-Saint Charmantagoniste: tipo Monte San Affascinantagonista. Sono
un mito con i giochi di parole in francese, neh?
Porkshite: come faccio a spiegarlo... praticamente cacca di maiale,
okay? Con parole più volgari.
Cock-a-doodle-doo: la mia prof mi ha detto che è così che gli inglesi
dicono chicchirichì. Mi fido della sua parola.
Oh, miei amati lettori! Che Odissea è stato questo capitolo y__y
Ho dovuto mangiare scones e scemenza per mesi. No, okay, un po'
debole come scusa, visto che fa comunque cagare.
MA, ed è un ma importante, è
sempre meno cagoso degli altri abbozzi mostruosi che la mia mente ha
abortito durante questi mesi. Non odiatemi, vi prego y__y
Per farmi perdonare, vi metto
anche la foto del Conte Sebastien Maximilian Mont-Saint
Charmantagoniste con il vassoio di tea
and scones! :D
ghirigoro
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