CAPITOLO TERZO
SITUAZIONI PERICOLOSE
- Mamma, Poppu, sono tornata! -
Doremi e Kazumi entrarono in casa. Dalla cucina proveniva il
rumore di un frullatore, che unito alle chiacchiere della televisione,
confermava che in casa doveva sicuramente esserci qualcuno. Doremi
invitò l’amica a seguirla in cucina perché questa sembrava
un po’ a disagio in una casa sconosciuta.
- Non preoccuparti, mia mamma sarà molto felice di
conoscerti! Sicuramente ti farà molte domande, ma non preoccuparti, ci
penserò io a liberarti – scherzò Doremi trascinandola verso
la cucina. – Mamma! – gridò giunta in cucina per sovrastare
quella confusione. La signora Harukaze sobbalzò, ma attratta subito da
quella figura sconosciuta spense il frullatore, abbassò il volume della
televisione e puntò gli occhi su Kazumi.
- Tu devi essere una nuova compagna di Doremi! Era da tanto
che non portava nuove amiche a casa nostra! Come sono felice di conoscerti! Io
sono la mamma di Doremi, puoi chiamarmi Minako*. Hai fame? Vuoi qualcosa da
mangiare? Oh, che distratta, non ti ho nemmeno chiesto come ti chiami! –
- Kazumi – rispose questa evidentemente stordita da
quella raffica di domande.
- Mamma – disse Doremi per fermare una nuova raffica
di domande a cui sua madre stava per dare il via. – Sarebbe molto bello
se ci preparassi una merenda, ma intanto io e Kazumi andiamo di sopra-
- D’accordo. Allora vi preparerò un tè e
dei biscotti! Andate pure a divertirvi!
Doremi uscì velocemente dalla cucina lanciandosi
sulle scale, mentre Kazumi la seguiva composta e lenta. Ogni tanto lanciava
qualche veloce occhiata intorno perché, nonostante tutto, la
curiosità di esplorare un luogo sconosciuto l’aveva. Anche per
sentirsi più sicura. Seguì la compagna di classe sulle scale
lasciando scorrere la mano sul -----. L’altra la stava già
aspettando impazientemente davanti alla porta della sua stanza.
- Vieni vieni! – le disse facendole segno di entrare.
Kazumi storse un po’ il naso alla vista della
confusione che regnava nella stanza e Doremi, forse accortasi di questo, si
scusò immediatamente ma, come le spiegò subito, spesso sua
sorella entrava per provarsi i suoi vestiti o cercare giochi che le erano stati
nascosti.
- Hai una sorella? - domandò Kazumi incuriosita
alzando un quaderno dal tavolo e iniziando a sfogliarlo.
- Sì, se vuoi te la presento, ma stai attenta
perché è un vero mostro! –
- Doremi! Chi sarebbe il mostro? –
Eccola lì. Poppu, attirata dalla novità di una
seconda voce che conversava con sua sorella e di cui non identificava il
proprietario, era sgusciata fuori dalla sua stanza per spiare. Chiamata in
causa, era subito intervenuta.
- La mia amica voleva conoscerti e ho pensato di avvertirla
del pericolo che correva. Lei è Kazumi -
disse a Poppu indicandole l’altra. – E lei
è…Kazumi non ti senti bene? –
Kazumi infatti non aveva più detto una parola da
quando era comparsa Poppu. I suoi occhi sgranati si erano puntati su di lei, le
labbra tremavano incapaci di parlare e le braccia pendevano rigide lungo i
fianchi. Riuscì a muovere indietro un passo, ma inciampò e cadde
a terra. Questo riuscì solo a sbloccarla.
- Mika – balbettò in un sussurro – cosa
ci fai tu qui? -
- Mika? – ripetè Doremi a voce alta per
sciogliere quella tensione. – Ma no, guarda che ti sbagli! Lei si chiama
Poppu! Vuoi che ti aiuti a rialzarti – le porse la mano, ma l’altra
la ignorò e si rialzò da sola.
- Mika – continuò indietreggiando ancora
– tu…tu non dovresti essere qui. C’è anche Shoko? Si,
ovvio, che domanda sciocca –
Doremi e Poppu la fissavano allibite e al tempo stesso
spaventate. Non capivano il senso di quello che stava dicendo Kazumi. Tutti
quei nomi sconosciuti…ad un tratto Poppu ricordò qualcosa.
- Forse ho capito Kazumi – le disse sotto lo sguardo
grato della sorella – Devi avermi confuso proprio con una mia compagna di
classe che si chiama Mika. Adesso che ci penso poteva venirmi in mente prima.
Ci confondono spesso perché ci assomigliamo molto. Ma tu la conosci? -
Kazumi non le rispose. Si alzò in fretta e furia
travolgendo la bambina per uscire dalla stanza e si precipitò giù
dalle scale senza nemmeno curarsi di salutare la mamma di Doremi che le stava
salendo con un vassoio in mano.
- Aspetta Kazumi! – fu l’unica cosa che
riuscì a dirle prima che la ragazzina, infilate velocemente le scarpe,
aprisse la porta e uscisse correndo.
- Kazumi! – gridò anche Doremi carambolando
giù dalle scale ma fermandosi vicino a sua madre quando capì che
ormai era troppo tardi.
- Doremi! Cosa hai fatto alla tua amica? Non ho mai visto
un’espressione di tale terrore prima d’ora! – chiese la
signora Harukaze sconvolta. Salì le scale appoggiò il vassoio di
lato e si piegò all’altezza di Poppu che era anche lei
paralizzata. – Poppu che cosa è successo qui? –
Ma nessuno parlava perché, in effetti, non
c’era niente da dire. Un nome, solo un nome aveva scatenato tutto e la
somiglianza di Poppu con questa Mika. Doremi proprio non capiva. Non aveva mai
visto Kazumi perdere il controllo in quel modo. Nonostante l’incredibile
tecnica nel lottare, pareva una ragazza ben educata, intelligente, studiosa.
Perché allora tutt’a un tratto questo cambiamento?
- Scusa mamma, ma non so nemmeno io cosa sia successo
– si infilò in camera sua buttandosi sul letto lasciando Poppu a
piangere con la madre. Poi le venne in mente una cosa, si alzò e
buttò le mani sulla scrivania. – Si è tenuta il quaderno -
***
Il giorno seguente Kazumi non si presentò a scuola. E
nemmeno Emiko. L’insegnate fu visibilmente impressionata da ciò
perché fino a quel momento le due ragazze avevano frequentato le lezioni
assiduamente. Segnò incredula una A (assente) sui loro nomi e
proseguì la lezione con visibile noia. Suonata l’ultima
campanella, bloccò Doremi sulla porta, prima che si fondasse fuori
insieme a tutti i suoi compagni. La ragazzina capì immediatamente il motivo
di quella sosta obbligata.
- Doremi, dovrei chiederti un piacere – disse la
maestra con un tono molto più dolce e gentile del solito. – Mi
preoccupa che Kazumi ed Emiko abbiano saltato le lezioni oggi perché non
è mai successo e nessuno ha avvisato la scuola. Inoltre non voglio che
rimangano indietro con i compiti. Potresti gentilmente recarti a casa loro e
informarle sui nuovi argomenti? -
Doremi fece solo un cenno con la testa perché non era
sicura di cosa avrebbe potuto rispondere.
- Grazie bambina mia. Sono contenta che tu abbia accettato.
Poi domani fammi sapere d’accordo? -
E detto questo la lasciò andare tra mille sorrisi e
ringraziamenti ficcandole in mano un pezzo di carta raccomandandole di non
perderlo.
Bambina mia, gentilmente, grazie, erano tutte parole che non
immaginava sarebbero uscite da quella bocca anche per lei un giorno. Ma la cosa
non le faceva per niente piacere. Erano spudoratamente false, infilate una
dietro l’altra con quel tono mellifluo solo per convincerla a svolgere il
suo dovere. Dovere che era di qualcun altro, ma ora era inevitabilmente suo.
Avrebbe voluto rispondere – Ci vada lei – oppure – Perché
non le adotta visto che le ama tanto? – ma poi aveva preferito
trattenersi perché ora aveva una scusa per andare a casa di Kazumi e
dell’altra strega e aveva pure migliorato la sua immagine davanti
all’arpia.
Srotolò il foglio che le aveva consegnato
l’insegnante per leggere l’indirizzo. Era scritto in stampatello
con una penna rossa. Aveva forse paura che non riuscisse a leggerlo? Sotto
aveva addirittura disegnato una piccola mappa del quartiere dove abitavano le
due ragazze e aveva cerchiato la loro casa. Tutto sommato la cartina si
rivelò utile perché non aveva la minima idea di dove si trovasse
quella via. Si trovava in un quartiere antico della città dove i
condomini non erano ancora riusciti a farsi spazio tra le grandi, vecchie case.
Secondo quanto c’era scritto sul foglio e il numero appeso sopra un
piccolo e arrugginito citofono doveva essere arrivata. Quello che aveva di
fronte era un vecchio minshuku**, ormai in disuso che era rimasto solo come
casa con “terme private”. In confronto alla casa di Doremi, quella
era veramente enorme. Aveva un bel giardino (poco curato a dir la
verità) e si ergeva su due piani, anzi, uno e mezzo, perché il
secondo piano non occupava tutto lo spazio del primo ma solo una parte. Il
piano terra aveva grandi finestroni, che uno accanto all’altro, davano
l’idea di una parete trasparente. Infine, era recinta da uno steccato di
canne che si interrompeva con un arco con una caratteristica tettoia, che era
la prima entrata della casa. Sul lato sinistro di questo c’era il
citofono che la ragazza suonò più volte ma che probabilmente era
rotto perché nessuno venne ad aprire e non si sentì nemmeno il
trillo provenire dall’interno.
Un po’ titubante Doremi entrò e aggirò
la casa dal giardino portandosi sul retro. Gridava i nomi delle sue compagne
nella speranza che la sentissero e venissero a prendersi quei maledetti
quaderni. Ma niente. Silenzio assoluto, in quella casa non volava una mosca. Si
sedette sul gradino che collegava la casa al giardino, fece cadere i libri per
terra e affondò la testa tra le mani. Magari stavano dormendo, si
diceva, o forse non avevano voglia di uscire e fingevano di non esserci.
Così lei era andata lì per niente.
- E va bene Kazumi ed Emiko! Se non venite fuori voi
verrò dentro io! -
Non era molto corretto quello che stava facendo: in fondo
era sempre violazione di domicilio, ma lei avrebbe portato a termine la sua
missione. Altrimenti la signorina Mikami cosa le
avrebbe detto? Non poteva credere che le due non fossero in casa.
L’avrebbe interpretata come una bugia e si sarebbe fatta di Doremi
un’opinione ancora più cattiva di quella che già aveva.
Spinta da tutti i suoi buoni propositi, Doremi si decise a varcare
la soglia. Non voleva ammetterlo, ma era anche molto curiosa di vedere la
famiglia delle due ragazze, di vedere la loro casa, le loro camere e di parlare
con Kazumi di quello che era successo l’altro giorno e magari anche
riprendersi il quaderno.
Percorse il primo corridoio attenta a non fare troppo rumore
per non spaventare le ragazze ma guardandosi intorno curiosa al tempo stesso.
Doremi era abituata alle pareti intonacate di bianco, ai pavimenti
piastrellati, alle case della nuova generazione. Invece lì era tutto
vecchio e usurato: il pavimento in palchet scricchiolava ad ogni passo, le
pareti erano scrostate e di un bianco sporco fino a metà, mentre
continuavano in rovinate assi di legno fino al soffitto. Strinse i quaderni al
petto e oltrepassò qualche stanza vuota lanciando sempre fugaci occhiate
all’interno. A metà corridoio, uno scalino sbucava tra le pareti.
Doremi si fermò davanti alla scala, indecisa se salire oppure no.
Appoggiò il piede su una vecchia asse di legno scricchiolante.
Pensò di salire. Probabilmente le loro camere erano al piano di sopra.
Fece più piano che poté, ma quella vecchia scala ce la metteva
tutta per ostacolarla. Il piano superiore era stato costruito sopra solo una
parte di quello inferiore, infatti molto meno esteso. Le uniche quattro porte
erano tutte chiuse meno una. La ragazzina si affacciò dentro quello
voltandosi a destra e sinistra. Fece anche qualche passo verso l’interno
per capire la funzione di una stanza come quella. Un tavolino sovrastato da fogli,
stampe e giornali stava nel mezzo, con affianco due cuscini. A destra
c’era un frigorifero e a fianco una distesa di lattine e bicchieri,
alcuni vuoti altri mezzi pieni, uno rovesciato sul pavimento.
- Se mia mamma vedesse un tale disordine – si disse
Doremi – mi caccerebbe via da casa! -
Spostò lo sguardo a sinistra. Le parve di essere
entrata in un’altra stanza. Una scrivania di legno scuro stava appoggiata
alla parete, e sopra di essa una simpatica abatjour gialla la illuminava.
Alcuni quaderni erano ordinatamente impilati su un lato e le penne erano
infilate in un contenitore. Doremi si avvicinò all’unico lato
ordinato di quella stanza dall’ipoetica funzione. Il suo sguardo si
puntò sul quaderno aperto nel centro della scrivania. C’era una
foto, una foto attaccata sulla pagina: la sua foto! Una foto di qualche hanno
prima, sicuramente. Ma chi e quando gliel’aveva scattata? E perché
era in quella casa attaccata su quel quaderno? Con il sudore che le bagnava la
fronte lo prese in mano e provò a leggere quello che stava sotto alla
foto.
- Doremi Harukaze. Undici anni. Altezza, peso, data di
nascita, gruppo sanguigno – e più andava avanti più trovava
informazioni sul suo conto. – Cosa significa questo? – gridò
perdendo il controllo sulla sua voce. Dalla stanza accanto provenne un rumore.
Qualcuno doveva averla sentita, ma ormai le faceva solo piacere. Voleva delle
spiegazioni e subito! Si girò di scatto e urtò l’abatjour.
Fortunatamente la riprese al volo, ma si accorse che non era affatto calda
quindi qualcuno stava studiando la sua vita o uno degli altri quaderni da poco
da quando era entrata in casa e sentendola arrivare si era nascosto. Kazumi od
Emiko? O i loro genitori? Di questo non le importava molto. Raramente le capitava
di arrabbiarsi con qualcuno, ma questa era una di quelle volte.
Uscì da quella stanza e scelse una delle altre tre.
Ma ormai perché non uscivano allo scoperto? Perché avevano paura
di mostrarsi? Era casa loro! Sarebbe stata lei quella nel torno qualsiasi cosa
fosse successa! Spalancò la porta, ma non c’era nessuno.
Aprì la seconda porta, il bagno. Nessuno nemmeno lì. Allora
dovevano essere per forza dietro l’ultima. Esitò un attimo prima
di aprirla, ma poi l’aprì senza indugio.
A ricambiare il suo sguardo non trovò né
Kazumi né Emiko, ma una ragazzina della loro età con gli occhiali
e una lunga treccia blu dall’aria impaurita, che cercava disperatamente
di aprire la finestra. Riacquistò un po’ di vigore scoprendo che
era stata Doremi a trovarla.
- E tu chi sei? – le domandò Doremi delusa di
non aver trovato le altre due.
- Potrei farti la stessa domanda – rispose
l’altra, allontanandosi dalla finestra e facendo un sorrisetto di
scherno. – Non mi risulta che questa sia la tua casa –
- Sei la sorella di Emiko e Kazumi? –
- Sorella? – scoppiò a ridere. Una risata
strana. Arrogante, ma con un fondo di paura e tensione – Come potrei
essere la sorella di due che non sono sorelle? – e continuò la sua
risata.
Era la seconda stranezza del giorno per l’ex-maghetta.
Scopriva di essere la protagonista di un quaderno in casa di due sue compagne
di classe che ora scopriva non essere nemmeno sorelle.
- Ma il cognome…-
- Inventato, come tutto del resto – non la smetteva di
ridere, mentre il suo volto diceva chiaramente che aveva paura.
- Ma tu allora chi sei? –
- Una vecchia amica. Sono passata a trovarle, ma loro non
erano in casa –
- Allora perché eri appesa alla finestra? –
- Avevo caldo – disse, con una nota di terrore nella
voce.
- E perchè non sei uscita se hai sentito che
c’era qualcuno? – quella situazione proprio non la convinceva.
Quella ragazza stava cercando di imbrogliarla. Per tutta risposta quella le
sfilò il quaderno dalle mani e lo aprì.
- Tu stavi rubando – disse fingendo indifferenza e
aprì il quaderno. Immediatamente sbarrò gli occhi.
- Cosa c’è? Cosa succede? Tu sai perché
che la mia foto lì sopra? –
- Io, io non posso crederci. Forse ci sono arrivate…-
Non finì la frase. Kazumi ed Emiko stavano
attraversando il viottolo rientrando in casa. Lanciò un’occhiata
terrorizzata a Doremi e si precipitò fuori dalla stanza spingendola per
terra. Chiuse la porta con uno scatto e la serrò con la chiave.
- Ma cosa fai! Fammi uscire -
Nessuno le rispose. Ormai quella se n’era andata,
forse saltando dalla finestra di un’altra stanza per non farsi vedere. Ma
adesso Doremi era veramente in una brutta situazione. Le due proprietarie
stavano rientrando in casa e l’avrebbero colta con le mani nel sacco
proprio in camera di una delle due. Per di più quella ragazza aveva
rubato il quaderno con la sua foto e lei ne sarebbe stata sicuramente
incolpata. Per non parlare del fatto che rischiava anche una denuncia! Doveva
trovare un modo, se c’era, di uscire da lì, ma la paura le aveva
paralizzato le gambe, le braccia, tutto il corpo. Sentì i passi sulle
scale e le voci delle due ragazze risuonare lungo il corridoio. Erano sempre
più vicine, lo sapeva, ma non poteva fare niente.
- Kazumi, guarda! – sentì gridare proprio fuori
dalla porta – la lampada è accesa -
Poi dei passi svelti si allontanarono, probabilmente dentro
la stanza per sentire se la lampadina era calda…o fredda.
- Emiko qualcuno è entrato in casa! -
Come si aspettava l’avevano capito. La porta della
camera tremò e la maniglia scattava su e giù come impazzita. La
porta tuonava sotto i colpi delle due ragazze che tentavano di aprirla urlando
minacce a chiunque ci fosse lì dentro.
Ovvero Doremi.
La quale ormai in preda al panico stava per mettersi a
piangere, a urlare per mettere la parola fine a tutta quella brutta situazione.
Aprì la bocca, mentre le scendevano le prime lacrime, ma quando stava
per tirare fuori il fiato una mano le tappò la bocca e
“come” per magia la stanza, la porta, le grida, le minacce
sparirono.
Vide solo un bagliore di luce, e poi…Hana.
* non so come si chiama la mamma di Doremi, Minako me lo
sono inventato.
**minshuku = una pensione giapponese
Gentili
lettori, buona sera, benvenuti ad una nuova edizione del tgMimi
La prima
notizia è che è stato ufficialmente riconosciuto che la
sottoscritta Mimichan è un’assoluta lumaca, ritardataria e indecisa.
E con questo si sente si dover fare le più sentite scuse a tutti coloro
che la stanno seguendo (se anche voi scrivete cercate di capirmi T_T)
La seconda
notizia è che finalmente è successo qualcosa in questa storia che
cominciava a prendere la piega di Harry Potter ovvero capitoli iniziali in cui
non succede assolutamente nulla di interessante. Ma sapete com’è,
per ingranare la storia…
La terza
notizia è che finalmente nel prossimo capitolo verrà ripreso il
pezzo che ho usato come introduzione. Quindi chiunque abbia iniziato a leggere
invogliato magari da quello dopo il prossimo capitolo sarà appagato V_V
La quarta
notizia è che il mio blog è stato ufficialmente aperto (e questo
che c’entra con la fic ndtutti). Attualmente non c’è gran
che ma presto scriverò qualcosa su tutte le fic, magari informerò
sugli aggiornamenti, e se volete farmi domande che le regole rigide di EFP non
prevedono tra le recensioni venite pure lì^^ (www.tsubasamimi.splinder.it)
Ultima
notizia: ringrazio tutti quelli che pazientemente mi recensiscono! Grazie
mille, trovare le vostre recensioni mi fa sempre tanto felice (soprattutto in
una sezione abbandonata come quella di Doremi)
Il tgMimi
finisce qui, vi aspettiamo tra un tempo indeterminato. (bye *_°)