Anime & Manga > Doremi
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Autore: Mimichan    03/03/2007    3 recensioni
“Successe tanti anni fa. Fu la guerra più cruda e sanguinosa che avesse mai colpito il Regno delle Streghe. Le perdite furono tante, troppe e si arrivò a pensare che l’intera razza delle streghe si sarebbe estinta. Doremì, è importante che tu e le tue amiche sappiate la verità. È ora che la guerra venga raccontata dall’inizio alla fine perché anche voi possiate conoscere la forza e la virtù delle otto guerriere. È giunto il momento del loro ritorno e sarete proprio voi a resuscitare il leggendario Soveraign...”
Genere: Avventura, Azione, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Mamma, Poppu, sono tornata

CAPITOLO TERZO

SITUAZIONI PERICOLOSE

 

- Mamma, Poppu, sono tornata! -

Doremi e Kazumi entrarono in casa. Dalla cucina proveniva il rumore di un frullatore, che unito alle chiacchiere della televisione, confermava che in casa doveva sicuramente esserci qualcuno. Doremi invitò l’amica a seguirla in cucina perché questa sembrava un po’ a disagio in una casa sconosciuta.

- Non preoccuparti, mia mamma sarà molto felice di conoscerti! Sicuramente ti farà molte domande, ma non preoccuparti, ci penserò io a liberarti – scherzò Doremi trascinandola verso la cucina. – Mamma! – gridò giunta in cucina per sovrastare quella confusione. La signora Harukaze sobbalzò, ma attratta subito da quella figura sconosciuta spense il frullatore, abbassò il volume della televisione e puntò gli occhi su Kazumi.

- Tu devi essere una nuova compagna di Doremi! Era da tanto che non portava nuove amiche a casa nostra! Come sono felice di conoscerti! Io sono la mamma di Doremi, puoi chiamarmi Minako*. Hai fame? Vuoi qualcosa da mangiare? Oh, che distratta, non ti ho nemmeno chiesto come ti chiami! –

- Kazumi – rispose questa evidentemente stordita da quella raffica di domande.

- Mamma – disse Doremi per fermare una nuova raffica di domande a cui sua madre stava per dare il via. – Sarebbe molto bello se ci preparassi una merenda, ma intanto io e Kazumi andiamo di sopra-

- D’accordo. Allora vi preparerò un tè e dei biscotti! Andate pure a divertirvi!

Doremi uscì velocemente dalla cucina lanciandosi sulle scale, mentre Kazumi la seguiva composta e lenta. Ogni tanto lanciava qualche veloce occhiata intorno perché, nonostante tutto, la curiosità di esplorare un luogo sconosciuto l’aveva. Anche per sentirsi più sicura. Seguì la compagna di classe sulle scale lasciando scorrere la mano sul -----. L’altra la stava già aspettando impazientemente davanti alla porta della sua stanza.

- Vieni vieni! – le disse facendole segno di entrare.

Kazumi storse un po’ il naso alla vista della confusione che regnava nella stanza e Doremi, forse accortasi di questo, si scusò immediatamente ma, come le spiegò subito, spesso sua sorella entrava per provarsi i suoi vestiti o cercare giochi che le erano stati nascosti.

- Hai una sorella? - domandò Kazumi incuriosita alzando un quaderno dal tavolo e iniziando a sfogliarlo.

- Sì, se vuoi te la presento, ma stai attenta perché è un vero mostro! –

- Doremi! Chi sarebbe il mostro? –

Eccola lì. Poppu, attirata dalla novità di una seconda voce che conversava con sua sorella e di cui non identificava il proprietario, era sgusciata fuori dalla sua stanza per spiare. Chiamata in causa, era subito intervenuta.

- La mia amica voleva conoscerti e ho pensato di avvertirla del pericolo che correva. Lei è Kazumi -

disse a Poppu indicandole l’altra. – E lei è…Kazumi non ti senti bene? –

Kazumi infatti non aveva più detto una parola da quando era comparsa Poppu. I suoi occhi sgranati si erano puntati su di lei, le labbra tremavano incapaci di parlare e le braccia pendevano rigide lungo i fianchi. Riuscì a muovere indietro un passo, ma inciampò e cadde a terra. Questo riuscì solo a sbloccarla.

- Mika – balbettò in un sussurro – cosa ci fai tu qui? -

- Mika? – ripetè Doremi a voce alta per sciogliere quella tensione. – Ma no, guarda che ti sbagli! Lei si chiama Poppu! Vuoi che ti aiuti a rialzarti – le porse la mano, ma l’altra la ignorò e si rialzò da sola.

- Mika – continuò indietreggiando ancora – tu…tu non dovresti essere qui. C’è anche Shoko? Si, ovvio, che domanda sciocca –

Doremi e Poppu la fissavano allibite e al tempo stesso spaventate. Non capivano il senso di quello che stava dicendo Kazumi. Tutti quei nomi sconosciuti…ad un tratto Poppu ricordò qualcosa.

- Forse ho capito Kazumi – le disse sotto lo sguardo grato della sorella – Devi avermi confuso proprio con una mia compagna di classe che si chiama Mika. Adesso che ci penso poteva venirmi in mente prima. Ci confondono spesso perché ci assomigliamo molto. Ma tu la conosci? -

Kazumi non le rispose. Si alzò in fretta e furia travolgendo la bambina per uscire dalla stanza e si precipitò giù dalle scale senza nemmeno curarsi di salutare la mamma di Doremi che le stava salendo con un vassoio in mano.

- Aspetta Kazumi! – fu l’unica cosa che riuscì a dirle prima che la ragazzina, infilate velocemente le scarpe, aprisse la porta e uscisse correndo.

- Kazumi! – gridò anche Doremi carambolando giù dalle scale ma fermandosi vicino a sua madre quando capì che ormai era troppo tardi.

- Doremi! Cosa hai fatto alla tua amica? Non ho mai visto un’espressione di tale terrore prima d’ora! – chiese la signora Harukaze sconvolta. Salì le scale appoggiò il vassoio di lato e si piegò all’altezza di Poppu che era anche lei paralizzata. – Poppu che cosa è successo qui? –

Ma nessuno parlava perché, in effetti, non c’era niente da dire. Un nome, solo un nome aveva scatenato tutto e la somiglianza di Poppu con questa Mika. Doremi proprio non capiva. Non aveva mai visto Kazumi perdere il controllo in quel modo. Nonostante l’incredibile tecnica nel lottare, pareva una ragazza ben educata, intelligente, studiosa. Perché allora tutt’a un tratto questo cambiamento?

- Scusa mamma, ma non so nemmeno io cosa sia successo – si infilò in camera sua buttandosi sul letto lasciando Poppu a piangere con la madre. Poi le venne in mente una cosa, si alzò e buttò le mani sulla scrivania. – Si è tenuta il quaderno -

 

***

 

Il giorno seguente Kazumi non si presentò a scuola. E nemmeno Emiko. L’insegnate fu visibilmente impressionata da ciò perché fino a quel momento le due ragazze avevano frequentato le lezioni assiduamente. Segnò incredula una A (assente) sui loro nomi e proseguì la lezione con visibile noia. Suonata l’ultima campanella, bloccò Doremi sulla porta, prima che si fondasse fuori insieme a tutti i suoi compagni. La ragazzina capì immediatamente il motivo di quella sosta obbligata.

- Doremi, dovrei chiederti un piacere – disse la maestra con un tono molto più dolce e gentile del solito. – Mi preoccupa che Kazumi ed Emiko abbiano saltato le lezioni oggi perché non è mai successo e nessuno ha avvisato la scuola. Inoltre non voglio che rimangano indietro con i compiti. Potresti gentilmente recarti a casa loro e informarle sui nuovi argomenti? -

Doremi fece solo un cenno con la testa perché non era sicura di cosa avrebbe potuto rispondere.

- Grazie bambina mia. Sono contenta che tu abbia accettato. Poi domani fammi sapere d’accordo? -

E detto questo la lasciò andare tra mille sorrisi e ringraziamenti ficcandole in mano un pezzo di carta raccomandandole di non perderlo.

Bambina mia, gentilmente, grazie, erano tutte parole che non immaginava sarebbero uscite da quella bocca anche per lei un giorno. Ma la cosa non le faceva per niente piacere. Erano spudoratamente false, infilate una dietro l’altra con quel tono mellifluo solo per convincerla a svolgere il suo dovere. Dovere che era di qualcun altro, ma ora era inevitabilmente suo. Avrebbe voluto rispondere – Ci vada lei – oppure – Perché non le adotta visto che le ama tanto? – ma poi aveva preferito trattenersi perché ora aveva una scusa per andare a casa di Kazumi e dell’altra strega e aveva pure migliorato la sua immagine davanti all’arpia.

Srotolò il foglio che le aveva consegnato l’insegnante per leggere l’indirizzo. Era scritto in stampatello con una penna rossa. Aveva forse paura che non riuscisse a leggerlo? Sotto aveva addirittura disegnato una piccola mappa del quartiere dove abitavano le due ragazze e aveva cerchiato la loro casa. Tutto sommato la cartina si rivelò utile perché non aveva la minima idea di dove si trovasse quella via. Si trovava in un quartiere antico della città dove i condomini non erano ancora riusciti a farsi spazio tra le grandi, vecchie case. Secondo quanto c’era scritto sul foglio e il numero appeso sopra un piccolo e arrugginito citofono doveva essere arrivata. Quello che aveva di fronte era un vecchio minshuku**, ormai in disuso che era rimasto solo come casa con “terme private”. In confronto alla casa di Doremi, quella era veramente enorme. Aveva un bel giardino (poco curato a dir la verità) e si ergeva su due piani, anzi, uno e mezzo, perché il secondo piano non occupava tutto lo spazio del primo ma solo una parte. Il piano terra aveva grandi finestroni, che uno accanto all’altro, davano l’idea di una parete trasparente. Infine, era recinta da uno steccato di canne che si interrompeva con un arco con una caratteristica tettoia, che era la prima entrata della casa. Sul lato sinistro di questo c’era il citofono che la ragazza suonò più volte ma che probabilmente era rotto perché nessuno venne ad aprire e non si sentì nemmeno il trillo provenire dall’interno.

Un po’ titubante Doremi entrò e aggirò la casa dal giardino portandosi sul retro. Gridava i nomi delle sue compagne nella speranza che la sentissero e venissero a prendersi quei maledetti quaderni. Ma niente. Silenzio assoluto, in quella casa non volava una mosca. Si sedette sul gradino che collegava la casa al giardino, fece cadere i libri per terra e affondò la testa tra le mani. Magari stavano dormendo, si diceva, o forse non avevano voglia di uscire e fingevano di non esserci. Così lei era andata lì per niente.

- E va bene Kazumi ed Emiko! Se non venite fuori voi verrò dentro io! -

Non era molto corretto quello che stava facendo: in fondo era sempre violazione di domicilio, ma lei avrebbe portato a termine la sua missione. Altrimenti la signorina Mikami cosa le avrebbe detto? Non poteva credere che le due non fossero in casa. L’avrebbe interpretata come una bugia e si sarebbe fatta di Doremi un’opinione ancora più cattiva di quella che già aveva.

Spinta da tutti i suoi buoni propositi, Doremi si decise a varcare la soglia. Non voleva ammetterlo, ma era anche molto curiosa di vedere la famiglia delle due ragazze, di vedere la loro casa, le loro camere e di parlare con Kazumi di quello che era successo l’altro giorno e magari anche riprendersi il quaderno.

Percorse il primo corridoio attenta a non fare troppo rumore per non spaventare le ragazze ma guardandosi intorno curiosa al tempo stesso. Doremi era abituata alle pareti intonacate di bianco, ai pavimenti piastrellati, alle case della nuova generazione. Invece lì era tutto vecchio e usurato: il pavimento in palchet scricchiolava ad ogni passo, le pareti erano scrostate e di un bianco sporco fino a metà, mentre continuavano in rovinate assi di legno fino al soffitto. Strinse i quaderni al petto e oltrepassò qualche stanza vuota lanciando sempre fugaci occhiate all’interno. A metà corridoio, uno scalino sbucava tra le pareti. Doremi si fermò davanti alla scala, indecisa se salire oppure no. Appoggiò il piede su una vecchia asse di legno scricchiolante. Pensò di salire. Probabilmente le loro camere erano al piano di sopra. Fece più piano che poté, ma quella vecchia scala ce la metteva tutta per ostacolarla. Il piano superiore era stato costruito sopra solo una parte di quello inferiore, infatti molto meno esteso. Le uniche quattro porte erano tutte chiuse meno una. La ragazzina si affacciò dentro quello voltandosi a destra e sinistra. Fece anche qualche passo verso l’interno per capire la funzione di una stanza come quella. Un tavolino sovrastato da fogli, stampe e giornali stava nel mezzo, con affianco due cuscini. A destra c’era un frigorifero e a fianco una distesa di lattine e bicchieri, alcuni vuoti altri mezzi pieni, uno rovesciato sul pavimento.

- Se mia mamma vedesse un tale disordine – si disse Doremi – mi caccerebbe via da casa! -

Spostò lo sguardo a sinistra. Le parve di essere entrata in un’altra stanza. Una scrivania di legno scuro stava appoggiata alla parete, e sopra di essa una simpatica abatjour gialla la illuminava. Alcuni quaderni erano ordinatamente impilati su un lato e le penne erano infilate in un contenitore. Doremi si avvicinò all’unico lato ordinato di quella stanza dall’ipoetica funzione. Il suo sguardo si puntò sul quaderno aperto nel centro della scrivania. C’era una foto, una foto attaccata sulla pagina: la sua foto! Una foto di qualche hanno prima, sicuramente. Ma chi e quando gliel’aveva scattata? E perché era in quella casa attaccata su quel quaderno? Con il sudore che le bagnava la fronte lo prese in mano e provò a leggere quello che stava sotto alla foto.

- Doremi Harukaze. Undici anni. Altezza, peso, data di nascita, gruppo sanguigno – e più andava avanti più trovava informazioni sul suo conto. – Cosa significa questo? – gridò perdendo il controllo sulla sua voce. Dalla stanza accanto provenne un rumore. Qualcuno doveva averla sentita, ma ormai le faceva solo piacere. Voleva delle spiegazioni e subito! Si girò di scatto e urtò l’abatjour. Fortunatamente la riprese al volo, ma si accorse che non era affatto calda quindi qualcuno stava studiando la sua vita o uno degli altri quaderni da poco da quando era entrata in casa e sentendola arrivare si era nascosto. Kazumi od Emiko? O i loro genitori? Di questo non le importava molto. Raramente le capitava di arrabbiarsi con qualcuno, ma questa era una di quelle volte.

Uscì da quella stanza e scelse una delle altre tre. Ma ormai perché non uscivano allo scoperto? Perché avevano paura di mostrarsi? Era casa loro! Sarebbe stata lei quella nel torno qualsiasi cosa fosse successa! Spalancò la porta, ma non c’era nessuno. Aprì la seconda porta, il bagno. Nessuno nemmeno lì. Allora dovevano essere per forza dietro l’ultima. Esitò un attimo prima di aprirla, ma poi l’aprì senza indugio.

A ricambiare il suo sguardo non trovò né Kazumi né Emiko, ma una ragazzina della loro età con gli occhiali e una lunga treccia blu dall’aria impaurita, che cercava disperatamente di aprire la finestra. Riacquistò un po’ di vigore scoprendo che era stata Doremi a trovarla.

- E tu chi sei? – le domandò Doremi delusa di non aver trovato le altre due.

- Potrei farti la stessa domanda – rispose l’altra, allontanandosi dalla finestra e facendo un sorrisetto di scherno. – Non mi risulta che questa sia la tua casa –

- Sei la sorella di Emiko e Kazumi? –

- Sorella? – scoppiò a ridere. Una risata strana. Arrogante, ma con un fondo di paura e tensione – Come potrei essere la sorella di due che non sono sorelle? – e continuò la sua risata.

Era la seconda stranezza del giorno per l’ex-maghetta. Scopriva di essere la protagonista di un quaderno in casa di due sue compagne di classe che ora scopriva non essere nemmeno sorelle.

- Ma il cognome…-

- Inventato, come tutto del resto – non la smetteva di ridere, mentre il suo volto diceva chiaramente che aveva paura.

- Ma tu allora chi sei? –

- Una vecchia amica. Sono passata a trovarle, ma loro non erano in casa –

- Allora perché eri appesa alla finestra? –

- Avevo caldo – disse, con una nota di terrore nella voce.

- E perchè non sei uscita se hai sentito che c’era qualcuno? – quella situazione proprio non la convinceva. Quella ragazza stava cercando di imbrogliarla. Per tutta risposta quella le sfilò il quaderno dalle mani e lo aprì.

- Tu stavi rubando – disse fingendo indifferenza e aprì il quaderno. Immediatamente sbarrò gli occhi.

- Cosa c’è? Cosa succede? Tu sai perché che la mia foto lì sopra? –

- Io, io non posso crederci. Forse ci sono arrivate…-

Non finì la frase. Kazumi ed Emiko stavano attraversando il viottolo rientrando in casa. Lanciò un’occhiata terrorizzata a Doremi e si precipitò fuori dalla stanza spingendola per terra. Chiuse la porta con uno scatto e la serrò con la chiave.

- Ma cosa fai! Fammi uscire -

Nessuno le rispose. Ormai quella se n’era andata, forse saltando dalla finestra di un’altra stanza per non farsi vedere. Ma adesso Doremi era veramente in una brutta situazione. Le due proprietarie stavano rientrando in casa e l’avrebbero colta con le mani nel sacco proprio in camera di una delle due. Per di più quella ragazza aveva rubato il quaderno con la sua foto e lei ne sarebbe stata sicuramente incolpata. Per non parlare del fatto che rischiava anche una denuncia! Doveva trovare un modo, se c’era, di uscire da lì, ma la paura le aveva paralizzato le gambe, le braccia, tutto il corpo. Sentì i passi sulle scale e le voci delle due ragazze risuonare lungo il corridoio. Erano sempre più vicine, lo sapeva, ma non poteva fare niente.

- Kazumi, guarda! – sentì gridare proprio fuori dalla porta – la lampada è accesa -

Poi dei passi svelti si allontanarono, probabilmente dentro la stanza per sentire se la lampadina era calda…o fredda.

- Emiko qualcuno è entrato in casa! -

Come si aspettava l’avevano capito. La porta della camera tremò e la maniglia scattava su e giù come impazzita. La porta tuonava sotto i colpi delle due ragazze che tentavano di aprirla urlando minacce a chiunque ci fosse lì dentro.

Ovvero Doremi.

La quale ormai in preda al panico stava per mettersi a piangere, a urlare per mettere la parola fine a tutta quella brutta situazione. Aprì la bocca, mentre le scendevano le prime lacrime, ma quando stava per tirare fuori il fiato una mano le tappò la bocca e “come” per magia la stanza, la porta, le grida, le minacce sparirono.

Vide solo un bagliore di luce, e poi…Hana.

 

* non so come si chiama la mamma di Doremi, Minako me lo sono inventato.

**minshuku = una pensione giapponese

 

 

 

Gentili lettori, buona sera, benvenuti ad una nuova edizione del tgMimi

La prima notizia è che è stato ufficialmente riconosciuto che la sottoscritta Mimichan è un’assoluta lumaca, ritardataria e indecisa. E con questo si sente si dover fare le più sentite scuse a tutti coloro che la stanno seguendo (se anche voi scrivete cercate di capirmi T_T)

La seconda notizia è che finalmente è successo qualcosa in questa storia che cominciava a prendere la piega di Harry Potter ovvero capitoli iniziali in cui non succede assolutamente nulla di interessante. Ma sapete com’è, per ingranare la storia…

La terza notizia è che finalmente nel prossimo capitolo verrà ripreso il pezzo che ho usato come introduzione. Quindi chiunque abbia iniziato a leggere invogliato magari da quello dopo il prossimo capitolo sarà appagato V_V

La quarta notizia è che il mio blog è stato ufficialmente aperto (e questo che c’entra con la fic ndtutti). Attualmente non c’è gran che ma presto scriverò qualcosa su tutte le fic, magari informerò sugli aggiornamenti, e se volete farmi domande che le regole rigide di EFP non prevedono tra le recensioni venite pure lì^^ (www.tsubasamimi.splinder.it)

Ultima notizia: ringrazio tutti quelli che pazientemente mi recensiscono! Grazie mille, trovare le vostre recensioni mi fa sempre tanto felice (soprattutto in una sezione abbandonata come quella di Doremi)

Il tgMimi finisce qui, vi aspettiamo tra un tempo indeterminato. (bye *_°)

 

 

  
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