6 Capitolo
The Cider house rules
6
Succedeva
che a volte, quando lei sollevava lo sguardo trovava i suoi occhi. Era
come se
la stesse aspettando, come se fosse naturale per lui vedere gli occhi
di lei
riflessi nei suoi. Ed era bello, vedere il proprio riflesso in un altro
colore,
in una diversa luminosità, aveva il sapore
dell’ignoto e contemporaneamente di
qualcosa che si era sempre saputo.
Isabella
aveva smesso di chiedere della sua moleskine, godendosi ogni attimo di
quella
serata, diversa dalle altre.
«Non
credo di aver mai avuto interesse per la musica folk, preferisco la
classica».
Edward ridacchiò, Isabella aveva iniziato a fargli mille
domande, ognuna
diversa dall’altra. A Edward piaceva vedere le sue guancie
gonfiarsi quando
otteneva una risposta che non le soddisfaceva, o mordicchiarsi il
labbro
inferiore quando invece una risposta era fin troppo diretta.
«Non
riesco a immaginarlo, secondo me sei più un ragazzo da
discoteca», continuò
lei, giocherellando con il bordo della tovaglia color panna.
«Non
dico che le odio, però preferisco una serata con gli amici
in un pub piuttosto
che in discoteca, e
poi non dovresti
etichettarmi te l’ho già detto» la
riprese sorridendole, «ci sono tante cose
che non sai di me», continuò guardandola dritto
negli occhio, in modo gentile,
anche se avrebbe voluto dirle tante altre cose. Bella inarcò
un sopracciglio,
«per esempio?»
«Parlo
francese», rispose con calma Edward, sorridendo leggermente.
«Non
ti credo», controbatté Isabella, però
incuriosita da quella nuova confessione.
Il
ragazzo fece spallucce, «e sbagli a non farlo».
«Dimmi
qualcosa in francese allora», lo sfidò Isabella,
intrecciando le braccia sul
tavolo e avvicinarsi di più, per poterlo guardare dritto
negli occhi.
«Cosa
vorresti sentire?» Gli chiese,
imitando i suoi movimenti, Bella sussultò presa alla
sprovvista quando se lo
ritrovò a pochi centimetri dal suo viso.
Balbettò
qualcosa
d’incomprensibile, arrossendo visivamente sotto lo sguardo
divertito di Edward.
«Non saprei, qualsiasi cosa».
«Tes
yeux sont
beaux», sussurrò a basso voce Edward, perdendosi
sulle labbra socchiuse di
Isabella.
«Cosa
significa?»
Domandò incredula.
Edward
sorrise, «i
tuoi occhi sono bellissimi».
Bella
indietreggiò
leggermente, imbarazzata. Nessuno gliel’aveva mai fatto talmente tanti complimenti
in una sola serata,
nessuno mai in un’altra lingua. E non poté fare a
meno di pensare, che per
quanto quell’appuntamento fosse sbagliato lei non ne aveva
mai vissuto uno così
bello.
Rimase
in silenzio
per un po’, avvertendo gli occhi di Edward addosso,
pensò che fosse meglio
cambiare argomento, prima di andare a fuoco sotto quello sguardo.
«Come
hai scoperto questo posto? Mi sembra abbastanza distante dal centro di
Chicago»
gli chiese infine, incuriosita, mentre aspettavano l’arrivo
del dolce che non
tardò ad arrivare.
Edward
in un primo momento si era irrigidito, distogliendo lo sguardo,
«mi ci hanno
portato qualche tempo fa i miei genitori». Aveva risposto
lapidario.
«Oh,
i miei genitori non sono così minuziosi nella scelta di un
ristorante».
Ridacchiò Isabella, notando una nota d’irritazione
nella voce di Edward. Pensò di
esserne lei la causa, ma poi, dopo che entrambi rimasero in silenzio,
Edward
tornò a sorridere. Quello era per lui un tasto dolente,
però si era ripromesso
di non far entrare i suoi problemi personali in
quell’appuntamento, lo riteneva
troppo speciale per poter essere rovinato.
«Prima
non mi sembravi affatto male, sulla pista da ballo»,
precisò il ragazzo,
portandosi in bocca un pezzo di torta sacher, ordinata dopo
un’abbondante cena
a base di strane pietanze dal sapore irresistibile.
Bella
ridacchiò leggermente, «questo perché
non era un ballo troppo movimentato, sono
una frana con i piedi» gli rispose gustandosi anche lei il
suo pezzo di torta,
ricoperta da panna montata. «Sono un pericolo pubblico anche
solo quando
cammino», aggiunse prendendosi in giro.
Edward
sorrise per educazione, ma non la pensava esattamente così.
«Credo
che potrei mangiarne altre cinque di fette, è buonissima
questa torta», disse
mordicchiandosi il labbro inferiore, leggermente macchiato agli angoli
da un
leggero strato di cioccolato. Edward la trovo una cosa dolce. Quella
ragazza
era così diversa da tutte le altre donne che aveva
frequentato. Da quando si
erano seduti lei non aveva mai commentato neppure una volta qualche
coppia
seduta ai tavoli vicini, cosa che solitamente le altre ragazza
facevano, non si
era mai lamentata sul cibo, sulla lentezza dei camerieri, sulla musica
troppo
moscia, tutt’altro, Isabella aveva detto di amare molto la
musica classica. E
ora quello, forse era la prima volta che Edward sentiva quelle parole
fuoriuscire da delle labbra femminili. Isabella non si curava neppure
della
dieta. Cominciava a desiderare che quell’appuntamento non
giungesse mai al
termine, non avrebbe voluto lasciarla tornare a casa. Cosa ci si
può aspettare da
una così? Si chiedeva, e più la guardava,
più capiva che non si poteva
conoscere la risposta, neppure abbozzarla. Isabella l’avrebbe
sempre sorpreso.
«Potresti
mangiarne quante ne vuoi, sei così magra», le
disse senza cattiveria, ma
Isabella a quell’affermazione s’irrigidì
impercettibilmente.
Sorrise
cortesemente quando il cameriere si avvicinò per portare via
i piatti. Edward
chiese il conto, mentre Isabella si alzò per raggiungere il
bagno delle
signore. Credeva che fosse più educato non esserci quando
Edward avrebbe tirato
fuori il portafoglio. Pensava che fosse poco elegante osservare il
proprio
cavaliere pagarle davanti.
Quando
raggiunse il bagno, al piano inferiore, si accorse di alcuni uomini
seduti
comodamente davanti al bancone del bar, vestiti con abiti eleganti,
mentre si
gustavano i loro Martini. Due di loro si voltarono verso di lei,
sorridendole
maliziosamente, ma Isabella, ignorando i loro sguardi entrò
nel bagno delle
signore, ritrovandosi al centro di una stanza circondata da specchi,
con due
piccoli lavandini e due porte in legno bianco. Osservando il suo
riflesso alle
specchio, cercò di non badare alla clavicola che le bucava
la pelle, facilmente
visibile anche in lontananza. Ignorò le sue gambe lunghe e
sottili, forse
troppo, cercò persino di non pensare a quello che aveva
detto Edward. Sei così magra.
Quelle tre parole erano
uscite fuori con dolcezza, come se fossero la cosa più
giusta da dire, quella cosa
che magari l’avrebbe fatta arrossire e poi sorridere
trionfante perché
l’avrebbe visto solo come un complimento, non come una
critica.
Bella sei così magra, ma
cosa c’è che non va, non ti piace quello che
cucino?
Tesoro non piangere,
stringiamo un pò questo lato e un altro po’
quest’altro e vedrai che il
pantalone ti starà una meraviglia.
Isabella, io e tuo padre
siamo preoccupati, cos’è questa storia delle ossa
di vetro?
Fece
un respiro profondo, poi altri due, si risistemò il trucco
leggero che durante
la serata era scivolato via dal suo viso e si passò
nuovamente il lucidalabbra,
convincendosi che poteva andare bene anche così.
Rimase
in bagno per altri cinque minuti, pur sapendo che Edward aveva con
tutta
probabilità già pagato il conto e la stava
aspettando fuori la porta, ma
qualcosa dentro di lei le impediva di fare anche solo un passo. Era una
strana
paralisi quella che inspiegabilmente le impediva di muoversi, qualcosa
che
partiva dal profondo dei suoi pensieri. Edward aveva la sua moleskine,
aveva
letto i suoi racconti. E fu quel pensiero che terrorizzò
Isabella. C’erano
storie lì dentro che non appartenevano a
nessun’altra, lì dentro c’erano pezzi
di diario, pezzi della sua vita
C’era
una storia particolare lì, qualcosa d’intimamente
viscerale.
Si
sentì invadere da uno strano sentimento, un misto tra rabbia
e paura, non
sapeva bene come comportarsi ora che la serata era giunta al termine.
Stava
cercando d’infondersi un po’ di coraggio per uscire
dal bagno e raggiungere
Edward, ma il rumore della porta che veniva aperta e poi socchiusa
più
delicatamente, la costrinsero a voltarsi, incuriosita.
Una
donna vestita di nero si avvicinò a uno dei due lavandini
liberi, teneva i
capelli scuri legati in un chignon all’altezza della nuca e
sulle labbra un
rossetto scuro. Incontrò lo sguardo incuriosito di Isabella
attraverso il
riflesso dello specchio.
«Buonasera»,disse
la donna con voce materna.
Bella
la fissò interdetta, certa di averla già vista da
qualche parte.
«Tutto
bene signorina?»le domandò voltandosi,
«ti senti poco bene?»
Isabella
scosse la testa, «mi scusi e che ho come
l’impressione di averla già vista da
qualche parte».
La
donna annuì, come se sapesse già la risposta,
«mi capita spesso, peccato non
poter dire la stessa cosa di te».
«Isabella
Swan», si presentò la mora allunandole una mano,
sorridendole educatamente.
«Modo
curioso di presentarsi, non mi era mai capitato di conoscere una
persona così»,
ridacchiò la donna sconosciuta, ricambiando la stretta
debole di Bella, «sono
Didyme Volturi, è un piacere fare la tua
conoscenza»
Bella
trasalì, finalmente cosciente, «lei è
la moglie del Professore Marcus Volturi?»
chiese con il cuore in gola.
Didyme
annuì, «tu invece, devi essere una sua
alunna».
«Si,
ho anche partecipato al party organizzato dal rettore in onore di suo
marito, per
suoi trent’anni di eccellente lavoro all’interno
dell’università». Aggiunse
Isabella, sperando di attivare qualche ricordo nella mente della donna.
Si
erano incontrate all’inizio dell’anno, solo che la
festa era troppo affollata e
i personaggi di spicco non si concedevano mai a qualche chiacchiera con
gli
studenti.
Didyme
arricciò le labbra, divertita,«purtroppo non mi
ricordo di te, ma è un vero
peccato, perché sembri essere una personcina davvero
deliziosa». Le
disse parlandole come se si conoscessero da
una vita.
Bella
arrossì a quel complimento, e si limitò a
ringraziare la donna, ricambiandola
con altrettante belle parole.
«Suvvia
cara, non c’è mica bisogno di tutti questi
vezzeggiativi così
mielosi, mi hai già conquistata con la
tua curiosa presentazione in bagno», disse ridacchiando,
«cosa ne dici di
uscire da qui e raggiungere invece mio marito nell’atrio?
Sono certa che sarà
più che felice di vedere una sua alunna».
Isabella
solo dopo quelle parole si rese conto di essere in un bagno
all’interno di un
ristorante e che fuori da quella porta Edward la stava aspettando.
Probabilmente con una certa ansia dato che erano già diversi
minuti che si
trovava lì dentro.
«Mi
farebbe molto piacere, ma sono qui con un ragazzo»
bisbigliò Isabella
leggermente imbarazzata.
Didyme
sorrise, «mi piacerebbe molto conoscere il fortunato,
invitiamo anche lui a
prendere un drink, come hai detto che si chiama?»le
domandò prendendola sotto
braccio, mentre s’incamminavano verso la porta.
Bella
la fissò interdetta, «si chiama Edward ma lui non
è-» La signora Volturi non le
diede neppure il tempo di finire la frase, che già aveva
ripreso a parlare con
voce allegra, «che nome affascinante, e dimmi
cos’è che fa?»
La
mora sospirò rassegnata, pensava che quell’incontro fosse un colpo di fortuna,
ma sentendo
parlare la donna stava già cambiando idea, «studia
medicina».
Didyme
sbatté le palpebre eccitata, «ho sempre amato gli
uomini col camice bianco. Si
prospetta davvero una bella serata, non credi anche tu cara?»
Le
dita di Edward tamburellavano nervosamente sulla superficie liscia di
marmo,
mentre i suoi occhi saettavano da una parte all’altra del
salone, prima sulla
porta dei bagni, poi sul viso del barista che dialogava tranquillamente
con dei
clienti infondo al bancone. Erano passati più di dieci
minuti da quanto
Isabella si era alzata dal tavolo per raggiungere le toilette, lui
aveva pagato
e poi era sceso al piano inferiore per aspettarla. Pensò che
le fosse successo
qualcosa all’undicesimo minuto, e al tredicesimo si era
persino alzato dallo
sgabello per raggiungerla. Poi ci aveva riflettuto ancora un paio di
minuti,
arrivando alla conclusione che non sarebbe stata affatto una buona idea
quella
d’irrompere nel bagno delle signore, solo perché
non vedeva uscire Isabella.
Era una donna dopo tutto, anche se diversa dalle altre.
«Non
devi arrabbiarti ragazzo, le donne fanno sempre attendere»
una voce amichevole
costrinse Edward a voltarsi nella sua direzione, allontanando gli occhi
dalla
porta del bagno.
Sollevò
leggermente gli angoli delle labbra ritrovandosi davanti un uomo di
mezz’età,
con due grandi occhi castani e i capelli brizzolati. Indossava un
completo
gessato e stava seduto comodamente su una poltrona di pelle nera,
dietro il
bancone, quando ottenne l’attenzione del ragazzo si
alzò per raggiungerlo e
sedersi accanto a lui.
«Ho
parecchia esperienza e ti posso assicurare che ci vorranno altri cinque
minuti
buono, prima che la tua signora esca dal bagno», aggiunse
posandogli una mano
sulla spalla, «nel frattempo cosa ne diresti di bere
qualcosa?»
Edward
fece un cenno al barista, facendolo avvicinare, poi si voltò
a guardare l’uomo,
incuriosito.
«Cosa
preferite?» Domandò gentilmente il barista,
rivolgendosi per prima all’uomo più
anziano.
«Un
Martini secco con ghiaccio», rispose facendo una pausa, poi
dando un’occhiata
veloce ad Edward riprese a parlare, «per lui una vodka
liscia».
Il
barista annuì, voltandosi di spalle per preparare i due
cocktail. Edward lo
fisso sorpreso, «come faceva a sapere che avrei ordinato una
vodka?»
L’uomo
fece spallucce, «te l’ho detto, tanti anni di
esperienza».
Incuriosito
da quello sconosciuto che aveva attirato la sua attenzione, Edward era
pronto a
fargli qualche domanda, quando la voce di una donna adulta,
attirò l’attenzione
dell’uomo.
«Marcus,
ho una sorpresa per te», cinguetto Didyme con accanto
Isabella, sorpresa di
vedere Edward parlare con il suo professore.
I
due uomini si voltarono contemporaneamente, uno sorpreso,
l’altro visibilmente
divertito.
«Signorina
Swan che piacevole sorpresa», il professore si
alzò dallo sgabello salutando
educatamente la sua alunna, allungandole la mano affinché
lei potesse
ricambiare il saluto.
Bella
arrossì, «buonasera professore».
Distolse l’attenzione dall’uomo per incontrare
gli occhi di Edward che la fissavano interdetti.
Marcus
sembrò notare quello strano gioco di sguardi e con un
sorrisetto malizioso si
voltò verso un Edward sempre più confuso,
«ed ecco la tua signorina, che
piacevole sorpresa non trovi?»
«Voi
vi conoscete?» Domandò Isabella, rivolgendosi al
professore Volturi e a Edward.
«Mai
visto prima di questa sera, però avevamo appena iniziato una
piacevole
conversazione davanti a due drink, vi unite a noi?» chiese
ironicamente
osservando sua moglie.
Isabella
sospirò affranta, il suo professore non si comportava mai in
quel modo in
classe, era difficile vedergli spuntare un sorriso sulle labbra, ma
quella
sera, forse perché in compagnia della moglie, sembrava
un’altra persona.
Edward
si alzò dallo sgabello, avvicinandosi ad Isabella per
cingerle un braccio
intorno alla vita, «stai bene?» le
sussurrò all’orecchio, mentre Marcus faceva
accomodare sua moglie su una delle quattro poltroncine di pelle,
intorno a un
tavolino in legno, proprio davanti al bancone.
«Io
non so che fare», ammise la mora, cercando negli occhi chiari
di Edward la
risposta ai suoi dubbi. Quest’ultimo sembrò capire
perché le sorrise
teneramente, «è solo un drink, andiamoci a
sedere», le disse spingendola
dolcemente verso il tavolino, poi così come Marcus aveva
fatto per sua moglie,
Edward fece accomodare Isabella, per poi sedersi proprio accanto a lei.
«Signorina
Swan sono felice di averla incontrata, ho una bella notizia per
lei» proruppe
Marcus, sorridendole.
Bella
aggrottò le sopracciglia, mentre il cameriere portava i due
cocktail ordinati
precedentemente, per poi ordinarne altri due sotto indicazione di
Didyme.
«Sono
usciti i risultati dell’esame?»domandò
innocentemente, sentendosi leggermente
irritata a causa della presenza di Edward. Si conoscevano da troppo
poco tempo
per permettergli di entrare a far parte della sua
quotidianità, ma davanti al
suo professore non avrebbe mai potuto dirgli nulla.
Marcus
scosse la testa, «per quelli ci vorrà
Mercoledì».
«Tesoro
non rischi di annoiare il giovane Edward, avrete tempo per parlare di
scuola»,
ridacchiò divertita Didyme, posando la piccola mano sulla
gamba del marito per
attirare la sua attenzione.
Edward
sorrise, «sinceramente sono incuriosito anche io,
adesso».
Isabella
gli lanciò un occhiataccia che venne interpretata da Edward
come una richiesta
d’aiuto perché ricambiò con
più dolcezza.
La
mora sbuffò, intuendo che non aveva altra scelta,
«di cosa si tratta
professore?»
«L’
avrei convocata Lunedì per annunciarle la notizia, ma sono
felice di averla
incontrato questa sera, così potremmo
festeggiare», le rispose enigmatico, «una
settimana fa ho letto il racconto che mi ha inviato», fece
una pausa osservando
incuriosito la reazione di Edward, visibilmente divertito da quella
situazione.
Isabella al contrario avrebbe tanto desiderato essere risucchiata dalla
terra e
sparire per sempre.
«Quello
che ha ritenuto banale?»Non riuscì a trattenersi
anche se un secondo dopo aver
pronunciato quelle parole si morse la lingua. Ormai il danno era stato
fatto,
tanto valeva vivere le conseguenze.
Edward
fissò sbigottito il professore, «noiosi? I
racconti di Bella? Io non credo
proprio, penso ci sia stato qualche errore di valutazione»
«Oh
ma infatti è così. Isabella io non le ho mai
detto che i sui racconti erano
banali, io le ho semplicemente detto che
quel racconto conteneva solo un sacco di sciocchezze», le
disse mantenendo il
tono cordiale di sempre.
Bella
s’irrigidì davanti a quelle parole, pensando che
infondo era esattamente la
stessa cosa, le aveva appena ripetuto quello che già aveva
avuto modo di
comprendere in privato. Quello che scriveva non aveva alcun senso,
forse
avrebbe dovuto arrendersi.
«Aspetti
un attimo, sciocchezze? Caro ma cosa stai dicendo, tuo fratello vuole
pubblicare il suo racconto, come puoi definire quel piccolo capolavoro
tale?»
Didyme sembrò sorpresa e con stupore si voltò
verso Isabella, «sei stata tu a
scrivere quella storia su Annie?»
Bella
annuì timidamente, «credo di essermi persa
qualcosa»,ammise voltandosi verso il
suo professore.
In
quel momento arrivò il cameriere con il suo drink, e Bella
senza neppure sapere
che cosa contenesse lo bevve tutto in un sorso, facendo una smorfia per
il suo
gusto amaro.
Edward
le posò una mano dietro la schiena, accertandosi che stesse
bene.
«Tesoro
mi sarebbe piaciuto dirglielo con altre parole», disse Marcus
rivolgendosi alla
moglie.
«Oh
perdonami caro e che quella storia mi ha conquistata».
Il
professor Volturi ridacchiò, per poi rivolgere nuovamente la
sua attenzione
verso Isabella,«le stavo dicendo signorina Swan che per me
quello che ho letto
erano tutte sciocchezze, ma non per mio fratello, conosce Aro
Volturi?» La sua
era una domanda retorica, era ovvio che Isabella lo conosceva, non dal
vivo
ovviamente, ma era impossibile non averlo mai sentito nominare, e a
sapere chi
fosse era anche Edward, che non riuscì a fare a meno di
sorridere al ricordo di
quanto aveva litigando con il padre davanti al direttore del Chicago
Times.
«Ho
fatto leggere il suo racconto ad Aro, chiedendogli cosa ne pensasse e
lui mi ha
risposto che era perfetto. Ha intenzione di pubblicarlo la prossima
settimana,
sempre se lei è d’accordo».
Terminò con un sorrisetto mentre terminava il suo
Martini.
Isabella
sembrava non riuscire più neppure a respirare davanti a
quella rivelazione.
Sentiva solo che il suo cuore battere all’interno della sua
casa toracica come
mai prima di quella sera. Avvertì gli occhi farsi sempre
più lucidi, forse per
l’effetto del drink, forse per l’emozione che
quella notizia aveva scatenato
dentro di lei.
Didyme
le sorrise compiaciuta, «è un’ottima
opportunità Isabella, complimenti».
Sembrava
un sogno. Come se il destino le stesse indicando la strada, una cosa
così bella
era impossibile che potesse accaderle, eppure il fato sembrava aver
scelto proprio
lei quella sera.
Edward
non avrebbe mai voluto interrompere quel momento così
speciale, ma si sentiva
in dovere di spezzare quel silenzio, preoccupato per Isabella.
«Annie, la
protagonista del racconto, non è la ragazza con le ossa di
vetro?»
Sono tornata.
Ebbene si, dopo più di tre mesi ricompaio in questo fandom
con
un nuovo capitolo. Prima di tutto volevo chiedervi scusa per il
ritardo, ma come avevo annunciato nell'avviso, avrei ritardato nel
postare a causa degli esami. E dopo quelli diciamo che mi sono presa
una lunga e meritata vacanza xD Ma adesso eccomi di ritorno! Non so
bene cosa dire, fa strano ritornare dopo tutto questo tempo. Il
capitolo era pronto da un paio di settimane ma io non mi sentivo mai
pronta, lo trovavo sempre incompleto o non abbastanza gradevole,
insomma, solite noie da scrittori-si bè si spera un giorno-
mai soddisfatti. In realtà ciò che
più temevo
era il vostro giudizio, anzi è qualcosa che temo ancora
perché la paura non è andata via del
tutto. Diciamo
che come Isabella sono restia in quasi tutte le cose. In questo
capitolo abbiamo un bello scossone eh? E voi che pensavate a un
possibile bacio, ma quando mai io sono stata così
prevedibile?
Chi mi conosce sa bene che io amo sorprendere i mie lettori .
Più che altro sto seminando tanti piccoli semi che presto
cresceranno. Semi che riguardano Isabella e il suo carattere
così chiuso e sensibile, forse dovuto a un avvenimento
passato?
Chi lo sa, in questo capitolo ho lasciato un grandissimo indizio e nel
prossimo lo vedremo in maniera molto più esplicita. Un altro
seme piantato è quello di Edward e della sua famiglia, cosa
li
ha portati a non parlare più? Perchè la madre di
Edward
si è schierata dalla parte del marito e non da quella del
figlio? Io dico solo di non pensare subito di conoscere la possibile
risposta, non è così facile da indovinare. E poi
abbiamo
i personaggi secondari, che nelle mie storie saranno sempre al pari dei
protagonisti, come Alice e il coinquilino Jasper (se vi aspettate un
appuntamento a quattro siete fuori strada ^^) e Susan, Mark, Jessica e
Patrick che chissà se lo rivedremo. Dico solo di stare
attenti a
tutti i personaggi ù.ù
Detto questo vi lascio alle
vostre riflessioni, nell'attesa di leggere cosa ne pensate di questo
capitolo. Mi raccomando qualsiasi dubbio o domanda non esitiate a
contattarmi.
Un ultima cosa prima di
andare via. Le vacanze sono quasi terminate, tra meno di un mese si
ritornerà a scuola, o meglio ritornerete a scuola. Fa strano
dirlo, ma l'avventura delle superiori purtroppo e terminata, per questo
motivo, consiglio a chi invece, ancora la sta vivendo, di viverla a
pieno. Sono davvero gli anni più spensierati, non si
dimenticheranno facilmente.
Però la fine di un
ciclo non significa mica che tutto è terminato, tutt'altro,
una
nuova avventura mi attende, ossia il mondo universitario. Per chi di
voi vi è già dentro, vi andrebbe di raccontarmi
qualche
vostra esperienza, brutta o bella che sia? Qualsiasi cosa, anche una
storia d'amore nata e morta in meno di tredici minuti in biblioteca :3
Ci sentiamo tra una settimana. Godiamoci questi ultimi giorni di Agosto
^^
Lua93.
P.S. Grazie per averci aspettato <3
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