Avvertenza: Questa non è una fanfiction sui Pokemon
standard. Contiene scene di violenza e linguaggio improprio.
Nota:Pokemon e i personaggi ad esso associati sono proprietà
della Nintendo,Game Freak, Creatures Inc, e 4Kids Productions.
Pokemon Master
di Ace Sanchez
Tradotto da ^Kane^
PARTE 10: RISENTIMENTI
Freddo. Un gelo pungente. Abbracciandosi attorno alle spalle magre,
falde del suo mantello blu ghiaccio le venne soffiato in faccia dal vento
che le correva dietro. Fissò la distesa del vasto oceano, nero e
agitato. Su quello scoglio che sembrava fatto interamente di ghiaccio, una
figura rimaneva muta e immobile, anche se, appoggiata sulla punta dei
talloni, sembrava sul punto di scivolare. Un freddo che accompagnava la
sua anima gelida. Era quello che era, in fondo. A dire il vero, non sapeva
come potesse essere ancora viva, col cuore ormai fermo e ghiacciato.
Occhi verde-mare luccicarono un istante. Poteva sentirli arrivare. Si
nascose nel mantello per aggiustare gli occhiali che stavano scivolando
lungo il naso. Tornò a fissare il mare.
E aspettò.
Incoccare. Tirare. Scoccare. La freccia sembrò emanare un tenue
riflesso mentre volava sul mare nero. Il lontano urlo di un gyarados,
mentre l'aguzzo dardo di legno, acciaio e penne centrava uno dei suoi
adirati occhi rossi. Perfino da quella distanza, il grido di morte venne
udito distintamente, sostituito subito da un gorgoglio, poi da silenzio.
La scagliosa testa nera affondò nelle acque turbolente. Comunque,
altri gyarados sembrarono voler sostituire quello morto. Il branco seguiva
la nave bianca, instancabile.
Ash abbassò il grosso arco lungo e afferrò un'altra
freccia dalla faretra al suo fianco. Aveva una grandiosa visuale, dalla
posizione a poppa; il fondo al grosso vascello. Le sue gambe ciondolavano
oltre il parapetto, in alto, rivolte alle acque rese ribollenti dalle
eliche della nave. Nell'ultima ora, il cielo si era fatto sempre più
brillante, allontanando l'impenetrabile oscurità che era calata sul
mondo da quando la profezia della morte era iniziato, e stava quasi
brillando di bianco. Sembrava luce riflessa dalla terra, dai blocchi di
ghiaccio che spuntavano sempre più numerosi mentre continuavano
verso sud-ovest. Come risultato, il vento era di un gelo insopportabile, e
ghiacciava il fiato. Ma ad Ash non importava. Cercava di non pensarci,
mentre il suo sguardo si ostinava sul branco di gyarados che li seguiva da
ormai due giorni. Ma le sue dita toccarono aria. Vuote. Sempre in
silenzio, guardò Pikachu, che si era seduto sulla sacca del suo
arco, gettata disordinatamente sul legno del ponte, dietro di lui.
Prese un'altra freccia. Incoccò. Tirò. Scoccò. Un
altro grido di morte. Non gli era mai piaciuto uccidere i pokemon.
Infatti, un tempo avrebbe dato la sua vita per salvare quella di uno di
essi. Ma questi erano diversi. Erano mostruosità - creazioni
fallite. Non si sarebbero mai fermati, prima di distruggere ogni creatura
vivente in Terra.
Sentì un portello aprirsi dietro di lui, e la presenza di una
persona, ma continuò a concentrarsi sull'arco e sulla freccia.
Incoccare. Tirare. Scoccare. Un altro urlo.
"Ehi, Duplica," disse senza voltarsi. Una pausa. Poi una
leggera risata.
"Immagino sia stata la mia troppo sensuale presenza a farmi notare,"
disse con noncuranza. Poi, in un tono più serio, "Così,
Ashy, ecco dove ti nascondevi. Ci stai evitando da quando sei tornato
cosciente." Lo osservò centrare un altro gyarados, lontano
sull'orizzonte. "Mi sembrava che fossero diventati di meno." Si
sedette accanto a lui, le gambe a penzoloni oltre il parapetto, a puntare
l'acqua. "Posso sedermi, vero? Non ti vedo più da quando..."
esitò. "Da quando ci siamo divisi." Accennò col
capo.
"Fai pure, solo, evita ogni nome che inizi per M."
Lui abbassò l'arco e la guardò. "C'è qualcosa
che stavo pensando da molto. Dimmi la verità, Duplica. Che è
successo realmente a Cerulean?"
"Ahem." Si pettinò i capelli che il vento
aveva gettato nei suoi occhi. "Vuoi dire che non ricordi?"
"Evidentemente," rispose lui aridamente.
"Misty non te l'ha detto?" Lui aggrottò le ciglia.
"Ti avevo detto di non nominarla nemmeno."
"Cosa c'è di sbagliato in voi due?" disse lei
esasperata. "Da soli, sembrate così tristi, ma quando siete
assieme non sapete altro che litigare-" Lui la interruppe.
"Duplica, non tentare di cambiare argomento." Per un momento
lo fissò con aria testarda, poi si voltò verso l'oceano.
"Bene, per farla breve, ecco... ci hai attaccato.
Soprattutto Mis, volevo dire, sai-tu-chi."
"Cosa?" Sapeva che era successo qualcosa, ma non quello che
Duplica aveva appena detto.
"Pika!" anche Pikachu ascoltava scioccato. Duplica giocherellò
nervosamente con le dita.
"Sembrava che fossi fuori di te... senza emozioni, nulla. Credo che
ti abbiano fatto un lavaggio del cervello...." Ash cercò
disperato fra i ricordi opachi di quella notte. Lui e Pikachu stavano
quasi per distruggere Cerulean, quando qualcuno... Sabrina... Sabrina lo
aveva colpito con un attacco psichico. E poi, niente. Evidentemente era
stato sconfitto... Duplica continuò affrettatamente. "Ma non
ci hai fatto nulla di serio -a noi. E Mist- dicevo, tu-sai-chi, è
ancora in piedi e cammina, quindi non hai fatto nulla nemmeno a lei. E sei
di nuovo normale, o quasi. Quindi dov'è il problema? E' stata
quella puttana bastarda, Sabrina. Di cui, aggiungo, non mi fido per
niente. Prima viene da noi e ci dice le sue storie sulla distruzione dei
Quattro Grandi e di Maestro Garick, poi scompare." Ash si concentrò.
"Il fatto è che non ricordo neppure ciò che è
successo a Sud Lavender." I suoi occhi si chiusero. "Dopo che
Brock mi ha colpito, è tutto confuso." Al pensiero di Brock,
la sua gola si chiuse. Era terribile. Il suo vecchio, caro amico. Era come
se avessero fatto saldare uno dei pilastri della sua esistenza. Sarebbe
dovuto sentirsi oltraggiato dal vedere lui e Misty insieme, ma per qualche
motivo, sentiva solo un vuoto. Se Misty amava davvero Brock, cosa aveva da
dire in proposito? Forse avrebbe solo dovuto congratularsi con loro, e
basta. Scosse la testa. "Non so neppure come lo abbiamo catturato."
"Brock? Mist- voglio dire, tu-sai-chi, mi ha detto che
dopo che ti ha fatto svenire, Brock e Valdera si sono messi a lottare, e
hanno distrutto tutta la base. E uh... c'è stato un qualche tipo di
reazione fra l'elemento di Valdera e il Pokemon Proibito e noi lo abbiamo
preso... o giù di lì." Lei si strinse nelle spalle "A
questo punto, è arrivata la squadra di soccorso e ha evacuato quasi
tutti."
"Quasi?"
"Ecoo, Koga ed Aya non erano da nessuna parte, e un altro
po' di gente, uhh..." ondeggiò la sua mano. "Di cui non
posso ricordare completamente i nomi." Poi schioccò le dita. "E
poi ci sei tu, chiaramente, chi sei stato pescato in mare il giorno dopo,
ma questo lo sai già." Un'improvvisa folata di vento gelido
corse fra i capelli blu di Duplica e lungo la guancia. Lei rabbrividì
sotto il lungo giaccone che indossava sopra le spalle snelle. "Brrrr...
sbaglio o fa sempre più freddo? Potendo mi trasformerei in una
pecora, ma quei Proibiti ci troverebbero, se osassimo anche solo provare
ad disturbare l'equilibrio energetico, qui all'aperto." Si strofinò
le mani. "Perciò, ho dovuto farmi prestare qualche vestito
vero dalle sorelle di M- sai-tu-chi."
Ash spostò nuovamente la sua attenzione sui gyarados che li
seguivano e con una mano rimise a posto una ciocca di capelli neri che il
vento gli aveva gettato in faccia.
"Sì, anche se siamo vicini alle Seafoam Island, e
teoricamente dovrebbe fare più caldo visto che ci avviciniamo a
Cinnabar, fa sempre più freddo." Indicò gli iceberg che
stavano doppiando. "La cosa strana è che questo è
territorio della Lega, ma non c'è traccia di navi nemiche."
Scoccò un'altra freccia. L'occhio di un altro gyarados venne
trapassato, e il pokemon ruggì, ferito a morte. Duplica si
congratulò.
"Davvero un bel colpo. Saranno almeno duecento iarde, e ho
difficoltà a vedere il bersaglio. E l'unico modo per ucciderli è
colpirli nell'occhio, dove sono vulnerabilio." Ash sospirò.
"Ho fatto pratica nelle Guerre Oscure." Si zittirono entrambi,
mentre lui colpiva altri gyarados. Ad ogni modo, sembrava che ce ne fosse
una scorta infinita, e non appena uno era colpito, un altro emergeva dal
pelo dell'acqua. Duplica rabbrividì di nuovo.
"Sai, è quasi ora di cena. Cosa ne dici di smettere di
giocare e venire giù al caldo? E non puoi evitare tutti gli altri
in eterno. Altri due giorni e saremo nel Golfo di Viridian, e poi dritti
all'Indigo Plateau." Ash abbassò l'arco.
"Bene, perchè no?"
Non volle pensare di essere scappato da Misty. In fondo era lei quella
che era corsa via.
"Così, dunque, vedi, durante le guerre siamo stati
separati in qualche modo dal resto della flotta e siamo rimasti per un po'
intorno alle Seafoam Island. Dopo, quando abbiamo sentito quello che la
Lega stava facendo, abbiamo deciso di proteggere i villaggi della costa
mentre-"
"Daisy, non penso che a Misty possa interessare," Lily la
interruppe con un sospiro esasperato, mentre si pettinava i suoi capelli
rosa con una spazzola. Daisy guardò la sorella più giovane,
che, seduta sul divano opposto stava giocando coi capelli e fissava
assente fuori dall'oblò. Le sue dita stavano arrotolando una
ciocca.
"Allora, Misty, stai ascoltando o cosa?" Misty continuò
a fissare con aria svuotata l'esterno.
"Sto ascoltando." Lily gettò a terra il pettine, si
avvicinò e agitò la mano davanti agli occhi di Misty.
Nessuna reazione.
"Misty, ti sei pisciata addosso," disse in tono serio.
"Interessante," rispose Misty meccanicamente.
"Misty, il tuo seno, come dire, sta penzolando fuori dal vestito,"
tentò Lily di nuovo.
"Non l'avrei mai detto," fu la risposta. Erika attraversò
la senza nel suo mantello verde, dondolando la sua lunga staffa nera con
una mano.
"No, state sbagliando tutto." sorrise. "Misty, Ash è
qui," bisbigliò.
"Che-che cosa!" Misty fu improvvisamente presa dal panico,
immediatamente si sedette diritta sul divano e si guardò intorno. I
suoi occhi blu brillarono adirati.
"Vedi, ecco perchè non hai mai trovati il tipo giusto,"
dichiarò Lily, stravaccandosi sul divano e unendo le mani dietro la
testa. Daisy incrociò. "E io che avevo pensato che tu fossi...
come dire, effervescente," disse asciutta.
"Mi associo," concordò Lily. Daisy rivolse la sua
attenzione a Misty con occhi inquisitori, piegando la sua testa di lato.
"Diamine, cosa c'è che non va sorellina? Che è
successo fra te ed Ash? L'ultima volta che vi abbiamo visti, eravate così
uniti, così innamorati." Misty distolse lo sguardo.
"Le cose cambiano."
"E' una specie di litigio fra innamorati?" chiese Daisy ad
Erika. Erika sospirò, si appoggiò al muro e soppesò
il suo bastone fra le mani.
"Se è così, va avanti da cinque anni."
"In effetti Misty è sempre stata testarda," affermò
Lily.
Ci fu uno squittio e Daisy afferrò rapidamente una piccola
apparecchiatura dalla cintura, fissandola attentamente.
"Hmmmm, Violet ha bisogno di noi al timone. Misty,
continueremo questo discorso più tardi." Si voltò. "Sempre
che si possa chiamare discorso. Oh, e la cena sarà pronta presto,
anche se non so cosa possa fare quella dottoressa in cucina..."
"Giselle?" chiese Erika chiese. "Oh, nella vita è
una puttana, ma tra i fornelli è un grande cuoco." Lily notò
Misty con la coda dell'occhio.
"Mi ha detto che stava preparando qualcosa di speciale per Ash."
Lo sguardo di Misty divenne truce.
"Davvero? Ma io cucino molto meglio di lei!" Daisy assunse
un'espressione scettica.
"Veramente. Bene, ora dobbiamo andare." Lei e Lily si alzarono
dal divano, sistemarono le loro divise da marinaio e uscirono dalla
stanza.
A parte il sibilo del bastone di Erika che fendeva l'aria mentre lei si
esercitava, tutto era silenzioso. Misty guardava l'oceano nero, fuori
dall'oblò. Infine, Erika fissò Misty con aria irritata.
Appoggiò il suo bastone al muro e prese un fazzoletto dal tavolo
vicino. Asciugandosi il viso, si sedette accanto a lei.
"Va bene, ora tocca a me parlarti. Non hai fatto che
evitarci, proprio come Ash-"
"Non dire quel nome," la interruppe Misty.
"Va bene, tu-sai-chi, allora," disse Erika esasperata. "Ora,
circa quello che hai, come dici tu, imparato a Sud Lavender... so che non
eri... quella cosa, con Brcok, anche se forse lui può averlo
pensato, o qualcosa del genere... ma allora, perchè non dici ad Ash
la verità?" Misty incrociò le gambe davanti lei.
"Gli dissi la verità, una volta... e... lui non mi
ha creduto. Così, pensai in seguito, bene! Non ho bisogno di lui!"
Suonava come se stesse cercando di convincere sè stessa, più
che Erika. Una lacrima la tradì, scendendo da un occhio, ma lei la
asciugò rapidamente con una piega del mantello. "E lui è
un tale ipocrita!"
"Che vuoi dire?" Lei fissò il pavimento.
"Io-io, non posso dirtelo." Erika ebbe improvvisamente
un'intuizione.
"È per questo che l'hai lasciato, cinque anni fa?" Lei
esitò, poi annuì lentamente. "Non pensi che sia il caso
di dire a qualcuno cosa è successo?" La stanza cadde nel
silenzio di nuovo. I suoni della nave in movimento erano un molle sfondo,
e l'acqua le cullava dolcemente con le sue onde. Finalmente Misty puntò
Erika con gli occhi colmi di azzurro dolore.
"Io-io... oh, Erika!" E poi i suoi sentimenti travolsero le
sue difese. Quello che vide quel giorno tornò con furia nei suoi
pensieri. Erika le si fece accanto e l'abbracciò. I suoi occhi
brillarono d'ira, mentre le brevi, singhiozzanti frasi di Misty narravano
la storia.
La stanza da pranzo della nave era abbastanza grande, più che
sufficiente per ospitare i fuggiaschi di Sud Lavender. Che comunque non
erano molti, pensò Ash vedendoli tutti riuniti in un posto solo.
Accanto al tavolo a cui sedeva, sul lato lontano, c'erano circa altre tre
tavolate. Il Capitano e l'Infermiera della cittadella sedevano al tavolo
opposto, assieme a Bruno, Junior e una ragazza dai capelli verdi, che non
aveva mai visto prima ma che pareva familiare. C'era la SUA tavolata, con
le SUE sorelle, Erika e i suoi uomini -il tavolo che stava cercando
volutamente di ignorare, e poi c'era un tavolo di altri Istruttori, e
persone sconosciute, molte delle quali lo fissavano a disagio. Ash tentò
di ignorare gli sguardi, mangiando silenziosamente, usando le bacchette
meccanicamente. Pikachu masticava rumorosamente una mela rossa accanto a
lui e vicino all'arco, unica compagnia per cena, a parte Duplica.
"Forse non è stata una buona idea," disse Duplica, ora
che erano al coperto, indossava uno dei suoi "vestiti" -un
sottile vestito nero con gonna e spacco, aperto all'altezza delle spalle-
agitò la mano e inghiottì un boccone. "Forse loro
stanno guardando me," disse con modestia e bocca piena.
"Anche le donne?" aggiunse Ash, sorridendo un poco. Duplica
scosse il capo, lasciando cascare i capelli lungo le spalle.
"Sono lesbiche?" Lui rise.
"Sei incorreggibile, Duplica."
"Pika," concordò Pikachu.
"Ash!" disse improvvisamente una voce da dietro di
lui. Tutti si girarono a guardare, perfino LEI e la tavolata di Bruno. Era
Laselle, vestita in una gonna verde e maglione. I suoi occhi marroni
brillarono sotto i lunghi capelli neri. "Sei venuto a cena!"
"Ciao, Laselle," la salutò Ash.
"Laselle, non dovevi gridare così forte," la rimproverò
Duplica. Cenere arrossì improvvisamente, quando Laselle si piegò
e l'abbracciò attorno al collo.
"E' solo che è da troppo che non lo vedo," spiegò
eccitata.
"Ma saranno al massimo quattro giorni," disse Duplica disse,
alzando lo sguardo. Laselle lasciò il collo di Ash.
"Bene, lo conosco solo da una settimana, quindi tre o
quattro giorni sono tutta una vita!" All'improvviso, i suoi occhi
puntarono qualcosa dietro Ash. "Tu!" la voce si fece gelida e
gli occhi si socchiusero. "Che ci fai qui?"
Ash si voltò. Dietro di lui stava arrivando Giselle, perfetta
come una modella, tutta agghindata e pettinata. Indossava un vestito verde
ed elegante, che avvolgeva le sue forme snelle, e un grembiule con su
scritto "il cuoco più bello del mondo". Si fermò
accanto ad Ash e sorrise.
"Non sapevi che ero di stanza a Sud Lavender, Laselle cara"
guardò la ragazza dall'alto della sua superiore statura. Gli occhi
di Ash si allargarono, fissando le due. Sembravano simili... Laselle alzò
il mento.
"Sfortunatamente no."
"Stai crescendo certamente bene, diventi più bella con l'età
- sei sempre più simile a me," commentò Giselle in tono
di superiorità, incrociando le braccia e spostando il peso da un
tacco all'altro delle sue scarpe. Ash cominciò a pensare. Stessi
capelli marroni scuri e lunghi, stessi occhi, visi simili...
"Siete in qualche modo parenti?"
"Sfortunatamente sì," biascicò Laselle. Fissò
Giselle con occhi increduli.
"Sei sua... madre?" Giselle lo puntò offesa.
"Non penso sia possibile avere figli a sei anni. E' la mia
sorella minore."
"Oh." Duplica sospirò, e gli tirò un calcio
sotto il tavolo.
"A volte mi preoccupo davvero per te, Ash..."
"Così, il nostro Ash si è unito a noi per cena,
stavolta" disse Violet fissando il grazioso ragazzo vestito di nero
al tavolo lontano. Era circondato da donne, e sembrava un po' sconcertato.
Lily spinse leggermente la spalla di Misty, che sedeva accanto a lei.
"Allora, non dici niente?"
"Che non è più il mio ragazzo," disse
quietamente Misty, concentrandosi sul cibo. Ma il sangue affluì
vistosamente alle sue guance. Erika si limitò a guardare.
"Dimenticatelo, si sta sicuramente divertendo. Abbiamo cose più
importanti da trattare. Ad esempio: dobbiamo credere a quello che ha detto
Sabrina? A quanto ne sappiamo, potrebbe essere un trucco per intrappolarci
nel Palazzo dei Quattro Grandi, per farci massacrare tutti a casa loro."
Misty annuì, grata per il cambio di argomento.
"Lo so. E' troppo facile. Possiamo fidarci di lei?" Violet si
strofinò il mento.
"Avremmo bisogno di qualcuno che la conosca bene." Lei piegò
leggermente la sua chioma, dal colore simile al suo nome, e accennò
ad Ash, che ora sembrava stesse cercando di impedire a Laselle e Giselle
di scannarsi a vicenda. "Sbaglio o Ash è stato membro della
Lega Pokemon più di chiunque altro qui? Ha lavorato con lei, un
tempo. Io penso che dovremmo chiedergli un parere." Misty battè
il pugno sulla tavola, spaccando una posata.
"No, non voglio parlargli!" Un'aura fredda cominciò a
diffondersi dal suo corpo.
"Sorellina, non essere così irrazionale," la rimproverò
Violet. "Quello che ha da dirci potrebbe fare la differenza fra la
vita e la morte. Vuoi che un litigio fra innamorati ci condanni tutti a
morte?" Misty si voltò, confusa, facendo calare la sua aura.
"Spiacente. Non voglio nemmeno avvicinarmi a quello." Violet
si rivolse al giovane medico di Erika, Joy.
"Chiamerebbe per favore qui il Maestro Ash? Gli dica che
dobbiamo discutere una cosa con lui." poi fece una pausa. "Aspetti,
faccia venire qui anche Maestro Duplica e Maestro Bruno. Potrebbero sapere
qualcosa anche loro."
"Sì, Maestro," rispose l'infermiera alzandosi e
dirigendosi al tavolo di Ash.
Ci fu uno scricchiolio. Daisy si voltò e vide che la sua sorella
minore aveva congelato le bacchette, e le stava spaccando con le mani.
"Stai attenta. Già dobbiamo usare molta energia per il
riscaldamento, se fai da congelatore non ci aiuti di certo." Misty
alzò provocatoriamente il suo mento. Violet sospirò. Avrebbe
voluto che Lily fosse con loro, ma aveva preferito il ben più
semplice compito di guidare la nave.
E poi si presentarono al tavolo. Ash, Duplica e Bruno. Ash e Misty
avevano già iniziato a pugnalarsi con lo sguardo. Bruno e Duplica
si sedettero, lasciando libero un solo posto. Accanto a Misty. Ash
interruppe la sua sfida oculare e osservò con orrore lo spazio
vuoto.
"Io lì NON mi ci siedo," disse furibondo.
"E lui NON si siede qui," convenne Misty in tono identico.
Violet alzò le mani al cielo.
"Che follia! Come potete essere così immaturi?"
Non lo sono!" dissero entrambi all'unisono. Si fissarono l'un
l'altro, e arrossirono. Lily sorrise furbescamente.
"Siediti e basta, Ash. Ha paura di lei o che? Quanto a te,
Misty, hai così paura di Ash?"
"No!" negarono simultaneamente.
"Allora sediamoci e pensiamo agli affari!" ordinò
Daisy, sorprendendo tutto col suo tono fermo. Ash socchiuse i suoi occhi
marroni. Si sedette obbedientemente. Violet guardò silenziosamente
il soffitto. Doveva ricordarsi di ringraziare Lily, pensò. Poi fissò
Ash mentre cercava di soffiare via una ciocca dagli occhi per poi
ricambiare lo sguardo.
"Non eri cosciente quando Sabrina ci ha detto come chiudere il
cosiddetto Candello Proibito, ma lo sai, vero? Conosci Sabrina meglio di
tutti noi. Cosa ne pensi?" Ash esaminò un pezzo di bacchetta
congelata e fissò Misty per un secondo. Poi rispose.
"Allora, Sabrina è sempre stata la persona più strana
che abbia mai incontrato... o la seconda, forse. Ma devo dire che sembra
essere molto più vicina a me che agli altri Istruttori della Lega o
ai Maestri di Pokemon Penso che... potrebbe essere sincera." Fissò
Misty con la coda dell'occhio, e il suo sguardo arse dorato. "Ma
probabilmente è solo una mezza verità." Misty si lanciò
sprezzantemente i capelli rossi dietro le spalle.
"Sembra avere un senso," concluse Duplica. "C'è
qualcosa nelle profezie che parla di anime legate alle torri. I Quattro
Grandi e Lord Garick devono essere quelle anime. Naturalmente, se le
facessimo fuori..." Bruno stava pensando, il mento quadrato che
rimase contro le sue dita enormi.
"Lo pensi davvero?" chiese con la sua voce profonda. "O
è una gigantesca trappola, oppure potrebbe volerci mandare contro
la Lega, per distruggerci a vicenda. Volete davvero uccidere Brock? Perchè
è quello che dobbiamo fare se le crediamo. E' uno dei Quattro
Grandi, sappiamo ora. Il mio... sostituto, direi."
"Nessuno ucciderà Brock," rispose Ash piegando le
braccia sopra la camicia nera.
"Perchè ti preoccupi tanto per lui?" Bruno sembrò
confuso. "E' ovvio che ti ha sempre detestato." I suoi occhi
color ruggine brillarono minacciosi. "Ci ha presi tutti in giro. Mi
fidavo di lui come un fratello." Ash continuò, ostinato.
"Non era così, all'inizio." Fissò il
tavolo. "Forse posso aiutarlo. Io-io... devo."
"Perfetto, davvero perfetto," disse Erika in tono beffardo. "La
nostra unica speranza, ma TU non vuoi. Cosa ne pensi, Misty?" fissò
la sua amica. "Uccideresti Brock per salvare il mondo?" Misty
sembrò sfregarsi macchie inesistenti sul vestito.
"Non... non lo so."
"Lasciate che Brock e Misty se ne vadano per conto loro,"
disse Ash. Un fazzoletto bagnato colpì la sua guancia. Girò
la testa, per individuare il colpevole. Misty. Aveva un'espressione
innocente stampata in faccia.
"Che?" chiese, inarcando un sopracciglio. Ash raggiunse un
arancino di riso, infilzandolo con una bacchetta congelata che sembrava lì
apposta. L'arancino venne lanciato contro il naso di Misty, trasformando
il volto di lei in un quadro astratto. Sembrava un clown. Un clown
arrabbiato.
"Oops," aggiunse lui, sorridendo sarcasticamente. "E'
stato un incidente." Misty si sporse deliberatamente in avanti,
lanciano il suo piatto sulla testa di Ash. Una roba umida colò sui
suoi capelli e scivolò lungo la sua faccia.
"Oops. Anche questo è stato un incidente" disse in tono
altrettanto mordace. Presto, la cosa degenerò in una battaglia a
colpi di cibo fra Ash e Misty. Tagliatelle, riso, sushi, e tutto quello
che poteva servire venne usato come arma. La stanza piombò nel
silenzio, fissando quei due strani individui che, seduti comodamente, si
coprivano il volto di cibo a vicenda. Violet scosse la testa. E queste
erano le persone che dovevano salvare il mondo?
E poi improvvisamente il pavimento sembrò agitarsi violentemente,
come se qualcosa avesse urtato la nave. Il palmare di Violet pigolò
irrequieto, e lei lo strappò dalla cintura, fissandolo.
"Dannazione, siamo sotto attacco! Lily dice che c'è una nave
della Lega a ore sei!"
"Diavolo, sono riusciti ad eludere gli scanner della nave, e hanno
colpito i piani di galleggiamento. Non possiamo immergerci!" stava
urlando Lily, lottando col timone al posto del capitano. L'oceano nero di
fronte a lei sembrava più mosso di prima, e il pavimento seguiva la
pendenza delle onde. Violet e Daisy accorsero e presero i loro posti sulle
sedie ai lati. Con un sibilo, i pannelli laterali si aprirono, rivelando
leve e pulsanti accanto alle loro posizioni. Daisy prese una cuffia e un
microfono, mentre Violet si calò un paio di binocoli elettronici
sugli occhi.
Oltre alle sorelle di Misty, sul ponte c'erano anche Ash, Misty ,
Duplica, Erika e Bruno, tutti nella sofisticata stanza di controllo e
guida della nave. Come sempre, sulla spalla di Ash sedeva Pikachu, che
cercava di evitare il contatto col viso impiastricciato del padrone.
"Che classe è la nave della Lega?" chiese cercando di
bloccare i liquidi che colavano dai capelli sugli occhi. Violet fissò
l'esterno attraverso il binocolo.
"Parrebbe un Incrociatore da Guerra classe Inquisitor*, e
batte bandiera della Lega Pokemon! Cristo, quant'è grande!"
"Merda. Lily, possiamo seminarli?" Lily stava ancora litigando
col timone.
"Non lo ancora, mi spiace. Daisy, come stanno le turbine? La numero
due mi sta dando molti problemi." Daisy armeggiò con la
tastiera, digitando i tasti con le sue dita affusolate. Piccole lettere
rosse cominciarono a lampeggiare sui monitor.
"La numero due è danneggiata! Devono averla presa
assieme ai piani di galleggiamento. Abbiamo un sovraccarico elettrico e
termico, e una falla. Con cosa cazzo ci hanno colpiti?"
"Direi una scarica combinata di fuoco, acqua ed elettricità,"
concluse Lily, manovrando abilmente fra due iceberg. Il pavimento si
inclinò a sinistra, poi si raddrizzò di scatto, costringendo
Ash, Misty, Duplica, Bruno ed Erika a tenersi alle maniglie sul soffitto.
Duplica boccheggiò, cercando di tenersi.
"Vuoi dire che usano attacchi elementali? Ma sono pazzi? I
Pokemon Proibiti arriveranno in un baleno!"
"Ma la Lega non controlla il Proibito?" chiese Bruno
incuriosito. "Quindi che rischi corrono?" Duplica scosse la sua
testa.
"Avresti dovuto vedere l'esercito della Lega a Sud
Lavender. Sono stati massacrati da Pokemon Proibiti. Forse li controllano
meno del previsto."
"Allora, possiamo seminarli o no?" domandò Misty a sua
sorella. Daisy guardò il suo monitor e sistemò i suoi
capelli biondi dietro le orecchie con una mano.
"Penso di no. Stiamo perdendo troppa velocità,
specie a causa degli iceberg che dobbiamo scansare. Non possiamo
seminarli, nè immergerci, con la turbina due e i piani fuori uso."
"Allora dovremo combattere, o danneggiare la loro nave in modo da
rallentarli," dedusse Ash indossando i suoi guanti neri. Misty
aggrottò le sopracciglia.
"Non vorrai usare gli elementali, vero?" Ash si allontanò
da lei, camminando rapido verso il portello di ingresso, mentre il suo
mantello lo incappucciava e lo nascondeva fra le ombre.
"Posso usare le mani. Bruno, che ne dici di accompagnarmi?"
Bruno fece schioccare le sue nocche e chiamò a comparire il suo
mantello marrone sulle sue muscolose spalle. I suoi occhi scuri erano
ansiosi.
"Sicuro, non faccio a cazzotti da anni. O almeno, non vinco da anni"
disse asciutto.
"Contate su di me," aggiunse Erika, coprendosi col suo
mantello verde in una folata di profumo floreale. Allungò le sue
mani e si ritrovò a stringere il suo bastone nero. "Dovrò
pure tenermi in esercizio, in qualche modo." Duplica sorrise, ma
scosse la testa.
"Verrei volentieri, ma vi sarei solo d'intralcio. Non sono un gran
che, se non posso trasformarmi." Notò Misty con la coda
dell'occhio. "Misty?" Gli occhi di Misty brillarono di azzurro,
richiamando il suo mantello.
"Posso combattere a mani nude, se devo." Sfidò Ash con
uno sguardo piatto. Ash si grattò la spalla su cui sedeva Pikachu.
"Se lo dici tu." Misty indossò i suoi guanti blu, in
tono col suo mantello e il vestito.
"Lo dico io." Daisy sbuffò, snervata da
quell'atteggiamento.
"Bambini, ecco cosa siete. Uscite di qui e togliete quella nave
dalla nostra scia!"
"Hanno sparato un arpione!" urlò Bruno dal basso della
sua posizione sul ponte coperto della nave. "Vogliono rimorchiarci!"
Un enorme ancora di acciaio, con una spessa corda legata intorno, stava
correndo verso di loro, partita dalla grossa nave blu scura della Lega,
che era sempre più vicina. Sbattè da qualche parte sul
ponte, e si aggrappò al parapetto.
"Pikachu, l'arco!" disse rapidamente Ash che era corso sul
ponte scoperto della poppa della nave.
"Pikapi!" Pikachu gli passò l'arco e la faretra che
avevano lasciato lì per andare a cena. Immediatamente, Ash afferrò
una freccia, mirò e tirò, tagliando la corda prima che
potesse portarli fuori rotta. I suoi capelli svolazzarono davanti agli
occhi, cercando senza successo di deconcentrarlo.
"Bel colpo," disse Erika di malavoglia accanto a lui, mentre
il vento spettinava i suoi capelli neri e gonfiava il mantello. Ash non
disse niente, abbassò l'arco e rivolse la sua attenzione alla nave
della Lega. Erika ultimamente si era comportata in modo strano, molto
ostile verso di lui. Ovviamente, qualunque cosa avesse detto, lei avrebbe
negato.
La nave si piegò per scansare un altro iceberg a piena velocità,
e lui afferrò rapidamente la ringhiera per tenersi in equilibrio,
imitato da Erika. Pikachu afferrò la sua caviglia. La nave della
Lega scomparve dietro al massiccio iceberg bluastro che aveva occupato la
loro visione. Il vento divenne ancora più freddo. Superato il masso
di ghiaccio, la nave della Lega era ancora più vicina, e c'era una
figura chiaramente visibile, piazzata sulla prua. Era donna molto alta.
Indossava un lungo mantello nero, e il vento sollevava una treccia di
lunghi capelli blu scuro. Il lato destro del viso era coperto da dei
ciuffi, ma l'altra metà era molto gradevole, sebbene l'espressione
fosse inquietante.
"Non potete scappare," disse attraverso un qualche strumento
che amplificò la sua voce e la rese udibile anche a quella
distanza. "Alt!" ordinò.
"Penso di no!" rispose Ash urlando al vento. I suoi occhi si
focalizzarono su di lui.
"Ah, Ashura, vero? Così abbiamo davvero trovato la
nave giusta. Fermatevi, voglio parlare con te."
"Parlare?" bisbigliò Erika. Ash la guardò con
aria innocente. Si voltò, fissando la gigantesca nave della Lega e
la donna sulla prua.
"Che volete?" gridò.
"So che hai qualcosa, o meglio qualcuno, che voglio indietro,"
rispose lei. La sua voce era ancora amplificata, e facilmente udibile. "Arrendetevi
o verrete distrutti." Confuso, Ash si pettinò i capelli che il
vento aveva spettinato.
"Qualcuno?" Sorprendentemente, la donna sembrò
ringhiare.
"Il Maestro di Roccia. Brock. fatelo venire qui!" La sua voce
ora era adirata, non più fredda come prima. Dietro di lui
risuonarono dei passi, e Ash vide Misty arrivare dal ponte inferiore,
attraverso una scaletta sul fianco esterno della nave. I suoi lunghi
capelli rossi galleggiavano nel vento, ma non sembrava soffrire il freddo.
Non tremava nemmeno.
"Strano" disse cercando di sistemare il suo mantello
blu. "Se sono della Lega, perchè non ci hanno ancora
attaccato? Sono a portata, ma sembrano volerci bloccare, piuttosto che
distruggerci."
"Vogliono Brock, per un qualche motivo," disse Ash, confuso.
"Perchè?" Ash si concentrò nuovamente sulla nave
che li seguiva. Era ancora più vicino, al punto che la donna
sarebbe riuscita facilmente a salire a bordo con un salto.
"È una specie di missione di salvataggio?" le gridò.
La metà visibile del volto di lei si piegò verso l'alto, e
la donna si mise a ridere, fissando il cielo grigio. Poi li fissò
col suo occhio furibondo. Sembrava familiare, così da vicino, ma
era difficile dirlo, con mezza faccia coperta da capelli blu.
"Non precisamente," disse la donna finalmente dopo aver
soffocato le risate, anche se non completamente. "Lo voglio uccidere."
Misty schioccò improvvisamente le dita.
"Ehi, è l'amica di Brock! Ecco perchè mi sembrava
familiare." Ash strabuzzò gli occhi. Santo cielo. Certo!
"Sei Suzie, l'allevatrice di Pokemon!" esclamò. A
quanto ne sapeva, non era un membro della Lega Pokemon. Ma allora era il
comandante di quella nave? E perchè? La donna interruppe la risata
di nuovo, fissandoli adirata.
"Ho lasciato Brock almeno tre anni fa; ed è stato
uno sbaglio, quello. Ma... sì, sono quella Suzie, su questo hai
ragione. E so che hai Brock, quindi restituiscimelo."
"Mai!" replicò Ash. Erika gli diede una gomitata nel
fianco.
"Ne sei sicuro, Ash? Quello che ci ha detto Sabrina...
potrebbe farci un favore."
"Ma non sappiamo se sta mentendo. Incrociò le braccia. "E
poi nessuno può darmi degli ordini." Misty schioccò le
dita.
"Allora preparati a combattere. Quando Ash diventa
testardo, non possiamo fare niente."
"Oh, taci," disse Cenere.
"No, sta zitto tu," rispose Misty. Suzie li folgorò con
un'occhiata.
"Se non accettate con le buone, mi vedo costretta ad usare la
forza." La nave della Lega si era portata nella loro scia, e lei li
stava fissando, dritta davanti a loro. "Io ho qui un tuo amichetto,
Ash, che vuole salutarti. E’ qui nel caso che tu diventi troppo
caparbio." Ash fece un passo di lato, sistemando il mantello gonfio
per il vento e preparandosi alla lotta.
"Non ho paura di nessuno," rispose.
"Pika Pika!" concordò Pikachu, accanto al suo piede,
brillando di elettricità scura.
Una figura alta, muscolosa, avvolta in un mantello marrone chiaro,
comparve accanto a Suzie. Con un movimento agile, si tolse il cappuccio e
rivelò il viso.
Ash boccheggiò.
"Ciao, Ash." Era atrocemente familiare, un accento melodioso.
Aveva irti capelli verdi e occhi bruni. Un occhio. Ne aveva solo uno. Una
lunga cicatrice contorta correva dalla fronte, attraverso il suo occhio
perduto, fino all'angolo della sua bocca irrigidita.
"AJ, tu qui?"
"Dovresti saperlo, tu sei quello che ha distrutto i miei sogni,
nelle semifinali del torneo della Lega Pokemon," disse AJ in tono
risentito. Indicò la sua cicatrice. "E sei quello che mi ha
fatto questo." Ash indietreggiò, stringendosi le spalle sotto
il mantello nero.
"E' stato un incidente."
"Incidente, davvero!" ruggì AJ. Poi scosse la sua testa
e si ricompose. "Tra l'altro, tutta questa nave ha un motivo per
odiarti, Ash. L'equipaggio è composto di gente che ho incontrato
che desidera solo ucciderti. Sei davvero popolare da queste parti, Ash."
Avanzò di lato, permettendo a tre altre figure di appoggiarsi al
parapetto. Indossavano tre mantelli, uno blu, uno rosso e uno giallo.
Erano di altezza uguale, circa sei piedi. I tre si tolsero simultaneamente
i cappucci dei loro mantelli. I capelli avevano il colore dei loro
elementi.
"Ash, hai ucciso il nostro fratello minore," dissero
all'unisono.
"I fratelli Eevee?" affermò Ash. "Di che
state parlando?"
"Hai ucciso troppe persone e non ricordi? Il suo nome era Mikey!"
Sorprendentemente, Misty si fece avanti.
"E' una bugia! Ash non ha toccato Mikey, è stato il vostro
dannato Missingno, al Monte Luna!" Il fratello in blu ghignò.
"E dovremmo crederti? A te, alla puttana preferita di Ash! Faresti
di tutto per salvare il suo culo." Gli occhi di Misty brillarono di
una gelida aura azzurra, raffreddando il già ghiacciato vento.
"Vieni qui a ripeterlo, Rainer, e ti mostrerò il potere di
un Maestro d'Acqua." Rainer incrociò le braccia.
"Idea interessante. Non ho un combattimento con elemento uguale da
molto tempo." Ash fissò Misty.
"Attenta, sai che non possiamo usare attacchi diretti
contro di loro, anche se loro possono."
"Dannazione!" imprecò Misty, facendo calare l'intensità
della sua aura. Erika parlò.
"Guardate che se dobbiamo combattere, non potremo usare nessuno
attacco elementale! O attrarremo i Pokemon Proibiti." Suzie sbuffò,
spazientita.
"Noi siamo della Lega Pokemon perciò siamo al
sicuro, ma possono attaccare voi, e lo faranno." Portò la mano
sulle labbra. "Ultima possibilità. Datemi Brock e vi lascerò
vivere -anche se non vivrete ancora a lungo."
"Scordatelo, Suzie" si intromise AJ, " vogliamo
anche Ash, adesso."
"Questo non era negli accordi," protestò Suzie,
fissandolo con odio.
"Ehi," li interruppe Ash, "se fosse solo per me,
allora sarei disposto ad arrendermi. Ma non vi darò mai Brock.
Spiacente."
"Chi cazzo se ne frega di Brock?" ringhiò AJ. "Finalmente
potrò vendicarmi di quello che mi hai fatto, pezzo di merda!
Sandshrew, prendiamolo!"
"Shrew!" Un piccolo roditore giallo dalla pelle corazzata saltò
sulla sua spalla, e AJ superò la distanza fra le navi con un balzo,
puntando Ash con un un calcio. Il suo mantello ondeggiò dietro di
lui. Ash si scansò rapidamente, evitando di poco il calcio, mentre
AJ atterrava con un suono sinistro sul ponte, nel punto in cui si trovava
il suo bersaglio un attimo prima.
Misty stava per rispondere quando Rainer saltò giù,
scagliando gelida energia dalle sue dita e costringendola ad allontanarsi.
I restanti due aggressori, quelli coi mantelli giallo e rosso, attaccarono
Erika. Suzie segnalò alla sua nave di allontanarsi, per evitare di
essere coinvolta nello scontro.
"Ah heh heh, due contro uno non è corretto, ragazzi..."
disse Erika indietreggiando e agitando la sua staffa davanti a loro. "E
poi non vi conosco nemmeno." Il fratello col mantello rosso e i
capelli fiammeggianti ghignò crudele, avanzando e caricando le mani
con una fiamma ardente.
"Già, che maleducati. Io sono Pyro, mentre il mio fratello
in giallo è Sparky." Sparky le fece l'occhiolino, e avanzando
verso di lei indicò il mantello giallo come prova del suo nome.
"Va bene se comincio con Sparky?" chiese Erika frivolamente. "Non
mi piace il fuoco, come potete capire." Improvvisamente dal ponte
inferiore arrivò Bruno, che alzò i pugni in posizione di
lotta.
"Ci penso io a questa testa calda." Erika sospirò,
sollevata.
"Bruno, se non fossi così grosso e pauroso, ti bacerei."
Ash parò un altro colpo con una complicata torsione del suo
braccio, e indietreggiò nuovamente.
"Ascoltami, AJ, non voglio batterti. Specie perchè
con una mossa sbagliata potrei uccidere tutti."
"Stronzate," rispose AJ, avanzando. I suoi folti
capelli verdi erano immuni al vento. "Pensi che dopo tutto questo
tempo passato a cercarti, ti lascerò andare tranquillamente? E dopo
che ho ultimato il mio addestramento! Distruggerti è l'unico scopo
della mia vita." Lanciò il suo Sandshrew in aria. "Sandshrew,
Lama di Terra!"
"Shrew!" il sandshrew strillò e il ponte della nave
sembrò tremare, mentre il roditore rotolava su di esso, avvolto
dall'energia come se stesse rientrando in una pokèball. Ma poi si
trasformò in una spada ricurva, bruna come il mantello di AJ, che
afferrò l'arma a mezz'aria e cominciò ad agitare le dita
della mano destra nell'aria di fronte a lui. Ad ogni rotazione si poteva
udire il suono di una tempesta di sabbia.
"Già, ho imparato il tuo piccolo trucco," fece AJ con
calma, roteando la spada. Girò la sua testa, cercando col suo unico
occhio colmo d'odio. "Dov'è il tuo ratto? Sandshrew lo taglierà
in due, stavolta." Prima che potesse accorgersene, una piccola figura
simile ad un fantasma superò la testa di AJ da dietro,
spaventandolo.
"Pika!" Era Pikachu, che atterrò accanto al piede di
Ash, agitando la coda nell'aria. I suoi occhi blu cobalto brillavano,
emanando una luce torva sul suo corpo color della notte. Improvvisamente,
saltò sulla spalla di Ash. AJ ghignò.
"Ha! Non gli è piaciuto come l'ho chiamato? Odio il tuo
Pikachu quasi quanto -no, più di te. Come ha potuto sconfiggere
Sandshrew nelle semifinali? E' impossibile." Ash scosse la testa.
"Smettila, AJ. La Lega Pokemon è il passato. Sei arrivato
terzo, o quarto, che è un ottimo risultato. E poi ora non conta,
quando tutto il mondo è in pericolo." L'occhio di AJ arse
malevolo.
"Terzo? Quarto? Ha infranto il mio sogno, Ash, per me contava solo
vincere. Maestro di Pokemon. Il più grande di tutti i tempi. E poi
mi battesti, e il mio sogno cambiò. Divenne la vendetta. L'ultima
volta mi hai fermato, e mi è costato un occhio. Ma ora sono
tornato, e sono abbastanza forte da distruggerti." Sembrò in
attesa di qualcosa. "Cosa aspetti? Trasforma il tuo ratto nella tua
spada, e combatti!" Ash scosse ancora il capo.
"Non vuoi capire? L'energia elementale attirerebbe i
Pokemon Proibiti come mosche su di una carcassa."
"Sciocco," concluse AJ, scuotendo a sua volta la testa, mentre
bloccava la spada e la puntava verso di lui. "Speravo che sarebbe
stato più divertente." Scattò di lato e con rapidità
imprevista calò un violento fendente. Ash riuscì a malapena
a scansarlo, e la lama tranciò una parte del mantello.
"Posso ancora combattere a mani nude," disse rigenerando il
tessuto da una nube di ombra scura.
"Non esserne tanto sicuro," rispose AJ piegandosi per
sfruttare la sua velocità in un ancora più violento colpo
laterale. Questa volta Ash attraversò la difesa dell'avversario,
aggirando la spada e sferrando una serie innumerevoli di pugni al volto e
al torace di AJ. Finì la serie con un veloce balzo all'indietro,
che usò per sferrare un calcio al mento di AJ, il quale volò
in aria. Poi completò la piccola acrobazia acquattandosi. Ma AJ
recuperò facilmente, e con un forte colpo di reni si rimise in
posizione, atterrando sul ponte con un tonfo quasi soffice. Si asciugò
la piccola striscia di sangue che sgorgava dalla narice destra, e inspirò.
"Niente male." Lasciò partire una risata forzosa. "Ora
siamo pari." Ash sentì una fitta di dolore, e osservò
la profonda ferita sul braccio, da cui sgorgava un copioso fiotto di
sangue.
"Cha!" gridò Pikachu scioccato, vedendo dalla sua
posizione sulla spalla opposta il taglio.
"Ecco qui un nuovo trucchetto che ho insegnato a Sandshrew, giusto
per te." AJ alzò la sua spada e la tenne con ambo le mani. "Sandshrew,
Inversione Elettrica!" Improvvisamente, l'arma sembrò
scintillare a intervalli regolari. Nello stesso istante, Ash si piegò
in due, sentendo un dolore intenso attraversargli la testa. Pikachu scivolò
dalla spalla e crollo al suolo come un peso morto. Era come se la sua
testa fosse stata rinchiusa in una pressa. Poteva sentire, a malapena, che
anche il suo pokemon era agonizzante, nelle sue stesse condizioni, e si
stringeva il capo con le zampe. AJ ghignò.
"Come ti sembra? Anni e anni di perfezionamento. E' in grado di
destabilizzare qualsiasi cosa basata sull'elettricità, in un certo
raggio."
"Andiamo, pensavo che avremmo avuto un vero scontro d'acqua,"
fu il commento di Rainer, mentre generava una sfera di gelida energia e la
scagliava verso di lei. Misty si voltò, usando il suo mantello per
parare il colpo e ridurlo a soffici fiocchi di neve che galleggiarono
incerti intorno a lei. Poi si girò nuovamente e si appoggiò,
stringendosi nel mantello.
"Posso batterti anche senza attacchi d'acqua." Rainer scosse
il capo.
"Stai scherzando? Il potere di un Maestro di Pokemon è
dovuto esclusivamente alle energie elementali che acquisisce, combattendo
al fianco dei suoi pokemon. Altrimenti, saremmo solo dei patetici
Istruttori." Estrasse una pokeball blu dal mantello e la lanciò.
"Non è vero, Vaporeon?" La palla si aprì,
liberando il quadrupede blu come il mare. I suoi occhi neri erano
socchiusi, la sua coda si agitava irritata.
"Vee!"
"Vedi, anche Vaporeon è d'accordo!" affermò
Rainer in tono di trionfo. Misty cercò la sua pokeball fra le falde
del mantello, e l'allargò nella mano.
"Hai ragione solo a metà. Un vero Maestro di Pokemon deve
avere un vero legame coi suoi pokemon, li capisce, li addestra, sente
quello che sentono loro, condivide amori, gioie e dolori. Non è
qualcosa che puoi imparare, devi averlo dalla nascita. Ora il mio Vaporeon
te lo dimostrerà." Lanciò la sfera, liberando il suo
pokemon di fronte a Rainer. Vaporeon era zitto, ma le spine sul dorso
erano rigide, pronte. Rainer ridacchiò.
"Bel discorso, ma hai già perso. Il mio Vaporeon è
anche più grosso. Vaporeon, Geloraggio!"
"Vee!" Il Vaporeon di Rainer aprì la bocca, scagliando
un torrente di gelo verso Misty.
"Non hai mai sentito dire che le dimensioni non contano?"
Rispose lei, sorridendo. "Vaporeon, Geloredirezione!" Il
Vaporeon Misty rimase fermo, lasciando che il Geloraggio lo avvolgesse in
una tromba di ghiaccio.
"Hahaha! E' la scusa del tuo tipo?" commentò Rainer.
"In effetti sì. E neppure lui sa quanto ha ragione. In
fondo, perchè secondo te l'ho seguito per tutti quegli anni?"
disse lei, strizzando l'occhiolino. "Ora, guarda." Il Vaporeon
di Rainer sembrò confuso, mentre una leggera nebbia lo circondava.
"Vee? Vee!" La condensa si trasformò in ghiaccio, e il
Vaporeon di Misty si liberò dalla sua gelida prigione, indenne.
"Cosa diavolo hai fatto?" esclamò Rainer, scioccato. La
mano di Misty ondeggiò in aria, mostrando una pokeball. Richiamò
Vaporeon.
"Come osi definirti Maestro d'Acqua?" Poi si lanciò
verso di lui, scagliandosi in aria. Tutto ciò che Rainer vide fu un
mantello blu che ondeggiava pazzamente, e un calcio che gli centrava il
viso. Poi il suo corpo si accasciò contro la ringhiera.
Pyro aveva un occhio nero.
"Argh!" gridò mentre alzava le braccia per lanciare
un'altra palla di fuoco, ma Bruno lo anticipò e lo colpì
alla testa.
"Uno, due, uno, due" sussurrò Bruno, poi fece un saltò,
girò su se stesso e colpì Pyro alla schiena con un calcio. "Ah,
come mi piace!" sussurrò, tirandosi indietro i capelli
castani, madidi di sudore. Pyro tossì, si girò e sputò
un dente.
"Avanti, lotta come un vero uomo," disse Bruno, flettendo i
suoi muscoli mentre si avvicinava. "Non dirmi che basta questo per
metterti al tappeto." Pyro si rialzò e lo fissò torvo.
"Stupido ammasso di muscoli. Ti incenerirò!" Le sue
mani si coprirono di fuoco, e lui si allungò per sferrare un pugno.
Bruno gridò, sentendo Pyro colpirgli il braccio, lasciando una
tremenda ustione. Rispose con una veloce e potente reazione, gettando
l'avversario nuovamente a terra.
"Ah, allora sai reagire," commentò, controllando la
bruciatura. Pyro rotolò via e lanciò una pokeball rossa.
"Flareon, vai! Fuocobomba!"
"Oh, merda," bisbigliò Bruno, indietreggiando.
Sparky aveva già liberato il suo Jolteon. L'evoluzione elettrica
di Eeve crepitava per l'elettricità, mentre Erika cercava di
tenerlo a bada col suo bastone. Il Maestro di Elettricità stava
osservando divertito.
"Heh, non puoi andare avanti in eterno," affermò,
cercando di piegare il corpo in modo che il vento potesse increspare il
mantello giallo nel modo più drammatico possibile. Erika fece altri
due passi indietro, agitando il suo bastone davanti al minaccioso pokemon
giallo.
"Cattivo, cattivo!" esclamò. "Vai a
infastidire qualcun altro!"
"Jolt!" Il Jolteon cominciò a scintillare, gli occhi
neri ammiccarono feroci.
Poi lei notò che aveva praticamente raggiunto Ash e Pikachu.
Sembravano soffrire molto. Che diavolo stava succedendo? Ma la cosa più
strana accadde in quel momento. Il Jolteon di Sparky si fermò
improvvisamente, e cominciò a guaire di dolore.
"Jolteon?" esclamò Sparky preoccupato. "Che
cos'hai?" Corse verso il suo pokemon, ma ad un certo punto anche lui
si piegò, dolorante. Lanciò un urlo. Il ragazzo dai capelli
verdi, quello che sembrava odiare Ash più di tutti, gridò
adirato.
"Pazzi, allontanatevi!" Ash gemette, sentendo che l'attenzione
di AJ era rivolta altrove.
"Devo... devo..." Allungò le braccia, e strinse il
parapetto della nave. Lentamente, strappò una sbarra di acciaio,
emettendo un suono lamentoso. "Prendi!" gridò usando la
spranga come una lancia, contro la spada che AJ teneva in mano e che
brillava intermittente. L'arma sembrò emettere un pigolio
lamentoso, quando il pezzo di acciaio la centrò e la lanciò
lontano dalle mani del suo proprietario.
"Sandshrew!" urlò terrorizzato AJ. Tirò
un calcio ad Ash e si rivolse a Sparky, che stava tossendo. "Idiota,
guarda che hai fatto!"
"Io?" replicò Sparky, alzandosi a fatica, ancora
indolenzito. "Che ho fatto io -?" AJ ondeggiò il suo
piede, e un'onda di aria compresso lo centrò.
"Ora, quanto ad Ash e al suo-" ghignò, puntando il
piccolo pikachu nero che si stava faticosamente alzando, tremando e
scuotendo la testa. Ma Erika corse contro di lui e centrò il suo
stomaco con due colpi del suo bastone, quindi gli colpì le gambe,
facendolo cadere.
"Non pensarci nemmeno!" disse soddisfatta, assestando il colpo
finale che lo fece svenire. Sparky si rialzò, e la fissò con
occhi ardenti di giallo.
"Ne ho avuto abbastanza! Fratelli, è il momento!"
Gli occhi di Rainer brillarono improvvisamente di blu. Smise di
attaccare e si voltò.
"Sì, è il momento." Misty si bloccò,
confusa.
"Di cosa stai parlando?" Il Vaporeon congelato uscì
improvvisamente dal suo sarcofago di ghiaccio, e corse verso il retro
della nave.
Di colpo, Pyro si mise a ridere, e i suoi occhi arsero di rosso.
"E' la vostra fine. E' il momento." Il Flareon che stava
attaccando Bruno si fermò, quindi corse via, avvolto da una
fiammeggiante aura infuocata. Pyro lo seguì, tracciando una scia di
fiamme sul ponte col suo mantello.
"Torna qui è combatti," disse Bruno, costretto ad
inseguirli.
I tre fratelli e i loro pokemon erano immobili, al centro della nave.
"Non mi piace," disse Erika a Bruno e a Misty, che era appena
arrivata e le stava accanto. Ash indietreggiò e fece salire Pikachu
sulla sua spalla.
"State pronti."
"Per cosa?" chiese Misty incuriosita.
Rainer gridò.
"Vaporeon, unisciti!" Pyro gridò.
"Flareon, unisciti!" Sparky gridò.
"Jolteon, unisciti!"
I tre pokemon sembrarono illuminarsi, poi lentamente sembrarono
sovrapporsi, quasi fossero inconsistenti come aria. Quello che si formò
al centro cominciò ad espandersi, fino a raggiungere gli otto piedi
di altezza. Presto l'unione fu completa, e il risultato era un gigantesco
essere simile ad un drago, appoggiato a quattro zampe spinose, ma con tre
teste e tre code. Erano quelle dei pokemon che lo avevano generato, col
muso di Flareon al centro, e gli altri due ai lati. Alle teste
corrispondevano le code, ma, a parte ciò, quella era una creatura
nuova. Il torso era quello di un dragone, completo di ali e nero come la
notte. Le tre teste ruggirono all'unisono, un suono orrendo che squarciò
l'aria. Gli artigli squarciarono il ponte d'acciaio. Bruno sbattè
le palpebre.
"Santa merda."
"L'hai detto," aggiunse Erika. Guardò il suo bastone,
poi l'Eeve dragone, e nascose l'arma dietro di lei, arrossendo.
Ash e Misty guardavano in silenzio, i loro mantelli ondeggiavano
all'unisono nel vento. Pikachu era ancora sulla spalla di Ash. Il portello
dietro di loro si aprì, e Lily sporse fuori la testa.
"Che diavolo succede, perchè improvvisamente abbiamo preso
una tonnellata di carico in più?" Il dragone ruggì.
Lily fissò il mostro con occhi terrorizzati.
"Oh... Bene, divertitevi. Sayanara!" Sbattè il portello
e lo sigillò. I tre fratelli risero.
"Ora, rispondete, non siete voi che avete ucciso il nostro piccolo
fratellino?" Misty scosse la testa.
"Per l'ultima volta, non abbiamo ucciso Mikey."
"Bugiardi," li accusò Pyro. "Comincio io.
Triverion, Furia Infuocata!" fissò Ash e lo indicò. "Su
di lui!" Ash si spostò di lato, ma la testa centrale lo seguì
con occhi rossi e minacciosi, inalando con forza.
"Ragazzi," commentò Erika improvvisamente. "E'
la mia immaginazione, o fa più freddo?"
"Non è il momento di pensare al meteo, Erika"
rispose Bruno piattamente. Ash la guardò con la coda dell'occhio. "No,
davvero, ha ragione. Questo gelo... non è naturale." Guardò
dietro alla nave. "E quei gyarados che ci seguivano sono scomparsi."
"Ash, attento!" lo avvertì Misty mentre la teste
centrale di Triverion spalancò le fauci, e lanciò una enorme
colata di fiamme bianche dalla gola. Ash si inginocchiò, coprendosi
col mantello mentre l'immensa palla di fuoco lo centrava. Le fiamme si
annerirono, e Misty, Bruno ed Erika ricevettero una folata di intenso
calore. Una nebbia nera e il fumo impedivano invasero i loro occhi.
"Troppo facile," disse Pyro sprezzante, lisciandosi i
suoi capelli rossi. "Ora dov'è Brock?" Poi, quando la
nebbia scura venne soffiata via dal vento pungente, vide una sagoma nera,
in ginocchio, avvolta in un mantello nero e fumante. "Che cosa? Sei
duro a morire, eh?" ma di colpo i suoi denti tremarono, e Pyro si
coprì nel mantello rosso, sentendo il freddo. "Ehi, fratelli,
lo sentite? Si gela, qui!"
Un vento più gelido cominciò a soffiare dall'ovest, e
tutti cercarono sull'orizzonte, ma l'oceano nero era scomparso, coperto da
una nebbia impenetrabile. Stava avvicinandosi rapidamente, e sembrava
un'enorme onda di bianco.
"Ti spaventi per un temporale?" gridò Rainer. "Tocca
a me! Triverion, pronto per una Furia Ghiacciata." Puntò Misty
col dito. "Su quella puttana!" Sparky afferrò il suo
braccio.
"Fermo, quello non è un normale temporale." Pyro diede
sussultò e si girò.
"Merda. Che sia lei? Siamo abbastanza vicini da-"
E poi il vento crebbe ancora in intensità, e la grandine cadde
copiosa. Il chicchi erano enormi, e sembravano sassi sulle loro schiene.
Un forte suono ossessionante pervase l'aria, mentre essi si schiantavano
sul ponte della nave.
Butch e Cassidy stavano guardando l'azione accanto a Suzie, sul ponte di
prua della grande nave da guerra della Lega Pokemon. Era un luogo
privilegiato, per l'osservazione: una visuale perfetta e nessun rischio.
"Non uccideranno Ashura, vero?" chiese Cassidy ad alta voce. "Quell'attacco
di fuoco sembrava davvero letale. Anche per lui." Suzie non se ne
interessò.
"Dubito che potrebbero ucciderlo. Dopo tutto è uno dei
Maestri di Pokemon Proibiti." Socchiuse il suo occhio non coperto dai
capelli. "Tutto ciò che voglio è Brock." Butch
rabbrividì e si avvolse nel mantello grigio.
"Si gela! Dovremmo andarcene, sembra che stia cominciando a
nevicare," disse indicando il cielo. Cassidy bestemmiò,
sentendo un pezzo di ghiaccio centrarle la testa bionda.
"Non è neve, idiota. E' grandine!" E poi si udì
un rumore più detestabile di quello di cento unghie su una lavagna.
La nave si fermò di colpo sotto i loro piedi, facendo inciampare
Butch e Cassidy in avanti. Suzie, comunque, rimase salda sui due piedi. Si
sporse in avanti e osservò i dintorni.
"L'acqua intorno alla nave è ghiacciata," disse con
calma. Cassidy che anche la nave più piccola che stavano inseguendo
era bloccata.
"Anche loro sono stati ghiacciati. Ma da cosa?"
"Forse da quello," Suzie accennò col mento.
Fissarono il fianco della nave, su cui si era abbattuta un veloce onda
di nebbia. E al centro di essa, una figura solitaria. Sembrava che la
condensa si emanasse da essa, addensandosi mentre si avvicinava
dall'orizzonte. Era come se stesse camminando sull'acqua.
Ash si guardò intorno, ancora inginocchiato e col mantello
fumante per il calore dell'attacco di fuoco, e notò la sagoma nella
nebbia, che avanzava. Lentamente, emersero i dettagli. Indossava il
mantello di un Maestro, cosa abbastanza ovvia visto il suo potere, del
colore del ghiaccio, un pallido ceruleo. Il vento gelido la colpiva di
lato, evidenziando una figura snella e tornita. Il mantello, agitandosi,
mostrava lunghe gambe lattee. Una donna. Al contatto coi piedi, l'acqua
ghiacciava, e probabilmente era per quello che riusciva di camminare
sull'oceano. E poi i suoi movimenti rapidi e aggraziati dimostravano che
stava pattinando sul ghiaccio che generava. Occhi verdi e brillanti arsero
fra le ombre del cappuccio.
Lorelei. La prima dei Quattro Grandi.
Si avvicinò ancora, e l'aria divenne ancora più
insopportabilmente fredda, mentre la nebbia fagocitava la già
scarsa luce. Ash si coprì il volto col suo cappuccio, e lo strinse
per bene. Pikachu si accucciò fra le sue braccia e affondò
il muso nel collo, agitando le orecchie puntute. Anche gli altri si erano
avvolti nei loro mantelli e cappucci, tutti tranne Misty, che non sembrava
risentire del gelo o della grandine. Quest'ultima sembrava anzi
dissolversi prima di colpirla. Fissava silenziosamente Lorelei, uno
sguardo brillante di azzurro, mentre i suoi capelli rossi sembravano
ardere nell'oscurità improvvisa. Il gigantesco Triverion si era
appallottolato sul ponte, tremante, nel tentativo di tenersi al caldo.
Finalmente, quando Lorelei arrivò a circa trenta piedi dalla loro
nave, si piegò di lato e scivolò sul cammino di ghiaccio che
stava creando, fermandosi in una nuvola di scintille blu. Il suo lungo
mantello non fu altrettanto veloce, e rivelò un corpo quasi nudo
sotto di esso. La sua testa era ancora coperta dal cappuccio, e solo gli
occhi erano visibili, chiazze di verde ardente nell'ombra.
"Fa caldo." La sua voce era gelida, fredda come il vento
artico. Era davvero piacevole, come quella di una cantante, ma sembrava
ghiacciare l'anima. "Il caldo deve essere distrutto." I tre
fratelli Eevee, Rainer, Pyro e Sparky, fecero un passo indietro,
terrorizzati.
"Qual'è il problema?" bisbigliò Erika. "Non
è dalla vostra parte?"
"Sì e no," rispose Pyro con lo stesso tono di
voce. "Si dice che Lorelei sia impazzita qualche anno fa, e ora
nessuno sa per chi combatta."
"Cosa?" Bruno sembrò completamente disgustato. Ash annuì
lentamente.
"È vero. E' per questo che è stata
allontanata dagli altri Maestri e Istruttori della Lega."
"Non lo sapevo," borbottò Bruno. Erika fece svanire il
suo bastone in un bagliore color smeraldo.
"La domanda è: cosa ci fa qui?" Le rispose Sparky.
"Siamo vicino a Cinnabar. Lei era responsabile del punto focale
dell'isola, per l'apertura del cancello. Lord Garick ha dovuto usarla,
perchè, dopo tutto è ancora uno dei Maestri di Pokemon più
potenti del mondo." Un gemito dal pavimento. Tutti si voltarono, e
osservarono AJ mentre riprendeva conoscenza e si alzava.
"Ricordo quella puttana," sbuffò adirato. "E'
colpa sua se non riuscii nemmeno a qualificarmi per il torneo della Lega
nell'anno successivo!" Afferrò la sua spada e saltò giù
dalla nave, per attaccarla. Ash cercò di afferrarlo, ma senza
successo.
"AJ, pazzo. non sai quello che fai!"
AJ atterrò sul blocco di ghiaccio che circondava la nave e corse
verso di lei, scivolando e tenendo la sua spada in orizzontale, al suo
fianco.
"Sei morta!" gridò fissandola inferocito. Lorelei lo
attese, muta mentre il vento freddo gonfiava il mantello intorno alla sua
forma sinuosa. Ma quando AJ fece per colpirla con la spada,
improvvisamente girò su se stessa, liberò una gamba da sotto
il mantello e sferrò un tremendo calcio. AJ scivolò,
sbilanciato dal colpo che aveva centrato la sua arma, e lei ne approfittò
per sferrare un secondo calcio, che squarciò l'addome
dell'avversario. AJ lasciò un ultimo rantolo, e Lorelei si spostò,
lasciando che il corpo si schiantasse contro il ghiaccio, che si sciolse
al contatto. AJ affondò nelle acque nere, senza lasciare traccia.
Lorelei si voltò per folgorarli con l'intenso bagliore dei suoi
occhi.
"Il calore è una malattia che lascia sentire. Presto tutto
sarà sostituito dal felice gelo." La sua aura di nebbia bianca
cominciò ad espandersi, verso la nave. Ash sentì dei
movimenti al suo fianco, ma non riuscì a impedire che un'altra
persona saltasse giù dalla nave.
"Misty!" Balzò verso il ghiaccio, seguita dal mantello
blu e dai capelli che ondeggiavano nell'aria, con gli occhi ardenti di una
luce azzurra. Sotto i suoi stivali spuntarono due lame da pattinaggio.
Atterrò e cominciò a pattinare verso Lorelei. Stringendo
Pikachu sotto il mantello per scaldarlo, Ash fece per seguirla, ma
inaspettatamente due mani spesse lo afferrarono e lo bloccarono
saldamente. Si voltò per trovare Bruno dietro di lui, che lo
fissava con fieri occhi scintillanti di ruggine.
"Bruno, che Diavolo fai?" Tutto ciò che fece Bruno fu
stringere la presa, immobilizzando anche Pikachu fra le braccia del suo
allenatore. Chiuse gli occhi.
"Mi spiace, Ash."
Misty si bloccò, scagliando una nube di polvere di ghiaccio
mentre scivolava coi pattini per fermarsi. Davanti a lei, Lorelei,
immobile,due macchie di luce verde fra le ombre del volto. I mantelli
sembravano muoversi all'unisono, seguendo le folate di vento ghiacciato.
Non sapeva bene cosa stesse facendo. C'era solo la vaga sensazione che
avrebbe dovuto cercare il confronto. Improvvisamente, Lorelei si tolse il
cappuccio, e liberò i lunghi capelli nel vento. Erano un blu scuro,
una tinta quasi identica alle acque dell'oceano. Davanti agli occhi verdi,
gli occhiali ovali, gli stessi che aveva usato ai tempi dei tornei della
Lega Pokemon.
"Tu sei calda... e fredda allo stesso tempo." La sua voce era
appena più di un bisbiglio. "Cerchi il gelido oblio?" Le
sue mani, lungo i fianchi, presero a pulsare di energia azzurra, emanando
una nebbia più bianca di quella naturale.
"Lorelei..." la implorò Misty. "Perchè?"
Pensò al passato. Anni fa, Lorelei, la signora dei pokemon
ghiaccio, era stata il suo idolo. L'aveva guardata dal basso, come Ash
aveva guardato gli altri Grandi. Un tempo, aveva pensato perfino di
seguire i suoi passi, un allenatrice di pokemon ghiaccio - ma l'acqua, il
suo primo amore, le aveva fatto rinunciare. Lorelei era distaccata, una
personalità fredda, ma anche così, nel profondo, Misty
pensava che fosse una brava persona, qualcuno con cui condividere i propri
segreti. Questa Loerelei era diversa, aveva abbracciato il gelo. E
nient'altro. Improvvisamente Lorelei spalancò gli occhi, e una
leggera macchia di rossore invase il suo viso pallido.
"T-Tu!" gridò. "Così pensi di poter
sfuggire alla morte?" Alzò le sue braccia la cielo, scagliando
la sua energia verso le nubi. Dall'alto, arrivarono ruggiti e brontolii.
Misty scivolò indietro di fronte a quella furia gelida, tanto
fredda che perfino lei la sentì. La grandine cominciò a
cadere più fitta, e le raffiche di vento si fecero ancora più
intense - abbastanza da frantumare il ghiaccio introno a loro. Costrinse
Misty ad allontanarsi nuovamente.
"Supremo Pokemon di Ghiaccio!" gridò Lorelei al vento
urlante. "Mostrale il gelo che solo il ghiaccio può dare!"
Era come se uno spaventoso terremoto avesse colpito l'oceano. Il ghiaccio
su cui poggiavano si frantumò. Misty urlò terrorizzata,
osservando la nave delle sue sorelle sollevata da qualcosa... qualcosa di
immenso che spingeva da sotto, da sotto l'isola di mare ghiacciato che li
aveva intrappolati.
Di fronte alla nave, una massiccia testa, quella di un immenso lapras,
squarciò la lastra di ghiaccio. Era traslucido, come il ghiaccio più
puro, ma i suoi occhi brillavano di un rosso crudele, il colore del
Proibito. Si levò ancora più in alto, mostrando un collo
elegante, liscio come il ghiaccio che lo costituiva. Mentre emergeva,
Misty notò che la nave era sulla schiena del lapras, incastrata fra
le spine che adornavano il suo dorso. Il suo corpo gelido si levò
sopra l'isola ghiacciata, sollevando la nave di almeno trenta piedi.
Lorelei calò improvvisamente le braccia.
"Blizzard!" urlò.
"Lasciami andare!" gridò Ash, ma Bruno continuava a
stringerlo fra le sue braccia possenti. Rimaneva zitto, senza dire una
parola. Gli occhi di Ash arsero d'oro, brillando nell'oscurità
creata dalla tempesta. "Non vedi? Misty... ARGH!" Si liberò
furiosamente dalla stretta con un violento fiotto di energia, e stava per
saltare giù dalla nave, quando il ponte vibrò pazzamente, e
lui perse l'equilibrio, finendo carponi. Pikachu scivolò dalle sue
braccia e atterrò sulle zampe. Tutti gli altri percepirono la
tremenda scossa proveniente dal basso.
"Ci stiamo... ci stiamo sollevando!" Erika boccheggiò,
strisciando verso il parapetto per guardare di sotto.
"Merda!" imprecò Sparky. Erano tutti con la faccia
contro il ponte, mentre la nave saliva ancora, per poi fermarsi con
un'ultima scossa. La grandine colpì le loro schiene, mentre la
tempesta raggiungeva proporzioni impensabili.
Davanti alla nave, il retro di una mostruosa testa si spingeva ancora più
in alto. Era luccicante, e trasparente come ghiaccio. Ash sentì un
tremito gelido attraversargli la spina dorsale, ma non fu per il freddo.
"M- Ma è il Pokemon Supremo di Ghiaccio!" Era
la voce di Rainer. "Quel lapras!"
"Pensavo fosse morto!" disse Pyro, in preda al panico. Non
poteva essere! I pensieri di Ash lo rifiutavano. Era LEI il Pokemon
Supremi di Ghiaccio?
"Nessie!" gridò al pokemon. "Sei tu?"
Immediatamente, la testa del lapras cominciò a girarsi. I suoi
occhi ardenti si allargarono, fissandosi su di lui. Una voce femminile
rimbalzò nelle loro menti. Un contatto telepatico superò il
caos dell'aria.
"Maestro Ash?"
"Nessie? C-come...?"
"Pikapi!" aggiunse Pikachu. Il lapras chiuse i suoi occhi
crudeli.
"Mi dispiace."
E il mondo divenne bianco.
La bufera di neve innaturale montò al massimo della sua violenza,
inglobando tutta la nave col suo abbraccio ghiacciato. Anche la nave della
Lega venne colpita, e fu scagliata lontano, come una foglia in un uragano.
Ma quello non era stato creato per uccidere. Il motivo era un altro. Una
vendetta.
Un giorno e mezzo di tempesta.
Laselle si svegliò di soprassalto. Era buio, e vedere era quasi
impossibile, specie subito dopo essersi svegliata. Poteva però
sentire molti suoni, quelle di altre persone attorno a lei. Cosa era
successo? L'ultima cosa che ricordava era che sedeva a cena... qualcosa le
solleticava sul sedere, e questo, assieme a un debole suono da sotto di
lei, la svegliarono definitivamente.
"Laselle, potresti scendere da me?" Le parole acquisirono
progressivamente un senso, mentre la sua mente le decifrava. Si girò
e scoprì di essere seduta sulla testa di Giselle.
"Diamine, sorellina, non ti sapevo così perversa,"
disse, tradendo sonnolenza nella voce. Giselle sbuffò irritata.
Laselle la ignorò e cercò di adattare i suoi occhi alla
scarsa luce. Mangiare la cena era stata davvero l'ultima cosa che aveva
fatto. Erano ancora nella sala da pranzo della nave... che era
completamente in disordine. Il pavimento sembrava piegato di lato, i
tavoli e tutte le sedie, vinti dalla gravità, si erano raccolti
contro il muro. Quasi tutti li avevano seguiti, ed era questo il motivo
per cui si era ritrovata sulla testa di Giselle. Altre persone si stavano
lamentando, cercando di liberarsi dalle cianfrusaglie e da altri corpi
svenuti.
Una volta liberata, Giselle cercò di alzarsi, ma scivolò e
cadde di nuovo, lanciando un gridolino indignato. Per un attimo rimase lì,
coi capelli sopra la faccia, ma poi si inginocchiò e sembrò
ridere e piangere allo stesso tempo, col viso ancora coperto dai capelli.
Laselle cominciò a ricordare.
"E' stata una specie di tempesta," suppose, senza cercare di
stare in equilibrio sul pavimento inclinato. Era utile imparare dagli
sbagli della sorella.
Qualcuno inciampò su di lei, e Laselle si voltò di scatto.
Era Junior, e aveva un'aria un po' più rozza, coi jeans e la
maglietta nera strappati, e con quei capelli scompigliati. Il suo cappello
doveva essere disperso fra le altre cianfrusaglie, visto che ora non lo
indossava più.
"Stai bene?" chiese cercando di mettere in ordine i capelli.
"Penso di sì." Ebbe una folgorazione. "Oh no! Ash
era uscito, vero? Era, era-" Giselle soffiò via una ciocca dal
volto.
"Come mai, Laselle, ti interessa tanto?" Sentì il
sangue affluire al volto.
"Non sono affari tuoi!"
In quel momento, la porta sul lato lontano della stanza si aprì
di botto, e tre donne in tenuta da marinaio inciamparono sul pavimento. Le
sorelle di Misty.
"Allora, state tutti bene?" disse quella bionda, la più
alta. Daisy, ricordò Laselle. Fecero un rapido conteggio delle
persone. Sembravano tutti a posto, a parte Joe, un vecchio amico
d'infanzia di Giselle, che si era slogato l'anca. Laselle non se ne
preoccupò. Era un tipo patetico, secondo lei.
"Cosa diavolo è successo? Dove siamo?" chiese il
Capitano Jenny. Qualcuno guardò fuori il portello, a Laselle sembrò
Joy, il giovane medico del gruppo di Erika.
"Signora, vedo sabbie bianche fuori; una spiaggia, o qualcosa del
genere." I suoi occhi blu parvero confusi. "Mai vista sabbia così
bianca!" Il Capitano Jenny si avvicinò.
"Ehi, guarda Joylene, un tuo parente!" L'infermiera Joy della
Cittadella sorrise.
"Ha ragione. E' una delle mie cognate."
"Sai, non capisco ancora come voi Joy facciate ad essere identiche
senza essere parenti di sangue," affermò Jenny.
"Humph!" Disse Joylene, "E le tue cugine
identiche a te? Non sono anch'esse senza senso?"
"Davvero, è strano anche questo," disse il capitano,
stringendosi nelle spalle. Daisy le interruppe prima che potessero andare
avanti.
"Sabbie bianche? Come se fossimo naufragati su una qualche
strana isola!"
"E Ash?" tentò Laselle. La più bassa delle
sorelle di Misty, quella coi capelli rosa, rispose brevemente.
"Duplica sta controllando il ponte in questo momento, ma
quelli che erano sul ponte quando è scoppiata la tempesta sembrano
scomparsi, al momento."
Ania, Colletra e Triana - tre Istruttori d'Erba - sembrarono
interessate. Laselle era contenta di vederle di nuovo, dopo averle
incontrate a Sud Lavender. Si erano conosciute nel gruppo del Maestro
Erika. Non erano niente di speciale, Ania coi suoi corti capelli neri e le
ciocche sull'occhio destro, Colletra con la coda di cavallo bionda e
Triana che sembrava la sorella di Junior, con gli stessi capelli scuri e
lo stesso gusto nel vestire; e le loro uniformi verdi parevano decisamente
malridotte.
"Anche il Maestro Erika?" chiesero.
"Apparentemente," rispose Violet, la seconda sorella.
"Il Maestro Bruno?" domandarono un paio di uomini vestiti di
marrone. Laselle non li conosceva, aveva sempre tentato di evitare il
gruppo di Bruno.
"Idem. E anche nostra sorella Misty."
Duplica inciampò sullo stipite della porta, coi vestiti coperti
di ghiaccio. Il suo respiro era denso, le labbra bluastre.
"Fa freddo fuori! Non ho avuto fortuna. Non c'è
traccia degli altri, solo qualche bruciatura e dei graffi sul ponte."
"Che cosa?" disse Lily scioccata. "La nostra
povera nave!"
"Sono solo dei graffi. Ad ogni modo, penso sia meglio che
veniate a dare un'occhiata al posto dove siamo naufragati."
Dieci minuti più tardi, tutti fissavano dal ponte superiore la
sponda su cui si trovavano. Era una spiaggia bianca. Tanto pura da
sembrare luminosa di suo. Una nebbia gelida riempiva l'aria intorno ai
loro piedi, coperti da una lastra di brina. Oltre la spiaggia, sembrava
esserci una scogliera di ghiaccio, ma era resa spettrale dalla nebbia
bianca. Dietro di loro, un oceano nero e calmo, che circondava la nave e
si infrangeva sulla sabbia. Laselle si abbracciò e rabbrividì.
"Hai ragione, Duplica, fa freddo!" Duplica raggiunse il
parapetto e lo scavalcò sopra con un movimento aggraziato. Un suono
ovattato annunciò il suo atterraggio sulle bianche sabbie della
spiaggia. Si inginocchiò e tastò il terreno.
"E' questo che volevo dire. Questa spiaggia... è fatta di
ghiaccio!" Laselle strabuzzò gli occhi. Ecco perchè
faceva così freddo! Le sorelle di Misty erano concentrate su
qualcos'altro.
"Bene, potreste guardare questo, adesso?" si lagnò
Daisy, esaminando qualcosa a poppa. "La turbina numero due è
totalmente fuori uso! Dobbiamo ripararla, o non potremo riprendere il
mare."
"Abbiamo trovato qualcosa con cui ammazzare il tempo," disse
Violet con un'alzata di spalle.
"Grande," gemette Lily, arrotolandosi le maniche della sua
giacca. Duplica le guardò dalla spiaggia e si strinse per tenersi
calda. "Non possiamo andare via finchè non troviamo gli altri.
Penso che siano qui, da qualche parte... ma dove siamo? Lo sapete?"
Daisy lasciò perdere la sua ispezione della turbina.
"Solo un secondo." Prese una piccola bussola e altri
strumenti da una tasca, e cominciò ad armeggiare. "E'
impossibile. A quanto pare, siamo in qualche punto nelle vicinanze di
Cinnabar Island." Si guardò attorno. "Io me la ricordavo
diversa, Cinnabar. E voi?"
"Non ne ha l'aria," concordò Duplica, battendo
i denti. "Isola di Icybar è più appropriato. Ma ora è
meglio organizzare una squadra di ricerche. Mentre riparate la nave,
possiamo andare a cercare Ash e gli altri."
"Vengo io!" disse immediatamente Laselle.
"E anch'io," aggiunse Junior. Colletra sganciò la
frusta dalla sua giacca verde.
"Ci siamo anche noi. Io, Ania e Triana. Il Maestro Erika
può avere bisogno del nostro aiuto."
"Potrebbe anche servire un medico," disse Giselle in
tono arrogante. "Eccomi qua."
"Grande," commentò sarcastica Laselle, ma sua sorella
si limitò a sorridere.
"E io?" chiese Joe, zoppicando fuori dal portello e
aggrappandosi alla ringhiera.
"No, la tua caviglia ci rallenterebbe," rispose Duplica da
sotto. Joe la folgorò con un'occhiata da dietro i suoi occhiali. I
due istruttori di Bruno parvero interessati.
"Ci piacerebbe venire, ma la nave rimarrebbe indifesa. Noi
dobbiamo restare qui."
"Parla per te," tuonò una voce profonda.
Laselle si girò e notò un uomo molto grosso, con una barba
marrone e un giaccone in tinta che usciva dal portello. Sebbene sembrasse
di mezza età, il corpo scolpito sotto i vestiti lasciava molti
dubbi in proposito. "Il Maestro Bruno mi ucciderebbe, se lasciassi un
bimbetto come Junior e un gruppo di donne in giro da sole in posto simile!"
"Hikaru!" uggiolò Junior. "Non sono più un
bambino!" Laselle sorrise furbescamente.
"Allora sei bravo a imbrogliare." Junior la fissò coi
suoi occhi verde mare, e giocherellò col suo berretto.
"A pensarci bene, è meglio se viene. Le bambine hanno sempre
bisogno di protezione." Giselle guardò sua sorella e scoppiò
a ridere.
"Ha vinto lui, stavolta, sorellina" disse fra le risate.
Laselle incrociò le braccia, furibonda.
"Noi resteremo con gli altri," disse il Capitano Jenny,
parlando anche per Joylene e la Joy più giovane.
"Penso che ci siamo tutti, allora," concluse Duplica. Osservò
la distesa ghiacciata che si stendeva in lontananza, pensierosa. "Però,
marciare qui sarà dura. Io posso trasformarmi in qualcosa, ma non
so come potrete fare voi." Lily si grattò il mento,
pensierosa.
"Uhm, potremmo aiutarvi noi, ma non ne sono sicura. Qualcuno di voi
sa pattinare?"
Una goccia. Un'altra. l'acqua fusa cadeva dal tetto ghiacciato della
caverna, lenta e cristallina. Dentro, la luce di un misterioso fuoco nero
danzava sui muri gelati, luccicando. Quelle innaturali fiamme sibilanti
non causavano fumo. Era strano, ma bastava a scaldare. Immobile, Ash cercò
di concentrarsi in modo da far durare quella fiamma. Non c'era
combustibile, a parte il ghiaccio del pavimento e la forza della sua
mente.
Un sospiro, e la donna che giaceva al suo fianco si stiracchiò.
Occhi verde erba cominciarono ad aprirsi, pigramente. Lasciando scappare
un piccolo sospiro, lei si sedette, avvolgendosi nella coperta nera che la
circondava. Rabbrividì, lasciando uscire le dita per scacciare dal
viso i capelli neri che le erano caduti sul volto. Nella luce delle fiamme
nere, emanavano riflessi bluastri.
"A-Ash? Cosa è successo?" chiese Erika, ancora
intorpidita. Notò che c'era anche Pikachu accanto a lei, che si
scaldava la coda col fuoco. Ash si stava stringendo nelle spalle, e sedeva
a gambe incrociate, indossando solo la sua maglietta nera i pantaloni
scuri. Rabbrividì, poi voltò il capo e indicò la
benda avvolta al suo braccio destro.
"Durante la tempesta, siamo stati sbalzati via dalla nave,
e siamo finiti sulla spiaggia. A parte Pikachu, sei stata l'unica che sono
riuscito a trovare. Ti ho trascinato in questa caverna. Sei rimasta
svenuta per un bel po'."
"Cosa? E gli altri? Misty?" Cercò di scaldarsi le mani
sul fuoco.
"Non lo so. Ma penso che siano qui, da qualche parte, su
quest'isola."
"Isola?"
"Sì. Cinnabar Island." Erika rimase stupita.
"Cinnabar Island?" esclamò, causando un'eco che rimbalzò
sulle pareti della caverna. "Ma allora come mai fa così
freddo? Ma non era un'isola tropicale? Una volta era una meta turistica.
Le sorgenti termali?" Ash sospirò.
"Sembra che Lorelei abbia fatto qualche ristrutturazione, allora."
Lo fissò coi suoi occhi verdi.
"E un altra cosa... quel lapras. Sembrava lo conoscessi." Intuì
la verità. "No, non può essere..." Lui annuì.
"Sì, quello era il mio Lapras... una volta." Sentendosi
a disagio, cercò di cambiare argomento. "Mi ha molto sorpreso,
quando Bruno ha tentato di fermarmi..." Erika lo guardò
pensierosa.
"Quanto sai precisamente di Bruno?"
"Non molto. Solo che è duro come dicono. Il Maestro
di Forza e Lotta... è cambiato, da quando lo vidi per la prima
volta. Ma ero solo un bambino."
"Lo hai incontrato da bambino?" domandò lei
interessata.
"Sì." Ridacchiò e scosse la testa,
ricordando. "Volevamo farci dire il segreto per essere dei Maestri di
Pokemon da lui..." sospirò ironicamente, e continuò. "Ovviamente,
allora nessuno era un vero Maestro, rispetto ad ora. Ma, tornando al
punto, non era spietato come è adesso. I suoi metodi, nelle Guerre
Oscure dei Pokemon, erano decisamente sbrigativi."
"Secondo te, Bruno e Lorelei erano buoni... amici?"
"Beh, credo di sì. Bruno era più vicino a lei che
agli altri Quattro Grandi, molto più di chiunque altro. Devo
ammettere che è stata dura farcela, contro loro due. Parlavano poco
e combattevano bene," disse confuso.
"Interessante," commentò Erika con l'abbozzo di un
sorriso. Improvvisamente cominciò a tremare in modo incontrollato.
Cercò di scivolare verso il fuoco, e fece per scoprirsi. Ma poi si
guardò e notò di essere nuda. Con uno scatto repentino si
coprì di nuovo e folgorò Ash, con occhi ardenti di luce
verde e irritata.
"Uhm, perchè sono nuda?" chiese con voce
ingannevolmente calma. Ash la guardò e cominciò ad
arrossire.
"Scusa, ma il mantello e i vestiti erano zuppi. Te li ho
tolti, altrimenti saresti morta di ipotermia, con questo freddo."
"Pika Pika!" concordò Pikachu.
"E, fidati, non ho guardato!" aggiunse lui. Erika era ancora
furiosa.
"Come, non hai guardato?"
"Che significa, volevi che lo facessi?" chiese Ash, confuso.
"Io, no, voglio dire... argh!" Erika sospirò,
cercando di mettere in ordine i pensieri. "Voglio dire, come hai
potuto togliermi i vestiti senza guardare? E' già difficile
metterselo addosso, il mio vestito, figuriamoci toglierlo!"
"Ho esperienza coi vestiti delle donne," disse Ash sulla
difensiva.
"Ci avrei scommesso." Erika sogghignò, sarcastica.
"E ho usato il mio senso interno, va bene?"
"Senso interno?" disse lei terrorizzata. "Questo
è anche peggio!"
"Io, uh, fai finta di niente!" concluse Ash in tono sconfitto.
Erika si guardò intorno.
"E dove sono le mie cose?" La sua voce era ancora decisamente
tesa. Ash indicò un fagotto al suo fianco.
"Eccoli qui. Li ho asciugato col fuoco per te." Lei lo fissò
preoccupata.
"Ehi, quello non è un fuoco naturale. Non attirerà
Pokemon Proibiti?" Lui inclinò la sua testa, incuriosito.
"Non lo senti? C'è tanta attività elementale
su quest'isola, che nessuno potrebbe individuare una singola persona.
Questo ghiaccio... guarda. vedi che il ghiaccio sotto il fuoco non si
scioglie? Se fosse naturale, ora starei nuotando."
"Uh... giusto," disse Erika. Lo guardò tremare. "Dov'è
il tuo mantello? Se hai freddo, perchè non lo stai indossando?"
Lui indicò le coperte che stava usando.
"Lo stai usando tu." Ebbe un tremito, rischiando di lasciar
cadere la coperta - che era davvero il mantello di lui - ma fece in tempo
ad afferrarla nel momento stesso in cui si accorse del rischio.
"Uh... grazie, credo." Arrossì. "Ora, per
piacere, passami la mia roba e voltati."
"Perchè?"
"Così posso vestirmi!"
"Oh." Le gettò le sue cose e fronteggiò il muro.
"Anche tu, Pikachu," aggiunse Erika.
"Cha." Ash annotò mentalmente un certo disappunto, in
quella risposta. Poi sentì i movimenti di lei, che imprecava mentre
cercava di infilarsi la biancheria intima senza lasciar scivolare via il
mantello.
"Sai, non mi sembri molto preoccupato, anche se siamo dispersi e
Misty sembra scomparsa," lo interrogò Erika.
"Nah, so che sta bene," disse Ash. "Lo sento
qui." Si battè il petto. "E comunque non mi interessa."
"Certo." Quella frase trasmise molta freddezza, come
se lei avesse appena ricordato qualcosa di irritante. "Puoi voltarti,
adesso." Ash lo fece, e riprese a scaldarsi al fuoco. Ora Erika
indossava il suo vestito verde e la minigonna, e teneva le sue lunghe
gambe incrociate, davanti a sè. "Prendi." Gettò il
mantello nero di Ash verso di lui, e si strinse nelle spalle coperte di
tessuto verde. "Dove sono i miei stivali?"
"Là." Indicò lui, puntando l'angolo lontano dove
lunghi stivali neri si adagiavano al muro ghiacciato della caverna.
"Ottimo. Faremo bene a muoverci, se vogliamo trovare gli altri ed
andarcene da questo pezzo di ghiaccio." Fece per alzarsi.
"Erika, fai attenzione, è-" Lei gridò,
scivolando all'improvviso e atterrando col sedere sul pavimento
ghiacciato.
"Owwwwwww," mormorò dolorante, rimettendosi in
ginocchio con un'espressione accigliata sul volto.
" -scivoloso," concluse Ash inutilmente. Si avvolse nel suo
mantello nero, e si alzò con cautela. "Per muoverci, dobbiamo
fare così,-" i suoi stivali vennero avvolti dall'ombra, e lui
si alzò di un paio di pollici, mentre due lame nere si formavano
sotto la suola. Scivolò sul ghiaccio, testando i nuovi pattini. "Vedi?
Lorelei mi ha dato un'idea, coi suoi pattini." Erika lo guardò
inorridita.
"Ma io non so pattinare," si lagnò cercando di
strisciare sugli stivali. Ash si grattò la nuca.
"Uhm... direi che sia venuto il momento di imparare."
Quando furono pronti a lasciare la caverna del ghiaccio, Ash era
perfettamente bilanciato sul ghiaccio, ma Erika barcollava in modo
ridicolo, e si appoggiava alla parete con una mano, cercando di restare in
equilibrio sulle sue lame di legno.
"Pattini di legno?" chiese Ash, osservando dubbioso.
"Beh, o così o niente, grazie mille," esclamò
Erika. "Inoltre, sono abbastanza duri e affilati. Vuoi che provi su
di te?"
"Uhm." Lui scosse la sua testa. "Non preoccuparti, ti
prenderò in parola." Colta dal panico, frugò fra i suoi
capelli.
"Dov'è il mio nastro per capelli preferito?" chiese
disperata.
"Pikachu," disse Ash, girando il capo per fissare il suo
pokemon, seduto sulla spalla sinistra. Pikachu agitava le sue piccole
zampe, giocando col nastro rosso.
"Chu!" Svogliato, porse riluttante il nastro ad Erika.
Sulla spiaggia ghiacciata, le onde oscure dell'oceano si infrangevano
pacate. Per quanto la brezza dal mare fosse gelida, comunque la
temperatura sembrava essersi alzata. Sopra le loro teste, il cielo
pulsava, grigio di nuvole gonfie e minacciose. Una debole luce emanata dai
ghiacci rendeva l'intera isola come un opale iridescente, abbacinante come
il sole nascosto dalle nubi tetre. Le sabbie di brina scricchiolarono
sotto le lame nere dei pattini di Ash, mentre scivolava sulla spiaggia
bianca cercando gli altri. Quella striscia gelata sembrava circondare
l'intera isola; avevano vagato tanto da aver dimenticato il momento in cui
erano partiti. Dietro di lui, Erika camminava, facendo confidenza coi suoi
pattini.
"Ehi, questo è piuttosto facile." Leggeri fiotti di
vapore uscivano dalla sua bocca ad ogni respiro.
"Questo non è pattinare, Erika, stai solo camminando coi
pattini," rispose lui con un ghigno ironico e qualche nube di
nebbiolina.
"Oh, taci." Erika si fermò e contemplò la
terraferma. "Raggiungiamo la città. Sono stanca e
infreddolita, e qui non c'è niente da guardare." Cercò
di togliere i capelli scuri che si erano infilati negli occhi. Ash grugnì.
"Sempre che ci sia ancora, una città." Si voltò.
"Ma credo che tu abbia ragione. E' quello che probabilmente farebbe
chiunque, al posto nostro." Fissò pensieroso il vulcano di
ghiaccio che appariva in lontananza, sull'orizzonte, al centro dell'isola.
Alcune nuvole lo stavano nascondendo. "Qualunque cosa stia
succedendo, di certo sta accadendo laggiù."
"Non capisco perchè non possiamo volare e cercarli
dall'alto." suggerì Erika. "Ho uno scyther che può
portarmi, e sono sicuro che hai una qualche tecnica per tenerti in aria..."
"Non possono sentirci, ma ci vedrebbero certamente, lassù,"
spiegò Ash. "Non vorrai incontrare dei Pidgeotto Proibiti, o
qualcosa di simile in grado di attaccarci, vero?"
"Toccata."
Cominciarono a inerpicarsi per il lungo e ripido sentiero che conduceva
al centro dell'isola. Cime di alberi, coperti dal ghiaccio, erano appena
visibili, avvolti da una fitta nebbia bianca - una specie di foresta. Poi
la sabbia di brina cominciò a scomparire, lasciando il posto ad una
dura distesa gelata, e dovettero pattinare per davvero. Erika cercò
di mantenere l'equilibrio.
"Ah, sto per -" Ash afferrò la sua mano, e cominciò
tirarla su per il pendio.
"Attenta."
"Pika," aggiunse Pikachu dalla sua spalla. Erika fissò
la mano di lui che stringeva la sua.
"Come ti permetti?" Lui continuò a trascinarla su per
il sentiero, facendo presa sul terreno con le lame dei pattini.
"Dannazione, sei davvero pesante" disse
sovrappensiero. "Ehi, ow! Mi stai stritolando la mano!"
"Spiacente," disse Erika disse in tono impenitente.
In cima al pendio, Ash la liberò dalla sua presa, e lei arrancò
verso uno dei tronchi congelati. Vi ci si appoggiò, ma subito un
tremito freddo la fece indietreggiare, spaventata.
"Questo-questo è terribile," disse turbata.
"Questo cosa?"
"Chu?" Cominciò ispezionare tutti gli altri alberi.
"Questi alberi... non sono coperti di ghiaccio. Sono di ghiaccio.
Guarda, è come se li avessero ricreati." Ash seguì lo
sguardo di lei.
"Temo che Lorelei stia facendo qualche decorazione... ho
quasi paura di vedere quello che ha fatto alla città."
"Duh, non sarà una bella sorpresa," disse Erika,
accarezzando un tronco di ghiaccio. "Brrr... mi verrebbe quasi voglia
di avere un pokemon di fuoco. Quasi, ma non completamente." Lui stava
ancora guardando gli alberi. Erano come sculture perfettamente intagliate;
una bellezza strana. Fredda.
"Sbrighiamoci. Prima troviamo gli altri, prima potremo trovare
qualcosa da mangiare." Non mangiavano fa almeno un giorno, e i loro
stomaci lo sapevano bene. Se solo avesse avuto il suo zaino - con le poche
razioni di emergenza - ma sfortunatamente l'aveva lasciato nella sua
cabina, sulla nave.
"Pikapi!" Pikachu si illuminò, sentendo parlare di
cibo. Erika sorrise.
"Ehi, forse non sei così sciocco come dice Misty." Lui
la guardò impassibile.
"Non dire quella parola che inizia per M."
Una brezza leggera aveva sostituito il vento più forte di prima,
ma faceva ancora abbastanza freddo, e il paesaggio era ancora più
gelido. Era una vera e propria città scolpita... ogni casa,
edificio e struttura era stato non già congelato, ma trasformato in
ghiaccio, come la foresta che avevano attraversato prima di raggiungere
quel posto. Anche i segnali stradali, le cassette della posta, i fiori, e
tutta la vegetazione era diventata di ghiaccio.
Misterioso.
Sembrava che loro fossero gli unici esseri viventi dell'isola. Erika
aveva fatto un minimo di pratica, e ora pattinava sulla sinistra di Ash,
lungo la strada, anche se ogni tanto tendeva a scivolare di lato.
"Vedi? Era ovvio, no?" disse lei, indicando la città di
ghiaccio. Poi gridò, puntando qualcosa vicino a un panettiere,
all'altro lato della strada. "C'è qualcuno là!"
Strano, lui non aveva percepito nessuno. Ma in effetti c'era qualcosa di
forma umana, appoggiata all'ingresso di un vicolo.
"Stai qui." Pattinò verso la figura, mentre lo zefiro
gonfiava il mantello nero col suo soffio pungente. "Non è una
persona - solo una specie di scultura di ghiaccio." Sembrava davvero
viva; un soldato di ghiaccio. Un fioco raggio di luce attraversò
quell'oggetto traslucido, rendendolo opalescente. Erika, che non aveva
seguito il consiglio e si era avvicinata, lo raggiunse.
"Scultura di ghiaccio?" Il suo naso sbarazzino si contorse. "Uh!
Ti sbagli! Questa è una persona! Almeno, lo era." Ash si
morsicò il labbro inferiore.
"Temo tu abbia ragione."
"Pika," disse Pikachu, fissando con aria scioccata.
"Ma... guarda l'uniforme," continuò Erika. "È
un soldato della Lega Pokemon. Perchè dovrebbero fare una cosa
simile ai loro uomini?"
"Hai visto in che stato era Lorelei," commentò
piattamente Ash.
"Hmmm... toccata di nuovo." Osservò la strada e gli
edifici, cercando con attenzione qualcosa. Solo altre sculture di
ghiaccio, come questa, notò con aria accigliata.
"Sembra che siano stati tutti congelati. A quanto pare,
Lorelei ha messo in pratica la sua minaccia... o promessa... di
distruggere tutto il caldo."
"Lei è così potente?" si meravigliò
Erika.
"Ovviamente i guardiani dei punti focali sono diventati più
potenti, grazie all'apertura del portale. Altrimenti, Lorelei non avrebbe
potuto fare tutto questo così in fretta." In quell'istante, il
soldato congelato che avevano trovato crollò improvvisamente sul
suolo di ghiaccio. Si spezzò in tre pezzi più grossi e
numerosi piccoli ciottoli, che rotolarono dappertutto. Quel rumore, forte
e inatteso, echeggiò fra i muri della città ibernata creando
un effetto ossessionante.
"Uh Ah! Non l'ho toccato, non sono stata io," disse Erika,
alzando le mani.
"Non fa niente, tanto era già morto." Si piegò
ed esaminò i frammenti. "Sì, nessuna traccia di rosso.
Niente sangue. Solo ghiaccio." Erika stava guardando attraverso la
finestra del negozio.
"Così suppongo che se sgelassimo quel pane, ne otterremmo
solo acqua." Sospirò, ma poi aggrottò le ciglia e sembrò
fissare la vetrata più da vicino.
"Che succede?"
"I miei capelli, sono tutta spettinata," disse
fissando il suo riflesso nel ghiaccio e pettinando con le dita i suoi
capelli blu-neri che crollavano scompigliati sulle spalle. "E ho
anche perso la mia borsa di cosmetici. E i miei profumi."
"Sei strana," commentò Ash scuotendo la testa. "Inoltre,
sei molto meglio senza tutti quei liquami puzzolenti." Gli occhi di
Erika nel riflesso della finestra divennero fessure verdi.
"Sì, dimenticavo il tuo disprezzo per i miei profumi. Mi
domando cosa ci possa trovare una qualunque ragazza, in te. A parte
l'aspetto esteriore, intendo." Ash mise le sue mani dietro la testa e
le rispose con un ghigno adirato.
"Finchè non hai quello stampino rosso a X da cacciarmi in
faccia, sono al sicuro." Erika armeggiò nel suo mantello
verde.
"Grazie per avermi ricordato che ce l'ho ancora," disse con un
sorriso altrettanto cattivo.
Ma in quel momento, un fremito le percorse la schiena e lei si voltò,
allarmata. Anche lui sentì qualcosa. Molte cose. Non poteva dire la
direzione da cui provenivano, con tutto quell'elementale di ghiaccio che
li circondava.
"Hmmm, mi piacerebbe molto essere marchiato di nuovo,
Erika, ma dovremmo posporre e uscire da qui. Sta arrivando qualcosa, e non
sembra amichevole."
"Cosa?" Riprese la sua espressione seria e si guardò
intorno, scivolando sui pattini. "Dove?"
"Non so." Erano più vicini, adesso. "Andiamocene!"
si mise dietro di lei, piazzò le mani contro le spalle del suo
mantello verde e prese a spingerla lungo il marciapiede gelato.
"Non così veloce!" gridò Erika spaventata da
quella velocità.
"Mi spiace, ma dobbiamo sbrigarci!"
Ma proprio mentre superavano un incrocio, in mezzo a due edifici
imbiancati, Pikachu esclamò:
"Pika!" e poi fu il caos, mentre qualcosa centrava il fianco
di Ash. Perse la presa su Erika che cominciò e scivolare lungo la
strada, urlando. Ma quella era la sua preoccupazione minore, mentre cadeva
all'indietro, con Pikachu che si aggrappava alla faccia e gli impediva di
vedere, e con qualcos'altro che gli piombava sopra.
"Ash?" disse una voce femminile da sopra di lui, mentre
scivolava sulla schiena.
"Misty?" rispose Ash. Gli occhi erano ancora bloccati dal
corpo di Pikachu, ma aveva riconosciuto la voce. Spostò il suo
pokemon, e la sua visuale venne riempita da due occhi blu, finchè i
capelli rossi di lei non gli coprirono di nuovo il volto. "Mrpht!"
gridò. Misty alzò la testa e si guardò intorno mentre
scivolavano all'indietro sulla schiena di Ash.
"Spiacente! Conto fino a tre, poi saltiamo via!" urlò
lei.
"Perchè?" chiese Ash sputando i capelli rossi
che gli erano rimasti in bocca. Cercò di guardare nella direzione
in cui si muovevano. E vide il perchè. Numerose forme a quattro
zampe, come growlithe di ghiaccio nero, sibilavano e li aspettavano poco
più in basso, mantre altri arrivavano dalla direzione in cui Misty
era comparsa. Non poteva vedere chiaramente, con Misty e Pikachu sopra di
lui, ma sembravano completi di zanne, artigli, occhi rossi e aculei di
ghiaccio scuro. "Che domanda stupida," si rispose
sardonicamente. "Va bene, uno, due tre - Salta!"
Con tempismo perfetto, si separarono, spingendo sul ghiaccio con le mani
per rimettersi sui pattini in un turbinio dei loro mantelli blu e nero.
Cominciarono a pattinare lateralmente. Pikachu atterrò sulla spalla
sinistra di Ash e si aggrappò mentre acceleravano, e il vento
scuoteva la sua coda frastagliata. Urla furiose e guaiti li seguivano,
mentre le creature oscure iniziavano la caccia.
"Chi stavi spingendo?" chiese a un tratto Misty, puntandolo
con la coda dell'occhio.
"Spingendo? Era Erika... Erika, oh merda!" Davanti a loro, in
cima alla collina verso cui la strada li stava guidando, potè
intravedere una figura con un mantello verde, che scivolava velocemente
cercando di tenersi in piedi. Si diede una spinta, cercando di accelerare
e recuperarla.
"Sta scendendo quella collina!" urlò Misty da
dietro di lui. "Come hai potuto farla andare così veloce?"
"Io? Sei tu che mi si venuta addosso!"
"Lei non sa pattinare! Non avresti dovuto farlo fin
dall'inizio."
"Lei non sa pattinare, quindi non avrei dovuto farlo!"
"Uhm, voi due, volete aiutarmi o no?" li interruppe Erika con
un grido di panico da davanti a loro, mentre raggiungeva la cima della
collina. Ash si protese in avanti.
"Non preoccuparti, ti ho..." La sua mano riuscì a
fatica ad afferrare il mantello verde. "Presa!" concluse
trionfante. Sfortunatamente il mantello scivolò via dalle sue
spalle, e nel processo lei si ritrovò a pattinare all'indietro.
Erika lo fissò furibonda, stringendosi nelle braccia nude, coperta
solo da un leggero vestito verde, e cominciò una terrificante
discesa lungo il fianco ripido della collina di ghiaccio.
"O no," borbottò lui.
"Questa me la paghi, Ash!" Erika disse con calma notevole. I
suoi capelli neri le coprivano la faccia, mentre la pendenza le faceva
prendere velocità. I palazzi di ghiaccio correvano attorno a loro,
pronti a farli rimbalzare sulle gelide pareti bianche come in un doloroso
flipper.
Un gruppo di otto persone pattinava rapidamente lungo la strada
ghiacciata che conduceva al centro della città. Stavano tutti
osservando le case congelate e le piante della periferia, cercando un
segno di vita mentre acceleravano. Ma non trovarono nulla. Solo i suoni
del vento e dei loro pattini che scivolavano sul ghiaccio, accompagnato
dal loro respiro. Duplica era davanti a tutti, lasciando che i suoi lunghi
capelli blu ondeggiassero nell'aria pungente assieme al suo mantello
viola.
"Sapete, è quasi divertente," esclamò
improvvisamente. "E' una gigantesca pista da pattinaggio!"
Laselle, dietro di lei, la pensava allo stesso modo.
"Ma non pensi che sia molto strano?" chiese. "E che è
successo alla gente? Dopo tutto, questa è una città della
Lega." Da dietro arrivò la voce di Junior.
"Forse si sono tutti spostati a Indigo Plateau, la
capitale della Lega Pokemon. Penso che faccia troppo freddo per vivere in
un posto simile, e poi cosa avrebbero potuto mangiare?"
"Il ragazzo ha ragione," concordò Colletra. "Ma
la domanda è, perchè questa città è ridotta
così? Correggetemi, ma Cinnabar è un'isola molto a sud, no?
Il tempo è un po' troppo freddo, per questo posto."
"Pericolosamente freddo," disse Duplica in tono
improvvisamente irrequieto. "L'elementale di ghiaccio è
dappertutto. Sta interferendo con l'equilibrio. La buona notizia è
che possiamo usare attacchi speciali se vogliamo, perchè con tutto
questo caos di elementi non possono trovarci." Giselle sembrava
suonare il violino, con uno strano piccolo aggeggio.
"E' vero, il rilevatore energetico è balzato fuori
scala."
"E la cattiva notizia?" chiese Ania scivolando al
fiano di Triana. "Tutto questo avrà pure una fonte, magari la
stessa cosa che ha causato quella tormenta che ha colpito la nave."
"Spero solo di trovare Ash e gli altri, e di riparare la nave per
partire prima che succeda qualcos'altro," rispose Duplica. Junior uscì
dalla formazione e si mosse lateralmente.
"Guardate qui, gente! Qualcuno ha fatto delle sculture di neve.
Molto realistiche, non trovate?" Il resto di loro rallentò e
si fermò, scivolando sulla strada per ammirare il ritrovamento di
Junior. Di fronte ad una delle fattorie abbandonate, sul cortile, c'erano
alcuni cespugli, e molte statue di ghiaccio. Laselle fissò il volto
di una bambina di ghiaccio, a disagio. Era in posa, come se stesse
correndo, e alcuni rigonfiamenti sulle guance sembravano lacrime
ghiacciate. La contemplazione venne interrotta da Hikaru, che la raggiunse
e fissò l'opera d'arte con la sua faccia barbuta.
"Troppo realistico." Si voltò, cercando qualcosa
sull'orizzonte. Lei seguì il suo sguardo, e notò scioccata
numerose altre figure di ghiaccio, in varie pose, nei giardini o anche per
strada. "Ora sappiamo quello che è successo alle persone di
Cinnabar, temo." Colletra fissò disgustata un'altra statua,
quella di un uomo. Tirò la cima della sua coda di cavallo bionda
nervosamente.
"Ma questo non ha senso! Era una città controllata dalla
Lega. Hanno assassinato i loro stessi uomini!" Duplica aggrottò
le sopracciglia, studiando la stessa statua.
"Voglio fare una prova." Improvvisamente la sua figura si
miniaturizzò, trasformandosi in una piccola volpe rossa con molte.
"Oh, un Vulpix!" strillò Triana avvicinandosi con le
braccia distese.
"Vul, stai lontana!" ringhiò Duplica-Vulpix. Triana si
fermò, delusa.
"Awww, Maestro Duplica, non è divertente," disse lei
pettinandosi i capelli neri sotto il cappello da baseball verde con le
dita. Laselle la guardò divertita. Non poteva credere che Triana
fosse così immatura, specie visto che era più vecchia di lei
di quattro anni.
"Hai ancora quell'ossessione con Vulpix, Triana? Tu, un Istruttore
d'Erba. Dovresti vergognarti," disse con un sorriso sarcastico.
Triana alzò il mento.
"Mi sarebbe piaciuto essere un Istruttore di Fuoco, ma non abbiamo
Maestri di Fuoco nella Ribellione per insegnarmi," cercò di
scusarsi Triana. "Inoltre, anche tu dovresti essere un Istruttore
d'Erba, ma hai un pokemon insetto," concluse indicando lo zaino di
Laselle. Laselle lo strinse con le mani.
"Caterpie non è un pokemon insetto qualunque, è
speciale." Una risata interruppe il diverbio, e Laselle osservò
Giselle che pattinava per raggiungerle.
"Vuoi dire che hai un Caterpie, sorellina?" disse
Giselle, incrociando le braccia sopra al camice da laboratorio che
indossava. "Hai fatto davvero progressi, allora."
"Vorresti sfidarmi, sorella?" la sfidò Laselle,
fissandola con aria provocatoria.
"Forse più tardi," rispose Giselle sorridendo.
Duplica-Vulpix, nel frattempo, si era rivolta alla statua. Cominciò
ad emettere una piccola fiammella sulla caviglia. immediatamente, il
ghiaccio cominciò a sciogliersi. Giselle si acquattò accanto
a lei.
"È completamente di ghiaccio. Non sono stati congelati, ma
letteralmente trasformati in ghiaccio." Laselle stava per dare
un'occhiata, quando il ghiaccio sotto di lei sembrò tremare e
spaccarsi. Disperatamente, si piegò sui pattini, cercando di
mantenere l'equilibrio mentre un rombo soffice accompagnava la scossa.
"Che-che succede?" disse allarmata.
"Vul, sotto di noi!" gridò improvvisamente
Duplica-Vulpix, ma era troppo tardi. Con uno scoppio sotto di loro, una
figura azzurra emerse dal ghiaccio, frantumando la statua che stavano
studiando in centinaia di pezzi. Strinse Giselle col braccio, bloccandola
nella sua morsa. Giselle grugnì di dolore.
"Nessuno si muova," disse la figura.
Il ghiaccio spaccato galleggiava nell'aria come fiocchi di neve, e per
Laselle era difficile vedere. Quando finalmente la brina si adagiò,
vide un uomo avvolto in un mantello blu, coi capelli dello stesso colore,
che teneva in ostaggio sua sorella. Veniva da sotto il ghiaccio, ma era
completamente asciutto. Colletra sganciò la frusta dalla cintura
della sua uniforme verde e con l'altra mano frugò nella giacca,
afferrando una pokeball.
"Un Maestro della Lega Pokemon," affermò adiratamente.
Triana, Ania, Junior e Hikaru prepararono le sfere a loro volta. Laselle
slacciò silenziosamente il suo zaino.
"Dietro di voi!" li avvertì Giselle. Laselle si voltò
e vide altre due figure, coperte rispettivamente da un mantello giallo e
da uno rosso, che emergevano dal ghiaccio, chiudendoli in un triancolo. Il
ghiaccio sotto quegli stivali con punta d'acciaio scricchiolava ad ogni
passo.
"Già, Maestri di Pokemon," disse con un ghigno
arrogante l'uomo col mantello blu. "E voi non avete nessun Maestro di
Pokemon dalla vostra, quindi siete alla nostra mercè." Laselle
comprese che avevano confuso Duplica per un Vulpix normale. L'uomo in blu
continuò, "Ora rispondete alle mie domande, feccia ribelle.
Dov'è il traditore Ashura, e dove tenete il Maestro di Roccia?"
Fece una pausa. "Oh, perdonatemi! Che maleducati, non ci siamo
presentati! Sono Rainer, e quelli sono i miei fratelli, Pyro il rosso e
Sparky il giallo." Giselle, ancora immobilizzata, lanciò
un'occhiata sulla sinistra coi suoi occhi marroni. Laselle abbassò
lo sguardo, e i suoi occhi seguirono la direzione indicata dalla sorella.
Duplica era ancora trasformata in Vulpix, e restava seduta, apparentemente
disinteressata, ma il modo in cui la gola stava pulsando e i muscoli delle
zampe si flettevano, sembrava sul punto di entrare in azione. Quello
chiamato Sparky, un tale con irti capelli biondi e mantelli in tinta, si
lasciò sfuggire un ghigno da lupo.
"Woah, che bellezza hai acchiappato, Rainer! Portiamocela via!"
Rainer afferrò il mento di Giselle e le girò la testa, per
esaminarla.
"Hai ragione. Dannazione, questa sarà una notte molto
divertente!" Gli occhi marroni di Giselle si restrinsero, fissandolo
con disprezzo.
"Nei tuoi luridi sogni, depravato. Ora!" urlò,
torcendosi fra le braccia di lui e centrandolo in mezzo alle gambe con una
ginocchiata. Rainer sputò fuori l'aria che aveva nei polmoni,
urlando di dolore, e lei lo prese per il collo, si girò e con
soprendente forza lo lanciò contro Sparky - quello col mantello
giallo. Sparky boccheggiò, confuso, osservando il suo fratello
piombargli addosso, poi tutti e due caddero rovinosamente sul ghiaccio.
"VUL!" guaì Duplica-Vulpix con voce graziosa, sputando
un fiotto sangue dalla bocca, verso i piedi di Pyro. La punta d'acciaio
degli stivali si fuse, e il Maestro gridò, mentre precipitava nel
foro creato dalle fiamme.
"Scappiamo!" gridò Giselle. Pattinò davanti a
loro, afferrò la giacca verde di Laselle e la trascinò via
rudemente. Colletra strinse la sua frusta.
"Cosa stai dicendo? Restiamo e combattiamo!" Junior le si mise
dietro e cominciò a spingerla via.
"Contro tre Maestri di Pokemon? Ha ha, penso di no!" Hikaru
cominciò a spingere gli altri due istruttori di Erika.
"Ragazzo mio, hai ragione. Non avremmo molte speranze. Troviamo il
Maestro Bruno e gli altri, prima!" Duplica-Vulpix li coprì con
un altra, enorme fiammata, che trasformò il ghiaccio fra i tre
Maestri di Pokemon in una profonda gola.
"Vul, questo li fermerà per un po'!" Poi corse via e
balzò sulla spalla di Junior. "Tutti alla città!"
Il ghiaccio sulla lunga discesa aveva impresso loro la velocità
di una pallottola, e gli edifici che li circondavano erano ridotti a
macchie confuse. Ash si diede un'ulteriore spinta, superando Erika e
afferrandola da dietro le spalle, cosa resa difficile dal mantello verde
di lei che si era avvolto ad una di esse. Pikachu cercò di
mantenersi in equilibrio.
"Le tue mani sono ghiacciate!" lo accusò Erika al
contatto con le dita di lui.
"Bene, se ti mettessi il mantello, staresti un po' più al
caldo!" rispose mentre la guidava lungo una curva e superava un
tombino proprio al centro della strada.
"A questa velocità? No grazie!" replicò lei
incredula.
"Ci stanno raggiungendo!" Nebbioso disse da dietro a lui. Ash
gettò il suo sguardo all'indietro, scoprendo che i growlithe oscuri
stavano realmente guadagnando terreno. Ce ne erano tanti da poter riempire
la strada con una vera marea nera. I loro ringhi diventavano sempre più
forti, e i loro occhi brillavano di un rosso crudele.
"Non puoi prendertene cura?" disse irritato.
"Pensi che sia così idiota da non averci provato?"
rispose lei sarcastica. "Non posso neanche scalfirli! Perchè
pensi che stia scappando?"
"Bene! Allora, prendi Erika; me ne occupo io!" disse,
spingendo Erika giù per il pendio. Nello stesso momento, si girò
su se stesso e continuò a scivolare all'indietro, col volto rivolto
ai pokemon oscuri. Erika strillò, terrorizzata.
"Ehi, Ash... Ash!" Misty lo fissò con aria caparbia, e
lo superò di lato per raggiungere l'amica.
"Vedrai quello che volevo dire," gli disse mentre lo vedeva
scomparire dal suo campo visivo.
"Prendi questo," disse lui, gettandole il mantello di
Erika. Si concentrò, sentì Misty raggiungere e afferrare
Erika, e solo allora alzò il suo braccio destro per permettere a
Pikachu di correrci sopra. "Pikachu, Lama d'Ombra!"
"PIKA!" Emanando scintille scure, Pikachu si trasformo fra le
mani di Ash nella katana nera. Appena in tempo per prepararsi ad
affrontare i primi due growlithe che lo avevano raggiunto.
"GROAR!" Si lanciarono su di lui, spalancando le fauci nere
decorate da zanne color del ghiaccio. Ash si bilanciò sui pattini e
inferse un colpo in orizzontale. La spada d'ombra sembrò lasciare
una scia mentre tranciava i due cani. Ma invece che sanguinare dalle
ferite inferte, i pezzi dei growlithe sembrarono ridursi ad una poltiglia
di acqua e ghiaccio nerastra nel momento in cui toccarono il suolo. Ma con
grande sorpresa di Ash, che osservava i growlithe rimasti mentre si
avventavano sui compagni caduti, i corpi sembrarono ricomporsi. Poco dopo,
i due growlithe erano in coda al gruppo, sibilando come se non fossero mai
stati colpiti.
"Visto?" gridò Misty in tono saccente da dietro di lui,
mentre spingeva Erika.
"Avrei dovuto saperlo," rispose Ash centrando un
altra coppia di growlithe che si erano avvicinati troppo. Due teste di
ghiaccio nero volarono via dalle spalle, ma quasi subito si riunirono al
corpo e ripresero l'inseguimento. "Questi devono essere Pokemon
Proibiti di secondo livello... possono ricomporsi. Il secondo ingresso
deve essere su quest'isola."
"Va sempre meglio," commentò Misty con aria ironica.
"Ehi, la discesa sta finendo!" esclamò Erika notando di
aver rallentato. Ma venne presa dal panico, notando qualcosa. "Ma c'è
una brutta curva davanti a noi, ce la faremo a questa velocità?"
Ash diede una rapida occhiata per analizzare la brusca curva a sessanta
gradi della strada. Rischiavano di finire contro un edificio, senza
rallentare.
"Misty, va avanti e attenta alla curva," disse
tranciando un palo della luce congelato con la spada. Il traliccio, crollò
su una mezza dozzina di growlithe Proibiti, riducendoli a cumuli di brina.
"Ho un'idea."
"D'accordo, Erika, andiamo!" disse Misty spingendosi coi
pattini per imprimere una maggiore velocità a se stessa e
all'amica.
"Non dovremmo rallentare, se vogliamo girare?" chiese Erika
terrorizzata.
"Fidati di me!"
"Cos'è, vuoi mettermi paura?" Le loro voci divennero
sempre più basse, e poi, svoltato l'angolo, il rumore delle lame
dei pattini le sostituì. Quindi, Ash si voltò per calcolare
le distanze, e nel farlo decapitò quasi pigramente numerosi
growlithe che lo avevano raggiunto. Dopo qualche operazione mentale, contò
fino a tre.
"Bene... ora!" gridò, e girò la katana per
conficcarla nel ghiaccio. Scivolò lateralmente, aiutandosi con
numerose spinte laterali per effettuare la curva, mentre la spada
attraversava il ghiaccio come un coltello caldo nel burro. I frammenti di
ghiaccio e una sottile polvere di nevischio gli fecero da scia. I
growlithe di ghiaccio nero ringhiarono di rabbia, precipitando nel
profondo crepaccio prodotto dalla spada di Ash, e affondarono nelle gelide
acque sottostanti. Come lemming, si gettarono nella fossa, il nero vortice
di una vasca a cui era stato tolto il tappo.
La tecnica servì anche un secondo scopo, perchè usando la
spada per guidare la curva, riuscì a mantenere una buona velocità.
Poi strappò l'arma dal ghiaccio e si girò per riprendere la
normale posizione di marcia, con la faccia in avanti. Vide Erika e Misty,
che avevano superato anch'esse la curva. Ma non lo colpiva, visto che
Misty era una grande pattinatrice, forse migliore di lui. Mise la spada in
orizzontale, tenendola saldamente dietro la schiena con la mano destra, e
accelerò La tecnica servì anche un secondo scopo, perchè
usando la spada per guidare la curva, riuscì a mantenere una buona
velocità. Poi strappò l'arma dal ghiaccio e si girò
per riprendere la normale posizione di marcia, con la faccia in avanti.
Vide Erika e Misty, che avevano superato anch'esse la curva. Ma non lo
colpiva, visto che Misty era una grande pattinatrice, forse migliore di
lui. Mise la spada in orizzontale, tenendola saldamente dietro la schiena
con la mano destra, e accelerò per raggiungerle.
"Sembra che si siano divisi," commentò Rainer,
acquattato per osservare le tracce sulla pista ghiacciata. "Tre
gruppi... perfetto. Uno per ciascuno." Si alzò e si lisciò
il lungo mantello blu. Pyro stava guardando la città congelata. Era
tutto completamente bianco, una terra dai colori pallidi e malati. La cosa
non lo spaventava, ma c'era qualcosa in quel posto che lo infastidiva.
"Pensi che sia saggio, fratello? E se incontrassimo quel dannato
Ash?" Rabbrividì quando un pensiero particolarmente sgradevole
bussò alla sua mente. "O il Maestro Lorelei?" Sparky lo
schiaffeggiò sulla schiena.
"Ehi, possiamo contattarci l'un l'altro, no? Se uno di noi finisce
nei guai, deve solo chiamare gli altri col pensiero." Sbuffò. "Triverion
può fare a pezzi qualunque cosa." Pyro sibilò,
massaggiandosi la parte colpita. "Oh spiacente," ghignò
Sparky. "Dimenticavo che il vecchio Bruno ti ha legnato." Pyro
gli diede uno spintone.
"Molto divertente," disse irritato.
"Smettetela di fare casino," disse Rainer con serietà.
"Suzie ci sta aspettando sulla nave, e sa dove trovarci, se falliamo."
I suoi occhi blu osservarono l'orizzonte. "E quella dottoressa..."
"Ha, penso che Rainer sia innamorato," disse Sparky,
tirandogli una gomitata. Rainer tossì.
"Bene, stiamo perdendo tempo. Io vado a ovest. E voi?"
"Prenderò quella in mezzo," decise Sparky.
"Il che mi lascia la via ad est," concluse Pyro.
Rainer cominciò sgambare fiduciosamente lungo il ghiaccio, verso
la strada a sinistra.
"Ottimo, se qualcuno trova qualcosa, torneremo indietro e
decideremo insieme. Altrimenti, se vediamo Ash, chiamiamoci immediatamente
e attacchiamolo insieme. Capito?"
"Capito," risposero all'unisono Sparky e Pyro.
Si divisero. Non potevano saperlo, ma non si sarebbero più
incontrati.
"Salve!" stava gridando Sparky, e la sua voce echeggiava fra i
muri degli sterili edifici, mentre calpestava il ghiaccio della strada coi
suoi pesanti stivali. "Venite fuori, dovunque voi siate!" Fissò
un cassetta delle lettere di congelata, e lasciò partire una
scintilla di elettricità ambrata. L'energia ridusse l'oggetto a un
cumulo di fiocchi di neve. "Mi domando: c'è qualcuno dietro
quel cartello?" Scagliò un altra palla di tuono, questa volta
con la mano sinistra. Quello che rimase fu una nube di vapore, e il fetore
dell'ozono.
"Jolt, jolt!" Sparky guardò il suo Jolteon. Le spine
gialle sulla schiena erano irrigidite e tese, e il pokemon procedeva
cauto, accucciato sulle quattro zampe.
"Che succede, cucciolo?" Guardò nella
direzione stava puntando, ma non c'era nulla, solo un negozio spoglio. "Che
succede, hai fame? Ma ti ho appena dato da mangiare, sulla nave!"
Sentì un suono sibilante dietro di sè, e si voltò
di scatto, caricando le sue mani di elettricità. Liberò una
lunga saetta contro la strada, prima di fermarsi per scoprire cosa aveva
colpito. Non c'era nulla, solo il segno dove l'energia gialla aveva
incontrato il terreno.
"Strano," meditò. "Avrei potuto giurare c'era
qualcuno, là." Si avvicinò e notò una linea
tracciata sul ghiaccio, come se pattini avessero tagliato la strada.
Procedeva lungo la via, poi si arrestava e scompariva. "Jolteon,
cerca l'autore di questo scherzo," disse indicando la traccia.
Nessuna risposta. "Jolteon?" Si voltò e boccheggiò.
Il suo Jolteon aveva cambiato colore. Un bianco traslucido. Era
completamente immobile, con espressione stupita fossilizzata sul muso.
Sparky corse vero di lui, frantumando il ghiaccio sotto gli stivali, e si
inginocchiò di fronte al pokemon. Tastò la pelle, ed ebbe un
tremito quando il gelo morse i suoi polpastrelli. Non c'era traccia di
vita, in Jolteon.
"Jolteon!" urlò Sparky, rifiutando l'evidenza. "Svegliati
amico!" Lo afferrò di nuovo, ignorando il freddo che le sue
dita gli trasmettevano. "Ti libererò!" Sentì
qualcosa di umido correre lungo la guancia. "Ti libererò, te
lo prometto!" Una voce fredda da dietro di lui lo interruppe.
"Dovresti essere felice. Il tuo pokemon è in un posto
migliore." Sparky si alzò e si girò. Davanti a lui,
elegante sui suoi pattini, c'era una figura magra, avvolta in un mantello
ceruleo. I suoi occhi brillavano di verde, soddisfatti, attraverso le
ombre del cappuccio.
"Il Maestro Lorelei... come hai osato?" gridò Sparky
infuriato. "Jolteon è stato il mio primo pokemon..." La
sua voce era piena di odio. "E ora lo hai trasformato in un fottuto
blocco di ghiaccio! Muori, fredda puttana!" gridò, ormai privo
di controllo, e alzò le braccia per generare tanta elettricità
che anche il ghiaccio sotto di lui crepitò e ribollì di
energia. Il suo mantello giallo prese a galleggiare nel vento provocato
dall'evocazione del suo potere.
"Il calore è una malattia, i suoi sintomi sono i sentimenti,"
disse con calma Lorelei, lasciando che anche il suo mantello color
ghiaccio si sollevasse nell'aria, rivelando una lunga gamba pallida. "Abbandonalo,
finchè puoi." Improvvisamente la sua forma evaporò,
trasformandosi in una nube di nebbia bianca che venne attraversata
dall'enorme fulmine di Sparky. Il lampo toccò la nebbia e
scomparve. Il maestro gridò, perdendo la sensibilità delle
mani. Orripilato, realizzò che le braccia stavano diventando
lentamente di ghiaccio. La sua pelle crepitava e bruciava, mentre si
induriva e si trasformava in acqua congelata.
"No, che succede... NOOOOO -" E poi le sue labbra, la lingua e
la gola si trasformarono anch'esse, e non potè parlare. Pensò
di scappare, ma le gambe non risposero. E presto si ritrovò senza
poter neppure pensare.
Faceva troppo freddo.
Qualcuno lo stava guardando. Pyro se ne era accorto. Fissò i
gelidi palazzi che lo circondavano, soffermandosi su ogni finestra, ma
senza successo.
"Flareon, tieni gli occhi aperti," disse al suo
pokemon arancione che trottava al suo fianco. "E specialmente attento
a quel dannato Bruno. Voglio vendicarmi per quello che mi ha fatto, sulla
nave."
"Flrrr," Flareon ringhiò, concordando, e si guardò
attorno, emettendo fiammelle dal pelo soffice. Pyro strinse il suo
mantello rosso e si incappucciò.
"Odio questo posto. E' dannatamente troppo freddo, per i nostri
gusti." E la sua pelle gli prudeva ancora, dopo che quel vulpix aveva
fuso il ghiaccio sotto di lui e lo aveva fatto cadere nell'acqua gelida.
Ma i pokemon di fuoco non dovevano essere fedeli a Maestri dello stesso
tipo? C'era qualcosa di sbagliato in quel mondo, non ci si poteva fidare
di nessuno, se non dei propri fratelli di sangue. Pensò, triste, al
suo piccolo fratellino. Quando Sabrina aveva mostrato i resti fusi di
Mikey, in quell'inferno del Monte Luna, con un'immagine psichica, aveva
giurato di vendicare quella morte. In qualche modo, non l'aveva sorpreso
scoprire che Ash era stato l'assassino. Non c'era nulla che quel bastardo
mollusco d'ombra non fosse in grado di fare.
Poi, di nuovo, guardando la strada, e le persone che erano statue
trasformate in statue di ghiaccio, pensò che il Maestro Lorelei era
anche peggiore. Come aveva potuto fare ciò, ai suoi stessi uomini?
Naturale che non ci fossero più messaggi da Cinnabar Island verso
l'Indigo Plateau. Erano tutti morti.
Analizzando la sagoma di una donna congelata che stava superando, notò
con orrore di averla riconosciuta. Era la sua vecchia vicina, quella donna
di cui, quando ancora viveva a casa sua, si era infatuato. Aveva sempre
sognato di ritrovarla, un giorno... ora aveva realizzato il suo sogno, ma
non come voleva. La superò, accelerando il passo. Non poteva
sopportare la vista di altri corpi senza vita.
"Così speri solo di ignorarmi, Pyro?" disse una voce
gelida da dietro di lui, il tono di chi non usava la parola da molto
tempo. Pyro si fermò improvvisamente, in allarme, un attimo prima
del suo Flareon.
"Non può essere, sto sognando," disse ad alta voce,
rifiutando di voltarsi. ;Ma quando sentì dei passi dietro di lui,
cedete alla curiosità e si voltò. Era impossibile, ma la
donna di ghiaccio camminava lentamente verso di lui, i suoi occhi
brillavano del colore di sangue nella sua faccia congelata.
"Mi fai male," gracchiò. "Pensavo che ci
amassimo..."
"Tu-tu non sei lei!" balbettò Pyro. "Swana
è morta..."
"Oh, ma ti sbagli!" La donna del ghiaccio alzò
le braccia al cielo. "Mi sento così viva! Così viva!
Vieni con me, Pyro... unisciti a me nella beatitudine di questa selvaggia
pace artica!"
"Flareon, Fuocobomba!" disse Pyro, in preda al panico.
"Flare!" Un caldo intollerabile sostituì il gelo
dell'aria, mentre il pokemon sputava una ribollente stella a cinque. La
donna di ghiaccio gridò, centrata dall'attacco. Il suo corpo freddo
si fuse dalla vita in giù, e il torso crollò al suolo. Il
braccio sinistro si frantumò in numerosi frammenti di ghiaccio e
neve.
"Pyro... come hai potuto. Ti amo." I suoi ardenti occhi rossi
brillarono un'ultima volta, e il corpo ancora solido si fuse, riducendosi
ad una pozza limacciosa.
Pyro cadde in ginocchio sul terreno ghiaccianto, senza preoccuparsi del
gelo che esso gli trasmetteva alle gambe. Si sentì intorpidito.
"Avevi trovato chi potesse amarti," commentò una voce
fredda da dietro la schiena. "E tu l'hai distrutta." Pyro si
rialzò, aiutandosi con le mani.
"Maestro Lorelei..." disse, cercando di suonare
impassibile. "E' stato uno scherzo malato. Un abominio."
"Sei un uomo stupido," concluse Lorelei. "Volevo
solo darti una compagna, prima di spedirti nell'oblio del ghiaccio. Ma non
me lo hai permesso."
"Hai bisogno di aiuto, Lorelei... aiuto per morire!" Si spinse
coi piedi, per sferrare un attacco, ma risultò pateticamente lento.
Non ebbe neppure il tempo di avvertire telepaticamente i suoi fratelli.
Presto un'altra statua di ghiaccio ornava, assieme al suo pokemon, il
marciapiedi della città.
Giselle sbirciò al riparo dell'autocarro ghiacciato.
"Penso che li abbiamo seminati."
"Vedi qualcuno degli altri?" chiese Laselle, rabbrividendo al
contatto col marciapiede di ghiaccio.
"Credo di aver visto Duplica, il tuo ragazzo e il suo
babysitter che correvano verso un qualche edificio più indietro.
Quando alle tue tre compagne, ne perso le tracce. Dividerci è stata
una pessima idea."
"Ma così siamo meno individuabili, e trovare Ash e gli altri
sarà più facile, penso," ribattè Laselle. Poi
una parola del discorso di Giselle la colpì. "Ragazzo?"
disse confusa. Le sue guance divennero paonazze. "Oh, intendi Junior.
Lui non è il mio ragazzo." Giselle smise di stare di vedetta e
si acquattò accanto a lei. Le lanciò un sorriso irritante e
si passò le dita fra i capelli castani
"Sono orgogliosa della mia sorellina. Ma potresti avere
anche troppi ammiratori."
"Sei pazza," commentò Laselle scuotendo la testa. "Oh,
un'altra cosa. Bellina la mossa con cui ti sei liberata di Rainer."
Giselle sorrise, fingendo modestia.
"In effetti le ragazze come me devono sapere come difendersi, se
vogliono proteggere la loro virtù..." Laselle la guardò
stupita.
"Ora ricordo perchè ho sempre cercato di evitarti,
sorellona." Giselle si fece seria.
"Allora, non possiamo stare ferme troppo a lungo. Dobbiamo
muoverci." Sbirciò nuovamente oltre la motrice. "Ottimo,
vedi quel negozio di gelati? Al mio segnale attraversiamo la strada e
andiamo lì dentro." Laselle si alzò e guardò
l'obiettivo.
"Non fa un po' freddo per un gelato?"
"Non essere sciocca. Possiamo uscire dalla porta sul retro e
procedere verso nord, al centro dell'isola." Accennò con lo
sguardo al vulcano bianco che sormontava i tetti della città. "Sento
che quello che cerchiamo lo troveremo nel vulcano." Laselle assunse
un espressione incerta, imitando perfettamente la sorella. "E poi, un
gelato non fa certo male," concluse Giselle con un sorriso colpevole.
"Probabilmente ti spaccheresti i denti a mangiarlo, ma
prova pure."
Aspettò il segnale di Giselle e poi pattinarono lungo la strada,
attraversandola furtivamente. Superato un tombino, balzarono sull'altro
marciapiedi, e Giselle diede una spallata alla porta del negozio di
gelati. Inutile.
"Chiusa," dedusse noncurante Giselle. "Dobbiamo girarci
attorno." Laselle sistemo i suoi capelli dietro le spalle, e si
diresse verso il vicolo laterale.
"Immagino che questo significhi niente gelato."
"Molto divertente." La stradina, sulla destra del negozio, era
ancora più buia di quella che avevano usato come riparo, ma il
motivo sfuggì a Laselle. Sembrava anche più fredda, e un
brivido di freddo attraversò il suo corpo, ricordandole che poteva
chiudere meglio la giacca verde che indossava. Individuò un altra
di quelle statue di ghiaccio, accanto a un muro di mattoni congelati, ed
ebbe un altro tremito.
"Quello che hanno fatto a questa gente è orribile. Cosa si
proverà ad essere trasformati in surgelati?" Dietro di lei,
Giselle lanciò un sussurro.
"Di certo non è piacevole, di questo sono sicura. Ho già
visto gli effetti di una grave ipotermia, e non è una cosa bella."
Improvvisamente boccheggiò, e afferrò la spalla di Laselle
per fermarla. "Non noti niente di strano in quella persona congelata?"
Laselle si voltò e rivolse i suoi occhi alla statua. Quando l'aveva
vista, aveva distolto lo sguardo, disgustata. Ma per qualche ragione,
sembrava familiare. Era una donna... con una coda di cavallo. Congelata
con ghiaccio ancora fumante, nuovo. E poi notò un paio di pattini,
ai suoi piedi. E la frusta fra le mani. Anch'essa di ghiaccio. Un
espressione di puro terrore, stampata su un volto grazioso che non avrebbe
conosciuto altra emozione per l'eternità. Aprì la bocca per
lanciare un grido acuto, che continuò finchè Giselle non le
mise una mano davanti e la costrinse al silenzio. Un minuto dopo, provò
a lasciarla libera, ma Laselle riprese ad urlare, sentendo il suo cuore
battere all'impazzata.
"Quella-quella è Colletra," balbettò in una voce
piena di paura. "Ma-ma, come?" Giselle annuì cupamente.
"Mi dispiace." Prese la sorella per le spalle e
cominciò a trascinarla via. "Meglio non controllare le altre."
"Altre?" chiese Laselle ad alta voce, liberandosi di scatto
dalla presa di Giselle e guardandosi intorno. Trovò altre due
statue, in piedi dietro alla prima. Contò una donna con cappotto e
un'altra con capello e giacca. Congelate. Morte. "Ania e Triana,"
bisbigliò Laselle, straziata. "Erano mie amiche... le mie
amiche della divisione d'Erba della Ribellione." I suoi occhi si
riempirono di lacrime. Non poteva essere successo! Come potevano essere
morte? Si sentì completamente svuotata. Giselle la afferrò
saldamente, e con una spinta sulle lame la trascinò fuori dal
vicolo.
"Laselle!" la ammonì. "Usciamo di qui!
Capisci che qualunque cosa abbia fatto questo potrebbe ancora essere nei
paraggi?"
"Come puoi essere così senza cuore!" la accusò
Laselle. "Sono morte delle persone qui - persone che conoscevamo, con
cui abbiamo lavorato. Vuoi lasciarle qui? E tu gli neghi anche una degna
sepoltura!"
"Non essere ridicola, sorellina!" replicò Giselle con
voce ferma. "Non sono senza cuore - sono intelligente! Sto cercando
di tirarti fuori da un pericolo - pensa a vivere! Non possiamo fare niente
per loro, lo capisci? Ho visto tanta morte da essere diventata
insensibile, può essere, ma non posso non pensare alla mia unica
sorella!" Laselle si sgonfiò improvvisamente. Voleva piangere.
"Io-io... scusami, Giselle."
"Ora cerca di non avere una crisi isterica, d'accordo? Fatti
coraggio!" disse Giselle. Si fermò improvvisamente. "Il
vicolo è cieco. Dannazione, è stata una perdita di tempo!"
disse impettita indicando uno spesso muro di ghiaccio davanti a loro, che
da fuori non avevano potuto scorgere. Era molto alto, e abbastanza
scivoloso da impedire ogni scalata. Laselle indicò qualcosa sulla
sinistra.
"Aspetta, c'è una porta." Puntò il dito verso
dove i mattoni di ghiaccio facevano posto ad una sagoma rettangolare.
Giselle giocherellò coi capelli, pensierosa.
"Forse conduce dentro il negozio di gelati. Possiamo
tornare al piano A."
"E mangiare un mucchio di gelati?" scherzò Laselle,
sebbene ancora abbattuta da quella visione orrenda. Non poteva fare uscire
dalla sua mente l'espressione di terrore congelata sul viso di Colletra.
"Forse," rispose Giselle, tendando di sembrare allegra.
Armeggiò con la maniglia, e riuscì ad aprirla. "Visto?
Alla prima. Ormai ho imparato il trucco, penso," disse con una punta
di arroganza. Pattinarono dentro e chiusero la porta. Nonostante stesse
tentando di mostrarsi coraggiosa, Laselle notò che anche Giselle
era stata decisamente scossa dalla perdita di tre compagne.
"Molto bene, che cosa abbiamo qui?" disse una voce maschile
con tono divertito. Laselle cercò di individuare qualcosa, fra le
ombre della stanza di ghiaccio. Seduto ad uno dei tavoli rotondi, coi suoi
stivali su di una sedia, c'era Rainer.
"Laselle, esci di qui!" gridò Giselle scattando
indietro per riaprire la porta.
"Uh uh!" la sgridò Rainer alzando una mano nel
gesto di una pistola. "Bang!" Una pallottola di acqua partì
dalle sue dita e centrò l'uscita dietro di loro. L'acqua si ghiacciò
e sigillò la porta. Laselle cercò di forzarla, con tutta la
sua forza, ma fu inutile. Il gelo cominciò a farle formicolare le
dita, e desistette. "A volte mi stupisco della mia fortuna,"
commentò Rainer abbassando i piedi e alzandosi, spostando una
ciocca di capelli blu dal viso. "Ecco qui la puttanella che si è
divertita coi miei gingilli poco fa, che entra come se fosse la padrona."
"Sei tu che hai congelato le nostre amiche, fuori nel vicolo?"
chiese Giselle cercando di mantenere la calma. Lui la guardò
sorpreso.
"Di che stai parlando? Vicolo? Ma non sono entrato di qui - sono
entrato dalla porta principale quando vi ho viste in strada." Giselle
alzò lo sguardo, pensierosa.
"No, non puoi essere stato tu, è vero. Probabilmente non hai
abbastanza potere per farlo." Rainer sembrò offeso.
"Ad ogni modo, sono abbastanza potente da poterti sconfiggere,"
disse spavaldo. Poi spostò il suo sguardo blu su Laselle. "E
questo cos'è? Che somiglianza! Sembra che abbia anche trovato la
versione ringiovanita della bellezza qui presente." Immediatamente,
Giselle si interpose fra i due.
"Toccala e sei morto." Laselle afferrò il suo braccio.
"Giselle, che stai facendo? Quello è un Maestro di
Pokemon."
"Vero," disse Rainer avvicinandosi e appoggiando una
falda del mantello alla spalla per avere accesso alle pokeball blu sulla
cintura. Ma quando il suoi occhi incontrarono quelli di Giselle, si bloccò
e rimase incerto. "Cos'è questa storia? I tuoi occhi stanno
ardendo... come quelli di un Maestro."
"Forse," rispose Giselle, che si lisciò i capelli e alzò
il mento con superbia.
"Di che sta parlando?" domandò Laselle, confusa. Rainer
la guardò.
"Vedi tua sorella? Tua sorella ha dei leggeri poteri elementali."
La notizia la scioccò.
"È vero?" Giselle stampò il suo pattino sinistro
sul terreno. Un getto di vapore uscì dal pavimento e una piccola
fessura corse rapida verso Rainer. Il Maestro urlò, e venne
scaraventato contro il muro di ghiaccio della stanza, cadendo di schiena.
"Ti basta come risposta, Laselle?" domandò lei con voce
ironica.
"Ma-ma... non lo hai mai detto a nessuno! Perchè lo hai
tenuto segreto?" Giselle sospirò.
"Perchè non volevo la complicazione di essere un
Maestro di Pokemon. Un Maestro diventa automaticamente un bersaglio.
Inoltre, voglio continuare ad essere solo una bella donna, la splendida
dottoressa Giselle." Si lasciò sfuggire una dura risata,
pervasa da una strana emozione. Voltò il capo, e fissò la
sorella con occhi ardenti di marrone. "Perciò voglio che
questo resti un segreto, chiaro? Non dire una parola, a riguardo!"
"Uh, sarò muta come una tomba, sorellona," rispose
Laselle, un po' intimidita. Rainer sbuffò, alzandosi a fatica e
asciugandosi il fiotto purpureo che colava dalla bocca col retro della
mano sinistra.
"Come se potessi tenerlo davvero segreto." Alzò
le braccia, e venne avvolto da un'aura azzurra, scintillante come un
liquido. "La Terra è debole contro l'Acqua, e ora scoprirai
quanto!"
"Laselle, fuori di qui!" gridò Giselle disperata,
spingendola con tutte le sue forze. Il suo corpo venne avvolto da una luce
marrone e alzò puntò i palmi verso il cielo. Assieme al
movimento, un possente muro di terra spuntò dal suolo, appena in
tempo per bloccare la gelida energia che le mani di Rainer avevano emesso.
"Voglio aiutarti!" disse Laselle superando il rumore di una
cascata che si infrangeva contro la barriera. Aprì lo zaino e fece
uscire il suo Caterpie dalla sfera. Rainer li vide con la coda dell'occhio
e rise.
"Bwahahaha! Molto divertente! Un fetido caterpie tu lo chiami
aiuto?" Grazie alla distrazione dell'avversario, Giselle riuscì
a colpirlo con una scarica di roccia dritta sul braccio. Il getto d'acqua
dalla mano sinistra si impennò pazzamente, frantumando il soffitto
in una pioggia di schegge di ghiaccio.
"Puttana," sibilò per il dolore, continuando il Getto
d'Acqua con una mano sla. Con la sua mano libera, che grondava sangue,
raggiunse una pokeball e la lanciò al suo fianco.
"Vaporeon, Idropompa!" La sferà si aprì a
mezz'aria, liberando un grosso pokemon blu dalla coda di pesce in un
bagliore di energia umida.
"VEE!" guaì atterrando accanto al suo maestro. Aprì
le fauci e lanciò una colonna di acqua color zaffiro. Giselle fece
per cercare, sotto il camice, la pokeball del suo pokemon.
"Marowak -" Ma prima che potesse agire, l'attacco del
Vaporeon, combinato con quello di Rainer, squarciò il muro di Terra
e la colpì in pieno volto, facendole fare un volo di molti metri
che si concluse con una facciata sul pavimento. Gridò di nuovo,
quando incontrò il duro ghiaccio.
"Oh, ti ho fatto male alle tue belle tette?" disse Rainer
smettendo di attaccare e abbassando il braccio. Si avvicinò. "Vuoi
che te le massaggi?." Giselle gemette, incapace di rialzarsi, con lo
sguardo annebbiato dal sangue che colava da una ferita al sopracciglio.
"Laselle," bisbigliò debolmente. "Corri..."
Ma vedendo cosa aveva fatto a sua sorella, la furia colorò di rosso
i suoi occhi.
"Come osi!" gridò a Rainer. "Sei solo uno stupido
prepotente e un pervertito!" Rainer si voltò e le lanciò
uno sguardo gelido.
"Ragazzina, vuoi davvero vedere quello che farò a
tua sorella?" Cominciò a slacciare la sua cintura sotto i
pantaloni. "O vuoi partecipare?"
"Caterpie, attacca!"
"Che vorresti... ARGH!" sentì un intenso dolore quando
il bruco verde di lei sferrò una violenta testata sulla sua spalla.
Completando la mossa, Caterpie si girò a mezz'aria e atterrò
tranquillo, contorcendo le antenne per la soddisfazione.
"Pei!" gridò. Rainer indietreggiò, incredulo,
stringendosi il volto sanguinante con la mano.
"Che.. quell'insetto mi ha rotto il naso!" esclamò
furibono come se non potesse crederci. "Vaporeon, Geloraggio!"
ordinò in preda alla collera, indicando il piccolo pokemon verde.
"VEE!" Il Vaporeon spalancò nuovamente le fauci e sparò
un getto di energia fredda. Centrò il torso di Caterpie e lo bloccò
in una prigione di ghiaccio. Rainer fece schioccare la lingua.
"Per questo, piccola puttanella, sarai la prima," disse
seccato mentre avanzava rapidamente. Ma Laselle fece l'ultima cosa che si
sarebbe aspettato. Attaccò.
"Bastardo!" urlò scagliandosi contro di lui e
assalendolo con una salva di pugni in volto.
"Argh, stammi lontano ragazzina!" disse al colmo della
sorpresa. Riuscì a rotolare e ad afferrarle i polsi, ma solo dopo
due occhi neri e un labbro sanguinante a fare compagnia al suo naso rotto.
Laselle cercò di districarsi.
"Pervertito! Maniaco!" gridò, e sputò sulla
faccia di lui.
"Già, hai ragione -" cominciò Rainer,
estremamente irritato dallo sputo che colava sulla sua guancia. Si fermò,
incuriosito da un bagliore innaturale proveniente da dietro. Girò
la testa e osservò scioccato una luce biancastra emanata dal
caterpie congelato. "Ehi, che succede? Vaporeon, congelalo di nuovo,
sta uscendo!" Ma prima che il Vaporeon potesse anche solo aprire la
bocca, il ghiaccio si ruppe, scagliando frammenti dovunque. Rainer e il
suo pokemon urlarono, martoriati dai piccoli dardi di ghiaccio che si
conficcavano nelle loro carni. Ora libera, Laselle saltò in piedi e
si acquattò, scivolando lungo il muro. Ansiosa, fissò quello
che era successo al suo caterpie. Quello che vide era impossibile.
"Free!" pigolò il butterfree, librandosi nell'aria con
soffici battiti delle sue ali. Era completamente nero, come la notte; Solo
gli occhi brillavano di un rosso crudele.
Rainer gemette, alzandosi sulle ginocchia. La sua faccia era imbrattata
di sangue, segnata dai colpi inferti da Laselle.
"Evoluto? In un butterfree? Ma è impossibile!" Anche
Laselle era stupita. Possibile che si fosse evoluto direttamente in un
butterfree? Aveva scavalcato lo stadio intermedio del metapod! Il
butterfree la fissò, in attesa.
"Oh sì," si decise alla fine Laselle. Indicò il
Maestro d'Acqua a terra e il suo pokemon. "Butterfree, Confusione!"
Ma invece della Confusione che aveva chiesto, dalle antenne di
Butterfree uscì un brusco getto di energia psichica, di un colore
azzurro e abbastanza potente da creare una tempesta di vento dentro la
stanza chiusa. Rainer e il suo pokemon vennero scaraventati contro il
muro, e lo fracassarono come se fosse di cartone, finendo sulla strada.
Attraverso il buco che avevano lasciato, Laselle li vide oltrepassare
l'intero vialone e centrare il palazzo opposto, che collassò come
un castello di carte.
Per un attimo regnò il silenzio, e Laselle rimase a bocca a
perta, pietrificata. Poi Giselle gemette sul pavimento.
"Avevo ragione. Hai fatto davvero grandi progressi, sorellina."
Ash sbirciò con cautela attraverso i rami ghiacciati di un
albero.
"Niente. Penso che farli cadere in quel crepaccio ci abbia dato il
tempo di seminarli." Per riposarsi, si erano nascosti in una casupola
di ghiaccio, costruita sulla pianta di un giardino pubblico. Soprattutto
per far rilassare Erika, che era troppo stanca per continuare. In quel
momento, si guardava intorno confusa, sfregandosi le piante nude dei piedi
con le mani.
"Pattinare non è di mio gradimento, direi," disse
stanca, soffiando una ciocca di capelli blu-neri dalla bocca. Pikachu e
Misty stavano scaldandosi le mani su un altro falò oscuro che Ash
aveva creato.
"Sei sicuro che possiamo usare i nostri elementali? In fondo stiamo
cercando di seminarli, non di attirarli," disse Misty togliendo il
nevischio dai suoi lunghi capelli rossi con una piccola spazzola.
"Te l'ho già spiegato," rispose Ash, crollando accandto
a loro e sentendosi improvvisamente stanchissimo. Passò le dita
attraversi lunghi capelli neri, togliendo numerose ciocche dai capelli, e
sbuffò. "C'è troppa energia proibita in giro perchè
questa sia notabile, non so se mi spiego." Misty si grattò una
spalla.
"In un modo alla Ash, ingarbugliato e confuso."
"A dire il vero, cercavo di spiegarmi come fai di solito tu,"
replicò.
"No, è il tuo modo solito," ribattè lei.
"Invece è come fai tu, anzi pure un po' più
chiaro."
"Chaaa..." sospirò Pikachu con un filo di voce.
"Puoi ben dirlo," commentò Erika.
"Chaaa..." concordò Pikachu.
Improvvisamente, Erika fissò Ash e socchiuse i suo occhi verde
erba.
"Inoltre, sembri stare davvero bene dopo una settimana di
Idrotossina. Voi ragazzi siete tutti uguali, ci andate a letto e il giorno
dopo vi dimenticate di tutto." Ash si appoggiò al muro della
casa, mise le mani dietro la testa e restituì l'occhiata.
"Di cosa stai parlando?" Indicò Misty con insistenza.
"Dal momento che sembra piuttosto vivo, presumo che sia stato
guarito dal veleno, giusto? E per farlo, hai dovuto ehr..." Tossì,
a disagio. "Sai..." Misty si precipitò addosso ad Ash con
uno scatto, e afferrò la sua testa con ambo le mani.
"Non lo ho ancora fatto. E me lo sto chiedendo da quando
abbiamo lasciato Sud Lavender."
"Fatto cosa?" chiese Ash, piuttosto confuso. Gli
occhi blu di Misty lo fissavano seri. "Che stai combinando? Vuoi
baciarmi o qualcosa di simile?"
"Non crederti così irresistibile," disse Misty
mentre i suoi occhi ardevano turchesi, segno che stava concentrando il suo
potere. Un minuto più tardi, la luce nei suoi occhi si spense, e
lei si sedette accanto a lui. "Avevo ragione. Sei completamente
libero dalla mia influenza."
"Questo è bene?" chiese frivolamente Ash.
"Non lo capisco," replicò Misty, ignorando il
suo tono di voce. "Non c'era modo perchè potesse
disintossicarsi senza che io togliessi il veleno dal suo corpo."
"Aspetta, non c'era anche Valdera a Sud Lavender?" si ricordò
subito Erika. Misty chiuse gli occhi, concentrandosi sull'idea. Poi
raggiunta di colpo la conclusione ovvia, diede uno schiaffo ad Ash. I
denti di lui sembrarono scricchiolare dentro la bocca.
"Perchè lo hai fatto?" chiese lui guardandola stupito e
massaggiandosi la guancia colpita.
"Tu-tu brutto porco doppiogiochista!"lo accusò Misty. "Tu,
tu sottospecie di gigolò!" Ash si allontanò da lei.
"Ma sei impazzita?"
"Pikapi!" aggiunse Pikachu, confuso e perplesso.
"Ti sei portato a letto mia sorella!" Ash ammiccò.
"Beh, è vero che sono uscito con lei qualche volta,
quando ero ancora nella Lega Pokemon, dopo che ci siamo separati. E posso
aggiungere che non avevo la minima idea che voi due foste parenti? Pensavi
lo sapessi?"
"Non ai tempi della Lega Pokemon, ma a Sud Lavender!"
"Ma è impossibile. Sono stato imprigionato, è ho
dormito per la maggior parte del tempo! Ero ferito, non ricordi?"
scosse la testa. "Inoltre, che te ne importa? Ufficialmente, non
siamo più insieme." Misty ebbe un conato di nausea.
"Perché... al diavolo, il perché!" Poi fu Ash ad
arrabbiarsi, quando ricordò quello che gli aveva detto Duplica
sulla nave.
"E perchè non mi hai detto la verità, su
quanto è successo a Cerulan? Perchè non mi hai detto che ti
ho attaccato mentre ero ipnotizzato?"
"Che?" esclamò Erika allarmata. "Misty, non hai
detto nulla neppure a noi." Misty guardò l'unghia dei suoi
pollici.
"Non pensavo che avrebbe aiutato." Guardò Ash.
"Sembravi così depresso..."
"Dovevi dirmi una cosa simile," rispose Ash. "Ora come
ora, non è affatto un bene. Devo assicurarmi che non succeda più...
o Dio sa cosa potrebbe succedere. Ora seriamente, dimmi la verità.
Che è successo esattamente a Sud Lavender? E dimmi, come abbiamo
catturato Brock? E cosa ha distrutto la base? E non dirmi che sono stati
Valdera e Brock mentre lottavano; non ci crederei." Misty distolse lo
sguardo.
"Va bene, ti dirò quello che è successo. Tu-"
"Aspetta," la bloccò lui. "Non senti
qualcosa?"
"Allora, vuoi ascoltarmi o no?"
"Muoviamoci!" Ash si tuffò in avanti, spingendo Misty
ed Erika con una spallata, mentre qualcosa trapassava il pavimento. Tranciò
la casupola in due pezzi, che andarono a schiantarsi al suolo,
frantumandosi. Nella confusione che regnava, Ash, Misty, Erika e Pikachu
si ritrovarono in aria, spinti dall'improvvisa esplosione, accompagnati da
schegge di rami di ghiaccio. Poi Ash girò su se stesso, e atterrò
agilmente sul manto di brina che sostituiva l'erba, avvolto nel suo
mantello nero. Misty ed Erika arrivarono quasi contemporaneamente ai suoi
lati, e infine Pikachu si appoggiò sulla sua spalla sinistra,
allarmato. Seguì una pioggia di gelidi frammenti, i resti
dell'albero e della casupola.
"Che è stato?" chiese Misty ansimando, mentre anche i
suoi capelli rossi si calmavano e si posavano sulla spalle del suo
mantello blu. Da sopra di lor arrivò un sibilo inquietante che li
fece indietreggiare, ma poi videro un pokemon completamente bianco, dalle
fattezze di una pantera, che si faceva le unghie sul tronco di ghiaccio.
Il suo gioiello rosso brillava incerto in mezzo alle orecchie
dell'animale.
"Un persian!" esclamò Erika, concentrandosi e
ricoprendo il suo corpo di una tenue luminosità verde smeraldo. Si
alzò in piedi e allungò le braccia, richiamando il suo lungo
bastone nero. Ash la strattonò con una mano, rimanendo acquattato.
"Aspetta. Penso di aver riconosciuto questo persian." Un
riflesso avvistato con la coda dell'occhio lo fece scattare. Balzò
all'indietro, evitando per poco che la sua gola fosse trapassata da un
pugnale che invece affondò nel terreno fra i suoi piedi.
"Lassù!" gridò. alzando la mano e scagliando una
saetta nera verso l'aggressore che si nascondeva fra i rami ghiacciati. La
scarica squarciò le frasche, facendo crollare al suolo una pioggia
di polvere di neve avvolta da scintille scure ed individuando qualcosa.
Era una figura magra, con larghi pantaloni e un top piuttosto stretto, in
piedi sulla punta di un ramo. La sua faccia era coperta da una maschera
ninja, ma una lunga coda rossa spuntava da dietro la testa.
"Jessie!" esclamò Ash riconoscendola.
"E James!" aggiunse Misty, dopo aver scansato un altro pugnale
che andò a conficcarsi sul tronco di ghiaccio dell'albero da cui
erano caduti. Un'altra persona, vestita in modo simile a Jessie a parte la
lunga maglietta che sostituiva il top, uscì dai cespugli. Una
ciocca di capelli blu usciva da una fessura nella sua maschera,
identificandolo come la controparte maschile del duo di Jessie e James.
"Il Team Rocket?" disse Erika confusa, passandosi una mano sul
volto. "Pensavo che l'organizzazione fosse stata distrutta alla fine
delle Guerre Oscure." Ash si alzò e indietreggiò,
consentendo a Jessie di balzare giù dall'albero e di atterrare
davanti a lui. Cominciò a farsi passare un paio di pugnali
seghettati fra le dita, giocherellando.
"Questi due non fanno più parte del Team Rocket. Li abbiamo
incontrati al Monte Luna, e a dire il vero non sembravano troppo cattivi.
Infatti, ci hanno aiutati a disfarci di un gruppo di soldati della Lega
Pokemon." Misty si voltò e fronteggiò James, che stava
avanzando e giocherellava anche lui con un paio di pugnali.
"E' vero." Persian si avvicinò impettito ad Erika, che
indietreggiò preoccupata.
"Allora, se sono cittadini modello, perchè in nome di tutti
i Pokemon d'Erba ci stanno attaccando?"
"Guarda i loro occhi!" esclamò Misty. Ash lo fece, e
capì.
"Ma Jessie non aveva gli occhi blu? Una specie di azzurro sinistro.
Ora invece sembrano sbiaditi - un bianco pallido."
"Anche James e Persian," aggiunse Misty. "E inoltre, di
solito avevano una specie di squallida parlantina. Non è da loro
restare in silenzio per più di un minuto."
"Controllo mentale? Ero in questo stato?"
"Non esattamente. I tuoi occhi erano rossi."
"Um," li interruppe Erika. "Mi spiace rovinare la vostra
piccola chiacchierata, ma sono tremendamente vicini."
"In questo caso, è meglio fermarli prima di scoprire cosa li
ha ridotti così," suggerì Ash. "Puoi provare con
la tua Polvere Soporifera?"
"Buona idea," ammise Erika alzando le mani. I suoi occhi verdi
cominciarono a brillare, il mantello e i capelli galleggiarono
sinuosamente nell'aria. "Spero che funzioni!" gridò
stringendo un pugno. Poi sembrò che stessa lanciando qualcosa ai
tre membri del Team Rocket. Una luccicante polvere gialla riempì
l'aria e ondeggiò come un leggero manto di stelle. Ma Jessie, James
e Persian continuarono ad avanzare.
"Uh, cosa ne dici di usare una polvere che funzioni?" chiese
Ash con tono asciutto. Erika lo folgorò con lo sguardo.
"Forse sono immuni alle tecniche d'Erba." Misty sorrise,
assalita dai ricordi.
"In ogni caso non sono certo immuni agli attacchi Elettrici, Ash.
Perchè non li paralizzi?"
"E' vero, Pikachu, Tuono Onda!" disse scagliando Pikachu in
aria. Mentre si trovava in volo, il nero topo elettrico fu avvolto da
scintille.
"Pika... CHUUU!" urlò, liberando una folata di energia
color ebano che si scagliò contro il trio. Ma quando l'elettricità
si dissipò, erano ancora lì, e avanzavano imperterriti.
Pikachu atterrò con un tonfo soffice sul terreno gelato, e si
rizzò sulle zampe posteriori, ammiccando coi suoi occhi blu
cobalto. Le sue orecchie appuntite e la coda frastagliata ondeggiavano
confuse.
"Pika?"
"Uh, cosa ne dici di dire a Pikachu di usare un attacco elettrico
che funzioni?" affermò Erika molto compiaciuta.
"Molto divertente," commentò Ash soffiando una ciocca
di capelli che aveva coperto il suo occhio sinistro. "C'è
qualcosa di sbagliato, in tutto questo."
"Ci sono sempre le care vecchie maniere," disse Misty, mentre
un'aura blu avvolgeva le sue mani e si solidificava nei suoi due pugnali
di ghiaccio.
"Giusto," aggiunse Erika afferrando la sua staffa e facendolo
roteare fra le mani. Ash guardò Pikachu.
"Non voglio uccidere nessuno, amico, perciò, uh..."
Indicò un albero. "Vai lassù e resta a guardare, va
bene?"
"Pikapi!" rispose Pikachu incrociando le zampe, irritato.
"Va bene, se lo fai ti darò un extra di ketchup quando
saremo tornati sulla nave." La pancia di Pikachu brontolò.
"Cha," disse imbarazzato, poi annuì e si arrampicò
sull'albero, sedendosi sul ramo più basso. Alzò i pollici
verso il suo maestro. "Chu, pikachu!"
"Grazie, amico! Ci metterò solo qualche secondo," disse
Ash bloccando un calcio sferrato da Jessie con le braccia incrociate. Ma
si era aspettato di parare una forza femminile, invece fu sorpreso
dall'incredibile potenza del colpo, che lo fece scivolare indietro, fino
allo scivoloso margine di un piccolo avvallamento. Ash cercò
disperatamente di fermarsi, ma il ghiaccio rese vani i suoi sforzi. Tentò
allora di restare in piedi, ma la gravità ebbe la meglio e lui
inciampò, finendo a terra.
"Cha ha ha!" dal suo punto di osservazione, Pikachu si lasciò
ad una risata.
"Questo è imbarazzante," bisbigliò Ash mentre
cercava di districarsi fra le pieghe del suo mantello che gli era caduto
in faccia. Si strofinò le braccia doloranti.
Nel frattempo, Misty ed Erika si prepararono a fronteggiare James e
Persian, fianco a fianco.
"Perchè devo combattere col Pokemon?" si lamentò
Erika, cercando di schivare le zampate di Persian.
"Non lo so," Misty si strinse nelle spalle, e cominciò
a parare i colpi di James fra scintille azzurre. "In fondo sai come
trattare gli animali."
"Preferirei fare lo stesso con degli uomini," dichiarò
Erika mentre Persian balzava ruggendo su di lei. Per schivare, usò
la sua staffa come un'asta, conficcandola nel terreno gelato e spingendosi
in aria, e atterrò sulla cima di uno dei giochi nella piazzola. Ma
i suoi stivali non fecero presa, cominciando una scivolata che riuscì
comunque a controllare.
"Non è la stessa cosa?" sospirò Misty. Ma poi
James cominciò ad attaccare coi suoi pugnali, costringendola a
serrare le difese. A un certo punto, dopo aver schivato a fatica un colpo
che stava per mozzarle una mano, venne centrata da un violento calcio
sulla spalla che la fece volare per parecchi metri. Atterrò di
schiena contro uno scivolo, che crollò e cadde a poca distanza da
lei. "Owww," gemette, mentre le mancavano le forze e i pugnali
svanivano dalle sua mani. Poi gridò di terrore, travolta da una
macchia confusa di vestiti neri. Un paio di occhi dorati la fissarono.
"Uh, spiacente Misty, ma Jessie è più forte del
previsto," borbottò Ash. Per rialzarsi, balzò in aria e
girò su se stesso, atterrando in piedi e avvolgendosi nel mantello.
"Che stai facendo? Pensavo che sapessi combattere! Oppure non vuoi
farle troppo male?" chiese Misty seccata, rialzandosi a sua volta.
Ash sorrise e si voltò per riprendere la sfida con Jessie, che ora
saltava silenziosamente sui giochi.
"Forse. Non mi piace lottare con delle donne, specialmente quando
sono amiche."
"Amiche?" domandò Misty, girandosi per osservare James
che seguiva l'esempio della sua compagna.
"Insomma, li conosciamo da tanto tempo che mi sembra giusto
chiamarli così," spiegò lui.
"Sì, tentando di rubare Pikachu la maggior parte di quel
tempo," sbuffò Misty. "Penso che quel colpo ti abbia
fatto male al cervello."
"Almeno ho un cervello da danneggiare," rispose lui sardonico.
"E questo cosa significa?"
"Non è ovvio?" Misty si voltò e lo fissò
con occhi ardenti di blu.
"Perchè, tu-"
"Salta!" urlò Ash correndo verso di lei, afferrandola e
spingendola via. Sotto di loro, Jessie e James si scontrarono, dandosi una
craniata abbastanza forte da farli svenire. Ash e Misty si girarono e
atterrarono con un tonfo sordo dei loro stivali, cercando di tenere a bada
le falde dei loro mantelli. Misty si avvicinò ed esaminò i
due aggressori.
"Staranno bene," disse dopo una rapida occhiata. "Niente
di serio."
"Heh," disse Ash, mentre un angolo della sua bocca si piegava
in un mezzo sorriso. "Con o senza controllo mentale, alla fine sono
sempre gli stessi."
"Pikapi!" disse Pikachu allarmato.
Ash si voltò per individuare quello che il suo pokemon gli aveva
indicato, e intravide qualcuno in accappatoio nero che scompariva dietro
un albero, all'angolo opposto del parco.
"Qualcuno ci stava guardando!" gridò balzando
sul ramo alto di un albero vicino. "Vai a vedere come sta Erika, ci
penso io!" disse iniziando a saltare di ramo in ramo, nella direzione
presa dallo sconosciuto. "Vieni, Pikachu!"
"Chu!" rispose Pikachu iniziando a seguire Ash.
Misty li fissò con aria incerta. Era tentata di seguirli, ma
Erika avrebbe potuto avere bisogno di lei, dopo tutto. Improvvisamente,
vide che l'aria si era riempita di nebbia. Un vapore bianco stava coprendo
il terreno gelato, una foschia umida e fredda. Si accorse quasi subito che
quello non era normale, e si voltò di nuovo. Era troppo veloce per
essere naturale...
"Mistaria, sai mia," una voce fredda come la nebbia irruppe
soffice nel suo orecchio. Due mani spuntarono fra il vapore e la
afferrarono, stringendola in una morsa di gelida disperazione.
Quando il parco finì, Ash continuò la corsa su di un tetto
di ghiaccio, ma dovette fermarsi per ritrovare un minimo di equilibrio
sulle tegole scivolose. Un tintinnio, poco più in basso. Là!
Ritrovò la figura in nero, che correva nella via sotto di lui.
Rapidamente, saltò su giù dal tetto e si gettò
sull'avversario. Lo centrò all'altezza della vita, e la sua velocità
fece cadere entrambi a terra. I due rotolarono un paio di volte, poi si
fermarono, con Ash che stringeva la persona in nero col braccio.
"Va bene, chi sei e perchè ci stavi spiando?" chiese
arcigno. Ma poi lunghi capelli neri occuparono il suo campo visivo; una
ragazza!
"Io-mi dispiace," singhiozzò una voce melodiosa. "Ero
così spaventata! Io-io stavo cercando aiuto e pensavo che
potessi... ma-ma pensavo che mi volessi uccidere!" Immediatamente,
allentò la presa e indietreggiò, imbarazzato.
"No, forse sono io quello che deve chiedere scusa... Non avevo
idea," disse grattandosi il collo. "Ti ho fatto male?" La
ragazza si voltò, rivelando un viso grazioso dominato da occhi
argentei, quasi bianchi. Sul vestito nero che indossava c'era un gran
numero di gioielli e gingilli, quello che aveva causato il suono che aveva
sentito mentre la inseguiva.
"Oh, nulla... sono solo un po' ammaccata, credo." Le sue
guance lattee arrossirono mentre gli rivolgeva lo sguardo. "Oh, sei
così carino!" arrossì ulteriormente e distolse gli
occhi. "Voglio dire... scusa, non dovrei essere così diretta!"
Ash si alzò e incrociò le mani dietro la testa.
"Heh heh heh, messuno è perfetto." Si ricordò di
Laselle, per qualche motivo... forse perchè sembravano avere la
stessa età - sulla quindicina. Le porse una mano, e l'aiutò
ad alzarsi. Anche in piedi, arrivava appena alle sue spalle. Si sentì
improvvisamente protettivo.
"Così... uh ...uh..."
"Chanelle," rispose con un lieve sorriso ed una rapida
occhiata.
"Chanelle... che ci fai in un posto come questo? O grandioso, sono
gentile come un elefante... Seriamente, questo posto è morto, cosa
ci fai qui?" Chanelle abbassò lo sguardo, diventando ancora più
pallida di prima, quasi spettrale.
"Vivevo qui... con la mia famiglia... ma poi il cielo è
diventato buio, e la gente gridava e gridava e -" Ash le mise una
mano sulla spalla.
"Va tutto bene, non pensarci." Lei lo guardò
negli occhi, cercando di arrestare le lacrime che volevano sgorgare dagli
occhi argentati, ma poi, singhiozzando, crollò fra le sue braccia,
abbracciandolo all'altezza dello stomaco. Povera bambina, pensò
Ash. "Ad ogni modo, io sono Ash, e ora non preoc-"
"Pika chu," bisbigliò Pikachu scendendo dal tetto e
atterrando sulla sua spalle, mentre Ash si liberava dall'abbraccio di
Chanelle. "Chu pikachu?" chiese incuriosito, indicandola.
"Pikachu, questa è Chanelle... è qui da sola su
questa orribile isola da quando è stata congelata." Pikachu
restrinse i suoi occhi blu.
"Pikapi."
"Non essere sciocco, è solo una ragazza," disse Ash con
un'alzata di spalle. "Ora torniamo da Misty ed Erika."
"Strano come il persian che è appena crollato come se...
come se fossero finite le batterie," disse Erika, appoggiandosi con
aria stanca al suo bastone.
"Ma, dove è Misty?" chiese Ash, cercando nel parco
gelato il segno di un segno della donna col mantello blu che portava
sempre. Era come un alone azzurro appiccicato ai vestiti.
"Pensavo fosse venuta con te," rispose Erika, confusa. Guardò
Chanelle, che restava in silenzio dietro di lui con un'aria spaventata. "A
meno che tu non l'abbia scambiata per quella ragazzina."
"Erika, sii seria. Le avevo detto di aiutarti contro Persian,"
disse Ash, ora un po' inquieto. Erika diede una rapida occhiata al pokemon
svenuto.
"So come difendermi."
"Ma non hai appena detto che è svenuto da solo? Non hai
dovuto fare nulla."
"Ehi, il risultato è lo stesso, no?" rispose lei
stringendosi nelle spalle.
"Pikapi, pipikachu!" gridò Pikachu. Ash si voltò
e corse verso il punto in cui il suo pokemon stava osservando l'erba di
brina. Si inginocchiò e osservò con cura. Sembravano le
impronte degli stivali di Misty, dove le lame di ghiaccio dei suoi pattini
erano passate. Stando alle tracce, si era voltata per raggiungere Erika,
ma poi si era fermata ed era scomparsa nel nulla.
"Tutto questo non mi piace per niente," dichiarò serio.
Si avvicinò, e sollevò il riverbero di un sottile foglio di
ghiaccio sull'erba. "Nebbia..." concluse.
"Cosa significa?"
Ash guardò le alte cime del vulcano gelato. Un soffio di vapore
acqueo aveva cominciato dalla cima, una strana imitazione di una vera
eruzione, mentre nell'aria un vortice purpureo cominciava a vorticare
intorno al cratere. Il soffice rombo di un tuono fece vibrare il terreno.
"Che siamo nella merda," concluse.
"Pikachu," concordò Pikachu.
Misty si svegliò di colpo, abbagliata dalla luce, sentendosi come
se fosse appena uscita dal rigore della morte. La prima cosa che notò
fu che l'aria intorno a lei era talmente freddo, che forse perfino il suo
sangue avrebbe potuto ghiacciarsi. Quindi la temperatura era talmente
bassa che perfino lei poteva sentirne gli effetti, sebbene il suo elemento
fosse forte contro il ghiaccio.
Il terreno sotto di lei era freddo e duro al punto da farle male.
Lentamente, gli occhi si adattarono, si sedette e si stiracchiò.
C'era una brezza gelata, che le arruffava i capelli e gonfiava il suo
mantello come in un uragano.
"Così, Mistaria... ti sei svegliata."
Misty si voltò di scatto, alzandosi e quasi scivolando sul
ghiaccio. E solo allora comprese la gravità della situazione. Era
in piedi su un minuscolo iceberg, che galleggiava in un mare di fredda
energia. Intorno a lei, c'erano numerosi altri blocchi di ghiaccio,
racchiusi da una muraglia circolare di blu artico. Il posto era vagamente
familiare, e presto capì di trovarsi proprio nel posto in cui Ash
aveva combattuto con Blaine per la medaglia Vulcano, tanti anni prima. In
cima al vulcano stesso. La differenza era che la lava era diventata
mortalmente fredda, e non calda, e i pennacchi su cui Charizard e Magmar
avevano lottato erano stati rimpiazzati da quegli iceberg. A peggiorare le
cose, c'era un tetro vortice di nubi che si stava addensando sopra il
cratere. Il secondo vortice del Proibito. Misty si voltò di nuovo,
cercando chi avesse parlato, e trovò Lorelei, avvolta nel suo
mantello blu ghiaccio che fluttuava assieme ai capelli nel vento pungente.
Era in piedi su un iceberg all'altro lato, incredibilmente immobile sui
suoi pattini di ghiaccio. I suoi occhi verdi come il mare brillavano fieri
dietro ai suoi occhiali, una luce intensa che avvolgeva il bel viso.
Lorelei alzò poi le sue braccia, e l'aria sembrò
raffreddarsi ancora, al punto che Misty pensò che la sua stessa
anima stesse congelando.
"Pensi di potermi sconfiggere, Mistaria?" La sua voce echeggiò
ridondante sulle pareti del vulcano.
"Maestro Lorelei, tutto questo è ridicolo!" replicò
Misty gridando. "Non ho mai voluto sconfiggerti!"
"Le tue azioni smentiscono questa menzogna!" rispose Lorelei. "Mi
hai rubato tutto! Tutto!" La sua voce divenne un bisbiglio, difficile
da udire nel vento urlante. "Finché non è rimasto che
gelo..." I suoi occhi luccicarono, e si tolse gli occhiali,
gettandoli nella lava fumante di freddo, nella quale si congelarono e si
sgretolarono, prima di affondare. Una lacrima corse lungo la sua guancia,
ma venne ghiacciata e portata via dal vento. Sotto, era quasi
completamente nuda, a parte una minuscola minigonna ed un leggero vestito.
"Bene, ora... chiedo un Cerchio di Maestri! Combattimento fisico!"
Abbassò le braccia in un gesto improvviso. "Chi abbandona il
cerchio o giace svenuto, avrà perso... la vita!" Afferrò
il suo mantello freddo e lo lanciò via dietro di se. Venne preso
dal vento e corse verso le nuvole del cielo sempre più scuro. Il
vortice purpureo sembrò ruggire, e fagocitò il mantello come
una bocca affamata, sputando frammenti di tessuto ghiacciato.
Misty socchiuse gli occhi, concentrandosi sul suo potere d'Acqua per
opporsi al crescente gelo. Il suo corpo brillò di blu, e anche lei
si tolse il mantello per lasciarlo in pasto al vento famelico. Rimase col
suo lungo vestito color zaffiro, un'elegante macchia che sventolava
nell'aria tormentata. Sotto i suoi stivali si formarono un paio di lame, e
si alzò di pochi centimetri.
"Allora, sai che devo accettare," disse in tono serio. Si piegò
di lato e strappò la parte terminale della sua gonna, per poter
combattere più agilmente con le gambe nude.
Lorelei sorrise, un sorriso ormai privo di ogni sentimento.
"Lo so."
Davanti a loro c'era il maestoso vulcano di Cinnabar Island. Ash stava
guardando la cima, e poteva a malapena vedere scintille azzurre di energia
d'Acqua e Ghiaccio che giocavano sul bordo del cratere ghiacciato. E sopra
tutto quello, in cielo, il vortice purpureo del secondo cancello del
Proibito. Il suo sguardo si abbassò, e incontro le massicce porte
di ferro dell'ingresso al luogo dannato. Accanto a pozze di energia blu
che un tempo erano sorgenti calde, dove un tempo si era anche riposato da
un duro scontro, tanti anni prima.
"Io sono ancora convinto che saresti dovuta tornare indietro a
cercare gli altri, Erika," disse senza voltarsi.
"Pika Pika," lo appoggiò Pikachu dalla sua spalla.
"Ma Misty è sempre accorsa quando avevo bisogno di lei,
perchè non posso ricambiare il favore?" rispose lei
caparbiamente.
"E stai mettendo Jessie, James e Persian inutilmente in pericolo,"
indicò i tre corpi inconsci dietro di loro, trasportati sul fiore
del Venusaur di Erika.
"Saur!" aggiunse l'enorme dinosauro pokemon, agitando le
foglie sulla sua schiena verde.
"E Chanelle sembra terrorizzata," Ash indicò la
ragazza, che sedeva sulla spalla del venusaur, con un'espressione piena di
panico. Erika incrociò le braccia.
"Gli amici prima di tutto." Ash sospirò.
"E' vero, ma-"
Il terreno ghiacciato sotto i loro pattini tremò.
"Un terremoto?" chiese Erika, fissando il suolo.
"Peggio," commentò Ash, accennando col mento alle
sorgenti gelide che sgorgavano dalla base del vulcano. Qualcosa di grosso
e traslucido stava emergendo dall'energia liquida.
"Oh, grande, non quello di nuovo," disse Erika indietreggiando
leggermente e alzando la sua staffa di legno.
"Maestro Ash," la voce del massiccio Lapras di ghiaccio
rimbombò telepaticamente nell'aria, mentre si ergeva dalla sorgente
congelata. Era troppo grosso per essere contenuto in essa, e una parte del
corpo squarciò il ghiaccio circostante. "Non saresti dovuto
venire."
"Nessie!" gridò Ash pattinando verso il pokemon. "Voglio
risposte! Perchè hai acconsentito a diventare un Pokemon Supremo?"
L'immenso lapras fece una pausa, la sua testa cornuta ondeggiò
nell'aria, fissandolo.
"Dopo che mi abbandonasti, venni attaccata di nuovo. E' stato per
suo desiderio che sono diventata questo."
"Suo? Di Lorelei, intendi?" chiese lui. Poi aggrottò le
sopracciglia. "E io non ti ho mai abbandonato! Ti ho lasciato libera,
perchè pensavo che fosse quello che volevi!"
"Perdonami, ma sei uno sciocco, Maestro Ash. Hai abbandonato
innumerevoli pokemon, nel tuo viaggio. Non hai mai pensato che dopo tutto
essi avrebbero preferito restare con te, piuttosto che essere liberi? E'
come offrire una crosta di pane a un mendicante e proibirgli di addentare
una pagnotta intera, anche quando possono." Fissò il pikachu
sulla spalla di lui. "Inoltre, solo il tuo primo pokemon è
stato risparmiato dalla tua stupidità."
"Io... non ho mai saputo che la pensasti così," disse
Ash, sentendosi strozzato da un nodo alla gola. Tutti quei pokemon che
aveva liberato. Era questo quello che avevano sentito? Ma era sempre
sembrata la cosa giusta da fare. Aveva sbagliato in partenza?
"E ora non posso lasciarti passare, perchè così vuole
il Maestro Lorelei."
"Ma, Misty è lassù! E tu lo sai! Come può
lasciare che venga uccisa?"
"E' questo il volere del Maestro Lorelei," fu la
risposta. "Ora vai via, prima che debba ricorrere alla violenza."
Ash era indeciso, Non poteva attaccare Nessie, non ne sarebbe stato
capace... anche ora che era diventata il sesto Pokemon Supremo della Lega.
Ma... ma Misty sarebbe potuta morire. Non poteva abbandonarla. Non poteva!
La sua anima si sarebbe annientata anche solo al pensiero di farlo.
"Ashy!" irruppe una voce femminile e gutturale. "Finalmente
ti ho trovato!" Ash si voltò per trovare una donna formosa,
con un mantello violetto e lunghi capelli blu che pattinava verso di lui
dalla città.
"Duplica!" urlò sorpreso. Intravide Junior, uno degli
Istruttori di Bruno, Laselle e Giselle che pattinavano verso di loro.
"La distrarrò per te, ora vai lassù e salva la tua
ragazza!" disse Duplica prima di balzare in aria e trasformarsi in un
grosso uccello dalle ali acuminate. L'elettricità crepitò
intorno a lei, mentre un nuovo zapdos si librava nell'aria. "Zap!"
gridò in tono divertito, spalancando il lungo becco appuntito.
"Cosa?" vociò Nessie quando Duplica-Zapdos scagliò
una salva di tuoni contro di lei, facendola contorcere dal dolore. Cominciò
a ritirarsi, controvoglia, nel profondo della sorgente fredda.
"Non così forte, Duplica, ma grazie mille!" disse Ash
inginocchiandosi e creando un disco di ombra nera sotto i piedi. "Andiamo
su, Pikachu!" urlò, e i due cominciarono a librarsi nell'aria,
verso la cima del vulcano. "A proposito, non è la mia ragazza!"
concluse.
"Zap! Smettila di negare, Ash, la verità ti renderà
libero!" rispose Duplica-Zapdos mentre fluttuava nell'aria e teneva
Nessie occupata con scariche elettriche.
Erika, Junior, Laselle, Giselle e il resto di loro superarono i pokemon
in lotta e si concentrarono sul portone metallico.
"Noi prendiamo la strada normale!" gridò Erika. "Ci
vediamo dall'altra parte, Ash!"
Dove era scomparsa? Misty pensò precipitosamente, mentre
scandagliava il cratere con lo sguardo. Balzare da un blocco all'altro e
pattinare cominciava e diventare faticoso per lei, e aveva già
perso sangue da numerose ferite alle braccia e alle gambe. Ma pensava di
essere riuscita a ricambiare discretamente - era certa di aver ferito
Lorelei con le lame di ghiaccio dei suoi pattini.
Colta da un'intuizione, saltò via dalla piattaforma in cui si
trovava, proprio mentre Lorelei colpiva dal basso, trapassando l'iceberg
coi pattini taglienti e riducendolo a polvere di brina. Girò su se
stessa a mezz'aria, atterrò su un altro bloccò e si levò
la lava gelida dal corpo.
Misty ebbe un attimo di panico quando alcuni schizzi di ghiaccio liquido
colpirono il suo avambraccio, e la pelle iniziò a congelarsi. Solo
la concentrazione e la disperazione le permisero di accumulare abbastanza
elementale d'Acqua da riportare il suo corpo alla normale temperatura.
"Troppo freddo, Mistaria?" la derise Lorelei
scuotendosi la chioma blu porpora per liberarla del tutto dal fluido
viscoso. "Dovresti accettarlo come faccio io, perchè i i
sentimenti non sono degni di essere provati."
"Hai torto, Maestro Lorelei!" gridò Misty con
voce accesa. "I sentimenti sono ciò che ci rende umani! Lo
capivi, un tempo... ora non sei altro che la parodia della morte."
"Molto ironico da parte tua... proprio tu ti fai maestra
di questi valori," rispose Lorelei, mentre lasciava il suo iceberg
per avvicinarsi, all'attacco. I tagli che Misty aveva inferto sulla pelle
nuda non sembravano neppure rallentarla. "Tu e lui. Lui specialmente!
Ha tolto una parte di me quando mi ha lasciato indietro per marcire nella
Lega Pokemon. Per permetterti di permetterti di sentire la possibilità
di provare dolore. E il dolore è inevitabile, in questo mondo
immorale!"
"Lui?" domandò Misty confusa, preparandosi a
parare l'attacco di Lorelei. "Di chi stai parlando?"
"Credo stia parlando di me," una voce secca e maschile squarciò
il vento.
Misty si girò e rimase a bocca aperta, stupita dal vedere Bruno
in piedi su di una delle piattaforme, che cercava di mantenere
l'equilibrio e di ignorare il vento pungente che gonfiava il suo mantello
marrone. Anche Lorelei lo vide e gridò. Fermò
improvvisamente la sua carica piantando le lame nel ghiaccio e generando
una piccola pioggia di frammento.
"Tu! Come osi mostrarti al mio cospetto?" Bruno rimase
mortalmente fermo sul suo iceberg. Poi, improvvisamente, si coprì
il volto con le mani.
"Mi dispiace, Lorelei... ma sembravi felice nella Lega Pokemon...
mentre io... io non potevo tollerare ciò che eravamo diventati;
nient'altro che i gusci di gente troppo arrogante, che cercava di
raggiungere i propri scopi alle spese degli altri. Eravamo solo una
versione più potente del Team Rocket." Gli occhi verde mare di
Lorelei divennero due lame orizzontali.
"Ero felice? Lo ero grazie a te! Avevo trovato finalmente una
famiglia, una mia famiglia... e tu me l'hai portata via per un atto di
coscienza?" Rivolse nuovamente la sua attenzione a Misty. "Lei
valeva tanto, Bruno? Era meglio avere questa mia copia indebolita al tuo
fianco, invece di me?" Il suo corpo venne avvolto da una gelida aura
blu come il ghiaccio. "Non mi interessano le tue scuse, presto sarai
una statua di ghiaccio che frantumerò come hai fatto col mio cuore."
"No, lei non ha nulla a che fare con nessuno di noi!" ruggì
Bruno. "Non so come sei arrivata a questa malsana conclusione che ti
ho lasciato per lei. Lasciala stare, è sempre stata e sarà
sempre la donna di Ashura!" Improvvisamente, una forma scura si librò
nell'aria sopra al vulcano. Una sagoma in un mantello nero cavalcava un
disco d'ombra.
"Non generalizzerei fino a questo punto, Bruno, ma nessuno
trasformerà Misty in un pezzo di ghiaccio! E' una questione fra di
voi, noi due non c'entriamo!"
"Ash!" gridò Misty sollevata, mentre la macchia d'ombra
correva verso di lei.
"Misty! Salta!" urlò lui, e lei eseguì,
atterrando fra le sue braccia giusto prima che l'energia di Ash comandasse
al disco di riprendere quota.
"Sta scappando!" gridò Lorelei, e cominciò a
sparare dardi di ghiaccio dai pugni. Misty provò un senso di
vertigine, mentre Ash eseguiva complicate manovre per evitare la fitta
pioggia di colpi.
"Fermati!" gridò Bruno, iniziando a saltare con
vibranti tonfi dei suoi stivali sugli iceberg, verso di lei.
"Chi sei tu per dirmi cosa devo fare?" esclamò Lorelei
puntandolo con i pugni ardenti di energia.
"Tuo marito!" rispose Bruno prima di saltare e colpirla con un
pugno, facendola volare fuori dai suoi pattini. Il corpo riatterrò
su di un'altra piattaforma ghiacciata, e Bruno saltò verso di lei e
la raggiunse. Sibilando per il freddo proveniente dalla sua pelle che si
trasmetteva alle sue mani, abbassò il capo e la baciò. Lei
lottò per un momento, opponendo labbra gelide e dure come il
ghiaccio, ma poi un senso di tepore cominciò a pervaderla. Lorelei
scoppiò in lacrime e crollò nel caldo abbraccio di Bruno.
Ash, con Pikachu sulla spalla e Misty guardò dall'alto,
galleggiando sul disco d'ombra.
"E' incredibile come un bacio possa risolvere tanti problemi,"
commento scuotendo la testa, mentre cercava di restare in equilibrio nel
vento.
Misty non rispose. Si voltò per vedere cosa stesse facendo, e la
trovò intenta a fissarlo negli occhi con un'espressione strana. I
suoi occhi blu erano lucidi per l'emozione, e tutto quello che lui potè
notare fu un caldo improvviso, mentre le braccia di lei si stringevano ai
suoi fianchi come marchio rovente. Lunghe ciocche dei suoi capelli rossi
gli carezzarono la guancia, come una morbida piuma.
I suoi occhi si abbassarono sulle sue labbra rosa, e improvvisamente si
ricordò del loro sapore... come... come fragole e crema. Sentì
il bisogno incontrollabile di verificare quella memoria... e anche lei
iniziò ad avvicinarsi verso la sua bocca...
Ma un acuto, atroce grido da sopra ruppe l'incantesimo, e loro
guardarono verso l'alto per trovare il vortice scuro che cresceva a
dismisura, abbastanza da ingoiare l'intero vulcano. Ombre nere di sagome
svolazzarono cominciavano ad apparire all'interno, le innumerevoli luci
rosse di altrettanti occhi li fissavano affamati, attendendo la
liberazione.
"Il Cancello Proibito si sta aprendo!" La voce di Lorelei
arrivò dal basso. Il suo tono era diventato molto più umano
- qualunque cosa Bruno avesse fatto, era stato un successo completo.
"Come possiamo fermarlo?" Chiese agitatamente Bruno mentre si
rialzavano.
"Maestro Bruno, stai bene!" da lato opposto del vulcano giunse
una voce nuova. Ash guardò il resto del gruppo che raggiungeva la
vetta attraverso la scalinata. Junior era in piedi sulla soglia, tenendo
la visiera dal suo cappello marrone per impedire che il vento glielo
portasse via. Accanto a lui c'erano Erika, Giselle e Laselle.
"Junior, che ci fai qui?" urlò Bruno, sorpreso e
infuriato.
"JT," bisbigliò improvvisamente Lorelei. Poi alzò
la voce, "il mio JT?" I suoi occhi verdi lo fissarono commossi.
"JT?" urlò Junior. "Ricordo che quando
ero piccolo qualcuno mi chiamava in questo modo!" I suoi occhi verdi
si allargarono. "No, è impossibile!"
"Lorelei!" gridò Bruno. Lorelei si aggrappò
energicamente alle spalle di Bruno.
"Come hai potuto portare mio figlio qui?" singhiozzò.
"Ora che il cancello è aperto, moriremo tutti!"
"Dimmi come possiamo fermarlo!" chiese ancora Bruno, questa
volta con voce disperata.
"Mamma?" gridò Junior superando il vento. "Ma-ma
se lei è mia mamma, significa che il Maestro Bruno... il Maestro
Bruno..."
"È tuo padre!" concluse Lorelei. "Bruno, perchè
non glielo hai mai detto?" Bruno chiuse i suoi occhi.
"Non potevo. Non potevo! Non meritava un padre come me...
meglio essere un orfano, che il figlio di un assassino spietato!"
"Hai torto!" lo sgridò Lorelei. "Tutti
meritano una famiglia! La famiglia è ciò che tiene le
persone unite. Senza di loro, c'è solo solitudine e dolore... e con
la disperazione, il tocco amaro del gelo assoluto." I suoi occhi
verdi si chiazzarono di un pallore fosco, al ricordo. "Non posso
lasciare che succeda," bisbigliò con voce decisa. "Non
voglio. Non lo permetterò!"
Bruno dovette indietreggiare, mentre lei evocava un'immensa quantità
di energia elementale, al punto che l'aria intorno al suo corpo cominciò
a congelare.
"Lorelei, che stai facendo?" disse Bruno atterrito. "Non
puoi reggere così tanta energia senza esplodere!"
"Bruno," disse lei con voce molle, mentre le lacrime
si gelavano attorno agli occhi. "Tu sai che reggo uno dei punti
focali. Tre dei Quattro Grandi hanno il dovere di agire come condotti per
ciascuna delle tre torri che permette l'apertura dei Cancelli Proibiti.
Siamo parte delle chiavi di questi portali. Se muoriamo tutti, la Profezia
dell'Armageddon sarà fermata."
"Così Sabrina aveva detto la verità!" gridò
Erika.
"Ma-ma," cominciò Bruno, sentendo gli occhi
gonfi di lacrime. "Questo significa che... No!" Gridò
carico di dolore e rifiuto. "Non dopo che ci siamo ritrovati! Non
dopo che hai ritrovato tuo figlio!"
"Ma è perché JT - e tu - siete qui... è per
questo che devo farlo," rispose Lorelei con una voce che era appena
più di un sibilo. "La mia morte e la mia esplosione potranno
rallentare la distruzione dell'isola, e permettervi di fuggire." Fece
una paura, e i suoi occhi cominciarono a brillare, una luce più
ardente di quella di una stella. "Addio, Bruno... ti amo... prenditi
cura di JT per me -" Sorrise, allo stesso tempo triste e sollevata. E
se ne andò.
E tutto ciò che a Bruno fu concesso fu un urlo di dolore e
angoscia.
Con uno stridio di dolore, come se fosse stato colpito a morte, il
vortice purpureo luccicò come se un temporale fosse esploso ne suo
stomaco scuro.
L'isola di ghiaccio, bianca e pura, e il suo vulcano al centro,
cominciarono a tremare quando terra e mare parvero sollevarsi. Persa la
sua sorgente, la luce del ghiaccio, che aveva protetto l'isola dalla
notte, cominciò ad indebolirsi. Il vento urlò e la grandine
cadde. L'aria puzzava di ozono, e il ghiaccio si stava sciogliendo.
"Dov'è la nave?" urlò Ash superando il vento
furioso, mentre tentava disperatamente di cavalcare la tempesta con la sua
piattaforma di ombra galleggiante. L'aveva allargata, abbastanza da
trasportare quasi tutto il gruppo, mentre Duplica, trasformata in Pidgeot,
volava dietro di lui sostenendosi con le ali resistenti, con gli altri sul
dorso. La città di ghiaccio sotto di loro stava collassando; le
case, gli alberi, i palazzi, tutto si stava sgretolando, come se l'isola
fosse stata un castello di sabbia durante l'alta marea.
"È sul lato est, sulla spiaggia!" gli rispose Giselle
superando il caos della distruzione. "Sbrighiamoci, e speriamo che le
sorelle di Misty abbiano riparato quella nave, o siamo fregati!"
Dopo alcuni disperati minuti, Ash individuò all'orizzonte la
sagoma appuntita della nave bianca, ancora incagliata fra i ghiaccio.
Sembrava che le sorelle di Misty si fossero preparate alla partenza.
"Ehi, ci stanno lasciando qui?" chiese Laselle, colpita da una
fitta di panico al petto, afferrando il margine del disco d'ombra con le
mani.
"No, si stanno solo preparando per poter partire subito, quando
arriveremo," spiegò Misty, ancora aggrappata alla vita di Ash.
"Pidgeot!" trillò Duplica-Pidgeot. "In picchiata!"
urlò abbassando l'ala e piombando verso il basso come un caccia.
"A-Attenta!" bisbigliò Jessie, che si era svegliata ed
era tornata normale - dal suo punto di vista - e si teneva alle piume
brune di Duplica-Pidgeot, terrorizzata.
"Soffro di vertigini!" gridò James.
"Oh, calmatevi!" rispose Duplica-Pidgeot. "Siete
fortunato perchè vi sto dando un passaggio!" Ash inclinò
il suo disco d'ombra e scese in picchiata. Lily stava ondeggiando le
braccia verso di loro, dal ponte.
"Finalmente!" urlò quando li vide scendere. "Ci
stavamo preoccupando!"
Duplica-Pidgeot atterrò per prima con un elegante batter d'ali,
ma depositò Jessie, James e Persian in modo decisamente rude.
"Ow!" si lamentarono.
"Scusate, è stato un incidente!" disse Duplica con aria
innocente, anche se un tocco di perfidia dava alla sua bugia un'aria poco
credibile mentre ridiventava umana.
Dopo di lei fu la volta di Ash, e fu più difficile, visto che
tenere la Levitazione d'Ombra così a lungo, e per così tanta
gente, lo aveva stremato. Anche Pikachu aveva dovuto passargli parte del
suo potere. Erano ancora un paio di piedi nell'aria, sopra la nave, ma Ash
cedette, e tutti precipitarono nel vuoto.
"Svelti, sotto coperta!" ordinò Lily,
aiutandoli a rialzarsi. "Dobbiamo immergerci per andarcene da qui!"
Indicò l'isola dietro di loro, mentre la nave stava già
partendo alla massima velocità. Guardò Ash che si rialzava a
fatica e seguiva stremato gli altri attraverso il portello, con Pikachu
sulla spalla. Scosse il capo. "Sai, con te nei paraggi è mi
sto abituando alle apocalissi."
"Allora un giorno potresti parlarmene."
Dopo essersi immersi, riuscirono a scampare alla distruzione di Cinnabar
Island. Davanti a loro, la prua della nave puntava a nord, verso il Golfo
di Viridian.
Ma la gente era pervasa da un umore oscuro, che era calato su tutta la
nave. Avevano fatto un altro passo verso la vittoria, ma il prezzo era
stato alto.
Bruno rimase chiuso nella sua cabina per tutto il viaggio, e anche
Junior si chiuse in un ostinato silenzio. Perfino Erika si depresse, alla
notizia della morte delle sue tre Istruttrici d'Erba.
Nascosto nella stiva, un clandestino complottava nell'ombra.
L'aria gelida sopra le rovine di Cerulean City era calma, morta. Ululati
raccapriccianti risuonavano frequenti, interrompendo l'orribile rigidità
che aveva avvolto la terra. Le macerie di edifici dimenticati giacevano
dovunque, prive di vita. Accanto ai detriti defunti, in contrasto con
l'alto torrione nero che contemplava la devastazione, c'era un turbine
pulsante di onde purpuree. Era da lì che venivano quelle grida
disumane, o meglio da lì dentro, dal primo vortice del Proibito.
Che ora sembrava in movimento verso est...
Dietro un edificio sventrato, un bagliore di luce bianca sembrò
bruciare mentre qualcosa si formava al suo interno. La sagoma divenne
solida, rivelando una figura magra, avvolta in un mantello bianco. La sua
testa, sebbene nascosta dalle ombre del cappuccio, era illuminata da due
ardenti punti blu, che si guardavano intorno lentamente. Frammenti di
roccia e di cemento scricchiolarono sotto gli stivali bianchi, e Valdera
cominciò a cercare. Era lì attorno, da qualche parte. Dopo
tutti quegli anni, ricordava ancora il posto, anche se Cerulean City
sembrava... un po' diversa.
Stranamente, un senso di nostalgia la pervase, nel guardare le rovine
dei palazzi bruciati, degli alberi carbonizzati e delle ceneri che un
tempo erano una città. Questo la circondava. Aveva solo sette anni,
quando aveva deciso che la vita non era che uno stupido vascello che
vagava nella tempesta, verso il suo porto. Verso la morte. E allora aveva
inscenato la sua morte, ed era fuggita... c'era di meglio nella vita, che
soffrire in compagnia di quelle stupide sorelle. E poi, quanto odiava
Mistaria... e ora, se quello che temeva si fosse rivelato vero, la sua
vita sarebbe diventata davvero un vuoto vascello di morte. La storia
raccontata da un'idiota. Qualcosa sibilò fra i mattoni e le pietre
alla sue destra, interrompendo i suoi pensieri. Un rattata nero cenere le
tenebre balzò fuori dal suo nascondiglio e corse verso di lei.
Pigramente, Valdera alzò una mano. Le sue dita crepitarono, e un
fulmine di bianco si liberò da esse, seminando distruzione. Il
rattata sembrò evaporare, attraversato dall'elettricità e
collassando contro un brandello di muro - che esplose in una doccia di
polvere fusa.
Stupido Proibito. Lord Garick era davvero un idiota, a voler usare
creature così incontrollabili. Se Ashura non fosse stato così
testardo, e di fosse unito a lei, niente avrebbe fermato la loro unione di
luce e ombra. Maestri come loro non avevano bisogno del potere esterno.
Avevano solo bisogno l'uno dell'altro. A quel pensiero, capì di
avere già perso quello che le serviva. Forse non avrebbe dovuto
fare quello che aveva fatto nella base ribelle. Le aveva solo reso più
dura quella specie di astinenza. Si tolse rapidamente quei pensieri dalla
mente, e riprese a cercare con gli occhi.
Finalmente, al centro di una vasta depressione che occupava il suolo
intorno alle rovine di un grosso palazzo, notò la testa tranciata
di un seel. L'insegna della Palestra di Cerulean City.
"Così, sei venuta in cerca di risposte," disse una voce
disse da dietro di lei, un tono misterioso nella sua freddezza. Valdera si
voltò. Una figura alta, anche più di lei, in un mantello del
colore del crepuscolo, la fissava. La testa era coperta dal cappuccio,
nascondendo ogni caratteristica a parte gli occhi brillanti.
"Sabrina," commentò seccata. "Come se mi
servissero i tuoi farfugliamenti sadomasochistici." Sabrina continuò
imperterrita.
"Non puoi fuggirlo. Il tuo sangue vi è legato, è il
tuo destino ineluttabile. E hai visto Ashura, come le profezie si stanno
dimostrando veritiere. Gli opposti si riuniranno. Questo è certo."
Valdera sospirò. Qualcosa le solleticava una guancia, e lei asciugò
irosamente una lacrima. Poi crollò sulle ginocchia, incontrando il
terreno roccioso, e guardò le sue pallide mani sottili.
"Le profezie possono essere spezzate!" singhiozzò
cercando di rifiutare i suoi pensieri. Guardò il cielo, in segno di
sfida. "E troverò un modo per farlo!"
Ma Sabrina non era più lì. C'era solo l'aria, morta come
quella città.
Valdera tolse una ciocca dei suoi capelli biondi da un occhio. Era tempo
di avere un nuovo incontro con Misty. Un incontro più serio. Ash
poteva appartenere solo ad una sorella... lei.
Fine della decima parte
POKEDEX
PIKACHU OMBRA
Tipo 1: Ombra
Tipo 2: Elettricità
Attacco: Lama d'Ombra
Tipo: Ombra/Lotta
In forma di lama, un fendente che può essere lanciato a distanza
sorprendente, e tagliare qualunque sostanza conosciuta.
*Nd^Kane^: la nave della Lega, secondo Ace, era una banalissima "Classe
Tre", o per la precisione una Class Three Pokemon League Destroyer
Battleship. Visto che perfino i militari americani hanno più stile
nell'affibbiare nomi (mai visto Ottobre Rosso? E' un Typhoon), ho pensato
di fare una piccola modifica: ora è un Incrociatore da Guerra
classe Inquisitor, un Inquisitore. Carino, no^_^?
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