Scena 2
Scena 2
Suo malgrado,
Tessa scoprì di essere un pochino eccitata per quella serata. Era stata a molte
feste, molte cene, da quando era arrivata in Califoria, ma questa era la prima
volta che aveva un accompagnatore. Arrivare sotto braccio a un bel giovanotto
aggiungeva un certo fascino all'evento--anche se quell'uomo era Marcus Grisham.
Mentre
attraversavano il cancello del cortile delle rose, Tessa lo vide gonfiarsi come
un gallo, per tutta l'attenzione che stavano attirando. Fortunatamente, il
Colonnello Montoya era lì vicino e questo le impedì di cedere all'impulso di
pungere il capitano con uno spillone, per vedere se si fosse sgonfiato.
"Senorita
Alvarado, è un onore avervi con noi stasera." Montoya le baciò la mano
calorosamente, ma non troppo. Come al solito, i suoi modi erano perfetti. "Vedo
che il Capitano ha la fortuna di godere della vostra compagnia." Poi girò la
testa per attirare l'attenzione di Sabina. "Querida, sono arrivati degli
ospiti."
La donna
interruppe la conversazione con il Senor e la Senora Gervasio. Doveva aver
notato lo sguardo di apprezzamento di Tessa sul suo abbigliamento, perchè si
prese tutto il tempo per raggiungere il gruppo, permettendole una valutazione
completa. Il taglio alla moda dell'abito donava molto a Sabina e la seta viola
cupo accentuava la pelle chiara. Tessa vide che faceva uso di cosmetici, ma non
era un trucco pesante ed era applicato con una certa maestria. I capelli neri
erano raccolti elegantemente sul capo, tenuti insieme con un fermaglio di perle.
Una perla simile tratteneva la cravatta di Montoya. Quando il colore profondo
del vestito venne a contrastare il bianco, nero e grigio dell'abito del
colonnello, Tessa non poté che pensare che formavano proprio una bella coppia.
Poi, la gonna di Sabina si sollevò, lasciando scoperta la punta di una scarpa,
ben piantata sullo stivale lucidato di Montoya.
Tessa guardò
subito il colonnello, ma tutto ciò che riuscì a notare fu un lieve stringersi
della sua mascella e uno scintillio feroce negli occhi. La sua voce non
possedeva nessuna allusione al dolore che doveva sentire in quel momento, quando disse. "Permettimi di
presentarti *formalmente* una dei nostri più importanti possidenti, Dona Maria
Teresa Alvarado."
Sabina poi
monopolizzò l'attenzione di Tessa con la conversazione prudente che si era soliti
intrattenere durante eventi come quello. Abile come il marito nella diplomazia, sembrava davvero
contenta di vedere un volto familiare, come aveva sottolineato Montoya. Si erano
portati più al centro del cortile, ma l'occhio della Senora tornò subito
all'entrata. "Quello è il dottore, presumo." e Tessa annuì in risposta. "Avrei
voluto un numero pari di uomini e donne, ma Luis mi ha spiegato che è
praticamente impossibile. Non ci sono abbastanza donne in questa colonia. Sono
sorpresa che voi non siate ancora sposata, Senorita, una donna sola è una vera
rarità in una terra ostile." Dopo i saluti convenzionali, si allontanò per
salutare i nuovi arrivati.
Una risatina
nell'orecchio ricordò a Tessa che Grisham stava ancora in piedi al suo fianco.
Alzò gli occhi, con aria civettuola. "La vostra reazione implica che
convenite con l'affermazione della Senora, capitano?"
Stranamente, la
sua risposta evitò tutti i trabocchetti contenuti nella domanda. "Che siete una
rarità, Senorita?Certo, sono assolutamente d'accordo." Le offrì il braccio,
quando fu annunciato che la cena era pronta, e l'accompagnò al tavolo, che era
stato apparecchiato per una ventina di persone.
Tessa si ritrovò
sistemata non lontano da Sabina, che era a capotavola. A dividerle c'era Don Gaspar
e lei ricambiò il suo sorriso affettuoso, quando sedette. Don Ricardo era dall'altro
lato e la ragazza ne fu contenta perchè, dopo le accuse di omicidio rivoltegli da Don Alejandro,
avevano intrapreso una fruttuosa relazione d'affari, una sorta di baratto tra
lavoratori e prodotti(le orchidee del Don erano le migliori in tutta la
regione). Grisham era seduto dall'altra parte del tavolo, subito a destra di
Sabina, mentre Dona Juanita Gervasio era proprio davanti a Tessa. Sospirò
silenziosamente. Juanita non avrebbe fatto altro che parlare del suo
fidanzamento con un ricco giovanotto di Santa Monica. Suo zio si era occupato di
tutto e lei soggiornava alla sua hacienda fino al giorno del matrimonio.
Tessa si guardò
intorno e notò che Robert Helm aveva preso posto tra Montoya e Vera.
Considerando che quasi sicuramente era stato il colonnello a scegliere la
disposizione degli ospiti, si chiese cosa avesse combinato questa volta il
dottore per irritare Montoya. Ma forse questo era solo il risultato del suo
perverso senso dell'umorismo. Il ghigno che vide sulla faccia di Vera poco dopo,
confermò i suoi sospetti che Helm avrebbe avuto bisogno di un buon digestivo a
fine serata.
La cuoca del
colonnello aveva superato se stessa. Non solo il cibo era delizioso, come
sempre, ma anche la presentazione era impeccabile. Peperoni rossi arrosto, zuppa
decorata con una graziosa coroncina di erbe fresche, polenta, carne avvolta di
pasta come fosse stata una crostata, oltre alla miriade di piccoli dettagli che
decoravano la tavola.
La conversazione
era stranamente varia e vivace, Don Gaspar e Don Ricardo abbastanza educati
da coinvolgere Tessa nella conversazione, che riguardava l'organizzazione delle
loro haciendas. Anche se doveva essere cauta, la ragazza mostrò di essere
pratica a riguardo e ben presto i due uomini, se pur sorpresi, la incoraggiarono
a esprimere la sua opinione. Tessa tornò riluttante alla sua maschera di frivola
ignoranza, tuttavia, quando si passò a discutere di governo e finanza, cosa che
fu accettata con la tipica indulgenza degli uomini. Aveva senso che una donna
fosse capace di tenere in piedi una casa, anche se molto estesa, ma le decisioni
su larga scala esulavano dai suoi compiti.
L'argomento
successivo fu il matrimonio di Juanita e Tessa li vide scambiarsi occhiate
condiscendenti. Non capiva cosa avessero da lamentarsi, di certo non avevano
sentito quella storia tante volte quanto lei. Sabina non aveva ancora avuto
questo *piacere* e Juanita approfittò del suo interesse. Fu a questo punto che
le speranze di Tessa in un alleato contro Montoya andarono in fumo: aveva
creduto che l'influenza di una donna avrebbe mitigato il suo approccio con i
criminali, soprattutto quelli minori, ma vide invece che Sabina gli somigliava
molto, quando incoraggiò Juanita a non pagare la sarta.
"Se la sarta non
ha completato il lavoro nel tempo previsto e in modo completamente
soddisfacente, non deve ricevere un centavo, " la consigliò, "Non lasciate che
gli inferiori si approfittino di voi, Senorita, è' una cattiva abitudine che
rischia di compromettere la vostra famiglia. Chiedete rispetto e obbedienza, è
un vostro diritto."
Il flusso della
discussione cambiò ancora, ma i pensieri di Tessa rimasero concentrati sul tono
adamantino del consiglio di Sabina. Le dava abbastanza fastidio. Montoya era
sempre attento a mantenersi nei limiti della legge, ma lei non sembrava avere
tale restrizione, come se si considerasse al di sopra della legalità.
Dopo il dolce,
Montoya si alzò in piedi. "Signore e signori, grazie per averci concesso il
piacere della vostra compagnia, stasera. Mi riscalda il cuore vedere con quanta
generosità avete accolto la mia cara Sabina nel nostro angolo di paradiso..."
Tessa si sporse
per guardare Grisham e fu sorpresa di vedere che, nonostante il suo viso fosse
diretto verso Montoya, aveva spinto indietro la sedia per tenere d'occhio
Sabina. La sua espressione strana la spinse ad osservare attentamente la Senora
anche lei. Sabina sembrava serena, un sorrisetto sulle labbra, ma gli occhi,
posati sul marito, erano severi e freddi.
Un cambiamento
nel tono di voce di Montoya riportò l'attenzione di Tessa al suo discorso. "...spero
che vi unirete a noi in un giro di danza per rendere onore alla grazia della mia
amorevole moglie." Fece segno ai musicisti di iniziare, mentre lui raggiungeva
Sabina. Le offrì la mano con un inchino e lei accettò con un cenno del capo, poi
si mossero entrambi verso lo spazio dedicato al ballo. Tessa si chiese se gli
stivali del Colonnello sarebbero sopravvissuti all'esperienza.
A questo segnale,
la tavolata applaudì brevemente, sedie grattarono il pavimento, e un buon numero
di coppie si unirono ai Montoya sulla pista. Tessa salutò Don Ricardo quando
egli l'aiutò ad alzarsi. Sembrava proprio che l'uomo avesse intenzione di
dileguarsi al più presto con la scusa di una giumenta che stava per partorire:
era l'unica spiegazione che Montoya non avrebbe discusso. Gaspar si era già
affrettato ad invitare sua moglie e gli Hidalgo si erano aggiunti alle coppie
danzanti. Questo lasciava il Dottor Helm in piedi, da solo e in pace. Tessa
sorrise tra sé e si avvicinò a lui
"E' un piacere
trovarvi qui stasera, Dottore."
Tessa poté quasi
vederlo contrarre il viso, ma riuscì a nasconderlo bene. "Senorita Alvarado.
Vedo che avete un nuovo ammiratore."
"Si, il Capitano
mi ha riservato delle attenzioni di recente." Si guardò attorno e vide che
Grisham era immerso in una conversazione con Don Alonso e sua moglie, dall'altro
lato del cortile. "Ed è molto affascinante in divisa..."
"Come no,"
borbottò Helm, a stento udibile.
Lei quasi
ridacchiò, ma riuscì a rispondere in tono assolutamente innocente. "Chiedo
scusa, Dottore, avete detto qualcosa?"
"Pensavo che una
donna bella come voi puntasse più in alto e non che si accontentasse del primo
bel viso che incontri."
//Bella?Questa è
nuova...// Tessa si chiese cosa avesse causato quest'improvviso interesse nei
suoi confronti da parte del dottore e decise di testare la sua reazione. "Non
c'è molta scelta da queste parti. E una donna nella mia posizione deve stare
molto attenta ai cacciatori di fortune. Il capitano si è dimostrato molto
interessato al mio benessere." Tessa volse gli occhi a Grisham e si portò il
manico del ventaglio alle labbra. Il capitano incrociò il suo sguardo e rispose
con un cenno e un sorriso, ma Tessa non notò reazione al suo gesto allusivo.
Helm d'altra parte trattenne il fiato e lo lasciò andare con un leggero sbuffo
disgustato. La ragazza si concesse un sorrisetto, prima di girarsi nuovamente
verso il dottore. "Si, *molto* interessato. Se volete scusarmi, Dottore."
E credette di
sentire i suoi occhi sulla schiena, mentre raggiungeva Vera, la quale stava ora
in piedi accanto alla fontana. Le prime parole dell'amica rafforzarono
l'impressione. "Che avete detto al Dottor Helm?Era decisamente estasiato,
guardandovi andar via."
"Sono solo stata
un pochino maliziosa."
"Vi ho vista.
Flirtare con il Capitano in una stanza affollata...Tsk.Tsk. Sono certa che lui
apprezzerebbe la proposta di un bacio, ma non credo che conosca il linguaggio
del ventaglio."
"Lui no...ma il
Dottore si."
"Tessa!" Vera
ridacchiò. "Stavate davvero facendo la maliziosa. Quindi, avete finalmente
convinto il dottore che siete una donna e non una bambina. Non fate quella
faccia, Tessa. Chiunque si renderebbe conto del vostro interesse e del fatto che
lui vi aveva notata appena- fino a stasera."
"Non chiunque,
Vera, solo qualcuno con le vostre eccezionali abilità di osservazione."
Vera alzò un
sopracciglio e rispose con un sorriso appena accennato a questo modo elegante di
evitare l'argomento. Tessa si scusò e si diresse verso la casa, in cerca dei
servizi che Montoya metteva sempre a disposizione delle signore nelle sue feste.
Poteva essere un avido e malvagio assassino, ma era un ospite eccellente.
Al ritorno,Tessa
passò sotto le travi coperte di rose e si fermò per un momento, nascosta alla
vista dei ballerini, la sua attenzione catturata da una voce molto familiare.
"...sottobraccio
con la mia migliore amica. Almeno non devo più domandarmi cosa provi davvero per
me." Vera suonava piuttosto turbata, ma c'era qualcosa nella sua voce per cui
Tessa si interrogò sulla sincerità delle parole.
Grisham
evidentemente non se lo chiese. "Io tengo a te più che a chiunque altro al
mondo. Come puoi dubitarne?"
"Vuoi una
lista?Iniziamo con 'laudano'?"
"Dovevo
ucciderti," protestò lui.
"Questo mi fa
sentire molto meglio, Marcus," sbottò Vera, ma poi tornò al suo tono tristemente
ferito. "Perchè Tessa?Ad un'altra amica potrei rinunciare, ma ci tengo a lei."
"E' un'idea di
Montoya. Vuole che io la sposi. Si preoccupa che stia da sola e crede che l'hacienda
starebbe meglio nelle mani di un uomo. Io sono pure d'accordo, ma continuo a
sperare che trovi qualcun altro, così che non dovrò essere io quell'uomo." Ci fu
una breve pausa e, dal tono della frase seguente, Tessa potè quasi vedere il suo
sguardo supplicante. "Niente potrebbe mai tenermi lontano da te, Vera, ma
preferisco non dover dividere il tempo con una moglie. Portare Tessa alle feste
mi serve per tenere buono il Colonnello. E' una ragazza dolce, ma sei tu quella
che sogno."
"Ne parliamo
dopo, Marcus." Il tono di Vera implicava che Grisham l'aveva convinta, ma
avrebbe preteso un...risarcimento. Il che venne confermato dal sospiro sollevato
del capitano.
Tessa credeva
anche a tutto quello che aveva detto Grisham. Aveva senso che ci fosse lo
zampino di Montoya in questo corteggiamento, anche se probabilmente le ragioni
non erano così benevole. Eppure i baci che Grisham le aveva dato non erano
quelli di un uomo sotto minaccia. Tessa sorrise. Sarebbe stato interessante
continuare questo gioco ancora un po', soprattutto dopo l'interessante reazione
del Dottore. Inoltre, aveva appena trovato un modo per liberarsi di lui, se
fosse diventato troppo invadente. Si allisciò il vestito e assunse
un'espressione neutrale, come se fosse appena tornata in cortile.
Note: Chiedo scusa per il ritardo nell'aggiornamento, ma sono
stata molto impegnata con la scuola (e questo capitolo si è rivelato piuttosto
difficile da tradurre!). Fatemi sapere che ne pensate!
Francy
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