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Capitolo 2:
"bip bip
bip bip"
-Mmh…- Ero stesa sul mio letto a cercare quella dannata sveglia
che ogni volta che suonava mi faceva capire che era iniziato un nuovo,
noiosissimo giorno di lavoro.
Tastavo da
tutte le parti del mio comodino ad occhi chiusi fino a quando finalmente
l’avevo trovata e poi spenta.
Mi ero alzata
con il sole in faccia e ancora mezza addormentata.
Questo era
successo perché ‘sta notte non avevo fatto altro che pensare a quel ragazzo
nuovo… Alejandro. Certamente non lo pensavo in modo sognante, ma per favore!
Mai e poi mai avrei pensato ad un ragazzo in questo modo!
Solo con odio,
disprezzo e, magari, anche con un pizzico di curiosità.
Mi ero accorta
che erano già trascorsi ben cinque minuti, maledetto Alejandro! Mi faceva solo
perdere tempo prezioso. Beh, prezioso non tanto…
Mi ero alzata
stiracchiandomi un po’ e nel giro di mezz’oretta ero pronta per andare al
lavoro dopo aver fatto colazione, essermi lavata, profumata e così via.
Ero quasi
arrivata e avevo anche trovato un parcheggio al volo.
Chissà, magari
questa volta sarei arrivata in orario.
Ero entrata in
quell’edificio da me comunemente chiamato “prigione”.
Entrai
nell’ascensore pronta a schiacciare sul tasto che indicava il piano numero
cinque ma prima che potessi farlo, qualcuno era entrato di corsa dentro con me.
-Buon giorno, chica-
No, ancora lui!
Era peggio dei pidocchi quel seccatore.
-Che vuoi, Alejandro?-
Mi stava già
antipatico, così come tutti gli altri miei colleghi di lavoro.
-Ma che pessima accoglienza, mi amor!-
-Senti, io non sono il tuo amore. Ci conosciamo da a mala pena un
giorno e già mi chiami con simili soprannomi?-
Bleah,
quell’idiota era peggio di quanto potessi mai immaginare. Faceva addirittura il
play-boy quando in realtà di me conosceva solo il nome!
-Certamente. Quel soprannome ti dona-
-Senti, lasciami stare Alejandro! Oggi
non sono in vena-
Tentavo di
uscire da quel maledetto ascensore per prendere le scale invece di stare con
questo qui ma lui mi aveva bloccata per un braccio.
Poi l’ascensore
aveva cominciato a salire per quei cinque piani. Non potevo uscire.
-Ora che siamo soli, raccontami qualcosa di
te-
Mi aveva
bloccata qui dentro con lui solo per raccontargli qualcosa di me!?
-Che vuoi sapere?- Sbuffavo seccata.
-Mmh, non lo so, se vuoi puoi partire da
quanti fidanzati hai avuto nella tua vita- Si era messo a ridere. Perfetto.
Mi prendeva anche in giro quel casanova da strapazzo.
-Che hai da ridere tanto!? Bene. Se vuoi
sapere qualcosa di me ti basti sapere che odio perdere, odio il mio lavoro e
soprattutto il mio capo. Lo sai che cosa ha fatto oggi!? Mi ha detto che se
fossi andata a letto con lui mi avrebbe alzato lo stipendio mensile!-
Mi ero un po’
lasciata andare su questo piccolo ma odioso dettaglio. Dopotutto le persone con
cui potevo parlare erano poche, tutti mi odiavano e solo lui sembrava essere
disposto ad ascoltarmi.
Lui sembrava
avere uno scatto d’ira su quell’idiota del mio capo per poi prendermi i polsi e
sussurrarmi qualcosa nell’orecchio.
-La pagherà. Non si fanno certe cose ad una
signora-
Poi sembrava
riprendersi da quello che aveva appena fatto e mi aveva lasciato i polsi.
-Signorina- Tendevo a correggerlo di
questo particolare nella sua frase.
Gli era
scappato un piccolo ghigno e un sorrisetto malizioso per poi rispondere nella
mia stessa maniera.
-Signorina-
Eravamo al quarto piano.
Mancava poco prima di arrivare al quinto. Non vedevo proprio l’ora di andarmene
da qui, di andarmene da questo casanova rozzo!
Gli ultimi minuti li avevamo
passati in silenzio, senza spiccicare una singola parola e nemmeno un sospiro.
La cosa non mi dispiaceva affatto. Ero contenta che lui non tentasse di
filtrare con me di nuovo.
Eravamo quasi arrivati al
quinto piano, ma quando l’ascensore si stava quasi aprendo… era arrivato un
violento scossone e il blocco dell’ascensore stesso.
-Oh no… no, no, no! Non può essere! Non adesso!-
-Tranquilla, chica, non è successo nulla. Sarai solo bloccata con me per
qualche oretta- Gli era scappato un altro ghigno. Quanto lo detestavo
quando faceva così… possibile che non fosse nemmeno un po’ impaurito o preoccupato!?
Oh, certo, a lui bastava che
ci fossi io a fargli un po’ di compagnia, Argh!
-Come fai a stare così tranquillo!? L’idea di rimanere chiusa qua dentro
con te non mi fa di certo stare meglio!-
-Beh, a me sì invece e sono sicuro che è così anche per te, chica.-
-Primo: non mi chiamare “chica”. Secondo: no, a me non
piace per niente questa situazione!-
Si sentivano gli strilli
immaturi della gente lì di fuori. Che idioti.
No, io non ci sto qua da sola
con… con questo qui!
Erano passati appena dieci minuti
e già si sentiva un caldo insopportabile. Qua dentro quasi non si poteva
respirare! Riuscivamo ad avere un po’ d’aria grazie ad un buchetto che si era
formato nell’ascensore, ma nulla di più.
Ma perché questa (S)fortuna
doveva capitare proprio a me, a Heather!?
Intanto Alejandro si stava
togliendo la maglietta.
- … perché ti sei tolto la maglietta, scusa?- Sgranavo gli occhi.
-Perché fa caldo. E poi mi sembra che non ti dispiaccia affatto che io
sia a petto nudo, o no?-
-Certo che mi dispiace! Rimettiti quella dannata
maglietta!-
Lui sembrava rimanere
impassibile al mio tono egoista.
-Preferisco rimanere così. E tu? Non hai caldo?-
-Te lo puoi anche scordare che mi tolga la maglietta!-
-Ma che hai capito, ti puoi togliere la felpa se vuoi-
Non riuscivo a dire altro in
quel momento.
Avevo davvero frainteso.
-Bene. Visto che non possiamo fare un gran che qua dentro, che ne dici
di conoscerci meglio?-
“Da quando ti interessa
conoscermi meglio?” Ebbene sì, avrei voluto rispondergli esattamente così ma mi
ero limitata ad annuire semplicemente.
Fu lui il primo a parlare.
-Mmh… vediamo… qual è il tuo gusto preferito?-
-Del gelato? Credo quello al cioccolato. Il tuo?-
-Pure io! La prossima domanda… che fai nel tuo tempo
libero?-
-Aem… lavoro qui?- Mi veniva in automatico da sbuffare ma poi risposi con quella che
doveva essere la mia risposta reale.
-Ok, ok. Io mi impegno al massimo a farla pagare a
tutte le persone che detesto, ad essere scontrosa e ad essere la migliore. Tu?-
-Ma guarda che coincidenza! Anche io! Sembra proprio
che abbiamo qualche cosa in comune…-
Si era avvicinato di qualche
centimetro e mi aveva sfiorato la guancia per accarezzarmela ma mi ritrassi
velocemente. Oltre al suo odioso
gesto, questa storia delle “cose in comune” non mi andava molto a genio. Di
sicuro faceva come i soliti ragazzi che per farsi notare aspettavano la
risposta della ragazza in gioco e in tutta risposta anche il maschio diceva la
stessa, identica cosa.
Sì, di sicuro era così. Ma
avevo già in mente una domanda bella e buona per smascherarlo.
-Qual è il tuo hobby, invece? Io colleziono insetti ed
il mio preferito si chiama Quaritch.- Con questa scusa di collezionare insetti avrei
sicuramente capito se stava mentendo solo per far finta di avere cose in comune
con me.
Lui sembrava avere qualche
attimo di incertezza su non so cosa, quando finalmente mi rispose.
-Ma chica, Quaritch non è l’antagonista di Avatar? Il colonnello?-
Cosa!? Come faceva a
saperlo!? Era più astuto di quanto pensassi, dovevo ammetterlo…
-Come diavolo fai a saperlo!?-
-Dimmelo tu…-
Un sorrisetto insolente compariva sulla sua faccia. Idiota…
-Argh, era solo un modo per- Nemmeno il tempo di finire la frase che ci travolse un
forte scossone. Io mi tenevo aggrappata e così ero riuscita a mantenermi
stabile mentre l’altro era caduto a terra.
-Dannazione, come ho fatto a cadere!?- Si lamentava Alejandro
massaggiandosi la testa.
Io per scherzare gli dicevo
ironicamente:
-Ah, non so, ci sono solo due possibilità: o hai un equilibrio tremendo,
oppure è stata quella cosa che si chiama “forza di- PAM! Un altro violento
scossone e immediatamente ero caduta sopra il corpo di Alejandro che mi
sorrideva maliziosamente.
-gravità…?-
Diceva finendo la frase che avevo iniziato io. –Perché non approfondiamo un po’ meglio questo argomento?- Un altro
ghigno gli aveva condizionato quella sua povera faccia da sciocco. Ma per
qualche strana ragione, non riuscivo a rispondergli.
Alejandro si era avvicinato lentamente
al mio viso, accarezzandomi i fianchi. I centimetri, no, i millimetri che ci
dividevano erano ben pochi. Riuscivo a sentire il suo respiro su di me e lui il
mio… ma quando i pochi millimetri si stavano azzerando, la porta dell’ascensore
si era aperta di botto e mi ero alzata frettolosa verso l’uscita per non
destare troppi sospetti della gente lì di fuori. Bastava un passo falso che i
colleghi spargevano la notizia a chiunque. Mi imponevo di non guardarlo… ma non
ci ero riuscita. Avevo girato lo sguardo e lui era ancora steso a terra, mi
stava guardando con il suo solito ghigno malizioso sussurrando parole che
purtroppo, questa volta, non ero riuscita ad udire anche se sospettavo che
fosse una frase del tipo “prima o poi ci baceremo, chica” o “so che lo volevi,
mi amor”.
Stringevo stretti i fogli di
lavoro fra le mani. Magari saremmo anche potuti andare d’accordo, o forse,
anche di più.
|THE END|
Ciao bella gente! Come vi
butta, eh?
Hahaha, lasciando da parte
gli scherzi, questa era la fine della mia noiosa fiction.
Lo so che molti di voi
speravano in un bel bacio AxH ma poi mi sono detta: “perché non rendere le cose
più interessanti lasciando a loro il continuo?” Beh, è andata così.
Ringrazio di cuore i molti
recensori che hanno lasciato un commentino alla mia storia!!
Ok… *fa un respiro profondo*
sono pronta con i commenti super negativi…
Alla prossima storia! (che ho
già in mente.)
Baci, Ele.
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