Per un attimo sembrò titubare appena sentita la punta
acuminata che sfiorava la sua pelle. Chiuse gli occhi e premette le labbra
contro quelle di Draco, come per darsi forza e spinse il pugnale contro di sé.
La lama scorse leggera e lenta attraverso l’epidermide sottile e dentro la
carne tagliando senza rimorsi i tendini, nervi, capillari, qualsiasi cosa
incontrasse sul suo cammino. Harry sentì il fastidio del dolore ripercuotersi
in ogni cellula del suo corpo come un fiume di lava che bruciava ogni senso
annebbiandogli la mente nell’agonia mentre ogni parte di sé gli urlava di
smetterla. Ma lui non poteva smetterla, era l’unica via di fuga, l’unica
salvezza anche se gli dispiaceva rinunciare a priori a quella nuova vita che
aveva potuto assaporare per poco. Le labbra che stava baciando erano calde e
piacevoli e cercò di concentrarsi su quello mentre spingeva ancora a fondo l’arma
letale soffocando nella bocca dell’altro i gemiti di dolore e sofferenza che
gli nascevano. L’aria cominciava a scarseggiare e si sentiva sempre più
debole, il sangue caldo che scorreva dalla ferita impetuosamente gl’ inzuppava
gli abiti e la mano colando sul terreno come a dissetarlo. Harry si staccò dal
bacio e guardò con occhi annebbiati quelli grigio cielo di Draco che l’osservava
inorridito. Gli dispiaceva lasciarlo così, metterlo in pericolo in quel modo,
ma era certo che lui se la sarebbe cavata e avrebbe forse provveduto a
seppellire il suo corpo, perché non gli andava che a trovarlo fossero gli
abitanti del castello. Gli sorrise ancora mentre lacrime di dolore scorrevano
libere sul suo viso a bagnargli le labbra oramai quasi esangui, il coltello
bruciava a contatto con la carne recisa ma non era ancora tutto dentro. L’incantesimo
che stava trattenendo bloccato Draco stava finendo, poteva sentirlo dalla mano
che teneva la sua che si muoveva piano quasi a sfuggire alla stretta. Ma non
poteva permettere al biondo di scappare, non ancora, doveva aspettare, voleva
morire tra le sue braccia, voleva sentire il suo profumo mentre scivolava nell’oblio.
Il sorriso che tratteneva sulle labbra si era oramai sgretolato in una smorfia
di dolore ma poco prima di affondare completamente il coltello nella carne,
sorrise al biondo, gli bisbigliò ancora “Ti amo” e piantò a fondo il
pugnale. Il singhiozzo di sofferenza gli uscì spontaneo dalle labbra e l’incantesimo
finì in tempo per permettere a Draco di raccogliere tra le braccia il corpo
ferito del moro che si stava accasciando a terra. Con rabbia strappo il coltello
dalla ferita mentre il giovane si lamentava ancora e sentiva la vita fluire come
il suo sangue. Gli sembrava tutto indistinto ora, come ovattato e semplice, la
ferita che pulsava quasi docilmente, come a ricordargli cosa aveva fatto e il
sangue rosso, cupo e caldo che lo avvolgeva. Draco cercava in qualche modo di
tamponare il taglio mentre a mezza voce chiamava Harry per tenerlo sveglio, ma
gli occhi verdi erano quasi chiusi per metà e il colore sano e caldo della sua
pelle era stato sostituito da un pallore malaticcio. Una grossa goccia di acqua
gli cadde sulla mano posata sul taglio e solo quella fece capire al biondo che
stava piangendo, che quella goccia era una lacrima che scendeva dai suoi occhi e
che non c’era nulla che potesse compiere per farla smettere
Draco stava piangendo.
Harry lo vedeva con chiarezza, in mezzo al fluttuare
indistinto di quello che lo circondava, il Mangiamorte era un’isola di
salvezza in cui poteva annegare e respirare, i suoi occhi azzurri era quanto di
più bello e limpido ci fossero e il moro si rallegrò che quel colore sarebbe
stato il suo compagno verso la morte. Ma non gli andava che Draco piangesse, non
doveva farlo, non era colpa sua e non era giusto che soffrisse. Per un attimo
desiderò non essersi mai ucciso, desiderò tornare indietro, baciare ancora
quelle labbra rosee, rassicurare il compagno che sarebbe andato con lui…..ma
con orrore si rese conto che non avrebbe ma più potuto fare una cosa del
genere. Non avrebbe mai potuto sapere cosa voleva dire ‘stare con Draco’,
amarlo, viverlo e vederlo felice e potente. Con rammarico si rese conto che la
sua morte lo stava ferendo più di quanto avesse ipotizzato e quell’ immagini
piangente sarebbe stato un ricordo che lo avrebbe accompagnato verso la fine del
viaggio. Cercò allora di parlare, di chiedergli di smettere di piangere, di
rispondere ai suoi richiami e dirgli che avrebbe voluto andare con lui, che con
lui non avrebbe temuto il futuro. E d’un tratto Harry ebbe para di morire,
paura come non ne aveva mai avuto. Si sentiva soffocare da questo sentimento
mentre il dolore alla ferita aumentava esponenzialmente, bruciando, il sangue
era un odore nauseante ed ora più che mai capì il suo errore…..capì che la
morte non sarebbe stata una soluzione, che una guerra sarebbe sempre stata in
atto e che lui aveva abbandonato la sua famiglia……ero un’egoista e un
vigliacco. Aveva rinunciato prima ancora di provare.
Per un attimo immaginò l’espressione afflitta e delusa
della madre che aveva dato la vita e la felicità per proteggerlo e che gli
aveva raccontato solo la verità dicendogli di fidarsi di suo padre come aveva
fatto lei. Aveva tradito la sia memoria e l’amore di Draco con quell’inutile
gesto.
L’aveva capito troppo tardi ed ora che le parole mancavano
per stanchezza e le membra si facevano pesanti per la perdita di sangue, non
poté far altro che piangere anche lui. Silenziosamente, tristemente, mentre gli
occhi gli si chiudevano e in lontananza giungeva il richiamo del suo amante.
“Non provare a lasciarmi! Resta sveglio!” gli ordinò
Malfoy sollevandolo tra le braccia e premendo il mantello scuro del moro sulla
ferita mentre si dirigeva a grandi passi verso l’uscita della barriera
incurante di nascondersi bene. Il moretto in qualche modo doveva averlo sentito
perché continuava a sentire il suo respiro basso e debole sulla pelle del collo
e gli occhi erano aperti per un piccolo spiraglio, adombrati dalle ciglia. Draco
corse come non mai cercando di stare attento a dove metteva i piedi e pregano
perché gl’Auror non lo sentissero mentre pregava di raggiungere in fretta la
barriera e da lì la libertà. Il paesaggio sembrava sempre uguale e la foschia
della notte invernale si attorcigliava intorno ai suoi piedi con lente spirali
mentre i rumori degl’animali notturni riempivano l’aria di suoni lugubri e
ovattati. Il peso di Harry gli gravava sull’andatura ma non voleva
assolutamente prendere in considerazione di lasciarlo, doveva salvarlo, portarlo
al castello e chiedere a Severus di salvarlo…..indugiava in questi pensieri
per non pensare al sangue caldo che sentiva ancora colargli dalle mani, quando
davanti a lui vide il muro sottile ed etereo dello schermo di custodia. Il
passaggio che aveva aperto era ancora lì, oramai la protezione era talmente
indebolita che ogni spaccature ci metteva più del doppio per richiudersi e
Draco ne fu contento perché così non perdeva tempo a ricrearlo. Attraverso la
crepa e appena fuori strinse più fermamente Harry era le braccia e si
smaterializzò in uno svolazzo di foglie morte e nebbia spettrale.
Severus Piton stava tranquillamente seduto sulla sua poltrona
preferita nell’immensa biblioteca del Riddel Manor mentre sfogliava un grosso
tomo su antiche pozioni circa veleni ed esplosivi, alla ricerca di qualsiasi
cosa gli permettesse di raffinare la pozioni che avevano usato sul Tower Bridge.
Il castello era silenzioso e permeato di una strana atmosfera calma e leggera
mentre nel camino il cado crepitio della legna bruciata riempiva di suoni
ovattati l’ambiente. Severus adorava studiare in biblioteca in quella
particolare ora della notte perché nessuno rischiava di venire lì a
disturbarlo e poteva consultare in libertà ogni tomo che voleva avendo la
biblioteca intera tutta per sé. Quella sera però aveva una starna sensazione
un brivido sotto pelle che qualcosa stava per accadere e che avrebbe sconvolta
la sua piccola oasi di pace che si era ritagliato. A quel pensiero storse la
bocca in una smorfia di insoddisfazione mentre fissavo lo sguardo sul camino
acceso. Aveva sempre dato credito a quel tipo di percezioni come un buon
Mangiamorte che vuol restare in vita doveva fare, in quel campo erano più le
volte che camminavi sul filo del rasoio che non ed era importante cogliere tutti
i segnali possibili. Vivendo in quel modo Severus era riuscito a rimanere in
vita anche durante le battaglie più difficili e perciò non se la sentiva
proprio ora di non dar credito a quella nuova e insolita sensazione, ma anche
facendo così non aveva nessuna idea di cosa poteva accadere perciò si tenne in
guardia, bacchetta a portata di mano e udito in ascolto. Stava giusto giusto
ricominciando a studiare quell’antico libro quando dalla porta della
bibiolteca entrò un trafelato e alquanto sconvolto Draco Malfoy.
Il pozionista studiò con occhio critico gli abiti disordinati
del figlioccio passando per il viso più pallido del solito e per il respiro
affannato. Si alzò in piedi confuso non riuscendo a collegare quella vista con
la persona che conosceva lui. Il suo protetto era sempre stato una persona
fredda e posata, calcolatore fin nei minimi dettagli, nelle situazioni più
critiche aveva sempre mantenuto il controllo e quando cedeva allo sconforto si
chiudeva in camera per non mostrare a nessuno le sue debolezze. Perciò non
riusciva proprio a capire cosa poteva aver fatto crollare in quel modo le sue
sicurezza, la sua maschera perfetta perfezionata in anni di esperienza. Lo
scrutò ancora una volta finché non notò le macchie di sangue sulle mani e
sull’addome e a quel punto pensò al peggio. Si avvicinò di corso cercando la
ferita, chiedendosi dove era stato in quel tempo, cosa aveva fatto….nessuno al
Manor sembrava sapere niente su dove fosse andato il giovane Malfoy, l’unico
era il Lord che aveva messo a tacere le voci di una fuga rispondendo solo che
era in missione per lui….ma perché mandare Draco? Era troppo giovane, troppo
inesperto, troppo…..
Le mani forti e flessuose del suo figlioccio si serrarono
disperate sui suoi polsi allontanandogli le mani dal suo corpo e facendo
scontrare i loro occhi, e Severus cercò di leggere in quel fosco cielo
novembrino una qualche spiegazione.
“Non sono io il ferito Sev! Ti prego devi venire! È in
camera mia, non so quanto possa resistere…..vieni!” disse veloce e con una
nota di panico nella voce che fece allarmare ancora di più il padrino mentre il
biondo lo tirava verso il corridoio e da lì alle scale, di corsa, con fretta e
paura di non arrivare in tempo…..e una volta di più Piton si chiese chi mai
poteva ridurre in quelle condizione il suo glaciale allievo? Non lo aveva mai
visto così preoccupato ed in ansia per qualcuno, forse solo per…..
Potter
Quel nome gli rimbombò nella testa come uno sparo o un eco
profondo che rimbalzava tra le pareti di una gola senza fini. L’unico essere
umano di cui si era preoccupato Draco da quando aveva iniziato Hogwarts era il
Bambino-Sopravissuto, non c’era istante che non parlasse di lui, di quello che
faceva, di come parlava, cercava in ogni modo di stuzzicarlo, di farsi notare.
Ed anche ora che era un Mangiamorte alla corte del Signore Oscuro rischiava la
pelle per infiltrarsi nel luogo più ben protetto d’Inghilterra solo per
incontrare Potter, per vederlo perché era sicuro che qualcosa non andava, che
non stava più bene lì con quei patetici babbanofili, che lo stessero
soffocando……ed ora doveva essergli accaduto qualcosa e Draco l’aveva
portato lì -Allora il Lord sapeva! La missione che aveva affidato a Draco….-
I suoi pensieri vennero bruscamente interrotti quando Draco lo spinse nella sua
stanza e chiuse la porta magicamente insonorizzandola: sul letto a baldacchino
al centro della camera su pregiate coperte verdi stava esanime Harry Potter.
Severus si avvicinò velocemente constatando subito la presenza debole del
battito e la profonda ferita al centro dell’addome dove usciva copioso il
sangue. Il pallore della pelle faceva uno spietato contrasto con i ribelli
capelli neri e il respiro usciva sotto forma di bassi gemiti e rantoli dalle
labbra screpolate e rosse di febbre.
“Nella mia stanza, la mia valigetta nera! Muoviti!” disse
imperioso al giovane biondo che schizzò come un lampo fuori dalla camera per
dirigersi in quella del padrino mentre questo spogliava il giovane moretto.
Adagiò il copro sotto le lenzuola pulite per poi recarsi nel bagno a prendere
una bacinella di acqua calda e una spugna con cui ripulì la ferita dal sangue
caldo e rappreso per vedere bene l’entità del danno. Draco ritornò a breve
con la valigetta nera in cui Piton conservava tutte le sue pozioni più
importanti e di prima necessità, essendo il Master di pozioni all’interno
della corte Oscura era anche il più qualificato riguardo a ferite di poco
conto, nonostante potessero contare anche su una valida ‘squadra’ di
medimaghi. Ordinò in tono secco a Malfoy di tenere fermo in ogni modo possibile
il moretto mentre lui applicava una speciale polvere sulla ferita in modo da
aiutarla a cicatrizzarla, ma la pozione a contatto con la carne viva avrebbe
procurato un doloroso bruciore, e non era proprio il caso che il suo paziente
cominciasse a dimenarsi. Il taglio per quanto pericoloso non aveva toccato
nessun organo vitale e non era eccessivamente profondo, l’unica cosa che dava
pensiero era l’ingente perdita di sangue ma a quello era il caso di pensare
dopo. La polverina era formata da piccoli cristalli di un rosa pallido che
Severus ebbe cura di spargere abbondantemente sulla lesione in modo che
creassero una pellicola resistente che avrebbe protetto da eventuali infezioni e
avrebbe velocizzato il tempo di guarigione. Harry al contatto gemé dolorante
cercando di muoversi e sottrarsi alla cura ma Draco gli aveva legato i polsi e
le caviglie e gli teneva bloccato il busto con uno sguardo determinato e furente
in viso mentre pregava di aver fatto in tempo. Appena si fu formato lo strato
protettivo il dolore sparì lentamente lasciandosi dietro un fastidioso bruciore
che non impensierì l’Harry svenuto. A quel punto Draco sciolse le costrizioni
ed aiutò il padrino a somministragli 4 pozioni rimpolpasangue, una rigenerante
delle cellule del corpo e una contro le infezioni che potevano già aver
attaccato. A quel punto lo vestirono di un pigiama leggero e lo misero sotto le
coperte al caldo mentre il biondo Mangiamorte attizzava con un colpo di
bacchetta il fuoco nel camino per mantenere caldo l’ambiente.
“Dovrebbe farcela, se supera la notte vivrà” sentenziò
freddo e clinico Severus mentre si ripuliva le mani dalle tracce di sangue ed
osservava il suo figlioccio sedere mesto sul bordo del letto passando con fare
tranquillo le mani in delicate carezze tra i capelli scuri del ferito “Spero
che ora vorrai darmi una spiegazione!” disse rimettendo a posto le
bottigliette delle pozioni nella sua valigetta
“Mi ha mandata un gufo oggi a colazione, diceva che aveva
bisogno di me, mi pregava di andare da lui…..sono andato dal Lord allora e gli
ho chiesto se potevo assentarmi, non volevo che pensasse che fossi un traditore”
iniziò a spiegare il biondo non interrompendo le carezze e facendo vagare gli
occhi azzurri sui lineamenti di Harry “Ha voluto che gli spiegassi perché
andavo e dove andavo e gli ho raccontato tutto, delle mie visite ad Harry, di
come stava cambiando, del tormento dei suoi occhi…..allora mi ha lasciato
partire con l’obbligo di tornare con lui” disse alzando gli occhi verso il
suo padrino, una luce di vittoria e colpa nello sguardo “Quando sono arrivato
ad Haogwarts lui mi stava aspettando, ci siamo baciati ed era tutto perfetto,
poco prima un gruppo di Grifondoro lo aveva picchiato e io cercavo di
convincerlo a unirsi a noi, a venire via con me, ma lui non voleva, sembrava
avesse paura di qualcosa ma non desiderava neanche restare da quella fazione”
continuò alzandosi in piedi e slacciandosi il mantello gettandolo su una sedia
mentre dall’armadio tirava fuori un cambio pulito “L’attimo prima cercavo
di farmi spiegare cosa gli prendesse e l’attimo dopo mi aveva immobilizzato,
mi stava abbracciando e poi baciando. Solo all’ultimo mi sono accorto che mi
aveva fatto stringere tra le mani un pugnale e che stava guidando la mia mano
contro di lui. Aveva lo sguardo spento e triste….poi si è pugnalato gemendo
di dolore ma non lasciando la presa….cercavo di ribellarmi ma l’incantesimo
era forte…solo quando il dolore ha preso il sopravvento le maglie della sua
magia si sono ritirate ed io ho gettato lontano il pugnale per poi prenderlo in
braccio e venire qui. Ho pensato che se c’era qualcuno che poteva salvarlo eri
tu e così….” lasciò la frase in sospeso gettando la camicia macchiata di
sangue nel camino per poi voltarsi ad osservare il pozionista, fermo accanto al
letto, lo sguardo concentrato
“Cosa hai intenzione di fare ora?” gli chiese mentre il
giovane si chinava sul suo mantello e ne tirava fuori un quaderno dalla
copertina verde brillante e dall’aspetto molto vissuto, ma Severus era sicuro
di averlo già visto da qualche parte
“Questo me l’ha dato lui poco prima di pugnalarsi, voleva
che lo consegnassi al Lord. Ho provato ad aprirlo ma mi ha detto che solo lui e
il Lord possono leggerlo. Penso che questo sia la chiave del cambiamento di
Harry, forse il Signore Oscuro potrà convincerlo ed aiutarlo una volta lettolo”
disse posando il piccolo oggetto sulla sua scrivania
“Ti consiglio di portarglielo domani mattina, non è il caso
di infastidirlo alle 3 di notte ed anche tu sembri stravolto” disse l’uomo
raccogliendo la borsa di pelle nera e dirigendosi alla porta “Ti ho lasciato
una pozione per la febbre nel caso dovesse salire e una mangiasogni per farlo
dormire tranquillo se dovesse per caso agitarsi troppo” disse con una mano
sulla maniglia e lo sguardo glaciale “Lo verrò a controllare domani mattina.
Buonanotte Draco”
“Buonanotte Severus e….Grazie” disse il giovane con un
cenno della testa a cui rispose il mago prima di andarsene. Draco per un attimo
continuò a fissare l’uscio chiuso prendendo un bel respiro e cercando di
focalizzare le idee sparse nel miscuglio che era la sua mente da quando Harry si
era pugnalato. Sentiva l’incedere di un forte mal di testa all’altezza della
tempia che con dita sottili cominciò a massaggiarsi in centri concentrici per
rilassarsi. Da quando era arrivato al castello tutto quello che era successo gli
sembrava un interminabile susseguirsi di eventi a cui lui aveva preso parte come
burattino, anche la semplicità con cui Harry aveva guidato la sua mano per poi
farsi vincere dalla paura e dalla consapevolezza di cosa aveva fatto. Draco si
voltò a guardare la dormiente figura sdraiata sotto le coperte ignara del
terrore e dell’angoscia che gli aveva fatto provare. Con un sospiro si tolse
anche i pantaloni e li appoggiò su una sedia mentre prendeva il cambio e si
dirigeva in bagno per una doccia calda che avrebbe rilassato i suoi muscoli
tesi. Il vapore saliva in lunghe spirali verso il soffitto mentre Malfoy passava
con lentezza la spugna impregnata di sapone sui muscoli e su ogni terminazione
nervosa sperando di lavare anche la sua stanchezza oltre allo sporco e al
sudore. Gli sembrava di sentire ancora l’odore forte del sangue del moretto
che gli dava la nausea. Di solito non aveva mai badato a quello, un Mangiamorte
non poteva provare disgusto per l’odore del sangue e normalmente Draco non
aveva mai avuto problemi, anche se non gli piaceva particolarmente, ma il sangue
di Harry….sentirlo caldo contro le sue mani, il suo odore forte e carico…..non
gli era piaciuto perché più lo sentiva più si rendeva conto che stava
rischiando di vederlo morire tra le sue braccia, e questo non se lo sarebbe mai
perdonato. Sciacquò via dal corpo le ultime tracce di sapone e cercò di
liberare la mente ogni tipo di pensiero negativo, ora Harry era al sicuro,
presto si sarebbe ripreso e allora gli avrebbe fatto una ramanzina coi fiocchi,
ma per il momento poteva rilassarsi e crogiolarsi nel pensiero che finalmente il
bel moro era con lui e da lì non sarebbe più scappato. Uscì dalla doccia e si
asciugò prima di infilarsi il cambio pulito e ritornare nell’altra camera a
controllare il ‘malato’. Harry sembrava tranquillo, il respiro era affannato
ma il sonno regolare e pacifico, e una volta vicino al letto constatò la febbre
che gli causava i piccoli tremori al corpo e la difficoltà respiratoria. Con
quanta premura possibile sollevò il corpo inerme in una posizione seduta per
poi farlo poggiare sul suo petto e potergli somministrare così la pozione che
Severus gli aveva lasciato per la febbre. Gliela fece bere tutta con non poca
difficoltà e poi lo riadagiò tra le coperte al caldo e controllò che gli
incantesimi di guardia attorno alla stanza fossero innalzati, solo a quel punto
si concesse di spegnere le luci e scivolare sotto le coperte del letto. Si
avvicinò al giovane affascinante che dormiva con lui e gli scostò le ciocche
more dalla fronte osservando il suo profilo che si distingueva appena nel buio,
ma Draco lo conosceva a memoria e non aveva bisogno di luci per sapere che era
perfetto. Scorse con meraviglia e gioia la fronte alta, gli zigomi pronunciati,
il naso dritto e le labbra piene e rosse che solo poco prima aveva avuto il
privilegio di assaggiare. Si avvicinò ancora un poco, il giusto necessario per
abbassarsi a rubare ancora un bacio a quella bocca succhiando piano i labbri e
passandoci la lingua sopra in tenere carezze mentre inconsciamente Harry muoveva
la bocca contro la sua rispondendo piano al bacio e sospirando di piacere. Draco
lo lasciò presto perché sapeva che era meglio non continuare o le cose
sarebbero degenerate ed il giovane aveva bisogno di riposo e tranquillità. Si
riaccomodò tra le coperte e stinse una mano calda di Harry tra le sue
sorridendo ebete a quel semplice contatto “Buonanotte Harry, non farmi più
spaventare così” disse piano al moretto che naturalmente non rispose ma gli
stinse un po’ la mano come se avesse udito le sue parole. Draco fu grato di
quel gesto e col profumo del compagno addosso e la calda e rassicurante presenza
affianco a lui, si assopì in un, dopo tanto tempo, sonno sereno.
Il sole filtrava debolmente nelle camere maestose di quel
tetro castello arroccato su una collina, i bastioni mostravano orgogliosi le
bandiere di una dinastia estinta, vuoti vessilli di un tempo che non potrà più
tornare mentre all’interno, tra le rassicuranti mura di pietra, la vita
riprendeva a scorrere. Gli elfi domestici si davano da fare per esaudire ogni
desiderio dei padroni che servivano e che abitavo quel luogo, apparecchiavano la
lunga tavolo del salone con ogni tipo di cibo per la colazione mentre pulivano e
riassettavano ovunque cercando di non essere notati. I pochi Mangiamorte che
risiedevano in quel castello erano rifugiati perché ricercati o senza casa,
solo alcuni rari casi come Draco o Severus preferivano la calma oscura del Manor
alle loro dimore di purosangue. Il giovane Malfoy si era svegliato da poco e
nonostante le poche ore di sonno si sentiva riposato e meno sfinito della sera
prima, forse dovuto anche al fatto che il suo compagno aveva riposato
ininterrottamente ed anche la febbre era calata. Draco si compiacque di questo e
si vestì con disinvoltura cercando di riordinare le idee per fornire al Lord un
resoconto preciso dell’accaduto. Soppesò con sguardo critico il libro che
Harry gli aveva consegnato chiedendosi cosa mai poteva esserci scritto, con una
scrollata di spalle se l’ho infilò in una tasca della raffinata camicia nera
e si controllò ancora una volta prendendo un bel respiro e la forza di andare
dal Lord. Un bussare deciso e forte alla porta lo risvegliò dai suoi pensieri e
con un gesto annoiato del polso liberò le magie di guardia ed aprì l’uscio
facendo entrare un alterato Severus Piton. Il mago lanciò un solo sguardo al
figlioccio prima di avvicinarsi al ferito e rimuovere con mani agili e sicure le
bende che fasciavano l’addome, leggermente intrise di sangue. Draco si
avvicinò dall’altro lato del letto ed osservò attento ogni mossa del suo
mentore aiutandolo quando dovevano spostare il corpo inerme del moro per
liberarlo completamente dalla fasciatura. Harry si lamentò debolmente muovendo
il capo sul cuscino ma non svegliandosi, cadendo poco dopo di nuovo in uno stato
di incoscienza. Severus ripulì con un panno bagnato la ferita da cui, nella
notte, era uscito ancora un po’ di sangue. Controllò con occhio critico la
pelle che piano piano aveva formato un sottile strato cicatrizzante che
proteggeva i tessuti all’interno che si stavano ricostituendo o saturando. Il
pozionista prelevò dalla sua inseparabile borsa di pelle un astuccino che
contenevano una polverina verde che spalmò con estrema cura sulla ferita. La
medicazione appena fu a contatto con la pelle si trasformò in un rivestimento
duro e caldo che sembrava brillare di verde. Severus soddisfatto del risultato
rifasciò il petto del giovane con l’aiuto di Draco e poi somministrò ad
Harry una pozione antidolore mentre il ragazzo tornava a dormire tranquillo al
caldo sotto le coperte.
“Vivrà” esordì il mago con voce perentoria “La pozione
di ieri ha fatto effetto in modo perfetto, la crema che ho usato stamattina
velocizzerà il processo di cicatrizzazione”
“Tra quanto si sveglierà?” chiese Draco chiudendo bene le
tende perché il sole non infastidisse il sonno del compagno
“Difficile dirlo. A occhio e croce direi nel pomeriggio, ma
sarà molto debole e per almeno una settimana non dovrà muoversi dal letto”
disse con voce annoiata e sicura avviandosi verso la porta “Vai dal Lord?”
chiese non appena vide il figlioccio rimettere gli incantesimi di guardia e
seguirlo verso l’uscita
“Immediatamente” rispose solo uscendo con il mago e
chiudendo la porta con un incantesimo e sentendosi più tranquillo per il
giovane che c’era dentro, ora nessuno eccetto lui poteva entrare in quella
camera ed il moretto stava dormendo per cui per un po’ poteva assentarsi.
Salutò con un cenno del capo Piton e si diresse verso il corridoio alla sua
destra percorrendolo con passo sicuro e cadenzato, le torce che proiettavano la
sua ombra sui muri in affilati immagini nere e contorte. L’orologio della
torre principale suonò otto rintocchi chiari e forti che si sparsero come aliti
di campane lungo la struttura del castello, strisciando fin negl’angoli per
informare ogni abitante. Draco sapeva che il Lord era già sveglio dalle sette
come sua abitudine e come sempre per quell’ora si trovava ancora nella sua
camera, probabilmente seduto allo scrittoio a vagliare cartine e mappe e
progettare piani. Era un’abitudine del padrone di Casa che tutti conoscevano
ma nessuno si era mai permesso di andare direttamente in quella zona del Manor
per disturbarlo sapendo benissimo che verso le dieci lasciava quel luogo per
recarsi in biblioteca o in un’altra stanza meno personale. Ma Draco non aveva
tempo da perdere, non poteva aspettare fino alle dieci per consegnarli quel
libro, se era una cosa legata al cambiamento di Harry che solo il Lord poteva
sapere e leggere allora non gli avrebbe mai perdonato il ritardo anche di un
solo minuto. In quell’ala del castello c’era un silenzio quasi reverenziale
e profondo come se un fantasma invisibile aleggiasse ancora tra quelle pietre e
chiedesse solo un po’ di pace e Draco quasi si sentiva in colpa per il piccolo
rumore che le sue scarpe procuravano a contatto col pavimento. Controllò ancora
una volta il contenuto della sua tasca mentre si fermava davanti alla porta di
forte legno quasi nero e i pomelli di lucido bronzo dietro la quale stava la
stanza di Voldemort. Bussò tre volte con colpi secchi e fermi ed attese l’ordine
di entrar, ordine presto dato.
Tom Riddle era seduto al suo scrittoio nell’anticamera
arredata a salottino e studio con librerie alte che contenevano antichi volumi
di magia, un camino imponente dal marmo chiaro ed un caldo fuoco dalle fiamme
verdi. Arredata semplicemente con un divanetto e due poltrone vicino al focolare
ed una scrivania di lucido nocciolo finemente lavorato, le gambe richiamavano il
sinuoso muoversi dei serpenti mentre sul bordo erano incise antichi simboli
runici, le due grandi portefinestre alle spalle di quel tavolo davano su un
balconcino che fissava le montagne e lasciava entrare il pallido sole e una
piacevole aria fresca d’inverno. Riddle stava vagliando alcune lettere di
resoconti di sue fedeli spie messe in punti strategici del Ministero della magia
e dei babbani, dopotutto era sempre meglio tenere d’occhio entrambi i fronti
anche se era d’avviso che i babbani non potevano nulla i due Primi Ministri
era sempre in stretto contatto. La lunga tunica di velluto blu scuro gli
avvolgeva delicatamente il corpo muscoloso mentre i capelli neri ricadevano
leggeri sulle spalle in lingue di tenebra a sfiorare la pelle pallida del viso
ed adombrare gli occhi di un blu profondo e magnetico. Le dita lunghe scorrevano
veloci la lettera appuntando su un’altra pergamena dettagli da tenere a mente
mentre la sua fedele Nagini restava raccolta sulle sue spire accanto al fuoco
sul raffinato tappeto , gli occhi chiusi ma pur sempre attenta e vigili ad ogni
cosa poteva minacciare il suo padrone. Infatti appena sentì bussare alzò il
muso aprendo gli occhi gialli dalla pupilla verticale e snudando di poco le
zanne acuminate, ben sapendo che nessuno osava disturbare il suo signore in
quella camera e non gradendo l’intruso. Ma Tom le fece un breve cenno della
mano che la calmò, poi diede l’ordine di entrare nascondendo un lieve ghigno
pensando a chi dei suoi servi avesse avuto l’ardire di andare a disturbarlo
perfino nella sua stanza. Non fu eccessivamente stupito di veder entrare Draco
Malfoy, vestito di tutto punto con in viso un’espressione fredda e composta,
perfettamente a suo agio e calmo, come se fosse lui il padrone. Voldemort
dovette riconfermare la sua teoria che quel giovane sarebbe arrivato in alto e
che era molto potente, perché ben pochi si sarebbero mostrati al suo cospetto
in quel modo. Il Mangiamorte si fermò al centro della stanza in silenzio e
lanciando un breve sguardo intorno mentre il suo Lord finiva di leggere una
pergamena appuntando qualche cosa. Dal suo angolo Nagini lasciò solo un breve
sibilo al ragazzo per poi tornare ad avvolgersi su se stessa, il suono delle sue
squame fu per pochi attimi l’unico rumore che si diffuse nella camera, poi
solo il crepitio del fuoco regnò. Draco in parte si sentiva in soggezione come
sempre era capitato quando si era trovato in presenza del mago, ma il vederlo
nel suo ‘ambiente naturale’ gli diede una sensazione di umanità oltre che
di potenza. Osservò quello che lo circondava e soprattutto l quadro di Salazar
Serpeverde che stava appeso sopra il camino. Un uomo alto, magro e dalla pelle
chiara. Il ricco vestito tipicamente ottocentesco ne risaltava l’aspetto senza
togliere virilità alla figura. Tra le mani stringeva un bastone dal lucente
manico d’argento, i capelli biondo cenere erano trattenuti in una coda appena
accennata mentre cadevano sul viso finemente cesellato con gli zigomi
pronunciati e le labbra sottili su cui risplendevano due occhi di giada pura.
Draco paragonò quel colore a quello del suo Harry e dovette ammettere che erano
entrambi due verdi simili e molto magnetici e misteriosi, quasi nascondessero
una forza oscura e pericolosa.
“Se sei qui immagino che la missione abbia avuto buon fini”
la voce flautata e calma del suo Lord lo distrasse dalla contemplazione dell’opera
e riportando l’attenzione sull’uomo si rese conto che lo stava osservando
con aspettativa, quasi ansia, le mani intrecciate sul petto e gli occhi blu due
pozzi in cui vibravano più e più sentimenti che il biondo non seppe decifrare.
Si inchinò elegantemente in segno di rispetto verso la sua persona per poi
raddrizzarsi velocemente, fiero e glaciale come un Principe delle Serpi quale
era “Le ho portato Harry Potter come d’accordo. È in camera mia, ferito ma
in via di guarigione” disse con voce chiara e concisa.
Il Lord sembrò sollevato nel sentire che era riuscito a
portare Harry da lui, la sua espressione era leggermente mutata e i lineamenti
tesi si era come addolciti, ma appena sentito che era ferito era tornata la
rigidità di prima.
“Come sarebbe ferito?” disse quasi sibilando
riducendo gli occhi a due fessure di blu profondo
“Si è pugnalato” specificò mentre gli occhi azzurri
assumevano un nota triste e sofferente nel ricordare i fatti della notte prima
“Sono arrivato al luogo dell’appuntamento e lui era già lì. Alcuni
Grifondoro l’avevano picchiato qualche ora prima ed Harry stava per….punirli
severamente” disse con un piccolo ghigno nel pensare alla punizione che il
compagno doveva aver perpetrato “Quando il gruppo della Preside l’ha
interrotto. Mi ha detto che hanno cercato di fermarlo, di togliergli la
bacchetta, ma se ne è liberato velocemente ed allora ho cercato di convincerlo
a scappare con me. Gli ho detto che anche tu, Mio Signore, lo volevi dalla
nostra parte e che desideravi parlargli, ma lui non voleva ed allora…..” qui
veniva la nota dolente, di vergogna, perché si era lasciato abbindolare dalle
sue labbra non accorgendosi del pericolo “Mi ha distratto e bloccato il corpo
per poi pugnalarsi tra le mie braccia. Appena il dolore ha distratto la sua
magia l’incantesimo si è sciolto ed io ho potuto portarlo qui dove Severus
Piton l’ha curato” finì di raccontare mentre il mago davanti a lui meditava
con aria assorta
“Ti ha distratto?!” disse con una live nota derisoria in
fondo alla voce, un piccolo sorriso nient’altro che un ombra su quelle labbra
“E come ha fatto quel ragazzino a distrarre un dei Mangiamorte che ha messo in
atto l’attacco al Tower Bridge?” chiese ora il sorriso più evidente mentre
Draco abbassava il volto di vergogna, un lieve rossore sulle sue guance
“Mi….ha baciato, My Lord” disse a voce bassa ma sicuro
che l’uomo lo avesse sentito
“Ti ha baciato…..ne deduco che sia bravo” disse ancora
il mago prendendo in giro il suo adepto mentre la sua mente pensava frenetica a
mille vie, Draco comunque dopo quella frecciatina alzò il volto un po’ rosso
ma con gli occhi lucidi di determinazione e orgoglio, pensando che non avesse
nulla di cui vergognarsi. E il Lord apprezzò molto quella sua tenacia e forza d’animo
che lo distingueva dalla massa di squallidi servi che aveva attorno. Si alzò
piano in piedi volgendo lo sguardo alla giornata solare fuori dalla sua finestra
ma pensando ancora una volta che quel sole non riusciva più a riscaldarlo come
un tempo.
“Coma sta ora?” chiese con voce di nuovo seria
“Severus ha guarito alla perfezione la ferita che si sta
cicatrizzando, la febbre è scomparsa e la perdita di sangue è stata ripagata
da pozioni rimpolpasangue. Ora riposa ma Piton afferma che nel pomeriggio
dovrebbe svegliarsi, ma comunque gli ci vorrà una settimana per riprendersi
completamente ma è fuori pericolo” disse ripetendo la diagnosi del pozionista
“Bene. È tutto?”
“No” disse Draco ed estrasse da una tasca del vestito un
piccolo quadernino dalla copertina verde ma dall’aspetto molto usato e vecchio
“Harry mi ha raccomandato, prima di pugnalarsi, di darvi questo. Mi ha detto
che solo voi due potete aprirlo e leggerlo e che contiene tutte le spiegazioni”
disse posandolo sullo scrittoio mentre gli occhi del Lord si spalancavano ed
afferravano con foga il quaderno riconoscendolo all’istante…..la sua adorata
aveva un libro simile quando era con lui….quante volte l’aveva trovata
intenta a riempire le sue pagine bianche e ridendo gli diceva che non poteva
leggerlo? Ed ora era tra le sue mani, dopo tutti quegl’anni, quelle
sofferenze, quei ricordi, lo stringeva e sfogliava….
“Un ciondolo….Ti ha per caso dato anche un ciondolo?”
chiese con voce rauca
“Un ciondolo?” chiese Malfoy non capendo a cosa si
riferisse
“Si! Di oro bianco, una piastra rotonda con al centro due
pietre, una nera e una verde!” disse accorato, la sua calma leggendaria
momentaneamente sparita
“Si…si l’ho visto! Ce l’ha indosso” e a quella
risposta Voldemort si accasciò sulla sua sedia rivestita della scrivania
portando uno sguardo pensieroso e triste sul libro tra le sue mani
“Molto bene Draco. Torna da lui e controllalo, appena finito
di leggere verrò a fare una chiacchierata” disse con tono pacato senza
guardarlo ed il giovane seppe che era meglio non investigare oltre. Eseguì un
breve inchino e senza una parola lasciò la stanza per passare dalle cucine e
prender qualcosa da mangiare e portare in camera. Una parte di lui si disse che
gli eventi futuri sarebbero stati ricchi di eventi e novità che avrebbero
sconvolto il loro mondo, ma con un ghigno si rispose che non vedeva l’ora di
viverli.
Nella stanza nel frattempo Lord Voldemort combatteva la sua
battaglia personale contro il mare di ricordi che gli si riversarono in mente
senza alcun controllo. Il tentativo di annientare quei momenti felici era
risultato vano ed ora, alla vigilia di un’importante guerra, ritornavano come
fantasmi a scombussolargli i piani. Una parte di lui sapeva benissimo cosa
conteneva quel diario di così fondamentale da sconvolgere completamente il modo
di Harry, ma allo stesso tempo cercava di rifiutarla perché intollerabile e
crudele. Nagini avvertì il travaglio interiore del suo signore e con mosse
sinuose si avvicinò al mago per dargli il suo conforto, il lieve e sinistro
sbattere delle sue scaglie fu come prima l’unico suono udibile. Con un
profondo sospiro Tom Riddle si apprestò a leggere quel libro, lo prese tra le
dita lunghe e sottili, ne accarezzò con dolcezza la copertina rovinata e lo
fissò con malinconia mentre apriva la prima pagina, l’intestazione confermò
ogni sua dubbio e supposizione e il cuore, quel freddo arto che credeva morto e
inutile nel momento stesso in cui lanciava l’Avada su Lily, si rianimò,
mancò un battito e poi pompò nel suo sangue un sentimento che lo riscaldò
come faceva la sua amata quando era lì con lui. Le parole stilate con una
calligrafia sicura ed elegante di un brillante blu recavano questa verità:
Lascio il libro ad Harry, unico erede e figlio di Tom
Orvoloson Riddle, discendente di Salazar Serpeverde. Che tutto quello che ho
scritto possa aiutare te, Harry, a scegliere una via.
Con profondo amore, tua Madre, Lily
”
Draco Malfoy era seduto sulla sua poltrona vicino al fuoco
scoppiettante mentre leggeva con interesse un antico testo di magia nera che
parlava in specifico della trasfigurazione umana, di sicuro una capacità
interessante per i Mangiamorte ricercati che volevano spostarsi liberamente. In
particolare l’accenno riguardante a come non essere scoperti dagl’incantesimi
era giusto quello che occorreva per muoversi in segreto. Harry dormiva
tranquillo nel suo letto, la febbre completamente scesa da un po’e il riposo
meno tormentato ma più sereno. Severus era passato circa all’una per
controllare la ferita ed aveva completamente eliminato la fasciatura non
ritenendola indispensabile visto che sangue non ne usciva più, si era però
particolarmente raccomandato con Draco che il moretto non facesse sforzi di
nessun genere per non rischiare di riaprire il taglio. Il biondo aveva
spiluccato qualcosa per colazione e a pranzo, facendosi servire direttamente da
un elfo nella sua stanza, non volendo uscire per lasciare il compagno da solo e
rischiare di incontrare qualche ‘collega’ pronto a fargli domande
inopportune. Suo padre era passato quella mattina sul tardi ma lui non lo aveva
lasciato entrare adducendo una scusa banale e poco credibile, gli aveva spiegato
brevemente che quella notte era andato in missione speciale per conto del Lord
in persona e che non poteva parlare fino a che il Signore Oscuro non avesse
vagliato le informazione che gli aveva portato. Il genitore era sembrato
soddisfatto della risposta e con un solo breve cenno di saluto se ne era andato,
freddo e rigido come sempre, ma nello sguardo Draco era sicuro di averci scorto
una luce nuova, orgoglio per il figlio divenuto così importante agl’occhi del
Lord.
Un piccolo gemito lo distolse dalle sue riflessione e posando
il libro sul tavolinetto affianco alla poltrona si avvicinò al letto per
controllare le condizioni di Harry e lo trovò con gli occhi verdi spalancati e
confusi. Sembrava disorientato e agitato, una lieve linea di dolore gli solcò
il viso nel momento in cui tentò di alzarsi e Draco fu lesto ad aiutarlo a
sedersi piano, facendogli appoggiare la schiena ad una pila di cuscini e
controllando che la posizione non rischiasse di aprire la ferita, dopo di che lo
aiutò a bere un bicchiere di aranciata fresca e dolce che gli avrebbe dato un
po’ di energie. Il moretto bevve senza protestare, sentendo il beneficio che
il liquido freddo dava alla sua gola riarsa mentre il gusto dolce e acido gli
solleticava il palato. L’addome gli bruciava fastidioso e la pelle tirava
appena provava a compiere un movimento, ma la vista stava lentamente tornando e
la patina di foschia che gli aleggiava davanti agl’occhi si era diradata non
appena il suo paio di occhiali gli fu posto sul naso, lasciandogli la visuale di
una stanza da letto, ricca e arredata modestamente.
Il sole era bloccato dalle tende di broccato che chiudevano la
finestra ampia e gettavano la stanza in una luce spenta e opaca, quasi
malinconica.
“Ti consiglio di stare fermo se non vuoi riaprire la ferita”
disse il biondino che, posato il bicchiere di spremuta, si accomodò sul bordo
del letto guardandolo severamente
“Ferita?” chiese con un tono basso e roco dovuto alla
febbre che lo aveva sfinito
“Hai presente quella che ti sei autoinferto con un pugnale?!”
chiese con tono ironico incrociando le braccia al petto mentre nello sguardo
verde del malato si accendeva una luce di comprensione e i ricordi lo assalivano
“Mi hai fermato?!” non era una domanda ma neanche un’affermazione,
quasi piuttosto una ricerca di conferme o punti saldi in cui naufragare perché
dopo il primo affondo della fredda lama nelle sue carni i ricordi si facevano
confusi e indefiniti, interrotti da vuoti neri e silenziosi in ci perdersi
“Non proprio. Il tuo incantesimo si è sciolto nel momento
in cui il dolore ti ha sopraffatto, solo allora ho lanciato via il pugnale e ti
ho portato via” spiegò Draco con una punta di tristezza e irritazione nella
voce mentre il giovane moretto si passava piano una mano sulla ferita, lo
sguardo ora vacuo immerso in pensieri di quanto accaduto la notte prima.
Credeva di riuscire a vincere il dolore e di morire
velocemente, ma invece il male acuto all’addome l’aveva distratto nella
magia e l’agonia di una morte lenta era stato straziante mentre nel corpo si
diramavano tante scariche di sofferenza come lamine d’acciaio. E poi la
consapevolezza cruda e vera di ciò che aveva fatto, la reale presa di coscienza
di ciò che buttava via senza neanche conoscerlo. L’odore dell’erba soffice
sotto il suo corpo mentre delle mani delicate lo adagiavano sul terreno…..il
lieve sussurro della notte e il viso disperato di Draco che lo chiamava.
Chiudendo gli occhi poteva ancora vedere quello sguardo azzurro invaso dalle
lacrime e devastato dall’afflizione mentre cercava di tenerlo sveglio e
tamponargli la ferita…mentre lo invocava…lo malediceva….e il dolore
aumentava per avergli causato tanto male. Credeva fosse la soluzione migliore al
problema nel quale si era ritrovato come protagonista, credeva che così nessuno
ci sarebbe andato di mezzo oltre a lui che si ritirava dalle scene per sempre,
credeva di meritare un’azione egoista e soprattutto, credeva di sapere cosa
era meglio scegliere. Invece nessuna di quelle ragioni si era dimostrata vera, e
nel piccolo palpito del suo cuore alla disperata ricerca di sopravvivere, si era
reso conto che non voleva morire. Che voleva provare a seguire una nuova via
completamente diversa dalla precedente ma a cui era destinato fin dalla nascita.
Voleva rivedere Draco per sempre e risentire il sapore dei suoi baci. Voleva
imparare a padroneggiare il suo potere e usarlo senza problemi. Per questo,
quando si era sentito prendere in braccio e trasportare lontano aveva cercato
con tutte le sue forze di stare sveglio, di resistere perché sapeva che Draco l’avrebbe
portato in un posto in cui l’avrebbero guarito, perché si fidava….e la sua
fiducia era stata ripagata. Ora al caldo tra quelle lenzuola che conservavano il
dolce profumo di Draco si sentiva bene anche se la ferita tirava la pelle e
bruciava. Sapeva bene che presto si sarebbe dovuto confrontare col padre ma la
paura irrazionale che l’aveva colto nei mesi precedenti sembrava defluita via
dal suo corpo con il suo sangue. Ora qualsiasi cosa fosse accaduta era al
sicuro.
“Credevo fosse la scelta giusta….ma ho sbagliato i calcoli
anche se era necessario per farmi capire” disse poi riaprendo gli occhi e
fissano il giovane biondo seduto accanto a lui
“Hai….sbagliato…MA TI UCCIDO IO SE VUOI!!” urlò
balzando in piedi con occhi fiammeggianti di collera “Tu…non hai idea di
come mi sono sentito! Non hai pensato neanche una volta a come mi sarei sentito
sapendo che era la mia mano quella che ti ha accoltellato….nei tuoi calcoli
non hai preso in considerazione che mi stavi usando!” l’urlo iniziale
venne sostituito da un basso sibilo che colpì più di qualunque altro tono
“Mi dispiace Draco e…hai ragione. Non ho pensato a te, ma
a me. Volevo morire tra le tue braccia, era la cosa che desideravo di più
perché tu solo avevi visto il vero Harry dietro la maschera di ‘Eroe’ e tu
solo mi avevi accettato” disse con un debole sorriso di scusa, quello non era
cambiato. Molte cose nel giovane moretto erano mutate….i suoi poteri, il suo
aspetto, il suo carattere….ma quel sorriso era identico a quello che aveva
visto quando erano solo bimbi di undici anni che sapevano poco o nulla di quella
vita che appariva davanti a loro. La stessa ingenuità, gioia e bellezza
traspariva da quel gesto e Draco ne rimase incantato mentre la rabbia che covava
diminuiva fino a scomparire costringendolo a risedersi sul brodo del letto.
“Non credere di cavartela così. Ora stai male ma appena ti
sarai rimesso ti picchierò tanto fino a non poterne più!” disse sbuffando e
fissandolo negl’occhi
“Ma come! E io che credevo mi avresti punito in modo più….divertente”
disse con una luce affilata e seduttrice nello sguardo e il tono basso e
malizioso
“Ci sarà tempo anche per quello….ci sarà tranquillo”
rispose piano il Mangiamorte chinando il viso su quello del suo compagno,
baciandolo piano ma con passione, corteggiando le sue labbra e stuzzicandole con
la lingua mentre quella di Harry si univa alla sua in un’esplosione di sensi e
gemiti. I baci della notte prima erano solo un modo di conoscersi, ma quello di
adesso era un tripudio di gioia perché vibrava la consapevolezza che questa
volta non si sarebbero separati, che erano vivi e insieme ed innamorati in un
modo così devastante e unico che non credevano possibile. Harry si chiese se
sua madre aveva provata la stessa elettrizzante scarica di gioia mentre baciava
suo padre e si rendeva conto che lo amava. Si appoggiò con più forza contro le
labbra del compagno invadendole con la lingua e gustando il suo sapore che
sapeva già riconoscere tra mille. Stava così bene tra le sue braccia…..si
sentiva protetto e capito e felice come mai era capitato nella sua vita. Ora
capiva veramente le scelte della madre, capiva le sue parole, perché anche nell’oscurità
dei suoi poteri poteva esistere l’Amore. Si sentiva così bene e completo in
quel momento che non voleva liberarsene mai più, perché nulla gli sembrava ora
più importante e avrebbe lottato contro tutti per far durare quello stato tra
loro. Si staccarono di poco per riprendere fiato, le labbra a contatto che si
stuzzicavano sfiorandosi e riaccendendo la voglia. Si baciarono ancora mai paghi
del sapore unico dell’altro e del sentimento che scaturiva da quel semplice
contatto fino a che un deciso e forte bussare alla porta non li distrasse. Draco
si staccò dalle labbra del compagno fissando con astio l’uscio e chiunque ci
fosse stato dietro mentre i colpi si ripetevano e lui con un sospiro si alzava
contrariato riassestandosi i vestiti e domandandosi chi mai poteva essere.
Severus era passato da poco e fino alla sera non sarebbe tornato a controllare
la ferita, con suo padre aveva finito di parlaci da meno di un’ora e gli altri
Mangiamorte difficilmente lo disturbavano nella sua camera a meno che non fosse
stato veramente importante. Con ciò voleva dire una nuova missione o una
riunione con il Lord. Riassettandosi i vestiti e lanciando uno sguardo al
giovane moro sdraiato sul suo letto aprì di uno spiraglio la porta per vedere
chi era. Dietro aspettava silenzioso e nobile Lord Voldemort con accanto la
fedele Nagini.
Harry si riaccomodò tra le coltri con un sospiro di
insoddisfazione per l’interruzione subita ed osservò con interesse il modo
studiato ed accurato con cui Draco si rimetteva in rodine i vestiti
stropicciati, i capelli biondi come manto di sole si posavano sulle spalle
coperte da una camicia nera a risaltare fisico e colore pallido del giovane. Il
moretto sorrise estasiato a quella visione e a tutti i pensieri decisamente poco
casti che gli venivano in mente, poi riportò completa attenzione a quello che
il giovane stava facendo mentre sentiva una leggera ansia prenderlo di colpo. Lo
vide aprire di poco la porta, eseguire un perfetto ed elegante inchino mentre
lasciava entrare gli ospiti che erano venuti a trovarlo. La prima ad entrare fu
Nagini, sinuosa e leggera con parte del busto eretto scivolò sul tappeto della
stanza producendo il solito sottile rumore di scaglie mentre gli occhi affilati
sondavano il luogo per poi andarsi a posare, gelidi e indagatori, su di lui.
Fece dardeggiare la lingua in un troppo basso sibilo perché Harry riuscisse a
capirne il significato mentre si fermava quasi in fondo al letto, le pupille
verticale con l’iride giallo sempre fisse su di lui. Il moretto ingoiò a
vuoto la saliva che gli si era formato mentre il cuore cominciava a battere già
pericolosamente ma il suo sguardo verde non voleva schiodarsi dalla vista del
serpente benché non la vedesse affatto, perché appena avesse alzato gl’occhi
sapeva bene chi avrebbe visto.
“Lasciaci Draco” disse glaciale e perentorio il Lord
mentre non staccava lo sguardo dal giovane seduto nel letto, gli occhi rivolti
verso la sua Nagini e le mani strette in grembo. Il biondino passò una veloce
occhiata sullo strano trio presente, quasi studiando l’ordine che glia aveva
dato il mago, pensando se fosse un bene, poi percepì l’aura di tristezza che
avvolgeva il suo Signore. Gli sembrava che oltre balenassero milioni di altri
sentimenti dal senso di colpa alla gioia….ma di sicuro non c’era rabbia o
voglia di uccidere. Allora raccolse il suo mantello scuro da una sedia e con un
ultimo inchino lasciò la stanza richiudendosi la porta silenziosamente alle
spalle. All’esterno lanciò una preghiera a qualunque Dio si fosse trovato in
cielo, ammesso che ce ne fosse stato uno, perché le cose si aggiustassero, poi
con passo lento si diresse verso il laboratorio del suo padrino Severus curioso
di sapere che pozioni stava studiando.
Tom Riddle non sapeva cosa fare o dire in quel momento per la
prima volta in tutta la sua vita. Non aveva idea di come affrontare il giovane
ferito che si trovava davanti e si ostinava ancora di non guardalo, perso in
chissà quali pensieri, sapeva solo che quella situazione andava affrontata con
calma e razionalmente. Con un lento gesto pigro del polso evocò una poltrona di
seta verde vicino al letto e vi prese posto con grazia accavallando le gambe e
posandoci sopra il piccolo diario che aveva portato con sé e si prese il suo
tempo ad osservare il giovane che per tanto tempo e in tutti i modi aveva
cercato di uccidere. I neri capelli lisci e un po’ arruffati gli cadevano
sulle spalle larghe e sulla fronte alta in cui spiccava la famosa cicatrice a
forma di saetta. Il colore quasi ambrato della pelle era dato dalla madre ne era
sicuro, lui era sempre stato pallido mentre Lily, la sua dolce Lily, aveva la
pelle di un bel color scuro che in estate diveniva quasi dorato. Aveva un
aspetto un po’ sciupato, deperito, di sicuro dovuto alle preoccupazioni e
pensieri che le notizie nel diario gli avevano dato. Il viso aveva dei
lineamenti decisi, marcati e volitivi che erano decisamente suoi mentre gli
occhi, che ora gli erano preclusi, erano di un verde brillante uguale a quello
che splendeva in quelli di Lily. L’uomo si concesse un lieve sorriso accennato
delle labbra mentre finiva la sua analisi e conveniva con se stesso che il
giovane aveva molte cose che lo collegano a lui e alla sua Regina e che se forse
se ne fosse accorto prima si sarebbe risparmiato anni di progetti inutili e
malinconici ricordi.
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