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Autore: Myriam Malfoy    27/03/2007    6 recensioni
"La tristezza è un manto oscuro
punteggiato di stelle nere che danno l’oblio, e la salvezza è uno spicchio di
luna argentea riflessa nei tuoi occhi d’angelo in un’anima di tenebra”
Un Harry arrabbiato....disilluso....e ferito...una guerra alle porte....una scelta difficile.....forse nell'oscurità può esistere anche l'amore?
Genere: Dark, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Lily Evans, Remus Lupin, Tom Riddle/Voldermort | Coppie: Draco/Harry
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Da VII libro alternativo
Capitoli:
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Per un attimo sembrò titubare appena sentita la punta acuminata che sfiorava la sua pelle. Chiuse gli occhi e premette le labbra contro quelle di Draco, come per darsi forza e spinse il pugnale contro di sé. La lama scorse leggera e lenta attraverso l’epidermide sottile e dentro la carne tagliando senza rimorsi i tendini, nervi, capillari, qualsiasi cosa incontrasse sul suo cammino. Harry sentì il fastidio del dolore ripercuotersi in ogni cellula del suo corpo come un fiume di lava che bruciava ogni senso annebbiandogli la mente nell’agonia mentre ogni parte di sé gli urlava di smetterla. Ma lui non poteva smetterla, era l’unica via di fuga, l’unica salvezza anche se gli dispiaceva rinunciare a priori a quella nuova vita che aveva potuto assaporare per poco. Le labbra che stava baciando erano calde e piacevoli e cercò di concentrarsi su quello mentre spingeva ancora a fondo l’arma letale soffocando nella bocca dell’altro i gemiti di dolore e sofferenza che gli nascevano. L’aria cominciava a scarseggiare e si sentiva sempre più debole, il sangue caldo che scorreva dalla ferita impetuosamente gl’ inzuppava gli abiti e la mano colando sul terreno come a dissetarlo. Harry si staccò dal bacio e guardò con occhi annebbiati quelli grigio cielo di Draco che l’osservava inorridito. Gli dispiaceva lasciarlo così, metterlo in pericolo in quel modo, ma era certo che lui se la sarebbe cavata e avrebbe forse provveduto a seppellire il suo corpo, perché non gli andava che a trovarlo fossero gli abitanti del castello. Gli sorrise ancora mentre lacrime di dolore scorrevano libere sul suo viso a bagnargli le labbra oramai quasi esangui, il coltello bruciava a contatto con la carne recisa ma non era ancora tutto dentro. L’incantesimo che stava trattenendo bloccato Draco stava finendo, poteva sentirlo dalla mano che teneva la sua che si muoveva piano quasi a sfuggire alla stretta. Ma non poteva permettere al biondo di scappare, non ancora, doveva aspettare, voleva morire tra le sue braccia, voleva sentire il suo profumo mentre scivolava nell’oblio. Il sorriso che tratteneva sulle labbra si era oramai sgretolato in una smorfia di dolore ma poco prima di affondare completamente il coltello nella carne, sorrise al biondo, gli bisbigliò ancora “Ti amo” e piantò a fondo il pugnale. Il singhiozzo di sofferenza gli uscì spontaneo dalle labbra e l’incantesimo finì in tempo per permettere a Draco di raccogliere tra le braccia il corpo ferito del moro che si stava accasciando a terra. Con rabbia strappo il coltello dalla ferita mentre il giovane si lamentava ancora e sentiva la vita fluire come il suo sangue. Gli sembrava tutto indistinto ora, come ovattato e semplice, la ferita che pulsava quasi docilmente, come a ricordargli cosa aveva fatto e il sangue rosso, cupo e caldo che lo avvolgeva. Draco cercava in qualche modo di tamponare il taglio mentre a mezza voce chiamava Harry per tenerlo sveglio, ma gli occhi verdi erano quasi chiusi per metà e il colore sano e caldo della sua pelle era stato sostituito da un pallore malaticcio. Una grossa goccia di acqua gli cadde sulla mano posata sul taglio e solo quella fece capire al biondo che stava piangendo, che quella goccia era una lacrima che scendeva dai suoi occhi e che non c’era nulla che potesse compiere per farla smettere

Draco stava piangendo.

Harry lo vedeva con chiarezza, in mezzo al fluttuare indistinto di quello che lo circondava, il Mangiamorte era un’isola di salvezza in cui poteva annegare e respirare, i suoi occhi azzurri era quanto di più bello e limpido ci fossero e il moro si rallegrò che quel colore sarebbe stato il suo compagno verso la morte. Ma non gli andava che Draco piangesse, non doveva farlo, non era colpa sua e non era giusto che soffrisse. Per un attimo desiderò non essersi mai ucciso, desiderò tornare indietro, baciare ancora quelle labbra rosee, rassicurare il compagno che sarebbe andato con lui…..ma con orrore si rese conto che non avrebbe ma più potuto fare una cosa del genere. Non avrebbe mai potuto sapere cosa voleva dire ‘stare con Draco’, amarlo, viverlo e vederlo felice e potente. Con rammarico si rese conto che la sua morte lo stava ferendo più di quanto avesse ipotizzato e quell’ immagini piangente sarebbe stato un ricordo che lo avrebbe accompagnato verso la fine del viaggio. Cercò allora di parlare, di chiedergli di smettere di piangere, di rispondere ai suoi richiami e dirgli che avrebbe voluto andare con lui, che con lui non avrebbe temuto il futuro. E d’un tratto Harry ebbe para di morire, paura come non ne aveva mai avuto. Si sentiva soffocare da questo sentimento mentre il dolore alla ferita aumentava esponenzialmente, bruciando, il sangue era un odore nauseante ed ora più che mai capì il suo errore…..capì che la morte non sarebbe stata una soluzione, che una guerra sarebbe sempre stata in atto e che lui aveva abbandonato la sua famiglia……ero un’egoista e un vigliacco. Aveva rinunciato prima ancora di provare.

Per un attimo immaginò l’espressione afflitta e delusa della madre che aveva dato la vita e la felicità per proteggerlo e che gli aveva raccontato solo la verità dicendogli di fidarsi di suo padre come aveva fatto lei. Aveva tradito la sia memoria e l’amore di Draco con quell’inutile gesto.

L’aveva capito troppo tardi ed ora che le parole mancavano per stanchezza e le membra si facevano pesanti per la perdita di sangue, non poté far altro che piangere anche lui. Silenziosamente, tristemente, mentre gli occhi gli si chiudevano e in lontananza giungeva il richiamo del suo amante.

“Non provare a lasciarmi! Resta sveglio!” gli ordinò Malfoy sollevandolo tra le braccia e premendo il mantello scuro del moro sulla ferita mentre si dirigeva a grandi passi verso l’uscita della barriera incurante di nascondersi bene. Il moretto in qualche modo doveva averlo sentito perché continuava a sentire il suo respiro basso e debole sulla pelle del collo e gli occhi erano aperti per un piccolo spiraglio, adombrati dalle ciglia. Draco corse come non mai cercando di stare attento a dove metteva i piedi e pregano perché gl’Auror non lo sentissero mentre pregava di raggiungere in fretta la barriera e da lì la libertà. Il paesaggio sembrava sempre uguale e la foschia della notte invernale si attorcigliava intorno ai suoi piedi con lente spirali mentre i rumori degl’animali notturni riempivano l’aria di suoni lugubri e ovattati. Il peso di Harry gli gravava sull’andatura ma non voleva assolutamente prendere in considerazione di lasciarlo, doveva salvarlo, portarlo al castello e chiedere a Severus di salvarlo…..indugiava in questi pensieri per non pensare al sangue caldo che sentiva ancora colargli dalle mani, quando davanti a lui vide il muro sottile ed etereo dello schermo di custodia. Il passaggio che aveva aperto era ancora lì, oramai la protezione era talmente indebolita che ogni spaccature ci metteva più del doppio per richiudersi e Draco ne fu contento perché così non perdeva tempo a ricrearlo. Attraverso la crepa e appena fuori strinse più fermamente Harry era le braccia e si smaterializzò in uno svolazzo di foglie morte e nebbia spettrale.

Severus Piton stava tranquillamente seduto sulla sua poltrona preferita nell’immensa biblioteca del Riddel Manor mentre sfogliava un grosso tomo su antiche pozioni circa veleni ed esplosivi, alla ricerca di qualsiasi cosa gli permettesse di raffinare la pozioni che avevano usato sul Tower Bridge. Il castello era silenzioso e permeato di una strana atmosfera calma e leggera mentre nel camino il cado crepitio della legna bruciata riempiva di suoni ovattati l’ambiente. Severus adorava studiare in biblioteca in quella particolare ora della notte perché nessuno rischiava di venire lì a disturbarlo e poteva consultare in libertà ogni tomo che voleva avendo la biblioteca intera tutta per sé. Quella sera però aveva una starna sensazione un brivido sotto pelle che qualcosa stava per accadere e che avrebbe sconvolta la sua piccola oasi di pace che si era ritagliato. A quel pensiero storse la bocca in una smorfia di insoddisfazione mentre fissavo lo sguardo sul camino acceso. Aveva sempre dato credito a quel tipo di percezioni come un buon Mangiamorte che vuol restare in vita doveva fare, in quel campo erano più le volte che camminavi sul filo del rasoio che non ed era importante cogliere tutti i segnali possibili. Vivendo in quel modo Severus era riuscito a rimanere in vita anche durante le battaglie più difficili e perciò non se la sentiva proprio ora di non dar credito a quella nuova e insolita sensazione, ma anche facendo così non aveva nessuna idea di cosa poteva accadere perciò si tenne in guardia, bacchetta a portata di mano e udito in ascolto. Stava giusto giusto ricominciando a studiare quell’antico libro quando dalla porta della bibiolteca entrò un trafelato e alquanto sconvolto Draco Malfoy.

Il pozionista studiò con occhio critico gli abiti disordinati del figlioccio passando per il viso più pallido del solito e per il respiro affannato. Si alzò in piedi confuso non riuscendo a collegare quella vista con la persona che conosceva lui. Il suo protetto era sempre stato una persona fredda e posata, calcolatore fin nei minimi dettagli, nelle situazioni più critiche aveva sempre mantenuto il controllo e quando cedeva allo sconforto si chiudeva in camera per non mostrare a nessuno le sue debolezze. Perciò non riusciva proprio a capire cosa poteva aver fatto crollare in quel modo le sue sicurezza, la sua maschera perfetta perfezionata in anni di esperienza. Lo scrutò ancora una volta finché non notò le macchie di sangue sulle mani e sull’addome e a quel punto pensò al peggio. Si avvicinò di corso cercando la ferita, chiedendosi dove era stato in quel tempo, cosa aveva fatto….nessuno al Manor sembrava sapere niente su dove fosse andato il giovane Malfoy, l’unico era il Lord che aveva messo a tacere le voci di una fuga rispondendo solo che era in missione per lui….ma perché mandare Draco? Era troppo giovane, troppo inesperto, troppo…..

Le mani forti e flessuose del suo figlioccio si serrarono disperate sui suoi polsi allontanandogli le mani dal suo corpo e facendo scontrare i loro occhi, e Severus cercò di leggere in quel fosco cielo novembrino una qualche spiegazione.

“Non sono io il ferito Sev! Ti prego devi venire! È in camera mia, non so quanto possa resistere…..vieni!” disse veloce e con una nota di panico nella voce che fece allarmare ancora di più il padrino mentre il biondo lo tirava verso il corridoio e da lì alle scale, di corsa, con fretta e paura di non arrivare in tempo…..e una volta di più Piton si chiese chi mai poteva ridurre in quelle condizione il suo glaciale allievo? Non lo aveva mai visto così preoccupato ed in ansia per qualcuno, forse solo per…..

Potter

Quel nome gli rimbombò nella testa come uno sparo o un eco profondo che rimbalzava tra le pareti di una gola senza fini. L’unico essere umano di cui si era preoccupato Draco da quando aveva iniziato Hogwarts era il Bambino-Sopravissuto, non c’era istante che non parlasse di lui, di quello che faceva, di come parlava, cercava in ogni modo di stuzzicarlo, di farsi notare. Ed anche ora che era un Mangiamorte alla corte del Signore Oscuro rischiava la pelle per infiltrarsi nel luogo più ben protetto d’Inghilterra solo per incontrare Potter, per vederlo perché era sicuro che qualcosa non andava, che non stava più bene lì con quei patetici babbanofili, che lo stessero soffocando……ed ora doveva essergli accaduto qualcosa e Draco l’aveva portato lì -Allora il Lord sapeva! La missione che aveva affidato a Draco….- I suoi pensieri vennero bruscamente interrotti quando Draco lo spinse nella sua stanza e chiuse la porta magicamente insonorizzandola: sul letto a baldacchino al centro della camera su pregiate coperte verdi stava esanime Harry Potter. Severus si avvicinò velocemente constatando subito la presenza debole del battito e la profonda ferita al centro dell’addome dove usciva copioso il sangue. Il pallore della pelle faceva uno spietato contrasto con i ribelli capelli neri e il respiro usciva sotto forma di bassi gemiti e rantoli dalle labbra screpolate e rosse di febbre.

“Nella mia stanza, la mia valigetta nera! Muoviti!” disse imperioso al giovane biondo che schizzò come un lampo fuori dalla camera per dirigersi in quella del padrino mentre questo spogliava il giovane moretto. Adagiò il copro sotto le lenzuola pulite per poi recarsi nel bagno a prendere una bacinella di acqua calda e una spugna con cui ripulì la ferita dal sangue caldo e rappreso per vedere bene l’entità del danno. Draco ritornò a breve con la valigetta nera in cui Piton conservava tutte le sue pozioni più importanti e di prima necessità, essendo il Master di pozioni all’interno della corte Oscura era anche il più qualificato riguardo a ferite di poco conto, nonostante potessero contare anche su una valida ‘squadra’ di medimaghi. Ordinò in tono secco a Malfoy di tenere fermo in ogni modo possibile il moretto mentre lui applicava una speciale polvere sulla ferita in modo da aiutarla a cicatrizzarla, ma la pozione a contatto con la carne viva avrebbe procurato un doloroso bruciore, e non era proprio il caso che il suo paziente cominciasse a dimenarsi. Il taglio per quanto pericoloso non aveva toccato nessun organo vitale e non era eccessivamente profondo, l’unica cosa che dava pensiero era l’ingente perdita di sangue ma a quello era il caso di pensare dopo. La polverina era formata da piccoli cristalli di un rosa pallido che Severus ebbe cura di spargere abbondantemente sulla lesione in modo che creassero una pellicola resistente che avrebbe protetto da eventuali infezioni e avrebbe velocizzato il tempo di guarigione. Harry al contatto gemé dolorante cercando di muoversi e sottrarsi alla cura ma Draco gli aveva legato i polsi e le caviglie e gli teneva bloccato il busto con uno sguardo determinato e furente in viso mentre pregava di aver fatto in tempo. Appena si fu formato lo strato protettivo il dolore sparì lentamente lasciandosi dietro un fastidioso bruciore che non impensierì l’Harry svenuto. A quel punto Draco sciolse le costrizioni ed aiutò il padrino a somministragli 4 pozioni rimpolpasangue, una rigenerante delle cellule del corpo e una contro le infezioni che potevano già aver attaccato. A quel punto lo vestirono di un pigiama leggero e lo misero sotto le coperte al caldo mentre il biondo Mangiamorte attizzava con un colpo di bacchetta il fuoco nel camino per mantenere caldo l’ambiente.

“Dovrebbe farcela, se supera la notte vivrà” sentenziò freddo e clinico Severus mentre si ripuliva le mani dalle tracce di sangue ed osservava il suo figlioccio sedere mesto sul bordo del letto passando con fare tranquillo le mani in delicate carezze tra i capelli scuri del ferito “Spero che ora vorrai darmi una spiegazione!” disse rimettendo a posto le bottigliette delle pozioni nella sua valigetta

“Mi ha mandata un gufo oggi a colazione, diceva che aveva bisogno di me, mi pregava di andare da lui…..sono andato dal Lord allora e gli ho chiesto se potevo assentarmi, non volevo che pensasse che fossi un traditore” iniziò a spiegare il biondo non interrompendo le carezze e facendo vagare gli occhi azzurri sui lineamenti di Harry “Ha voluto che gli spiegassi perché andavo e dove andavo e gli ho raccontato tutto, delle mie visite ad Harry, di come stava cambiando, del tormento dei suoi occhi…..allora mi ha lasciato partire con l’obbligo di tornare con lui” disse alzando gli occhi verso il suo padrino, una luce di vittoria e colpa nello sguardo “Quando sono arrivato ad Haogwarts lui mi stava aspettando, ci siamo baciati ed era tutto perfetto, poco prima un gruppo di Grifondoro lo aveva picchiato e io cercavo di convincerlo a unirsi a noi, a venire via con me, ma lui non voleva, sembrava avesse paura di qualcosa ma non desiderava neanche restare da quella fazione” continuò alzandosi in piedi e slacciandosi il mantello gettandolo su una sedia mentre dall’armadio tirava fuori un cambio pulito “L’attimo prima cercavo di farmi spiegare cosa gli prendesse e l’attimo dopo mi aveva immobilizzato, mi stava abbracciando e poi baciando. Solo all’ultimo mi sono accorto che mi aveva fatto stringere tra le mani un pugnale e che stava guidando la mia mano contro di lui. Aveva lo sguardo spento e triste….poi si è pugnalato gemendo di dolore ma non lasciando la presa….cercavo di ribellarmi ma l’incantesimo era forte…solo quando il dolore ha preso il sopravvento le maglie della sua magia si sono ritirate ed io ho gettato lontano il pugnale per poi prenderlo in braccio e venire qui. Ho pensato che se c’era qualcuno che poteva salvarlo eri tu e così….” lasciò la frase in sospeso gettando la camicia macchiata di sangue nel camino per poi voltarsi ad osservare il pozionista, fermo accanto al letto, lo sguardo concentrato

“Cosa hai intenzione di fare ora?” gli chiese mentre il giovane si chinava sul suo mantello e ne tirava fuori un quaderno dalla copertina verde brillante e dall’aspetto molto vissuto, ma Severus era sicuro di averlo già visto da qualche parte

“Questo me l’ha dato lui poco prima di pugnalarsi, voleva che lo consegnassi al Lord. Ho provato ad aprirlo ma mi ha detto che solo lui e il Lord possono leggerlo. Penso che questo sia la chiave del cambiamento di Harry, forse il Signore Oscuro potrà convincerlo ed aiutarlo una volta lettolo” disse posando il piccolo oggetto sulla sua scrivania

“Ti consiglio di portarglielo domani mattina, non è il caso di infastidirlo alle 3 di notte ed anche tu sembri stravolto” disse l’uomo raccogliendo la borsa di pelle nera e dirigendosi alla porta “Ti ho lasciato una pozione per la febbre nel caso dovesse salire e una mangiasogni per farlo dormire tranquillo se dovesse per caso agitarsi troppo” disse con una mano sulla maniglia e lo sguardo glaciale “Lo verrò a controllare domani mattina. Buonanotte Draco”

“Buonanotte Severus e….Grazie” disse il giovane con un cenno della testa a cui rispose il mago prima di andarsene. Draco per un attimo continuò a fissare l’uscio chiuso prendendo un bel respiro e cercando di focalizzare le idee sparse nel miscuglio che era la sua mente da quando Harry si era pugnalato. Sentiva l’incedere di un forte mal di testa all’altezza della tempia che con dita sottili cominciò a massaggiarsi in centri concentrici per rilassarsi. Da quando era arrivato al castello tutto quello che era successo gli sembrava un interminabile susseguirsi di eventi a cui lui aveva preso parte come burattino, anche la semplicità con cui Harry aveva guidato la sua mano per poi farsi vincere dalla paura e dalla consapevolezza di cosa aveva fatto. Draco si voltò a guardare la dormiente figura sdraiata sotto le coperte ignara del terrore e dell’angoscia che gli aveva fatto provare. Con un sospiro si tolse anche i pantaloni e li appoggiò su una sedia mentre prendeva il cambio e si dirigeva in bagno per una doccia calda che avrebbe rilassato i suoi muscoli tesi. Il vapore saliva in lunghe spirali verso il soffitto mentre Malfoy passava con lentezza la spugna impregnata di sapone sui muscoli e su ogni terminazione nervosa sperando di lavare anche la sua stanchezza oltre allo sporco e al sudore. Gli sembrava di sentire ancora l’odore forte del sangue del moretto che gli dava la nausea. Di solito non aveva mai badato a quello, un Mangiamorte non poteva provare disgusto per l’odore del sangue e normalmente Draco non aveva mai avuto problemi, anche se non gli piaceva particolarmente, ma il sangue di Harry….sentirlo caldo contro le sue mani, il suo odore forte e carico…..non gli era piaciuto perché più lo sentiva più si rendeva conto che stava rischiando di vederlo morire tra le sue braccia, e questo non se lo sarebbe mai perdonato. Sciacquò via dal corpo le ultime tracce di sapone e cercò di liberare la mente ogni tipo di pensiero negativo, ora Harry era al sicuro, presto si sarebbe ripreso e allora gli avrebbe fatto una ramanzina coi fiocchi, ma per il momento poteva rilassarsi e crogiolarsi nel pensiero che finalmente il bel moro era con lui e da lì non sarebbe più scappato. Uscì dalla doccia e si asciugò prima di infilarsi il cambio pulito e ritornare nell’altra camera a controllare il ‘malato’. Harry sembrava tranquillo, il respiro era affannato ma il sonno regolare e pacifico, e una volta vicino al letto constatò la febbre che gli causava i piccoli tremori al corpo e la difficoltà respiratoria. Con quanta premura possibile sollevò il corpo inerme in una posizione seduta per poi farlo poggiare sul suo petto e potergli somministrare così la pozione che Severus gli aveva lasciato per la febbre. Gliela fece bere tutta con non poca difficoltà e poi lo riadagiò tra le coperte al caldo e controllò che gli incantesimi di guardia attorno alla stanza fossero innalzati, solo a quel punto si concesse di spegnere le luci e scivolare sotto le coperte del letto. Si avvicinò al giovane affascinante che dormiva con lui e gli scostò le ciocche more dalla fronte osservando il suo profilo che si distingueva appena nel buio, ma Draco lo conosceva a memoria e non aveva bisogno di luci per sapere che era perfetto. Scorse con meraviglia e gioia la fronte alta, gli zigomi pronunciati, il naso dritto e le labbra piene e rosse che solo poco prima aveva avuto il privilegio di assaggiare. Si avvicinò ancora un poco, il giusto necessario per abbassarsi a rubare ancora un bacio a quella bocca succhiando piano i labbri e passandoci la lingua sopra in tenere carezze mentre inconsciamente Harry muoveva la bocca contro la sua rispondendo piano al bacio e sospirando di piacere. Draco lo lasciò presto perché sapeva che era meglio non continuare o le cose sarebbero degenerate ed il giovane aveva bisogno di riposo e tranquillità. Si riaccomodò tra le coperte e stinse una mano calda di Harry tra le sue sorridendo ebete a quel semplice contatto “Buonanotte Harry, non farmi più spaventare così” disse piano al moretto che naturalmente non rispose ma gli stinse un po’ la mano come se avesse udito le sue parole. Draco fu grato di quel gesto e col profumo del compagno addosso e la calda e rassicurante presenza affianco a lui, si assopì in un, dopo tanto tempo, sonno sereno.

Il sole filtrava debolmente nelle camere maestose di quel tetro castello arroccato su una collina, i bastioni mostravano orgogliosi le bandiere di una dinastia estinta, vuoti vessilli di un tempo che non potrà più tornare mentre all’interno, tra le rassicuranti mura di pietra, la vita riprendeva a scorrere. Gli elfi domestici si davano da fare per esaudire ogni desiderio dei padroni che servivano e che abitavo quel luogo, apparecchiavano la lunga tavolo del salone con ogni tipo di cibo per la colazione mentre pulivano e riassettavano ovunque cercando di non essere notati. I pochi Mangiamorte che risiedevano in quel castello erano rifugiati perché ricercati o senza casa, solo alcuni rari casi come Draco o Severus preferivano la calma oscura del Manor alle loro dimore di purosangue. Il giovane Malfoy si era svegliato da poco e nonostante le poche ore di sonno si sentiva riposato e meno sfinito della sera prima, forse dovuto anche al fatto che il suo compagno aveva riposato ininterrottamente ed anche la febbre era calata. Draco si compiacque di questo e si vestì con disinvoltura cercando di riordinare le idee per fornire al Lord un resoconto preciso dell’accaduto. Soppesò con sguardo critico il libro che Harry gli aveva consegnato chiedendosi cosa mai poteva esserci scritto, con una scrollata di spalle se l’ho infilò in una tasca della raffinata camicia nera e si controllò ancora una volta prendendo un bel respiro e la forza di andare dal Lord. Un bussare deciso e forte alla porta lo risvegliò dai suoi pensieri e con un gesto annoiato del polso liberò le magie di guardia ed aprì l’uscio facendo entrare un alterato Severus Piton. Il mago lanciò un solo sguardo al figlioccio prima di avvicinarsi al ferito e rimuovere con mani agili e sicure le bende che fasciavano l’addome, leggermente intrise di sangue. Draco si avvicinò dall’altro lato del letto ed osservò attento ogni mossa del suo mentore aiutandolo quando dovevano spostare il corpo inerme del moro per liberarlo completamente dalla fasciatura. Harry si lamentò debolmente muovendo il capo sul cuscino ma non svegliandosi, cadendo poco dopo di nuovo in uno stato di incoscienza. Severus ripulì con un panno bagnato la ferita da cui, nella notte, era uscito ancora un po’ di sangue. Controllò con occhio critico la pelle che piano piano aveva formato un sottile strato cicatrizzante che proteggeva i tessuti all’interno che si stavano ricostituendo o saturando. Il pozionista prelevò dalla sua inseparabile borsa di pelle un astuccino che contenevano una polverina verde che spalmò con estrema cura sulla ferita. La medicazione appena fu a contatto con la pelle si trasformò in un rivestimento duro e caldo che sembrava brillare di verde. Severus soddisfatto del risultato rifasciò il petto del giovane con l’aiuto di Draco e poi somministrò ad Harry una pozione antidolore mentre il ragazzo tornava a dormire tranquillo al caldo sotto le coperte.

“Vivrà” esordì il mago con voce perentoria “La pozione di ieri ha fatto effetto in modo perfetto, la crema che ho usato stamattina velocizzerà il processo di cicatrizzazione”

“Tra quanto si sveglierà?” chiese Draco chiudendo bene le tende perché il sole non infastidisse il sonno del compagno

“Difficile dirlo. A occhio e croce direi nel pomeriggio, ma sarà molto debole e per almeno una settimana non dovrà muoversi dal letto” disse con voce annoiata e sicura avviandosi verso la porta “Vai dal Lord?” chiese non appena vide il figlioccio rimettere gli incantesimi di guardia e seguirlo verso l’uscita

“Immediatamente” rispose solo uscendo con il mago e chiudendo la porta con un incantesimo e sentendosi più tranquillo per il giovane che c’era dentro, ora nessuno eccetto lui poteva entrare in quella camera ed il moretto stava dormendo per cui per un po’ poteva assentarsi. Salutò con un cenno del capo Piton e si diresse verso il corridoio alla sua destra percorrendolo con passo sicuro e cadenzato, le torce che proiettavano la sua ombra sui muri in affilati immagini nere e contorte. L’orologio della torre principale suonò otto rintocchi chiari e forti che si sparsero come aliti di campane lungo la struttura del castello, strisciando fin negl’angoli per informare ogni abitante. Draco sapeva che il Lord era già sveglio dalle sette come sua abitudine e come sempre per quell’ora si trovava ancora nella sua camera, probabilmente seduto allo scrittoio a vagliare cartine e mappe e progettare piani. Era un’abitudine del padrone di Casa che tutti conoscevano ma nessuno si era mai permesso di andare direttamente in quella zona del Manor per disturbarlo sapendo benissimo che verso le dieci lasciava quel luogo per recarsi in biblioteca o in un’altra stanza meno personale. Ma Draco non aveva tempo da perdere, non poteva aspettare fino alle dieci per consegnarli quel libro, se era una cosa legata al cambiamento di Harry che solo il Lord poteva sapere e leggere allora non gli avrebbe mai perdonato il ritardo anche di un solo minuto. In quell’ala del castello c’era un silenzio quasi reverenziale e profondo come se un fantasma invisibile aleggiasse ancora tra quelle pietre e chiedesse solo un po’ di pace e Draco quasi si sentiva in colpa per il piccolo rumore che le sue scarpe procuravano a contatto col pavimento. Controllò ancora una volta il contenuto della sua tasca mentre si fermava davanti alla porta di forte legno quasi nero e i pomelli di lucido bronzo dietro la quale stava la stanza di Voldemort. Bussò tre volte con colpi secchi e fermi ed attese l’ordine di entrar, ordine presto dato.

Tom Riddle era seduto al suo scrittoio nell’anticamera arredata a salottino e studio con librerie alte che contenevano antichi volumi di magia, un camino imponente dal marmo chiaro ed un caldo fuoco dalle fiamme verdi. Arredata semplicemente con un divanetto e due poltrone vicino al focolare ed una scrivania di lucido nocciolo finemente lavorato, le gambe richiamavano il sinuoso muoversi dei serpenti mentre sul bordo erano incise antichi simboli runici, le due grandi portefinestre alle spalle di quel tavolo davano su un balconcino che fissava le montagne e lasciava entrare il pallido sole e una piacevole aria fresca d’inverno. Riddle stava vagliando alcune lettere di resoconti di sue fedeli spie messe in punti strategici del Ministero della magia e dei babbani, dopotutto era sempre meglio tenere d’occhio entrambi i fronti anche se era d’avviso che i babbani non potevano nulla i due Primi Ministri era sempre in stretto contatto. La lunga tunica di velluto blu scuro gli avvolgeva delicatamente il corpo muscoloso mentre i capelli neri ricadevano leggeri sulle spalle in lingue di tenebra a sfiorare la pelle pallida del viso ed adombrare gli occhi di un blu profondo e magnetico. Le dita lunghe scorrevano veloci la lettera appuntando su un’altra pergamena dettagli da tenere a mente mentre la sua fedele Nagini restava raccolta sulle sue spire accanto al fuoco sul raffinato tappeto , gli occhi chiusi ma pur sempre attenta e vigili ad ogni cosa poteva minacciare il suo padrone. Infatti appena sentì bussare alzò il muso aprendo gli occhi gialli dalla pupilla verticale e snudando di poco le zanne acuminate, ben sapendo che nessuno osava disturbare il suo signore in quella camera e non gradendo l’intruso. Ma Tom le fece un breve cenno della mano che la calmò, poi diede l’ordine di entrare nascondendo un lieve ghigno pensando a chi dei suoi servi avesse avuto l’ardire di andare a disturbarlo perfino nella sua stanza. Non fu eccessivamente stupito di veder entrare Draco Malfoy, vestito di tutto punto con in viso un’espressione fredda e composta, perfettamente a suo agio e calmo, come se fosse lui il padrone. Voldemort dovette riconfermare la sua teoria che quel giovane sarebbe arrivato in alto e che era molto potente, perché ben pochi si sarebbero mostrati al suo cospetto in quel modo. Il Mangiamorte si fermò al centro della stanza in silenzio e lanciando un breve sguardo intorno mentre il suo Lord finiva di leggere una pergamena appuntando qualche cosa. Dal suo angolo Nagini lasciò solo un breve sibilo al ragazzo per poi tornare ad avvolgersi su se stessa, il suono delle sue squame fu per pochi attimi l’unico rumore che si diffuse nella camera, poi solo il crepitio del fuoco regnò. Draco in parte si sentiva in soggezione come sempre era capitato quando si era trovato in presenza del mago, ma il vederlo nel suo ‘ambiente naturale’ gli diede una sensazione di umanità oltre che di potenza. Osservò quello che lo circondava e soprattutto l quadro di Salazar Serpeverde che stava appeso sopra il camino. Un uomo alto, magro e dalla pelle chiara. Il ricco vestito tipicamente ottocentesco ne risaltava l’aspetto senza togliere virilità alla figura. Tra le mani stringeva un bastone dal lucente manico d’argento, i capelli biondo cenere erano trattenuti in una coda appena accennata mentre cadevano sul viso finemente cesellato con gli zigomi pronunciati e le labbra sottili su cui risplendevano due occhi di giada pura. Draco paragonò quel colore a quello del suo Harry e dovette ammettere che erano entrambi due verdi simili e molto magnetici e misteriosi, quasi nascondessero una forza oscura e pericolosa.

“Se sei qui immagino che la missione abbia avuto buon fini” la voce flautata e calma del suo Lord lo distrasse dalla contemplazione dell’opera e riportando l’attenzione sull’uomo si rese conto che lo stava osservando con aspettativa, quasi ansia, le mani intrecciate sul petto e gli occhi blu due pozzi in cui vibravano più e più sentimenti che il biondo non seppe decifrare. Si inchinò elegantemente in segno di rispetto verso la sua persona per poi raddrizzarsi velocemente, fiero e glaciale come un Principe delle Serpi quale era “Le ho portato Harry Potter come d’accordo. È in camera mia, ferito ma in via di guarigione” disse con voce chiara e concisa.

Il Lord sembrò sollevato nel sentire che era riuscito a portare Harry da lui, la sua espressione era leggermente mutata e i lineamenti tesi si era come addolciti, ma appena sentito che era ferito era tornata la rigidità di prima.

“Come sarebbe ferito?” disse quasi sibilando riducendo gli occhi a due fessure di blu profondo

“Si è pugnalato” specificò mentre gli occhi azzurri assumevano un nota triste e sofferente nel ricordare i fatti della notte prima “Sono arrivato al luogo dell’appuntamento e lui era già lì. Alcuni Grifondoro l’avevano picchiato qualche ora prima ed Harry stava per….punirli severamente” disse con un piccolo ghigno nel pensare alla punizione che il compagno doveva aver perpetrato “Quando il gruppo della Preside l’ha interrotto. Mi ha detto che hanno cercato di fermarlo, di togliergli la bacchetta, ma se ne è liberato velocemente ed allora ho cercato di convincerlo a scappare con me. Gli ho detto che anche tu, Mio Signore, lo volevi dalla nostra parte e che desideravi parlargli, ma lui non voleva ed allora…..” qui veniva la nota dolente, di vergogna, perché si era lasciato abbindolare dalle sue labbra non accorgendosi del pericolo “Mi ha distratto e bloccato il corpo per poi pugnalarsi tra le mie braccia. Appena il dolore ha distratto la sua magia l’incantesimo si è sciolto ed io ho potuto portarlo qui dove Severus Piton l’ha curato” finì di raccontare mentre il mago davanti a lui meditava con aria assorta

“Ti ha distratto?!” disse con una live nota derisoria in fondo alla voce, un piccolo sorriso nient’altro che un ombra su quelle labbra “E come ha fatto quel ragazzino a distrarre un dei Mangiamorte che ha messo in atto l’attacco al Tower Bridge?” chiese ora il sorriso più evidente mentre Draco abbassava il volto di vergogna, un lieve rossore sulle sue guance

“Mi….ha baciato, My Lord” disse a voce bassa ma sicuro che l’uomo lo avesse sentito

“Ti ha baciato…..ne deduco che sia bravo” disse ancora il mago prendendo in giro il suo adepto mentre la sua mente pensava frenetica a mille vie, Draco comunque dopo quella frecciatina alzò il volto un po’ rosso ma con gli occhi lucidi di determinazione e orgoglio, pensando che non avesse nulla di cui vergognarsi. E il Lord apprezzò molto quella sua tenacia e forza d’animo che lo distingueva dalla massa di squallidi servi che aveva attorno. Si alzò piano in piedi volgendo lo sguardo alla giornata solare fuori dalla sua finestra ma pensando ancora una volta che quel sole non riusciva più a riscaldarlo come un tempo.

“Coma sta ora?” chiese con voce di nuovo seria

“Severus ha guarito alla perfezione la ferita che si sta cicatrizzando, la febbre è scomparsa e la perdita di sangue è stata ripagata da pozioni rimpolpasangue. Ora riposa ma Piton afferma che nel pomeriggio dovrebbe svegliarsi, ma comunque gli ci vorrà una settimana per riprendersi completamente ma è fuori pericolo” disse ripetendo la diagnosi del pozionista

“Bene. È tutto?”

“No” disse Draco ed estrasse da una tasca del vestito un piccolo quadernino dalla copertina verde ma dall’aspetto molto usato e vecchio “Harry mi ha raccomandato, prima di pugnalarsi, di darvi questo. Mi ha detto che solo voi due potete aprirlo e leggerlo e che contiene tutte le spiegazioni” disse posandolo sullo scrittoio mentre gli occhi del Lord si spalancavano ed afferravano con foga il quaderno riconoscendolo all’istante…..la sua adorata aveva un libro simile quando era con lui….quante volte l’aveva trovata intenta a riempire le sue pagine bianche e ridendo gli diceva che non poteva leggerlo? Ed ora era tra le sue mani, dopo tutti quegl’anni, quelle sofferenze, quei ricordi, lo stringeva e sfogliava….

“Un ciondolo….Ti ha per caso dato anche un ciondolo?” chiese con voce rauca

“Un ciondolo?” chiese Malfoy non capendo a cosa si riferisse

“Si! Di oro bianco, una piastra rotonda con al centro due pietre, una nera e una verde!” disse accorato, la sua calma leggendaria momentaneamente sparita

“Si…si l’ho visto! Ce l’ha indosso” e a quella risposta Voldemort si accasciò sulla sua sedia rivestita della scrivania portando uno sguardo pensieroso e triste sul libro tra le sue mani

“Molto bene Draco. Torna da lui e controllalo, appena finito di leggere verrò a fare una chiacchierata” disse con tono pacato senza guardarlo ed il giovane seppe che era meglio non investigare oltre. Eseguì un breve inchino e senza una parola lasciò la stanza per passare dalle cucine e prender qualcosa da mangiare e portare in camera. Una parte di lui si disse che gli eventi futuri sarebbero stati ricchi di eventi e novità che avrebbero sconvolto il loro mondo, ma con un ghigno si rispose che non vedeva l’ora di viverli.

Nella stanza nel frattempo Lord Voldemort combatteva la sua battaglia personale contro il mare di ricordi che gli si riversarono in mente senza alcun controllo. Il tentativo di annientare quei momenti felici era risultato vano ed ora, alla vigilia di un’importante guerra, ritornavano come fantasmi a scombussolargli i piani. Una parte di lui sapeva benissimo cosa conteneva quel diario di così fondamentale da sconvolgere completamente il modo di Harry, ma allo stesso tempo cercava di rifiutarla perché intollerabile e crudele. Nagini avvertì il travaglio interiore del suo signore e con mosse sinuose si avvicinò al mago per dargli il suo conforto, il lieve e sinistro sbattere delle sue scaglie fu come prima l’unico suono udibile. Con un profondo sospiro Tom Riddle si apprestò a leggere quel libro, lo prese tra le dita lunghe e sottili, ne accarezzò con dolcezza la copertina rovinata e lo fissò con malinconia mentre apriva la prima pagina, l’intestazione confermò ogni sua dubbio e supposizione e il cuore, quel freddo arto che credeva morto e inutile nel momento stesso in cui lanciava l’Avada su Lily, si rianimò, mancò un battito e poi pompò nel suo sangue un sentimento che lo riscaldò come faceva la sua amata quando era lì con lui. Le parole stilate con una calligrafia sicura ed elegante di un brillante blu recavano questa verità:

Lascio il libro ad Harry, unico erede e figlio di Tom Orvoloson Riddle, discendente di Salazar Serpeverde. Che tutto quello che ho scritto possa aiutare te, Harry, a scegliere una via.

Con profondo amore, tua Madre, Lily

Draco Malfoy era seduto sulla sua poltrona vicino al fuoco scoppiettante mentre leggeva con interesse un antico testo di magia nera che parlava in specifico della trasfigurazione umana, di sicuro una capacità interessante per i Mangiamorte ricercati che volevano spostarsi liberamente. In particolare l’accenno riguardante a come non essere scoperti dagl’incantesimi era giusto quello che occorreva per muoversi in segreto. Harry dormiva tranquillo nel suo letto, la febbre completamente scesa da un po’e il riposo meno tormentato ma più sereno. Severus era passato circa all’una per controllare la ferita ed aveva completamente eliminato la fasciatura non ritenendola indispensabile visto che sangue non ne usciva più, si era però particolarmente raccomandato con Draco che il moretto non facesse sforzi di nessun genere per non rischiare di riaprire il taglio. Il biondo aveva spiluccato qualcosa per colazione e a pranzo, facendosi servire direttamente da un elfo nella sua stanza, non volendo uscire per lasciare il compagno da solo e rischiare di incontrare qualche ‘collega’ pronto a fargli domande inopportune. Suo padre era passato quella mattina sul tardi ma lui non lo aveva lasciato entrare adducendo una scusa banale e poco credibile, gli aveva spiegato brevemente che quella notte era andato in missione speciale per conto del Lord in persona e che non poteva parlare fino a che il Signore Oscuro non avesse vagliato le informazione che gli aveva portato. Il genitore era sembrato soddisfatto della risposta e con un solo breve cenno di saluto se ne era andato, freddo e rigido come sempre, ma nello sguardo Draco era sicuro di averci scorto una luce nuova, orgoglio per il figlio divenuto così importante agl’occhi del Lord.

Un piccolo gemito lo distolse dalle sue riflessione e posando il libro sul tavolinetto affianco alla poltrona si avvicinò al letto per controllare le condizioni di Harry e lo trovò con gli occhi verdi spalancati e confusi. Sembrava disorientato e agitato, una lieve linea di dolore gli solcò il viso nel momento in cui tentò di alzarsi e Draco fu lesto ad aiutarlo a sedersi piano, facendogli appoggiare la schiena ad una pila di cuscini e controllando che la posizione non rischiasse di aprire la ferita, dopo di che lo aiutò a bere un bicchiere di aranciata fresca e dolce che gli avrebbe dato un po’ di energie. Il moretto bevve senza protestare, sentendo il beneficio che il liquido freddo dava alla sua gola riarsa mentre il gusto dolce e acido gli solleticava il palato. L’addome gli bruciava fastidioso e la pelle tirava appena provava a compiere un movimento, ma la vista stava lentamente tornando e la patina di foschia che gli aleggiava davanti agl’occhi si era diradata non appena il suo paio di occhiali gli fu posto sul naso, lasciandogli la visuale di una stanza da letto, ricca e arredata modestamente.

Il sole era bloccato dalle tende di broccato che chiudevano la finestra ampia e gettavano la stanza in una luce spenta e opaca, quasi malinconica.

“Ti consiglio di stare fermo se non vuoi riaprire la ferita” disse il biondino che, posato il bicchiere di spremuta, si accomodò sul bordo del letto guardandolo severamente

“Ferita?” chiese con un tono basso e roco dovuto alla febbre che lo aveva sfinito

“Hai presente quella che ti sei autoinferto con un pugnale?!” chiese con tono ironico incrociando le braccia al petto mentre nello sguardo verde del malato si accendeva una luce di comprensione e i ricordi lo assalivano

“Mi hai fermato?!” non era una domanda ma neanche un’affermazione, quasi piuttosto una ricerca di conferme o punti saldi in cui naufragare perché dopo il primo affondo della fredda lama nelle sue carni i ricordi si facevano confusi e indefiniti, interrotti da vuoti neri e silenziosi in ci perdersi

“Non proprio. Il tuo incantesimo si è sciolto nel momento in cui il dolore ti ha sopraffatto, solo allora ho lanciato via il pugnale e ti ho portato via” spiegò Draco con una punta di tristezza e irritazione nella voce mentre il giovane moretto si passava piano una mano sulla ferita, lo sguardo ora vacuo immerso in pensieri di quanto accaduto la notte prima.

Credeva di riuscire a vincere il dolore e di morire velocemente, ma invece il male acuto all’addome l’aveva distratto nella magia e l’agonia di una morte lenta era stato straziante mentre nel corpo si diramavano tante scariche di sofferenza come lamine d’acciaio. E poi la consapevolezza cruda e vera di ciò che aveva fatto, la reale presa di coscienza di ciò che buttava via senza neanche conoscerlo. L’odore dell’erba soffice sotto il suo corpo mentre delle mani delicate lo adagiavano sul terreno…..il lieve sussurro della notte e il viso disperato di Draco che lo chiamava. Chiudendo gli occhi poteva ancora vedere quello sguardo azzurro invaso dalle lacrime e devastato dall’afflizione mentre cercava di tenerlo sveglio e tamponargli la ferita…mentre lo invocava…lo malediceva….e il dolore aumentava per avergli causato tanto male. Credeva fosse la soluzione migliore al problema nel quale si era ritrovato come protagonista, credeva che così nessuno ci sarebbe andato di mezzo oltre a lui che si ritirava dalle scene per sempre, credeva di meritare un’azione egoista e soprattutto, credeva di sapere cosa era meglio scegliere. Invece nessuna di quelle ragioni si era dimostrata vera, e nel piccolo palpito del suo cuore alla disperata ricerca di sopravvivere, si era reso conto che non voleva morire. Che voleva provare a seguire una nuova via completamente diversa dalla precedente ma a cui era destinato fin dalla nascita. Voleva rivedere Draco per sempre e risentire il sapore dei suoi baci. Voleva imparare a padroneggiare il suo potere e usarlo senza problemi. Per questo, quando si era sentito prendere in braccio e trasportare lontano aveva cercato con tutte le sue forze di stare sveglio, di resistere perché sapeva che Draco l’avrebbe portato in un posto in cui l’avrebbero guarito, perché si fidava….e la sua fiducia era stata ripagata. Ora al caldo tra quelle lenzuola che conservavano il dolce profumo di Draco si sentiva bene anche se la ferita tirava la pelle e bruciava. Sapeva bene che presto si sarebbe dovuto confrontare col padre ma la paura irrazionale che l’aveva colto nei mesi precedenti sembrava defluita via dal suo corpo con il suo sangue. Ora qualsiasi cosa fosse accaduta era al sicuro.

“Credevo fosse la scelta giusta….ma ho sbagliato i calcoli anche se era necessario per farmi capire” disse poi riaprendo gli occhi e fissano il giovane biondo seduto accanto a lui

“Hai….sbagliato…MA TI UCCIDO IO SE VUOI!!” urlò balzando in piedi con occhi fiammeggianti di collera “Tu…non hai idea di come mi sono sentito! Non hai pensato neanche una volta a come mi sarei sentito sapendo che era la mia mano quella che ti ha accoltellato….nei tuoi calcoli non hai preso in considerazione che mi stavi usando!” l’urlo iniziale venne sostituito da un basso sibilo che colpì più di qualunque altro tono

“Mi dispiace Draco e…hai ragione. Non ho pensato a te, ma a me. Volevo morire tra le tue braccia, era la cosa che desideravo di più perché tu solo avevi visto il vero Harry dietro la maschera di ‘Eroe’ e tu solo mi avevi accettato” disse con un debole sorriso di scusa, quello non era cambiato. Molte cose nel giovane moretto erano mutate….i suoi poteri, il suo aspetto, il suo carattere….ma quel sorriso era identico a quello che aveva visto quando erano solo bimbi di undici anni che sapevano poco o nulla di quella vita che appariva davanti a loro. La stessa ingenuità, gioia e bellezza traspariva da quel gesto e Draco ne rimase incantato mentre la rabbia che covava diminuiva fino a scomparire costringendolo a risedersi sul brodo del letto.

“Non credere di cavartela così. Ora stai male ma appena ti sarai rimesso ti picchierò tanto fino a non poterne più!” disse sbuffando e fissandolo negl’occhi

“Ma come! E io che credevo mi avresti punito in modo più….divertente” disse con una luce affilata e seduttrice nello sguardo e il tono basso e malizioso

“Ci sarà tempo anche per quello….ci sarà tranquillo” rispose piano il Mangiamorte chinando il viso su quello del suo compagno, baciandolo piano ma con passione, corteggiando le sue labbra e stuzzicandole con la lingua mentre quella di Harry si univa alla sua in un’esplosione di sensi e gemiti. I baci della notte prima erano solo un modo di conoscersi, ma quello di adesso era un tripudio di gioia perché vibrava la consapevolezza che questa volta non si sarebbero separati, che erano vivi e insieme ed innamorati in un modo così devastante e unico che non credevano possibile. Harry si chiese se sua madre aveva provata la stessa elettrizzante scarica di gioia mentre baciava suo padre e si rendeva conto che lo amava. Si appoggiò con più forza contro le labbra del compagno invadendole con la lingua e gustando il suo sapore che sapeva già riconoscere tra mille. Stava così bene tra le sue braccia…..si sentiva protetto e capito e felice come mai era capitato nella sua vita. Ora capiva veramente le scelte della madre, capiva le sue parole, perché anche nell’oscurità dei suoi poteri poteva esistere l’Amore. Si sentiva così bene e completo in quel momento che non voleva liberarsene mai più, perché nulla gli sembrava ora più importante e avrebbe lottato contro tutti per far durare quello stato tra loro. Si staccarono di poco per riprendere fiato, le labbra a contatto che si stuzzicavano sfiorandosi e riaccendendo la voglia. Si baciarono ancora mai paghi del sapore unico dell’altro e del sentimento che scaturiva da quel semplice contatto fino a che un deciso e forte bussare alla porta non li distrasse. Draco si staccò dalle labbra del compagno fissando con astio l’uscio e chiunque ci fosse stato dietro mentre i colpi si ripetevano e lui con un sospiro si alzava contrariato riassestandosi i vestiti e domandandosi chi mai poteva essere. Severus era passato da poco e fino alla sera non sarebbe tornato a controllare la ferita, con suo padre aveva finito di parlaci da meno di un’ora e gli altri Mangiamorte difficilmente lo disturbavano nella sua camera a meno che non fosse stato veramente importante. Con ciò voleva dire una nuova missione o una riunione con il Lord. Riassettandosi i vestiti e lanciando uno sguardo al giovane moro sdraiato sul suo letto aprì di uno spiraglio la porta per vedere chi era. Dietro aspettava silenzioso e nobile Lord Voldemort con accanto la fedele Nagini.

Harry si riaccomodò tra le coltri con un sospiro di insoddisfazione per l’interruzione subita ed osservò con interesse il modo studiato ed accurato con cui Draco si rimetteva in rodine i vestiti stropicciati, i capelli biondi come manto di sole si posavano sulle spalle coperte da una camicia nera a risaltare fisico e colore pallido del giovane. Il moretto sorrise estasiato a quella visione e a tutti i pensieri decisamente poco casti che gli venivano in mente, poi riportò completa attenzione a quello che il giovane stava facendo mentre sentiva una leggera ansia prenderlo di colpo. Lo vide aprire di poco la porta, eseguire un perfetto ed elegante inchino mentre lasciava entrare gli ospiti che erano venuti a trovarlo. La prima ad entrare fu Nagini, sinuosa e leggera con parte del busto eretto scivolò sul tappeto della stanza producendo il solito sottile rumore di scaglie mentre gli occhi affilati sondavano il luogo per poi andarsi a posare, gelidi e indagatori, su di lui. Fece dardeggiare la lingua in un troppo basso sibilo perché Harry riuscisse a capirne il significato mentre si fermava quasi in fondo al letto, le pupille verticale con l’iride giallo sempre fisse su di lui. Il moretto ingoiò a vuoto la saliva che gli si era formato mentre il cuore cominciava a battere già pericolosamente ma il suo sguardo verde non voleva schiodarsi dalla vista del serpente benché non la vedesse affatto, perché appena avesse alzato gl’occhi sapeva bene chi avrebbe visto.

“Lasciaci Draco” disse glaciale e perentorio il Lord mentre non staccava lo sguardo dal giovane seduto nel letto, gli occhi rivolti verso la sua Nagini e le mani strette in grembo. Il biondino passò una veloce occhiata sullo strano trio presente, quasi studiando l’ordine che glia aveva dato il mago, pensando se fosse un bene, poi percepì l’aura di tristezza che avvolgeva il suo Signore. Gli sembrava che oltre balenassero milioni di altri sentimenti dal senso di colpa alla gioia….ma di sicuro non c’era rabbia o voglia di uccidere. Allora raccolse il suo mantello scuro da una sedia e con un ultimo inchino lasciò la stanza richiudendosi la porta silenziosamente alle spalle. All’esterno lanciò una preghiera a qualunque Dio si fosse trovato in cielo, ammesso che ce ne fosse stato uno, perché le cose si aggiustassero, poi con passo lento si diresse verso il laboratorio del suo padrino Severus curioso di sapere che pozioni stava studiando.

Tom Riddle non sapeva cosa fare o dire in quel momento per la prima volta in tutta la sua vita. Non aveva idea di come affrontare il giovane ferito che si trovava davanti e si ostinava ancora di non guardalo, perso in chissà quali pensieri, sapeva solo che quella situazione andava affrontata con calma e razionalmente. Con un lento gesto pigro del polso evocò una poltrona di seta verde vicino al letto e vi prese posto con grazia accavallando le gambe e posandoci sopra il piccolo diario che aveva portato con sé e si prese il suo tempo ad osservare il giovane che per tanto tempo e in tutti i modi aveva cercato di uccidere. I neri capelli lisci e un po’ arruffati gli cadevano sulle spalle larghe e sulla fronte alta in cui spiccava la famosa cicatrice a forma di saetta. Il colore quasi ambrato della pelle era dato dalla madre ne era sicuro, lui era sempre stato pallido mentre Lily, la sua dolce Lily, aveva la pelle di un bel color scuro che in estate diveniva quasi dorato. Aveva un aspetto un po’ sciupato, deperito, di sicuro dovuto alle preoccupazioni e pensieri che le notizie nel diario gli avevano dato. Il viso aveva dei lineamenti decisi, marcati e volitivi che erano decisamente suoi mentre gli occhi, che ora gli erano preclusi, erano di un verde brillante uguale a quello che splendeva in quelli di Lily. L’uomo si concesse un lieve sorriso accennato delle labbra mentre finiva la sua analisi e conveniva con se stesso che il giovane aveva molte cose che lo collegano a lui e alla sua Regina e che se forse se ne fosse accorto prima si sarebbe risparmiato anni di progetti inutili e malinconici ricordi.

   
 
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