CAPITOLO QUATTRO. da finire.
capitolo quattro.
Ormai le mie speranze si sono esaurite. Inutile
cercare di dormire.
Sono quasi le due di notte e Ariel ed io ci siamo messe a dormire da un
ora. O meglio, lei si è messa a dormire da un ora.
Josh ha pochi permessi per ritornare a casa ed è un mese che
non
lo vedo. Quindi immaginatevi l'emozione di averlo a pochi metri di
distanza.
Mi rigiro sotto il peso del piumone e le lenzuola mi si attorcigliano
fra le gambe. Non riesco a trovare una fottuta posizione per dormire
comoda.
Mi tiro su a sedere e fisso la parete davanti a me.
Scosto il piumone e fisso il pigiama che mi ha prestato Ariel. Lei ha
un fisico perfetto, i seni alzati, la pancia piatta e la curva della
schiena che le valorizza il fondoschiena, ma io sono più
magra
per via della mia dieta e dei miei allenamenti, e il suo pigiama mi sta
abbastanza largo.
Forse se vado a bere un bicchiere d'acqua riesco a calmarmi e dormire
in pace.
Mi alzo e scavalco agilmente Ariel. Attraverso la stanza scalza per non
fare rumore, apro la porta (la quale ovviamente non cigola, essendo una
casa perfetta).
Attraverso il corridoio. Mi fermo a metà, davanti la camera
di Josh.
Allungo la mano e con la punta delle dita sfioro la porta.
Sospiro silenziosamente, soffro silenziosamente.
Lui è perfetto, è il ragazzo più bello
di tutta la città, quello che vogliono tutte.
Non mi noterà mai, non noterà mai l'altra sua
sorellina.
Un dolore dentro me si fa forza per distruggermi, come un crampo.
Ecco cosa vuol dire soffrire per amore. Mi metto a sedere con la
schiena poggiata al muro, perché non riesco a sopportare il
dolore.
Aspetto che mi passa tutto e mi alzo. Di nuovo me stessa.
Do un'ultima occhiata alla camera di Josh e mi avvio in cucina.
Attraverso le finestre entra molta luce dei lampioni perciò
non c'è bisogno di accendere la luce.
Prendo un bicchiere di plastica e la bottiglia d'acqua. Mi siedo su una
sedia e bevo a piccoli sorsi.
Ho ancora il fiato corto per ciò che è successo
prima e le lacrime lottano per uscire.
Presa da un attacco nervoso di fronte a questa mia debolezza, stringo
il bicchiere fra le mani rompendolo e facendo cadere tutta l'acqua a
terra.
«Merda...» dico sottovoce.
Mi alzo di fretta in piedi cercando qualcosa per asciugare il lago che
ho provocato.
Prendo la prima cosa che vedo, un pezzo di carta, e inizio a
strofinarlo per terra, iniziando da sotto il tavolo, senza nessun
risultato dato che si inzuppa subito.
Mi alzo in piedi velocemente ma sbatto la testa sul cigolo del tavolo.
«Porca
puttana che male... aah» dico più piano che posso.
Lascio stare l'acqua per terra e mi metto a sedere. Mi esce qualche
lacrima di dolore. Cazzo che male...
«Eih
che è successo broncio?»
appena sento la sua voce mi si paralizza il corpo. Il dolore passa ma
non riesco ad alzare la testa per guardarlo.
Degluitisco e con un enorme sforzo alzo la testa per guardarlo
in
viso. Sorride e mi fissa con espressione interrogativa. Un angelo.
E' vestito solo di un paio di pantaloncini corti e una canottiera. Le
mie guance vanno in fiamme e per fortuna la luce della cucina
è
spenta.
«V-volevo
bere un goccio d'acqua ma l'ho rovesciata»
«Tranquilla,
ci penso io» si avvicina per prendere uno strofinaccio da
dentro uno sportello sotto il lavandino.
Fa per pulire per terra ma alza lo sguardo e vede che sto tamponando il
pezzo di carta sulla fronte.
Fa cadere tutto a terra e si alza per vedere cosa mi è
successo.
Mi scanzo, non perché non voglio farmi toccare, ma per non
far notare il colore delle mie guance.
«Dove
ti sei fatta male?»
«Quando
stavo asciugando per terra mi sono alzata ed ho sbattuto sul
tavolo»
Si riavvicina per guardare meglio, ma non mi permette di scanzarmi di
nuovo.
La sua mano prende la mia per levarla dalla fronte. Il contatto con la
sua pelle provoca in me una scarica di emozioni contrastanti che mi
inizia a tremare la mano. La nascondo tra le gambe.
«Hai
preso una bella botta» e accena una risatina per
sdrammatizzare.
«Non
è niente»
«Verrà
un bernoccolo se non ci mettiamo subito del ghiaccio.»
«Non
c'è bisogno di preoccuparsi per me, più che altro
puliamo il pavimento.»
Lo scanso da me e faccio per alzarmi in piedi per prendere lo
strofinaccio.
Lui con un movimento veloce mi mette le mani sulle spalle e mi spinge
di nuovo a sedere.
Con voce autoritaria, forse quella che usa mentre è tra i
Marines, dice «Prima
TU,
poi il pavimento.»
Mi fissa intensamente negli occhi per farmi capire chi comanda. Io,
incapace di dire una parola, annuisco.
Va verso il congelatore, lo apre e tira fuori un po' di ghiaccio.
Poi apre un altro sportello e prende una borsa del ghiacchio e ce lo
versa dentro.
Viene verso il tavolo, avvicina una sedia di fronte a me e ci si siede.
Alzo la mano per prendere la borsa, ma lui con la sua mano la abbassa
delicatamente.
Con l'altra poggia la borsa sulla mia fronte.
Senza volerlo incrocio i suoi occhi, di un marrone/verde brillante
all'esterno, ma verso l'interno i suoi occhi diventano grigi. Quegli
occhi che non smetteresti mai di guardare, quelli che ti infondono
sicurezza e protezione.
Quando è inverno sono quasi completamente grigi, ora hanno
il colore del mare.
Mi perdo per qualche secondo immaginandomi io e lui abbracciati in riva
al mare, parlando di tutto e di niente, parlando di noi.
Poi la sua vicinanza mi fa risvegliare e abbasso gli occhi per
l'imbarazzo di aver avuto questo pensiero DI FRONTE A LUI.
Lui, ignaro dell'effetto che mi fa, mi scosta una ciocca di capelli dal
viso.
«Allora?
Non riuscivi a dormire?»
«Ehm...mmh
sì.» riesco a dire.
«Anche
io.»
Senza
neanche pensarci dico «Ti manca l'oceano?»
«Gia.
Ma mi mancava più la mia famiglia quando ero
là.»
mi sorride e due fossete spuntano sulle sue guance.
Il mio cuore si scioglie e per la prima volta sorrido a Josh.
Il ghiaccio è quasi sciolto e Josh pensa che ormai
può bastare.
«Dormi,
domani non puoi andare dal fidanzato con le occhiaie.» l'ha
detto
senza malizia, senza doppi sensi. Lui è così:
buono,
dolce e altruista.
«Non
ho il fidanzato» sbotto a mezza voce.
Prendo lo strofinaccio e inizio a pulire per terra. La stessa cosa fa
lui.
Involontariamente mi esce uno sbadiglio. Josh se ne è
accorto.
Mi prende lo straccio dalle mani e mi aiuta ad alzarmi.
Mentre parla mi guarda negli occhi «Vai
a letto Faith, ci penso io qua.» e sorride, come è
solito fare. Questa volta mi ha chiamato Faith, non broncio o con
qualche altro soprannome.
Non potendo non obbedire a quegli occhi e a quel sorriso dico
soltando «Va
bene, grazie.»
Mentre esco dalla cucina sento Josh «Buonanotte.»
«Notte.»
e mi giro per guardarlo l'ultima volta.
Le sue braccia muscolose, la sua mascella squadrata, gli occhi, le
labbra da prendere a morsi...
Mi rigiro ed esco.
Entro in camera, scavalco Ariel e mi metto sotto le coperte, quasi
incosciente.
Mentre cerco di addormentarmi le lacrime mi rigano il volto.
Mi addormento subito, tranquilla e protetta dal sorriso di Josh.
buonsssalve ragazze!
è
passato un po' da
quando ho caricato l'ultimo capitolo, ma proprio non avevo tempo di
scrivere questo, scusate çç
allora? come vi
sembra? non è dolcissimo il nostro ciosua? non sono
sjhfdshdf insieme quei due? ok, basta sclerare.
sì, lo
so, vi aspettavate un bacio o una dichiarazione, ma no. bisogna
aspettare per questo, lol
spero che vi
piaccia comunque c:
vi voglio beneee!
alla prossima bellezze! c':
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