Old loves they die hard;
Old lies they die harder.
Capitolo XIX:
affetti.
A mio
padre.
Come sempre, un capitolo
è dedicato solo a te.
Il modo più semplice per
ringraziarti nonostante tu
non sia più qui.
Giuro
che cercherò di farcela.
Regina
«Alexander
è tornato...»
Ci volle un secondo
prima che
mia madre riprendesse controllo di sè e si prodigasse per
farmi entrare e
sedere.
«Tornato? In
che senso
tornato?!»
«Nel senso
letterale del
termine, mamma!» la rimproverai, istericamente. «Me
lo sono trovato a casa,
perfettamente a suo agio, perfettamente tranquillo con...» mi
fermai per
prendere un respiro profondo per calmarmi e cercare di non scoppiare in
lacrime.
Mia madre
posò una mano sul
mio braccio, per ricordarmi la sua vicinanza.
Non ero sola.
«Regie...
tesoro, adesso
faccio chiamare tuo padre, va bene? Risolveremo la
situazione...»
«Aveva
ragione...» mormorai,
«Aveva ragione papà. È tornato e vuole
rinsediarsi nella mia vita come se nulla
fosse successo. Vuole vivere in casa mia, vuole che faccia da balia al
suo bambino,
vuole che faccia la moglie sottomessa, un'altra volta!»
gridai sbattendo un
pugno sul cuscino del divano per sfogare la mia frustrazione.
«Che cosa?!
Ti ha davvero
chiesto quelle cose?» domandò mamma esterrefatta.
«Sì,
come se fossero le più
naturali del mondo. Mamma, oltre a dover abitare sotto lo stesso tetto,
come
potrò mai fingermi la madre di quel bambino?! Non ha colpe,
lo so, è innocente,
ma il solo pensiero mi ripugna. È il ricordo costante del
suo tradimento, di
tutto il dolore che non ho mai smesso di provare. Perchè
è tornato? Perchè,
proprio oggi che è il giorno del nostro anniversario?
Perchè, proprio adesso,
che iniziavo a... a stare un po' meglio?» domandai, forse a
mia madre, forse a
me stessa, mentre dai miei occhi iniziarono a scendere lacrime.
Mamma
sospirò abbracciandomi,
«non lo so, figlia mia, non lo so.».
~
Restai tutto il
pomeriggio con
mia madre, fino all'ora di cena, quando mio padre fece ritorno.
Mamma gli
spiegò la
situazione, mentre io me ne stavo seduta zitta al tavolo della sala da
pranzo.
«Diavolo!
Che sia maledetto,
quello sciagurato!» imprecò con voce dura, facendo
sobbalzare mia madre che non
amava quel linguaggio.
«Cosa
possiamo fare, Gregory?
Non ho intenzione di far tornare Regina in quella casa!»
esclamò mamma.
«Purtroppo
credo non ci siano
soluzioni. Ho cercato molto in queste settimane, ma non ho trovato casi
simili!» sospirò.
«Quindi
devo...» iniziai a
parlare, venendo interrotta dal campanello.
I miei si scambiarono
un'occhiata, poi mio padre si alzò e andò alla
porta.
Io e mamma ci
scambiammo
un'occhiata, non riuscendo a capire chi fosse l'ospite.
Solo quando mio padre
iniziò
ad alzare la voce potemmo farci un'idea.
«Non so con
che coraggio voi
vi permettiate di mettere piede nella mia proprietà! Sono
stato fin troppo
caritatevole con voi, ma le condizioni erano chiare: non vi vogliamo
più
vedere! Quindi tornatevene a casa vostra e portatevi con voi vostro
figlio e
vostro nipote: non permetterò mai che la mia Regina soffri
ancora a causa
vostra!» disse infervorato.
«Per favore,
Gregory, per
favore, dacci due minuti!» replicò quello che mi
sembrò essere il padre di
Alexander.
«Due
minuti?! Per fare che
cosa, pregare mia figlia di dimenticare il passato e tornare a casa?
Non lo
permetterò mai!» esclamò.
Mentre mio padre
rispondeva,
io e mamma andammo all'ingresso: ormai era inutile origliare da lontano.
«Gregory,
capisco le tue
intenzioni, ma lo sai bene che noi donne nella società
abbiamo ben poco conto.
Se solo parlassimo ad un giudice di questa situazione, Regina non
avrebbe la
possibilità di fare niente se non tornare a casa.
Perchè non farlo evitando
simili procedimenti?» intervenne Mrs Woods.
«Fuori!»
urlò mio padre
seriamente arrabbiato. Indicò loro il cancello e
ripeté: «fuori, andatevene da
qui! Come osate minacciarmi dopo quello che avete fatto alla mia
famiglia?!
Come osate, dopo che vi ho salvati dalla fame?! Mi fate schifo,
famiglia Woods,
e dovrete passare sul mio corpo prima di riportare la mia Regina tra le
braccia
di quel disperato di vostro figlio!» concluse, prima di
chiedere loro la porta
in faccia.
Mio padre si prese
qualche
secondo per sé, per respirare profondamente e riprendere il
controllo, prima di
voltarsi a guardarci.
Poi si
avvicinò a me, posò le
mani sulle mie spalle e disse: «te lo giuro, Regina,
farò di tutto perchè tu
non sia obbligata a tornare da loro. Non lo permetterò
mai!».
Annuii ripetutamente
con il
capo, abbracciandolo e finendo per piangere sulla sua spalla.
«Grazie,
papà. Grazie.»
§§§
Vi prego di scusare l'esagerata brevità del capitolo, ma in
queste settimane sono presa male.
Tra
raffreddore e mal di gola, tra scuola e tradizioni paesane per i
diciottenni da rispettare ho avuto poco tempo.
Anzi,
spero davvero di riuscire ad aggiornare come sempre la prossima
settimana, ma metto già le mani avanti e vi
avviso che potrebbe esserci un ritardo se non una settimana buca.
Mi dispiace davvero tanto,
spero di riuscire a fare tutto come sempre!
Spero non mi lascerete ma cercherete di capirmi e di aspettarmi.
Un bacio a tutte ed un grande grazie.
A presto!
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