IET- these words were never easier to say for him
It Ends Tonight.
pain is just a simple compromise.
«Ran, non ho più voglia di vederti.»
Un muro freddo scese trai due ragazzi, dividendoli irreparabilmente;
Shinichi sentì qualcosa spezzarsi dentro di sè, ma non lo diede per
niente a vedere. Avrebbe fatto male solo di più a Ran.
Quest'ultima, congelata sul posto, aveva un'espressione di terrore
misto a sorpresa, con gli occhi spalancati: il ragazzo notò quanto
fossero blu e grandi e gli si spezzò definitivamente il cuore quando
vide che si stavano riempiendo di lacrime.
«C-che cosa? Shinichi, se è uno scherzo, n-non è divertente, sappi-»
disse Ran dopo qualche minuto di silenzio, ma fu interrotta da un
gemito uscito dalle sue labbra, seguito dalle lacrime.
«E' vero, Ran. E da domani mi trasferirò anche in America, così
riuscirò a diventare un detective famoso senza che tu debba
intralciarmi.» disse Shinichi, cercando di mantenere più calma
possibile. Spostò il suo sguardo verso il cielo e notò i nuvoloni che
si stavano avvicinando, minacciando un imminente temporale.
Strinse i pugni lungo i fianchi, facendoli quasi sparire nella giacca
blu scuro; si disse che era quasi finito tutto e fra poco l'avrebbe
potuta consolare da Conan. Se ne fosse rimasto sempre qualcosa di lui,
certamente: era certo che la fitta che sentiva nel petto non era data
dal fatto che si stava esaurendo l'antidoto.
Quelle parole avevano ucciso anche lui, ma sapeva che, ovviamente, Ran
era quella che stava soffrendo di più: era come se l'avesse ferita con
una lama molto affilata ed ora la stesse fissando mentre moriva.
Le diede la schiena, iniziando ad aumentare la distanza, sentendo anche
il peso sul suo cuore farsi sempre più pesante; contò mentalmente i
passi che lo dividevano da lei, prima di sentire due braccia stringerlo
da dietro. Esitò per la prima volta.
Ran lo stringeva convulsamente, il viso affondato nella schiena del
ragazzo, e trai singhiozzi mormorava parole di scuse: Shinichi avrebbe
voluto tanto chiederle di che cosa si stesse scusando, ma avrebbe solo
peggiorato la situazione.
Così si concesse un'unica debolezza: prima di levare le mani della
liceale da sè, le strinse nelle sue solo pochi secondi. Sperò che Ran
non avesse notato quella sua esitazione e camminò con decisione.
Non si voltò nemmeno una volta indietro.
Ran rimase lì, con la mano destra protesa in avanti come per
riprendersi quel ragazzo che le era scivolato così velocemente dalle
mani; strinse la mancina in un pugno, per poi far ricadere la destra
lungo il fianco.
Voleva pronunciare un'ultima volta il suo nome, perchè sembrava così
definitivo, così finale. Le lacrime ricominciarono a rigare le guance
scarlatte della ragazza e non riuscì a reprimere un singhiozzo dalle
sue labbra. Nella sua mente c'erano solo immagini di Shinichi.
Shinichi da piccolo, Shinichi che studia, Shinichi che le guardava sotto la gonna, Shinichi che correva via da lei.
Iniziò a camminare senza meta lasciandosi alle spalle quel triste
luogo; i passanti andavano di fretta come al solito, alcuni la urtarono
anche, ma lei non ci fece caso. Continuava a mantenere gli occhi bassi,
mentre limitava le lacrime. I pugni stretti erano tenuti lungo i
fianchi e non le importava affatto se avesse urtato qualcuno. Shinichi
se ne era andato dalla sua vita. Di scelta propria, a quanto pare. A
volte, sin dal momento in cui divenne un detective conosciuto nel
giappone, si ritrovava a pensare che probabilmente sarebbe finito nei
guai e si sarebbe allontanato da lei, perchè costretto.
Ma in questo momento non era affatto così.
L'aveva abbandonata di sua spontanea volontà; solo il pensiero di
quelle parole la rifacevano piangere, non curante degli sguardi dei
passanti. Si rese conto di essere vicina a casa e s'incamminò ancora
una volta, con il cuore spezzato, verso un luogo che era anch'esso
pieno di ricordi con Shinichi, ma lì avrebbe trovato conforto.
Il suo pensiero andò subito al bambino occhialuto che assomigliava così
tanto al detective; anche nei comportamenti aveva dimostrato di essere
simile al suo amico d'infanzia e la somigliava iniziava ad uccidere
Ran. Come avrebbe potuto affrontare il bambino con un sorriso sul
volto, se gli assomigliava così tanto?
Guardò a sinistra e si ritrovò davanti alla vetrina specchiata del Cafe
Poirot: vide nel vetro una ragazza estremamente stanca, i capelli che
le ricadevano sul viso in una maniera disordinata, dandole un'aria
ancora più triste. Salì le scale, passando accanto alla porta
dell'ufficio del padre, e infilò la chiave nella serratura: esitò
qualche secondo prima di aprire, ma fu accolta da una casa
completamente vuota.
Sul tavolo del soggiorno c'era un bigliettino di Conan con su scritto
che avrebbe passato il pomeriggio da Agasa per un nuovo videogioco. Ran
sospirò pesantemente e si lasciò finalmente andare. Le lacrime
esplosero come un fiume in piena e riuscì a malapena ad arrivare in
camera sua per buttarsi sul letto e piangere. Non cercò nemmeno di non
singhiozzare, perchè non le importava più niente.
In un posto leggermente più lontano, una donna bionda osservava la
bambina nel laboratorio. Indossava una tuta aderente di pelle nera, che
le faceva risaltare le curve ancora di più, mentre la bambina aveva
indosso una sporca tunica nera che sottolineava il pallore del suo viso.
«Tsk, volgare come al solito, Vermouth.» disse Shiho con la voce
schifata. Nascose perfettamente la paura che provava nei confronti di
quella donna.
Vermouth sospirò, inclinò il capo e riprese a fissarla.«Sherry cara,
non sei nella posizione di dirmi questo. Hai rovinato tutti i piani del
Silver Bullet e hai messo in pericolo lui ed Angel. Se ti uccidessi
ora, probabilmente, li salverei, ma sono sicura che poi Cool Kid
ucciderebbe me, quindi ritieniti fortunata che sono io a controllarti e
non Gin.» le rispose con severità la donna.
Al suono di quel nome, Shiho tremò. Com'era possibile che avesse così
tanto potere su di lei? Secondo Vermouth, dovrebbe essere al sicuro da
lui. Ma, ovviamente, la bambina non si fidava per niente della bionda.
«....Come sei riuscita a convincerli di tenermi in vita?» chiese con
voce bassa Shiho. Era qualcosa che si era chiesta dall'inizio ed era
convinta che il merito fosse dell'attrice.
Vermouth sorrise sardonicamente. «Purtroppo, un prezzo devi pagarlo,
signorina. Ho convinto che come punizione sarebbe stato abbastanza
provare i nuovi veleni su di te. Non è troppo ironico? La creatrice che
viene uccisa dalla creazione. Don't worry, mi occuperò io di
controllare le dosi così che non ti uccidano, ma non posso assicurare
che sarà un'esperienza piacevole. Mi piacerebbe sentire le tue urla di
dolore, my dear Sherry~» disse assottigliando gli occhi.
Shiho fece qualche passo indietro, spaventata. Non sapeva se avrebbe
dovuto ringraziare la donna oppure maledirla; dopo tutto, le stava
salvando la vita, ma a che costo? La tortura?
E se il suo corpo non avesse retto a quei veleni? Cosa le sarebbe successo?
Vermouth, deliziata dal dolore che appariva sul volto della bambina,
continuò a parlare: «La durata di questo dipenderà dall'arrivo del
Silver Bullet e questo non dipende da me. Avremo un po' di tempo da
passare noi due da sole! Non sei contenta, Sherry?» rise, gettando la
testa indietro.
Shiho pensò di non aver mai sentito suono più spaventoso di quella risata.
SCUSATEMI ç_____________ç
E' passato un mese dal mio ultimo aggiornamento, SONO TROPPO IN RITARDO.
Gli ultimi giorni di vacanza li ho usati per fare i compiti che non avevo proprio iniziato T______T
Questo capitolo,poi, è stato veramente più difficile (si, più
dell'altro!) perchè mi si spezzava il cuore ogni volta che dovevo
ricominciare a scrivere i sentimenti di Ran; mi dispiace veramente e la
cosa brutta è che Shinichi lo farebbe veramente per salvarla ç_____ç
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, nonostante sia così corto e poco felice ç___ç
Il prossimo aggiornamento è fra due settimane (altrimenti me la prendo troppo lunga e le idee se ne vanno çAç)!
XXX
miyu.
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